DISCLAIMER: Al solito i personaggi non sono miei ma del grande, unico e solo Inoue-sensei (a cui farei volentieri una visitina a casa per convincerlo a creare una versione yaoi di Slam Dunk...)
(Sakuya con katana in mano e zaino sulle spalle)
NOTE: Ricordo che tra "..." il parlato, tra '...' i pensieri.
Cmq ecco il nuovo capitolo, spero vi piaccia... ^____^
Se sorrido come Sendo c'è un motivo, non dovete temere!! (o forse sì?)
^_____^

Due vite, un destino

parte VI

di Sakuya


Ormai erano passati già due giorni da quando i suoi nonni gli avevano chiesto di prendere una decisione, ma di decisioni chiare e precise non se ne vedeva nemmeno l'ombra.
Hanamichi si era deciso a dare una svolta definitiva al suo futuro nel momento stesso in cui avesse fatto chiarezza nella sua vita.
E sì perchè di chiarezza si doveva parlare.
Lui amava il basket, ma sembrava che nessuno se ne rendesse conto. Quello che doveva decidere era se far rendere conto a tutta al squadra con chi avevano a che fare, rischiando di mostrarsi come era in realtà e quindi restare con loro, oppure andarsene via e ricominciare una nuova vita sportiva in un posto in cui nessuno avrebbe cercato di farlo rientrare per forza nel ruolo che lui stesso si era costruito, poichè nessuno lo conosceva.
E questo era il primo problema.
Seconda scelta da fare: mostrare a Yohei il vero Hanamichi, mettendosi a nudo di fronte al suo migliore amico, col rischio di essere disprezzato, o compatito, o anche odiato per avergli sempre mentito, oppure fargli continuare a credere di essere la persona che meglio lo conosceva andandosene via, limitando le possibilità di esplodere dalla rabbia o per mancanza di verità nella sua vita.
E nessuna delle due opzioni era particolarmente allettante, perchè in ogni caso, Yohei probabilmente lo avrebbe riempito di botte.
Nuovo dilemma: andarsene per sempre rinunciando a battere Rukawa e Sendo se non ai campionati nazionali (sempre che lì avessero mai potuto incontrarsi), oppure continuare a restare lì ad essere umiliato sul campo da quei due, non sentendosi mai alla loro altezza.
E questa sembrava essere la sola cosa chiara a favore di una partenza per Kyoto.
Certo chiara se non ci fossero stati quei maledetti sentimenti.
Che sentimenti fossero lo doveva ancora capire ed era questo che lo tratteneva più di ogni altra cosa.
La sua vita non gli piaceva più da molto molto tempo, ma da quando aveva cominciato il suo nuovo lavoro, beh erano successe alcune cose che lo avevano lasciato piacevolmente interdetto.
Aveva scoperto che Sendo era un bravo ragazzo e molto più simpatico di quello che poteva immaginare, col quale si tovava bene.
Sapeva di non odiarlo, anzo di non averlo mai odiato. Anche quella era solo una menzogna per il resto del mondo.
Sendo era bravo, uno dei migliori giocatori con cui avesse avuto modo di scontrarsi, anzi uno dei migliori in tutto il Giappone. Difficilmente avrebbe potuto raggiungere il suo livello, anche perchè non credeva di essere così bravo e talentuoso come Anzai gli aveva fatto intendere in un paio di occasioni.
E adesso era entrato nella sua vita, in quella vera, o almeno in una parte di essa.
Che cosa voleva dire quello che sentiva quando parlava con lui? La sera prima erano persino usciti insieme.
Era il giorno di chiusura del locale e proprio nel momento in cui rientrava a casa dagli allenamenti Hanamichi aveva ricevuto una telefonata del porcospino che gli chiedeva di andare al cinema a vedere l'ultimo film d'azione che era uscito perchè gli aveva regalato due biglietti.
Sul momento il rossino era rimasto piuttosto sconcertato. Con tutti gli amici che aveva Sendo proprio lui doveva andare a cercare? E da quando erano amici?
Ma poi si rese conto che probabilmente Sendo era uno dei pochi che potesse chiamare amico, visto che era uno dei pochi ad averlo visto senza la maschera che di solito portava. Quindi aveva accettato e a fine serata non se ne era pentito minimamente, anzi!
Si era divertito tantissimo con quel porcospino. Erano andati al cinema e poi a mangiare un panino in un fast-food. E per tutto il tempo non aveva pensato nemmeno una volta a tutti i suoi problemi e ai suoi guai.
