Le parti scritte in
corsivo tra { } sono il diario di Hanamichi. Buona lettura!
El Zorro
Parte IV
di Hymeko
Hanamichi si spostò con cautela nel giardino scuro, appena
rischiarato dalle torce che spiccavano in cima alla recinzione.
Approfittando di un grosso cespuglio di rose abbandonò il sentierello
scoperto, dirigendosi furtivamente verso il muro da cui era entrato.
'Se l'Alcalde mi becca qui andrò a far compagnia a Don Riki'
pensò senza poter trattenere un sorriso.
Tenendosi basso, sgattaiolò dietro un barile per l'acqua piovana,
osservando la situazione.
Tutto era tranquillo, la notte serena ma scura, illuminata solo dalle
costellazioni fioche e da una falce di luna troppo piccola per rischiarare
la terra. Qualche grillo friniva tra l’erba, riempiendo la notte col suo
suono stridulo ma dolce.
Percorse con lo sguardo il giardino privato dell'Alcalde, un grosso pezzo
di terra cintata su cui si affacciavano le sue stanze private e l'ufficio.
Nel mezzo, una fontana gettava allegramente acqua, spruzzando di mille
goccioline trasparenti i pergolati che si alzavano lì accanto,
ingentilendo il posto.
'Certo che è davvero diverso visto di pomeriggio'
Durante il giorno quel luogo era il regno dei fiori, una meravigliosa
composizione di rose, glicini, margheritone dai colori più svariati…un
pugno nello stomaco, se vi si entrava direttamente dalle via polverose e
secche della città.
'Chissà cosa ne penserebbero i cittadini se sapessero che l'Alcalde usa
così l'acqua, mentre c'è chi si deve fare chilometri a piedi perché ogni
tanto la fontana della città si secca…'
Scosse la testa, non era il momento di pensare alle ingiustizie commesse.
Le avrebbe elencate nel suo rapporto una volta tornato a Madrid.
Sentì che le gambe iniziavano a intorpidirsi, ma si trattenne appena in
tempo dall’alzarsi: qualcuno aveva scavalcato il muro, atterrando
morbidamente su un cumulo d’erba appena falciata. L'ombra nera si guardò
furtivamente intorno, esaminando le finestre spente degli edifici lì
accanto.
'Zorro…'
Il bandito si mosse rasentando un muro, dall'altra parte rispetto al punto
dove Hanamichi era nascosto.
'Che faccio? Rimango qui o…vado da lui?'
Si alzò cautamente in piedi, scivolando silenziosamente verso la fontana.
Non voleva perdere la possibilità di parlare con lui…
"Zorro…"
mormorò abbastanza forte perché l'altro lo sentisse.
Il bandito si bloccò, voltandosi verso di lui, portando d’istinto la mano
alla spada. Il respiro gli si mozzò in gola, mentre lo vedeva,
seminascosto dagli zampilli che ne distorcevano l'immagine.
Si costrinse a sguainare la lama, ma subito l'inviato del Re alzò le mani,
in segno di pace:
"Sono disarmato…puoi perquisirmi, se vuoi"
Camminando sull’erba per non far scricchiolare la ghiaia, Zorro si
avvicinò a lui, appoggiandogli la spada sulla spalla, il filo contro la
gola. Allungò una mano, girando attorno a lui e accarezzandogli i fianchi.
Il rossino si morse le labbra, per non gemere. Il tocco di quella mano
guantata gli aveva dato i brividi, sconvolgendogli il ritmo cardiaco.
'Chissà come sarebbe stato se l'avesse avuta nuda…'
pensò respirando a fondo.
Zorro, insensibile allo stordimento che gli aveva procurato, rinfoderò la
lama, immergendosi nell'ombra dietro un gazebo coperto di rose.
Sakuragi si portò all'interno del pergolato, ponendo fra loro le travi di
legno e le piante spinose, l’olfatto intorpidito dal profumo deciso
dell’erba.
Il moro lo studiò accuratamente, mentre, parzialmente celato dalle foglie
dure delle rose, ne accarezzava con le lunghe dita un bocciolo chiuso.
