DREAMS 1
Dio che caldo.
Per poco non do un colpo in testa a questo bambino frignante per rubargli il ghiacciolo che si sta lasciando sciogliere sulle dita.
Che..
Una macchina fenomenale, tipo quelle che vedi solo nei film, per poco mi investe.
Sono così stravolto che non posso che insultarlo civilmente tra me e me, e non come meriterebbe, ‘sto infame..
Sbigottisco.
La macchina si ferma di fronte all’entrata del mio palazzo.
La portiera si apre.
E ne scende uno schianto.
Vestito rosso fuoco appena aderente sui fianchi, due balze corte a lasciare scoperte il più spettacolare paio di gambe che io abbia mai visto ondeggiare su dei tacchi a spillo.
Tutto il marciapiede si volta al passaggio di tale visione.
Tutta la strada ha gli occhi fissi lì.
Si sfiora il tamponamento a catena.
Io non riesco neppure a stupirmi della reazione del mio corpo, anche se, dopo Sofia, ero certo che le donne non fossero inscritte nel mio DNA.
Certo che questa..
Entra nell’androne del mio palazzo, e io sono emozionato come uno scolaretto.
La pelle dorata della schiena nuda, ferma ad attendere l’ascensore quasi mi abbaglia nella penombra dell’ingresso. Con la mano si sfiora la nuca, sollevando un poco i capelli castani e mossi che si appiccicano appena alla pelle. Alcuni si impigliano nella stoffa rossa attorno al collo, avvolta in morbide pieghe.
Lei mi guarda e io non riesco a smettere di sorridere.
Sarebbe ora di iniziare a badare alla mia salute, magari facendo le scale a piedi.. ovviamente la seguo incantato quando le porte dell’ascensore si aprono con un trillo garbato.
“A che piano?” mi sento sussurrare, un dito sul bottone.
Lei ride.
Ed è una risata.. strana.
Strana come la sua voce. Morbida e giovane, sensuale e appena sussurrata.. Sorridente come i suoi occhi scintillanti d’oro e cioccolato.
“Ti sei già dimenticato di me?”
La sua mano raggiunge la mia. Schiaccia il 3.
Il mio piano.
La guardo: si dimentica una così?
Al mio stesso pia.. spalanco gli occhi e mi sento un idiota. Le porte dell’ascensore si aprono e i tacchi ticchettano rapidi sul pavimento lucido.
“sei.. Niels?!”
Sorride voltandosi appena, con una grazia che non credevo potesse esistere.
“Il tuo nuovo vicino di casa, sì.- china un poco il capo- E’ la prima volta che mi vesto così, dalla tua reazione immagino che non sia andata così male, no?”
Male? No, no. Bene.
Benissimo.
Con due dita sfila il mazzo di chiavi dalla borsetta.
“Una di queste sere potremmo andare a bere qualcosa.- mi dice- in abiti civili. Che ne dici?” Annuncia
“Ce-certo.”
Solo quando la porta del suo appartamento ci chiude alle sue spalle torno ad essere lontanamente padrone di me.