Disclaimer: I personaggi non sono miei... ç.ç
Attenzione: la fic si colloca idealmente alla fine
21esimo
numero.
Drago
Bianco Occhi Blu V
di Naika
“Rilassati” sussurrò Seto facendo scivolare lentamente le mani fino alla cintura
che chiudeva la vestaglia dello sposo.
Yugi
trattenne il respiro mentre l’indumento, con un impalpabile sospiro, si
schiudeva in due petali di tenebra, ai lati del suo corpo. Chiuse gli occhi, le
gote in fiamme e il respiro corto, consapevole dello sguardo del marito che gli
scivolava sulla pelle come una carezza rovente.
“Bellissimo...” soffiò Kaiba con voce leggermente roca posando l’indice e il
medio sulle sue labbra per poi farli scivolare giù, piano, sulla gola, lungo lo
sterno e poi a sfiorare lo stomaco fino a spingersi sul suo sesso, mentre il
ragazzino si tendeva e fremeva, per lui, una candida corda di violino che alla
fine si spezzò con un piccolo singulto spaventato.
Il
Presidente della Kaiba Corporation lo guardò respirare con affanno, gli occhi
ostinatamente serrati, le guance incandescenti e le labbra socchiuse, alla
disperata ricerca d’aria, e sentì il proprio corpo reagire a quella sua
innocente sensualità, con violenza.
Frugò
nella tasca della vestaglia traendone una piccola capsula bianca che mise tra le
labbra, prima di sollevarsi dal letto per slacciare l’indumento, lasciandolo
cadere con indifferenza, sul pavimento.
Yugi,
che l’aveva sentito allontanarsi, sbarrò gli occhi quando il materasso si piegò,
senza un lamento, sotto il peso dell’altro ma non ebbe tempo di dire nulla
perchè si ritrovò con il volto di Kaiba a pochi centimetri dal suo e il corpo
dell’altro, nudo, premuto contro il proprio.
Rimase senza fiato.
Sotto
gli abiti firmati, che sempre indossava, Seto nascondeva una muscolatura
elegante, felina.
Il
suo petto era forte e piacevolmente caldo sopra il suo.
“Ka...kaiba...” balbettò con voce irriconoscibile alle sue stesse orecchie.
L’altro non gli rispose, si sfilò dalle labbra la piccola capsula bianca,
prendendola con due dita, prima di abbassare quella stessa mano e spingerla con
delicata imperiosità, tra le sue gambe.
“Co..cosa...” ansimò piano Yugi agitandosi sotto di lui, lanciando un grido
quando Seto spinse la compressa nel suo corpo.
“Shhh...” gli soffiò l’amante, all’orecchio, allungando l’altra mano per
prendere un cuscino, infilandolo sotto la sua schiena tesa “Ti aiuterà a
rilassarti” gli disse spingendo con l’indice la pastiglia dentro di lui,
violandolo con attenzione.
“No... no...” pigolò Yugi aggrappandosi alle lenzuola senza sapere che fare,
incapace di trattenere le prime lacrime.
“Va
tutto bene, piccolo, rilassati” gli mormorò all’orecchio Seto, con voce
ipnotica, accarezzandogli il lobo delicato con le labbra, spingendo il proprio
respiro ad infrangersi sulla sua pelle accaldata.
“No...” supplicò Yugi con voce rotta, agitandosi, quando avvertì l’indice
dell’altro spingersi con delicata fermezza nel suo corpo.
Era
una sensazione così strana, così... intima.
Si
sentiva accaldato, mortalmente imbarazzato e non riusciva a fermare le lacrime,
sebbene l’altro non gli stesse facendo male.
Anzi,
Kaiba stava dimostrando una riverente attenzione che non si sarebbe mai
aspettato da lui.
Si
tese con un ansimo che si spezzò in un singulto quando il marito spostò il capo,
per baciarlo, spingendo la lingua tra le sue labbra come stava spingendo anche
il medio, delicatamente, in lui. Seto si strofinò su di lui, intrecciando le
loro gambe, mimando contro la sua pelle sudata quello che sarebbe accaduto di lì
a poco, nel suo corpo e Yugi cominciò a tremare in maniera incontrollabile,
incapace di trattenere piccoli ansimi che si spezzavano sempre più in fretta.
Kaiba
voleva davvero fare l’amore con lui.
E
lui... lui... non sapeva più cosa voleva.
Aveva
ingenuamente pensato di poter chiudere gli occhi e lasciargli fare ma ora si
rendeva conto di essere stato un folle a credere che fosse possibile.
Aveva
creduto che si sarebbe sentito ferito, umiliato ma Seto era così dolce, così
attento, che Yugi non riusciva a percepire i suoi gesti come una violenza.
