parte II - The twisted nails of faith di IrisAlba
In meno di una settimana erano stati ultimati tutti i preparativi per la partenza e Sanzo, dopo due interi anni passati a combattere lungo le mura della Città Orientale, lungo le mura di quella che era ormai soprannominata “la capitale degli Eretici”, poté imbarcarsi e fare ritorno in Occidente, dove i Padri Conciliari lo aspettavano per affidargli una nuova missione. La mattina della partenza, prima di abbandonare le sue stanze per raggiungere al porto la nave che lo attendeva, si soffermò per qualche istante a guardare il panorama su cui dava la finestra della sua camera e provò a spingere lo sguardo lontano, oltre le mura del maniero dove aveva soggiornato assieme ai cavalieri a lui subordinati, verso i luoghi dove aveva combattuto durante tutto quel tempo, verso le mura della città che invano aveva cercato di espugnare.
Quasi gli sembrava di vederla.
Il tempo era passato eppure, malgrado si fosse impegnato con tutte le sue forze, non era riuscito ad adempiere alla promessa fatta al suo maestro d’arme: abbattere il simbolo stesso dell’eresia, quell’eresia sotto i cui colpi Koumyou Sanzo era morto e che ora tornava a tormentare la sua anima, rubando il codice da lui faticosamente recuperato durante la sua ultima missione: la battaglia della città di Sodom.
Sodom…
Senza volerlo, si trovò a pensare a quell’orribile giorno di tanti anni addietro, che la sua mente faticava a tener relegato nei più lontani recessi della sua memoria. Serrò gli occhi e scosse la testa con violenza, scompigliando leggermente i suoi biondissimi capelli, quasi che quel veloce gesto potesse in qualche modo scacciare quegli eventi che non desiderava ricordare. E quando le sue iridi viola tornarono a guardare il cielo, una rinnovata, feroce determinazione le illuminava. Giurò a sé stesso che avrebbe recuperato l’antico codice, quello stesso antico codice che il suo maestro aveva riportato in Occidente pagando con la sua vita. Lo avrebbe recuperato e questa era una promessa solenne, un onere che prendeva a dispetto delle forze dell’inferno e dell’indifferenza delle forze celesti. Solo dopo che ebbe fatto a sé stesso questo giuramento si sentì realmente pronto ad abbandonare la Città Orientale. Uscì quindi dalle sue stanze e, con sguardo fiero, lo stesso sguardo di chi si prepara a compiere la sua più importante e forse ultima missione, ordinò che gli sellassero il cavallo per raggiungere la nave che lo attendeva.
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Dopo alcune settimane di viaggio la nave giunse finalmente in vista della grande Città santa dell’Occidente e si apprestava ormai a fare il suo ingresso nel porto. Era una notte buia e fredda quella che vedeva Sanzo ritornare nella sua città natale: persino la luna e le stelle, nascoste dalle nubi, sembrava che infine avessero preferito farsi soffocare dalla pesante mano della notte, stanche dal troppo lottare.
Il giovane uscì sul ponte della nave e un anonimo spettatore avrebbe potuto pensare che desiderasse vedere la sua città mentre si avvicinava progressivamente, quando in realtà aveva abbandonato il suo giaciglio per rendersi conto di come l’aspetto complessivo della capitale non fosse cambiato. Due giorni, due anni o due secoli non avrebbero mutato niente: le mura di quel luogo avrebbero continuato imperterrite a trasudare falsità.
Ancora, ancora e ancora.
Sperò ardentemente che la nuova missione non lo costringesse a fermarsi troppo a lungo in quel posto e lo portasse il più lontano possibile da quel luogo che tanto odiava.
La gelida brezza marina tornò a danzare con il suo mantello bianco e con quei fili d’oro che erano i suoi capelli, ma lui parve non accorgersene nemmeno. Solo, perso nei suoi pensieri, circondato dalle nere mani della notte, il biondo cavaliere dalle iridi viola, difensore della Vera Fede, sembrava in realtà più simile ad uno splendido, temibile angelo delle tenebre.
