Due cigni capitolo
IV di
Hymeko
Rukawa si rivoltò nel letto, stanco morto.
Non aveva dormito. Non se ne stupiva.
Non aveva risposto. Neppure uno squillo.
Nulla.
Mentre si rigirava in preda a crampi più dell'animo che del corpo, aveva iniziato a dubitare che avesse anche solo letto il suo messaggio. Non poteva saperlo.
Ma conosceva la sua risposta.
Hanamichi lo aveva ignorato.
Mugolò quando sentì qualcuno bussare.
"Avanti"
"Signorino, vostra madre la regina Eleka la prega di recarsi da lei"
'Perfetto, ci mancava solo mia madre. No, adesso non me la sento di incontrarla'
"Non mi sento molto bene. Faccia le mie scuse a mia madre, e porgetele i miei omaggi"
"Come volete"
Il maggiordomo uscì, e il Principe riprese a crogiolarsi nel suo dolore.
'Mi fa male lo stomaco. Mi viene da vomitare. Non avrei dovuto mangiare ieri sera, dovevo dichiarare la mia indisposizione, e sfuggire all'etichetta...ma che dico? Se fossi stato abbastanza forte da dire la verità ad Hanamichi, probabilmente adesso non sarei qui a piangermi addosso...dio, che ipocrisia!'
Bussarono di nuovo.
'E adesso cosa c'è?'
"Avanti"
Si aspettava il maggiordomo, invece entrò sua madre.
Il ragazzo si drizzò a sedere:
"Madre, come mai sei qui?"
La Regina gli rivolse un sorriso sbarazzino:
"Il maggiordomo mi ha riferito che non ti sentivi bene, dunque sono venuta a sincerarmi delle condizioni di mio figlio"
Rukawa si permise un piccolo accenno di sorriso, e si adagiò di nuovo contro alcuni grossi cuscini.
Sua madre gli si sedette accanto, e iniziò ad accarezzargli i capelli.
Il ragazzo chiuse gli occhi, e si strofinò inconsciamente contro quella mano piena d'amore.
La donna sorrise nuovamente: per quanto potesse apparire forte e indipendente, suo figlio era ancora un cucciolo in cerca d'affetto.
Lo coccolò a lungo, poi gli chiese dolcemente:
"Dimmi, piccolo mio, cosa c'è che non va? Riguarda il ragazzo coi capelli rossi con cui vai a giocare a basket, vero?"
Rukawa raggelato si drizzò di scatto, sbalordito.
"C-c-c-ome lo sai?"
Le labbra della Regina si piegarono in un sorriso divertito:
"Pensavi davvero non ci saremmo accorti che uscivi presto e tornavi coperto di sudore?"
"L-lo sapevi?"
"Sì"
"E mi hai fatto seguire?"
Inorridì al pensiero della reazione di Hanamichi, se avesse saputo che erano spiati.
"No"
"Sul serio?"
"Sì"
"Perché? Sono il principe..."
"Sì, ma sei anche un ragazzo di sedici anni, che ha bisogno della sua libertà e della sua privacy...e soprattutto dei suoi amici.
Ho dato io l'ordine di farti passare, e di lasciarti senza scorta.
In ogni modo, questo è un paese sicuro, anche se a dire la verità dovresti temere più le tue ammiratrici che i delinquenti..."
Rukawa si ridistese sul letto, sollevato.
Sua madre non gli aveva mai mentito, e non c'era ragione perché iniziasse adesso.
Chiuse gli occhi, assaporando il tocco fresco delle sue dita.
"Come fai a sapere che ha i capelli rossi?"
"Inizi a offendermi, Kaede. Non crederai davvero che non abbia notato come ti sei ghiacciato d'improvviso, durante la sfilata di ieri, quando hai incrociato lo sguardo di quel gigante coi capelli di fuoco? Ho capito subito che era lui...e anche qualcos'altro..."
Non aggiunse nulla, lasciando che il figlio si sfogasse tra le sue braccia.
