Eccomi qui, vi avverto che ho pubblicato tre capitoli insieme e quindi dovete andare a leggere prima il capitolo che precede questo.

Un bacione a tutti

WM

 

 



E' ora di togliersi la maschera

Parte X - Attacchi e fallimenti

di White Mask



 

Quella mattina quando i gufi consegnarono la posta, scoppiò un putiferio.

Tutti i giornali ne parlavano con dovizia di particolari.

Ovvio, la notizia faceva “scalpore”.

Un’intera cittadina rasa al suolo, e la quasi totalità dei suoi abitanti era stata sterminata. I pochi sopravvissuti dovevano la loro salvezza alle poche famiglie di maghi risiedenti, che dopo aver messo in salvo le proprie famiglie erano tornati a salvare più persone possibili. I giornali non riportavano i nomi dei caduti o dei sopravvissuti appartenenti alla comunità magica, secondo Hermione per ordine del ministero, ma i Grifondoro sapevano che fra gli abitanti del villaggio c’era la famiglia di Dean Thomas.

Il mondo magico era nel caos, centinaia di vittime e cosa peggiore non c’era modo al momento di tenere nascosta la cosa ai babbani.

Alcune voci di corridoio, pareva affermassero che il ministero intendesse dare la colpa ad un “piromane”. Solo da questo si poteva capire quanto il governo del mondo magico fosse incapace di affrontare adeguatamente la situazione. In fondo era comprensibile, era infatti la prima volta che un attacco di Mangiamorte provocava tante vittime. Nemmeno venti anni prima, al momento del suo massimo potere, Voldemort si era spinto a tanto, e questo poteva solo significare che gran parte del ministero e del mondo magico erano corrotti.

 

[ Ovviamente non sono sicura che Zio Voldy avesse tanto potere venti anni prima, ma dalle ricerche che ho fatto, questo è più o meno il tempo trascorso tra quando era al massimo potere ed il suo ritorno. Se sbaglio ditemelo che lo modifico! ^__^ ]

 

 

- Secondo alcune voci, ad avvisare del possibile attacco, sarebbe stata la nuova Preside  della famosa scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, Minerva McGranitt, subentrata dopo la triste dipartita del compianto preside Albus Percival Wulfric Brian Silente, la quale avrebbe previsto misteriosamente le mosse di colui-che-non-deve-essere-nominato … -

- Abbiamo capito Herm, non c’è bisogno che tu vada avanti. – l’interruppe il fidanzato, mentre guardava preoccupato il divano di fronte al fuoco dove Dean era seduto immobile fin dal loro ritorno dopo l’arrivo dei gufi. Accanto a lui c’erano Ginny e Seamus.

Anche se avevano litigato, Seamus non aveva esitato a correre dall’amico appena aveva letto il nome della cittadina sul giornale, e non l’aveva lasciato solo nemmeno per un istante. Dean era evidentemente sconvolto, e tutto il settimo anno aveva lasciato il tavolo della colazione decidendo di saltare le lezioni della giornata per stare accanto all’amico.

Dobby, con un'altra decina di elfi domestici apparvero dal nulla con cibarie e bibite.

- Evidentemente la professoressa McGranitt gli ha chiesto di portarci da mangiare qui. – constatò Lavanda sfarfallando le ciglia in direzione di Ron, con gran scorno di Hermione che si tratteneva appena dal prenderla a schiaffi.

- Dean vedrai! Harry è andato dalla preside per chiedere qualche informazione sui tuoi genitori, tra poco sarà di ritorno e ti dirà che tutto va bene. – gli sussurrò dolce Ginny, senza accorgersi dell’occhiataccia che le rivolse Seamus.

“Possibile che sia così stupida da parlare di Harry proprio davanti a Dean! Che stronza!”

- Perché ci sta mettendo tanto? Se stanno bene, perché Harry non è ancora tornato?! – gemette Dean seppellendo la faccia nel palmo delle mani. L’amico gli cinse le spalle in segno di conforto.

