DISCLAIMERS i pg sono tutti nostriiiiiiiiiiiii (adoro le original solo per poter dire questo!ehehe)
NOTE alloooooooooooora...beh niente...commentate^^;(stasera sono motto stringata e coincisa^^Ahhhhhhhhhhhhh si!! In questo capitolo fa la sua comparsa un nuovo pg...lo gestisce schu^^(Fabien ovviamente lo gestisco io^^)


Eclipse

parte III

di Amy e Mikako


I giardini erano abbastanza distanti e pericolosi a quell'ora ma si sarebbero tenuti accanto alla piazza principale, in questo modo era di sicuro n luogo più rispettabile.
Ilya saltò sulla panchina sedendosi sullo schienale senza troppi complimenti. Il parco era umido e buio e davanti a loro lo spiazzo con il monumento era occupato da qualche coppietta che slinguazzava rumorosamente manco dovesse scopare in mezzo a tutti.
"Io mi chiamo Ilya" disse Ilya sorridendo e porgendogli la mano, rispondendo solo ora a quella domanda che gli era stata posta circa mezzora prima.
C'era un vento freddo ma il suo cappotto piumotto grigio lo riparava da ogni spiffero, fin troppo.

Syren si sedette a gambe incrociate sulla panchina, afferrando la mano che Ilya gli porgeva, non potendo fare a meno di notare com'era morbida e liscia la sua pelle, e come avrebbe desiderato saggiarla con le labbra. " io sono Syren" seguendo il suo istinto come sempre portò la mano alle labbra e baciandogliela aggiunse "a tua disposizione per qualunque cosa "

Ilya lo guardò inarcando vistosamente un sopracciglio "E' la prima volta che mi trattano come una signoraaaa" la sua voce si tese andando a tendere verso un checchismo acuto. Poi scoppiò a ridere, una risata che iniziava con un sogghigno e che lo faceva somigliare tanto al Mattley delle pazze corse dei cartoni Hanna Barbera.
"Scusa...Syren hai detto? Syren come sirena?"

Syren gli scoccò un occhiata d'ammonimento e rispose imbronciato "si! E non ridere! mia madre era fissata con queste cose, sirene e fate e roba simile" poi sogghignò "però mio padre al secondo figlio si è ribellato e ha scelto lui il nome...poteva decidersi prima dico io!" giocherellò con le dita del ragazzo che aveva abbandonato la mano fra le sue e lo guardava in silenzio, Syren lo scrutò attento, era stato preso in giro fino alla nausea per quel nome fino a quando non si era deciso a rompere il naso al rompicoglioni che aveva iniziato tutto, se trovava anche il più piccolo segnale di ilarità non sapeva che avrebbe fatto.

Ma Ilya si rivelò, come sperava, diverso da tutti quelli che aveva conosciuto.
Si sarebbe aspettato una risata e invece incontrò uno sguardo di rimprovero e una affermazione serissima "E' un nome bellissimo e soprattutto molto particolare. Dovresti andarne fiero....e poi ha qualcosa di magico no?" il suono duro delle parole si sciolse in un sorriso.
Ilya aveva subito adorato quel nome dal suono un po' stridente, ammorbidito dal suono della r e della n finale.

Syren gli strinse la mano più forte e poi allungando le gambe e appoggiando la testa sullo schienale della panchina commentò: "uhm.., infatti, mi piace, è agli altri che di solito non piace, anche se secondo me è solo invidia, perché io sono bellissimo e ho un nome stupendo e loro no!"
concluse sogghignando e alzando gli occhi a guardare il cielo.
Troppo bello.
Gli faceva salire dentro una voglia irresistibile di cantare... una di quelle canzoni dolci e tristi che piacevano tanto a sua madre e che lui si era sempre rifiutato di suonare, le trovava stucchevoli e smielate...però adesso ci sarebbe stata proprio bene!
"dimmi una canzone che ti piacerebbe ascoltare"

