DISCLAIMERS allora : syren pucci è solo miomio e Ilya è di schu...e di
syren of course!
NOTE mi spiace per il ritardi ma siccome follia e eclipse sono collegate nn
potevo postare prima una e poi l'altra ç_ç commentate mi raccomando!
kmq...la conversazione con syren e jhoann la leggerete nel prossimo capitolo di
follia...avrei potuto postare questo capitolo di eclipse dopo ma nn volevo farvi
aspettare così tanto....visto come sono brava? ^^
Eclipse
parte VIII
di Mikako &
Schuschu
Due ore.
Due ore in cui aveva contato il ticchettare sottile dell'orologio
dell'ubriaco che biascicava accanto a lui.
Due ore in cui il suo cuore si era placidamente poggiato sull'orlo di
bicchieri di birra e acqua alternativamente rischiando ogni volta di
cadervici dentro con un tonfo.
Un trillino dal cellulare. Solo l'ennesimo coglione che fingeva di
volergli bene. Dove erano tutti quando lui stava veramente male?
Quando quel bastardo gli aveva rovinato la vita?
"sopporta"
"su forza!"
"è un cretino ma è così"
e lui ne aveva le palle piene di quelle persone che dicevano di volergli
bene ma non poterlo difendere.
Appoggiò il bicchiere con cui stava giocherellando sulla superficie
macchiata del bar. Dietro un occhialuto barista dagli stanchi occhi
azzurri serviva l'ennesimo cliente bestemmiando in una lingua dalla
sonorità slava.
Erano due ore che Syren e Johann si chiarivano parlando di chissà cosa e
aveva visto mille emozioni passare sui loro volti come dei veli che
scivolassero via, subito sostituiti da nuovi. Poi si era semplicemente
stufato di guardare, si era voltato e da allora non aveva dato che
occhiate fugaci mentre Eva alle sue spalle parlava al telefono con un
essere misterioso.
Alzò gli occhi fissando una bottiglia a specchio appoggiata sulle mensole
del barman. Era curioso come un oggetto inanimato potesse riflettere in
quel modo la Realtà.
Poteva vedere chiaramente la stanza dietro di loro, diventata convessa e
Syren e Johann...
Ci mancò poco che sputasse il chewing gum per la sorpresa. Si stavano
baciando, per quanto fugace potesse essere.
La gelosia bruciò in pochi attimi tutta la calma che si era creato e gli
ci volle uno sforzo enorme per farla tacere, almeno momentaneamente.
Il locale girava, un luogo magico che si potrebbe solo sognare, con la
confusione alienante e il caldo che soffocava ogni movimento. Il sapore di
Jhoann su di se. Di nuovo. Frugò il locale finchè vide Ilya, finalmente,
aveva solo bisogno di un pò di calma, aveva solo bisogno di lui. Tutto
quello che si erano detti... perché Jhoann non gliene aveva mai parlato
prima?
Con la testa piena di confusione e nell'anima lacrime /una goccia di
pioggia che scivola sul viso di un angelo/ quelle che non riusciva a
versare, quelle che non avrebbe mai versato, si lanciò verso Ilya
stringendosi a lui e rischiando di far cadere entrambi, nascose il viso
fra i suoi capelli profumati e mormorò "andiamo via di
qui"
Ilya tremò , la gelosia per un secondo lo riafferrò per i capelli
trascinandolo lontano. Ma fu solo un attimo.
"Si ok" pagò il conto e si alzò col portafogli decisamente più
leggero e il cuore un po' più pesante.
Lo prese sottobraccio come due vecchi amici.
"Come stai?"
riflette, seriamente messo in crisi dalla domanda...gia...come stava?
"preferirei non stare da nessuna parte adesso" borbottò, ma
sapeva di essere ingiusto. Sapeva che Ilya aveva bisogno di una risposta,
così pressandoglisi contro disse " credo meglio" seguì con lo
sguardo il percorso di un automobile che sola sfrecciava nel buio, come
inghiottita da un mostro dal fiato putrido, " adesso possiamo
celebrare un bel funerale con tante corone variopinte e dire la messa al
mio passato" ridacchiò, si sentiva sempre a disagio quando doveva
parlare non di fatti ma di come si sentiva, non sapeva mai cosa dire o
come dirlo.
Ilya alzò le spalle. Non ci credeva. Nessuno si getta mai alle spalle il
passato o peggio ancora il grande amore. "Torni a casa o che?"
forse la gelosia c'era ancora...
"uf...nn mi credi eh?" lo disse in tono disinvolto, come se nn
importasse davvero, dopotutto era impossibile far cambiare idea alle
persone con le parole, meglio dimostrarlo con i fatti.
Alzò il viso malizioso verso quello del suo ragazzo sussurrando " mi
vuoi a casa tua?" riprendendo i soliti atteggiamenti pazzeschi e
calando una maschera sui suoi sentimenti e quello che provava.
Come sempre.
