Avvertenze! I personaggi di Slam Dunk non sono miei, purtroppo, ma appartengono al mitico Takehiko Inoue e alla I.T. Planning Inc, tutti i diritti riservati, e alla Planet Manga per l'edizione italiana. Io non ci guadagno proprio niente, quindi vi prego evitate le azioni legali, perché non ho una lira.

 

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Dunk Heat

parte I

di ria


 

Kogure fece scorrere l'acqua e poi trattenendo il fiato, infilò la testa sotto. L'acqua fredda gli bruciò le escoriazioni sulla faccia. Per fortuna la rissa si era conclusa senza conseguenze troppo gravi. Aveva dovuto occuparsi degli altri però, prima di potere occuparsi di sé stesso.

"Kogure, hai finito?" Akagi era comparso sulla porta degli spogliatoi, avevano pulito e messo a posto la palestra. E così si era fatto tardissimo.

"Quasi. Comincia pure ad andare. Ci penso io a chiudere." Si tamponò il viso con un asciugamano pulito, non usciva più sangue per fortuna.

"Sei sicuro?" chiese Akagi, il suo solito cipiglio era ancora più marcato.

"Certo! Io sono praticamente illeso." Confermò con un caloroso sorriso, inforcando gli occhiali, usciti intatti dallo scontro con la banda di teppisti.

"Va bene, però stai attento." Si buttò il borsone sulle spalle e se ne andò.

 

Kogure spense le luci degli spogliatoi e passò in palestra a controllare un'ultima volta che tutto fosse a posto. Quel pomeriggio aveva perso la calma, cosa che di solito non faceva mai, lui Kiminobu Kogure che evitava qualsiasi litigio, anche il più piccolo, che era sempre pronto a fare da paciere, si era buttato a capofitto in quella situazione assurda.

Solo perché....

Solo perché c'era di mezzo Hisashi Mitsui.

Scosse la testa disgustato. Non riusciva più a capirsi. Vederlo ridotto in quelle condizioni, vederlo comportarsi in quel modo, ricordarsi l'atleta che era stato una volta, gli aveva fatto salire il sangue al cervello. Ma era inutile continuare a pensarci, da domani avrebbero capito se c'era ancora qualche traccia del Mitsui di un tempo, visto che l'allenatore Anzai l'aveva riammesso in squadra. In fondo era felice, tutto si era risolto per il meglio, anche se con qualche ammaccatura qui e là. Per Sakuragi, Rukawa e Miyagi non era poi troppo grave, loro ci erano abituati, data la frequenza con cui facevano a pugni. Lui, al contrario, odiava la violenza ed era pure un po' fifone, anche se non l'avrebbe mai ammesso con nessuno. Ayako lo prendeva già in giro a sufficienza.

Spense le luci e si avviò verso l'uscita il più velocemente possibile, la palestra buia gli faceva un po' impressione. Si arrestò di colpo. C'era qualcuno appoggiato allo stipite della porta.

 

"Chi è?" chiamò, mentre si irrigidiva pronto ad un altro scontro. Non si poteva mai sapere, magari era qualcuno degli *amici* di Mitsui che aveva pensato di fare un ultimo regalino allo Shohoku.

La figura si mosse dall’ombra e la luce di un lampione illuminò il suo volto tumefatto.

"Mitsui!?" gli corse incontro "Che cosa fai ancora qui? Non sei andato a casa? Ti devi medicare, non puoi andare in giro conciato così!" gli si affollò intorno come una mamma chioccia.

Mitsui lo fulminò con un'occhiata bruciante.

"Kogure..."

"Si?"

"Smettila!" lui si bloccò offeso."Scusa..." cercando di far finta di niente, chiuse a chiave la porta della palestra, si gettò la sacca da sport su una spalla e lo fissò di nuovo, non sapendo che cosa dire o che cosa fare.

"Io vado a casa. Faresti meglio ad andarci anche tu." Mitsui continuava a rimanere in silenzio a fissarlo, i lunghi capelli neri gli cadevano sul viso, nascondendo i lividi. Mito ci era andato giù pesante, non c'era che dire.

Mitsui si riscosse, come al rallentatore Kogure lo vide alzare una mano e si irrigidì aspettandosi l'ennesimo colpo della giornata, ma con suo enorme sollievo la mano gli si appoggiò leggera su una spalla.

"Ti accompagno."

 

Si avviarono fianco a fianco, in silenzio. Non c'era più nessuno per le strade a quell'ora, si era immersi in un'atmosfera quasi irreale. Kogure era sempre più perplesso, e adesso che cosa voleva Mitsui. Lo conosceva da abbastanza tempo per sapere che non faceva mai le cose senza una ragione ben precisa. Anche quando aveva pestato a sangue Miyagi, sotto c'era la sua rabbia per non poter più giocare a pallacanestro.