Hanamichi alzò gli occhi, sentendo con un brivido il suo sguardo su di sé,
incontrando le iridi blu che non si erano staccate da lui, anche dopo
essere state scoperte.
Si appoggiò completamente alle piante, le spine che premevano contro il
tessuto dei suoi abiti senza però pungerlo, le palme appoggiate contro i
sottili pilastri lavorati.
Zorro, davanti a lui, si limitava a guardarlo, una figura di tenebra
immersa nell'ombra blu scuro della nottata. Una nube oscurò per un attimo
la falce lucente, passando veloce…Sakuragi vide l'altro fondersi con la
notte, e poi riapparire, la pelle del volto resa ancor più bianca dal
riverbero lunare.
"Sei qui per i documenti riguardanti Don Riki, vero?"
Il bandito annuì impercettibilmente.
"Lascia perdere, li ho già controllati, sono perfettamente contraffatti.
Non si può sperare di liberarlo usando quelli"
L'espressione di Zorro non cambiò, ma il bandito si impose di mantenere il
respiro normale.
"L'Alcalde ha fatto un ottimo lavoro…saranno una prova perfetta contro di
lui"
Hanamichi chiuse gli occhi, appoggiando la fronte contro il legno fresco
della costruzione.
"Non voglio che Don Riki venga imprigionato per un capriccio di Don Moichi…sei
a conoscenza delle ragioni per cui è stato incastrato?"
Zorro annuì, fissando intensamente il rossino che, assorto, gli parlava
tranquillamente, come non desse peso al fatto che erano nemici.
"…e nemmeno Don Kazushi si merita un simile dolore. Non è giusto…"
Se ci fosse stata più luce, avrebbe potuto scorgere la mano guantata
stringersi convulsamente e rimanere contratta, anche se la sua espressione
del viso non era mutata.
"…e so che tu la pensi come me, altrimenti non saresti qui"
Il bandito rimase ancora in silenzio, osservandolo. Hanamichi lo fissava,
aspettandosi qualcosa da lui. Pretendendo, con quegli occhi scuri pieni di
preoccupazione, una risposta. Di qualunque tipo.
Uscì dall'ombra, avvicinandosi con snervante lentezza alla parte esterna
del pergolato, fermandosi di fronte a lui.
Hanamichi deglutì, trovandoselo tanto vicino, affascinato dai giochi
d'ombra che la luce creava sul suo viso. Quella semioscurità, tendente
verso il blu cupo, gli donava un aspetto regale, fiero…ma simultaneamente
lontano. Quasi quel bandito non appartenesse a quel luogo, fosse lì solo
per combattere la sua momentanea battaglia. Troppo sublime, per esistere
sul serio.
"D-Domani…proverai a liberare Don Riki, vero?"
Sussultò, appena Zorro posò le sue mani sulle sue, stringendole. Sorrise,
capendo che era il suo modo di dirgli sì.
"C'era un altro documento, nella cassaforte di Don Moichi…"
Le palpebre del bandito si spalancarono, al contrario di quelle del
rossino, che si chiudevano rilassandosi, come si fossero tolte un peso:
"…è il percorso di domani…ero già insospettito sentendo parlare di
Monterey, sarebbe stato più facile andare a San Diego, così ho
controllato. È una trappola per te. Don Moichi sfrutterà le pareti piene
di grotte che circondano la strada per coglierti di sorpresa"
{Alla fine gliel'ho detto…andando contro tutti gli insegnamenti
ricevuti, contro gli ordini, il buonsenso e la logica…ho aiutato il mio
nemico. Gli ho spiegato dettagliatamente il percorso, e dove l'Alcalde ha
dato ordine ai suoi soldati di posizionarsi per catturarlo.
Ho aiutato Zorro a liberare un prigioniero…le prove contro Don Riki sono
inconfutabili…certamente false, ma nessuno ne ha la prova, quindi…questo è
alto tradimento. E la pena prevista è la morte. Se mi scoprissero verrei
impiccato, reo d'aver tradito Sua Maestà il Re di Spagna.
Eppure non riesco a pentirmene, la mia mano non trema mentre scrivo. Non
sempre la giustizia è giusta. Non quando è deformata secondo i piaceri
degli uomini che dovrebbero applicarla.
