DISCLAIMERS i pg sono tutti nostriiiiiiiiiiiii
(adoro le original solo per poter dire questo!ehehe)
NOTE alloooooooooooora...beh niente...commentate^^;(stasera sono motto stringata
e coincisa^^Ahhhhhhhhhhhhh si!! In questo capitolo fa la sua comparsa un nuovo
pg...lo gestisce schu^^(Fabien ovviamente lo gestisco io^^)
Eclipse parte
III
di Amy e Mikako
I giardini erano abbastanza distanti e pericolosi a quell'ora ma si
sarebbero tenuti accanto alla piazza principale, in questo modo era di
sicuro n luogo più rispettabile.
Ilya saltò sulla panchina sedendosi sullo schienale senza troppi
complimenti. Il parco era umido e buio e davanti a loro lo spiazzo con il
monumento era occupato da qualche coppietta che slinguazzava rumorosamente
manco dovesse scopare in mezzo a tutti.
"Io mi chiamo Ilya" disse Ilya sorridendo e porgendogli la mano,
rispondendo solo ora a quella domanda che gli era stata posta circa
mezzora prima.
C'era un vento freddo ma il suo cappotto piumotto grigio lo riparava da
ogni spiffero, fin troppo.
Syren si sedette a gambe incrociate sulla panchina, afferrando la mano che
Ilya gli porgeva, non potendo fare a meno di notare com'era morbida e
liscia la sua pelle, e come avrebbe desiderato saggiarla con le labbra.
" io sono Syren" seguendo il suo istinto come sempre portò la
mano alle labbra e baciandogliela aggiunse "a tua disposizione per
qualunque cosa "
Ilya lo guardò inarcando vistosamente un sopracciglio "E' la prima
volta che mi trattano come una signoraaaa" la sua voce si tese
andando a tendere verso un checchismo acuto. Poi scoppiò a ridere, una
risata che iniziava con un sogghigno e che lo faceva somigliare tanto al
Mattley delle pazze corse dei cartoni Hanna Barbera.
"Scusa...Syren hai detto? Syren come sirena?"
Syren gli scoccò un occhiata d'ammonimento e rispose imbronciato
"si! E non ridere! mia madre era fissata con queste cose, sirene e
fate e roba simile" poi sogghignò "però mio padre al secondo
figlio si è ribellato e ha scelto lui il nome...poteva decidersi prima
dico io!" giocherellò con le dita del ragazzo che aveva abbandonato
la mano fra le sue e lo guardava in silenzio, Syren lo scrutò attento,
era stato preso in giro fino alla nausea per quel nome fino a quando non
si era deciso a rompere il naso al rompicoglioni che aveva iniziato tutto,
se trovava anche il più piccolo segnale di ilarità non sapeva che
avrebbe fatto.
Ma Ilya si rivelò, come sperava, diverso da tutti quelli che aveva
conosciuto.
Si sarebbe aspettato una risata e invece incontrò uno sguardo di
rimprovero e una affermazione serissima "E' un nome bellissimo e
soprattutto molto particolare. Dovresti andarne fiero....e poi ha qualcosa
di magico no?" il suono duro delle parole si sciolse in un sorriso.
Ilya aveva subito adorato quel nome dal suono un po' stridente,
ammorbidito dal suono della r e della n finale.
Syren gli strinse la mano più forte e poi allungando le gambe e
appoggiando la testa sullo schienale della panchina commentò:
"uhm.., infatti, mi piace, è agli altri che di solito non piace,
anche se secondo me è solo invidia, perché io sono bellissimo e ho un
nome stupendo e loro no!"
concluse sogghignando e alzando gli occhi a guardare il cielo.
Troppo bello.
Gli faceva salire dentro una voglia irresistibile di cantare... una di
quelle canzoni dolci e tristi che piacevano tanto a sua madre e che lui si
era sempre rifiutato di suonare, le trovava stucchevoli e smielate...però
adesso ci sarebbe stata proprio bene!
"dimmi una canzone che ti piacerebbe ascoltare"
Ilya pensò, mentre una carezza gelida si impossessava del suo cuore e
lambiva la sua pelle, un vento invernale che portava con se l'aria
frizzantina della sera.
"Dreams...di Enya. Se la conosci" sorrise appollaiandosi meglio
sulla panchina, passandosi lentamente il burrocacao alla camomilla sulle
labbra carnose, quasi in un tic più che in una necessità.