Ilya pensò, mentre una carezza gelida si impossessava del suo cuore e lambiva la sua pelle, un vento invernale che portava con se l'aria frizzantina della sera.
"Dreams...di Enya. Se la conosci" sorrise appollaiandosi meglio sulla panchina, passandosi lentamente il burrocacao alla camomilla sulle labbra carnose, quasi in un tic più che in una necessità.
Syren socchiuse gli occhi, riportando le parole sulla lavagna della sua mente, scrivendole con gessi bianchi di immaginazione che si trasformavano in note e parole e melodie.
"You're everything my dreams have seen."
 (Tu sei tutto ciò che i miei sogni hanno visto. )
But, what are dreams?
 ( Ma, cosa sono i sogni?)
 I'm walking where my dreams have been.
 (Sto camminando dove i miei sogni sono stati.)
But, what are dreams?
 (Ma, cosa sono i sogni?)
Can I believe these spells I feel?
 (Posso credere a queste magie che sento?)
I'm wary now.
 (Sono prudente ora. )
Can I believe, or is this real?
 (Ci posso credere, o è reale? )
I'm wary now.
 (Sono prudente ora. )
Just like some new-born creature, I
(Come alcune creature neonate, io. )
What are dreams?
(Cosa sono i sogni? )
A child in need of love and care.
 (Un bimbo bisognoso di amore e cura. )
Tell me what, tell me what are dreams?
 (Dimmelo, dimmi cosa sono i sogni? )
Can I believe these spells I feel?
 (Posso credere a queste magie che sento? )
I'm wary now.
 (Sono prudente ora. )
Can I believe, or this is real?
 (Ci posso credere, o è reale? )
I'm wary now.
 (Sono prudente ora. )
Just like some new-born creature, I
 (Come alcune creature neonate, io.)
What are dreams?
 (Cosa sono i sogni? )
A child in need of love and care.
 (Un bimbo bisognoso di amore e cura. )
Tell me what, tell me what are dreams?
 (Dimmelo, dimmi cosa sono i sogni? )"
e mentre la canzone andava avanti l'espressione cambiava.

Le parole penetravano del suo cuore creando echi di malinconia, ogni singola nota sembrava scritta per lui. La stessa indecisione, la stessa tremenda nostalgia... nostalgia di credere ancora in qualche cosa, nei sogni, nella vita. In qualche cosa.
Come una goccia di pioggia lasciata cadere nell'asfalto, musica che lo faceva volare in alto, che per un attimo fa abbassare tutte le sue difese mettendo a nudo il suo cuore.
Il suo cuore che sbandava e non sapeva più che direzione prendere. 
E ogni parola era una domanda, una domanda per salvarsi. 
Sempre con gli occhi socchiusi osservò Ilya che ascoltava la canzone rapito, si chiese se lui lo sapeva, che quella era l'unica canzone che in quel momento poteva entrargli dentro.
La mano era ancora nelle sue e Syren quasi inconsapevolmente la strinse. Così. Per fargli capire qualcosa di quel tutto che si agitava in lui.
 
"A child in need of love and care. Tell me what are dreams?" gli sussurrò sorridendo Ilya.
Si, sapeva che quella canzone poteva significare molto... ma  era sempre stato così, le canzoni per lui erano parole e non solo ritornelli da canticchiare e forse era per quello che aveva iniziato a scriverne. Ma ora era Syren ad aver bisogno di quelle parole e lui lo sapeva benissimo, ne era consapevole.
*ho il complesso del boy-scout* pensò il marsigliese scrollando i capelli e l'elastico scivolò liberando molte ciocche ribelli che rimasero elettrizzate a mezz'aria per poi riappoggiarsi sulla pelle di porcellana.

"waw anche io voglio i capelli così!!! sono troppo belli! puoi competere tranquillamente con Fabien" esclamò Syren praticamente stendendosi su di lui e sfiorandoli con le dita, sembravano seta.
Meravigliosamente morbidi.
Poi più seriamente disse" era la prima volta che ascoltavo quella canzone" e nient'altro, come se questo fosse già tutto, come se potesse spiegare le sensazioni che gli si erano scatenate dentro. 
"che la cantavo a dire la verità... di solito suono roba come i metallica o rock progressivo"
le parole come un appiglio per non cadere ancora di più, per non pensare.
Era tranquillamente steso sulle gambe di Ilya e aveva appoggiato la testa sopra le proprie braccia, senza smettere di guardarlo e senza perdere il solito atteggiamento da - ancora un po' è ti salto addosso- erano come piccole perle...buttate nell'accozzaglia delle mille parole con cui lo ubriacava e lasciate cadere a caso, apposta perché qualcuno le scopra e forse, le raccolga. 