Sono orgoglioso di averlo aiutato. Di aver finalmente fatto qualcosa di
concreto per contrastare la tirannia dell'Alcalde. Don Moichi va fermato,
non ho più dubbi. Ma non so come…
Vorrei parlarne con Zorro, ma in che modo? Non desidera comunicare con me,
non mi ha mai permesso di sentire la sua voce…mi rendo conto che non
voglia scoprirsi, però…come possiamo comprenderci, se non parliamo? O non
vuole farlo, oppure…ha tanta paura di essere riconosciuto? Se è così
perché i suoi occhi mi stuzzicano a seguirlo?
…il modo in cui mi ha detto sì, quando gli ho chiesto se avesse intenzione
di liberare Don Riki…credo di essere diventato bordeaux, appena le sue
mani hanno stretto le mie…così vicini, separati solo un sottile intreccio
di rametti di rose…sentivo il suo calore filtrare attraverso le pelle dei
guanti…mi sembra ancora di percepirlo, mischiato col mio…
Vorrei solo non averlo incontrato così…}
Chiuse di scatto il diario, ansimando. Si voltò verso la finestra
aperta, lasciandosi avvolgere dalle folate che penetravano dagli scuri
spalancati. La corrente fredda gli accarezzò la pelle, formicolando sulla
cute lasciata scoperta dalla camicia bianca; e dentro il suo animo, per
placare il rogo che ardeva in lui, l'incendio che il solo pensare a Zorro
accendeva nel suo essere.
Deglutì, riprendendo il controllo. Doveva dormire, l'alba non era più così
lontana. Spense la candela, e sfruttando solo la poca luce lunare nascose
il diario, ormai complice del suo crimine.
Kaede si appoggiò al cavallo di Hanamichi, guardando l'amico che si
sistemava il mantello.
Una raffica di vento freddo spazzò la piazza di Los Angeles, raggelando i
pochi presenti. Il sole non era ancora sorto, solo alcuni raggi sparuti
perforavano il cielo coperto di quella mattina.
"Oggi pioverà, probabilmente"
Il rossino annuì distrattamente, stringendo i legacci attorno alla sacca
dell'acqua.
"Si è rannuvolato mentre venivo qui…"
Hanamichi continuò a rimanere in silenzio, riassettando delle coperte
dietro la sella.
"Don Hanamichi…cosa accadrà?"
Il ragazzo posò finalmente lo sguardo sull'amico…Don Kaede era l'immagine
stessa della preoccupazione. Sbirciò Don Riki, tra due guardie, e Don
Kazushi e Don Akira che parlavano sommessamente. Don Kazushi li avrebbe
accompagnati, anche se non ne vedeva l’utilità...che sperava di fare? Far
cambiare idea al giudice?
Si chiese di cosa stessero parlando quei due, e se Don Kazushi avesse già
raccontato agli altri i suoi pensieri…non era probabile, date le
preoccupazioni ben più gravi che in quei giorni gli avevano catturato la
mente. Eppure sembrava tanto tranquillo…
Spalancò gli occhi, colpito da una rivelazione: e se l’amico andasse
perché sapeva che Zorro sarebbe arrivato?
"Don Hanamichi?"
Il rossino sussultò, il moro attendeva una risposta.
All'ordine dell'Alcalde saltò in groppa, fissando l'amico:
"Oggi ci prenderemo un bel po' d'acqua, credimi…chiuditi in casa, e non
preoccuparti: andrà tutto bene"
"Io…"
L'inviato del Re scosse la testa, con fermezza:
"Abbi fede, andrà tutto bene…almeno tu che puoi riparati, non voglio che
ti ammali di nuovo…c'è già troppa gente cui voglio bene che soffre…a
presto, Don Kaede"
Si voltò e prese il suo posto nella colonna di cavalli…se avesse atteso un
attimo di più, avrebbe potuto scorgere un rossore velato tingere le guance
dell'amico.
"Uomini attenzione! Raddoppiate la sorveglianza"
L'ordine di Don Moichi si perse nell'ululare del vento…l'aria galoppò
fischiando nella stretta gola, spazzando i corpi intorpiditi dei
cavalieri, coprendoli di polvere. Piccoli massi rotolavano lungo il fianco
del canalone, finendo la loro corsa tra le zampe dei cavalli, che si
imbizzarrivano roteando gli occhi.