Era come se quel ragazzo fosse stato in grado di cancellare tutto solo con la sua presenza. Lo faceva sentire bene, protetto in un certo senso. Cosa provava per Akira (adesso lo chiamava persino per nome!)?
Non lo sapeva nemmeno lui, ma sapeva che se quella era la vera amicizia non voleva perderla, o comunque qualsiasi cosa fosse stata non ci avrebbe voluto rinunciare. E allora? Partire o restare?
Certo solo Sendo non era un motivo sufficiente per restare... oppure sì?
E poi c'era lui, la sua nemesi, il suo incubo peggiore: Kaede Rukawa.
Cosa aveva lui in comune con Rukawa?
Nulla.
Certo si erano trovati bene a parlare la sera, ma quello non voleva dire assolutamente niente.
Rukawa era il giocatore che più in assoluto lo aveva colpito. Aveva fatto praticamente di tutto per migliorare e arrivare al suo livello.
Ma ci sarebbe mai potuto arrivare davvero, oppure era anche quella una stupida illusione? Una parvenza di normalità nella sua vita vuota e inutile.
Avere un nemico e quindi uno scopo, quello di batterlo.
Ma era davvero questo che voleva?
Ma soprattutto c'era una cosa che lo inquietava e lo faceva riflettere.
Era tranquillo quando stava con Rukawa.
Certo Sendo era in grado di farlo divertire e farlo stare bene, ma Rukawa... La volpe aveva una specie di effetto ipnotico su di lui.
Non gli faceva dimenticare tutto, questo no, ma rivelava dietro quello sguardo di ghiaccio una qualche sofferenza, non sapeva che tipo di sofferenza potesse avere un tipo come Rukawa che aveva tutto quello che desiderava, ma qualcosa c'era.
Ecco non si capiva di nuovo, come non capiva quello che provava per il volpino.
A volte era come se si sentisse legato a quel presuntuoso da un filo sottile, ma altra volte... A volte provava una gran rabbia nei suoi confronti, specie dopo che aveva visto in che casa abitasse, e dopo aver scoperto che buttava il tempo con suo padre, standosene zitto.
Aspettava l'arrivo del volpino ogni sera con impazienza, era disturbato dalla presenza di Sendo e si sentiva in dovere di dargli degli spiegazioni sulle sue azioni, sui discorsi che faceva con il porcospino, sul tempo che ci passava insieme, ma da una parte sentiva che l'odio che provava non si era ancora sopito.
Sì perchè se quello verso Sendo fosse solo una farsa, come quello verso la maggior parte dei suoi avversari, quello verso Rukawa era odio allo stato puro, forte e cieco, anche se non ne capiva il motivo.
L'amore per Haruko? Quello era parte dalla vita illusoria e normale.
Certo era carina e dolce (Blaaahhh NdSaku- mentre vomita Bleaaaahh- NdHana-che vomita e vorrebbe uccidere Saku per quello che gli ha appena fatto pensare), ma a volte era così stupida! (^__^ NdSaku Brava ^__^ NdHana)
E poi non era affatto il suo tipo, probabilmente il vero Hanamichi era gay perchè nessuna delle ragazze che lo aveva scaricato gli piaceva, gli erano tutte piuttosto indifferenti. Tutte abbastanza carine e inquadrabili come brave ragazze, quelle che le persone normali potevano aspirare ad avere accanto, quelle che i suoi amici dicevano essere dei 'sogni'. Ma a lui non era mai interessato niente di nessuna. Certo essere scaricato da 50 ragazze in tre anni, non aveva migliorato la sua autostima, ma tanto era un sentimento che Hanamichi non conosceva, o che aveva dimenticato di poter provare, quindi niente di grave.
Rise tra sè.
Nemmeno lui sapeva più quale era la verità certe volte. Non sapere di essere gay o etero era davvero il colmo!
Comunque non era un grosso problema: se fosse stato etero sarebbe stato un passo verso la normalità che non avrebbe mai potuto raggiungere neanche se si fosse impegnato con tutte le sue forze, forse perchè non era degno nemmeno della normalità; se invece fosse stato gay... beh una prova in più del fatto che lui non poteva essere come gli altri, niente altro.
Forse avrebbe spiegato solo perchè a volte non riusciva a non ammettere a sè stesso che Rukawa era davvero un bel ragazzo, o forse quello era solo senso estetico.
La campanella segnò la fine delle lezioni e Hanamichi si alzò dalla sedia stiracchiandosi come se avesse sonnecchiato, mentre invece la sua mente aveva lavorato alacremente per tutto il tempo.

