Dusk and his embrace

parte I - From the cradle to enslave

di IrisAlba

 

Prese dalle mani del messaggero la lettera senza che il suo volto mostrasse la benché minima espressione di stupore, guardando anzi quasi con astio il giovane che aveva avuto l’ingrato e pericoloso incarico di consegnargliela.

Iniziò poi a dirigersi lentamente verso le sue stanze e solo una volta giuntovi decise di leggerla. Sapeva bene che cosa vi era scritto, anche se da due anni ormai non riceveva più alcuna missiva dalla Città Santa dell’occidente.

 

L’antico codice è stato rubato.

Vane sono state le ricerche fin’ora compiute per recuperarlo, così come inutili si sono rivelati tutti

 i tentativi fatti per individuare i colpevoli di tale atto sacrilego.

La preghiamo di far ritorno il più presto possibile in Occidente: i Padri Conciliari hanno deciso di affidare a Lei questa importante missione, in quanto nessuno dei valorosi cavalieri qui presenti può vantarsi di aver combattuto l’eresia e la stregoneria con il vostro stesso zelo.

Confidiamo in Voi, Genjo Sanzo Hoshi.

 

-Ma andate al diavolo!!!- esclamò Sanzo –Andate tutti al diavolo!!!-.

Era talmente indignato e disgustato dalla viscida ipocrisia dei Padri Conciliari che quell’orribile bestemmia gli sembrò ben poca cosa e tale era la rabbia che velocemente gli si stava accumulando nel cuore che perfino la sua armatura di cavaliere sembrava emanare bagliori di ira, malgrado i suoi occhi viola continuassero a rimanere freddi e impassibili come al solito.

Non era ovviamente questa la reazione che avrebbe dovuto avere un cavaliere del suo rango, per di più posto al servizio della Santa Inquisizione, ma Sanzo per primo era consapevole del fatto che non sarebbe certo passato alla storia per le sue eccelse virtù morali e, sicuro di questo, continuò a bestemmiare a denti stretti per un bel po’ di tempo, sforzandosi di trovare un espediente che

gli permettesse di non partire.

 

Tentativo inutile, e lui lo sapeva.

 

D’altronde, sin da quando aveva iniziato a circolare la notizia del furto dell’antico codice, immaginava che si sarebbero rivolti a lui per ritrovarlo, dato che nessun altro dei cavalieri impegnati come lui ad espugnare le mura della Città Orientale, né alcuno di quei cavalieri “effeminati” al servizio dei Padri Conciliari, aveva la sua esperienza in fatto di magia nera, stregoneria e oscure pratiche alchemiche.

Nessuno di quei galoppini, capaci solo di perdere tempo in tornei e di inchinarsi a baciare gli anelli d’oro dei Padri Conciliari, aveva mai avuto a che fare con gli Eretici.

Invece lui si.

Erano anni ormai che li combatteva, precisamente da quando il suo maestro d’arme era morto, caduto durante una missione nelle lontane città del nord. A lui aveva lasciato il comando dei cavalieri impegnati a combattere gli Eretici della Città Orientale, che da tempo, con una testardaggine quasi grottesca, che aveva dell’incredibile, resistevano ai continui assalti tesi

alla loro città.

Erano tenaci, quei maledetti. Tenaci ed incredibilmente forti. Sanzo per primo, malgrado gli seccasse molto farlo, lo ammetteva.

E di questa forza continuavano ad essere consapevoli anche quando molti di loro venivano falciati via dalla furia della sua spada.

-Se il nostro Signore fosse qui, avrebbe già da tempo dilaniato le vostre carni!!!- erano soliti esclamare alcuni di loro prima di morire e il loro sguardo, le loro iridi dorate, in quel momento sprigionavano un odio e una ferocia tali che era difficile non indietreggiare dal terrore.

 

Se il nostro Signore fosse qui….

Il nostro Signore…..

Seiten Taisei.

 

Molti dei cavalieri inviati a combattere in quella culla di sabbia trafitta dal sole erano morti. Moltissimi erano tornati in Occidente completamente pazzi.

Due sole categorie di uomini potevano riuscire a rimanere vivi in un posto come quello: coloro che cercavano la gloria in battaglia e coloro che bramavano la morte in battaglia. E Sanzo apparteneva a quest’ultima categoria.

Si potrebbe quasi dire che amava quel posto, la sua desolazione e le sue macerie, uniche tracce di un passato di fasti e di gloria ormai irrimediabilmente perduto.

Amava tutta quella sabbia luminosa, che accecava gli occhi e che puzzava di sangue, così come amava scendere a combattere su quelle aride distese, sguainare la spada e trafiggere gli Eretici,

che lui odiava e dai quali era odiato.

Sentiva quel posto affine al suo animo, arido come il suo cuore e come il suo cuore palpitante di misteri e di morte.

Con una tenacia e una forza che nulla aveva da invidiare a quella dei suoi nemici combatteva, continuamente e senza la minima paura e l’unico attimo di tregua che era capace di concedersi, l’unico istante in cui la sua mente non era dominata dall’ira e dall’odio, era a battaglia finita, quando rivolgeva il suo sguardo alla luna e le avrebbe voluto sputare contro tutta la sua disapprovazione per averlo lasciato in vita un’altra volta.

 

TO BE CONTINUED!!!

 

 

P.S. di IrisAlba: E così eccomi di ritorno con una nuova AU. Mi dispiace, ma non posso farci nulla: mi diverte troppo immaginarmi i Saiyuki boys in altre vesti e in una diversa ambientazione (dico bene, Eriko-chan? =), per questo non ho resistito e ci sono “ricascata” ^^. Inoltre volevo verificare cosa sarebbero riuscite ad ispirarmi le canzoni dei Cradle of Filth, il mio gruppo black metal preferito (dai cui album ho tratto i titoli dei vari capitoli) e così…

Desidero dedicare questa fan fiction a quel concentrato di pucciosità che è IrisAtra, ad Eriko-chan (sempre rimarrai la mia Musa ispiratrice, my dear), alle gentilissime ragazze che l’ hanno già letta

e commentata e a tutte le ragazze che ho avuto modo di conoscere proprio grazie alle fan fiction.

Vi voglio bene, cocche!!!. ^__________^

Anche questa volta non posso che ringraziare anticipatamente chi leggerà e invitarvi a commentare: mi rendereste davvero taaanto felice!!!.

CIAU!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!