Da lontano, oltre le nuvole cupe, arrivò un tuono sordo, preannunciando la
pioggia. Un brivido di timore percorse la schiena di tutti, nessuno
desiderava affrontare una tempesta senza un riparo sicuro.
"Serrate i ranghi! Pronti a respingere qualsiasi assalto!"
'Perché non sono a casa anch'io adesso, come Don Kaede e Don Akira?'
Il rossino si imprecò contro, maledicendosi per aver accettato l'invito
dell'Alcalde, odiandolo per la pazzia che aveva compiuto, e detestando
anche Zorro che voleva fare a tutti i costi l'eroe.
'Si scatenerà il finimondo, e il signorino in nero si degna di farsi
vedere? No! Ma che starà aspettando? Che inizi a tempestare?'
In risposta ai suoi pensieri, un fragore improvviso accompagnò l'entrata
in scena del bandito.
"Zorro! Don Hanamichi c'è Zorro!!!"
Hanamichi si voltò scioccato verso Kazushi, e seguì il suo sguardo: il
bandito troneggiava su di loro da una rupe scoscesa, il mantello nero come
la morte che turbinava nel vento, scuro come il cielo tetro alle sue
spalle, che accompagnava la sua venuta…
L'Alcalde sbiancò, incredulo. I suoi soldati nascosti…non erano
intervenuti…come poteva sapere dove si erano posizionati?
"Tradimento…"
mormorò a fil di voce, mentre un rivolo di sudore scorreva sulla sua
pelle…il vento portò quel sussurro fino all'inviato del Re, che sguainò la
spada pronto al combattimento.
L’Alcalde non doveva aver motivo di sospettare.
Zorro spronò il cavallo, che si lanciò lungo la scarpata…le zampe robuste
galoppavano lungo il sentiero erto, la criniera nera, più scura del
carbone, frustava l'aria costringendola a farsi da parte...il rumore degli
zoccoli sul terreno secco assomigliava al battere senza ritmo di una mazza
su un tamburo, il cavalcare del bandito copriva negli animi dei presenti
il battito del loro cuore.
"Assomiglia alla carica di un dio degli antichi miti nordici…"
sussurrò estasiato Hanamichi…
Lo osservò, immobilizzato dal suo ardore, slacciare la frusta dalla
cintura, farla roteare sopra di sé e colpire la scorta di Don Riki…Don
Kazushi lanciò un urlo, afferrò un coltello e tagliò le corde che legavano
il padre.
Zorro tese di scatto il braccio, indicando la direzione da cui i
viaggiatori provenivano, e ordinò loro di scappare. Senza dire nulla,
usando solo l'espressività dei suoi occhi, l'energia che scaturiva dal suo
braccio.
Mentre i due si voltavano e fuggivano, si preparò a fronteggiare da solo
gli altri soldati, l'Alcalde e Sakuragi…incontrò il suo sguardo, confuso,
felice, pieno d'adorazione…
'Anche se mi catturerà sarò sereno…'
pensò fra sé, lanciandosi in una carica cieca contro i militari.
Ne abbatté velocemente la prima fila, menando con rabbia fendenti in ogni
direzione, spingendo il proprio cavallo contro i loro, facendolo lottare
come gli aveva insegnato, aprendosi una via fino a lui…non voleva l'Alcalde,
non gli importava nulla dei soldati…desiderava solo battersi con lui, solo
loro, solitari nella polvere mischiata al loro sangue, al loro
sudore…chiuse d'istinto gli occhi, mentre un fulmine cadeva sulle rocce
che sovrastavano la via.
I cavalli degli uomini di Los Angeles impazzirono, schiumando: massi
caddero schiantandosi fra di loro, scatenandone la paura, aizzandoli gli
uni contro gli altri…i cavalieri, ancora intontiti dal rumore e dal lampo,
furono trascinati via come bambole di pezza, incapaci di frenare i loro
destrieri.