*A meno che, adesso non mi voglia pestare in privato, al riparo da occhi indiscreti, per finire il lavoretto di oggi pomeriggio. Non credo che sia stato contento che io abbia raccontato tutta la sua storia all'intera squadra...*

"Kogure..." erano quasi arrivati a casa sua. Si fermò a guardarlo.

"Si?"

" Io... grazie..." mormorò piano Mitsui, fissando con attenzione la punta delle sue scarpe.

"Per... per cosa..."

"Per oggi." Aggiunse a mo' di spiegazione, alzando gli occhi per incontrare i suoi.

Kogure sorrise ironico "Grazie per essermi fatto picchiare? E' per questo che mi ringrazi?"

Mitsui sbuffò con insofferenza, ma un lieve sorriso gli aleggiò sulle labbra, scoprendo leggermente il buco lasciato dai due incisivi superiori mancanti, ricordo della rissa con Miyagi. "No, non per quello..." fece una pausa. Kogure alzò la testa per fissarlo, in attesa. Mitsui non aveva l'altezza impressionante di Akagi, ma era pur sempre di una decina di centimetri abbondanti più alto di lui.

"Io... mi hai fatto... riflettere..."

"Più che merito mio, saranno stati i pugni di Yohei Mito...

"Basta Kogure!" lo interruppe furente, con gli occhi che sprizzavano scintille, mostrando un saggio del teppista che era. "Sto cercando di... scusarmi..." sibilò a denti stretti. Kogure si fece serio "Lascia stare, ci vediamo domani." Si voltò e si incamminò verso casa. Non aveva fatto ancora un passo che si sentì afferrare in una stretta d'acciaio e voltare bruscamente.

"Ascolta quattr'occhi, mi volevo scusare e ti volevo ringraziare e tu mi starai ad ascoltare finché non avrò finito di ringraziarti !" ad ogni parola lo scrollava con violenza. Gli occhiali di Kogure volarono via a quel trattamento e Mitsui si interruppe di colpo.

"Scusa... ecco... non volevo..." si chinò a raccogliergli gli occhiali e glieli lanciò. "Forse hai ragione tu... è meglio lasciar perdere... Ci si vede..." si infilò le mani in tasca, pronto a voltarsi indietro. Lo fermò la mano di Kogure sul suo braccio, lo fissò da sotto le ciglia. La faccia era un po' gonfia, a causa dei pugni che gli aveva dato, ma aveva sempre la stessa espressione aperta e gentile, che faceva di lui il confidente di tutta la squadra di basket, la mamma chioccia di tutte le matricole. Si sentiva un po' in colpa, per quei pugni, ma Kogure aveva messo a nudo le sue debolezze davanti a tutti, ed era una cosa che non riusciva a sopportare.

 

Tre anni prima, quando si erano incontrati per la prima volta, Kogure si era subito mostrato cordiale e amichevole, a dispetto del fatto che lui fosse stato appena eletto MVP, e adesso che ci pensava, anche quando era in ospedale, a causa del ginocchio sinistro, lui era sempre stato l'unico a venirlo a trovare e ad incoraggiarlo.

Lo fissò, sempre scontroso, non sopportava che la gente avesse pietà di lui, era qualcosa che lo faceva andare in bestia "Che vuoi?" lo aggredì, si liberò della sua mano con uno scatto insofferente e indietreggiò di un passo.

Il viso di Kogure si aprì in un sorriso consapevole e gentile "Sarà meglio che dia un'occhiata a quei lividi, visto che tu continui ad andare in giro conciato così." Mitsui aveva una mente un po' a senso unico. Una volta che si fissava su di una cosa, vedeva solo quella, come per il basket, che non lasciava spazio ad altro nei suoi pensieri. Lo afferrò di nuovo per il braccio e cominciò a trascinarselo dietro "Avanti, vieni, in casa c'è la cassetta del pronto soccorso, così sistemiamo tutto."

"Kogure..." pronunciò in tono di avvertimento, mentre cercava di resistere con tutte le sue forze.

"Non fare il bambino, Mitsui. Pensa a che cosa direbbero i tuoi se gli arrivassi in casa conciato a quel modo." Erano abbastanza ridicoli in mezzo alla strada che si strattonavano a vicenda, uno per fuggire e l'altro per condurlo in casa.

"Non gliene importa nulla, intanto." Kogure si fermò di scatto, colpito dall'amarezza che aveva avvertito nella sua voce e Mitsui senza volere gli finì addosso.

