Due cigni parte
VII
di Hymeko
I tre anni successivi passarono in un lampo...
La squadra di basket compì degli enormi progressi, grazie a un allenatore intelligente e a un gruppo di ottimi elementi, che oltre a essere eccellenti cestisti erano molto affiatati tra di loro.
Il primo anno in cui Hanamichi giocò con loro la squadra di Povel si piazzò quinta alla fine del campionato, e fu un record.
Non erano mai arrivati più in alto dell'ottava posizione.
Il contributo del rossino fu importante. Grazie a lui i Silver Fox potevano competere senza problemi sotto il canestro, e alla fine proprio il giovane giocatore fu nominato Miglior Rimbalzista del campionato.
Hanamichi scoppiò a piangere come un bambino, quando gli consegnarono il premio.
Il secondo anno la squadra centrò la prima finale scudetto della sua storia.
L'epilogo fu molto tirato, ma alla fine quello che contarono furono i nervi più saldi degli avversari...i giocatori di Povel non avevano abbastanza esperienza, e finirono per farsi trascinare dalle loro emozioni, invece che rimanere freddi e concentrati.
Di nuovo, Sakuragi fu il Miglior Rimbalzista.
Il terzo anno, nella seconda finale consecutiva, nessuno ripeté quell'errore, e la squadra del piccolo regno vinse il suo primo scudetto.
Hanamichi fu determinante, nell'ultima partita della finale.
Saltò su tutti i rimbalzi, recuperò un numero enorme di palloni, fu vittima di parecchi falli, ma alla fine vinse.
Oltre che Miglior Rimbalzista, fu nominato Miglior Giocatore delle finali.
Il ragazzo rimase a piangere per più di un'ora per la contentezza...e accanto a lui a consolarlo c'era il suo miglior amico, Kaede.
Il Principe non si era mai perso una partita casalinga della squadra, e spesso li seguiva in trasferta sul pullman, come un comune tifoso.
All'inizio la Regina aveva storto il naso, ma quando si era resa conto che il comportamento del figlio lo avvicinava ai sudditi, e ne faceva aumentare la popolarità, si era rassegnata a chiudere entrambi gli occhi.
Per Kaede fu un vero sollievo, poter assistere a quelle partite.
A ogni alba che sorgeva, sentiva il peso della corona che avrebbe ereditato farsi opprimente, nonostante fosse solo ancora un erede...eppure le lezioni per diventare re erano sempre più soffocanti, più dolorose da sopportare...
Tuttavia sapeva di non avere scelta.
Lui doveva diventare Re di Povel.
Non poteva sottrarsi al suo destino.
E così si attaccò sempre più ad Hanamichi e alla squadra di basket.
I giocatori, superato lo shock, si abituarono in fretta alla sua presenza, trasformandolo in uno di loro.
Tutti lusingati dall'avere un simile tifoso, lo elessero a mascotte della squadra, facendone il loro portafortuna.
Kaede non si oppose, anzi...presto si rese conto che quelle serate passate a giocare erano la sua ancora di salvezza, i suoi soli appigli per rimanere un uomo e non perdersi nella brillio ingannevole del suo mondo luccicante.
L'unico preoccupato era Hanamichi.
Nonostante la sua aria da superficiale, il ragazzo si era reso conto che Kaede stando con loro non faceva altro che scappare.
Una volta, durante un one on one senza spettatori, subito prima della partita decisiva, aveva tentato di discuterne con lui:
"Senti...stai bene? Ultimamente mi sembri sempre più stanco..."
"Non è nulla, ho solo bisogno di muovermi un po'..."
"Ne sei sicuro? Ogni volta che ti guardo dai l'impressione di reggerti a stento sulle gambe... "
"Hn"
"Kaede, inizio a preoccuparmi un po'...ho sempre la sensazione che tu sia sul punto di cascare svenuto durante le nostre partitelle...sembri tanto pallido..."
gli sussurrò scostandogli delicatamente i capelli dal volto.