Anche lo stallone di Zorro impazzì…nato e cresciuto in orgogliosa
solitudine, allenato segretamente nel rifugio del bandito, non aveva mai
avuto un vero contatto coi suoi simili, e di fronte al loro panico perse
anch'esso la testa, trascinando il suo padrone oltre la gola e poi via,
nei sentieri senza ritorno del deserto, che per la prima volta da molto
tempo riceveva la benedizione della pioggia.
Zorro socchiuse le palpebre, tentando di muovere la testa. Una fitta gli
trapassò la base del cranio, mentre le sue labbra si deformavano in una
smorfia di dolore. Un brivido lo trafisse, sulla sua pelle sentiva solo
stoffa umida.
"Non ti muovere, sei ferito"
Spalancò gli occhi, respingendo un conato di vomito: quella voce…
Una figura scura si sedette accanto a lui, e subito sentì un panno umido
accarezzargli il viso.
"Tranquillo, è tutto a posto…rilassati"
Si massaggiò lentamente gli occhi, tentando di mettere a fuoco la
situazione. La sagoma sfocata si delineò pian piano, rivelandosi essere
l'inviato del Re.
'Come se quella voce potesse appartenere a qualcun altro…'
"Non ti muovere, hai sbattuto la testa"
Il bandito scosse il capo, rifiutando il suo aiuto per mettersi a sedere.
"Sei un gran testardo, lo sai?"
Zorro non disse nulla, fissandolo mentre appoggiava accanto a lui una
borraccia, per poi andarsi a sedere contro la parete opposta del tunnel.
Stappò a fatica la fiasca, obbligando le dita a non tremare, e ne ingoiò
il liquido fresco. L'acqua lo aiutò a ritrovare un po' d'equilibrio
interno, schiarendogli la mente. Si guardò intorno, esaminando la galleria
ombreggiata dove si trovavano loro due e il cavallo del rossino, tentando
di ricordare. L'entrata era nascosta da una curva a gomito, la luce fioca
faticava ad arrivare lì da loro, accompagnata dallo scorrere della
pioggia.
Una risatina dell'altro lo distrasse: stava ridacchiando di lui…
"Hai i baffi finti che ti penzolano storti…"
confessò il rossino passandosi un dito sopra il labbro superiore.
Zorro vi portò immediatamente la mano, e dopo un attimo strappò via
l'inutile trucco, gettandolo lontano.
"Sono sempre stato certo che questo fosse il tuo vero aspetto…"
mormorò Hanamichi sorridendo.
L'altro sbuffò, tentando di alzarsi, ma la sua testa, contraria a quel
movimento, iniziò a girare vorticosamente.
"Stai calmo, va tutto bene"
Zorro si stese lentamente, arrendendosi. Aspettò che la vista smettesse di
girare, poi fissò il soffitto, il rossino, il cavallo di questi legato
poco lontano, e infine la curva da cui veniva la luce.
"Ho capito, ho capito, vuoi sapere come siamo finiti qui. Bè, semplice.
Dopo che quel fulmine ci ha quasi colpiti, si è scatenato il panico, e i
cavalli ci hanno trascinati via, senza che potessimo fermarli. Ci siamo
sparpagliati, correndo in direzioni diverse, finché il mio destriero non
si è calmato. Ma a quel punto ero già solo, in pieno deserto, con l'acqua
che mi scrosciava addosso. Ho iniziato a vagare, cercando un riparo, e ti
ho trovato svenuto in mezzo a un sentiero. Una pietra dev'essere rotolata
giù da una parete, ferendoti alla nuca. Il tuo cavallo non c'era, penso
sia andato a cercare qualcuno. L'acqua ti colpiva in pieno, così ti ho
caricato sul cavallo e mi sono infilato nella prima grotta che ho
scoperto. Qui ti ho curato, e ho atteso il tuo risveglio"
Sorrise tra sé…gli occhi del bandito erano pietrificati, come si aspettava
dopo una simile spiegazione.
La sua mano salì con lentezza fino al nodo della maschera, saggiandone la
consistenza.
