Ancora, nessuno spoiler a meno che non sappiate nulla di questa serie meravigliosa! *__*

Disclaimer: I personaggi di FullMetal Alchemist non mi appartengono, altrimenti Alphonse riavrebbe il suo corpo e lui e Edward si darebbero a del sano sesso incestuoso almeno due volte al giorno. Non fatemi causa perché tanto spendo tutti i miei soldi su eBay e alle fiere del fumetto perciò non ho un euro.




Equivalent feelings

parte III

di Maddy


Edward fu di ritorno solo alcune ore dopo, con le braccia cariche di libri accuratamente selezionati e riguardanti argomenti diversi: anatomia, fisiologia, ginnastica dolce e massaggi e persino “cucina salutare”. Tornò da Alphonse quasi correndo, sentendosi in colpa per averlo lasciato da solo per così tanto tempo.

Quando entrò nella stanza tirò un respiro di sollievo, suo fratello stava ancora dormendo. Non sapeva nemmeno lui perché si fosse fatto l’idea che Alphonse non dovesse mai trovarsi da solo.

Sedette al solito posto e aprì sulle ginocchia un libro di fisiologia, ma non cominciò subito a leggerlo. Osservò per qualche minuto il fratello, traendo sicurezza dal modo in cui il suo petto si alzava ed abbassava ad intervalli regolari. Risalì con lo sguardo lungo il collo, fino al volto e improvvisamente fu colpito da un pensiero: Alphonse era bello.

Era la prima volta che ci rifletteva da quando l’aveva riavuto indietro in carne ed ossa, ma suo fratello era quasi un uomo ormai. Aveva sedici anni; era così diverso dal bambino che non era mai scomparso dai suoi ricordi...

Loro due erano più diversi adesso di quanto non fossero mai stati da piccoli. Alphonse aveva lineamenti delicati come i suoi e la somiglianza era innegabile; nel complesso però i tratti erano più virili, il viso meno tondo e gli occhi meno a mandorla di quelli del fratello. Erano diversi i colori - capelli biondo scuro, occhi grigioverdi - ed Edward non avrebbe potuto negare che il suo fratellino era probabilmente più alto di lui.

Era ancora immerso nella contemplazione del suo volto quando Alphonse si svegliò. -Niisan... C-cosa cc’è?- Chiese il ragazzo accorgendosi dello sguardo assorto con cui lo fissava suo fratello. Edward trasalì e un’ombra di rossore gli colorò le guance. -N-niente. Era solo soprappensiero... Ehi, ma mi hai chiesto ‘cosa c’è’! Continui a migliorare anche nel sonno per caso?-

Alphonse scosse la testa sorridendo e guardò il fratello con un’aria di calma pazienza, che gli aveva spesso rivolto quand’erano piccoli. Era uno sguardo che sembrava dire: “Quando sei sui libri non ti accorgi di nulla intorno a te...” -Vuoi dire che ti sei svegliato mentre ero via? E hai continuato ad esercitarti?- -Hai.-

Edward assunse un’aria colpevole. -Mi dispiace Al, lo so che quando ho la testa nei libri non mi rendo conto del tempo che passa... Però le mie ricerche hanno prodotto dei risultati. Ecco, guarda qui: c’è tutto quello che può servirci per accelerare i tempi della tua riabilitazione.- Aiutò il fratello a sistemarsi meglio sui cuscini e gli pose un libro sulle ginocchia, sfogliandolo fino a trovare qualcosa che gli era sembrato particolarmente interessante.

-Questo parla di riabilitazione dei muscoli dopo un periodo di inattività prolungata. Si riferisce più che altro a incidenti con rottura delle ossa, ma pare che vada bene anche dopo malattie che causano debilitazione muscolare. Fa al caso nostro non credi?- Alphonse annuì contento; aveva appena avuto la conferma che era ancora in grado di leggere.

Dopo qualche minuto però l’espressione del suo viso iniziò a tradire del disagio: Edward lo vide aggrottare le sopracciglia e fare piccolissimi movimenti con tutto il corpo. -Che cosa c’è, Al?- Chiese preoccupato. -Ti fa male qualcosa?- Alphonse scosse la testa, e iniziò quasi a ridacchiare sottovoce.

Per un attimo Edward temette che fosse impazzito. -Al, ma che cosa c’è? Perché stai ridendo, adesso?- Alphonse sentì la preoccupazione nella voce del fratello maggiore e si calmò subito. -Nii-san... Io...- Allungò una mano e fece il gesto di picchiettare con le dita sul braccio.

