Inizialmente gli ultimi 2 capitoli (più l'epilogo) erano insieme
in un'unica e.mail...
stavolta ve le separo così non facciamo confusione (e vi intaso per bene la casella)
spero che le parti seguenti vi piacciano (sempre che vi siano piaciute quelle precedenti)
TITOLO: Due Destini - parte 3/4 + epilogo
RATING : Venus
PAIRING: una MaxxDavid piccina picciò
DISCLAIMERS : Tutti i personaggi sono miei... etc etc etc...
DEDICA: agli amori non corrisposti...
"Toucha toucha toucha
Touch me..."
[Janet Weiss]
Due destini
Parte III
di Venusasaboy 73
Capitolo 3 - Un altro destino
I.
«Non è una storia così interessante»
Rebecca lo guarda storto.
«No scusa non è mica giusto che io ti abbia raccontato praticamente la storia della mia vita e tu ti tenga tutto dentro... dai tiralo fuori»
«Ma non l'ho già fatto prima?» dice lui in un goffo tentativo di scherzare su quella storia che non gli va di raccontare.
In fondo è finita definitivamente la sera prima. Non gli va di analizzare tutti i perchè e i percome.
Ma lei insiste.
«Senti, di certo parlarne non ti farà passare i lividi. Per quelli ci vuole tempo e. magari un pò di ghiaccio...
Che stupidi... perchè non ci abbiamo pensato prima? aspettami qui, vado a prenderlo»
Lo lascia lì seduto sul divano...
Quando torna lui è ancora lì... ha acceso lo stereo che si trova appena dietro di lui e ha messo sù un pò di musica...
Si sentono archi e percussioni, e una voce strana e soavemente stridula...
«Björk... lo sai che potrei innamorarmi di te?... ma forse abbiamo un pò troppo gli stessi gusti!»
«Già... alle volte penso proprio che sia questa la mia maledizione»
David sta pensando ai momenti difficili che la sua scelta (o dovremmo chiamarla natura?) lo ha portato ad affrontare.
Il coming out con i suoi, gli amici che per fortuna l'hanno accettato tutti per quello che è, tranne alcuni che si è lasciato alle spalle...
senza nemmeno troppi rimpianti.
Ma soprattutto la difficoltà nella scelta di accettare se stesso.
Rebecca lo guarda, con quel faccino così assorto le viene solo una cosa da dire...
«Ma scommeto che quando "trombi" non ti sembra tanto una maledizione, eh?»
«Ma sentitela? e tu sei quella che è arrossita quando mi ha visto nudo?»
«Beh... ho il mio senso del pudore, io!»
«Certo come no ?»
«Hai qualcosa da dire in proposito ?» dice lei premendo il canovaccio che ha trovato in cucina e che ha riempito di
ghiaccio sull'occhio di David.
«Ouch... è freddo!»
«Fai il bravo ometto e sopporta, su... che sennò non potrò mai vedere come sono fatti veramente i tuoi occhi»
«Beh... non sono belli come i tuoi»
«E questo cos'è un complimento? scommetto che lo dici a tutti i ragazzi che ti porti a letto»
«No, con loro non ne ho bisogno... e in quel caso guardo altro!»
«Poi sono io eh?» dice lei risedendosi sul divano.
«Dai, allora? vuoi raccontare o no?»
«Prima voglio dirti una cosa... Non vale la pena che tu stia ancora qui a pensare a quello là...»
«Si, ci sto lavorando, grazie... non è carino da parte tua ricordarmelo»
«Beh... volevo solo dirti la mia... Mi sembra che tu abbia analizzato la situazione a fondo... quanto tempo è passato da allora ?»
«Direi che prima di ieri sera non lo vedevo da... 6 mesi»
«E il cuore ti batteva ancora a mille vero?»
«Si... ma non quanto faceva prima... e poi vederlo con lui»
«Dai.. è il momento che te lo dimentichi.
E' solo un insicuro che ha una paura del diavolo, starai meglio senza. Magari ti porto con me qualche volta...
beh... purchè non mi rovini la piazza»
«Non vorrai mica portarmi in qualche squallido bar gay spero?»
