Eclipse

parte V

di Amy e Mikako


Risvegli--------

La mattina come sempre era giunta col suo disco arancione, i suoi fantasmi di luce che pallidi signori delle vie oscure passavano sul selciato grigio e scomparivano man mano che la mattina si inoltrava, rincorsa dalle ore e dai minuti.
Occhi stanchi e capelli in ordine per chi non si era coricato, per chi come Ilya aveva fissato l'alba nascere e morire dietro al sole giallo nel silenzio e nell'aria gelida d una Torino ancora dormiente.

Syren aprì un occhio con estrema fatica, troppo intontito per fare nient'altro che non fosse mugugnare qualcosa sul fatto che ha fame. 
d'altronde mangiare era il suo primo pensiero la mattina e l'ultimo la sera!
si mosse lentamente nel suo abbraccio, stirandosi un po', ancora con un occhio chiuso e uno aperto, si voltò e posando un bacio lieve sulla guancia di Ilya lo salutò con un "ho fame"

Ilya si voltò aggrottando un sopracciglio "Mio dio sei una fogna!" ridacchiò alzandolo di peso e prendendolo in braccio "Brutta notizia: io mangio solo cose salate di mattina e invece mi sa che tu sei tipo da dolce o no?" lo depose sul tavolo della cucina in fintogranito lamentandosi falsamente del peso.

Syren ridacchio, un po' più sveglio stavolta, dicendo "beh posso sempre prendermi il dolce in un altro modo" in tono malizioso, avvicinò le labbra alle sue perdendosi nel bacio, un po' dolce  un po' violento, il primo di oggi.
Si staccò a fatica con il viso ancora appoggiato nel incavo del suo collo borbottò "ma come sei sensuale anche di prima mattina...vorrei sapere come fai...io sembro uno zombie!"
Passando come sempre da un pensiero all'altro senza alcun filo logico, a volte neanche lui riusciva a stare dietro ai suoi pensieri!

"Semplice: non ho dormito" rispose Ilya scoppiando a ridere per mascherare l'imbarazzo della prossima risposta che di sicuro avrebbe dovuto dare "Tu invece sei un mostro quindi ora vedi di scendere e andarti a lavare e pettinare che così sembri un selvaggio!".
Era strano avere di nuovo qualcuno con cui ridere. Di solito doveva  fare da balia a tutti i suoi amici: preparare loro da mangiare, tirare giù dal letto, fornirgli il caffè caldissimo, cercare di tirargli su di morale...insomma fare la mamma. 
"Su su non ammetto repliche..."

l'espressione di Syren ricordava molto quella di un bambino ferito nell'amor proprio..."potresti almeno dirmi che non è vero e che sono bellissimo! insensibile! "
Sbuffò sparendo nel bagno senza dargli il tempo di replicare, poi realizzando solo adesso quanto aveva detto prima chiese " e perché non hai dormito?"
tornò con la testa dentro il bagno, aprendo l'acqua della doccia e infilandocisi sotto urlò "guarda che io aspetto una risposta eh! ho un super udito e sento tutto..."

Si appoggiò allo stipite della porta del bagno, coi capelli rossi che ondeggiavano prigionieri del' immancabile coda.
"Io...beh io russo" arrossì passandogli l'accappatoio e sedendosi sul water chiuso mentre aspettava che Syren si vestisse.

"davvero? oh beh...guarda che fino a tre anni fa dormivo in camera con mio fratello...e lui altro che russare...parlava nel sonno! e mica frasi sotto voce...no no urlava proprio!  Una volta ha anche camminato" continuò a vestirsi, non era bravo a dire cose dolci, soprattutto se le pensava veramente... preferiva buttarla sullo scherzo, alleggerire la situazione...era sempre stato così. Appena finito di vestirsi si avvicinò a Ilya, passandogli un braccio intorno alle spalle e chinandosi per dargli un bacio fra i capelli disse " io vado a prendere qualcosa di dolce per la colazione...sempre che tu non voglia sostituirti e farti mangiare da me!"

