Questa fic si preannuncia lunga… e lo smut non arriverà che tra un bel pezzo! *grin* Comunque, per il momento ci sono spoilers solo se non sapete nulla di questa serie. Disclaimer: I personaggi di FullMetal Alchemist non mi appartengono, altrimenti Alphonse riavrebbe il suo corpo e lui e Edward si darebbero a del sano sesso incestuoso almeno due volte al giorno. Non fatemi causa perché tanto spendo tutti i miei soldi su eBay e alle fiere del fumetto perciò non ho un euro.
parte I di Maddy -Al, passami il gesso per favore.- -Hai niisan.- Edward e Alphonse Elric stavano preparando l’esperimento alchemico che era il loro obiettivo da ormai cinque anni. Era in gioco la vita di Alphonse, ma questa volta la teoria era più forte, l’esperienza maggiore e i calcoli più accurati: Edward pensava a questo mentre tracciava i simboli sul pavimento. Cercò di non chiedersi se quella fosse la cosa giusta da fare. Ormai non era più il momento dei dubbi.
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Da un po’ di tempo aveva iniziato a svolgere ricerche da solo, non voleva che nessuno lo aiutasse o venisse a conoscenza dei dettagli di ciò che stava facendo... nemmeno Alphonse. Il fratello minore aveva rispettato le sue decisioni e aveva smesso di fare domande, non tanto perché gli era stato chiesto quanto perché ogni tentativo era stato inutile: ogni volta Edward gli aveva caparbiamente risposto che non aveva intenzione di rispondere e di non preoccuparsi. Alphonse non l’aveva mai visto così determinato a non condividere i propri pensieri. Aveva paura di conoscere la ragione del suo comportamento, ma aveva ceduto e si era tenuto le sue paure per sé.
Un giorno però Edward improvvisamente aveva urlato, lanciando un grido così spaventoso e prolungato che non si era ancora spento quando Alphonse era entrato precipitosamente nel laboratorio. -Niisan! Niisan!! Che cosa hai fatto? Che succede?- Aveva gridato mentre si faceva strada tra le nebbie di una trasformazione che non si erano ancora diradate. Il grido si era interrotto quasi di colpo. Con un lieve tonfo Edward era caduto tra le braccia protese di suo fratello. Aveva gli occhi spalancati e umidi di lacrime. -Niisan...- Aveva sussurrato Alphonse. Edward aveva sollevato la mano destra: era di carne viva, morbida, e appariva più pallida e liscia del normale. L’aveva guardata a lungo, l’aveva mossa esitante. Poi l’aveva stretta a pugno e aveva alzato lo sguardo sul fratello. -Ce l’ho fatta, Al... Ce l’ho fatta... Ce l’ho fatta!- Aveva chiuso gli occhi e aveva pianto stretto al corpo metallico di suo fratello. Avevano pianto assieme di gioia, paura, sorpresa e sollievo, anche se Alphonse non poteva versare alcuna lacrima.
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-35 litri d’acqua, 20 kili di carboidrati, 4 litri di ammoniaca, 800 grammi di adenosina, 250 grammi di sale, 100 grammi di nitroso, 7.5 grammi di fluoridato, 5 grammi di metallo, 3 grammi di silicio...- Edward continuò a leggere lentamente l’elenco mentre Alphonse controllava l’esattezza degli ingredienti e delle dosi. I calcoli erano stati aggiustati un po’, in modo da avvicinarsi il più possibile alla dimensione del corpo di un ragazzo di sedici anni. Edward aveva anche pensato al fatto che probabilmente il fratello minore sarebbe stato più alto di lui. Lo era già prima della trasformazione e si supponeva che non dovesse avere automail a rallentargli la crescita. -OK Al, è tutto pronto. La tua anima darà la forma al corpo e il corpo fungerà da catalizzatore per l’anima...- Edward si interruppe e si schiarì nervosamente la voce. Doveva scegliere con la massima attenzione il momento in cui rompere il sigillo che legava l’anima di Alphonse all’armatura. Se l’avesse fatto troppo presto il corpo non sarebbe ancora stato completo abbastanza da accogliere l’anima; se l’avesse fatto troppo tardi l’anima non si sarebbe legata al corpo che sarebbe rimasto solo un contenitore vuoto. In entrambi i casi l’anima di suo fratello si sarebbe allontanata e lui l’avrebbe perso, questa volta senza alcuna possibilità di tornare indietro. Fece un respiro profondo e deglutì, cercando di non cedere alla tensione. -Andrà tutto bene. Ora non devi fare altro che sederti al centro del simbolo e rilassarti, penserò a tutto io.- -Hai.- Rispose piano Alphonse. Edward gli mise una mano sul braccio e alzò lo sguardo su di lui. -Al... Ti voglio bene.- -Anch’io ti voglio bene, niisan. Non ti preoccupare...- La voce sottile di Alphonse suonò tanto più fuori luogo, in quel momento, di quanto non avesse mai fatto prima. -Pronto?