Allenamenti: le solite battute da scemo, i soliti 'insulti', i soliti rimproveri, tutti che si aspettavano le figuracce che prontamente Hanamichi gli dava.
Doveva rispettare il suo copione, no?
E poi lui, quella stupida e odiosissima volpe che non faceva altro che riempirlo di 'do'aho' e sguardi freddi e indifferenti.
E lui che ancora aspettava la sera per poter finalmente essere sè stesso e vedere il volpino sciogliersi almeno un pò!
Che stupido!
Ma adesso non poteva pensarci, Miyagi li aveva trattenuti più del solito e lui avrebbe dovuto fare una corsa per arrivare in tempo al lavoro.
Pensò che fosse stata una fortuna quella di aver lasciato la divisa al locale, perchè se fosse dovuto passare da casa non avrebbe mai fatto in tempo... e quella di andare di nuovo da Rukawa era decisamente un'idea da scartare!

Hanamichi uscì in tutta fretta dagli spogliatoi salutando tutti con la solita allegria, ma ormai Kaede aveva imparato a conoscerlo. C'era di nuovo qualcosa che lo turbava, qualcosa che offuscava il suo bel viso, e i suoi meravigliosi occhi, e lui non poteva starsene con le mani in mano. Soprattutto visto che Sendo ci stava palesemente provando col rossino...
Non poteva permettere che quel porcospino gli portasse via il SUO Hanamichi senza lottare... Quella sera avrebbe fatto tutto il possibile per scoprire cosa lo turbava, in fondo in quel periodo erano quasi diventati amici, quasi... Certo per ora poteva bastare...

Come ogni sera la porta si aprì e uno stupendo ragazzo dai capelli neri come i meandri dell'inferno e gli occhi blu come il cielo entrò sedendosi al bancone.
E come ogni sera il ragazzo nascose la gioia che gli prendeva lo stomaco, ogni volta che vedeva quel viso, sentiva quella voce e vedeva quegli occhi.

E sempre come ogni altra sera il ragazzo dietro il bancone per un attimo sentì che niente e nessuno poteva più toccarlo, si sentiva in pace con il mondo, si sentiva... completo.
Ma il ragazzo dai capelli rossi come il fuoco, come il cuore che pulsa nel petto e come l'amore che infiamma le vene, non era solito badare alle emozioni positive, troppo concentrato com'era a nascondere il suo vero io al mondo intero e troppo preso dai sensi di colpa e dal dolore che gli attanagliavano il cuore per vedere che quello stesso cuore aveva già ripreso a battere da molto tempo.
"Do'aho"
"Sera kitsune" 'Perchè adesso ogni volta che ti vedo provo una gran rabbia?'
"Hn... Ho fame...." 'Perchè sei così freddo stasera?'
"Sempre di molte parole, eh?" 'Ma perchè ti sto odiando così tanto?'
"Do'aho" 'Scusa ma non ci riesco... Se mi comportassi diversamente dal solito forse capiresti qualcosa...'
"Baka kitsune ti odio lo sai? Ma chi ti credi di essere??" 'Sì, chi credi di essere per farmi stare male senza che ne sappia il motivo??'
"Hn... Ho fame do'aho" 'Lo so che mi odi, cosa credi? E io che mi ero illuso...'
"Tieni il menù.... e non ti spacco la faccia solo perchè di là c'è il capo!" 'Ti massacrerei quando fai così... Perchè mi fai sentire così maledettamente male??'
"Hn" 'Lo so, so anche questo te lo assicuro...'
Per la prima volta da quando lavorava in quel posto, Hanamichi non disse una sola parola a Rukawa e viceversa.
Era come se la magia di quel luogo si fosse rotta, come se l'incanto che li legava si fosse improvvisamente spezzato, ognuno troppo perso nei propri pensieri per rendersi conto della pace che di solito li avvolgeva quando erano insieme, troppo preoccupato di essere ferito e soffrire per rendersi conto di stare facendo soffrire anche l'altro.