Ilya sorrise ma non rispose, semplicemente prese Syren gli mise i soldi in mano e lo mise alla porta salutandolo con un ciao ciao agitando la mano destra.
*cavolo spese pazze questi giorni* pensò fra se e se pensando che probabilmente avrebbe dovuto prima o poi ridimensionarsi.

dopo aver praticamente sbancato il bar si apprestò a tornare a casa, per la prima volta dopo mesi stava bene. Veramente bene. La pace penetrava in lui /breve fuoco che nel calore di un istante si consuma lasciando dietro di se lacrime di luce/ finalmente, la quiete. 
Il cuore che tornava a desiderare la presenza di qualcuno vicino, qualcuno che non fosse Jhoann o Fabien, qualcuno che era semplicemente Ilya. E basta. Aveva cercato di allontanarsi, neanche molto convinto a dire la verità, ma poi ci aveva subito rinunciato...sembrava che non riuscisse a stargli lontano.
Forse era un bene.
Forse avrebbe potuto fare qualcosa.
Qualcosa per lui.
Stava ancora pensando, chiuso nella sua mente, quando sei sagome gli si posero di fronte, i suoi vecchi amici. Persone che avevano il potere di annullare la sua volontà e con il semplice tocco di una parola renderlo una piccola marionetta...o almeno così era stato in passato.
Ormai era sotto casa e voleva solo entrare e andare da Ilya, non ci voleva questo incontro ora.
Il più grosso gli si avvicinò, strusciandoglisi contro come un cane, sembrava si fossero lasciati solo ieri e non mesi fa.
"ma guarda che coincidenza... non saluti più i tuoi amici?"
Syren si irrigidì immediatamente allontanandosi da quel contatto, troppi ricordi, troppe sensazioni contrastanti, troppo tutto. Troppo per affrontarli come vuole e restare impassibile.
"ciao. Adesso però devo andare, ci vedremo un altro giorno..."
con il tono di voce di chi non ammette repliche e lo sguardo che sembrava volergli perforare l'anima.
"hai clienti tesoro?" scoppiò a ridere, una risata sgradevole di chi è abituato a sentirsi dire sempre di si. Sempre.
*ma come facevo a scoparci* pensò disgustato, il viso che tratteneva a stento i suoi pensieri " si" breve, secco. Tanto Sergio non avrebbe cambiato idea qualunque cosa gli avrebbe detto...tanto valeva lasciarglielo credere.

Ilya dall'alto osservava ogni cosa.
Era uscito poco prima per seguire il suo uomo che si muoveva come una ombra di luce fra le mille luci fatte di ombre che correvano verso uffici pieni di stress o scuole piene di fumo.
Appoggiato al parapetto di ferro del balcone lo aveva osservato camminare sicuro, interrompersi e parlare con qualcuno. Qualcuno che aveva molta confidenza con Syren e che lo schifava abbastanza.
Quanto non conosceva di lui?
Scosse la testa mestamente.
Non poteva fare che ipotesi.
E non gli piaceva.
Lo avrebbe aspettato.
Lo seguì con lo sguardo scomparire e a lungo continuò a fissare quelle sei sagome di varie altezze. Sopratutto quello che si era strusciato addosso a Syren.
*una serpe* e quella definizione non si fermava solo al modo che aveva di muoversi ma anche a quello che poteva "immaginarsi" della sua anima.
Il campanello che suonava ininterrottamente gli fece quasi venire un collasso.
"Arrivo" sussurrò privo della normale allegria che avrebbe avuto in una simile occasione.

Appena aprì la porta si accorse che c'era qualcosa di diverso...ma non si soffermò ad osservarlo. Pensava.
Si gettò praticamente fra le braccia di Ilya, in silenzio, stringendosi a lui con una voglia matta di raccontargli l'incontro appena avuto e la consapevolezza che avrebbe dovuto dire molto di più. Non si sarebbe potuto fermare una volta iniziato.
Un altro pezzettino di se stava per andarsene, staccarsi dalla sua anima, viaggiare nel sangue per sprizzare fuori da una ferita non ancora rimarginata. Non del tutto.
*ma lo sarà mai?*
Ancora abbracciati, ancora col calore di ilya addosso /per scacciare Sergio, per scacciare perfino il suo ricordo/ *ma voglio dargli un pochettino di me* "hai visto la scena di prima vero?"

