Note: Ho rubato il titolo al libro di Andrea de Carlo che, per inciso, è l'unico libro che abbia mai letto mio fratello nella sua vita.
Dediche: Al mio Stupendo et Meraviglioso Seme Kieran per il suo compleanno, anche se in ritardo… Sta fic è troppo lunga, non nemmeno io come ho fatto a farla lunga così O_o Auguri stella, ti voglio troppo bene, e guarda che Tatsumi te lo lascio solo per stavolta^*^

 

Due di Due
Parte prima

di Seimei


Era strano.
Anzi, stranissimo.
E lui era davvero abituato alle cose un po' fuori dalla norma.
Però quello che provava in quel momento era molto più fuori di testa di tutto ciò che aveva sperimentato nei suoi settanta anni di non vita da Shinigami.

Tsuzuki si guardò allo specchio, scuotendo la testa. 
Non riusciva a capire cosa cavolo ci fosse in quel suo cuore assolutamente controverso.
Cioè... da un lato lui aveva una voglia pazzesca di stringere Hisoka e baciarlo, ma dall'altra ogni abbraccio di Tatsumi era per lui come una scarica di adrenalina pura.
Insomma....
Chi amava dei due?
Chi era per lui tanto importante da non fargli amare nessun altro??
Con chi dei due avrebbe voluto condividere il resto dell'eternità??
Con il segretario o con il ragazzino?

Si sedette sul letto e cercò una risposta.
Provò a pensarsi insieme a loro.

Cercò di ricordare ogni attimo trascorso con le due persone che erano riuscite per la prima volta a spezzare la barriera del suo cuore a fargli credere di poter tornare ad amare.
E li amava, eccome se li amava.
Amava ogni loro pregio, ogni loro difetto.

La dolcezza che Tatsumi mostrava solo a lui.
Il senso di protezione che gli infondeva.
Quel modo che aveva Hisoka di rivelare i suoi lati più deboli.
Il suo viso sincero, i suoi abbracci teneri e confortanti.
E gli occhi di entrambi.
Così inebrianti alla vista da far perdere il senno.

Si stese e chiuse gli occhi, sospirando profondamente.
Un tornado di emozioni lo investì per l'ennesima volta.
I suoi due... i suoi... cosa?
Come poteva definirli?
Amici?
Non bastava.
Ragazzi, amanti?
Falsità pura.
Il vero problema stava nel fatto che lui li voleva entrambi, ma era più che consapevole di poterne avere soltanto uno.

Ma quale?
Quale scegliere, sicuro di poter vivere la propria vita senza sentire mai il più misero rimpianto?
Senza sentire la mancanza di quelle sensazioni che solo la persona scartata avrebbe potuto donargli?
Non lo sapeva, e forse non voleva nemmeno saperlo.
Nella sua mente vorticavano i loro visi, i loro sorrisi, la loro voce risuonava gentile nelle sue orecchie.
E lui non ne poteva più.
Davvero più.

Il primo dei due a fare capolino nella sua mente era sempre l'alto e forte segretario del capo, con i suoi occhialini calati sul naso, lo sguardo dolce dietro le lenti e una punta d'avarizia in ogni sua parola.
Il suo profumo invisibile gli inondava le narici, e sentiva chiare le sue braccia forti avvolgerlo nel loro abbraccio, stretto e al sicuro, come non si sentiva da molto, moltissimo tempo.
Poi, da chissà dove spuntavano dei capelli biondi scarmigliati e due occhi verdi grandi come le praterie argentine, iridi smeraldine in cui immergersi e lasciarsi travolgere.
Vedeva il suo corpo sottile, così fragile all'apparenza, ma che tuttavia emanava una forza tale da lasciarlo stordito.
Sentiva le sue mani che lenivano il dolore al suo occhi ferito, l'abbraccio in cui l'aveva stretto per donargli sicurezza, e le volte che lui gli si era abbandonato in cerca di conforto.
Le due immagini si sovrapponevano e si mescolavano, trasformandosi in un vortice di colori, che, dalla gioia più pura di sentirsi unito a loro, lo faceva sprofondare nell'angoscia più terribile, mentre la nausea e il terrore si impadronivano di lui, svegliandolo e non lasciandolo più dormire.

Ogni notte, da decine di notte, la stessa storia.
E anche quella notte sarebbe stato lo stesso.
Ne era più che certo.

Si accoccolò meglio, infilando un braccio sotto il cuscino, e posando una mano accanto al proprio viso.
Cercò il sonno, che però non voleva arrivare.
Lui aveva già fatto la sua scelta, sapeva già cosa voleva la sua mente.
Ma il suo cuore?
Il suo cuore non ne era certo, non ne era sicuro.
E, soprattutto non voleva farlo.
Non poteva lasciare che lui… loro…
Non poteva.
E per questo si sentiva morire.
Era troppo diviso, troppo combattuto.
Come se in lui coesistessero due persone che, pur essendo sempre d'accordo su tutto, litigavano incessantemente per una sola ed unica cosa.
"Due persone" mormorò nel dormiveglia "sarebbe bello, a volte, essere due..."

Il sonno celere si impossessò di lui, che cadde addormentato in un lampo.

Poi, a metà della notte un tuono e un lampo lo svegliarono di soprassalto.
Tsuzuki si guardò intorno spaesato, ma, un attimo dopo era di nuovo nelle braccia di Morfeo.


*****

Nel Meifu, il mondo dopo la morte, c'è un organizzazione che giudica i peccati che i defunti hanno commesso prima di morire.
Si chiama Juoh-cho.
Fra tutti l'Enma-cho è l'ufficio più grande, governato dal grande re Enma.
La sezione convocazioni dell'Enma-cho, chiamata anche sezione Shinigami, si occupa in particolar modo dei nodi più importanti dei processi.
L'ufficio speciale posto sotto il diretto controllo del re Enma è la sezione convocazioni.


