Avvertenze! I personaggi di Slam Dunk appartengono al mitico Takehiko Inoue e alla I.T.Planning Inc., tutti i diritti riservati, e alla Planet Manga per l'edizione italiana. Io non ci guadagno nulla e sono completamente al verde, quindi per favore niente cause legali, vi prego!

 


Dunk Heat

parte II

di ria


 

"Sotto con la difesa, Kogure! Miyagi, muovi quelle gambe!" Akagi urlava nella palestra che risuonava dei tonfi dei palloni da basket, mentre la seduta di allenamento quotidiano procedeva come al solito.

Kogure si deterse il sudore in fretta e si preparò a fermare Akagi, come sempre il capitano era scatenato.

"Gorilla Dunk!" urlò Yasuda quando Akagi segnò il canestro, tappandosi subito la bocca, per paura di rappresaglie, che di solito si manifestavano in pesanti pugni sulla testa.

"Difesa scarsina, eh Kogure?" lo prese in giro Akagi.

Quel giorno erano tutti particolarmente euforici, probabilmente era il campionato alle porte che li rendeva così pimpanti.

"Ok, adesso si fa sul serio." Kogure si ritrovò davanti Mitsui, in uno scontro a due. Un nuovo Mitsui, con i capelli tagliati corti a spazzola e parecchi cerotti in faccia.

\"Accidenti! Dalla padella alla brace!" si lamentò scherzosamente cercando di bloccarlo. Mitsui aveva trovato il coraggio di ricominciare a giocare a basket, anche se ci avrebbe messo un po' a riambientarsi, nessuno, però, aveva fatto commenti sul giorno prima. Mitsui lo scartò e segnò un canestro da tre punti. Kogure rimase di sasso, accidenti sembrava che avesse smesso di giocare il giorno prima, non due anni prima.

"Kogure, quando finirà questa tortura?" gli chiese Yasuda disperato.

"Non lo so, ma non è umano!"

"Difesa scarsina, eh Kogure?" lo prese in giro Mitsui, rubandogli la palla.

"Accidenti!"

 

Kogure entrò negli spogliatoi per cambiarsi, si tolse la maglietta, che quel giorno aveva un gatto stampato sopra, mise gli occhiali nel taschino della camicia e prese l'asciugamano per andare a fare la doccia. In palestra era rimasto solo Mitsui che continuava ad allenarsi, come se volesse recuperare tutto in una volta due anni di assenza.

Forse quest'anno avrebbero avuto qualche possibilità in più di arrivare alle finali del campionato, visto la rosa di giocatori che avevano a disposizione.

Finì di spogliarsi sopra pensiero. C'era qualcosa che gli ronzava in testa. La sera prima si era addormentato in poltrona, se lo ricordava benissimo, con Mitsui che dormiva sul suo letto, ma quella mattina si era svegliato nel suo letto, ancora vestito, certo, ma era nel suo letto e Mitsui era sparito... Senza dirgli niente. E durante l'allenamento aveva fatto finta di nulla... La cosa l'aveva un po' ferito...

Scosse la testa per schiarirsi le idee, entrò nella doccia e fece scorrere l'acqua calda. Quando arrivò alla temperatura giusta, si cacciò sotto, alzando il viso verso il getto ristoratore, chiudendo gli occhi deliziato, mentre l'acqua gli scorreva dolcemente sul corpo.

 

Mitsui segnò un ultimo canestro e con un sospiro soddisfatto si asciugò il sudore dalla fronte. Aveva un po' di fiatone, ma era ancora abbastanza in forma, per non giocare a basket da due anni e soprattutto, il ginocchio sinistro non gli aveva dato nessun problema, anche se per sicurezza lo teneva fasciato. Mise a posto il pallone e si tolse la maglietta, cominciando ad asciugarsi con quella, tanto non c'era più nessuno in palestra. Aveva proprio bisogno di una bella doccia. Malgrado la stanchezza si sentiva bene, come non gli succedeva da tempo. Finì di togliersi i vestiti nello spogliatoio e nudo com'era si diresse in tutta tranquillità alle docce.

Qualcuno doveva essersi dimenticato l'acqua aperta. Sogghignò divertito, meglio per lui, così non avrebbe dovuto aspettare che l'acqua si scaldasse.