Ilya assentì posando un bacio sul capo di Syren (che fortunatamente era di un paio di centimetri più basso) "Si... chi erano?" Si allontanò da lui andando verso la cucina, il luogo dove passava più ora in assolute e che ormai aveva eletto come spazio ludico, di studio e di canto oltre che di pura preparazione mensa.

il sangue stava per uscire ormai...inutile tentare di richiudere una ferita lasciata aperta per troppo tempo. Si sedette sul tavolo, a testa bassa, cercava le parole, le trovò. " ti ho detto che me ne sono andato da casa dopo che Jhoann mi ha lasciato. Beh sono andato via con loro, abbiamo girato un po' tutta l'Italia...a me non interessava cmq. Ero come morto. Se puoi capirmi...come se non fossi io a muovermi, ma qualcuno mi tirasse i fili dall'alto. E ho fatto di tutto in quel periodo. davvero di tutto." si interruppe per guardarlo negli occhi, gli occhi grigi, ora fissi su di lui a imporgli di proseguire
" anche prostituirmi." una parola che suonò come una fucilata nel silenzio assordante della stanza. Non  era questo che voleva dire in ogni caso. " e loro...beh, mi procuravano solo i clienti all'inizio, poi hanno cominciato a darmi anche coca. A me non interessava...volevo solo non pensare, troppo vigliacco per uccidermi, troppo stupido per oppormi a tutto quello. E mi sono fatto. Per tutto il periodo che sono rimasto con loro. Fino a che Fabien non mi ha trovato e  non mi ha salvato si potrebbe dire. Mi ha fatto vedere quanto sudicio ero diventato, quanto stupido...continuavo a  dare la colpa a Jhoann ...e lui si incazzò...dovevi vederlo." 
silenzio.
" mi ha detto che ero uno stronzo che Jhoann era una scusa e che lui era ancora più coglione di me perché mi voleva bene nonostante tutto. Insomma non è merito mio se ne sono uscito."
si stese sul tavolo, aspettando una risposta, qualcosa  capace di afferrarlo dal mare dei ricordi dove si era tuffato e riportarlo a galla.
Chiuse gli occhi. Era tutto passato eppure poteva ancora sentire i venti della follia agitarglisi nella mente.
E faceva un male tremendo.

A poche decine di centimetri da lui gli occhi grigi di Ilya si erano fatti liquidi e pensierosi. Come ogni volta in queste situazioni si ritrovava a pensare a cosa dovesse dire.
Non concepiva l'amore come furore non poteva assolutamente capire qualcosa che andasse al di là del raziocinio o del compagnaggio ed era ben conscio di questi suoi limiti che spesso gli impedivano di capire come una persona potesse provare una simile passione bruciante.
Ripensò alle parole di un suo racconto *amor mi colse come morbo*.
"Io dovrei dire qualcosa vero?" sospirò mettendo la teiera sul fuoco " tu sei dipendente da droghe? Ammalato? Scusa se sono un po' diretto ma sono una persona razionale, forse troppo a volte" gli passò alle spalle, carezzandogli i capelli che pendevano dal bordo del tavolo.

non si mosse, immobile quasi a godersi le lievi carezze di Ilya, pensava che non gli importasse come avrebbe reagito, pensava di essere preparato a tutto...ma ora scopriva il desiderio ardente che Ilya gli assicurasse che andava tutto  bene e che non gli importava.
Impossibile. " no non sono dipendente" in un sospiro" e ho l'epatite.
Non mi ricordo che tipo...so solo che non posso mangiare determinati alimenti..." s'interruppe guardandolo " e che non è contagiosa"