"Canti. Lo immaginavo e suoni vero?" sciolse le loro mani "Anche io canto sai?" Ilya diede un colpo di polso e saltò a sedere sulla parte corretta della panchina.
"Posso chiederti una cosa? Come mai mi sei venuto a cercare?" gli chiese come se fosse una cosa naturale, una voce priva di fastidio, al massimo curiosa ma niente di più.

Syria che era cascato a terra dopo il salto di Ilya, si grattò l'orecchio con aria assorta e come se fosse del tutto logico disse" ma perché mi piacerebbe fare sesso con te chiaramente!" con un sorriso disarmante e il tono candido di chi ha appena detto che adora il gelato al cioccolato.  
Nello stesso istante in cui Ilya gli aveva posto quella domanda effettivamente era apparsa nella mente uno straccio di risposta seria... ma non era assolutamente accettabile, supponeva, un - non so -!
Era sconvolto per tutto quello che aveva saputo, e per la verità lo era ancora anche se un po' meno, aveva passato quella notte a suonare provocando le ire di tutta la casa e i gemiti disperati di suo fratello, con il risultato che questa mattina aveva due occhiaie tremende (come tutti gli altri membri della casa) e l'umore più nero del suo gatto.
Poi senza dire una parola era preso ed era uscito.
Ed effettivamente i passi l'avevano condotto da Ilya... ma lui non se n'era davvero accorto. O forse non voleva.
D'altronde quel ragazzo l'aveva colpito e gli piaceva davvero...ma era tutto li no?

"E chi ti dice che a me piacciano i maschi? O che mi piaccia tu!"
Ilya stava giocando al gatto col topo ma senza ferirlo, solo stava giocando.
In effetti, Syren soffriva di un eccesso di sicurezza, anche se oggi era più sopportabile del giorno prima.
Attenti: ho detto più sopportabile non Sopportabile!

Per un attimo un espressione fintamente delusa si dipinse nel volto di Syren ma poi con un tono assolutamente fiducioso disse "ma io sono bravo a persuadere le persone" il tutto condito con un sorrisetto inquietante.
L'eventualità di non piacere l'aveva presa in considerazione ma sinceramente non sarebbe stato un  dramma...vero che non sarebbe stato un dramma?
La possibilità di stare solo cercando di autoconvincersi lo sfiorò... ma la scacciò subito. Quello si che sarebbe stato un dramma...innamorarsi di nuovo e finire come con Jhoann...non avrebbe potuto sopportarlo!
Meglio fargli credere che fosse solo sesso...in fondo era cosi.
Per adesso.

"Quindi hai fatto tutta questa strada per fare sesso con me vero?"
Ilya non lo sfiorò neppure con lo sguardo mentre si alzava lentamente e perdeva il suo sguardo nella notte, osservando gli angoli di buio ai lati delle strade
"Ok" disse afferrando Syren e trascinandoselo il più in fretta possibile via, quasi correndo...anzi togliete pure il quasi.
Questo fino alla fermata del bus dove finalmente riprese fiato, cercando di regolarizzare il suo fiatone.

Che Ilya si fosse finalmente deciso a portarselo a casa? La propria era inagibile visto che sua madre ultimamente stava scrivendo un nuovo romanzo e, visto che gli serviva sapere le abitudini di un ragazzo un po' punk un po' folle come Syren, gli  aveva piazzato le telecamere in camera.
E al viso minaccioso del figlio, per nulla impressionata, aveva risposto serafica "o così o licenzio la cuoca e cucino io" la prospettiva l'aveva terrorizzato talmente che non aveva osato ribattere...effettivamente sua madre era l'unica capace di ridurlo al silenzio in poco più di due battute.
Stringendosi a Ilya e passandogli le mani fra i capelli sussurrò: "ti sei finalmente deciso?"