Quella mattina si era svegliato di buonissimo umore.
La sera prima era riuscito a farsi fare un ottimo sconto sulle forniture per l'ufficio, e inoltre era riuscito a trovare una pasticceria che vendeva i suoi dolci preferiti ad un prezzo inferiore a quello che pagava solitamente.
Insomma, una buona, buona, buonissima giornata.

Era arrivato in ufficio con largo anticipo, aveva fatto una superba colazione ed aveva sbrigato alcune pratiche in giacenza.

La porta si aprì e Tatsumi salutò il nuovo arrivato con un ampio sorriso.

"Buongiorno Tsuzuki", esclamò, alzandosi dalla scrivania e dirigendosi verso il ragazzo moro.
"Buongiorno Tatsumi" salutò lo Shinigami, saltellando qua e là e cercando di abbracciare il segretario, che però i irrigidì, non capendo cosa stesse succedendo.

"Che ti prende?" chiese smarrito.
"A me? Niente!!!" rispose Asato sempre cercando di... saltargli addosso??
Non era possibile.
Asato Tsuzuki non poteva stare cercando di saltargli addosso, insomma, non era possibile!
Lui era destinato ad Hisoka, non poteva stare cercando di farsi lui, era un controsenso.

Lo scostò delicatamente, provocando un moto di delusione sul visino arrossato per l'ansia.
"Dove vai?" chiese l'Asato petulante.
"Un attimo in bagno"
"Vengo anche io vengo anche io!!!" zompettò Tsuzuki compiendo un cerchio attorno a lui.
Tatsumi assunse il suo sguardo più intimidatorio, e gli posò ferme le mani sulle spalle.
"No Tsuzuki, tu rimani qui"

All'improvviso il ragazzo dagli occhi viola s'incupì, e tornò serio.
"Capisco" disse e poi biascicò qualcosa che sembrava molto ad un "mi sa che così non gli piace" ma Tatsumi preferì non farci caso.

Uscì dall'ufficio, assicurandosi che Tsuzuki vi rimanesse, e si diresse all'esterno del palazzo, cercando di mantenere la calma.
Insomma, era iniziata come una giornata favolosa, che cavolo gli era preso a Tsuzuki per praticamente rovinargliela?
Perchè si era messo in testa di fare l'uke remissivo?
Come se poi per lui non fosse già abbastanza difficile dimenticarlo dovendolo pure vedere tutti i giorni.
E poi cosa diavolo era quel pessimo presentimento che lo stava invadendo?
Un orribile peso fastidioso all'altezza della bocca dello stomaco, che gravava sul suo petto come e peggio di una tonnellata di mattoni.
Era infastidito.
Estremamente infastidito.
Che cavolo era quella cosa che lo stava mettendo all'erta?

"Buongiorno Tatsumi"
"O ciao Tsuzuki"

Insomma, cos'era... Tsuzuki?
Si fermò di scatto.
Come Tsuzuki?
Come faceva ad essere all'esterno, e proveniente dalla parte opposta alla sua lungo il viale?
Come??
Forse si era smaterializzato e materializzato lì per fargli uno scherzo.

O forse aveva visto male.
Anzi no.
Aveva SICURAMENTE visto male.

Si voltò lentamente, mentre la paura di scoprire cosa si celava dietro le sue spalle lo attanagliava.
Chiuse gli occhi e si voltò.
Cercò di aprirne uno, ma la palpebra non voleva rispondere.
"Oh, insomma Seichiro, cerca di darti una mossa!" si ammonì, spalancando gli occhi, e rivolgendoli sulla schiena dell'uomo che si stava allontanando.
La schiena di Tsuzuki.
Senza dubbio alcuno.

"Tsuzuki" lo chiamò "aspetta".

Tsuzuki si fermò, ma quando Tatsumi lo raggiunse vide che il suo sguardo non era molto amichevole.
"Che vuoi? Cerca di muoverti, che devo andare a cercare Hisoka" disse il ragazzo, duro.

Seichiro rimase per un attimo interdetto.
Cosa significavano quella frase, quello sguardo?
Chi era quella persona davanti a lui?
"No, volevo solo sapere come avevi fatto ad uscire dall'ufficio e ad arrivare qui prima di me"
"Ma che vai dicendo? Io ancora non sono stato in ufficio!"

"OK è un sogno. E' un sogno e ora io mi sveglierò" disse Tatsumi, prendendo il collega per una manica e trascinandolo verso l'ufficio, noncurante delle sue proteste.

Solo una volta arrivati di fronte alla stanza dove aveva lasciato, o meglio, dove pensava di aver lasciato Tsuzuki, Tatsumi lasciò Tsu.. insomma, l'altro e spalancò la porta.

Per Asato fu come specchiarsi.
Di fronte a lui c'era un altro Tsuzuki.
Stessa altezza, stessa corporatura, stessi lineamenti, stessa aria stupita.
Solo gli occhi erano diversi.
I suoi erano completamente viola, mentre quelli dell'altro avevano una miriade di pagliuzze dorate che, come pesci, nuotavano nel mare lilla del suo iride.
Ma per il resto erano davvero identici.

"Chi sei tu?" "Chi sei tu?"
"No chi sei tu?" "No chi sei tu?" 
"L'ho chiesto prima io" "L'ho chiesto prima io" 
"No io" "No io"
E così via, a parlare in stereo, senza fermarsi, anticipandosi uno con l'altro, ripetendo sempre le stesse identiche parole.
Un vociare fastidioso e sempre più acuto, che sembrava destinato a non fermarsi mai, senonchè...

"SILENZIOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO"

"Scusa Tatsumi"
"Scusa Tacchan"

Seichiro si accorse quasi subito di quell'unica differenza.
Era come se Tsuzuki si fosse sdoppiato, e con lui il sentimento che lo tormentava.

Doveva chiamare i Gushoshin, Kurosaki, il Capo e anche Watari.
Tatsumi non sapeva perchè, ma sentiva fermamente che Watari c'entrava qualcosa in quella storia.
Ne era quasi certo.