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Ad attenderlo al porto c’erano tre giovani cavalieri, che dovevano avere press’a poco la sua età. Lo stemma posto sulle loro armature non lasciava spazio ad alcun dubbio: erano i “galoppini” dei Padri Conciliari. -Genjio Sanzo Hoshi, finalmente!!! È per noi un onore riavervi qui!!! Avete fatto un buon viaggio?!!- -Non poteva che essere buono, dato che è stato organizzato dagli “illustrissimi” Padri Conciliari!!!- affermò Sanzo con un sarcasmo sottile e tagliente come una lama. Il giovane cavaliere che si era fatto avanti ad accoglierlo con un falso sorriso non ignorò la sottile provocazione insita nelle parole di Sanzo e, fattosi ancora più vicino, esclamò –Avete detto bene, perché sempre giustissime sono le decisioni prese dai Padri Conciliari!!! Mi pare di capire, però, che i due anni di inferno passati in Oriente non hanno fatto venir meno la vostra alterigia…- -Così come non è venuta meno la stupidità di questo luogo- lo interruppe Sanzo, sfidando tacitamente con lo sguardo il giovane cavaliere. L’ipocrita sorrisino di benvenuto scomparve dalle labbra di quest’ultimo, che però preferì incassare l’offesa senza fiatare, dato che sfidare Genjio Sanzo Hoshi a duello avrebbe significato per lui morte certa, cosa che d’altronde gli sarebbe stata riservata anche se non avesse portato a termine la missione per i Padri Conciliari. Smise quindi di provocare Sanzo e, procuratogli un cavallo, annunciò che avevano avuto l’ordine di scortarlo sino alla Cattedrale, dove le massime autorità religiose della città già lo attendevano. -Cosa avete fatto laggiù durante questi due lunghi anni?- chiese a Sanzo il secondo dei cavalieri giunti sin li ad “accoglierlo”. -Eretici- rispose Sanzo con indifferenza –Ho solo ucciso tanti, tantissimi Eretici-.
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Quando finalmente Sanzo giunse nei pressi della grande Cattedrale la notte aveva ormai iniziato a cedere il posto all’aurora e il lontano orizzonte iniziava progressivamente a schiarirsi. Mentre scendeva da cavallo non poté fare a meno di notare il gran numero di cavalieri appostati nelle vicinanze dell’enorme portale di bronzo. La Cattedrale era sempre ben sorvegliata, d’accordo, ma non ricordava di aver mai visto un tale dispiegamento di forze, neanche dopo la restituzione dell’antico codice alle massime autorità religiose, che lì risiedevano. Doveva essere successo qualcosa di ben più grave del solo furto del codice, cosa che costituiva già un atto di incredibile gravità. E che non accadeva per la prima volta.
Senza tentennamento alcuno, il biondo salì la maestosa scalinata marmorea e con un solo cenno del capo si fece aprire la grande porta che immetteva all’interno della Cattedrale. Nessuno lo fermò: tutti i cavalieri lì presenti sapevano benissimo chi era e certamente nessuno, in quel momento, avrebbe voluto essere nei suoi panni. Sanzo non dovette nemmeno percorrere tutto l’immenso e austero corridoio principale, che già si vide raggiungere da uno dei tre Padri Conciliari. -Sia ringraziato il cielo, Genjio Sanzo, siete arrivato!!! Guardate, guardate quale atto sacrilego è stato compiuto tra queste mura!!! La nostra Cattedrale…- -Calmatevi e ditemi cosa è successo di preciso- intimò Sanzo senza farsi scomporre dall’agitazione del vecchio. -Sconsacrata!!!- gridò quest’ultimo coprendosi il volto con le mani dalla disperazione - La Cattedrale è stata sconsacrata!!! Non solo dei maledetti ladri hanno osato rubare il codice, ma hanno anche…-. Sanzo non attese che quel vecchio inetto si riavesse dalla crisi di pianto che gli impediva di parlare. Con passo deciso si diresse verso la scalinata da dove era salito il Padre Conciliare e che conduceva all’immensa cripta dove sapeva che era stato riposto il codice. Percorse rapidamente la distanza che lo separava dall’entrata della cripta e quando si trovò finalmente di fronte alla soglia il sangue gli si gelò nelle vene.