- Non essere sciocco. Lo sappiamo tutti che Harry è quello che si occuperà di tu-sai chi, probabilmente la McGranitt gli sta dando qualche informazione segreta. Vero gente? – una serie di assensi e cenni d’incoraggiamento vennero da tutta la stanza.

Ron ed Hermione si guardarono sconsolati, ben sapendo di non poter fare altro.

Non era il momento delle congetture, dei piani o delle supposizioni. Quello era il momento di stare accanto ad un amico in difficoltà, ed era l’unica cosa importante in quel momento.

 

Quasi mezz’ora dopo Harry finalmente tornò in dormitorio. Non appena lo vide Dean saltò in piedi e gli si avvicinò, sperando in una buona notizia.

- Non preoccuparti, Dean. La prof.ssa MeGranitt ha detto che i tuoi genitori stanno bene. Tuo padre è solo leggermente ferito, ma a quanto pare Madama Chips è già andata a curalo. Dopo cena la professoressa MeGranitt si è impegnata ad accompagnarti da loro. Ha detto anche, che se vogliamo possiamo cenare qui. Ci ha giustificati coi professori ma domani si torna a lezione. Nessuno escluso. Per gli appunti, ci ha pensato il professor Wilder. –

Tutti tirarono un sospiro di sollievo e Seamus, cercando di far ridere, Dean disse:

- Hei ragazzi! Ci pensate alla faccia che avrà fatto Piton quando Wilder l’ha costretto a  dargli gli appunti per noi? – gli unici a non ridere furono Neville ed Harry.

Alex che andava dal professor Piton con la scusa degli appunti per loro?

Oddio! Grazie al cielo il giorno dopo non avevano lezione di pozioni!

 

 

Nel frattempo nella sala comune di Serpeverde, c’erano altri studenti decisi a non scendere per la cena.

- Come va Dray? – gli chiese Pansy scostandogli i capelli dal viso.

- Allora che ne dici di uscire da qui e andare a farci una scorpacciata di zuccotti di Zucca in Sala Grande? – propose Blaise.

- Non ho alcuna intenzione d’uscire di qui… - s’imbronciò il biondo, facendo sospirare i compagni.

- Allora vorrà dire che andò a far provviste per voi. Magari riesco a chiedere aiuto ad un elfo domestico… - decise Pansy alzandosi e sistemando le pieghe della gonna.

- Non puoi andare da sola Pansy, rischi di fare brutti incontri! – intervennero Theo, Vincent e Greg si offrirono d’aiutarla.

- Neanche per sogno! Da quando in qua avrei bisogno di una scorta, io? E poi se uscissimo in tre creeremo una scusa plausibile a chiunque volesse attaccarci. Vado io, darò meno nell’occhio di tutti voi! – detto questo, senza voler nemmeno sentir ragioni, uscì dalla camera di Draco e della sala comune.

Dire che si sentiva osservata era poco.

Sembrava che nessuno avesse mai visto una ragazza andare da sola nella sala grande.

 

[o_O plausibile. Ho notato che raramente le ragazze vanno in bagno da sole. nd me; =_= Di pure che è quasi un miracolo vedere una femmina che gira da sola. Nd Draco].

 

- Parkison! – una voce ben nota attirò la sua attenzione poco prima che varcasse l’entrata della sala grande.

- Potter? Posso fare qualcosa per te? – chiese più per cortesia che per reale volontà.

Dannazione, già quella situazione era difficile, di suo, intavolare una discussione civile con Potter non rientrava nei suoi piani al momento.

- Tranquillo, non voglio romperti le scatole. Volevo solo saper come pensate di procedere col lavoro che ci ha affibbiato il professor Wilder? – le chiese, lanciando occhiatacce in giro, giusto per far capire che non gradiva tutti quegli spettatori.

Meno di 3 secondi dopo erano soli nel corridoio.

Harry tornò a rivolgersi a Pansy.