"Saranno le luci artificiali..."
rispose girando un po' il viso.
'Non ce la faccio a guardarti'
"Sicuro? Non devi sentirti in obbligo a giocare con noi. Se hai bisogno di riposo, puoi non venire qualche volta..."
Ma rimpianse subito di averlo detto.
Non aveva mai visto il ragazzo moro rimanere scioccato, con gli occhi spalancati pieni di...terrore.
La sua voce si trasformò in un irriconoscibile miagolio tremante di paura...
"T-t-t-u vuoi che io non giochi più con t-t-te?"
'Cosa ha capito?'
"No, certo che no! Io adoro giocare con te, lo sai! Ma sono ugualmente preoccupato per te...non voglio vederti stramazzare a terra!
Non voglio che tu sta male!"
Inaspettatamente di trovò la sua fronte appoggiata alla propria, gli occhi sbarrati persi nei propri, il suo fiato dolce che gli carezzava le labbra e le sue mani strette sulle spalle...
Hanamichi deglutì. Nessuno gli si era mai avvicinato tanto...
La curva elegante delle labbra sottili di Kaede si mosse leggera...
"Promettimi che rimarrai sempre il mio miglior amico"
Una richiesta che somigliava tanto a una preghiera...
"Kaede...io...Kaede, lo sarò sempre...qualsiasi cosa accada...non dubitare..."
'Com'è teso...'
Iniziò ad accarezzargli piano la schiena, cercando di sciogliergli quei muscoli irrigiditi.
Il ragazzo abbassando le palpebre si rilassò, e si abbandonò a quell'abbraccio respirando il calore che emanava quel corpo stretto contro il suo.
Hanamichi continuò a coccolarlo, fino a quando Kaede si slacciò tristemente da lui.
Gli si allontanò quel tanto che bastava da guardarlo in volto, lasciando però le sue braccia attorno al suo collo.
"Io non dubito di te. Ma promettimi che vincerai"
"Certo che vincerò! Sono il Tensai, non lo dimenticare! Non hanno speranze!"
Rukawa rise, e Hanamichi gli fece compagnia.
'Era tanto che non ridevi, lo sai?'
"Vincerò. Te lo giuro"
Kaede lo guardò senza espressione, poi sorrise teneramente e si avviò agli spogliatoi.
"Andiamo, non ho voglia di giocare"
"Promettimi che ti prenderai un po' di pausa...mi basta che te ne stia qualche minuto in panchina"
.........
"Va bene"
"Perfetto! Vieni, ti porto in un nuovo locale..."
Mentre tornava a casa, dopo la serata trascorsa in sua compagnia, Hanamichi si rese conto di non esser riuscito a far parlare Kaede di ciò che lo tormentava...
'Se solo certe volte non fosse tanto difficile convincerlo ad aprirsi un po'...lo so che odia il suo ruolo, che vorrebbe andarsene e diventare un professionista dell'Nba, ma non potrà fare altro che soffrire inutilmente, se non accetterà il suo destino...io non posso aiutarlo, ma lui si sta attaccando a me come se avessi il potere di cambiare il corso degli eventi...se infine rimanesse scottato dalla realtà, come reagirebbe?'
Dopo quel colloquio affettivamente Kaede si era riposato, e aveva dovuto sopportare Hanamichi che si lodava in quanto
"...Genio non solo sul campo ma anche nel campo medico..."
Ma in effetti gli dava ragione, anche se non lo ammetteva.
I quel periodo era veramente stanco, e non solo per gli impegni ufficiali, lo studio e gli allenamenti con la squadra.
Kaede si consumava anche per un segreto che non gli aveva ancora confessato...si vergognava da morire, tutte le volte che si vedevano...quando lui gli chiedeva se c'era qualcosa che non andava e la sua risposta sempre uguale...
"No, nulla"
Bugia. Era una bugia.