- Chiese Edward quando Alphonse si fu seduto al centro del simbolo alchemico. -Hai.- -Allora comincio!- Prendendo fiato per un’ultima volta, il ragazzo batté le mani e le appoggiò sul cerchio iniziando la trasformazione. La prima parte era la più facile: Edward estese la coscienza lungo un immaginario filo che collegava la materia grezza da una parte, l’anima legata al sigillo dall’altra; quindi unì prudentemente i capi del filo. Si impose di non farsi distrarre dal gemito prolungato che Alphonse si lasciò sfuggire mentre lui usava l’impronta genetica contenuta nella sua anima per dare forma ad un corpo umano. Nell’istante in cui il processo di trasformazione fu completato l’alchimista spezzò il sigillo. Quella parte era complicata, perché significava compiere un’ulteriore trasformazione fermandola allo stadio della decostruzione. Cercò di guidare l’anima verso il nuovo corpo ma si rese conto che non poteva farlo; era il corpo stesso che doveva essere riconosciuto come parte mancante e fungere da catalizzatore. Se la sua teoria era esatta sarebbe andato tutto bene... per lui aveva funzionato. Ad un tratto si rese conto che il fumo si stava dissolvendo: la trasformazione era completa, e nonostante fossero sembrati secoli erano passati solo alcuni secondi. Edward aprì gli occhi e alzò la testa di scatto, tossì e si lanciò verso il centro del cerchio. Si fermò bruscamente e cadde a sedere. La prima cosa che aveva visto era stata l’armatura senza parvenza di vita, il sigillo fatto col suo sangue in pezzi sul pavimento. E lì accanto... Lì a terra c’era il corpo di suo fratello, immobile, familiare ma, naturalmente, diverso da come lo ricordava. Sembrava che dormisse. Edward allungò una mano a toccarlo e vide che respirava: era caldo, pallido come lo erano stati il suo braccio e la sua gamba, e vivo. -Al... Alphonse... Alphonse!- Prese a chiamarlo, prima sottovoce poi quasi urlando, scuotendolo per una spalla ma con la paura di poterlo rompere. Le palpebre di Alphonse tremarono, poi lentamente il ragazzo aprì gli occhi. La sua vista era molto confusa, sentì la voce del fratello e mosse gli occhi in quella direzione. Poi un’ondata di dolore scosse i suoi nervi e fece calare il buio su di lui.
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Quando Alphonse aprì nuovamente gli occhi, da principio non ricordò che cosa fosse successo. Non provava alcuna sensazione, e gli pareva di non riuscire a muoversi. Edward fu subito accanto a lui. Fece in modo di entrare nel suo campo visivo e lo guardò per un istante con gli occhi sgranati, come se non potesse credere a ciò che vedeva. -Al! Alphonse!!- Gli occhi gli si riempirono di lacrime mentre cercava di spiegare, il più coerentemente possibile: -Ce l’abbiamo fatta, Al! Hai il tuo corpo ora... Sei di nuovo con me.- Si lasciò cadere sul petto del fratello un po’ ridendo e un po’ singhiozzando, mentre le sue parole si facevano strada nella mente ancora confusa di Alphonse. Aveva detto che ce l’avevano fatta... L’esperimento era riuscito! Le lacrime cominciarono a scorrere anche sulle guance del fratello minore, ma lui non se ne accorse nemmeno mentre un pensiero terrificante gli attraversava la mente: se aveva di nuovo un corpo, perché non riusciva a sentire nulla? Provò a chiamare Edward, ma tutto ciò che uscì dalla sua bocca fu un lieve mugolio che assomigliava ad una “i”. Edward alzò subito la testa e lo guardò. Vide che stava piangendo e che il suo volto aveva assunto un’espressione di assoluto terrore. -Non preoccuparti, Al! Non senti nulla, vero? Ti hanno dato un anestetico molto forte.- Fece un respiro per calmarsi e proseguì più lentamente. -Quando ti sei svegliato la prima volta lo shock è stato così forte che ti ha fatto svenire. Ti ci vorrà un po’ per abituarti di nuovo alle sensazioni tattili, bisognerà andarci molto piano. E non preoccuparti se ancora non riesci a parlare e a muoverti: anche questo richiederà del tempo, ma la ripresa da questo punto di vista dovrebbe essere molto più veloce.- Edward sorrise incoraggiante e gli prese una mano tra le sue. -Sono così felice di averti di nuovo con me, in carne ed ossa... Ora però non potrai più pararti di fronte a me ad ogni segno di pericolo; il corpo che hai adesso è umano e va protetto e trattato con cura. Penserò io a questo. Sarò io a proteggerti da ora in poi.- Si premette la mano del fratello minore contro le labbra e restò a guardare affascinato il suo volto che si allargava in un sorriso felice anche se un po’ impacciato.
