Avvertenze! I personaggi di Slam Dunk appartengono al mitico Takehiko Inoue e alla I.T.Planning Inc., tutti i diritti riservati, e alla Planet Manga per l'edizione italiana. Io non ci guadagno niente, quindi per favore non intentami cause. Grazie!
Dunk Heat parte IV di ria
Kogure aprì con circospezione la porta degli spogliatoi e con sollievo constatò di essere il primo. Si cambiò rapidamente, perso nei suoi pensieri. Chiuse l'armadietto, ci appoggiò un attimo la fronte e sospirò. Erano stati quattro giorni infernali. Continuava a rimuginare su quanto era successo, ma non sapeva più come comportarsi, adesso che metà dei suoi sogni e desideri segreti si erano realizzati. Il rumore della porta chiusa lo riscosse. Si voltò di scatto con il suo solito sorriso gentile, pronto a fingere di nuovo per tutta la seduta di allenamento, ma il sorriso gli morì sulle labbra. Mitsui era appoggiato alla porta chiusa e lo fissava con cipiglio. "Finalmente soli, quattr'occhi!" sogghignò malignamente. Kogure impallidì. Quello era stato il problema principale in quei quattro giorni. Dovunque andasse si trovava davanti Mitsui, che lo studiava, che lo guardava come se lo odiasse... Non riusciva più a sopportarlo! "Mi... Mi... Mitsui!" balbettò. Come al solito il suo cervello si rifiutava di funzionare normalmente, ed era ridotto a balbettare come un'idiota, ed effettivamente si sentiva così. "Già! Mi... Mi... Mitsui!" gli fece il verso "Proprio io! In carne ed ossa!" si avvicinò lentamente, inchiodandolo con lo sguardo, mentre lui si addossava all'armadietto. Mitsui arrivò ad un passo da lui e piantò con violenza le mani ai lati della sua testa, impedendogli qualsiasi via di fuga. "Perché Kogure!?" gli chiese con voce roca. "Perché... cosa?" "Non fare finta di non capire, non puoi recitare a vita la parte dell'ingenuo!" "Non capisco di che cosa parli..." e veramente non riusciva a capire, questo grazie anche alla sua vicinanza che lo faceva tremare come una foglia. Mitsui strinse gli occhi, furibondo "Di questo!" sibilò con violenza, prima di chinarsi a baciarlo con tutta la forza che aveva. Kogure sapeva di non potergli resistere, era qualcosa superiore alle sue forze, ma questa volta era diverso. Tentò di respingerlo, lo stava baciando con odio, come se fosse colpevole di qualche crimine ed andasse punito, non con il desiderio, la reverenza e quella lussuria sfrenata che gli avevano fatto perdere la testa qualche giorno fa. Mitsui gli afferrò i polsi e li inchiodò all'armadietto, continuando a premere su di lui, era disperato. Kogure non faceva altro che sfuggirgli e questo esasperava la sua rabbia. Lo forzò ad aprire le labbra e continuò a baciarlo con tutta la passione di cui era capace. "Ehi ragazzi! Siete già arriva... ti... ?" la voce allegra di Ayako si perse nel silenzio della stanza, mentre la ragazza aveva già aperto la porta. E si fermò scioccata dalla scena che si svolgeva davanti agli occhi. Mitsui lo lasciò andare bruscamente e si voltò a fronteggiare la manager, facendo schermo a Kogure con il proprio corpo. "Hai bisogno di qualcosa, Ayako?" le chiese in tutta calma. "Scu... scusate... io... torno più tardi... cioè... va bene... io..." girò sui tacchi e si precipitò a razzo fuori dagli spogliatoi. Kogure era troppo imbarazzato e stordito per fare qualsiasi cosa, anche pensare. Mitsui si voltò di nuovo verso di lui con un sorriso tetro. "Beh, se volevi tenere tutto nascosto hai perso una buona occasione." si stirò con pigrizia, quasi soddisfatto di come erano andate le cose e senza più guardarlo uscì. "Kogure! Muoviti!" urlò Akagi, quel ragazzo aveva qualcosa che non andava. Sembrava aver paura di stoppare chiunque. "Ho una zia morta che è più veloce di te! Muovi quelle gambe!" continuò ad urlargli. Kogure avrebbe voluto trovare la più vicina buca e seppellircisi dentro. Ayako non riusciva a guardare in faccia né lui né Mitsui, e lui aveva paura anche solo di sfiorarlo durante il gioco. Akagi non faceva che urlargli contro. Era la più brutta giornata della sua vita. Si