Rukawa si alzò dalla sedia dopo aver pagato il conto, o meglio dopo aver lasciato i soldi sul bancone e si stava gà avviando alla porta quando sentì il suono del registratore di cassa.
Hanamichi era scomparso dieci minuti prima e ora stava mettendo via i soldi. Si era cambiato per andare a casa, raggiunse il volpino, e gli porse lo scontrino senza dire una sola parola e sempre senza parlare i due raggiunsero il bivio che li avrebbe separati (Ma gnooo ç____ç NdHana Mi fai finire al frase??NdSaku Ok ç_____çNdHana) per portarli alle rispettive case.
"Vai a casa volpe?"
Fu Hanamichi a rompere quel silenzio, come sempre del resto.
"No vado a correre... Certo idiota!"
"Dannata kitsune dei miei stivali io ti ammazzo!!"
"Sì magari non in mezzo alla strada..." e così dicendo Rukawa lo trascinò nel primo vicolo buio lì vicino. (Ma guarda un pò i casi della vita ^^NdSaku Ma guarda.... che bel posticino *__*NdHana -____- NdSaku)
Un lampione nella strada principale rischiarava a fatica i visi dei due ragazzi, anche se nessuno dei due aveva bisogno di luce per riconoscere il volto di fronte al proprio.
"Allora do'aho... adesso che puoi non mi ammazzi?"
"Cazzo kitsune! Ma possibile che tu debba sempre trattare tutti come se ti fossero inferiori??" la rabbia cresceva e ormai Hanamichi sentiva di non poter fare niente per trattenersi, e stavolta non era nemmeno sicuro di volerlo.
"Mi pare che sia tu quello che si dichiara il 'Tensai' di ogni cosa... o sbaglio?"
Parole fredde e taglienti come lame affilate che tagliano la carne del cuore.

Il rossino rimase per un attimo indeciso. Non poteva certo ammettere che quella era solo una maschera e soprattutto non poteva farlo davanti a quello stronzo di Rukawa, non poteva permettere che fosse il suo peggior nemico a scoprire la verità su di lui!
E pensare che aveva persino creduto che potessero avere qualcosa in comune, diventare amici... Una fitta lo colpì diritto al cuore, come aveva potuto essere così sciocco?
Fino ad ora solo Sendo si era dimostrato essere un vero amico, solo lui si era preoccupato del vero Hanamichi, a lui era persino riuscito a confessare la verità sulla sorte dei genitori e l'altro lo aveva consolato, lo aveva compreso e gli aveva offerto il suo aiuto. Senza dimostrare pietà o ribrezzo per quell'essere così ripugnante (come Hanamichi stesso si sentiva e definiva).
E adesso Rukawa...
Per Rukawa aveva cercato di migliorare nel basket, per essere al suo livello.
Per vedere Rukawa aspettava ogni sera le 21:45.
Perchè c'era Rukawa si era sentito in imbarazzo la prima volta che aveva incontrato Sendo sul lavoro, e chissà cos'altro...
Tutto per una persona fredda e insensibile, che si credeva superiore a chiunque e che come tutti gli altri lo considerava solo un buono a nulla...
Non come Sendo che invece aveva fiducia in lui, nelle sue capacità di giocatore...
"Tu non capisci un cazzo!!!" Aveva alzato la voce, e parecchio. Stava praticamente urlando ma la cosa non lo preoccupava. L'immagine di quello stupido volpino arrogante, freddo, distaccato e menefreghista continuava a stridere con quella del Rukawa gentile che gli aveva prestato dei vestiti, che si era fatto accompagnare a casa chiaccherando, che gli aveva sorriso, che credeva soffrisse come lui...
E faceva male, faceva aumentare il dolore che quella strana fitta gli aveva procurato.

Il volto di Rukawa sembrò assumere una qualche espressione, ma la scarsissima luce non permetteva di dire che tipo sentimento rappresentasse.
"Tu non capisci vero?" la voce bassa, sottile come un filo, sembrava quasi... triste?
Oppure solo rassegnata, sì, una rassegnata amarezza.