Nel pomeriggio arrivò Winry. Edward non aveva mai lasciato il fianco di suo fratello se non per andare in bagno; lui e Alphonse la sentirono correre nel corridoio e fermarsi di botto davanti alla porta della stanza. La sentirono anche prendere un respiro profondo prima di afferrare la maniglia e aprire la porta con decisione. Un largo sorriso si allargò sul volto di Edward mentre osservava il volto della ragazza illuminarsi dalla gioia e i suoi occhi riempirsi di lacrime, un sorriso simile a quello tenero che Alphonse le rivolse in risposta. Edward lasciò la mano del fratello che aveva continuato a stringere per quasi tutto il tempo mentre Winry cadeva in ginocchio a fianco del letto e abbracciava Alphonse piangendo come una fontana. Doveva essere stato duro anche per lei, averli lontani per tutti quegli anni e preoccuparsi di quello che stavano facendo senza poterli aiutare come avrebbe voluto, sperando solo che un giorno le cose potessero tornare come prima. E adesso, forse le cose sarebbero davvero tornate alla normalità...
La conversazione tra Alphonse e Winry fu più lunga di quanto non ci si sarebbe aspettati visto che il ragazzo non era ancora in grado di parlare. Dopo qualche tentativo Winry aveva deciso per una combinazione di domande a cui si poteva rispondere con un semplice sì/no e molti lunghi racconti di aneddoti di Resembool mescolati a “quando ti sarai ripreso faremo/andremo/vedremo/viaggeremo...” Quando infine la ragazza li ebbe abbracciati e salutati con la promessa di tornare il giorno dopo, Edward sorrise e con un sospiro si lasciò cadere nuovamente sulla sedia che Winry aveva occupato fino a un attimo prima. -Wow Al, sembra che Winry abbia deciso di dirti adesso tutto quello che normalmente non ci racconta nelle lettere o al telefono... Mi dispiace di essere stato di poche parole; suppongo che tu ti sia annoiato a star qui sdraiato tutto il pomeriggio, senza niente da fare tranne guardare me o il soffitto.- Alphonse sorrise e scosse la testa, prendendo di nuovo la mano del fratello maggiore tra le sue. Avrebbe voluto dirgli che, anche se conosceva già a memoria ogni singola espressione e tratto del suo viso, nulla era paragonabile alla consapevolezza che gli occhi con cui lo stava guardando erano veri, erano suoi. Lo sguardo che posò su Edward però fu così eloquente che l’espressione dell’alchimista si addolcì; ricambiò la stretta e disse: -Dormo qui con te, Al. Da domani proveranno a diminuire la quantità di anestetico e avremo entrambi molto lavoro da fare... Presto sarà tutto come prima, vedrai.- Edward non si preoccupò di procurarsi la cena; Winry aveva portato dei dolci fatti in casa e lui li aveva sbocconcellati durante il pomeriggio. Alphonse era ancora attaccato alla flebo e lui comunque non voleva lasciarlo un minuto in più del necessario. Il fratello minore non ebbe cenni di protesta, e quella sera Edward si addormentò con una mano ancora nei corti capelli biondo scuro che era andato avanti ad accarezzare per ore intere.
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