Impose ai due ragazzi il silenzio, e poi chiamò gli altri.
I Gushoshin, Watari e anche Hisoka arrivarono subito.

Konoe arrivò qualche minuto più tardi, gli occhi fissi su un bottone della giacca che si stava staccando, e così non si accorse della barriera umana che bloccava la porta, e vi cozzò contro.
"Insomma si può sapere che succede?" chiese facendosi varco fra le due statue, salvo poi rimanere anch'egli di sale, fisso sulla soglia, con il cuore in gola e le palpitazioni a mille.

"L'... l'infarto" disse Konoe stringendosi una mano al cuore.
"E la finisca Capo, che tanto è già morto" gli disse Tatsumi, il cui nervosismo aveva raggiunto livelli mai sperimentati prima.

I Gushoshin si erano messi uno accanto ad uno Tsuzuki e uno accanto all'altro e facevano davvero uno strano effetto così accoppiati.

Hisoka era completamente senza parole.
Aveva bocca e occhi completamente spalancati e le sue ciglia sbattevano in continuazione.

Nelle menti di molti, in quella stanza, stava passando una sola domanda: Ma come è possibile???
Erano così stupiti che nessuno riusciva a proferire verbo.

Ma c'era qualcuno, tra di loro, il cui sorriso tradiva una certa consapevolezza.
Come se sapesse esattamente cosa stesse succedendo.

Tatsumi si portò alle sue spalle, e mise un braccio intorno al suo collo.
"Allora... non hai proprio niente da dirmi, Watari?" chiese con aria così minacciosa, che la schiena dello scienziato venne completamente percorsa da brividi di terrore.

"Ehm, ecco... io..."
"Tu, cosa?"
"Io..."

Watari era nel panico più totale.
Il viso del suo amico Seichiro era sfigurato dall'ira, e sapeva che ciò che avrebbe detto lo avrebbe messo nei guai, e così lo disse tutto d'un fiato, sperando che capisse il meno possibile.

"IerihodatounmionuovopreparatoaTsuzuki"

Ma Tatsumi capì.
Capì benissimo.

I presenti si tappano l'orecchie.
E poi l'intero Meifu tremò sotto le urla di un certo segretario, le cui mani erano pericolosamente vicine dal privare Watari della sua dote di Shinigami.

Mentre Tatsumi urlava, Hisoka si mise ad osservare i due Tsuzuki.
Erano identici, a parte gli occhi e un altro particolare.
Lo Tsuzuki dagli occhi dorati fissava Tatsumi con l'aria più dolce che Kurosaki gli avesse mai visto.
All'improvviso sentì una fitta al cuore, che si arginò in un istante, quando incrociò il mare viola degli occhi di Tsuzuki.
Lo Tsuzuki originale, probabilmente.

All'improvviso un'idea balenò nella sua mente.
Uscì di corsa dall stanza, lasciando Watari in balia di Tatsumi, Konoe riverso sul pavimento e gli Tsuzuki che giocavano a scambiarsi i ruoli con i due Gushoshin.

Hisoka corse a perdifiato, fino a che non arrivò al palazzo delle candele.

Tempo prima, durante una festa, avevano percorso in lungo e in largo quel castello, per cercare la maschera che il conte aveva perso, e lui, separatosi dagli altri per un attimo, aveva trovato una stanza particolare.
La stanza in cui bruciavano, senza estinguersi mai, le candele della non-vita di tutti gli Shinigami.

Cercò per qualche istante quella di Tsuzuki, ma non fu una ricerca difficile, dato che era l'unica completamente viola.
Ma non era più solitaria nel mezzo delle altre.
Accanto a lei, quasi incollata ad essa, c'era un'altra candela.
Immerse nelle tenebre di quel palazzo segreto c'erano i simulacri di due non-vite di Asato Tsuzuki.
Una viola e l'altra completamente dorata.

Hisoka si sentì mancare semplicemente guardandole.
Ma si doveva fare coraggio.
Allungò le mani verso le due candele e le strinse nei pugni.

Un attimo dopo venne investito da un fiume di sentimenti appartenenti a due menti diverse, che si erano create un varco attraverso una coscienza che prima era unita.
Erano sentimenti d'amore così contrastanti che facevano a pugni uno con l'altro, senza permettersi di fermarsi.
Il dolore che stava provando era immenso.
Sentiva tutta l'amarezza, lo sconforto e la tristezza provati da Tsuzuki, mentre si sentiva lacerare, conteso dalle due parti avverse del suo cuore.

Kurosaki cadde a terra, privo di forze.
Il suo corpo doleva da cima a fondo.
Era stata un'esperienza assurda, ma che lo aveva illuminato.
Ora sapeva cos'era successo.
Ed era il caso di andare a salvare Watari.

Non appena fu in grado di rialzarsi, Hisoka si diresse di nuovo verso l'ufficio, cercando di fare il più presto possibile.

"La ringrazio Signor Conte" disse, uscendo dal castello, rivolgendosi al volto che intravide fra le tende di una finestra.
Il volto sorrise in risposta.


Quando arrivò al palazzo, le urla di Tatsumi riecheggiavano ancora nell'aria.
Doveva muoversi se voleva salvare la vita di Watari.

Corse fino all'ufficio, e si fermò sulla porta, prendendo fiato.
Poi si avvicinò al collega, che teneva ancora fra le mani il collo terrorizzato dello Shinigami.

"Tatsumi" disse Hisoka posando una mano sulla spalla del segretario urlante "credo che Watari non c'entri con questa cosa"

Seichiro si bloccò di colpo.
Stava urlando da troppo tempo, ed era troppo incavolato, per poter pensare che in effetti non poteva essere colpa di Watari.
Quel biondo pazzoide e quattrocchi non poteva essere la causa di ciò che era successo.
Almeno non l'unica causa.

Watari, che si stava massaggiando il collo indolenzito, guardò Hisoka incuriosito.
Lui era assolutamente convinto di aver scatenato quel fenomeno con lo sciroppo che aveva fatto prendere a Tsuzuki il giorno prima, con una scusa.