"Ci porterei il mio ragazzo...ma tu hai troppo trucco in faccia da
pagliaccio per essere lui" si spostò di lato andando verso la
fermata del bus per aspettare il secondo passaggio che lo avrebbe
riportato in un ora e mezza a casa.
Si rabbuiò un attimino avvicinandoglisi "heii cosa c'è?"
poteva sembrare un tono scherzoso e vagamente ironico. Poteva. Ma c'era
una sfumatura terribilmente triste in fondo, di chi si trattiene dallo
scoppiare solo per abitudine.
Dopotutto era sempre così.
Prima o poi tutti lo abbandonavano, ma adesso non era il momento di
compiangersi.
Era stato uno stupido! Aveva sperato di poter arrivare a casa e sfogarsi
su Ilya buttandogli tutto addosso...magari senza spiegargli nulla.
Egoista. Non aveva pensato a lui, a quello che poteva aver provato, a come
si sentiva.
"Andiamo a casa ma ti prego non fingere di stare bene, è
patetico" fermò il bus bianco col braccio tirandosi dietro Syren
sulla vettura lunga. Ci misero forse meno del dovuto per una volta, quasi
che il tempo si fosse messo d'accordo con loro.
Scesero dall'ultimo pullman proprio dietro casa sua e gli ci vollero pochi
minuti per attraversare la strada, aprire il portone, salire con
l'ascensore che, benedizione del cielo, era anche funzionante e infilarsi
nell'appartamento.
Fingere...in fondo l'aveva sempre fatto, gli veniva automatico. Anche
quando non avrebbe dovuto.
Solo che era stanco. Di fare qualunque cosa, anche parlare gli costava uno
sforzo enorme, anche pensare. Sopratutto pensare.
Si sedette sul divano lentamente, senza buttarsi come faceva di solito, e
sospirò dicendo " mi ha spiegato tutto. Perché se n'è andato, cosa
provava, come si sentiva... forse un po' in ritardo. Ma più o meno ho
capito. Abbiamo parlato di noi, come amici ecco." Si passò una mano
nei capelli, oddio pensare a Jhoann come amico faceva un effetto strano ma
in fondo era quello che aveva percepito mentre parlavano, i ruoli erano
scesi come fossero naturali fra loro, amici come potevano esserlo solo gli
ex amanti.
" e alla fine il bacio era solo un modo per dirci addio...per dire
addio a tutto. Una conferma si può dire" ecco. Aveva sentito il
bisogno di dirglielo, anche per tranquillizzarlo, ma sopratutto per se
stesso.
Per cercare di raccogliere i cocci della sua vita prima che questi
diventassero troppo pungenti e lacerassero ancora di più le sue ferite.
Gli aveva detto solo quello che era successo, senza parlare di come si era
sentito ma era + forte di lui, aveva paura forse. Il solo dirlo avrebbe
reso reale la sua anima.
"Sei a pezzi vero?" ma non attese la risposta e scomparì nella
cucina per poi uscirne coi capelli sciolti e due fette di torta
"rimpolpiamo gli zuccheri" sorrise sedendosi sul divano e i
capelli rossi scivolarono un po' ovunque spargendosi come una aureola di
fiamme.
"E' normale quando si è tristi avere bisogno di dolci" posò la
propria fetta di torta sul comodino accanto al divano.
"Beh sono felice che vi siate chiariti" avrebbe voluto sapere di
più ma si rendeva conto che non era quello il momento adatto e così
tacque stiracchiandosi e accendendo oziosamente la tv.
si strinse un poco a lui, mentre piccole lacrime traditrici scivolavano giù
dagli occhi profondi e tristi di Syren, non piangeva perché era ancora
innamorato di Jhoann o perché avrebbe voluto tornare indietro. Questo
bisogna capirlo. Piangeva per se stesso. Per tutto l'amore buttato, per
tutto il tempo perso dietro a un dolore che avrebbe potuto non esistere,
per l'occasione gettata. Per tutto questo e molto altro ancora. E
non era nemmeno pianto /incredibile/ semplicemente, senza che un solo
angolo del suo volto si muovesse, e assolutamente in silenzio, le lacrime
scesero. In quel modo che è un modo bellissimo, un segreto di pochi,
piangono solo con gli occhi, come bicchieri colmi fino all'orlo di
tristezza, e impassibili mentre quella goccia di troppo alla fine li vince
e scivola giù dai bordi, seguita da mille altre, e immobili se ne stanno
li mentre gli cola addosso la loro minuta disfatta.
E piangeva, in quel suo modo invincibile, quando prese la sua fetta di
torta in mano, senza dire nulla, e cominciò a mangiarla...come se non si
fosse accorto di niente.
Ilya lo osservò indeciso sul da farsi.
Avrebbe dovuto dirgli che sarebbe passato? Non sarebbe stato vero
Che la vita sarebbe continuata? Bugia.
Si limitò a carezzargli una spalla lentamente.
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