girò per stoppare un compagno e si trovò di fronte Mitsui. Il primo impulso fu quello di voltarsi e fuggire, ma resistette e cercò di portargli via la palla, evitando il contatto fisico. Cosa ovviamente impossibile da realizzare. Soprattutto se il tuo avversario fa di tutto per venirti addosso e provocarti deliberatamente. Kogure perse l'equilibrio nell'azione e cadde a terra, trascinandosi dietro anche Mitsui, che gli finì sopra in un intrico di braccia e gambe. "Tutto bene, ragazzi?" chiese Miyagi preoccupato, mentre il gioco si fermava e Ayako quasi sveniva sulla panchina nell'osservare la scena, anche il suo onnipresente ventaglio di carta quel giorno non era ancora entrato in azione. "Si... si... tutto bene..." riuscì a dire con il respiro affannoso, mentre cercava di liberarsi del peso di Mitsui e rialzarsi il più in fretta possibile. "Ti ho fatto male, Megane-kun?" ebbe la faccia tosta di chiedergli Mitsui con un sorriso, premendo il suo corpo contro quella di Kogure, prima di rialzarsi molto lentamente e poi tendendogli una mano per aiutarlo a fare altrettanto. "No... no... tutto bene..." Kogure si mise in piedi senza il suo aiuto e senza guardare nessuno, troppo imbarazzato perfino per respirare. Così gli sfuggì il lampo di dolore che passò negli occhi di Mitsui nel vedere rifiutato il suo gesto d'aiuto, ma non sfuggì ad Ayako, che superato il primo choc per la scoperta, si era messa ad osservarli con attenzione. Sembrava che quei due avessero bisogno di una buona fatina. "Allora, ci muoviamo! Forza riprendiamo il gioco!" urlò Akagi, distribuendo nel frattempo un paio di pugni sulla testa di Sakuragi e Rukawa che si erano messi di nuovo a litigare. Kogure si aggiustò gli occhiali sul naso e sorrise a stento "Ok, forza! Ricominciamo!" "Kogure?" quella voce ben nota lo bloccò a metà corridoio. Si voltò lentamente, pallido in viso e ci volle tutto il suo coraggio per riuscire a guardare in faccia Mitsui. "Ciao Mitsui." disse debolmente, stringendosi al petto i libri, come uno scudo. Mitsui strinse gli occhi a quel gesto, ma non poté fare a meno di osservarlo avidamente dalla testa ai piedi. Da quando l'aveva baciato... anzi no, da quando si erano baciati, si corresse, non faceva che pensare a lui. Anche prima aveva occupato un posto particolare nel suo cuore, era un amico, un vero amico, ma adesso... Adesso non voleva altro che parlargli, guardarlo, toccarlo... Ma non poteva. Il suo comportamento aveva messo ben in chiaro, che qualsiasi cosa lui provasse, non era ricambiata. "Dobbiamo parlare." "D... di c... cosa?" "Kogure..." pronunciò in tono di avvertimento, mentre si avvicinava di un passo e lo vedeva spalancare gli occhi atterrito. Si bloccò. "Hai così paura di me?" voleva fare un ultimo tentativo e dirgli chiaramente che cosa provava. Non voleva essere un codardo e rimproverarsi per sempre di non avere fatto tutto il possibile. "N... no, certo che no! Che cosa vai a pensare?" balbettò, non poteva certo dire a Mitsui che aveva paura di sé stesso. Paura di toccarlo di nuovo. Paura di non riuscire più a fermarsi e fare qualcosa di stupido... Veramente l'aveva già fatto... Quando aveva risposto al suo bacio, anzi no! Quando l'aveva baciato di sua iniziativa. Ancora adesso si sentiva arrossire anche le punte dei piedi al pensiero della sua audacia. "Certo!" sbottò in tono sarcastico "Cambi strada non appena mi vedi! Balbetti come un neonato! Maledizione! Non riesci neanche a stopparmi durante gli allenamenti, per paura che io ti tocchi!" picchiò un pugno contro il muro con violenza. Kogure lo fissò preoccupato, tutti i suoi problemi improvvisamente dimenticati. "Ti sei fatto male? Guarda come hai ridotto la tua mano! Sanguini! Devi andare in infermeria!" lasciò cadere i libri e gli prese la mano ferita, ma Mitsui lo imprigionò in una stretta dolorosa e lo attirò più vicino a sé. "Non me ne importa niente della mia mano! Non ho bisogno di una maledetta infermiera. E non ho neanche bisogno delle tue cure!" gli sibilò in faccia, con gli occhi che sprizzavano