"Watari..." esordì Hisoka intuendo il suo smarrimento "Non puoi essere stato tu. Non potevi rendergli gli occhi di quel colore" 

Solo allora Watari, Konoe e gli altri si resero conto dell'unica differenza che distingueva i due Tsuzuki, fino a quel momento rimasti in silenzio, a rimirarsi a vicenda.


Entrambi gli Tsuzuki alzarono lo sguardo e sorrisero.
Lo Tsuzuki originale verso Hisoka, e quello dorato verso Tatsumi.

In quel preciso istante i dubbi e i sospetti di Hisoka ebbero un riscontro nella realtà.

Sapeva cos'era successo, perchè era successo e anche come era successo.
E avrebbe dovuto spiegarlo a tutti.

"Tatsumi" esordì con voce tremante "penso di poter spiegare l'accaduto"

Lo Tsuzuki originale gli si avvicinò e lo strinse.
"Sei il migliore" mormorò, mentre l'altro Tsuzuki, avvicinandosi a Tatsumi rivendicò il titolo di 'best of' per l'amato.

I due ragazzi si misero quindi a litigare come forsennati, facendo andare su tutte le furie Seichiro e Hisoka, che cercavano di dividerli.

Fu l'urlo di Watari, che si sentiva ancora un po' colpevole per l'accaduto, a far placare gli animi e a separare i quattro contendenti.

"Insomma, basta!" disse lo scienziato "Ancora nessuno qui ha capito cosa sia successo!!!"

Konoe e i Gushoshin, che si erano ritirati all'esterno della stanza, onde non essere coinvolti nella rissa, annuirono con vigore.

Hisoka li guardò e poi spostò gli occhi su Tatsumi.
Chissà se avrebbe voluto che anche gli altri sapessero.
Forse no.
Non una volta saputo ciò che la sua empatia gli aveva permesso di scoprire.

"Sentite" disse rivolgendosi a Watari, al Capo e ai due bibliotecari "penso sia meglio che qui rimaniamo solo io, Tatsumi e loro due. Credo che siano cose riservate."

Konoe e gli altri annuirono, ma con una punta di delusione nello sguardo.

"Posso solo dirvi che Tsuzuki con gli occhi viola è l'originale, mentre quell'altro è la copia. Posso dirvi che Tsuzuki lui, occhi dorati, non è stato creato da una pozione mal riuscita di Watari. E posso dirvi anche che non c'entrano forze estranee. Tsuzuki ha generato Tsuzuki.... cioè... Lo Tsuzuki viola... no così sembra che l'abbiano picchiato...."

Gli Tsuzuki risero.

"Forse per me ci vuole un altro nome" disse lo Tstzuki-clone-dorato "Che ne dite?"

Il consenso generale e gli sguardi puntati su di lui, fecero capire a Tatsumi che doveva essere lui a dare il nome al nuovo arrivato.

"Bhe... pensavo... 'oro' in giapponese di dice 'Kin'. Potremmo chiamarlo così"
"Fa schifo" dissero in contemporanea i due Tsuzuki "Dovresti aggiungere qualcosa"

Una valanga di proposte invase la stanza.

"Kitten?"
"Ma no -.-"
"Kinan?"
"Schifo schifo schifo"
"Dokin?"
"Sembra il nome di un cane -.-"
"Mokin?"
"Idem come sopra"
"Kinta?"
"Ma per cortesia..."
"Anakin?"
"E i diritti a George Lucas li chiedi tu?"
"Giusto..."

A quel punto fu il clone stesso ad intervenire..
"Che ne dite di Kieran?"

Silenzio generale.
Suonava bene, e sembrava adatto alla situazione.
E poi piaceva al destinatario, quindi non c'erano discussioni da fare.

"E Kieran sia" esclamò Asato stringendo al petto il suo doppio.

Hisoka sorrise.
Ora la persona chiamata Tsuzuki era una sola.
Ed apparteneva a lui.
Almeno così sperava.

Konoe, Watari e i Gushoshin si congedarono e i quattro rimasero soli.

Tatsumi, Kieran e Tsuzuki puntarono gli occhi su Hisoka, che prese un profondo respiro ed iniziò a raccontare.

"Allora..." esordì con voce un po' tremante "Non so se lo sapete, ma al palazzo delle candele c'è una stanza dove bruciano le candele della non vita di noi Shinigami"

I tre annuirono.
Evidentemente lo sapevano.

"Bene. Prima, mentre tu urlavi Tatsumi, sono corso là per controllare la candela di Tsuzuki, e ho scoperto che si era sdoppiata. Ora esistono due candele appartenenti ad Asato Tsuzuki, una viola e una dorata. Quella dorata rappresenta Kieran"

Tsuzuki sbuffò.
"Fin qui ci arrivavo da solo." disse irritato "Ma come è nato lui? Cioè... da dove? Perchè?"

"Dalla tua coscienza Tsuzuki"

Kieran annuì.
Lui sapeva.
Era più che consapevole di non essere altro che una proiezione corporea di un desiderio inconscio di Tsuzuki.
Ed era più che certo che anche Tsuzuki lo sapesse, solo che a volte è duro ammettere a se stessi che si è troppo codardi per scegliere.
Perciò Kieran decise di tacere.
Doveva essere Hisoka a spiegare, perchè era l'unico attraverso il quale Tsuzuki poteva riportare a galla il suo desiderio inconscio e realizzare così il futuro che gli competeva dal momento in cui era diventato Shinigami.

"Spiegati meglio" intimò Tatsumi, che cominciava ad intuire qualcosa, senza però riuscire a dare una forma al proprio sospetto.

"Quando ero al palazzo delle candele ho toccato i due ceri, e ciò che ho sentito è stato, come dire..."
"Pauroso, lacerante, devastante, insopportabile?"