"Avevo trovato un amico...ma non gli ho detto nulla. Anzi, gli ho mentito...aveva capito che facevo parte della delegazione di Povel, e io gli ho detto che facevo parte del seguito. Non sono riuscito a dirgli la verità...e lui adesso che l'ha scoperta non mi considera più un amico"
Eleka gli posò un bacio gentile sui capelli:
"Come puoi esserne sicuro, se non gli hai parlato?"
"Gli ho mandato un sms. Il telefonino era acceso, ma lui non mi ha risposto...non so neppure se l'ha letto..."
La Regina sospirò...suo figlio stava rivelando davvero fragile, in quella circostanza.
E riusciva a trovare una sola spiegazione. Credeva di aver trovato un vero amico, la cui reazione l'aveva colpito nel profondo.
Sperava vivamente che finalmente qualcuno avesse toccato il cuore di Kaede.
Restava da chiedersi quali fossero adesso i sentimenti dell'altro ragazzo.
Quel suo rifiuto...era dovuto solo a un'ira momentanea e giustificabile; o era invece un risentimento incancellabile?
'Potresti essere felice o soffrire, Kaede...e io non posso fare nulla per alleviare il tuo carico...
Ne uscirai molto cambiato, questo è sicuro. Come..., bè dipende da quel ragazzo...'
"Ascoltami: oggi vi sarete dovuti incontrare?"
"...tanto non verrà..."
"Questo non puoi saperlo. Coraggio! Alzati e mangia qualcosa, poi all'ora stabilita andrai a quell'appuntamento"
"Perché dovrei farlo? So già cosa mi dirà, mi è bastato quello sguardo...perché andare a farmi male?"
"Primo, perché comunque gli devi una spiegazione.
Secondo, se tieni davvero a lui, devi dirgli addio in modo decente.
Terzo...abbi fiducia nelle persone, Kaede.
Potrebbero piacevolmente sorprenderti"
Quel pomeriggio, Rukawa non ebbe bisogno di sgattaiolare via come un ladro. Uscì dall'entrata principale, salutato dalle guardie.
Lo sguardo fisso davanti a lui, il busto eretto...e l'animo scosso da una tempesta.
Dietro la sua maschera di impassibilità, il suo vero volto era segnato da profonde preoccupazioni, paure che si manifestavano all'esterno solo come rapidi lampi di tristezza che gli saettavano negli occhi.
Non gli ci volle molto per raggiungere il campetto. Si appoggiò alla siepe che lo delimitava da un lato.
Guardò l'ora. Era in anticipo di un paio di minuti.
La paura lo stava legando a quel luogo con nastri infrangibili.
Doveva entrare e affrontarlo, lo sapeva.
Tentò di staccarsi dal muro, ma le sue gambe si rifiutarono di muoversi.
Permise al suo corpo di abbandonarsi contro le foglie spesse.
Ascoltò in silenzio le urla della città che gli si infrangevano contro, e si perse coi gabbiani tra le nuvole.
Stonk
Un palleggio lo trascinò di nuovo a terra.
Magicamente, la sua inerzia svanì, e meravigliandosi si staccò dal suo rassicurante appoggio.
Si avviò verso l'entrata, trascinando un po' i piedi.
Ecco, poteva vedere metà del campo.
Non c'era nessuno.
Ma le panchine erano sull'altro lato.
Oltrepassò il varco, e lo vide subito.
Non era vestito per giocare, anche se aveva la palla.
La cosa gli fece molto male.
Altrettanto male gli fece la sua mancanza di reazione, quando gli si sedette accanto.
Continuò a farsi girare il pallone tra gli indici, come se fosse ancora solo.
Rukawa chiuse gli occhi, appoggiò la schiena allo schienale e attese.
Socchiuse le palpebre...era passata un'ora e mezza, e ancora non si erano rivolti una parola.