Ma non gliene voleva ancora parlare...voleva essere sicuro di non avere alternativa...non poteva succedere davvero...non adesso che era più felice di quanto fosse mai stato...
'Non ora, per favore...'
Ma non sospettava che anche Hanamichi non gli avesse rivelato una notizia importante...
Il cellulare trillò verso le sette e un quarto del mattino.
Hanamichi abbandonò la colazione e lesse il display: Kaede.
"Pronto?"
"Hanamichi meno male che ti ho trovato"
"Kaede? Ma cosa ti succede?"
La voce del ragazzo era poco più di un bisbiglio impaurito sul punto di incrinarsi...aveva fretta, e pareva spaventato da qualcosa.
Un piccolo singhiozzo preoccupò ulteriormente il rossino, non abituato a sentire l'amico impaurito...
"Ho bisogno di parlare con te...per favore per favore vieni qui subito..."
"Kaede cosa c'è? Stai male? Dove devo venire?"
"Qui, a Palazzo"
"Cosa?!"
"Ti prego ti prego"
"Va bene, arrivo subito"
Lasciò un messaggio in segreteria all'allenatore, già pensando alla sfuriata che lo aspettava, e corse a Palazzo.
'Che cosa sarà successo? Perché non mi ha detto nulla? E tutta questa fretta, da dove deriva?
.................
Kaede è un ragazzo forte, ma prima mi sembrava...bè, lo sai che è impossibile, eppure sono quasi sicuro che avesse pianto...che sia stato male qualcuno? La Regina, o il padre? O lui stesso? Ma se qualcuno fosse stato colto da malore mi avrebbe indirizzato all'ospedale, non a Palazzo...che cosa è successo?'
Mentre pensava, correva a più non posso, serpeggiando tra i passanti sbigottiti.
La voce di Kaede lo aveva allarmato, aveva la brutta sensazione che gli fosse accaduto qualcosa...
'No, non può essere successo nulla...per favore non ho ancora avuto il coraggio di dirglielo...'
Rallentò appena entrato nella piazza principale.
"Ehm...che faccio?"
Era davanti al trionfale ingresso intarsiato d'oro, ma non poteva certo suonare e chiedere di vedere l'Erede...e oltretutto non c'era il campanello!
"Il signor Sakuragi?"
Un maggiordomo dall'aria estremamente accigliata si era materializzato accanto a lui...
"S-s-sì..."
"Prego, da questa parte. Il Principe la attende"
"Sì..."
Hanamichi non era mai stato a Palazzo. Era stata una delle prime cose che l'amico aveva chiarito.
"Non voglio che anche tu ti sporchi con quel mondo"
gli aveva detto...
E in effetti a lui quell'ambiente tutto perfetto non è piacesse molto, ora che lo osservava da vicino.
Era finto, plastificato, immobile. Non era una vera casa.
Il maggiordomo bussò a una porta, attese la risposta e aprì, scostandosi per lasciar passare uno stupito Hanamichi.
La porta si chiuse silenziosa alle sue spalle.
La stanza era enorme, con un bel letto a baldacchino appoggiato contro una parete.
Su un'altra troneggiava una libreria, zeppa di libri e poster sul basket.
Lasciò perdere il resto e si concentrò su una porta finestra enorme che dava su un giardino, dal poco che poteva vedere.
Le tende chiare erano completamente tirate, ma una sezione era aperta.
In piedi vicino alla balaustra intravide la sagoma dell'amico.
Hanamichi lo fissò un secondo, accorgendosi dell'atmosfera di inquietudine da cui il ragazzo era circondato.
Si stringeva le braccia attorno al petto, come per scaldarsi, nonostante fosse pienamente illuminato dal sole in salita nel cielo.
Non si era ancora girato verso di lui...
"Kaede?"
Nessuna risposta.
Hanamichi gli scivolò lentamente accanto.