«Non avresti molte speranze lì... se non con le donne»
«Mah, magari potrei anche provare qualche volta...»
«Oddio...aspetta... ascolta qui... il mio pezzo preferito»
Un'orchestra indiana con tutti i suoi strumenti dai suoni particolari scandisce un ritmo cadenzato e ipnotico.
Poi la voce... le parole...
"His wicked sense of humour
(il suo malizioso senso dell'humour)
suggests exciting sex
(suggerisce sesso eccitante)
his fingers they focus on her
(le sue dita si focalizzano su di lei)
touches, he's Venus as a boy"
(tocco, è Venere sotto forma di ragazzo)
David canticchia insieme a Bjork, la sua voce è calda e intonata anche se è solo un accenno... e cambia le
parole trasformandola in "his fingers they focus on HIM" (le sue dita si focalizzano su di LUI) dandole una
sfumatura completamente diversa.
«E' anche la mia canzone preferita sai?... l'ascoltavo spesso quando... beh, pensando a lui»
«Ok, adesso smettila... tutte queste coincidenze sono troppe... chi sei tu ?»
«La tua anima gemella ?»
«Ti manca qualcosa, tesoro»
«Beh, almeno io ho le palle... cosa che non si può dire di te, visto che non hai nemmeno provato a difenderti»
«Ma tu cosa vuoi saperne, scusa ?»
«Sono qui, parla e lo saprò anch'io»
2.
E' buffo come bisogna tornare indietro per spiegare un paio di lividi.
Devi sapere che nonostante io sia gay, e ne fossi già pienamente cosciente fin da piccolo , ho fatto il militare come
ci si aspetta da ogni bravo cittadino maschio di questo paese.
Avrei dovuto fare domanda per il servizio civile, mi sembrava più giusto, ma con il mio solito lassismo non feci in tempo e dopo
aver lasciato l'università mi ritrovai la cartolina nella posta.
Fui mandato a Udine... "il pisciatoio d'italia" lo chiamavamo, perchè pioveva sempre... Mi andò bene perchè rimasi
nella stessa caserma in cui feci il Car. l'addestramento reclute.
Diciamo che tutte le mie paure sul fatto di rimanere in un posto pieno di maschi 24ore al giorno si rivelarono infondate...
riuscivo a controllare il mio corpo e le mie reazioni, dopotutto.
E nonostante ci fossero un paio di miei compagni molto carini riuscii tutto sommato a nascondere i pensieri sconci e a
entrare in sintonia con alcuni di loro... non li definirei amici, ma la condizione in cui ti trovi durante quei
10 mesi ti avvicina per forza a chi ti sta intorno. Si fa di tutto per far passare il tempo
e qualcuno con cui parlare è uno dei migliori antidoti alla noia della vita militare. Alla noia in generale direi.
Essendo una caserma Car avevamo un ricambio continuo di gente, ogni mese arrivava un gruppo nuovo di reclute... un centinaio di ragazzi
da sbirciare.
Io non avevo molto a che fare con le reclute in realtà, non essendo un caporale istruttore, ma uno della sezione servizi. Facevo l'autista,
ho anche preso la patente C... è uno delle poche cose positive di quel periodo. Ero un pò una frana a guidare, e quindi mi guadagnai
un posto nell'ufficio coordinazione, con un altro ragazzo decidevo i turni degli altri autisti e prendevo le richieste dei vari marescialli
che volevano farsi scorrazzare per la città.
Un paio di mesi dopo arriva lui. Il mio Max, fresco di corso... un nuovo autista. E ce n'era bisogno perchè quasi tutti quelli degli
scaglioni precedenti si erano fatti bocciare all'esame di guida.
Posso affermare con sicurezza che fu un colpo di fulmine. Appena lo vidi entrare non capii più niente. Era bellissimo...
sai come nei cartoni giapponesi, circondato di fiori e con un alone dorato tutto intorno.
Biondo, con gli occhi azzurri, delle labbra mozzafiato e uno sguardo intenso... spalle larghe e un fisico da favola.