Ilya gli scostò le mani dal capo dolcemente "Non qui e poi il pullman sta arrivando!"e fermò col braccio teso il pullman.
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Syren venne premuto contro il muro dal corpo di Ilya, i suoi capelli tirati dolcemente indietro facendo si che scoprisse la gola mentre la bocca di Ilya mordeva e divorava con passione la pelle scoperta.
Seguiva il contorno della mascella, sfiorava le labbra mordendole e si ritraeva vietando un bacio.
Un gioco sottilmente sadico un leggero masochismo quello di Syren che si spingeva in avanti in cerca di un bacio che sfiorava e fuggiva. 
Una toccata e fuga mentre Ilya lo sollevava di peso come nei film americani e lo mordicchiava, lasciando che la passione che si risvegliava in Syren sfregasse contro la fibbia dura del cinturone.
Syren non riuscì a seguire tutti i passi di ciò che accadeva ma presto si ritrovò seminudo, a quattro zampe su un letto talmente basso da parere un futon mentre Ilya lo lubrificava col lubrificante a base d'acqua (quelli a base oleosa possono provocare la lacerazione del preservativo).
Era...animale.
Erano due animali che si accoppiavano.
Ilya gli morse la spalla forte mentre entrava in lui con un solo movimento fluido, spezzandogli il respiro. E Syren si sentì mancare. 
Di colpo si sentiva parte di tutto.
Era il dolore ed era il piacere ed era i denti che penetravano nella propria carne e la mano di Ilya  che lo masturbava sapientemente stimolandogli il glande e il prepuzio come un maestro d'amore.
Con un lungo gemito annegato sulle lenzuola scure Syren lasciò che la sua passione esplodesse e in quel mondo ovattato del postorgasmo quasi non realizzò che Ilya si era alzato ed era andato a farsi una doccia.