Ora poteva guardare il suo profilo, fisso oltre l'orizzonte.
"Kaede?"
Il Principe si mosse appena.
I suoi occhi lievemente arrossati erano spenti.
Non vi era traccia del ragazzo vitale che Hanamichi conosceva.
"Che cosa c'è? Ti senti bene?"
Kaede deglutì, come se gli costasse uno sforzo enorme.
"Tu sia com'era la costituzione del Principato di Monaco, fino poco tempo fa?"
Voce rotta, nasale, tremante.
"Intendi quella storia che se il sovrano non avesse avuto eredi il regno sarebbe tornato alla Francia?"
"Sì. A-a-anche da noi è così"
Hanamichi ci mise qualche secondo a capire.
Il cuore gli si fece di ghiaccio.
"M-m-mia madre si è ammalata seriamente...ha fissato le mie nozze..."
Hanamichi lo fissò.
Kaede lo guardava disperato, ancora incapace di reagire alla notizia ricevuta pochi minuti prima...
"...io non mi voglio sposare..."
Il cuore di Hanamichi si scosse esplodendo, facendolo parlare prima di ragionare:
"E allora non farlo!"
Kaede scosse la testa impotente:
"Non posso...se non avrò un figlio Povel tornerà sotto lo stato di XYZ...e loro ci odiano, perché non hanno mai potuto avere le nostre ricchezze...non ho scelta...lo devo fare per i miei sudditi...è stata la mia prima lezione...sempre prima loro...io devo...sposarmi..."
"Kaede..."
La pena del moro riviveva negli occhi castani del rossino...inutilità, impotenza, debolezza, vuoto...
Hanamichi lo guardò. Era impotente, in una simile situazione. Una rabbia cieca lo avvolse, mentre la disperazione iniziava a impadronirsi di lui.
'Che cosa posso fare? Come posso sostenerlo? Perché mi sento tanto inutile? Perché non ho la forza e l'abilità per aiutarlo? Perché non sono capace di far altro che giocare? A cosa serve il basket, se non posso fare nulla per lui?'
"Due mesi..."
"Due mesi?"
"Tra quanto mi sposo...con una ragazza di cui conosco appena il nome..."
'Due mesi? Solo due mesi? Non posso permettere che si sposi senza saperlo!'
Hanamichi prese fiato, pronto a fare il grande passo:
"Io..."
Kaede lo interruppe, come non si fosse accorto di nulla:
"Si chiama Haruko d'Akagi, è una nobile giapponese, ha la nostra età...mi hanno detto che l'ho persino incontrata quando sono andato là...io non ricordo, tra tutte quelle ragazze che facevano le sceme con me, non me la ricordo, non me la posso ricordare...non la voglio ricordare"
Hanamichi si ritrovò ad odiare quella ragazza sconosciuta.
"Kaede..."
"...aiutami...dimmi che cosa devo fare...io non voglio sposare una persona che non ho mai conosciuto...che non amo..."
..................
Si fissarono per interminabili minuti, senza parlare.
Poi ad Hanamichi parve che qualcosa morisse definitivamente nel ragazzo di fronte a lui. Il suo viso si tramutò in una maschera di pietra, gelidamente immutabile. Le emozioni scomparvero dai suoi occhi, come se il ragazzo non le potesse provare. Lo vide diventare impermeabile ai sentimenti...
"Scusami, ho chiesto una soluzione per un problema irresolubile. Perdonami"
"Kaede..."
Lo vide sorridere come faceva durante le parate. Un sorriso falso, ma solo lui era in grado di capirlo.
"Kaede io ti rimarrò sempre accanto, lo sai..."
Il sorriso si ravvivò lievemente.
"Grazie...non ho neppure mai confessato i miei sentimenti alla persona che amo"
Glielo disse guardandolo negli occhi.
Senza interrompere il contatto, mare e cioccolato amalgamati in un unico fluire di emozioni...
Hanamichi si immobilizzò.