Edward capì improvvisamente cosa fosse stato a provocare prima il fastidio e poi l’ilarità di Alphonse: il prurito! L’effetto dell’anestetico evidentemente stava svanendo. -Vuoi dire che soffri il solletico? Allora se faccio così...- Edward non riuscì a impedire alle sue labbra di allargarsi in un ghigno mentre fletteva le dita con aria minacciosa e le avvicinava ai fianchi di Alphonse. -No, nii-san...- Disse Alphonse, ma troppo tardi. Suo fratello stava  già facendogli il solletico senza pietà, godendosi i suoi gridolini e risate e ridendo assieme a lui.

 

Fu così che Winry li trovò un paio di minuti più tardi, ansimanti e quasi con le lacrime agli occhi. Edward sollevò il viso dall’incavo della spalla di Alphonse, nella quale aveva cercato di soffocare le risa e si girò a salutarla. Winry non li vedeva così spensierati da anni ormai. Sorrise e disse: -Salve, voi due! Vedo che vi state divertendo un mondo; ma ti sembra il caso di stancare così un convalescente, Ed?- Aggiunse con aria di finto rimprovero. -E dovresti anche ricordarti di prenderti cura di te stesso, di tanto in tanto! Scommetto che oggi non hai ancora mangiato niente.-

-Beh, ho bevuto un caffè...- Rispose Edward mentendo a metà. Il caffè in effetti se l’era preparato, salvo poi dimenticarselo sul tavolo perché troppo preso dalle sue letture. Non si era neanche fatto una doccia! Il pensiero lo attraversò improvvisamente e lo fece quasi sentire colpevole. Come stava andando l’olfatto di Alphonse?

-Al...- Disse girandosi verso il fratello e interrompendo senza accorgersene la replica di Winry. -Tu... riesci a sentire gli odori?- L’espressione sorpresa sul volto del ragazzo per un momento gli fece temere di no, ma poi Alphonse sorrise e scosse la testa con aria incredula. Se ne era completamente dimenticato!

-Allora... li senti?- Chiese Edward ancora insicuro. -Hai, nii-san... Io, sol-t-tan-to...- -Non te ne eri accorto?- Concluse Winry per lui. Entrambi i fratelli si voltarono verso di lei, Edward stupito ma Alphonse con gratitudine.

-Beh, penso che sia abbastanza normale...- Disse la ragazza con una lieve alzata di spalle. -Non era più abituato a considerare gli odori tra le sue percezioni, penso. Non sapeva cosa fossero e così li ha esclusi dalla sua coscienza. Ho ragione?-

Alphonse annuì e Edward chiese: -E tu come fai a saperle, queste cose?- -Non le sapevo. Non mi sarebbe neanche venuto in mente Ed, se non mi fossi accorta che tu puzzi!- Il ragazzo arrossì ma Winry continuò implacabile.

-Solo Alphonse avrebbe potuto sopportarti quando non ti lavi già da due giorni. Capisco che tu non voglia lasciarlo da solo,- aggiunse per prevenire la risposta piccata del ragazzo -ma adesso ci sono io qui. Vai a casa a farti una doccia e cambiati. Quando ritorni ti farò mangiare del cibo decente!-

Edward fu sul punto di ribattere, ma Winry aveva ragione. Non voleva offendere ancora l’olfatto di suo fratello né quello di Winry e comunque erano più di due giorni che non faceva un pasto degno di quel nome.

Il pensiero del cibo gli fece girare leggermente la testa. -Vado e torno, allora! Ciao Al, a tra poco.- Disse e uscì a passo rapido.

 

Mentre faceva ritorno al suo alloggio, si lavava, si vestiva e prendeva con sé alcune cose utili Edward rifletteva sulla loro attuale condizione. Al momento non c’erano problemi. Alphonse era in ospedale e avrebbe dovuto restarci ancora per almeno una settimana. Una volta svaniti del tutto gli effetti degli anestetici c’erano ancora da fare delle vaccinazioni e una serie di analisi, dopo di che sarebbero stati liberi di tornare a casa.

Peccato che non l’avessero, una casa! Non una degna di questo nome. Gli appartamenti al quartier generale non rientravano nella sua definizione di luogo accogliente e familiare. Beh familiare forse sì, ma non nel senso di ‘famiglia’. Solo nel senso di ‘consueto’. L’alchimista invece voleva un luogo che appartenesse solo a loro, un luogo dove Alphonse potesse avere un gatto e sorridere... quella era una ‘casa’, pensò.