Il sorriso gli morì sulle labbra una volta entrato nelle docce. Kogure, voltato di schiena, era immobile, la testa sollevata, gli occhi chiusi in completo abbandono, l'acqua che scorreva sul suo corpo sottile e diafano.

Mitsui trattenne il respiro con un sibilo. L'immagine del corpo di Kogure, scintillante di minuscole gocce d'acqua, si era impressa in modo indelebile nella sua mente, mentre i suoi occhi non potevano fare a meno di percorrere ogni singolo centimetro di pelle, come se dovessero impararlo a memoria. Si appoggiò alla porta, sentendosi debole e avvertendo un principio di perdita di sangue dal naso. Non riusciva a capire le sue reazioni. E lo stavano spaventando a morte.

Al rumore dei suoi passi, Kogure si voltò lentamente a fissarlo, gli occhi scuri, stranamente languidi e sognanti. Senza accorgersene Mitsui si ritrovò ad avanzare, piano, con la grazia felina di una pantera che si sta avvicinando alla propria preda innocente, gli occhi incatenati a quelli di Kogure, mentre tutto il resto intorno a loro sembrava sparire e i rumori si affievolivano.

Si sentiva il corpo in fiamme, ed anche il viso stava arrossendo lentamente dall'imbarazzo, a causa dell'eccitazione che cominciava a crescere dentro di lui e a manifestarsi con prepotenza. Si costrinse a fissare lo sguardo negli occhi di Kogure, anche se la tentazione di scendere più in basso ad indagare sulle reazioni fisiche dell'amico, lo stava sopraffacendo. Se Kogure non faceva qualcosa per fermarlo, temeva seriamente che si sarebbe reso ridicolo...

 

Kogure fissò trasognato il corpo muscoloso e atletico di Mitsui. Non riusciva a distogliere lo sguardo, anche se si sentiva bruciare dall' imbarazzo, anche se temeva una reazione violenta da parte dell'amico, a quell'esame impertinente. Sentiva gli occhi brucianti di Mitsui scorrere avidamente sul suo corpo, e provò una gioia incomprensibile. In fondo non c'era niente da gioire, se un rappresentante del tuo stesso sesso ti guardava come se volesse divorarti... o forse si?

Lo osservò avvicinarsi con cautela. E adesso, che cosa sarebbe accaduto? Perché si stava comportando così?

Poi fu come se una maschera calasse all'improvviso sul volto di Mitsui, i lineamenti si irrigidirono, mentre uno sguardo spaventato gli attraversava per un attimo gli occhi e indietreggiò di un passo.

"Scusa... non sapevo che ci fossi ancora tu nelle docce..."

"N... niente... ho finito..." Kogure chiuse in fretta l'acqua e si coprì con l'asciugamano, mentre sentiva che la sua faccia non sarebbe mai più tornata al suo colorito originario. Con la coda dell'occhio vide che Mitsui osservava a disagio la parete di fronte, evitando con cura i suoi occhi. Fuggì dalle docce a tutta la velocità consentitagli dalle sue gambe tremanti. Si vestì alla velocità della luce e schizzò fuori dalla palestra. Solo per scontrarsi con il muro umano di Akagi che stava entrando in quel momento.

Finì col sedere per terra sul parquet, mentre Akagi non si era mosso neanche di un millimetro.

"Sei ancora qui, Kogure? Ti stavo cercando, andiamo a mangiare qualcosa da McDonald's prima di tornare a casa." Kogure lo fissò smarrito, mentre si rialzava in piedi e si massaggiava il posteriore dolorante.

"Kogure, sei sicuro di sentirti bene?"

"Si... si... certo... andiamo pure..." lo spinse fuori, prima che Akagi potesse accorgersi della presenza di Mitsui, collegarla al suo rossore e cominciare a fare domande imbarazzanti.

 

Mitsui si fermò gelato sulla porta dello spogliatoio e rimase lì a fissare Kogure che si allontanava con Akagi, chiacchierando allegramente. Lo aveva seguito, quando l'aveva visto scappare via sconvolto, per parlare con lui e adesso Akagi glielo portava via. Strinse i pugni con rabbia, non era giusto! Kogure era il suo....