Un modo di parlare un pò "strascicato" e un leggero difetto di pronuncia sulle erre che io trovavo adorabile.
E poi il suo profumo... il suo profumo mi faceva impazzire.
Farenheit... me lo ricordo ancora perchè da allora lo uso anch'io. Dio come sono melenso...
Diventammo intimi abbastanza in fretta. Cercavo di tenermelo buono, se mi chiedeva qualcosa magari lo facevo pregare un pò ma poi lo
accontentavo... cercavo di rendergli la vita facile, un pò meno turni degli altri, se un maresciallo gli stava sulle balle, facevo di tutto per
non farcelo andare... ma nonostante questo lui riusciva a mettersi sempre nei guai. Noi andavamo in licenza ogni 2 settimane ma lui
era talmente scapestrato che faceva sempre qualcosa per guadagnarsi una punizione, costretto in caserma.
Stavamo molto insieme nei momenti morti, e ti assicuro che ce ne sono molti in una caserma come quella... in tutte le caserme.
Comunque capitava spesso di ritrovarci nella sua camera, io mi sedevo sul suo letto, e si parlava. Capitava soprattutto nei week-end
in cui anch'io rimanevo dentro. Beh, quando dovevo rialzarmi da quel letto era sempre un momento un pò imbarazzante, perchè
la sua sola presenza, il solo vederlo, provocava degli "effetti collaterali",
piacevoli se vuoi, ma non sempre facilmente occultabili.
Un giorno, non so perchè, forse per scherzo, per gioco, lo sfidai.
«Scommetto che non hai il coraggio di baciarmi» gli dissi.
Davvero non so da cosa sia uscita quella sfida. Sembra una cosa un pò campata in aria detta così, forse si parlava di esperienze
sessuali strane, o chissà davvero non ricordo.
Fatto stà che glielo dissi.
«Scommettiamo! ma io cosa ci guadagno?» mi rispose
«Non ti faccio andare a ritirare la pasta per la pizza domattina» quello era uno dei lavori più odiati dagli autisti perchè ti costringeva
ad alzarti ancora prima degli altri, visto che il fornitore era molto lontano.
Già doversi svegliare alle 6.30 tutti i giorni non era piacevole...
e... lo fece.
Le sue labbra sulle mie, non le scorderò mai.
Fu solo un soffio, le sfiorò appena... ma quello era il mio primo bacio.
Nonostante avessi già 19anni non avevo mai baciato nessuno.
aspirai il suo profumo e il suo sapore, perdendomi in quell'attimo.
e dopo averlo fatto mi diede una spinta giocosa, e io lo rincorsi per i corridoi... ero felice.
Senza speranze, ma felice.
Poi qualche giorno dopo lui era in punizione, stava pulendo i bagni. In camerata non c'era nessuno, era domenica, erano tutti in
libera uscita e io ero rimasto per fargli compagnia e l'avevo raggiunto... lui stava lì un braccio retto dallo scopettone, appoggiato alla finestra, un
piede sul secchio dell'acqua sporca e fumava una sigaretta... beh.. forse non era una sigaretta normale, in effetti era quello uno dei
motivi per cui non andava in licenza... non era molto furbo, e lo beccavano spesso...
Fu allora che scoprii che aveva una ragazza che lo stava aspettando a Verona. Erano mesi che non la vedeva e mi stava parlando di lei...
beh... non proprio...
«Minchia, sono 4 mesi che non torno a casa... quando torno la sfondo»
«Maccomesiamoromanticioggi» gli dissi...
«Senti sono 4 mesi... ti rendi conto che sono 4 mesi che non faccio sesso...»
«Beh... almeno tu l'hai fatto 4 mesi fa...»
«E tu da quanto non lo fai ?»
«Lasciamo perdere, per favore...»
«Ohi D. sarai mica vergine...?»
«Ma ti sembra che un figaccione come me sia vergine?» gli dissi con la mia solita modestia...
«No, in effetti... per essere un ragazzo sei carino...»
«Grazie...»
'sono carino' pensavo... 'ha detto che sono carino'... ero già felice così... che idiota.