Certo, Hanamichi non l'aveva preso a pugni per poi andarsene, ma la sua indifferenza gli faceva davvero male.
'Cosa devo fare? Lui...si aspetta che sia io a parlare...non ha tutti i torti...però io...non so che cosa dire. Vorrei scusarmi, ma non riesco a trovare le parole per iniziare il discorso...e non voglio dire nulla di banale...'
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"Sei arrabbiato?"
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"...deluso"
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Poi, d'un tratto, Hanamichi esplose:
"...perché non me l'hai detto? Io sono sempre stato sincero con te!"
Un fremito di rabbia malcelata...una scarica dolorosa, per le sue orecchie.
"...avevo paura...che tu volessi essere mio amico...solo perché sono un principe"
Sussultò allo scatto rabbioso di Hanamichi, che si allontanò in fretta di qualche passo.
A Rukawa non piacquero per niente le sue membra tremanti, e il modo con cui stringeva le mani fino a far sbiancare le nocche gli procurava una certa apprensione...era più spaventato adesso di quando era stato aggredito da quei tre teppisti...
Il moro trasalì violentemente quando la voce gelida del rossino lo sferzò:
"Finalmente mi mostri i tuoi reali pensieri. Quindi è questa l'opinione che hai di me...credi davvero che io sia tanto superficiale?"
Rukawa, mortificato, cambiò colore, e iniziò a balbettare.
Non sapendo che dire, alla fine chiuse la bocca, cercando di trattenere le lacrime che minacciavano di apparire sulle sue gote.
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'Devi dirgli addio in un modo decente'
Addio...
'Va bene mamma, hai ragione tu...'
Hanamichi sentì chiaramente la sua voce tremare, mentre tentava di spiegargli in modo confuso la sua situazione...
"Io...tutti si sono sempre comportati così con me...tutte le persone che mi hanno sempre circondato...a parte i miei genitori, che però vedo pochissimo...insomma...io ho sempre avuto solo sorrisi bugiardi, nei volti davanti a me...visi di persone ipocrite che non facevano altro che adularmi...per salire nella scala sociale, cosa c'è di meglio di essere amici di un principe?
Tutti mi accontentavano, mi davano ragione, dicevano di pensarla come me...facevano di tutto pur di soddisfare le mie richieste...o meglio, mi davano ciò che loro pensavano volessi...regali, inchini...saluti cerimoniosi e freddi...pensavano di accattivarsi le mie simpatie, così...ma io...lo sapevo. Ho sempre saputo che io non interessavo loro come persona...ma che ero solo un mezzo per la loro scalata verso l'alto...non credevano che un bambino se ne potesse accorgere, ma io...ho sempre capito subito chi voleva essere mio amico e chi no.
In pratica...nessuno. Come dare loro torto? Quale bambino vorrebbe come compagno di giochi un musone interessato solo alla pallacanestro?
Credo di essermi assuefatto, a un certo punto...è stato molto facile, allontanare tutti da me...pur di non aver tutta quella doppiezza intorno... Bastava la mia freddezza...accumulata in anni di finzione, di recite...alla fine, sono rimasto solo...ma almeno non circondato da menzogne.
Li ho fatti scappare tutti...
Perdonami se non ti ho detto nulla, ma io...avevo paura di essere trattato di nuovo solo come un principe, e non come un...amico"
........................
Hanamichi non si mosse.
Aveva ascoltato tutto quel discorso senza interromperlo.
'Non gli credere, ti ha già mentito una volta!'
Seduto sulla panchina, prima del suo arrivo, aveva già deciso di non credergli.
Aveva scelto a priori di ascoltare le sue parole non credendo per principio alle sue scuse, non si meritava il suo perdono...aveva deciso di andare ad ascoltarlo per vederlo di nuovo sconvolto, per fargliela pagare...però...quelle parole pronunciate a fatica...il suo cuore tenero aveva sciolto quello strato di ghiaccio che gli si era creato attorno...e una domanda si era presentata, inaspettata:
'L'hai sentito, il dolore nella sua voce...