Bloccò il filo del pensiero. Era il suo... che cosa. Il suo... amico? Certo, era così! Kogure era forse l'unico vero amico che avesse, anche se non se ne era reso conto fino a quel momento. Gli amici veri sono quelli che ti accettano per quello che sei. E lui non voleva perderlo. L'episodio nella doccia... beh, era stato un attimo di smarrimento da parte di entrambi, certo. Si giustificò. Anzi doveva parlare con Kogure e scusarsi di tutto quanto. Rientrò nello spogliatoio e cominciò a vestirsi in fretta. Ormai l'idea di una doccia calda aveva perso tutto il suo fascino.

 

Erano le nove, ormai, ed era già buio, malgrado fossero a maggio, quando Kogure arrivò a casa. Camminava lentamente, le mani in tasca, fissando per terra, perso nei suoi pensieri. Akagi, come al solito, aveva divorato una quantità spropositata di hamburger e non aveva parlato altro che di basket, del campionato e delle nuove matricole, cosa che abitualmente faceva anche lui, ma questa volta non era dell'umore giusto.

"Ciao Kogure."

Lui trasalì spaventato da quella voce, proveniente dall'ombra, poi ne riconobbe il proprietario.

"Mitsui..." disse debolmente "Che cosa ci fai qui?" aggiunse speranzoso.

"Volevo parlarti." Si staccò dal muro a cui era appoggiato e gli arrivò di fronte. Il viso di Mitsui era piuttosto corrucciato e Kogure sentì le sue fragili illusioni sgretolarsi lentamente.

Ci fu un attimo di silenzio imbarazzato, poi Mitsui esordì "Sei diventato molto amico del gorilla." Lo disse quasi in tono d'accusa. Kogure lo fissò disorientato "Beh, siamo insieme fin dalle Scuole Medie... è normale."

"Già."

"Di che cosa mi volevi parlare?" trovò il coraggio di chiedergli, anche se non riusciva a guardarlo negli occhi.

Silenzio.

Kogure fu costretto a fissarlo e con sua sorpresa vide che era arrossito fino alla radice dei capelli.

"Mi ... volevo... scusare..."

"Sembra che tu lo faccia molto spesso, in questo periodo. Stai recuperando il tempo perduto?" cercò di alleggerire l'atmosfera con una battuta, ma l'occhiata gelida che gli lanciò Mitsui bloccò il suo tentativo sul nascere. Sospirò rassegnato "Va bene, dimmi pure..."

"Prima di tutto, volevo ringraziarti per ieri sera..." fu il turno di Kogure di arrossire imbarazzato, sotto lo sguardo interessato di Mitsui " ... e poi... volevo scusarmi... per oggi..." vide che Kogure lo fissava interrogativo, così dovette aggiungere a denti stretti " ... per la doccia!"

"Oh!" il monosillabo uscì strozzato dalla gola di Kogure "Niente, n.. n.. non fa niente... " balbettò.

"Senti... beh... lascia stare..." gli appoggiò una mano sulla spalla e Kogure alzò la testa di scatto e si allontanò a disagio. Mitsui lasciò cadere la mano contrariato dal rifiuto.

"Kogure... mi sono reso conto oggi... che..." deglutì a disagio " ... sei uno dei pochi amici che ho, e non voglio perderti..." confessò con difficoltà.

Kogure lo fissò un attimo pensieroso e poi sorrise lentamente. Ma c'era qualcosa di triste in quel sorriso.

"Allora... amici...?" chiese Mitsui sorridendogli anche lui, per la prima volta, Kogure lo fissò stranito, come colto da una folgorazione. Quando Mitsui sorrideva era proprio carino... Kogure scosse la testa orripilato da quello che aveva pensato, ma l'altro fraintese il gesto ed il sorriso gli morì sulle labbra.

"Io... vado..." si infilò le mani in tasca e raddrizzò le spalle. Il grande Hisashi Mitsui non doveva dare spiegazioni e neanche aveva bisogno di qualcosa o di qualcuno.

"Aspetta, Mitsui!" lo rincorse Kogure, lo afferrò per le spalle e lo fece voltare "Certo che siamo amici!" gli sorrise felice. Gli sarebbe bastato anche quello. Se lo sarebbe fatto bastare...

Mitsui gli strinse le mani per un attimo e poi scomparve nell'oscurità.

Kogure rimase a fissare il punto in cui era stato poco prima Mitsui, mentre si sentiva attanagliare il cuore da una tristezza inspiegabile *Quell'idiota non ha capito niente.* pensò, poi con un sospiro si voltò ed entrò in casa.

 

owari parte II