Si avvicinò allo stereo e spinse il tasto del play. Come al solito i Linkin'park urlavano dalla cassetta la loro rabbia.
"She can't hide no matter how hard she tries
Her secret disguise behind her lies
And at night she cries away her pride
With eyes shut tight, staring at her inside
All her friends know why she can't sleep at night
All her family asking if she's all right
All she wants to do is get rid of this hell
Well all she's gotta do is stop kidding herself "
era così semplice seguire le parole, la rabbia, l'espressione del volto....tutto.
Perchè erano parole giuste nel momento giusto, quasi una coincidenza voluta e ottenuta da uno stupido stereo.
in un movimento meccanico cacciò i bicchieri della sera prima nel lavabo pieno di schiuma e acqua calda e vi versò la candeggina, allontanandovisi per non respirare l'odore venefico.

Syren non perdeva neanche un movimento, non sapeva cosa si era aspettato...probabilmente il fatto che non l'avesse buttato fuori di casa era già tanto.
Ad ogni modo anche se cercò di non darlo a vedere il fatto che lavasse i piatti con la candeggina lo ferì... preferiva che glielo dicesse chiaramente se voleva che se ne andasse, non era il tipo da fare scenate lui.
Si alzò dal tavolo andando a stendersi sul divano, forse esagerava ma tutto quello che aveva detto gli era entrato dentro nuovamente, era come se lo avesse rivissuto.
Ogni parola era una stilettata, non aveva mai raccontato quella storia a nessuno prima d'ora...nemmeno Fabien sapeva tutto. Perché l'aveva detto a Ilya?
Il dolore era ancora vivo e reale...non sarebbe scomparso semplicemente ignorandolo, avrebbe dovuto saperlo.
Avrebbe dovuto affrontare tutto già da tempo.
Si mise una mano sugli occhi, sospirando, quasi volesse essere sentito e contemporaneamente non gli  importasse nulla.

Ma la musica assorbiva ogni rumore, rendendolo ovattato, ingoiandolo come un medicinale scaduto.
Come una carta assorbente che toglie le sbavature alla realtà.
Chiuse l'acqua lasciando i piatti nel detersivo e disinfettante per poi lavarli accuratamente in un secondo tempo.
"Syren..." lo richiamò abbassando la musica, scivolando alle spalle del divano, appoggiato alla testiera sorridendo.

Non si mosse, restò con gli occhi chiusi a pensare. A tutto e a niente. C'era una parte (molto grande a dire la verità) di lui che voleva gridare, urlare spaccare tutto e andarsene. Non per Ilya Ma per se stesso.
Per sfogarsi, per mandare via quella rabbia tremenda che provava...rabbia, schifo/per se stesso / tutto questo.
Un altra parte invece era ancora svuotata, stanca dalla confessione, / e non era nemmeno tutto! non gli aveva detto nemmeno tutto!/ stanca. Vorrebbe solo avere una chitarra fra le mani e suonare.
E continuare a non pensare a nulla.
"mmmmmm?" rispose, sentiva la sua presenza, il suo calore.

"Io non so mai come reagire" le mani di Ilya gli si infilarono fra i capelli, massaggiandone la base "Io...non è come tu pensi. la candeggina intendo" i polpastrelli premevano e rilasciavano la pelle rilassando le terminazioni nervose.

Syren socchiuse gli occhi, nella testa solo i lampi di beatitudine che il massaggio gli procurava, era stanco di ritrovarsi sempre con in mano un filo che sperava spezzato.
"e com'è?" un sussurro che scivolò via dalle sue labbra arrivando a mala pena alle orecchie di Ilya.
" e kmq io non pretendo che tu mi dica niente...cioè...solo cosa pensi. Non so...ti fa schifo quello che ho fatto, non ti importa, che cazzo ne so! Qualcosa!"
ma senza rabbia, bisogna immaginarselo detto senza rabbia.