- Il bello dell’essere il salvatore, eh? – ridacchiò la moretta, - comunque di quale favore parlavi? –

- Nemmeno ve l’ha detto? Oggi Wilder ci ha divisi in gruppi, mescolando Grifondo e Serpeverde. Dobbiamo fare una ricerca sulle origini delle lotte del potere dei vampiri dei clan. –

Pansy gemette sconsolata. Ci mancava solo un lavoro di gruppo con un branco di Grifondoro!

- Ma che diavolo ha in mente quell’uomo ? – disse senza rendersi conto d’aver parlato ad alta voce invece di pensarlo solamente.

- È una decisione della MeGrannit. Dopo l’ultimo attacco dei mangia morte, non vuole che si scatenino delle spedizioni punitive nei vostri confronti. Ha coinvolto Wilder e Piton, quindi probabilmente anche lui farà qualcosa del genere. –

- Oddio, ma dov’è Lupin? Non poteva fermarla? –

- Luna Piena. Wilder lo sostituirà questa settimana. Oh e attenti, Piton non l’ha presa bene. Dalla faccia che aveva poco fa, ce la farà scontare. –

La moretta, pensando al compito di pozioni a sorpresa e le sue conseguenze sulle loro medie scolastiche gemette sconfitta. Ci mancava solo il dover lottare per la promozione. Non bastavano già i guai che avevano?

Doveva aggiungersi pure un professore bello da togliere il fiato e deciso a far bene il lavoro che voleva Piton?

Cos’era, una vendetta cosmica? Il Karma?

A saperlo, invece di passare anni a fare la Serpeverde, si sarebbe data allo yoga.

- Scusa Potter ma ora vorrei andare in sala grande. Devo prendere qualcosa da mangiare per gli altri. – disse per accomiatarsi.

- Non vengono a cena? Allora non ti conviene andare da sola là dentro. Non riusciresti a prendere gran ché e quegli altri imbecilli non perderebbero l’occasione per attaccarti. Seguimi! – così dicendo, lo portò verso il quadro raffigurante la natura morta dove le fece solleticare la pera.

- Potter, dove mi stai portando? –

- Vuoi dire che non lo sai? Oddio, voi Serpeverde non sapete divertirvi! - ridacchiò il Golden Boy.

La serpe verde sbuffò contrariata e per enfatizzare l’offesa subita, decise di non dargli la soddisfazione di fare altre domande.

Senza sapere come, si ritrovò immersa nel caos delle cucine di Hogwarts proprio all’ora di cena, quando gli elfi domestici erano in pieno fermento per la preparazione delle portate.

Non appena li videro, non esitarono a circondarli per riverirli ed esaudire qualsiasi loro richiesta.

Di fronte allo sguardo vacuo e sperduto della sua accompagnatrice, Harry non poté far altro che ridere.

- Piantala Potter! – ringhiò lei, rinunciando a tenergli il muso, assumendo la sua aria più seria.

- Scusa, scusa, scusa! – si affrettò a scusarsi il moretto, di fronte allo sguardo infuriato della ragazza, - E’ solo che mi sembra incredibile che voi Serpeverde non ne sapeste nulla! –

- Insomma piantala, Potter! Sbrigati e dimmi perché mi hai portato qui, perché non ho tempo da perdere! –

Il moretto sospirò teso. Chissà perché, ma la Parkinson gli dava l’idea di essere un persona da non irritare, se si teneva alle zone intime.

- Come ti ho detto, non puoi fare provviste per voi sei. Queste sono le cucine, basta venire qui di nascosto e chiedere a qualche elfo di portarvi da mangiare nei vostri dormitori. Nessuno saprà nulla, e voi starete tranquilli. Soprattutto se ne chiamerai uno in particolare.

Pansy annuì e senza perdere altro tempo prezioso – Draco odiava aspettare, era un vero e proprio principino! – fermò un elfo e dopo avergli chiesto il nome, - per una volta Potter era stato utile, mica poteva andare sempre nelle cucine lei! – gli chiese di portare del cibo nella camera di Draco, per sei persone. Calò il silenzio tra i due, e lei non fece nulla per romperlo.

Era Potter che voleva parlare, non il contrario. Questo lo sapevano entrambi.