Ma Hanamichi non lo notò o meglio non volle dargli peso, si concentrò solo sulla rabbia e qualsiasi cosa quel tono di voce gli stesse facendo provare in quel momento (non voleva nemmeno capire cosa fosse) la incanalò nella forza che sentiva crescergli distruttiva dentro.
"Cosa cazzo dovrei capire, eh? Vuoi dirmelo stronzo??" Aveva urlato con tutto il fiato che aveva in corpo. Non poteva sopportare quelle persone che considerano solo i loro problemi senza vedere quelli degli altri.
"Che vuoi dalla vita Sakuragi? Cos'è che vuoi, lo sai?"
Un attimo di incertezza: sapeva quello che voleva?
Smettere di soffrire, di star male, di dover fingere, di provare qualsiasi tipo di sentimento se serviva.
Ma perchè Rukawa aveva ancora quel tono? E poi aveva alzato la voce, quasi urlava, ma perchè lo stava facendo?
Hanamichi non riusciva a capire e questo lo faceva imbestialire ancora di più.
"E a te cosa cazzo importa di me? Ancora non mi hai detto cosa dovrei capire.... Sei solo un fottuto stronzo Rukawa!"

"Devi capire che c'è gente che sta peggio di te, ecco cosa devi capire!" Adesso urlava, non riusciva più a trattenersi, ma non riusciva nemmeno ad aiutare il ragazzo che amava.

"E tu faresti parte di questa gente???" Questo era davvero il colmo! Come si permetteva quello stronzetto figlio di papà di parlargli in quella maniera?

"Tu hai i tuoi amici, la squadra ha bisogno di te, sei benvoluto da tutti, e non puoi biasimare nessuno se credono che tu sia un idiota patentato! Fai di tutto per metterti in ridicolo, basta guardarti con quella babbuina della Akagi!"
Non ci vedeva più dalla rabbia, non era riuscito a trattenere tutto per sè, nemmeno l'ultimo commento su quell'ochetta di cui il SUO Hanamichi continuava a dirsi innamorato pazzamente.

"CHE CAZZO DICI? Tu non sai proprio niente di me e della mia vita! I miei amici non mi conoscono, per la squadra sono solo un peso e tu sei il primo a dirlo! E sai perchè faccio il buffone? Perchè la gente scapperebbe se conoscesse il vero Hanamichi, hai capito! Cosa cazzo parli a fare tu che sei amato da tutti? Certo sei un gran pezzo di merda, ma sembra che questo le sgallettate che ti venerano con un dio non se ne rendano conto... E poi sei il pilastro della squadra, sembra che senza di te tutti noi siamo persi... Hai un mucchio di soldi e non devi lavorare per mantenerti, non sei costretto a nascondere quello che provi perchè tanto non provi niente per nessuno, non è così kitsune?"

Per la prima volta da quando aveva cominciato a chiamarlo con quell'assurdo nomignolo c'era odio nella sua voce, o forse c'era sempre stato, solo che era lui a non volersene accorgere.
Rise.
Una risata amara e piena di dolore, e percepì Hanamichi irrigidirsi per lo stupore, lo percepì perchè certo non poteva vederlo nella penombra del vicolo, ma anche senza luce riusciva a sentire ogni minimo cambiamento di quel corpo osservato per tanto tempo di nascosto, di quell'anima che ambiva raggiungere dal primo momento in cui aveva incontrato quegli occhi così belli e nei quali essa si rifletteva.
"Credi che se io scomparissi dalla faccia della Terra qualcuno ne soffrirebbe realmente? Chi piangerebbe per me? La squadra? Beh troverebbero presto un'altro talento. Chi si dispererebbe? Mio padre che è sempre in viaggio, che non si cura di me e non mi guarda negli occhi perchè sono blu come quelli di mia madre? Oppure proprio lei, mia madre, che se ne è andata con il suo attuale marito, lasciandomi a mio padre quando avevo 6 anni? Certo vivo nell'agiatezza, ma credi che questo mi renda felice? E poi i tuoi nonni sono ricchi, che bisogno hai di lavorare? E poi scusa, pensi che quelle del mio fanclub o quelle galline che mi muoiono dietro soffrirebbero se io smettessi di esistere? Credi che qualcuna mi ami per davvero? E parlo dell'amore totale e incondizionato che ti prende l'anima e te la dilania, che ti travolge come un fiume in piena e non ti fa respirare se non quando sei con chi ami... Credi che io abbia la speranza che qualcuno mi possa mai amare così?" 'Come io amo te... Credi che tu mi potrai mai amare? Io non penso....'

