DREAMS 4

 

Dario era così felice che neppure il viso più arcigno che Michele seppe mettersi addosso, riuscì a toccarlo.

 

E sei così felice perché si è sentito male?!”

 

Domanda stringente e ragionevole.

 

Ma, come al solito, Michele non riusciva a capire che, in certi frangenti, non esisteva nulla di ragionevole. Neppure per sbaglio.

 

“Sei sempre il solito: mi stai a sentire ma non mi ascolti!”

 

Gliel’aveva detto sulla porta dell’ufficio e poi se ne era andato.

 

Da due giorni ormai quello era diventata un’abitudine: niente straordinari, uscire il prima possibile senza portarsi a casa il lavoro, correre in metro, scendere una fermata prima per gironzolare per i negozietti e trovare un regalo, un.. qualcosa.

 

Quella sera furono le arance: le prime della stagione, splendido, rosse, profumatissime. E dolci, come gli assicurò la fruttivendola con un sorriso.

 

Il sacchetto in mano, le chiavi in tasca. Poi l’ascensore e il campanello: un trillo, uno solo, rapido.

 

Il cuore gli batteva come non mai, sembrava pazzo di felicità.

 

Per cosa, poi?

 

La risposta venne, muta, sotto le spoglie di Niels, ad aprirgli la porta, quell’espressione lievemente stupita nel trovarselo di fronte per l’ennesima volta, incredulo e insieme, sicuro di lui.

 

Cosa mi hai preso?”

 

Adorava le arance! Dario era così dolce con lui.. gli offrì di fermarsi.

 

Dario voleva solo sapere come stava, era passato per assicurarsi che non avesse bisogno di nulla, disse, ma accettò di sedersi.

 

Per due chiacchiere.

 

Niels si sedette accanto a lui sul divano, leggermente proteso, i gomiti sulle ginocchia. Lo ascoltava attento, ridendo delle sue battute, cercando di immaginarsi cosa potesse essere una vita come quella di Dario. Normale, un po’ noiosa, ma così aliena per lui da avere ai suoi occhi una specie di fascino.

 

O forse era Dario, e non la sua vita, ad attrarlo?

 

Niels appoggiò il mento sul palmo di una mano, sorridendo.

 

E poi Michele cosa ha detto? Non si sarà arrabbiato?”

 

Era bello vedere Dario ridere.

 

Aveva un viso espressivo e aperto, luminoso.

 

Gli ricordava un suo vecchio compagno di classe: un ragazzo non bellissimo, ma speciale, capace di accentrare l’attenzione su di sé, senza imporsi, senza fare nulla di speciale o di diverso di quel che facevano tutti gli altri. Gli insegnanti dicevano che era un bravo ragazzo che soffriva di una cronica mancanza di educazione, un simpatico birbante, uno di quelli a cui non si faticava a perdonare molte cose. Uno che aveva tutte le qualità che Niels avrebbe voluto avere per sé.

 

Niels si passò un dito fra una ciocca di capelli, un ricciolo che gli era scivolato sugli occhi, quando il cellulare iniziò a suonare.

 

E quella melodia partiva solo quando chiamava il Conte.

 

Doveva aver fatto una brutta smorfia, perché Dario lo fissò stupefatto; lui si limitò a scuotere il capo, alzandosi.

 

La telefonata non durò tanto, non ce n’era bisogno.

 

Quando Niels tornò a sedersi sul divano sospirò.

 

“E’ successo qualcosa di grave?”

 

Cosa rispondergli? In fondo era tutto così assolutamente ovvio..

 

“Niente, solo lavoro.”

 

L’espressione di Dario divenne.. indescrivibile e fu del tutto inaspettata.

 

“Lavoro! Ma non puoi! – mancarono le parole, o forse fu solo.. qualcos’altro. Una rabbia che non riusciva ad esprimere, o che, forse, non conosceva lui stesso. –Non sei ancora in forma!”

 

Niels sorrise.

 

Fu un sorriso dolce, pacato.

 

Non si poteva rifiutare qualcosa al Conte con troppa leggerezza, di sicuro non poteva riuscirci lui.