Si stese sul letto, gocce di sudore imperlavano il suo corpo facendolo rabbrividire, senza pensare assolutamente a nulla prese il piumone buttato per terra e si coprì, rannicchiandosi per scaldarsi.
Era bello non avere nessun  pensiero, nessun emozione, niente. Come se fosse svuotato nel fisico e nell'anima, era stato solo sesso, lo sapeva più che bene...ed era quello che voleva.
Per dimenticare tutto, per cadere nell'oblio del non pensare e della spossatezza... anche se c'era una sottile punta di rimpianto.
Avrebbe potuto essere diverso. Con un gesto stizzito si passò le mani nei capelli, aveva avuto quello che voleva, quello di cui più aveva bisogno in quel momento,
Il resto non contava.
Stava per scivolare nel sonno quando sentì il rumore della porta del bagno aprirsi e capì solo in quel momento che Ilya non era con lui e che solo adesso stava tornando...d'altronde era sempre così. Gli ci voleva un bel po' prima di ritornare nel mondo dopo aver fatto sesso.
Sentì il suo profumo, l'odore umido dei suoi capelli appena asciugati e le sue labbra. Per la prima volta.
Come se avesse voluto scollegare il sesso da quel bacio.
Dividerlo.
Era quello che aveva voluto fare quello strano commesso.
Aveva diviso il sesso dalle tenerezze, aveva liberato l'animale e poi lo aveva rilegato dentro.
"Allora adesso mi vuoi dire davanti a una bella tazza di cioccolata cosa c'è che non va?"
gli chiese carezzandogli i capelli lentamente.
Syria annuì senza dire nulla, non si sentiva in grado di parlare ancora, era troppo stanco e non si fidava della propria voce, si alzò lentamente dal letto trascinandosi dietro il lenzuolo e drappeggiandoselo addosso.
Prese il cel dai suoi vestiti a terra e cominciò a cliccare alcuni tasti, "sono io" "il solito egocentrico" fu il commento di Fabien "sono io...e pretendi che gli altri capiscano subito" Syren ridacchiò e con voce carezzevole disse "ma tu riconosceresti ovunque la voce del tuo migliore amante vero?" poteva quasi vedere le guance del suo innocente fratellino imporporarsi e la voce seccata rispose "ohhh piantala! che vuoi?" ritornò serio un attimino e rispose" beh avvertire che non torno a cena e dire alla mamma di non preoccuparsi  per me"
silenzio "MA SEI SCEMO? "gli urlò nell'orecchio Fabien, Syren allontanò l'apparecchio "MA SAI KE ORE SONO? ABBIAMO GIA' CENATO DA UN PEZZO E LA MAMMA ERA INCAZZATA NERA... TE LA VEDI TU CON LEI! MI HA ROTTO LE SCATOLE PER TUTTA LA SERA!!!!NON TI COPRO STAVOLTA ARRANGIATI"
ahi ahi...si era arrabbiato..."uffi dai...ho perso la cognizione del tempo...nulla di grave in fondo..."
Fabien si calmò e disse in tono ragionevole" ohh ma per me non c'è nessun problema...ma sai il motivo di tutta quest'ansia da parte di mamma e papà no? comunque sta fuori quanto vuoi ti copro io ciao"
E riattaccò.
Syren sospirò di sollievo e tornando a sedersi sul letto osservò Ilya e disse col suo solito sorriso "una cioccolata ci starebbe bene" 
Ilya se ne uscì con due tazze fumanti preparate prima mentre si faceva la doccia frettolosamente.
"E ora non puoi sfuggire al tuo destino! Dai dimmi cosa ti angustia o devo usare i miei poteri divinatori?!" sorride spruzzando panna sulla cioccolata e passando poi il barattolo a Syren che lo afferrò, spruzzando una montagna di panna sulla sua tazza, poi restituì il barattolo a Ilya, e prese la cioccolata con entrambe le mani  scaldandosi e appoggiando le labbra alla tazza, 
"oddio....devo raccontarti tutto? ma ci vorrà una vita!" poi parve riflettere e disse in tono riflessivo "vedrò di riassumere al massimo" bevve un sorso, tirò su il piumone sul corpo e comincio:
" beh...due anni fa ho conosciuto un ragazzo, ci siamo innamorati, o almeno me ne sono innamorato io, e ci siamo messi insieme" si sforzava di non far trapelare nulla dal tono della voce o dall'espressione del volto, doveva annullare i suoi sentimenti se voleva riuscire a parlarne, "e...siamo stati felici" bevve un sorso, ustionandosi quasi, ma talmente assorto da non accorgersene nemmeno, gli tornava tutto alla mente, i suoi capelli biondi e lunghi, gli occhi azzurrissimi, e l'espressione del viso mentre gli parlava della sua arte o mentre facevano l'amore, tutto.
Come un film a rallentatore. E faceva così male...aveva pensato che parlarne lo avrebbe aiutato a far uscire tutto e a non provare più quel dolore che lo dilaniava, ma adesso si sentiva come se stesse rivivendo tutto, la stessa sofferenza.
"è durata un anno. E pensavo che sarebbe durata per sempre. Non prendermi in giro! Lo pensavo sul serio. Sapevo che Johann era un tipo imprevedibile, sempre in crisi esistenziale, non sapevi mai di che umore sarebbe stato la mattina o se stava veramente bene o no... ma certo non mi aspettavo che sparisse. Così. Da un giorno all'altro"
Merda! perché diavolo doveva provare ancora quell'angoscia incredibile e sentirsi come se qualcuno lo avesse appena picchiato?
Continuò in fretta, come se volesse togliersi dalla mente il pensiero ma allo stesso tempo non potesse omettere nulla" e io...non so...sono impazzito credo. Me ne sono andato da casa, forse per cercarlo o forse per restare solo. Mi ha trovato mio fratello Fabien che ero in condizioni pietose e mi ha riportato in vita" un sorriso gli attraversò gli occhi al ricordo della dolcezza del fratello, nonostante tutto, nonostante lui lo mandasse via o l'offendesse in modo anche piuttosto pesante, " è passato un anno. E io credevo di  averlo dimenticato. Invece è tornato a Torino."
Silenzio.
Come se questo già dicesse tutto
" ... e io non so più cosa penso, cosa provo o cosa voglio fare"

Le parole galleggiavano ancora nell'aria satura di un misto dei loro profumi mischiati con l'odore acre della cioccolata calda, dondolavano e oscillavano nauseabonde.
"Ti ha mandato in tilt" fece Ilya pensieroso soffiando sulla cioccolata bollente "E' per questo che prima mi son comportato così. 
Sapevo che dovevi sfogarti, non pensare a nulla per un po' ma non ne sapevo il perché" gli sorrise passandogli un dito sulla punta del naso dove una goccia di cioccolato sfumava sul rosa della sua pelle simile a una macchia di bronzo lasciata colare per errore da uno scultore distratto sul marmo bianco.
"già...avevi ragione..." sorrise lievemente prendendogli il dito e baciandoglielo "adesso devo parlare con lui e chiedergli cosa vuole fare...sarebbe da vigliacchi evitarlo e non concluderei mai nulla... "
rifletté un attimo "più che altro devo verificare l'effetto che ha ancora su di me" concluse, con voce leggera e l'espressione di un bambino che ha appena combinato un disastro.
Innocente.
Poi non disse più nulla, si stirò languidamente posando la tazza sul pavimento e accoccolandosi di nuovo tra le coperte mormorò "ho sonno"