- Come sta? – buttò fuori all’improvviso lui, non resistendo a fare quella domanda. Era da quel mattino che si chiedeva come stesse il biondino e non poteva più aspettare.

- Chi? – Harry sbuffò, - Non fare la gnorri. Voglio sapere se avete bisogno di qualcosa. –

- Bisogno di qualcosa Potter? Tu, Harry Potter, che vuoi fare qualcosa per noi? Dovrei crederci? – sibilò, riducendo man mano la voce. Aveva già in mente qualche incantesimo per renderlo San Potter a vita.

- Credi a quello che ti pare, ma non ho secondi fini. Sono un Grifondoro, ricordi? –

- Che tu sia un Grifondoro, lo sanno anche i muri, ma questo non spiega cosa t’importa di Draco. –

E’ in modalità mamma chioccia, eh?” – Perché non centra nulla con questa storia. Perché lui era qui a scuola ma verrà incolpato ugualmente. Perché Voldemort è un bastardo ma sono ancora in troppi a non aver capito quanto. –

Pansy sospirò e rifletté qualche istante. Potter sembrava sincero, ma perché darsi tanta pena per Draco? Si erano fatti la guerra per anni, non poteva aver dimenticato tutto di punto in bianco! Cosa gli prendeva? Era un masochista per caso? Gli mancavano gli anni passati a litigare per i corridoi e le visite da madama Chips?

Aggiustandosi una ciocca ribelle, inesistente per altro, rispose – Non sta tanto bene. La notizia dell’ultimo attacco l’ha scosso parecchio e non credo che uscirà dalla sua stanza prima di dopodomani. È per questo che non siamo saliti in Sala Grande a mangiare. –

- Salterà anche le lezioni di domani? -

- Sì, credo proprio di sì. –

Harry si passò le mani fra i capelli, frustrato. Doveva ancora aspettare per agire a modo suo e nel frattempo doveva stare a guardare.

Non poteva far niente per Draco, almeno niente di materiale, ma poteva tenere gli occhi aperti e stare in guardia.

“Vigilanza costante!” come diceva sempre Moody.

Mise un incantesimo silenziante intorno a loro, assicurandosi che nessuno potesse origliare.

– Potreste avere dei problemi grossi nei prossimi giorni. Non parlo solo di voi, sto parlando di tutta la casata Serpeverde. – la moretta si fece attenta. – Potrebbero esserci degli attacchi nei vostri confronti nei prossimi giorni. Si sta creando parecchio risentimento verso i serpeverde, e probabilmente verrete aggrediti alla prima occasione. Ho sotto controllo quasi tutta la mia casata, gli unici anni che mi creano qualche problema, sono il quarto e il quinto, e qualche testa calda del sesto. Comunque di loro posso occuparmene io. –

- Il problema sono le altre case, vero? – intuì lei.

- Esatto. Dovete preoccuparvi degli ultimi quattro anni di Tassorosso e Corvonero. So che ci sono dei gruppi che stanno organizzando qualcosa di grosso, ma al momento non so proprio cosa. Tenete gli occhi aperti, mentre io cerco di scoprire qualcosa. –

- Draco rischia qualcosa di serio? – gli chiese ormai preoccupata davvero. Se san Potter si sprecava a prenderla da parte per offrirle il suo aiuto e violava così le regole del Grifondoro DOC accusando senza prove le altre case, allora era suo dovere preoccuparsi.

- Diciamo che è meglio non lasciarlo solo. Mai. Adesso vado, o’ vi accuseranno d’avermi rapito. –

Si congedarono, ognuno con ben in mente cosa fare e dei compiti da assolvere.

 

 

Bellatrix Black si muoveva come una fiera in gabbia, negli appartamenti privati della sorella.

- L’attacco a xxx è stato un fallimento. Il nostro Signore è molto deluso dai suoi seguaci! – ringhiò con la sua voce gracchiante ed acuta.

- Hanno scoperto come gli Auror e l’Ordine della fenice hanno saputo del attacco? – chiese Narcissa, con la sua voce dolce e sensuale.