Syren socchiuse gli occhi, riportando le parole sulla lavagna della sua
mente, scrivendole con gessi bianchi di immaginazione che si trasformavano
in note e parole e melodie.
"You're everything my dreams have seen."
(Tu sei tutto ciò che i miei sogni hanno visto. )
But, what are dreams?
( Ma, cosa sono i sogni?)
I'm walking where my dreams have been.
(Sto camminando dove i miei sogni sono stati.)
But, what are dreams?
(Ma, cosa sono i sogni?)
Can I believe these spells I feel?
(Posso credere a queste magie che sento?)
I'm wary now.
(Sono prudente ora. )
Can I believe, or is this real?
(Ci posso credere, o è reale? )
I'm wary now.
(Sono prudente ora. )
Just like some new-born creature, I
(Come alcune creature neonate, io. )
What are dreams?
(Cosa sono i sogni? )
A child in need of love and care.
(Un bimbo bisognoso di amore e cura. )
Tell me what, tell me what are dreams?
(Dimmelo, dimmi cosa sono i sogni? )
Can I believe these spells I feel?
(Posso credere a queste magie che sento? )
I'm wary now.
(Sono prudente ora. )
Can I believe, or this is real?
(Ci posso credere, o è reale? )
I'm wary now.
(Sono prudente ora. )
Just like some new-born creature, I
(Come alcune creature neonate, io.)
What are dreams?
(Cosa sono i sogni? )
A child in need of love and care.
(Un bimbo bisognoso di amore e cura. )
Tell me what, tell me what are dreams?
(Dimmelo, dimmi cosa sono i sogni? )"
e mentre la canzone andava avanti l'espressione cambiava.
Le parole penetravano del suo cuore creando echi di malinconia, ogni
singola nota sembrava scritta per lui. La stessa indecisione, la stessa
tremenda nostalgia... nostalgia di credere ancora in qualche cosa, nei
sogni, nella vita. In qualche cosa.
Come una goccia di pioggia lasciata cadere nell'asfalto, musica che lo
faceva volare in alto, che per un attimo fa abbassare tutte le sue difese
mettendo a nudo il suo cuore.
Il suo cuore che sbandava e non sapeva più che direzione prendere.
E ogni parola era una domanda, una domanda per salvarsi.
Sempre con gli occhi socchiusi osservò Ilya che ascoltava la canzone
rapito, si chiese se lui lo sapeva, che quella era l'unica canzone che in
quel momento poteva entrargli dentro.
La mano era ancora nelle sue e Syren quasi inconsapevolmente la strinse.
Così. Per fargli capire qualcosa di quel tutto che si agitava in lui.
"A child in need of love and care. Tell me what are dreams?" gli
sussurrò sorridendo Ilya.
Si, sapeva che quella canzone poteva significare molto... ma era
sempre stato così, le canzoni per lui erano parole e non solo ritornelli
da canticchiare e forse era per quello che aveva iniziato a scriverne. Ma
ora era Syren ad aver bisogno di quelle parole e lui lo sapeva benissimo,
ne era consapevole.
*ho il complesso del boy-scout* pensò il marsigliese scrollando i capelli
e l'elastico scivolò liberando molte ciocche ribelli che rimasero
elettrizzate a mezz'aria per poi riappoggiarsi sulla pelle di porcellana.
"waw anche io voglio i capelli così!!! sono troppo belli! puoi
competere tranquillamente con Fabien" esclamò Syren praticamente
stendendosi su di lui e sfiorandoli con le dita, sembravano seta.
Meravigliosamente morbidi.
Poi più seriamente disse" era la prima volta che ascoltavo quella
canzone" e nient'altro, come se questo fosse già tutto, come se
potesse spiegare le sensazioni che gli si erano scatenate dentro.
"che la cantavo a dire la verità... di solito suono roba come i
metallica o rock progressivo"
le parole come un appiglio per non cadere ancora di più, per non pensare.
Era tranquillamente steso sulle gambe di Ilya e aveva appoggiato la testa
sopra le proprie braccia, senza smettere di guardarlo e senza perdere il
solito atteggiamento da - ancora un po' è ti salto addosso- erano come
piccole perle...buttate nell'accozzaglia delle mille parole con cui lo
ubriacava e lasciate cadere a caso, apposta perché qualcuno le scopra e
forse, le raccolga.