Sangue!!!. Da per tutto, sulle pareti, sugli arredi sacri, sul pavimento…. Tutta la cripta era sporca, grondava di sangue!!!.
Sanzo, ripresosi dallo shock, fece alcuni rapidi calcoli nella sua mente: doveva essere ormai passato un mese da quando il furto era stato compiuto. Perché diavolo quegli incompetenti… -Non va via- esclamò una voce alle sue spalle, che riconobbe subito come quella del più vecchio dei Padri Conciliari –Abbiamo provato in tutti i modi, ma il sangue sembra che non voglia andarsene via!!!- -La cripta era ben sorvegliata?- chiese Sanzo mentre iniziava lentamente ad aggirarsi all’interno della stanza. -Sorvegliatissima!!!- si affrettò a rispondere il Padre Conciliare –D’altronde, era in questa stanza che il codice era custodito..- -Questo sangue….appartiene ai cavalieri che sorvegliavano il codice, non è così?- domandò mentre continuava il suo giro esplorativo. -Precisamente!!! Ed è tutto ciò che di loro è rimasto- -Non avete trovato i corpi?!!-chiese Sanzo fermandosi al centro della cripta. -Quello che abbiamo trovato non erano altro che brandelli dilaniati!!!- rispose il vecchio facendosi il segno della croce.
Se il nostro Signore fosse qui avrebbe già dilaniato le vostre carni… Se il nostro Signore… Il nostro Signore… Seiten Taisei!!!
-Non è stato un semplice gruppo di ladri- affermò Sanzo ad alta voce, rivolto però soprattutto a sé stesso. -È quello che ho pensato anch’io!!!- intervenne il vecchio –Per fare una cosa del genere ci sarebbe stato bisogno di un esercito, invece i testimoni hanno visto solo un’ombra- -Non è possibile!!!- esclamò Sanzo mentre si avvicinava alla teca distrutta, che sino ad un mese prima aveva custodito il codice –Un solo uomo non avrebbe mai potuto….-.
Le parole gli morirono in gola.
Sul pavimento, ai piedi dello scheletro della teca, il “ladro” con il sangue aveva disegnato qualcosa, un simbolo che Sanzo conosceva bene, che tante volte aveva visto tatuato sul braccio sinistro degli eretici della Città Orientale. Era un sole. Un grande sole stilizzato. Il simbolo della loro divinità, della creatura figlia della terra che brama il sole. Seiten Taisei!!! -Oh Cristo!!!- si lasciò sfuggire Sanzo mentre si chinava per meglio osservare quel simbolo. E fu allora che si accorse che, accanto al sole stilizzato, era stato anche scritto qualcosa, sempre con il sangue. Non riuscì ad intenderlo subito perché non era latino, ma greco. Greco antico!!!. Pochissimi erano ancora capaci di leggerlo e intenderlo e questo, d’altronde, confermava l’ipotesi che prima aveva facilmente formulato. Non era stato un gruppo di abilissimi e spietati ladri a rubare il codice: a chi poteva servire un documento con scritte formule magiche che più nessuno poteva comprendere, Padri Conciliari compresi?!!. A meno che…. Sanzo si sporse ulteriormente, per leggere meglio ciò che vi era scritto. E per la seconda volta in quella giornata il battito del suo cuore sembrò fermarsi. -Sodom!!!- esclamò mentre i suoi occhi si spalancavano dallo stupore e l’orrore quasi gli impediva di parlare.
TO BE CONTINUED!!!
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