Scosse la testa ma non cercò di scacciare l’idea rimproverandosi di essere un sentimentale. Quello era un pensiero tutto suo... e a differenza che in passato, non era più causa di tristezza. Adesso era davvero realizzabile.

 

Quando fu in vista dell’ospedale Edward si stupì nell’accorgersi che il sole stava tramontando. Allora aveva passato veramente tanto tempo nella biblioteca! Aveva lasciato Alphonse da solo per quasi una giornata intera. Forse poteva portargli qualcosa per farsi perdonare, un regalo. Ma cosa?

Del cibo no, ci aveva già pensato Winry. Un gattino?... No che sciocco, nell’ospedale non erano ammessi animali. Cosa si porta, in genere, alle persone ricoverate in ospedale? ...Fiori! “Un ottimo esercizio olfattivo e un modo per scusarmi della mia scarsa igiene”, pensò Edward sentendosi ancora un po’ imbarazzato.

Sarebbe stato strano andarsene in giro con dei fiori in mano... Sperava solo di non incontrare nessuno dei suoi conoscenti nell’esercito. Soprattutto non Mustang.

 

Edward bussò alla porta con un po’ di imbarazzo e per un attimo sperò quasi che Winry se ne fosse già andata... cosa che ovviamente non era accaduta.

-Avanti!- Venne la voce della ragazza. L’alchimista spinse la porta ed entrò tendendo un mazzolino di fiori in direzione di Alphonse. -Ho pensato di scusarmi per la mancata doccia, Al. Tieni.- Alphonse fece un ampio sorriso e prese i fiori, annusandoli con piacere.

I colori erano vivaci ma il profumo delicato, come se fossero stati scelti apposta per non offendere il suo ritrovato, sensibile olfatto. -A-aligh-atoo, nii-san. Ss-sono belliss-simi.- Il ragazzo pronunciò a fatica le parole, ma Edward lo ascoltò affascinato senza provare a fermarlo.

-Sei già diventato bravissimo, Al! Hai continuato ad esercitarti anche con Winry?- -Hai.- -Non ti starai stancando troppo? Hai tutto il tempo che vuoi, lo sai.- Alphonse scosse la testa e Winry intervenne: -Devi capirlo, Ed. Non potersi muovere è già abbastanza frustrante, ma se non puoi neanche parlare è molto peggio. Alphonse non può neppure scrivere... Come ti sentiresti al suo posto?-

Qualcosa infastidì Edward, nel fatto che Winry fosse capace di interpretare così bene gli stati d’animo di Alphonse. Ebbe uno scatto e disse: -Perché, tu invece lo capisci? Hai sempre avuto un corpo perfetto, cosa vuoi saperne?-

La ragazza rimase senza parole ed Edward non ebbe bisogno di vedere lo sguardo di rimprovero che suo fratello gli stava rivolgendo per capire di aver esagerato. -Gomen, Winry. Non volevo.-

Winry sospirò. -Non c’è problema, Ed. Immagino che sia un periodo faticoso per voi due... Ci vediamo domani, se avete bisogno sapete dove cercarmi. Ah, e li c’è la tua cena: mangiala, mi raccomando!- Con un ultimo ‘buonanotte’ ad Alphonse la ragazza se ne andò chiudendosi la porta alle spalle.

-Dammi, ti sistemo i fiori.- Disse Edward prendendo dalle mani di Alphonse il suo regalo e recandosi al rubinetto in un angolo della stanza per riempire d’acqua un vaso vuoto. Quando ebbe finito ed ebbe posato i fiori sul comodino, Alphonse rivolse loro uno sguardo affettuoso.

-Nii-san.- Edward si sedette al suo solito posto e guardò suo fratello minore quasi aspettandosi una sgridata. -Sc-sc-scuussami,- disse invece Alphonse -p-pe non avelt-ti ch-ciesto se- fece un profondo respiro prima di proseguire -tu avessi mangh-iat-to.-

Edward lo guardò stupito. -Tu chiedi scusa a me? Sono io che dovrei chiederti scusa per non essermi lavato. Devo essere stato una compagnia pocco piacevole in questi giorni.- Alphonse scosse la testa e sorrise quasi triste. -Nno, niisan. Io ssono eg-oissta ma ho... paula.-

Sospirò. Aveva scelto una frase breve apposta, ma sembrava non essere ancora in grado di dire più di due parole alla volta senza che suonassero ridicole.

