NOTE: Attenzione; contiene spoiler di gioco fino alla 20° ora di gioco più
o meno. ^^;;;;;;
E comunque mi sono inventata un sacco di cose, il gioco non lo ho ancora finito,
quindi non le so proprio! ^_______^
La dedico a : Ljsbet che gioca a FF X..... ^______- e tutti quelli che ci stanno
giocando al momento!
^______^
Buona lettura e mi raccomando sopravvivete! ^______^
E la
luna li guardò passare
di Lara
Zanarkand era ancora lontana, Tidus si sedette stanco e spossato accanto
al fuoco che avevano acceso per la notte.
Lulu era in piedi, distante da loro, che guardava il tramonto, persa in
chissà quali pensieri.
Accanto a lui Yuna mangiava silenziosa, e stranamente neppure lui aveva
voglia di parlare.
Aveva appena visto la registrazione di suo padre, il suo viaggio come
guardiano.
Ed ora era Sin.
Suo padre era il nemico contro cuoi doveva lottare.
Si riscosse dai suoi pensieri sentendo uno sguardo su di lui e vide Auron
che lo fissava con i suoi occhi penetranti.
Quegli occhi d'acciaio lo inchiodavano li dove era, sembravano volergli
leggere l'anima.
Tidus strinse i pugni e si alzò, voleva fuggire a quello sguardo troppo
intenso.
Auron.
Mentre si allontanava dal fuoco da campo, non si accorse che l'uomo lo
stava seguendo, e quando si sedette su di una grossa pietra sotto una
pianta Auron lo raggiunse.
-Cosa c'è che non va?-
Auron guardava il ragazzo, assomigliava a suo padre per certi versi.
Un carattere molto simile e gli stessi occhi determinati, la stessa
sofferenza in fondo alle iridi azzurre come laghi.
Gli ricordava molto il padre e questo gli faceva troppo male al cuore.
Si sedette davanti a Tidus, aspettando una risposta, aspettando che i
pensieri del ragazzo prendessero forma.
-Il mio vecchio, davvero ha detto che faceva le registrazioni per farmele
vedere una volta tornato?-
Auron sorrise, solo un leggero stirarsi degli angoli della bocca.
-Mi sembra di avertelo già detto, lui ti amava, anche se diceva di non
essere capace di dimostrarlo.-
Tidus annuì piano e si mise ad osservare l'uomo davanti a lui.
Era fatto d'acciaio, ligio al dovere, pensava solo a fare il guardiano di
Yuna.
Ma tutto questo era solo la superficie, ne era sicuro.
L'aveva sempre avuto accanto, da bambino.
Lo aveva sempre salvato, si rese conto che era stato un padre ed un amico,
e si rese conto di cosa lo disturbava così tanto nel suo rapporto con
Auron.
Era geloso del rapporto che aveva avuto con il padre.
Ma perché?
Si ritrovò a fissarlo, studiando i lineamenti marcati ed eleganti del
viso, la cicatrice sull'occhio destro nascosta in parte dagli occhiali.
I capelli grigi come l'acciaio.
Tutto in lui ricordava quel metallo, lo amava anche per quello.
Solo era confuso, si era reso conto che il suo modo di amarlo era
cambiato.
Non era più solo una specie di padre, ora era un tipo diverso di amore.
Il silenzio tra loro due aleggiava come una leggera nebbia argentea,
circondandoli e unendoli.
Auron fissava Tidus da dietro le piccole lenti, ritornando con la mente al
suo viaggio con il padre di Yuna e Jetc.
Il carattere del suo vecchio amico, la sua baldanza, la sua decisione, la
sua voglia di tornare a casa, la sua forza.
Gli mancava, ma era peggio che morto, era Sin.
Non lo aveva mai detto, non lo aveva mai detto neppure a se stesso.
Ma Jetc gli mancava da morire.
Aveva ritrovato in Tidus molto del suo amico, ma non era lui.
Si perse in quella pelle abbronzata, osservò i capelli fini così simili
a fili d'oro, gli occhi grandi, liberi, di un' azzurro che feriva.
Lo aveva visto crescere e diventare un campione di blitz ball, lo sport
che aveva ereditato dal padre.
Lo aveva visto diventare forte e sicuro.
Ma sapeva che era fragile come il cristallo, sapeva che tutto quello ce
gli stava capitando lo stava portando troppo vicino al punto di rottura.
Desiderava proteggerlo, ma doveva lasciare che scoprisse la sua forza da
solo, non poteva interferire.
Non si rese conto di quello che stava facendo finchè non vide la propria
mano allungarsi verso il viso ancora un po' infantile di Tidus in una
carezza.
La sua mente rivedeva in lui il padre e solo con un'enorme sforzo ritirò
la mano.
Tidus lo guardava sorpreso, ma non sembrava che la carezza lo avesse
spaventato.
Il ragazzo sorrise ad Auron.
-Che c'è, hai avuto un moto di tenerezza nei miei confronti? Guarda che
non sono più un bambino!- Tidus sorrise all'uomo d'acciaio di fronte a
lui.