«E lei com'è ?» gli chiesi... molto dipendeva da quella domanda.
Molto dipendeva dalla sua risposta... che fu vaga.
«Carina»
«Tutto qui ?»
«Cos'è vuoi i particolari ? misure, forme, sapori...»
«Ci mancherebbe altro... ma la ami ?»
«Macchettifrega ? - tirandomi un pugno sul braccio destro... come siamo idioti noi maschi alle volte... - comunque si...
cioè ancora non lo so... ma credo di si... Non vedo l'ora di tornare a casa... ho talmente tanta voglia che potrei scoppiare»
e in effetti sembrava stesse per farlo... aveva la sigaretta fra le labbra e uno sguardo languido e sognante,
stava appoggiato con la schiena al muro vicino alla finestra, aveva lasciato lo scopettone e aveva poggiato la mano destra sul petto.
Chissà a cosa pensava.... o meglio... era abbastanza chiaro a cosa pensava dato il crescente gonfiore dei pantaloni.
Io ero nel panico... lui era lì, si stava eccitando davanti a me, era una cosa assurda e quello che desideravo da tempo.
«Dio, la farò urlare... sono messo malissimo... senti qua, è durissimo adesso»
mi prese la mano e se l'appoggiò proprio lì... muovendola ritmicamente su e giù per tutta la lunghezza della sua eccitazione.
«Max... io» ero imbarazzatissimo, combattuto, indeciso se approfittare di quella fortuna o se lasciar perdere per non rischiarne le conseguenze
«sssshhhhh - mi fa lui - non preoccuparti... non c'e nessuno in giro» e dicendo questo si abbassò la zip dei pantaloni.
Spense la sigaretta contro il muro e mi guardò... uno sguardo pieno di sensualità, la bocca leggermente aperta.
Si tolse la cintura e si sfilò la maglietta mostrandomi il suo corpo meraviglioso. I suoi capezzoli erano durissimi per l'improvvisa nudità...
Ne ero irrimediabilmente attirato così come dal gonfiore che intravedevo più in basso... attirato così violentemente che mi ritrovai
a succhiarglieli con forza.
«Aspetta... togliamoci dalla finestra» mi disse, portandomi poco più in là dove nessuno avrebbe potuto vederci.
Lì lo baciai, finalmente...sul serio... la mia bocca e la sua erano incollate.
Respiravo attraverso lui, e lui attraverso me... era splendido sentire la sua lingua insinuarsi nella mia bocca e farsi spazio,
fino a trovare la mia.
Mi mise una mano sul collo, spingendomi di più contro la sua bocca, cercandomi avidamente... e io
rispondevo con la stessa foga.
Spinse la mia mano dentro i pantaloni aperti, direttamente oltre l'elastico delle mutande, sul suo sesso ormai teso allo spasimo.
Era caldo, e liscio e tenerlo in mano mi fece sentire potente... non ce la facevo più, volevo sentirne la consistenza in bocca,
il sapore sulla lingua, lo volevo dentro di me... più di ogni altra cosa volevo farlo godere in me, scoprirne il sapore segreto.
Volevo averlo... quello più di tutto.
Averlo per me... per sempre.
«Max - dissi, staccando a stento la bocca dalla sua - sei sicuro di volerlo ?»
«Si... David, si...» ed espirò l'aria in una lunga vocale ibrida di A e di O.
«Max...»
«Ssssshhhh... »
«MAX...»
«Cosa?... »
e mentre appoggiavo le labbra sul suo collo facendomi strada sulla sua pelle liscia, muovendo ritmicamente la mano nel quale il suo essere
pulsava all'unisono col suo cuore dissi
«Ti amo!»
e a quelle parole lui si irrigidì...
non in "quel" senso, del resto non poteva irrigidirsi ancora di più, semplicemente il suo corpo si fece freddo ad un tratto. Mi tolse
la testa dal capezzolo che stavo mordicchiando e mi guardò dritto negli occhi...
«Fermati... cos'hai detto?... smettila, togli la mano da li e ripetimi quello che hai appena detto»
Mi fermai, tirai via la mano dal sesso che andava sgonfiandosi e lo guardai dritto negli occhi.