I grandi occhi verdi di Hisoka si inchiodarono in quelli viola di Tsuzuki, dove rivide tutto ciò che la sua mente aveva assorbito dalle candele.
Il ragazzino annuì.

"Esatto... ho sentito la dualità che si era impossessata di te."

Tsuzuki si alzò e guardò Tatsumi dritto negli occhi.
Il suo volto era serio, composto.
Nessuna buffa smorfia, non grandi occhi supplicanti, non sguardi famelici rivolti ai vari dolciumi che di solito popolavano l'esistenza dell'uomo.
Era una di quelle uniche e rare occasioni in cui si poteva vedere Asato Tsuzuki completamente serio.

Kieran sospirò.
Vedere il proprio volto rabbuiarsi all'improvviso era un'esperienza che non avrebbe augurato a nessuno.
Soprattutto se il proprio volto appartiene anche a qualcun altro.

"Hisoka" esordì Tsuzuki, posando una mano sulla spalla del compagno "Credo di poter continuare da solo."

Hisoka posò la propria mano su quella dello Shinigami ed annuì.

Asato guardò Kieran richiedendo un muto assenso che non tardò ad arrivare.
L'unico ancora all'oscuro di tutto era dunque Tatsumi, che lì era quello che più aveva il diritto di sapere.

"Seichiro"

Tatsumi rivolse lo sguardo verso l'amico.
Erano decenni che non lo chiamava a quel modo.

"Io ti amavo. Ti ho amato così tanto che credevo sarei morto se non ti avessi avuto, e per il periodo in cui questo si è realizzato sono stato così felice che mai avrei creduto di poter eguagliare quella felicità"

La sua espressione e il suo tono erano ugualmente dolci e leggermente tristi.
E anche lo sguardo del segretario sembrava aver assunto la stessa sfumatura.

"Purtroppo fra di noi non ha funzionato. Credevo che non avrei mai provato quei sentimenti per nessun altro, ma poi è comparso Hisoka. E lui... lui era così perfetto, così dolce, così rassicurante. Potevo proteggerlo ed essere allo stesso modo protetto da lui. Ma il mio cuore… il nostro cuore, era ancora diviso"

Tatsumi non riusciva a capire.
Aveva fatto di tutto per far sì che Tsuzuki smettesse di amarlo, che seguisse il suo destino insieme a Kurosaki, ma a quanto pareva non ci era riuscito.
Era stato così duro rinunciare a lui.
Ma dato che doveva farlo, almeno che lui fosse felice.

"Ma eri davvero così combattuto da doverti sdoppiare?" chiese Seichiro, sperando che la risposta non fosse sì.

"No"

Il fatto che fosse no, al contrario delle sue aspettative, non lo sollevò nemmeno un po'.

"Insomma, mi fate capire o volete continuare a parlare per enigmi?" 

Kieran decise che era ora di intervenire.
In fondo lui era lì per amare Tatsumi e, dato che ormai Asato sembrava aver ricordato come e quando loro due si erano separati, decise che al suo Tacchan avrebbe spiegato tutto lui.

Si alzò dalla scrivania sulla quale era seduto e si posò con grazia sulle ginocchia del segretario, che si irrigidì, cercando di non far trapelare lo stato di agitazione eccitata in cui versavano il suo corpo e la sua mente.

"Rilassati Tacchan… ciò che ti dirò saranno solo cose belle… almeno spero" disse Kieran sorridendo dolcemente, e stringendosi ancora di più al suo amato Seichiro. 

Dal canto suo lo Tsuzuki originale teneva fede al suo desiderio abbracciando da dietro Hisoka, il quale si appoggiò al petto dello Shinigami, sospirando piano.

"Vedi… ieri notte Asato Tsuzuki era molto agitato. Nella sua testa si era creata l'immagine di sé con la persona che amava. Un'immagine perfetta, idilliaca… tranne che per un particolare. Accanto a loro c'era qualcuno. Qualcuno che, con occhi tristi, si rassegnava a restare nell'ombra. E Tsuzuki questo non lo poteva sopportare. Lui sapeva di amare Hisoka più di qualunque altro, ma non voleva privare te del suo amore. Non aveva il coraggio di lasciare il tuo cuore privo di sé. E così mi ha creato. Io sono nato per renderti felice. E possiedo tutto l'amore che Tsuzuki ha sempre provato per te. Ma ora sta a te decidere se vuoi che io viva, o che ritorni parte della coscienza remota che mi ha generato"

Kieran si alzò e si diresse verso la porta, seguito da Kurosaki e Tsuzuki.
Tatsumi aveva bisogno di pensare, e doveva farlo da solo.

Ma Seichiro non volle che Kieran se ne andasse.
Dal momento in cui l'aveva visto aveva capito che in lui c'era qualcosa di diverso.
Non era lo Tsuzuki che si sforzava di non amare.
Quella era una persona nuova a cui poteva dare il suo amore, e a cui voleva dare il suo amore.
Aveva il viso e il corpo di Tsuzuki, è vero.
Ma quell'oro nei suoi occhi, attraverso la sua luce gli diceva che il suo cuore non sarebbe mai più stato buio e solitario, ma brillante e luminoso, con dei piccoli riverberi dorati.
"Aspetta Kieran" disse Seichiro, prendendo il ragazzo per un braccio.

Kieran si fermò, ma non rivolse il viso a Tatsumi.
Tsuzuki lo guardò e gli fece l'occhiolino, cercando di infondergli un po' di coraggio.

Anche se non lo dava a vedere, Kieran era terrorizzato dal fatto di poter essere rifiutato, e di dover scomparire il quel nulla dal quale era apparso quella mattina.

Tatsumi lo tirò per il braccio, facendolo voltare e stringendolo al proprio petto.
"Ci vediamo ragazzi" disse, per poi svanire davanti ai loro occhi.


"Andiamo anche noi ti va?" chiese Tsuzuki ad Hisoka, che annuì e, afferrato il braccio del compagno, si dissolse nell'aria assieme a lui, facendo ricomparire entrambi nell'appartamento di Asato.