-Lo so Tidus, lo so.- La voce di Auron era come lontana, triste.
Tidus se ne accorse e all'improvviso ebbe voglia di abbracciare Auron,
perdersi nelle sue braccia come quando era piccolo e cercava protezione e
conforto in quel grande petto forte e solido.
Non seppe il perché lo fece, ma si avvicinò all'uomo vestito di rosso,
si inginocchiò nel terreno e poggiò la testa sul suo petto.
Sentì le braccia di Auron stringersi attorno a lui protettive e
confortanti, e lacrime grandi e dolorose, che aveva trattenuto fino a quel
momento, cominciarono a scorrere sul suo viso abbronzato.
Finalmente tutto il suo dolore stava uscendo.
Il nodo di tristezza che aveva nel cuore stava trovando sollievo,
finalmente.
Le grandi mani di Auron passavano lente e dolci tra i capelli di Tidus,
consapevole del dolore del ragazzo, cercando di alleviarlo come poteva.
Finalmente le lacrime si calmarono, e il respiro si fece più profondo.
Il viso di Tidus si sollevò verso quello di Auron, e come se si fossero
messi di comune accordo le loro labbra si sfiorarono.
Si separarono, guardandosi, Tidus arrossì e distolse lo sguardo, si stava
alzando ma le mani di Auron lo tennero fermo.
Gli voltò il viso e tornò a baciarlo.
Le labbra di Tidus erano morbide e sapevano di sole.
LA sua lingua accarezzava lentamente, accolta dalla bocca di Tidus che
ricambiava il bacio con titubanza, rosso in viso.
Con movimenti lenti e dolci, come quando si accarezza un neonato per
tranquillizzarlo, Auron prese a spogliare Tidus rivelando alla luce
argentea della luna quel meraviglioso corpo di bronzo cesellato.
Si perse nella contemplazione di quello stupendo essere, percorrendo con
le mani strade invisibili lungo il petto morbido e ben tornito.
Si fermò sui capezzoli in un lento massaggio e un grido rauco e soffocato
di puro piacere uscì da Tidus, che con gli occhi chiusi e la testa
mollemente gettata all'indietro era dimentico di tutto, a parte di quelle
mani che lo stavano facendo impazzire.
Auron stese il ragazzo sul morbido muschio che ricopriva il terreno simile
ad una coperta, ammirandolo nella sua nudità e cominciando a baciarlo
lungo tutto il corpo, mentre la voce roca ed eccitata di Tidus lo
invocava.
Con mosse lente e fluide Auron si spogliò completamente, piantando la
grande spada nel terreno li a fianco e bloccando sotto di sé Tidus, che
lo guardava con lo sguardo colmo di desiderio.
Tidus allungò le mani verso l'uomo sopra di lui, passando le dita tra i
capelli d'argento, e baciandolo con passione, poi leccò il lobo,
mordicchiando il collo possente e accarezzandogli il petto e il ventre .
Con movimenti lenti e profondi Auron si prese cura del sesso del ragazzo,
vederlo muovere in maniera così provocante sotto di sé gli stava facendo
perdere il controllo, e decise di avvicinare le proprie dita alle labbra
rosse e gonfie di baci di Tidus.
Con la propria lingua Tidus prese a leccare quelle dita, baciandole e
mordicchiandole leggermente, mentre con gli occhi lucidi di piacere
guardava il volto dell'uomo sopra di sè.
Con dolcezza Auron introdusse prima un dito nello stretto orifizio del
ragazzo, aggiungendone poi un secondo ed un terzo, preparando ad
accoglierlo dentro di se con tutta la dolcezza e la delicatezza che
possedeva, e quando alla fine tolse le dita dall'interno morbido e
vellutato di Tidus, un piccolo grido di disapprovazione uscì da quelle
labbra tanto invitanti.
Subito Auron appoggiò alla stretta entrata il suo sesso talmente duro da
essere quasi doloroso, cominciando a spingere lentamente e senza
esitazione.
Lacrime uscirono lente dai pozzi di chiara acqua di Tidus, mentre si
mordeva le labbra per non urlare, ma nel momento in cui incontrò quel
particolare punto dentro di lui, il dolore fu sostituito dal più intenso
piacere mai provato.
Le gambe di Tidus abbracciarono i fianchi di Auron, mentre il bacino
accompagnava le spinte sempre più forti veloci e profonde.
Le labbra ora erano strette per non lasciare sfuggire grida di piacere,
mentre il piacere si faceva strada in lui sommergendolo come un'ondata di
marea che alla fine si sfogò, vennero insieme, soffocandosi a vicenda con
un lungo bacio.
LA luna li aveva vegliati per tutta la notte, e continuò a vegliarli
quando tutti e due, stanchi e appagati, si alzarono dal morbido
muschio per tornare al campo.
Avevano soffocato e annegato le reciproche paure e angosce l'uno
nell'altro, usandosi per sfogarsi e quietarsi.
Non si chiedevano amore, almeno non per il momento, ed era bastato loro
trovare un sostegno l'uno nell'altro.
Fine
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