«Io... credevo che tu... voglio dire, noi adesso... qui»
«Ripetilo!»
«Ti amo, vabbene ?... da quando ti ho visto entrare in ufficio, da quando mi hai baciato per scherzo, da quando ho sentito
il tuo profumo...»
E lui mi guardava... mi teneva la testa fra le mani e mi guardava e la sua espressione cambiò così improvvisamente che mi sembrò
un incubo.
«Mi fai schifo!...» e mi spinse via da sè riabbottonandosi i pantaloni e riprendendo lo scopettone in mano.
«Vattene... sparisci dalla mai vista»
«Max... io... tu»
«IO NON SONO COME TE, FROCIO!!!... E ADESSO SPARISCI»
3.
«Maccome?... macchestronzo! - dice Rebecca - cosa s'aspettava una sveltina tanto per sgonfiarsi i coglioni»
«Ooohh... bonjour finesse... come ti chiamano le tue amiche? la contessa, per i tuoi modi raffinati ?»
David la guarda... lei ha la faccia arrossata dal furore, i suoi occhi fiammeggiano...
«Stai calma, che ti piglia ?... guarda che quello incazzato dovrei essere io... vedi il mio errore è stato quello... confondere il
sesso con l'amore... io ero solo una scopata tanto per fare... sono stato stupido... se fossi stato zitto almeno me la sarei
potuta godere»
«David, mi fai incazzare ancora di più... cosa sono questi discorsi?... se non ti amava, semplicemente non doveva comportarsi così...
ti piace così tanto essere trattato come un oggetto sessuale?»
«Alle volte è piacevole, si...»
«E allora perchè non sei stato zitto...»
«Semplicemente non potevo. Ero al settimo cielo... e anche se fosse stato il più profondo dei gironi dell'inferno sarei stato
comunque felice di essere lì con lui... non volevo solo il suo corpo... non era abbastanza... dovresti sapere come ci si sente, no?»
«Si... si, purtroppo si...»
«e comunque la storia non finisce qui...»
4.
Il week.end successivo io partii in licenza mentre lui era ancora in punizione. Non ci eravamo parlati per tutta la settimana
e anzi lui si era riavvicinato al gruppo di "spostati" che gli fornivano l'erba... era strana quella sua reazione, io non capivo...
in fondo era stato lui a volerlo... che cacchio gli girava per la testa.
Non facevo che sbattere la capoccia contro il muro per quanto ero stato stupido... quelle 2 inutili parole avevano rovinato l'esperienza
sessuale più appagante che mi sarebbe potuta capitare... e magari una volta legatolo a me attraverso il sesso chissà?...
comunque non è nemmeno detto... non lo saprò mai.
Max sembrò cambiare rotta. Si fece più furbo e la settimana dopo riusci ad andare il licenza. Ormai avevamo i turni
sfasati e non avremmo avuto più l'occasione di passare un week.end in caserma insieme.
Passarono alcune settimane... io mi avvicinavo al congedo e tutte le varie licenze speciali che mi spettavano messe insieme
mi permettevano di stare molto più a casa che in caserma.
La situazione di stallo che si era creata tra me e Max mi mandava fuori di testa. Io cercavo di parlargli ma lui mi ignorava. Stava sempre
più spesso con i suoi nuovi "amici" ma sembrava che comunque lui non avesse detto niente a nessuno di quello che era successo
tra noi. Tutto scorreva via veloce... forse un pò troppo.
Mi rendevo sempre più conto che il suo comportamento aveva qualcosa di sbagliato. 'Un insicuro' mi dicevo. Mi illudevo.
'Anche lui mi ama ma non può ammetterlo con se stesso... è solo un piccolo vigliacco'... pensavo e mi arrabbiavo, con lui
e con me.
Arrivò un'altra licenza... al ritorno da quella, ancora 5 giorni e poi il congedo. Non ci sarebbero state altre occasioni.