"Dormi" gli sussurrò Ilya posandogli un bacio su una guancia e i suoi capelli scivolarono in avanti solleticando il volto di Syren come mille dita sottili e mobili.
Syren non se lo fece ripetere, già abbandonato nelle braccia del sogno, tra le tette della Notte.
E fu così che la mattina lo colse impreparato coi suoi raggi dorati di un sole pallido e stanco che non ce la fa a continuare a vivere.
Un sole algido come la Luna fu quello che lo strappò al suo sonno senza sogni.

Aprì un occhio, cercando di mettere a fuoco la stanza...dov'era Fabien che gli gettava il cuscino in viso per svegliarlo e sua madre che spalancava la finestra?
Poi piano piano il ricordo della sera prima lo raggiunse e cercò il corpo di Ilya accanto al suo, il vuoto.
spalancò gli occhi e si mise a sedere...non c'era nessuno e la casa era completamente silenziosa...dove cazzo era andato?
Il suo sguardo vorace si posò sul tavolo scorgendo la colazione abbondante che sicuramente Ilya aveva preparato per lui...senza perdere un secondo ci si gettò sopra come se non mangiasse da un mese, la mattina per lui era sempre tragica e se non fosse per sua madre che lo buttava giù dal letto e per la colazione pronta non c'è l'avrebbe mai fatta a svegliarsi del tutto!
Mentre si abbuffava il pensiero corse a Ilya, pazzesco...non aveva mai parlato così tanto di se come con quel ragazzo...perfino con Fabien non parlava così!
Era lui che doveva intuire cosa provava in base al tono di voce e all'espressione del viso.
Mentre con Ilya si era sentito tremendamente bene...pure troppo!
E non gli aveva dato consigli non richiesti.
Non lo aveva giudicato.
d'altronde se solo avesse intuito che si sarebbe comportato in questo modo non avrebbe mai parlato.
Adesso però un saluto avrebbe pure potuto farglielo!
Doveva essere il suo destino quello di essere abbandonato senza una parola.
In ogni caso oggi pomeriggio l'avrebbe rivisto al negozio, a dire la verità non sapeva ancora cosa dirgli e perché voleva rivederlo...aveva avuto quello che voleva no? Cosa pretendeva ancora? Nella sua foga divoratrice quasi ingoia anche il pezzettino di carta che c'è sotto le brioches, le lo sfila dalla bocca imprecando e legge
"Stai su. Io esco. Fai come se fossi a casa tua, basta che non mi mangi i pesci rossi. Cerea." lo sguardo corse per la stanza fino ad incontrare la vasca dei suddetti pesci e osservandoli esclamò: "ma che carini! se li vedesse
Sybil..."
poi un illuminazione lo colse..."ma io devo andare al lavoroooooooooooo!!!!!"
prese una penna e scrisse sotto il bigliettino "a me i pesci non piacciono se vuoi ti porto la mia gatta...io vado a lavoro. grazie di tutto."
guardò un attimo quello che aveva scritto, incerto se aggiungere qualcos'altro o stracciare tutto e tornare a dormire....cosa che avrebbe moooooolto gradito...ma poi si fece forza, mise il biglietto sul tavolo ed usci di corsa.

Aveva lasciato uno sconosciuto in casa sua dopo esserselo portato a letto, questo pensava Ilya mentre si stringeva nel cappotto e batteva la punta di un piede seguendo il ritmo della musica che gli rombava le sue note nelle orecchie.
"Ciao stronza" esclamò una voce alle sue spalle facendolo sobbalzare.
"Oddio Simo mi hai fatto venire un colpo!" lo rimproverò ma gli gettò le braccia al collo deponendo un bacio sulla guancia appena rasata che sapeva ancora di  dopobarba.
"Oddio ti sei fatto di nuovo bianco!!!!!!!!" esclamò mentre scendeva dal pullman e andava al semaforo.
Che ci faceva Simone a quell'ora?! Insomma lui era il ritardatario cronico e essere insegnante gli dava una certa "libertà di azione"...ma in fondo che gli fregava ora che era con lui?
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