"Siamo soli, finalmente" disse Tsuzuki, abbracciando la vita del ragazzo.
"Puoi dirlo forte" rispose Hisoka, afferrandolo per il bavero della giacca e premendo con forza le proprie labbra su quelle dell'altro, che non si attardò a rispondere al bacio, lasciando che le loro lingue si fondessero in una, lottando per una supremazia che nessuno dei due, in fondo, voleva davvero ottenere.

Lo sguardo di Tatsumi era rapito dagli occhi dorati di Kieran, che si beava del calore che l'abbraccio dello Shinigami gli stava infondendo.
Il suo cuore era interamente occupato dai sentimenti repressi in quegli anni da Tsuzuki, ed ora sentiva che sarebbe esploso, se solo quelle labbra avessero sfiorato le sue.
Dal canto suo Tatsumi era così confuso, che il suo corpo tremava, facendogli sperimentare per la prima volta vera ed assoluta paura.
Aveva il terrore di non riuscire ad amare appieno quella creatura nata apposta per lui, ma allo stesso tempo era sopraffatto dall'idea di doverlo amare per forza, proprio perché lui era stato generato solo per farlo felice.
Si sentiva impacciato e bloccato.
Tutto ciò che era in grado di fare in quel momento era rimanere fermo immobile, abbracciato a quel corpo e perso in quegli occhi dalle mille sfaccettature.
Ma Kieran non era un semplice oggetto nelle sue mani.
Lui non possedeva solo l'aspetto di Tsuzuki e parte del suo cuore.
Lui aveva gli stessi ricordi e lo stesso carattere, cose che lo portarono ad agire.
Kieran si sollevò appena, e baciò piano le labbra del segretario, che si perse in quel morbido tocco, lasciando che la lingua del ragazzo lambisse la sua bocca, per poi aprirle la via, approfondendo il bacio.

"Era ora sai?" mormorò Hisoka, mentre lui e il definitivamente suo Tsuzuki si dirigevano verso il letto, senza mai abbandonare uno le labbra dell'latro.
Le mani di Asato viaggiavano veloci sotto la maglietta del ragazzo, che si crogiolava nelle loro morbide carezze, pensando che era da troppo tempo che aspettava quel momento, e che, finalmente, poteva dire di essere davvero felice.
I vestiti dei due ragazzi scomparvero in un lampo.
Entrambi sentiva il bisogno di avere la pelle nuda del compagno sulla propria, voleva sentire i loro corpi unirsi e creare l'armonia perfetta.
"Grazie per aver scelto me" mormorò Tsuzuki, prima di calare ancora la propria bocca su quella sorridente di Kurosaki che, prima che il bacio si impadronisse della sua voce, riuscì a ricambiare con un "Grazie a te" che sapeva solo d'amore.

"Non posso crederci sai?"
La bocca di Tatsumi percorreva il collo scoperto di Kieran, che si era tolto la giacca, ed aveva slacciato un poco la camicia.
Non voleva correre troppo, anche se, in passato, lui e Tatsumi avevano già avuto esperienze simili, quella circostanza poteva definirsi davvero la loro prima volta.
La prima volta come persone destinate ad essere unite, non come due uomini a cui il fato aveva fatto il torto di essere avverso.
Kieran gettò le braccia al collo di Tatsumi, traendolo a sé, e cercando le sue labbra con le proprie.,
"Vorrei baciarti fino alla fine della nostra eternità, sai Seichiro?"
Tatsumi sbuffò un sorriso.
"Lo stesso vale per me, Kieran"
Lo aveva chiamato con il suo nome.
Aveva accettato la sua nuova identità.
Non era più perso nel profondo dei ricordi di Asato Tsuzuki, ma lo aveva lasciato andare, iniziando a provare amore verso di lui, che non era solo un clone, ma una persona vera, a cui era stato affidato il compito di amarlo per sempre.

Le sue labbra sul suo corpo lo facevano morire.
Sembrava che non avessero mai fatto altro nella vita.
E, invece, era la loro prima volta, la prima volta che si trovavano in una tale intimità, un contatto pieno e forte, da cui nessuno dei due avrebbe voluto sottrarsi.
Le labbra di Asato percorrevano scie immaginarie lungo il corpo fremente di Hisoka.
Soffermarsi sui suoi capezzoli, giocare con l'ombelico, assaggiare la carne tenera del suo collo, leccare avido le sporgenze dei suoi fianchi.
Voleva conoscere ogni suo più nascosto segreto, mappare i suoi punti esogeni e completarlo al meglio, facendolo sentire tanto vivo da dimenticare di essere morto.
E Hisoka aveva per lui gli stessi piani.
Allungò le mani verso i suoi pantaloni e iniziò a slacciarglieli, portando alla luce una virilità tesissima, in preda quasi allo spasimo.
Tsuzuki, stupito della mossa del compagno, fermò la scia di baci che stava creando, e si sollevò a guardare quei suoi occhi smeraldini, in cui poteva scorgere l'infinito desiderio che aveva per lui.

"Sei bello, sai?"
Una mano salì a spostargli una ciocca di capelli, mentre l'altra provvedeva a spogliarlo della camicia che ancora indossava.
"E tu rimani vestito?" chiese Kieran posando una mano sulla stoffa beige del vestito del compagno.
Tatsumi sorrise, ed iniziò a spogliarsi.
Si sentiva sopraffatto da quegli occhi dorati, come se, nel profondo avesse sempre saputo che un giorno l'oro gli avrebbe salvato la vita.
Forse era quello il motivo della sua avidità.
"Credi davvero che potrei renderti felice, Kieran?"
"Nessun altro al modo potrebbe"
E fu così che, nudi ed emozionati, sprofondarono in quello che, in assoluto, era il migliore bacio mai sperimentato da entrambi.
Finalmente poteva sentire su di sé i tocchi della persona che amava, poteva ritornare con la mente a quel passato che, pur non essendo duo, gli apparteneva.
E, da quel momento, avrebbe cominciato a costruirsi dei nuovi ricordi, tutti impregnati dal profumo inebriante di Seichiro Tatsumi, l'uomo che amava.