"Canti. Lo immaginavo e suoni vero?" sciolse le loro mani
"Anche io canto sai?" Ilya diede un colpo di polso e saltò a
sedere sulla parte corretta della panchina.
"Posso chiederti una cosa? Come mai mi sei venuto a cercare?"
gli chiese come se fosse una cosa naturale, una voce priva di fastidio, al
massimo curiosa ma niente di più.
Syria che era cascato a terra dopo il salto di Ilya, si grattò l'orecchio
con aria assorta e come se fosse del tutto logico disse" ma perché
mi piacerebbe fare sesso con te chiaramente!" con un sorriso
disarmante e il tono candido di chi ha appena detto che adora il gelato al
cioccolato.
Nello stesso istante in cui Ilya gli aveva posto quella domanda
effettivamente era apparsa nella mente uno straccio di risposta seria...
ma non era assolutamente accettabile, supponeva, un - non so -!
Era sconvolto per tutto quello che aveva saputo, e per la verità lo era
ancora anche se un po' meno, aveva passato quella notte a suonare
provocando le ire di tutta la casa e i gemiti disperati di suo fratello,
con il risultato che questa mattina aveva due occhiaie tremende (come
tutti gli altri membri della casa) e l'umore più nero del suo gatto.
Poi senza dire una parola era preso ed era uscito.
Ed effettivamente i passi l'avevano condotto da Ilya... ma lui non se
n'era davvero accorto. O forse non voleva.
D'altronde quel ragazzo l'aveva colpito e gli piaceva davvero...ma era
tutto li no?
"E chi ti dice che a me piacciano i maschi? O che mi piaccia
tu!"
Ilya stava giocando al gatto col topo ma senza ferirlo, solo stava
giocando.
In effetti, Syren soffriva di un eccesso di sicurezza, anche se oggi era
più sopportabile del giorno prima.
Attenti: ho detto più sopportabile non Sopportabile!
Per un attimo un espressione fintamente delusa si dipinse nel volto di
Syren ma poi con un tono assolutamente fiducioso disse "ma io sono
bravo a persuadere le persone" il tutto condito con un sorrisetto
inquietante.
L'eventualità di non piacere l'aveva presa in considerazione ma
sinceramente non sarebbe stato un dramma...vero che non sarebbe
stato un dramma?
La possibilità di stare solo cercando di autoconvincersi lo sfiorò... ma
la scacciò subito. Quello si che sarebbe stato un dramma...innamorarsi di
nuovo e finire come con Jhoann...non avrebbe potuto sopportarlo!
Meglio fargli credere che fosse solo sesso...in fondo era cosi.
Per adesso.
"Quindi hai fatto tutta questa strada per fare sesso con me
vero?"
Ilya non lo sfiorò neppure con lo sguardo mentre si alzava lentamente e
perdeva il suo sguardo nella notte, osservando gli angoli di buio ai lati
delle strade
"Ok" disse afferrando Syren e trascinandoselo il più in fretta
possibile via, quasi correndo...anzi togliete pure il quasi.
Questo fino alla fermata del bus dove finalmente riprese fiato, cercando
di regolarizzare il suo fiatone.
Che Ilya si fosse finalmente deciso a portarselo a casa? La propria era
inagibile visto che sua madre ultimamente stava scrivendo un nuovo romanzo
e, visto che gli serviva sapere le abitudini di un ragazzo un po' punk un
po' folle come Syren, gli aveva piazzato le telecamere in camera.
E al viso minaccioso del figlio, per nulla impressionata, aveva risposto
serafica "o così o licenzio la cuoca e cucino io" la
prospettiva l'aveva terrorizzato talmente che non aveva osato
ribattere...effettivamente sua madre era l'unica capace di ridurlo al
silenzio in poco più di due battute.
Stringendosi a Ilya e passandogli le mani fra i capelli sussurrò:
"ti sei finalmente deciso?"
Ilya gli scostò le mani dal capo dolcemente "Non qui e poi il
pullman sta arrivando!"e fermò col braccio teso il pullman.
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Syren venne premuto contro il muro dal corpo di Ilya, i suoi capelli
tirati dolcemente indietro facendo si che scoprisse la gola mentre la
bocca di Ilya mordeva e divorava con passione la pelle scoperta.
Seguiva il contorno della mascella, sfiorava le labbra mordendole e si
ritraeva vietando un bacio.
Un gioco sottilmente sadico un leggero masochismo quello di Syren che si
spingeva in avanti in cerca di un bacio che sfiorava e fuggiva.