"Ouch!..." per mantenere l'equilibrio Mitsui si ritrovò abbracciato a Kogure, mentre quest'ultimo lo sosteneva per la vita e arrossiva lentamente, cercò di sdrammatizzare l'accaduto, per evitare che Mitsui si accorgesse del suo imbarazzo "Accidenti, se pesi Mitsui!"

"Scusa, non volevo farti male..."

"Non è niente, non ti preoccupare. Avanti, andiamo!" Mitsui alzò gli occhi al cielo, era perfettamente inutile cercare di resistere a Kogure, quando partiva lancia in resta al salvataggio di qualcuno. Anche se doveva ammettere che era abbastanza piacevole essere oggetto di tutte quelle attenzioni premurose.

Kogure si fermò a guardarlo "Non fai più resistenza?" indagò sospettoso, conoscendo il caratterino di Mitsui era meglio andarci piano.

L'altro sogghignò malignamente "Hai paura di restare solo con me, quattr'occhi?" lo prese in giro, sporgendosi verso di lui con fare malizioso.

"Smettila di fare il cretino! Altrimenti ci verso dell'acido sopra a quei tagli!" lo minacciò, mentre un brivido inaspettato gli correva giù per la schiena. Doveva essere la stanchezza a causargli tutto quello, certo non poteva essere la vicinanza di Mitsui...! Anche se, quando se lo era ritrovato tra le braccia... *Kiminobu Kogure cerca di rimanere con i piedi per terra!* si ammonì.

"Oh cielo! Il piccolo ed educato Megane-kun che dice delle cose simili! Che emozione!"r

"Mitsui..." stavolta era lui a lanciare un avvertimento.

"Questa volta hai vinto Kogure, mi arrendo... Ma la prossima volta..." lo minacciò, ma gli occhi neri stavano ridendo, anche se nelle loro profondità Kogure vide scintillare qualcosa a cui preferì non dare un nome.

 

Lo seguì docilmente in casa. Era una graziosa villetta a due piani, con un piccolo giardino con un altalena. Mitsui si guardò attentamente intorno, casa sua non era troppo lontana da lì, e lui non si era mai accorto che Kogure abitava così vicino a lui.

"Scommetto che da piccolo ti divertivi ad andare sull'altalena." Commentò. Vide Kogure arrossire e tossire imbarazzato e soffocò una risata, era pur sempre mezzanotte passata, non si poteva fare troppo rumore.

"Non disturberemo i tuoi genitori?" mormorò Mitsui, mentre si toglieva le scarpe nell'ingresso.

"Non ti preoccupare, questa sera sono usciti, rientreranno tardissimo, come fanno sempre. Vieni, andiamo in camera mia." Gli disse con candore.

Fu la volta di Mitsui di rabbrividire... Le sue parole gli avevano stretto qualcosa dentro. Lo vide sparire su per le scale e si affrettò a seguirlo.

La camera di Kogure era un paradiso di ordine ed organizzazione, al contrario della sua. Non c'erano libri o cartacce per terra, gli abiti erano tutti riposti negli armadi e sugli scaffali zeppi di libri non c'era un granello di polvere. Alle pareti giganteggiavano poster di animali selvaggi che facevano il paio con le buffe magliette che Kogure indossava per gli allenamenti.

"Ecco, siediti qui sul letto, io vado a prendere la cassetta del pronto soccorso." gettò la sacca in un angolo e si sbottonò la divisa scolastica, sparendo nella stanza da bagno attigua. A Mitsui non rimase altro che fare come gli era stato detto. Si lasciò cadere sul letto con un sospiro stanco, era veramente comodo il letto di Kogure...

Quando Kogure ritornò lo trovò profondamente addormentato sul suo letto. Sospirò esasperato, e adesso come faceva a medicarlo? Posò i medicinali sulla scrivania sotto la finestra e si sedette sulla poltrona vicino al letto, ad osservarlo. Quando dormiva aveva l'aria innocente di un bambino, il viso era rilassato e non c'era traccia di odio o amarezza. Chissà perché si era sempre preoccupato così tanto per quella specie di teppista. Lo coprì con una coperta e si accomodò meglio sulla poltrona. L'avrebbe lasciato dormire un pochino, l'avrebbe curato e poi l'avrebbe mandato a casa, era così stanco anche lui... Questo fu il suo ultimo pensiero cosciente, prima di scivolare in un sonno profondo.

Così profondo che non si accorse che Mitsui si era svegliato, si era medicato da solo, l'aveva preso in braccio e portato nel suo letto, avvolto in una coperta, mormorato un 'grazie' e, dopo aver esitato un attimo, gli aveva depositato un bacio leggero sulla fronte prima di andarsene.

 

owari parte I

 

 


 

Per chi non conosce il giapponese: megane-kun= quattr'occhi