-Al...- Edward rimase a corto di parole, ma appoggiò la mano su quella di Alphonse e la strinse con fare protettivo. -Al, tu...- Abbassò lo sguardo sulle lenzuola prima di continuare, aveva paura della risposta di suo fratello. -...senti che c’è... qualcosa che non va con il tuo corpo? Temi che qualcosa possa non aver funzionato?-

Il semplice fatto di pronunciare quelle parole gli causò una fitta attanagliante di terrore. C’era forse qualcosa di cui non si era accorto? Qualcosa che non aveva calcolato? In fondo non avevano modo di sapere se davvero stava andando tutto bene, se la ripresa di Alphonse seguiva i tempi giusti e procedeva come dovuto. Non c’era mai stato un caso simile al loro prima.

Alphonse sentì l’ansia nelle parole di suo fratello e girò la mano, in modo da poter intrecciare le proprie dita con le sue. -Niisan. Non è... cossì.- Edward continuava a evitare di guardarlo in faccia per cui Alphonse tinse di una nota più decisa la voce. -Niisan.-

Finalmente Edward si decise ad alzare lo sguardo su di lui. Questo permise ad Alphonse di guardarlo negli occhi mentre scuoteva la testa lentamente, dicendo: -Niisan. Io ho ffiduc-cia in te. Ho ssolo paula di non... es-sele all’altez-zza.

-Ma cosa stai dicendo, Al?- Protestò Edward indignato. -Stai andando benissimo, non lo vedi? Se davvero hai fiducia nel tuo corpo, allora non c’è nulla di cui preoccuparsi. Starai benissimo.- Concluse con un sorriso incoraggiante.

Edward non l’avrebbe mai ammesso ma nutriva ancora una paura sproporzionata alla situazione. Era difficile essere sereni e ottimisti, quando per anni non si aveva fatto altro che inseguire un futuro incerto subendo perdite e sconfitte e difendendosi da attacchi continui. Senza nemmeno sapere se fosse umanamente possibile raggiungere il loro obiettivo.

Alphonse sorrise in risposta. Gli dispiaceva aver fatto preoccupare Edward, aveva davvero fiducia in lui. Se ci pensava si rendeva conto che non aveva dubbi sulla propria ripresa... avrebbe solo voluto che fosse molto più in fretta. Non si era mai sentito così impaziente in vita sua. Voleva usare il suo corpo al massimo delle possibilità e voleva farlo il prima possibile.

-Niisan, adesso... Man-g-gia.- La voce di Alphonse riscosse Edward. Stava fissando il sorriso di suo fratello pensando che era davvero una delle cose più belle che gli fosse mai capitato di vedere.

Scosse la testa per cacciare le ansie e i pensieri bizzarri e rispose: -Sì, hai ragione. In effetti ho una fame da lupi!-

La cena di Edward fu divorata voracemente e rapidamente, e mentre faceva onore ai viveri portati da Winry l’alchimista venne a sapere che suo fratello aveva già cenato. Gli dispiacque un po’ scoprire che questa volta era stata la ragazza ad aiutarlo a mangiare, perché c’era qualcosa di terribilmente affascinante nel modo in cui Alphonse assaporava il cibo... Faceva sembrare tutto buonissimo.

 

Quando fu l’ora di andare a dormire Alphonse cercò di convincere Edward a trovarsi una sistemazione per la notte più comoda della sedia accanto al suo letto, magari tornare a casa non sarebbe stata una cattiva idea.

-Non se ne parla nemmeno Al, se proprio ci tieni trasmuterò un materasso e dormirò per terra.-

Alphonse sospirò ma si arrese; non aveva veramente creduto di poter convincere quel testardo di suo fratello a comportarsi in modo ragionevole. Edward fece come gli aveva detto e si sdraiò sul materasso improvvisato, augurandogli la buonanotte.

 

Quando il respiro di suo fratello si fece più regolare e profondo, però, l’alchimista si alzò, ritrasmutò il materasso e silenziosamente tornò al proprio posto sulla sedia al fianco di Alphonse.

-Il fratello maggiore sono io, Al.- Sussurrò mentre appoggiava la testa accanto alla mano di Alphonse. -Non credere di poterla sempre avere vinta tu.-

Edward fece uno sbadiglio e si addormentò, lieto di aver avuto, per una volta, l’ultima parola con Alphonse.