Una toccata e fuga mentre Ilya lo sollevava di peso come nei film
americani e lo mordicchiava, lasciando che la passione che si risvegliava
in Syren sfregasse contro la fibbia dura del cinturone.
Syren non riuscì a seguire tutti i passi di ciò che accadeva ma presto
si ritrovò seminudo, a quattro zampe su un letto talmente basso da parere
un futon mentre Ilya lo lubrificava col lubrificante a base d'acqua
(quelli a base oleosa possono provocare la lacerazione del preservativo).
Era...animale.
Erano due animali che si accoppiavano.
Ilya gli morse la spalla forte mentre entrava in lui con un solo movimento
fluido, spezzandogli il respiro. E Syren si sentì mancare.
Di colpo si sentiva parte di tutto.
Era il dolore ed era il piacere ed era i denti che penetravano nella
propria carne e la mano di Ilya che lo masturbava sapientemente
stimolandogli il glande e il prepuzio come un maestro d'amore.
Con un lungo gemito annegato sulle lenzuola scure Syren lasciò che la sua
passione esplodesse e in quel mondo ovattato del postorgasmo quasi non
realizzò che Ilya si era alzato ed era andato a farsi una doccia.
Si stese sul letto, gocce di sudore imperlavano il suo corpo facendolo
rabbrividire, senza pensare assolutamente a nulla prese il piumone buttato
per terra e si coprì, rannicchiandosi per scaldarsi.
Era bello non avere nessun pensiero, nessun emozione, niente. Come
se fosse svuotato nel fisico e nell'anima, era stato solo sesso, lo sapeva
più che bene...ed era quello che voleva.
Per dimenticare tutto, per cadere nell'oblio del non pensare e della
spossatezza... anche se c'era una sottile punta di rimpianto.
Avrebbe potuto essere diverso. Con un gesto stizzito si passò le mani nei
capelli, aveva avuto quello che voleva, quello di cui più aveva bisogno
in quel momento,
Il resto non contava.
Stava per scivolare nel sonno quando sentì il rumore della porta del
bagno aprirsi e capì solo in quel momento che Ilya non era con lui e che
solo adesso stava tornando...d'altronde era sempre così. Gli ci voleva un
bel po' prima di ritornare nel mondo dopo aver fatto sesso.
Sentì il suo profumo, l'odore umido dei suoi capelli appena asciugati e
le sue labbra. Per la prima volta.
Come se avesse voluto scollegare il sesso da quel bacio.
Dividerlo.
Era quello che aveva voluto fare quello strano commesso.
Aveva diviso il sesso dalle tenerezze, aveva liberato l'animale e poi lo
aveva rilegato dentro.
"Allora adesso mi vuoi dire davanti a una bella tazza di cioccolata
cosa c'è che non va?"
gli chiese carezzandogli i capelli lentamente.
Syria annuì senza dire nulla, non si sentiva in grado di parlare ancora,
era troppo stanco e non si fidava della propria voce, si alzò lentamente
dal letto trascinandosi dietro il lenzuolo e drappeggiandoselo addosso.
Prese il cel dai suoi vestiti a terra e cominciò a cliccare alcuni tasti,
"sono io" "il solito egocentrico" fu il commento di
Fabien "sono io...e pretendi che gli altri capiscano subito"
Syren ridacchiò e con voce carezzevole disse "ma tu riconosceresti
ovunque la voce del tuo migliore amante vero?" poteva quasi vedere le
guance del suo innocente fratellino imporporarsi e la voce seccata rispose
"ohhh piantala! che vuoi?" ritornò serio un attimino e
rispose" beh avvertire che non torno a cena e dire alla mamma di non
preoccuparsi per me"
silenzio "MA SEI SCEMO? "gli urlò nell'orecchio Fabien, Syren
allontanò l'apparecchio "MA SAI KE ORE SONO? ABBIAMO GIA' CENATO DA
UN PEZZO E LA MAMMA ERA INCAZZATA NERA... TE LA VEDI TU CON LEI! MI HA
ROTTO LE SCATOLE PER TUTTA LA SERA!!!!NON TI COPRO STAVOLTA
ARRANGIATI"
ahi ahi...si era arrabbiato..."uffi dai...ho perso la cognizione del
tempo...nulla di grave in fondo..."