scintille, Kogure rimase immobile nella sua stretta "Anzi non ho bisogno neanche di te!" Kogure chiuse gli occhi per fermare il dolore che sentiva dentro. Ecco adesso era veramente finito tutto. Perché non riusciva a capire che aveva bisogno di tempo per poter riflettere. Mitsui lo spinse via con violenza e se ne andò senza voltarsi indietro. Era arrivato a metà corridoio, quando incontrò Ayako. "Ciao." Fece per passare oltre, ma una mano sul braccio lo fermò. "Se continui così lo perderai..." si irrigidì e la fissò gelido. "Non sono affari tuoi, Ayako!" "Forse, ma voglio bene a Kogure e non voglio vederlo soffrire." "Perché credi che a me faccia piacere!" le rispose con violenza. Lei sorrise sollevata "Allora... gli vuoi bene anche tu?" finì d'un fiato arrossendo, dopo quanto aveva visto in palestra, forse non era il caso di fargli quella domanda. Mitsui strinse le labbra, ma i suoi occhi parlavano da soli. "Allora, va a cercarlo." Mitsui sbuffò derisorio e gli arrivò un colpo in testa del ventaglio di Ayako "Ahia!" "Fai come ti pare!" fece una pausa e sorrise maliziosa "La prossima volta, però, cercate un posto più intimo..." Mitsui cominciò a tossire nervosamente, sfregandosi la nuca imbarazzato. Ayako si avviò verso la sua classe, ma si voltò un'ultima volta "Oltretutto, sareste una magnifica coppia! Di stupidi, ma sempre una bella coppia!" fece un segno di vittoria con le dita e corse via, mentre Mitsui arrossiva fino alla radice dei capelli. Il suono della campanella annunciò l'intervallo per il pranzo. Kogure sospirò di sollievo. Quella mattina non riusciva a concentrarsi sulle lezioni. "Kogure? Kogure? Ci sei?" "Dimmi Akagi." "Sei sicuro di stare di nuovo bene? Non mi sembri più tu da qualche giorno." Kogure cercò di sorridere, si sentiva a pezzi, se il capitano scopriva qualcosa... "E' tutto ok, Akagi, grazie. Vado a mangiare in cortile, è un peccato sprecare una bella giornata come oggi." Akagi lo guardò in modo strano, la giornata era nuvolosa e grigia, ma non fece commenti, c'era una tale tristezza nei suoi occhi che non se la sentiva di fargli domande. Con il cestino del pranzo sotto il braccio si cercò un posto appartato sotto un albero di ciliegio. Aveva bisogno di stare un po' da solo a pensare. Non aveva neanche appetito. Raccolse le ginocchia al petto e ci appoggiò sopra il mento. Mitsui lo trovò in quella posizione, quando finì di perlustrare il cortile alla sua ricerca, e rimase un attimo incerto se annunciare la sua presenza oppure sparire come se niente fosse, proprio in quel momento Kogure alzò la testa e lo vide. "Ciao." lo salutò serio. "Ciao." restò immobile, aveva la netta sensazione che a Kogure desse fastidio vederlo lì, e sentì un orribile sensazione stringergli il cuore. Non aveva tutti i torti, dopo il modo in cui lo aveva trattato. Non se lo meritava, ma come al solito Megane-kun era il suo capro espiatorio preferito. "Kogure, io..." cominciò tormentato. Kogure scosse la testa. "Lascia perdere Mitsui." ribatté a bassa voce. "Posso farti compagnia?" gli chiese lo stesso. "Non hai bisogno di me, no? E allora perché sei qua?" "No... non è vero... io... Scusami..." mormorò pentito. "Tanto oggi per me è una giornata un po' così..." scrollò le spalle non trovando le parole e riprese ad osservare il cielo. Mitsui si sedette al suo fianco, appoggiò la schiena al tronco e anche lui si mise a fissare il cielo. Rimasero così per parecchio tempo, non preoccupandosi di riempire il silenzio tra di loro. Kogure si rilassò, le sue parole lo avevano ferito, come non credeva possibile. Non riusciva ancora a dare un nome a quello che provava, c'era amicizia tra loro due, c'era affetto da parte sua e adesso c'era anche la componente fisica a cui non avrebbe mai pensato prima. Anche se continuava a ripetersi che erano gli ormoni impazziti della gioventù, sapeva che non era vero. Come prova gli bastava pensare di baciare qualcun altro che non fosse Mitsui per sentirsi assalire dalla nausea, mentre con lui gli sembrava così 'giusto'... "Sei arrabbiato?" gli