"Stai tranquilla, volpe sospettosa. Non ti ho tolto la maschera, non ce
n'era bisogno. La ferita è più in basso. La tua identità è al sicuro,
quindi adesso mettiti giù e riposa, che tanto finché quest'acquazzone non
finisce non ci potremo muovere"
Zorro deglutì, appoggiandosi contro il cuscino morbido… ma subito si
irrigidì: su cosa s'era posato? Lo tastò delicatamente…sembrava una
coperta. L'altro gli aveva detto di averlo trovato solo, quindi…era sua.
Anche il mantello scuro su cui era steso, la trapunta di lana grezza che
lo copriva…doveva essere tutta roba sua. Ma lui non aveva nulla sopra i
vestiti fradici…non stava usando nulla per ripararsi dall'aria fresca.
'Ha dato tutto a me…'
"Ti stai chiedendo perché ti abbia aiutato?"
La testa mascherata ciondolò un po', non era esattamente ciò che voleva
sapere, ma comunque…
"Semplice. Perché io non sono l'Alcalde…se ci fosse stato lui a quest'ora
saresti morto.
Ma io…voglio catturarti con lealtà, senza ricorrere a mezzucci simili.
Potrei legarti, e finita la pioggia consegnarti a Don Moichi…ma non sono
un vigliacco. Ho una coscienza con cui fare i conti, e questa mi impedisce
di comportarmi come lui…non sarebbe giusto. Io credo nella giustizia, per
questo sono qui. E ho anche un orgoglio, molto molto grande. Mi
vergognerei da morire se ti dovessi catturare grazie all'aiuto di
qualcuno, e non con le mie sole forze. Non ho bisogno di loro: sono un
genio, dopotutto! Nessuno si deve intromettere nei nostri scontri!
…sono piuttosto fiero, come vedi"
Zorro non disse nulla, limitandosi a guardarlo.
A Hanamichi sembrava che avesse perso tutte le forze, che fosse troppo
stanco per fare altro che sprofondare in un lungo sonno, eppure…si
sforzava di stare sveglio.
"Non dormi, eppure ne avresti bisogno…hai paura di me?"
Il bandito scosse la testa, sospirando. Cosa poteva dirgli?
Ma dal sorriso dolce che aveva sulle labbra, il rossino non sembrava
essere risentito:
”Io lo capisco, se non mi vuoi parlare. Sarebbe un aiuto nei miei
confronti, sentire la tua voce…mi farebbe scoprire chi sei, la città non è
così grande, non ci metterei molto…”
Non gli disse che ormai sospettava solo di due persone, che avrebbe
spedito uno dei suoi migliori amici in carcere…
’Non ne ho il coraggio…’
pensò, sistemandosi i capelli umidi.
”…comunque voglio che tu sappia che non sono per principio dalla parte
dell’Alcalde. Io sto dalla parte della legge, e lui la usa, nel modo
sbagliato come in questo caso, ma a un osservatore esterno è più nel
giusto di te. Io sono qui per aiutarlo a far rispettare la legge del Re,
quindi…ti devo catturare. So che è crudele, però non è nemmeno giusto
quello che fai tu, aggredendo soldati in fondo colpevoli solo di fare il
loro mestiere…non sto scagionando l’Alcalde, anzi, appena tornerò a Madrid
farò di tutto per farlo rimuovere, ma tu…non puoi andare avanti così. Non
voglio farti la predica, solo…sono preoccupato per te”
Le labbra del bandito si socchiusero sbalordite, e Hanamichi arrossì,
intrecciandosi le dita, imbarazzato:
”Lo so che non avrei dovuto dirlo, però…voglio che tu sappia che anche se
dovrò catturarti, tu…sei l’unica persona che io rispetti veramente, qui.
Sei l’unico che…valga realmente la pena di aver incontrato. Sì, lo so che
ci sono anche Don Kaede, Don Akira e Don Kazushi, però…ognuno di loro
nasconde qualcosa, tu no…tu sei vero. Per questo sei…il migliore…sei
magnifico”
Le ultime parole si spensero senza un’eco, un bisbiglio più leggero di un
alito di vento.