Aveva un profumo così dolce, la sua pelle chiara era morbida e vellutata, e sentiva che presto avrebbe ceduto alla voglia, e avrebbe preso possesso di quel corpo che ora era fermo davanti a lui, e lo osservava curioso.
"Che c'è Hisoka?" domandò Tsuzuki, vedendo il compagno pensieroso.
"Niente… pensavo solo che c'è gente che morirebbe pur di fare sesso e che invece io lo faccio proprio perché sono morto…"
"Ma cosa vai a pensare, scemo? Io avrei fatto sesso con te anche se fossimo stati entrambi vivi, te lo assicuro…"
Hisoka sorrise sereno, mentre la bocca di Tsuzuki rapiva di nuovo la sua, baciandola, per poi avvicinarsi al suo mento, e da lì scendere sul collo sottile, sulle clavicole, che si soffermò a succhiare.
Quella lingua dolce passò al suo petto e al suo ventre, lambendo le coste e raggiungendo poi l'inguine dove si fermò.
Guardò la virilità turgida di Hisoka, e la sua mente decise che era ora di darsi da fare.


"Ti prego, ora!"
La voce di Kieran risuonò alta nell'appartamento di Tatsumi, mentre quest'ultimo lo stava torturando, giocando attorno al suo membro, senza però dargli soddisfazione.
Aveva allargato le sue gambe ed aveva iniziato a bacare le sue cosce, salendo e scendendo lungo la linea morbida del suo arto.
Si era avvicinato poi all'inguine, saggiandone la morbidezza con leggere lappate.
Aveva percorso il pube, per scendere poi sull'altra coscia, stando sempre ben attento a sfiorare ogni punto nevralgico, senza dargli mai soddisfazione.
Ma quell'implorazione lo fece desistere ed abbandonò il suo giochetto sadico, per dare finalmente soddisfazione al ragazzo che quel giorno stesso aveva scoperto d'amare.
Prese delicatamente fra le labbra la punta turgida del membro pulsante e la sfiorò con la lingua, compiendo dei piccoli movimenti circolari, che fecero urlare Kieran di piacere.
Tatsumi proseguì la sua suzione, affondando sempre di più sull'asta, fino a che non lo prese completamente in bocca.
Iniziò a pompare, mentre le mani di Kieran si infilavano nei suoi capelli, agevolando il movimento del suo collo, che diventava via via più veloce.
Kieran muoveva i fianchi contro quella bocca che gli stava spazzando via la razionalità appena ottenuta.
"Sei unico" mormorò, mentre ancora una volta le labbra dell'uomo sopra di lui gli provocavano l'ennesima scarica di brividi lungo tutto il corpo.

"Cosa fai?"
Hisoka sentì freddo quando il corpo caldo di Tsuzuki si allontanò da lui e gli si sdraiò accanto, con dipinto sul volto un sorriso tale che definirlo malizioso sarebbe stato l'eufemismo più smisurato mai utilizzato nella storia dell'umanità.
"Senti un po' Hisoka… che ne dici di…"
Gli occhi di Hisoka diventarono se possibile ancora più immensi del solito.
Tsuzuki gli stava facendo segno di mettersi seduto su di lui e di… di…
"Ehi… non vuoi fare l'amore con la mia bocca?"
Hisoka sorrise.
E così voleva fare qualcosa di insolito, eh?
Bhe, l'avrebbero fatto!
Salì su di lui strusciandosi quasi fosse un gatto in calore.
Si mosse sensuale sulla virilità di Tsuzuki, facendolo rabbrividire.
Salì lungo il suo corpo, giocando con la sua pelle, con le mani e con la bocca, finchè i suoi fianchi non arrivarono all'altezza del collo del ragazzo sotto di lui.
"Pronto?" chiese Hisoka, e Tsuzuki lo prese per la vita, traendolo a sé.
Hisoka sentì l'umidità delle labbra e della lingua di Tsuzuki avvolgere il suo membro pulsante,e subito una scarica di adrenalina partì dal suo cervello scaricandosi nel resto del corpo.
La lingua del suo amante giocava con la sua cappella, mentre le sue mani si facevano strada sui suoi glutei, raggiungendo la sua piccola fessura, e iniziando a stimolarla con un dito.
Hisoka iniziò a spingere contro la bocca di Tsuzuki, che penetrò con un dito dentro di lui, facendolo gridare.
Il ragazzino inarcò la schiena e si attaccò con le mani alla spalliera del letto, spingendo con tutta la forza che possedeva, mentre le dita di Tsuzuki si facevano strada dentro di lui.
Hisoka sentiva l'orgasmo avvicinarsi, in un delirio di attesa e desiderio, si insinuava all'interno di ogni sua cellula, portandolo al limite, facendolo gridare e piangere di piacere, un serpente elettrico di pura estasi che lo sconvolse portandolo all'eccesso in un urlo di pura follia.


"Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah"
E la gola di Tatsumi venne dissetata da un caldo fiotto di seme, che si sparse dentro di lui, mentre Kieran cadeva spossato sul letto.
"Mio Dio" disse il ragazzo, mentre Seichiro lo ripuliva.
Piano piano il respiro del ragazzo tornò regolare, e il suo volto si illuminò di un sorriso speciale.
Il segretario si sollevò a baciarlo sulla fronte, mentre una sua mano rimaneva fra le sue gambe, andando a stimolare la fessura nascosta fra i glutei, che il suo membro ormai al limite avrebbe voluto esplorare.
E il membro di Kieran, che solo dieci minuti prima si era liberato della propria eccitazione, si rimise sull'attenti, cadendo prigioniero delle dita seducenti di Tatsumi.
Seichiro sorrideva, mentre le sue dita aumentavano di numero, arrivando fino a tre, per poi levarle all'improvviso, provocando un forte gemito di protesta da parte di Kieran.
Assaggiò ancora una volta quella virilità turgida e poi di mise in ginocchio di fronte ad essa.
Kieran lo guardò e si prese fra le mani i testicoli sollevandoli e aprì le gambe.
"Ti voglio qui, e adesso" disse, mettendo in mostra la sua parte più nascosta.
"Eccomi" rispose Tatsumi, posizionandosi fra le sue cosce, ed entrando appena con la punta, per poi aumentare sempre di più, finchè non fu tutto dentro di lui.
Seichiro iniziò a spingere con forza, facendo sbattere i propri fianchi contro quelli del ragazzo.
Usciva quasi del tutto, e poi rientrava, e così via, finchè ad entrambi non venne voglia di cambiare posizione.
Tatsumi liberò Kieran da sé, e poi si mise seduto, prendendolo in braccio in modo che gli desse la schiena, e lo prese da dietro, stuzzicandogli i capezzoli e leccando avido il suo collo salato.