- Non ancora, ma prima o poi scopriremo chi è il traditore! – sbraitò Bellatrix, continuando a misurare  la sala a grandi passi. – A proposito di traditori… hai sentito il piccolo Draco ultimamente? –

- Draco non è un traditore! Come puoi dirlo? È tuo nipote, per l’amor del cielo! – protestò la bella lady. – Che sia mio nipote o meno, non fa alcuna differenze! I traditori vanno eliminati, e se Draco è un traditore, non scamperà a ciò che merita! – ringhiò infervorata la mora.

- Draco-non-è-un-traditore! E se oserai ancora ripeterlo, scoprirai sulla tua pelle quanto possa essere brava come Mangiamorte! – lo sguardo spietato e le sue parole sibilate gelarono Bellatrix.

Abbassando lo sguardo, la mora lasciò la stanza, rifugiandosi nella propria, con la speranza che un bagno caldo cancellasse la paura.

Pura illusione, lo sapeva bene. Sua sorella Narcissa era sempre stata l’unica a incuterle il terrore puro, quelle rarissime volte che perdeva la calma.

Era quello il motivo per cui Lucius l’aveva scelta.

Altera e bellissima, quanto e più di una regina.

Perfetta per essere Lady Malfoy.

Si guardò allo specchio, e non poté far a meno di confrontare il suo aspetto con quello della sorella.

Gli anni l’avevano segnata. I suoi capelli erano paragonabili ad un intrico di sterpi, la pelle, un tempo di un delicato rosa pallido, ora aveva un colore malato ed era tesa sulle ossa di viso e corpo.

La cruda realtà sulla sua bellezza sfiorita la colpì. Perse il controllo e come sempre agì d’istinto, colpendo lo specchio e ferendosi la mano.

Guardò come in trans le sue dita pallide e il sangue, come se entrambi non le appartenessero.

 

 

Rimasta sola nelle sue stanze, Narcissa sospirò di sollievo.

Le parole della sorella l’avevano scossa profondamente, molto più di quanto non avesse dato a vedere.

Non era una stupida, sapeva quanto le parole di Bellatrix fossero pericolose se ascoltate dalla persona sbagliata, e purtroppo lei non poteva metterla a tacere.

Il problema da risolvere il prima possibile in quel momento, era scoprire cosa pensasse il Signore Oscuro.

Se davvero quel pazzo si fosse convinto che Draco era un traditore, Hoghwarts o no, sarebbe riuscito a farlo uccidere.

Che Draco fosse o meno fedele a Voldemort, non le interessava, anzi in un altro momento l’avrebbe spinto lei stessa il più lontano possibile da quei ridicoli ideali, che suo marito andava tanto decantando e in cui lei non aveva mai creduto.

Non si era mai intromessa nel modo in cui Lucius aveva educato Draco, ma aveva sempre incoraggiato suo figlio ad essere curioso e scoprire quanto di bello ci fosse nel mondo – babbano o magico, non importava – e verso le innovazioni. Adesso se ne pentiva.

Se avesse cercato di cambiare le cose quando ancora erano giovani e il Signore oscuro era scomparso, forse in quel momento Lucius sarebbe stato al suo fianco, e suo figlio avrebbe pensato a spezzare giovani cuori innamorati, invece di pensare a come soddisfare le richieste di un folle.

Ma Lucius era ad Azkaban, Draco confinato a Hogwarts e lei rinchiusa nella sua stessa casa, impossibilitata a vedere le persone che più amava.

Era lei che doveva prendere una decisione.

Respirò a fondo e si diresse verso la porta, intenzionata a parlare con il Lord Oscuro. Doveva guadagnare tempo e dimostrare che i Malfoy erano fedeli alla causa.

 

Continua…

 

Anticipazione del prossimo capitolo:

 

- Passando alle cose serie, fra due giorni ci sarà un attacco di Mangiamorte a Little Whinging, dove abitano i miei parenti. Come può capire, non posso lasciare che un’intera città babbana sia rasa al suolo. Organizzi bene la cosa e potrà dire finalmente che il Ministero sta facendo realmente qualcosa in questa guerra. –