"Non lo so cosa penso. Sarò sincero: devo ancora immagazzinare per bene le informazioni ma...se ne sei uscito pulito presumo non importi" Ilya sospirò. Quel tono stanco lo feriva più di tutti gli urli che Syren avrebbe potuto fare. Sembrava rassegnato e questo lo faceva andare fuori di testa.
Syren sembrava essersi semplicemente abbandonato in balia degli eventi e dei pensieri, senza essere in grado di gridare ciò che stava sentendo.
"E per la candeggina non è per te ma...per me" la voce divenne un sussurro.

Si voltò di scatto, guardandolo negli occhi grigi, chiedendo in silenzio se faceva sul serio "per te?"
avrebbe voluto fare qualcosa, sfogarsi in un certo senso...ma non sapeva neanche come. Non era mai stato troppo bravo. L'ultima volta che non aveva avuto a portata di mano una chitarra per farlo...beh si era fatto ed era quasi morto. Come glielo dici a un ragazzo così che vorresti urlare ma ormai hai perso la voce? Che ogni cosa farai il passato non cambierà...ed è inutile anche solo pensarlo? Anche se fa male.
Come glielo dici?

Il rossino si sedette, tirando su le gambe dei calzoni e poggiando invece quelle di Syren sopra di se.
"In genere evito di dirlo perché mi tacciano di essere un rompipalle che si lamenta sempre ma io non ho difese immunitarie o perlomeno le ho talmente basse che qualsiasi microbo passi per me diventa una malattia" sorrise ma quello che increspò le sue labbra fu un sorriso tenue come un pallido sole d'inverno "e...beh so in un certo senso come ti senti anche se per motivi differenti" socchiuse le labbra e gli occhi e il suo volto parve di colpo così distante e lontano, come se non fosse neppure più li. 
"A volte vorresti urlare finché non abbia più voce eppure non ci riesci...e ti viene solo un urlo muto o peggio ancora nulla. Vedi quando la gente ti vede sorridere sempre si aspetta che tu sia sempre allegro e quando ti vede depresso perde un punto fermo e si spaventa. Essere allegri è una condanna lo sai?" lo guardò ma i suoi occhi parevano fissare un punto indefinito oltre Syren o dentro di lui.

Syren sogghignò, come se non lo sapesse! Per lui era sempre stato così, rideva scherzava con tutti, si comportava come una prostituta...così sfacciato da mettere in imbarazzo tutti. E tutti non si aspettavano che questo da lui. E quando vogliamo distruggere l'immagine che gli altri hanno di noi...facile che ci prendano per pazzi.
Si alzò  di scatto, sedendosi in braccio a Ilya e stringendolo. Non sapeva nemmeno perché...forse per ricordargli che c'era. " a volte dobbiamo fottercene di tutto e fare quello che vogliamo" sussurrato all'orecchio.
"beh magari non come me che faccio solo quello che sento senza preoccuparmi troppo degli altri...."
restò così, ad ascoltare il suo cuore, a sentirlo e a farsi sentire.
Si stava lentamente ricaricando...forse era stato un bene parlare con Ilya.
"e kmq a me non importa di essere malato e di quello che la gente pensa...a me importa cosa pensi tu!"

Ilya sogghignò "io penso che tu sia molto carino e anche...che il Syren che mostri in giro non sia quello che io amo di più" allungò una mano fino a giungere sotto il maglione solleticargli lo stomaco.

si ritrasse ridendo, "come sarebbe a dire? io ti amo in tutte le tue forme...non è mica giusto che tu preferisci uno all'altro!" gli mostrò la lingua...senza rendersi minimamente conto di quello che aveva detto. Alle volte assomigliava davvero ad un bambino, un contrasto incredibile con tutto quello che aveva passato e  la sua anima. Pazzesco.

"E io invece no e non credo che mi sopporterai ho tanti lati negativi: per esempio sono un attivista convinto del condom...ah si e anche del sadomaso e poi? Ah si sono uno scrittore estremamente permaloso" e risero mentre Ilya enumerava i suoi difetti sulle dita e poi a voce, quando le dita non bastarono più.



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