"Grandioso"
Tsuzuki osservò Hisoka posizionarsi sopra di lui e muoversi contro la sua virilità.
Sentiva i suoi glutei sfregare contro la sua asta, e le sue mani gelide percorrere la pelle bollente del suo ventre.
"Hisoka, mi stai facendo morire d'impazienza" disse, ma Hisoka non aveva nessuna intenzione di arrivare subito al sodo.
Continuò per una po' quella tortura, stringendo i glutei contro il membro ormai congestionato di asato, che continuava a gemere, implorando soddisfazione.
Con casualità studiata, Hisoka lo sfiorava nei punti giusti, stando bene attento a non prolungare mai troppo il contatto, e lasciando che Tsuzuki si tormentasse nell'attesa del climax, che presto gli avrebbe fatto raggiungere.
Si sollevò appena e posizionò quello strumento durissimo sulla sua entrata, e poi si impalò su di lui, gridando di piacere, e facendo urlare Tsuzuki forte come mai aveva urlato.
Hisoka iniziò a muoversi, facendo leva sulle anche e sulle ginocchia, mentre Tsuzuki si muoveva con lui, cercando di spingere sempre più a fondo, per avere più soddisfazione e per dare più piacere a lui.
Era così stretto.
Era stretto da farlo impazzire.
Lo avvolgeva perfettamente, come fossero parti di un puzzle costruito appositamente da madre natura.
Le spinte iniziarono ad aumentare, e Hisoka sentiva le proprie ginocchia bruciare a causa dello sfregamento contro il lenzuolo ma poco importava.
Ciò che stava provando ad essersi unito a Tsuzuki andava al d là di ogni dolore, era più forte di ogni paura, di ogni ansia, di ogni dubbio che avesse mai avuto.
E piano piano il ricordo della violenza subita andò cancellandosi, soppiantato da quella magnificenza, puro delirio di sensi e miracolo della passione, la sensazione unica di essere finalmente completo, e il tuo corpo che si spacca in due squarciato dalla persona che ami, che ti ama, e che ti sta facendo suo con tutta la voglia e l'ardore repressi nel tempo, più forte, e ancora sempre crescendo, fino ad esplodere in una miriade di pensieri e di gocce salate, inondando i propri corpi, e diventando davvero l'unico essere che si era sempre voluti essere.

Era stato creato per amare un uomo, e ora lo stava amando.
Sentiva il suo membro farsi strada dentro di lui, alimentando la sua sete di piacere e la sua bramosia di passione, scopo ultimo e solo l'orgasmo che li avrebbe resi felici e appagati, e, soprattutto, uniti in quel sentimento che avrebbe dovuto essere negato loro ma che, grazie alla dolcezza di un suo alter ego, entrambi avevano potuto ottenere.
Una storia d'amore, la loro, che non avrebbe dovuto essere, ma che ora c'era e li faceva urlare e gridare dalla voglia di venire.
"Ancora Tacchan, ancora, ti prego"
E Tatsumi spinse, per due volte ancora, forte come non aveva mai fatto, portando entrambi sulla via del climax finale, che non si fece attendere, attraversando in un lampo i loro corpi ed esplodendo in un urlo basso e acuto allo stesso tempo, un ansito che trasfigura in gemito e amore liquido che scivola sui corpi sudati e affaticati, appagandoli, nella pienezza della sua forza.


E nelle due case venne il silenzio.
Stanchi e sporchi, ma così felici come mai lo erano stati, i quattro si addormentarono, abbracciati alla persona che amavano, senza pensar che, probabilmente, qualcosa sarebbe arrivato a turbare le loro esistenze.
Non qualcosa di malvagio, Muraki ormai non era più un problema da quando Orijia gli aveva messo il cappio al collo e l'anello al dito.
Ciò che stava per accadere era una cosa sovrannaturale, che avrebbe fatto piangere qualcuno molto a lungo.
Sarebbero riusciti ad evitarlo?
Ce l'avrebbero fatta a combattere contro l'essere più potente dell'intero universo?
Solo al loro risveglio avrebbero conosciuto la risposta.
Perché quella mattina la stanchezza li aveva condotti al sonno, ma la giornata non era finita, e sarebbe stato il pomeriggio a rivelare la peggiore delle sorprese.


Fine parte prima


Tsu: Perché due capitoli???
Sei: Senti sta fic è di 17 pagine, e mo devo ancora scrivere tutta la seconda parte. Se non la divido a capitoli la posto per l'anno prossimo…
Tsu: Uhm… credo anche io… Che cosa succederà ora?
Sei: Ma, niente di che… solo che… no no, niente spoiler >.<

Seme, spero che questa prima parte ti sia piaciuta, anche se a me non pare un granché… bhe, ancora un miliardo di auguri e sappi che ti voglio davvero un bene più che infinito e che Sei Mei ti ama da matti^^ (mio Dio quando è figo il passato di Sei????)
Bacioni amore mio
Sei che ti adora^*^
(ragazzi mi si sono cariati i denti NDTsu Anche a noi NdAltriPG)


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