Fabien si calmò e disse in tono ragionevole" ohh ma per me non c'è
nessun problema...ma sai il motivo di tutta quest'ansia da parte di mamma
e papà no? comunque sta fuori quanto vuoi ti copro io ciao"
E riattaccò.
Syren sospirò di sollievo e tornando a sedersi sul letto osservò Ilya e
disse col suo solito sorriso "una cioccolata ci starebbe bene"
Ilya se ne uscì con due tazze fumanti preparate prima mentre si faceva la
doccia frettolosamente.
"E ora non puoi sfuggire al tuo destino! Dai dimmi cosa ti angustia o
devo usare i miei poteri divinatori?!" sorride spruzzando panna sulla
cioccolata e passando poi il barattolo a Syren che lo afferrò, spruzzando
una montagna di panna sulla sua tazza, poi restituì il barattolo a Ilya,
e prese la cioccolata con entrambe le mani scaldandosi e appoggiando
le labbra alla tazza,
"oddio....devo raccontarti tutto? ma ci vorrà una vita!" poi
parve riflettere e disse in tono riflessivo "vedrò di riassumere al
massimo" bevve un sorso, tirò su il piumone sul corpo e comincio:
" beh...due anni fa ho conosciuto un ragazzo, ci siamo innamorati, o
almeno me ne sono innamorato io, e ci siamo messi insieme" si
sforzava di non far trapelare nulla dal tono della voce o dall'espressione
del volto, doveva annullare i suoi sentimenti se voleva riuscire a
parlarne, "e...siamo stati felici" bevve un sorso, ustionandosi
quasi, ma talmente assorto da non accorgersene nemmeno, gli tornava tutto
alla mente, i suoi capelli biondi e lunghi, gli occhi azzurrissimi, e
l'espressione del viso mentre gli parlava della sua arte o mentre facevano
l'amore, tutto.
Come un film a rallentatore. E faceva così male...aveva pensato che
parlarne lo avrebbe aiutato a far uscire tutto e a non provare più quel
dolore che lo dilaniava, ma adesso si sentiva come se stesse rivivendo
tutto, la stessa sofferenza.
"è durata un anno. E pensavo che sarebbe durata per sempre. Non
prendermi in giro! Lo pensavo sul serio. Sapevo che Johann era un tipo
imprevedibile, sempre in crisi esistenziale, non sapevi mai di che umore
sarebbe stato la mattina o se stava veramente bene o no... ma certo non mi
aspettavo che sparisse. Così. Da un giorno all'altro"
Merda! perché diavolo doveva provare ancora quell'angoscia incredibile e
sentirsi come se qualcuno lo avesse appena picchiato?
Continuò in fretta, come se volesse togliersi dalla mente il pensiero ma
allo stesso tempo non potesse omettere nulla" e io...non so...sono
impazzito credo. Me ne sono andato da casa, forse per cercarlo o forse per
restare solo. Mi ha trovato mio fratello Fabien che ero in condizioni
pietose e mi ha riportato in vita" un sorriso gli attraversò gli
occhi al ricordo della dolcezza del fratello, nonostante tutto, nonostante
lui lo mandasse via o l'offendesse in modo anche piuttosto pesante, "
è passato un anno. E io credevo di averlo dimenticato. Invece è
tornato a Torino."
Silenzio.
Come se questo già dicesse tutto
" ... e io non so più cosa penso, cosa provo o cosa voglio
fare"
Le parole galleggiavano ancora nell'aria satura di un misto dei loro
profumi mischiati con l'odore acre della cioccolata calda, dondolavano e
oscillavano nauseabonde.
"Ti ha mandato in tilt" fece Ilya pensieroso soffiando sulla
cioccolata bollente "E' per questo che prima mi son comportato così.
Sapevo che dovevi sfogarti, non pensare a nulla per un po' ma non ne
sapevo il perché" gli sorrise passandogli un dito sulla punta del
naso dove una goccia di cioccolato sfumava sul rosa della sua pelle simile
a una macchia di bronzo lasciata colare per errore da uno scultore
distratto sul marmo bianco.
"già...avevi ragione..." sorrise lievemente prendendogli il
dito e baciandoglielo "adesso devo parlare con lui e chiedergli cosa
vuole fare...sarebbe da vigliacchi evitarlo e non concluderei mai nulla...
"
rifletté un attimo "più che altro devo verificare l'effetto che ha
ancora su di me" concluse, con voce leggera e l'espressione di un
bambino che ha appena combinato un disastro.