Zorro, steso per terra, immobile, non toglieva lo sguardo di dosso
all’inviato del Re, che dal suo canto non sembrava avere intenzione di
alzare gli occhi. Ne vedeva il rossore, i tremiti quasi impercettibili che
gli percorrevano le mani, i polmoni respirare con energia malcelata, quasi
non volesse fargli comprendere quanto fosse turbato, per le sue parole…
Hanamichi si morse l’interno della guancia, fino a sentire il gusto del
sangue:
’Cosa ho fatto? Come ho potuto dirgli una simile? Avevo paura di parlare
con i miei amici, e di fronte a lui…mi sciolgo come una ragazzina davanti
al suo primo amore! Certo che sono proprio coerente…’
Quasi per distrarlo, il cavallo nitrì, assordando i due ragazzi, che
sobbalzarono spaventati.
”Ma che hai brutta bestia?”
L’animale continuò a far sentire la propria voce, finché il rossino non
slegò le redini e lo portò verso l’uscita.
Zorro lo vide tornare pochi secondi dopo, con un’espressione decisamente
sollevata:
”Ha finito di piovere…tra poco verranno a cercarci. Ce la fai a tornare a
casa da solo, o…”
Il bandito scosse la testa, mettendosi a sedere.
”Va bene…”
Gli occhi dei due si incontrarono per l’ultima volta, prima che il rossino
si voltasse e sparisse oltre la curva.
”Andiamo bello…”
Hanamichi saltò in sella al cavallo, correndo via senza curarsi del fango
che schizzava, verso la direzione in cui doveva esserci strada principale.
Accarezzò la criniera del suo destriero, dandogli delle pacche affettuose:
"Portami lontano da lui…"
Zorro sospirò, coricandosi di nuovo, affondando il viso nelle
coperte…gliele aveva lasciate tutte, anche il mantello…che cosa
significava, tutto quello che era successo? Quel formicolio allo stomaco
che aveva sentito quando l’altro lo aveva trattato con tanta gentilezza, e
che provava di nuovo, in quel momento…sospirò, chiudendo gli occhi.
Stava bene, fingendo d’essere avvolto nel caldo abbraccio di qualcuno che
finalmente lo stimava sul serio, per ciò che era, per ciò che faceva.
Qualcuno che non lo temesse, pur rispettandolo.
Qualcuno di cui…poteva fidarsi. Cui dare la propria stima, e magari anche…
{Don Riki è scappato, assieme a Don Kazushi. Non ho idea di dove siano,
e non voglio saperlo. Meno sono coinvolto, meglio sarà per tutti. Sono
certo che Don Akira e Don Kaede sappiano dove si siano nascosti, ma io
devo restarne fuori. L’Alcade tenterà di estorcermi qualche informazione,
quindi per la sicurezza di tutti voglio restarne all’oscuro.
…tento di interessarmi ad altro, ma in realtà…la mia mente è persa dietro
a ciò che ho fatto…alla mia dichiarazione di oggi pomeriggio…santo cielo,
come ho potuto? Ci mancava solo che gli chiedessi di sposarmi…gli ho detto
praticamente tutto…ma non riesco a capirmi…non so se vorrei tornare
indietro e cancellare tutto, o essere felice per averglielo detto…per
avergli confessato…la verità.
………
Più ci penso, meno capisco la sua reazione…erano palesi i miei sentimenti
per lui, ma…non ha fatto nulla. Non ha reagito, non…ha mostrato interesse
per me. Solo un po’ di sorpresa (perfettamente comprendibile), ma di
ricambiare i miei sentimenti…non ne aveva molto l’aria.
Non riesco a togliermelo dalla testa…il suo viso sorpreso, ma non…lieto.
Impressionato, sì; confuso, anche…ma non contraccambiava…lui non…mi ama…
………
Non posso arrendermi così. Devo star su di morale…devo continuare a
lottare…finché non mi dirà “No” in faccia, finché non mi rifiuterà
apertamente io…spererò.
Lo devo fare…ne ho bisogno. Gli esseri umani necessitano delle illusioni,
per continuare a vivere.