Il suo volto era nuovamente limpido, il vento giocava coi suoi capelli, e la tristezza e l'indifferenza di poco prima sembrava appartenere a un altro tempo.
No, ora non era più apatico, perché stava parlando dei suoi sentimenti.
Inspirò, poi si appoggiò al balcone, e guardò l'ondeggiare degli alberi:
"Non c'è bisogno...li ha compresi pienamente"
Il ragazzo sembrò piacevolmente sorpreso.
"Davvero?"
"Certo! È il Genio, vorrei ricordarti"
Kaede arrossì, si accostò a lui, sfiorandolo, e sussurrò, in un misto di paura e speranza:
"Dimmi...tu che conosci il Genio...i miei sentimenti...sono corrisposti?"
Hanamichi sorrise con una punta d'amarezza, e lo fissò senza arrossire:
"Come potrebbero non esserlo? Come potrebbe non amarti e...desiderare di poterti portare via da questo posto?
Il suo più grande sogno è sempre stato quello di poterti salvare dal tuo destino, perché non ha mai potuto sopportare di vederti avvizzire...ti ama tanto...credimi...ed è convinto che tu non sia fatto per soffrire, non può sopportare di vedere angoscia in quel meraviglioso sguardo blu notte..."
"Sul serio?"
Se la speranza che Hanamichi corrispondesse i suoi sentimenti si fosse rivelata vana, probabilmente lui sarebbe entrato irrimediabilmente in crisi.
Ora poteva invece andare avanti più serenamente, sapendo di essere realmente amato...
"Non ho mai potuto sfiorare le sue labbra..."
"Ti sbagli...per me i tuoi sguardi sono carezze gentili, e le tue parole i baci più dolci"
In prima persona, gli occhi fissi nei suoi, ora v'era un lieve rossore sulle sue guance...
"Hanamichi..."
Amore puro, e basta.
Non era loro permesso altro.
Se fossero stati ragazzi normali avrebbero potuto approfondire e manifestare quel sentimento, anche scontrandosi con l'ipocrisia bigotta dei benpensanti...
Ma lui era un Principe.
E i Principi non possono permettersi di essere "diversi".
Soprattutto se sono figli unici, senza nessuno che possa prendere il loro posto.
Probabilmente sua madre alla fine avrebbe anche potuto accettare la sua omosessualità, ma il Regno veniva prima...non avevano colpa, quei sudditi che lo adoravano, non era colpa loro...eppure ora li odiava comunque...
"Mi dispiace..."
"Per che cosa?"
"Di farti soffrire...se non fossi quello che sono forse tra noi..."
"No! Basta! Non possiamo cambiare la realtà. E poi, se la tua famiglia non fosse venuta in visita a Kanagawa, noi non ci saremmo mai conosciuti, probabilmente. Io sono felice di amarti. Questo sentimento è la cosa più bella che il mio cuore abbia mai provato. Credimi, Kaede, a me va bene così. Mi basta poterti vedere come amico...anch'io posso essere un bravo attore, sai?"
"Non ti posso nemmeno abbracciare..."
"Forse è meglio..."
"Hn?"
"I miei nonni mi hanno lasciato una piccola villetta in un paesino sperduto del Giappone centrale, alle pendici del monte Fuji...se ti avessi nuovamente tra le braccia non potrei resistere, ti rapirei e ti porterei lontano da qui, in quel posto lontano, solitario, senza nessuno che ci conosca..."
..............................
"Mi piacerebbe molto venire a vedere la tua casetta..."
"Kaede..."
"...ma non mi ci porterai mai, vero?"
Hanamichi non rispose. Si limitò a scuotere la testa.
"Vorrei solo...non essere un semplice giocatore di basket..."
"Invece è per questo che hai tu il mio cuore...perché sei diverso da tutto ciò che mi circonda...sei una persona reale...sei tutto, per me"
.....................
Fine capitolo settimo
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