Innocente.
Poi non disse più nulla, si stirò languidamente posando la tazza sul
pavimento e accoccolandosi di nuovo tra le coperte mormorò "ho
sonno"
"Dormi" gli sussurrò Ilya posandogli un bacio su una guancia e
i suoi capelli scivolarono in avanti solleticando il volto di Syren come
mille dita sottili e mobili.
Syren non se lo fece ripetere, già abbandonato nelle braccia del sogno,
tra le tette della Notte.
E fu così che la mattina lo colse impreparato coi suoi raggi dorati di un
sole pallido e stanco che non ce la fa a continuare a vivere.
Un sole algido come la Luna fu quello che lo strappò al suo sonno senza
sogni.
Aprì un occhio, cercando di mettere a fuoco la stanza...dov'era Fabien
che gli gettava il cuscino in viso per svegliarlo e sua madre che
spalancava la finestra?
Poi piano piano il ricordo della sera prima lo raggiunse e cercò il corpo
di Ilya accanto al suo, il vuoto.
spalancò gli occhi e si mise a sedere...non c'era nessuno e la casa era
completamente silenziosa...dove cazzo era andato?
Il suo sguardo vorace si posò sul tavolo scorgendo la colazione
abbondante che sicuramente Ilya aveva preparato per lui...senza perdere un
secondo ci si gettò sopra come se non mangiasse da un mese, la mattina
per lui era sempre tragica e se non fosse per sua madre che lo buttava giù
dal letto e per la colazione pronta non c'è l'avrebbe mai fatta a
svegliarsi del tutto!
Mentre si abbuffava il pensiero corse a Ilya, pazzesco...non aveva mai
parlato così tanto di se come con quel ragazzo...perfino con Fabien non
parlava così!
Era lui che doveva intuire cosa provava in base al tono di voce e
all'espressione del viso.
Mentre con Ilya si era sentito tremendamente bene...pure troppo!
E non gli aveva dato consigli non richiesti.
Non lo aveva giudicato.
d'altronde se solo avesse intuito che si sarebbe comportato in questo modo
non avrebbe mai parlato.
Adesso però un saluto avrebbe pure potuto farglielo!
Doveva essere il suo destino quello di essere abbandonato senza una
parola.
In ogni caso oggi pomeriggio l'avrebbe rivisto al negozio, a dire la verità
non sapeva ancora cosa dirgli e perché voleva rivederlo...aveva avuto
quello che voleva no? Cosa pretendeva ancora? Nella sua foga divoratrice
quasi ingoia anche il pezzettino di carta che c'è sotto le brioches, le
lo sfila dalla bocca imprecando e legge
"Stai su. Io esco. Fai come se fossi a casa tua, basta che non mi
mangi i pesci rossi. Cerea." lo sguardo corse per la stanza fino ad
incontrare la vasca dei suddetti pesci e osservandoli esclamò: "ma
che carini! se li vedesse
Sybil..."
poi un illuminazione lo colse..."ma io devo andare al
lavoroooooooooooo!!!!!"
prese una penna e scrisse sotto il bigliettino "a me i pesci non
piacciono se vuoi ti porto la mia gatta...io vado a lavoro. grazie di
tutto."
guardò un attimo quello che aveva scritto, incerto se aggiungere
qualcos'altro o stracciare tutto e tornare a dormire....cosa che avrebbe
moooooolto gradito...ma poi si fece forza, mise il biglietto sul tavolo ed
usci di corsa.
Aveva lasciato uno sconosciuto in casa sua dopo esserselo portato a letto,
questo pensava Ilya mentre si stringeva nel cappotto e batteva la punta di
un piede seguendo il ritmo della musica che gli rombava le sue note nelle
orecchie.
"Ciao stronza" esclamò una voce alle sue spalle facendolo
sobbalzare.
"Oddio Simo mi hai fatto venire un colpo!" lo rimproverò ma gli
gettò le braccia al collo deponendo un bacio sulla guancia appena rasata
che sapeva ancora di dopobarba.
"Oddio ti sei fatto di nuovo bianco!!!!!!!!" esclamò mentre
scendeva dal pullman e andava al semaforo.
Che ci faceva Simone a quell'ora?! Insomma lui era il ritardatario cronico
e essere insegnante gli dava una certa "libertà di azione"...ma
in fondo che gli fregava ora che era con lui?
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