Hanamichi non poteva credere alle sue orecchie.
Perchè il ragazzo che tanto detestava e invidiava aveva una vita così simile alla sua? Lui sembrava essere pieno di amici ma in relatà si sentiva solo... proprio come era Rukawa.
Ma adesso non doveva pensarci, odiava quella volpe travestita da essere umano, fredda e glaciale, impassibile, indiferrente a tutto. Cercava l'amore ma come poteva pretendere che anche un solo essere umano si innammorasse di lui, un essere tanto scostante ed irritante? Un essere così... solo...
NO! Non doveva pensare a questo! Era solo una menzogna! Lui lo odiava!
"Ah ah ah, e questa sarebbe la tua terribile vita? Mio padre è morto perchè io non sono stato in grado si chiamare i soccorsi, mia madre è morta consumata dalla leucemia e ti assicuro che vedere una donna dolce come lei esaurire tutta la sua vitalità e la sua energia per colpa un male così terribile è stato peggio che morire io stesso. E i miei nonni dici? Loro odiavano mio padre, perchè era un semplice impiegato, non era all'altezza di mia madre, dicevano, e l'ha fatta morire... questo è quello che pensano, e io non voglio niente da persone così!
Adesso chi pensi che sia quello che soffre, eh volpe?" 'Ma cosa cazzo ho fatto? Perchè gli sono andato a raccontare i fatti miei... Perchè mi sono messo in questa situazione? Adesso lui potrebbe usare le cose che sa per farmi soffrire di nuovo, ancora una volta... e non lo sopporterei...
Non lui, non adesso, non di nuovo...

"Do'aho..." 'Ti prego permettimi di aiutarti... ma come posso?' "Sei solo un ragazzino che non ha la forza di affrontare la propria vita e il futuro ecco cosa sei! Ti nascondi dietro una persona che non esiste per non soffrire, non è così?" 'Dov'è l'Hanamichi di cui mi sono innammorato? Quello che dolce, sensibile, altruista, che gioca con passione e sorride con amore? Quello che sei veramente... o almeno credevo che quello fossi tu... ma adesso non ne sono più sicuro... Dio aiutami! Non voglio che il mio amore soffra così!'

Colpito e affondato. Con due frasi si era rovinato la vita. Adesso doveva per forza partire.
Non poteva vivere sapendo che qualcuno era a conoscenza del suo segreto, che una persona lo aveva visto dietro la maschera che portava. Persino Yohei e, adesso Sendo, non avevano visto che una piccola parte del vero Hanamichi.
Ma ora qualcuno aveva capito tutto di lui e quel qualcuno era l'unica persona che doveva continuare a credere che non ci fosse un'altro Hanamichi dietro la facciata di normalità che si era costruito: Rukawa, la sua nemesi, il suo incubo peggiore, il suo unico vero rivale... il suo unico vero amico, la sola persona che avrebbe mai potuto amare. Sì perchè se mai avesse permesso al suo cuore di innamorarsi quello sarebbe andato diretto da Rukawa, senza tappe intermedie, ora ne era certo.
Alzò il pugno mentre tremava di rabbia e paura, voleva disintegrarlo, farlo sparire per sempre, per evitare ogni rischio, ogni possibile ferita, ogni cosa che lo avrebbe potuto far diventare di nuovo debole e vulnerabile, o almeno portare alla luce quel lato del suo carattere, quello debole e fragile. E in quel momento era solo Rukawa che avrebbe potuto.

Vide il braccio alzarsi e serrò la mascella aspettando che il pugno lo colpisse.
Aveva colto nel segno, era quello che Hanamichi rifuggiva: aprire il suo cuore; per non soffrire.
Attese ma il pugno non arrivò.
Vide il braccio tornare lungo il fianco e la sua testa rossa voltargli la schiena.

"Vuoi sentirti dire che hai ragione? Beh ce l'hai..." niente altro, solo quelle poche parole dette in un soffio mentre cominciava a camminare allontanandosi da lui, da tutto quello che lui avrebbe potuto rappresentare.
Dolore, sofferenza, paura... amore, felicità, una vita 'normale'.
E per la prima volta da quando l'aveva creata la sua maschera si era infranta per davvero, per la prima volta da quando si era creato una roccaforte sicura in cui nascondersi per potersi difendere meglio, il vero Hanamichi era uscito fuori, aveva combattuto la sua prima vera battaglia e l'aveva persa.