E anche se quella piccola parolina di due lettere sarà l’unica che sentirò
dalle sue labbra io…mi accontenterò…ho fatto bene a non dirgli che so
quasi per certo la sua identità…potrò almeno vederlo, ogni giorno…
……………
Ho solo un'osservazione lucida, da fare: ho la conferma che abbia un
complice. Altrimenti, dove sarebbe andato il suo cavallo? È un animale
troppo fedele per averlo abbandonato, sarà sicuramente andato a cercare
l'aiutante del suo padrone. Spero che l'abbia trovato, e che adesso lui
stia bene…}
”Don Hanamichi, è ancora in camera?”
Il ragazzo sbadigliò, aprendo la porta.
”Señorita Haruko, non mi dica che è scoppiato un altro incendio…”
La ragazza rise, appoggiandogli una mano sul braccio:
”No, stia tranquillo. Don Kaede mi ha chiesto di pregarla di salire in
terrazza, credo abbia qualcosa di veramente importante da dirle”
”Ho capito, grazie. Ci vado subito”
Chiuse la porta, appoggiandocisi contro.
’Non vorrà parlarmi del rifugio di Don Riki, spero…’
Kaede guardava il cielo, la schiena rivolta alla piazza su cui
s’affacciava la locanda.
Hanamichi si fermò sulla soglia, contemplandolo…il vento gli scompigliava
i capelli, nascondendogli il viso…quelle ciocche nere scintillavano, alla
luce giovane del sole che saliva poco sopra l'orizzonte…sembrava
s’intrecciassero coi raggi sottili di luce.
Il ragazzo si accorse d’essere ammirato, e gli sorrise con dolcezza:
”Ben arrivato…spero che non ti sia preso troppa acqua, ieri”
Il rossino scosse la testa, appoggiandosi accanto a lui, guardando verso
la piazza.
”…è andato tutto bene”
mormorò.
”Ne sei certo? Hai una faccia…”
”Non preoccuparti, ho dormito poco…”
”Hn…capisco. Vuoi che rimandiamo?”
”No, distrarmi un po’ mi farà bene, almeno la smetterò di pensare…”
Kaede aggrottò le sopracciglia, mordendosi le labbra.
’Pensare? Cosa lo preoccupa?’
Si voltò, seguendo lo sguardo dell'amico. La città brulicava già di vita,
le imposte delle botteghe si aprivano, il profumo del pane fresco si
spandeva nell'aria. Le donne chiacchieravano allegramente appoggiate alla
fontana, mentre i bambini correvano attorno alle gonne delle madri.
Nessuno dei personaggi che animavano la piazza era abbastanza vicino da
poter capire cosa sarebbe successo tra loro, se non agiva troppo
platealmente.
Abbassò lo sguardo, studiando la locanda. Dalla cucina si levava il canto
della señorita Ayako, che sistemava dopo la colazione.
'Non sento la voce di Haruko…'
Poco più sotto rispetto al balcone, il movimento della tenda di una
finestra attirò i suoi occhi. La stoffa si fermò di colpo, per poi
scostarsi quasi impercettibilmente. Due paia di occhi blu fecero capolino
nello spiraglio tra la cortina e lo stipite, fissandosi su di loro…Kaede
non ci mise molto ad abbinarli ai volti giusti:
'La señorita Haruko, e donna Yayoi…perché proprio adesso dovevano mettersi
a spiarci?'
Hanamichi riprese a parlare, inconsapevole della rabbia dell'altro:
”Don Riki e Don Kazushi sono riusciti a scappare…”
Il moro scrutò il viso stanco dell’amico, prima di scuotere le spalle.
Quelle due erano troppo vicine, era costretto a comportarsi normalmente,
così sorrise:
”Sì, l’ho saputo…sono certo che saranno al sicuro”
”Già”
Il buonumore dell’amico contagiò Hanamichi, che non riuscì a trattenersi
dal sorridere a sua volta:
”Come ci riesci?”
”A far cosa?”
”A tirarmi su…mi basta vederti così festoso, e…tutto va a posto…”
Sul viso di Kaede si dipinse la pura gioia:
”Non hai idea di quanto le tue parole mi rendano felice”
”Come mai?”
”Bè…diciamo che…”
Kaede si avvicinò a Hanamichi, mordendosi sensualmente il labbro
inferiore, gli occhi che splendevano, la letizia che gli imperversava sul
volto…
”…provo un certo interesse, nei tuoi confronti…”
Fine capitolo
quarto
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