E se ci fossi tu al suo posto...cosa faresti?
Cosa avresti fatto?'
Volse lo sguardo verso il cielo.
Rukawa s'era spiegato.
E lui...
Non sapeva cosa fare. Con quel ragazzo, si era trovato bene, anzi...non aveva mai incontrato prima qualcuno che amasse il basket quanto lo amava lui...e che soprattutto potesse tenergli testa...
Doveva decidere in fretta...andarsene senza parlare, e perdere un'occasione, o fidarsi, e rischiare di scottarsi nuovamente?
"Va bene. Ho capito. Forse non mi crederai, ma io...sono stato bene in questi giorni, e sono davvero felice di averti conosciuto.
Grazie...di tutto e...scusami se ti ho deluso"
.....................
"Aspetta!"
Il cuore di Rukawa sobbalzò...forse...non era tutto perduto.
Si girò verso Hanamichi, che lo fissava.
Aveva di nuovo il solito sorriso, e il suo viso era rilassato.
Quella benevolenza si trasmise anche al ragazzo moro.
"Dimmi la verità...quello che mi hai raccontato prima...della menzogna che ti circonda...ti è capitato spesso?"
Rukawa inclinò la testa, facendo ondeggiare i capelli perché nascondessero meglio la solitudine nei suoi occhi...
"...praticamente sempre"
Hanamichi lo fissò incerto, poi gli si avvicinò e lo studiò con attenzione.
'Tristezza...solitudine...e tanta voglia di avere qualcuno accanto'
Sorrise.
"Perché non ricominciamo tutto da capo, senza più misteri?"
Rukawa raddrizzò la testa, sorpreso.
"Io mi chiamo Hanamichi Sakuragi, ho 16 anni e sono il Genio del basket!
E sono molto felice di conoscerti"
Immediato, diretto, solare.
Rukawa ne rimase incantato una volta di più.
Prese la mano che il ragazzo gli tendeva, e la strinse con calore.
"Io sono Kaede Rukawa, anch'io ho sedici anni, sono l'erede al trono di Vopel, e...sono felice"
Si rese conto che per la prima volta dichiarare il suo titolo non gli pesava.
"Anch'io sono felice, Kaede.
Sai giocare a basket?"
"Io amo il basket!"
"Allora che ne dici di trovarci qui domani, alle due e mezza, per un one on one?"
"Ci sarò sicuramente!"
"Intesi allora! Andiamo, ti porto nella miglior gelateria della città...qui bisogna festeggiare!"
E se andarono ridendo a farsi un gelato, dimentichi della tempesta appena affrontata.
Fine capitolo quarto.
Ciao a tutti...questo, per la prima volta, sarà un fuori programma serio.
Non so se avete notato, ma in un sito è apparsa, in contemporanea a questa storia, un'altra fiction abbastanza simile, per alcuni punti di vista.
Purtroppo non sono riuscita a contattare l'autrice, quindi non farò nomi.
In breve, entrambe le fic sono AU, parlano di Ru principe triste e di Hana suo unico amico, e ci sarà un'altra cosa abbastanza simile (non ve lo posso dire).
Insomma, sembrerebbe un plagio di una delle due. Ma vi assicuro che non è così.
Le fic sono apparse insieme, e noi autrici non ci conosciamo e non abbiamo mai avuto contatti di alcun genere. Ogni storia è frutto del lavoro della stessa autrice, e, per quanto mi riguarda, tutto quello che leggete è solo da imputare a me.
Non ho mai accettato di cambiare la trama delle fic che scrivo da sola, e men che meno lo farò in futuro.
In parole povere, vi prego di non pensare a scopiazzate per mancanze di idee, perché sareste in errore.
La mia fic è in cantiere da almeno quattro/cinque mesi, e ripeto che è solo una mia idea.
Spero di aver fatto un discorso chiaro e sensato.
Ciao a tutti!
Hymeko
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