Rimase immobile e si appoggiò con la schiena la muro per non cadere. Aveva scoperto cosa il rossino che gli aveva irrimediabilmente rubato il cuore nascondeva, cosa lo turbava, e da cosa scappava.
Dall'amore, dalla felicità, dal dolore e dalla sofferenza, insomma dalla vita.
Ed era proprio quello che Kaede avrebbe voluto offrirgli, la possibilità di vivere, con lui accanto, per sempre.

Il campanello continuava a suonare insistente e il ragazzo si alzò di malavoglia dal caldo letto che ospitava il suo sonno popolato di mille visioni fantastiche.
"Arrivo, arrivo...." 'Per fortuna che mamma e papà non ci sono...'
Silenzio. Stava ancora sognando, non c'era altra spiegazione. L'immagine che popolava ogni suo sogno era lì di fronte a lui. La testa bassa, i pugni serrati, le braccia lungo i fianchi. Era bagnato,doveva aver cominciato a piovere come il cielo prospettava poche ore prima.
"Hana... ma che hai fatto? Dai entra..." prese l'amico per un braccio e lo portò dentro, chiudendo la porta alle sue spalle.

Si tolse le scarpe non perchè capisse cosa stava facendo, ma come guidato da una sorta di forza invisibile, non voleva alzare il volto e incontrare quello della persona che ora gli stava chiedendo con dolcezza se stesse bene.
No che non stava bene! Ma certo lui non ne aveva colpa...

Lo portò in salotto, sempre tenendolo per la manica della divisa. Grondava acqua da tutte le parti. Se non si fosse cambiato si sarebbe preso di certo una polmonite!
"Dai spoglaiti, ti dò qualcosa di asciutto..."
"No... grazie, non voglio disturbare..."
"Hana è mezzanotte e mezza passata... Certo che hai buona memoria, in fondo sei passato solo di sfuggita ieri qui davanti... Hana, vuoi dirmi cosa ti succede? E per favore, guardami!"
"No"
"Ok... come vuoi...." Gli si avvicinò e cominciò a sbottonargli la giacca.
Il ragazzo di fronte a lui sembrava non reagire.
Provava un dolore senza fine nel vedere il SUO Hanamichi in quelle condizioni, e chiunque ne fosse stata la causa se la sarebbe dovuta vedere con lui.
"Ti tolgo io i vestiti se..."
Si bloccò. Mentre le mani slacciavano i bottoni qualcosa ne aveva bagnato il dorso. Qualcosa di caldo, non una goccia di fredda pioggia.
Prese il volto del rossino con due dita e lo costrinse a guardarlo.
Piangeva e lui se ne stava accorgendo solo ora! Che idiota!
Gli si strinse il cuore, non poteva sopportare di vederlo in quello stato; cazzo lui lo amava! Non sapeva bene come e quando la semplice attrazione fisica fosse diventata un vero e proprio sentimento, ma ora che lo conosceva non poteva permettersi di ignorarlo, e in ogni caso, non ci sarebbe riuscito!
"Hana ti prego...dimmi cosa ti è successo!"

Il viso di fronte al suo era pieno di preoccupazione.
Occhi neri colmi di tristezza nel vederlo in quello stato, il sorriso che di solito albergava su quelle labbra era sparito e i capelli che, finalmente liberi dal gel, gli incorniciavano il volto cadendo disordinatamente su di esso aumentavano l'ansia che aleggiava sui bei lineamenti del ragazzo che continuava a tenergli il volto tra le mani.
Dolcezza, una dolcezza infinita nella voce e nelle parole che essa pronunciava.
"Sei carino senza gel..."
Non sapeva perchè aveva detto quella frase e perchè fosse andato da Sendo in un momento come quello.
Nessuno doveva più vedere la sua fragilità, nessun'altro oltre... Nella sua testa comparve l'immagine di un volto sorridente e non riuscì nemmeno a formulare quel nome.
E cominciò a piangere più forte, il suo intero essere era scosso dai singhiozzi, dai brividi di freddo e dalle lacrime.