 

“Sto bene, Dario, davvero. Ti sono grato per tutto quello che hai fatto per me, ma ce la posso fare. In fondo sono impegnato solo un paio di giorni.

 

Questa era una bugia, quando il Conte gli diceva che lo avrebbe ‘prestato’ a uno dei suoi amici, non si poteva mai sapere quando avrebbero finito di usarlo, ma questi erano particolari che Dario poteva anche non conoscere.

 

Anzi: era decisamente meglio che non conoscesse mai

 

Niels allungò le mani e prese le sue, leggerissimo.

 

E gli sorrise.

 

Nel modo che sapeva.

 

Sexy, affascinante, suadente.

 

Dario non l’aveva mai visto così.

 

Perché bello lo era sempre stato, e anche affascinante e sensuale. In ogni suo sorriso, in ogni suo gesto sembrava essere celato un qualche invito impalpabile, però non era mai stato così.. sconvolgente. E morbido, e attraente, e .. sfacciato, di un’eleganza perfetta, che prendeva direttamente la bocca dello stomaco.

 

E anche un po’ più giù: come i suoi sogni.


Niels gli prese il viso fra le mani, appoggiando le labbra alla labbra.

 

Lì finì tutto: i discorsi e le risa, e i pensieri.

 

Niels si mosse elegante, sedendoglisi a cavalcioni, approfondendo il bacio. Le mani di Dario, all’inizio titubanti, leggere, divennero forti sulla schiena, e salde, seguendo la linea della colonna vertebrale, sfiorando i fasci di muscoli con attenzione e desiderio.

 

Lo spinse giù, sul divano, sotto di sé, facendolo ridere sottovoce nel slacciargli di fretta la camicia e strappandogliela via dalle spalle.

 

Dario gli mordicchiò un po’ il collo, gentile, passandogli le mani addosso. Niels chiuse gli occhi sospirando.

 

Le mani, le labbra, la pelle.

 

Un brivido, e un altro.

 

Niels sollevò il bacino strusciandosi con forza contro quello di lui.

 

Un sorriso, un sospiro spezzato. Mani a raggiungere le mani, a spogliare, toccare, sfiorare.

 

Dario gli posò le mani sulle ginocchia, obbligandolo ad aprirle.

 

Lo fissò intensamente, con un sorriso pacato, gli occhi pieni di lui.

 

Niels dovette distogliere lo sguardo: era difficile sopportare l’idea di essere tra le braccia qualcuno che lo ..

 

I pensieri si annodarono nella mente, le parole fallirono.

 

Le labbra di Dario gli sfiorarono l’addome, facendolo tremare.

 

Era così raro che perdesse tanto il controllo di sé.. ma Dario ben meritava un’eccezione..

 

E Dario si stava facendo largo dentro lui con un’attenzione delicata, ed affamata. Le dita affondate nei fianchi gli tenevano il bacino leggermente sollevato, facendogli assecondare le spinte che diventavano sempre più rapide.

 

Niels gemette qualcosa che lui stesso non seppe definire, allungò le braccia passandole intorno al collo dell’altro, stringendolo con un singhiozzo sussultato.

 

Dario continuava a ripetere il suo nome, lento, affannato. Le labbra all’altezza del suo orecchio tremavano, sembrava pazzo, tanto quanto lui si sentiva sconvolto.

 

Niels lo morse sulla spalla.

 

Non ricordava di aver mai provato un calore simile, e un desiderio tale. Non gli pareva di aver mai sentito una pelle più liscia e delle braccia tanto forti e gentili, insieme.. e il cuore, che strano, batteva come impazzito, come non aveva mai fatto.

 

L’orgasmo fu una scossa violenta, la voce di Dario s’impose sulla sua.

 

Poi tornò l’immobilità.

 

Ma le braccia di Dario non lo lasciarono, anzi. Rimasero forti e calde a stringerlo, gentile, tenendoselo accanto.

 

Poi sorrise, socchiudendo gli occhi.

 

“L’ho sognato tanto, sai?”

 

Un sussurro che gli scivolò fin nel cuore. Niels soffocò un brivido, baciandolo di nuovo.