Affidai ad una lettera tutte le mie sensazioni, le mie emozioni i miei pensieri su di lui. Non visto, infilai la lettera nell'armadietto
vicino al suo letto... era aperto e lui era in bagno a farsi una doccia... c'erano tutte le sue cose lì dentro, vestiti, scarpe, riviste, il
necessario per la barba (che comunque non si faceva spesso) tirai su una maglietta... la annusai.
Aveva il suo odore... Vidi lì appoggiata su un ripiano la boccetta di quel profumo così buono...
me ne spruzzai un pò. E me ne andai in fretta lasciando la lettera sotto il profumo.
Non mi è dato sapere cosa successe quando trovò la lettera.
So solo che quando tornai iniziarono i casini. Ma per fortuna mancavano pochi giorni. Rientrato nella mia stanza trovai
sottosopra tutta la roba che avevo lasciato nell'armadietto.
Nell'anta interna avevano scritto con lo spray FROCIO... nemmeno tanto originale! Mi ritrovai una lettera delirante e
piena di errori ortografici in cui venivo allegramente insultato per i miei gusti sessuali e per aver importunato il "povero" Max...
ricordo ancora una frase... incredibilmente corretta... e dolorosa
"Cosa credevi, che Max ti avrebbe guardato negli occhi e ti avrebbe detto ti amo anche lui? Fatti curare..."
Feci finta di niente, speravo di avere un'occasione per parlare con lui. Un'ultima volta. Giusto per capire ciò che veramente
pensava di me. Non me ne fregava niente di quello che potevano pensare, dire, fare (lettera o testamento) gli altri.
Non ci riuscii in nessun modo. Non finchè non rientrai in ufficio, dove ormai non mettevo più piede già da un pezzo, avendo passato
le consegne ad un'altro che aveva ancora dei mesi di "prigionia" da scontare, e controllai gli orari dei turni del giorno successivo...
quello che sarebbe stato il giorno del mio congedo.
Max doveva prendere il camion molto presto.
Non ci sarebbe stata un'altra occasione di vederlo.
Così, quella mattina... la mattina del 24 Novembre1999... avevo da poco compiuto 20anni... quella mattina, mentre tutti gli
altri dormivano ancora, mi alzai, per ogni evenienza mi ero anche preparato la scusa di fotografare l'alba, e lo aspettai lì,
vicino al camion che avrebbe dovuto usare.
Era molto presto e faceva un freddo suino. Io lo aspettai un buon quarto d'ora prima che la sua figura, che mi era così cara, si
materalizzasse nella nebbia mattutina. Quando mi vide si bloccò.
«Max, io oggi me ne vado... è finita!... Non so se ci rivedremo. Hai qualcosa da dirmi ?».
Lui mi guardò fisso... I suoi occhi azzurri erano ghiaccio...
«Vattene, sparisci... Sei ridicolo... Non capisci che ti ridono tutti dietro? fortuna che non rivedrò più la tua faccia di merda...»
e salì sul camion mettendo in moto e andandosene senza darmi nessuna possibilità di risposta.
E cosa avrei potuto controbattere comunque. Mi ero illuso di essere qualcosa per lui. Un amico prima di tutto. E invece il niente
che eravamo insieme mi travolse con tutta la sua forza in quel gelido mattino... Scattai una foto al camion che
lentamente si allontanava e cominciai a piangere lacrime amare. Lacrime di disperazione e di rabbia. E di sollievo perchè quel capitolo della
mia vita era definitivamente chiuso.
O almeno così credevo fino a ieri sera.
5.
«Senti ma come hai fatto ad innamorarti di uno stronzo simile?»
«Non è uno stronzo... tu che ne sai di com'è rendersi conto di non essere quello che hai sempre pensato... di non avere
più la certezza di essere all'altezza delle aspettative che gravano su di te... Io lo capisco. E' solo un vigliacco... un povero stupido
che non ha avuto il coraggio di affrontare le sue pulsioni, le sue paure, per timore di non essere all'altezza... di non riconoscersi più...»
«Tutte scuse... Secondo me sei troppo accondiscendente... troppo comprensivo»
«Dici? può essere... per questo ho lasciato che mi menasse ieri sera»...
Fine terzo capitolo
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