chiese Mitsui a bassa voce. Kogure si voltò a guardarlo "Con chi?" "Con me. Per l'altro ieri... e per oggi." il viso di Mitsui era stranamente serio, ma continuava a fissare il cielo. "No." Sospirò. "Non direi, non hai fatto altro che evitarmi." commentò in tono amaro. "Avevo bisogno di pensare con tranquillità." le parole lo fecero irrigidire, lo fissò, Kogure aveva la testa chinata e sembrava... triste? Angosciato? Non voleva vedere il suo piccolo Megane-kun in quel modo, non voleva essere la causa della sua tristezza. Strinse i pugni aspettandosi di sentire le parole del rifiuto. "E' così difficile per te?" gli chiese, la voce rauca e che usciva a fatica. Kogure lo fissò sorpreso, non capendo la sua domanda. "Essere ... mio amico?" terminò, anche se il termine 'amico' era una parola troppo blanda, per descrivere quello che lui sentiva per Kogure. "E' fin troppo facile per me. E' per questo che volevo pensare con calma." le sue parole gli tolsero un enorme peso dalle spalle. "Ho sempre..." si interruppe a corto di parole. Mitsui gli appoggiò una mano sulla spalla e notò con sollievo che Kogure non si ritraeva, come aveva fatto in quei giorni dopo l'incidente del bacio. Per la prima volta da quando lo conosceva Kogure sembrava seccato e arrabbiato anche! "Credi che sia facile per me!?" gli urlò, rosso in faccia per l'imbarazzo e l'ira "Io sono quello che prendono sempre tutti in giro, anche le matricole del primo anno! Mi imbarazzo per qualsiasi cosa! E non riesco mai a capire le battute sconce! Accidenti, ma che cosa dico!" si scrollò di dosso la sua mano e si voltò dall'altra parte. Sentì la risata di Mitsui, lieve e sollevata "Sembra sempre che io non faccia altro che chiederti scusa, quattr'occhi. Ci stai prendendo gusto, dì la verità." lui si voltò indignato a guardarlo, ma Mitsui stava sorridendo, senza nessuna traccia di sarcasmo. Poi tornò serio. "Perché non hai più fatto niente, non mi hai più parlato dopo..." si bloccò arrossendo e Kogure lo fissò strabiliato, non avrebbe mai immaginato di vederlo arrossire a quel modo. Si strinse nelle spalle "Non lo so... Anche tu non mi hai detto più niente...Continuavi a guardarmi come se mi odiassi e così..." "Ma non è vero! Aspettavo che tu facessi la prima mossa... cioè la seconda, visto che la prima l'avevo fatta io..." gli appoggiò una mano sulla spalla, in un gesto d'affetto "Avevo paura di averti scioccato, in effetti ero abbastanza scioccato anch'io, ma per quanto ci pensi non mi pento minimamente di quello che è successo. Anzi mi do ancora del cretino per non averlo fatto prima! Stupido da parte mia, vero?" commentò con amarezza. Fu la volta di Kogure di mettergli una mano sulla spalla per fargli sentire la sua presenza "Direi di no. Anche perché saremmo una bella coppia di stupidi in questo caso!" rise, per la prima volta da giorni, sollevato e sereno. Mitsui rimase a fissarlo affascinato da quel sorriso. Gli era mancato. "Sono state esattamente le parole di Ayako!" "Che co... cosa?!" si strozzò Kogure, cominciò a tossire convulso prima di riuscire a riprendere fiato "Kuso!" "Megane-kun, non avrei mai pensato che conoscessi certe parole!" "Mi ero dimenticato della scena negli spogliatoi, e adesso che cosa facciamo?" "Non ti preoccupare, amico! Ayako ci fa i suoi migliori auguri e tifa per noi." Kogure arrossì atrocemente, non avrebbe mai più avuto il coraggio di guardarla in faccia. "L'unica cosa, ha detto di farci venire i bollenti spiriti in un luogo meno frequentato." Scoppiò a ridere alla smorfia di Kogure "Forza, andiamo! E' ora di riprendere le lezioni." Si alzò in piedi, spolverandosi i pantaloni e poi tese una mano per aiutare Kogure. Questa volta la prese senza esitazioni e strinse forte, con uno scatto Mitsui lo fece alzare. Non aveva più smesso di sogghignare come un folle da quando avevano chiarito tutto. "Che ne dici di un hamburger, dopo gli allenamenti?" "Positivo!"
owari
Per chi non conosce il giapponese: megane-kun= quattr'occhi kuso=merda
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