Sendo non resistette. Era stato colto di sorpresa da quelle parole e per un attimo il suo cuore aveva esultato, ma era presto dovuto tornare alla realtà.
Ora il suo piccolo cucciolo piangeva disperato e lui non poteva far altro se non consolarlo.
Lo fece sedere sul divano e lo abbracciò forte. Con un braccio gli cingeva la vita e con l'altro gli accarezzava i capelli, quasi cullandolo.
"Sshh...ora ci sono io... Hana io non ti abbandonerò mai se tu vuoi... Ti aiuterò io... Permettimi di aiutarti piccolo..."
Quelle parole, quella voce.
Per un solo istante sperò fossero pronunciate da un'altra voce, ma la persona che possedeva quella voce non possedeva quella stessa dolcezza.
E poi in fondo, a lui cosa importava?
Stava molto meglio con Sendo, e in ogni caso non aveva certo dato al suo cuore il permesso di innammorarsi, quindi non capiva perchè quello stronzo continuasse a tormentare i suoi pensieri.
"Io... Io... non voglio..."

"Cosa Hana? Cosa non vuoi?"
Per un attimo la mano che gli accarezzava la testa si era fermata.
Non voleva che lo aiutasse? E allora perchè era lì? Non gli importava, lui lo avrebbe aiutato in ogni caso, lo avrebbe protetto anche contro la sua volontà.
"Non voglio più... soffrire..."
Un sospiro di sollievo trattenuto, il cuore che ricominciava a battere, ma più velocemente, il sangue che riprendeva a scorrere, ma con maggior foga.
"Non soffrirai più te lo prometto."
"Aki io... Aiutami tu ti prego!"
"Certo Hana-chan, ti aiuterò io."

Non aveva alzato lo sguardo, non ce la faceva a sostenere quello dell'altro, sicuramente troppe domande e troppe aspettative si celavano in esso.
Ma a quelle parole una consapevolezza lo pervase.
Adesso sapeva.
Sapeva cosa doveva fare, quale era la decisione da prendere, e lui l'aveva presa nello stesso istante in cui aveva chiesto aiuto a quell'angelo dai capelli neri.
Non il SUO angelo, ma comunque un angelo che lo voleva aiutare.
Un angelo che voleva proteggerlo e che aveva promesso di non farlo soffrire.
E lui era stanco di soffrire.
Si strinse più forte in quell'abbraccio e si lasciò cullare dal suono della voce di quello che da oggi in poi sarebbe stato il SUO angelo.
Doveva farlo, lui gli aveva fatto una promessa.

OWARI SESTA PARTE



SAKUYA: Beh non c'è nessuno?
AKICHAN: Ci sono io! ^___^
SAKUYA: Ciao Aki, sei contento oggi, vedo...
AKICHAN: Ceeeeeeeeeerto! Grazie a te Sacchan ^___^
SAKUYA: Sì, lo temevo ^^;;;;;;
AKICHAN: Qualcosa non va mia dolce autrice?
SAKUYA: Mi preoccupa il fatto che Hana e Kae non siano da queste parti...
AKICHAN: Credo siano andati ad avvertire tutte le fan delle HanaRu/RuHana ^____^
SAKUYA: COSAAAAAAAAAA??????? é____è Aki se vuoi salva la vita scappa!
AKICHAN: Ma non dovresti essere tu quella che scappa?
SAKUYA: Certo, io infatti sono già pronta (Sakuya con sacco in spalla e katana in mano per difendersi e convincere Inuoe)... ma credi che tu potresti uscire indenne da questa storia? ^^
AKICHAN: Forse hai ragione ^___^;;;;

*Interrompiamo i programmi per un'edizione straodinaria: sembra che Sakuya, la nota ficwriter (Seeee, te piacerebbe!! NdTutti) sia fuggita, accompagnata del famoso giocatore del Ryonan Akira Sendo, inseguita da un'orda di fan impazzite, capeggiate da due ragazzi, tali Hanamichi Sakuragi e Kaede Rukawa, urlando frasi sconnesse all'indirizzo degli inseguitori.
Un nostro esperto ha tradotto e analizzato le grida e pare che la ragazza dicesse:
"Mi scuso con tutte le fan delle HanaRu/RuHana... Chiedo il loro perdono e la pazienza di leggere questo obbrobrio fino alla fine..."
Per il momento è tutto, vi ringraziamo della gentile attenzione e vi diamo appuntamento al più presto con altri aggiornamenti.*


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