Certo, i suoi “no” non lo avevano fermato ma lo trattava con premura,
preoccupandosi di rassicurarlo e di distrarlo con baci e parole.
Non
se l’era aspettato.
Come
non si era aspettato le sensazioni che gli stavano sconvolgendo il corpo e la
mente.
Era... incredibilmente piacevole essere amati da lui.
Le
dita del marito, in lui, non erano dolorose, anzi, da dentro il suo corpo stava
cominciando ad irradiarsi una sensazione di calore intossicante, che saliva in
voluttuose ondate ad avvolgerlo, costringendolo a tremare, indifeso, tra le
braccia dell’amante, la sua bocca gli toglieva il respiro, la sua lingua,
all’inizio gentile stava obbligando la sua ad un’ipnotica, folle, danza, che
andava acquisendo intensità con lo spezzarsi dei loro respiri e sentiva...
sentiva il sesso di Kaiba, duro, contro il proprio.
Che
cosa gli stava succedendo?
Non
avrebbe dovuto opporglisi?
Non
avrebbe dovuto trovare quanto meno “strano” l’essere toccato da un altro uomo?
Perchè invece provava l’incredibile desiderio di abbracciarlo e sussurrargli:
“ancora”, con quel poco di respiro che gli restava?
Il
suo corpo andava a fuoco e lui temeva e bramava, al contempo, di fondere tra
quelle fiamme fino a perdersi del tutto.
Sollevò le braccia allacciandole al collo dell’amante, stringendosi al suo corpo
forte, unico appiglio nella confusione che lo sconvolgeva e Kaiba gli soffiò un:
“Bravo piccolo” nell’orecchio, facendo scivolare la mano sinistra tra le loro
gambe, a stringere insieme i loro sessi mentre aggiungeva un terzo dito agli
altri due.
Yugi
si tese con un lamento, staccando la bocca dall’amante per trarre rapidi respiri
affannosi, spezzati da ansimi e piccoli gemiti più simili a pigolii spaventati.
“Va
tutto bene...” gli mormorò l’altro spingendo le dita a fondo, nel corpo
dell’amante, senza incontrare resistenza se non quella della sua carne vergine.
La
pillola stava facendo effetto.
Aveva
fatto preparare appositamente quel composto ai suoi migliori farmacisti.
La
capsula, scioltasi ormai nell’intestino dell’amante, avrebbe alleviato il dolore
e reso più intenso il piacere.
Niente di troppo complesso o di pericoloso.
Non
intendeva drogarlo.
Voleva solo evitare di fargli male.
E
sapeva che sarebbe invece successo se non fosse ricorso a qualche espediente.
Era
troppo impaziente, l’aveva desiderato troppo a lungo per poter aspettare ancora
ma non voleva che Yugi ricordasse la loro prima volta come un atto di violenza.
Tornò
a baciarlo e lo sentì mugolare contro la sua bocca.
Era
così caldo e dolce che Seto avrebbe continuato a baciarlo, a toccarlo, per ore.
Ma
non aveva tutto quel tempo.
Ci
sarebbero state altre volte per le carezze e per dedicarsi ad ogni più piccolo
angolo di quel corpo sottile che si stringeva, tremando, a lui.
Ma
non in quel momento.
Non
dopo un intera settimana passata così a stretto contatto senza poterlo
accarezzare, senza poterlo baciare.
Seto
estrasse delicatamente le dita dal corpo sotto il suo trattenendo un sorriso
quando Yugi si staccò dalle sue labbra per emettere un piccolo verso di
protesta.
“Avrai molto di più...” gli promise malizioso annegando in due abissi viola di
confusione e languore.
Gli
allargò le gambe, sistemandogli meglio il cuscino sotto la schiena e poi,
delicatamente, ma con decisione, si spinse in lui.
Yugi
sbarrò gli occhi, ritrovandosi a fissare il soffitto, lo sguardo trafitto da
milioni di lampi di luce.
Seto
era dentro di lui.
Si
era aspettato che facesse male.
E
invece provava qualcosa d’indescrivibile.
Non
c’era dolore, solo un incredibile sensazione di completezza e quel calore,
totale, avvolgente.
“Se...seto...?” chiamò incerto, abbassando un po’ il capo per ritrovarsi di
fronte ad una visione senza precedenti.
Il
volto impassibile del presidente della Kaiba Corporation era deformato dal
piacere, gli occhi azzurri due polle senza fondo di ombre blu e saette
d’argento.
Yugi
affondò in quelle iridi sentendosi inesorabilmente perduto per un istante eterno
prima che il marito si tirasse indietro per assestare poi la prima spinta.
Il
ragazzino sentì le loro pelli sfregare, avvertì la propria carne aprirsi, il suo
membro farsi strada dentro di lui, riempiendolo, e non capì più nulla.
Kaiba
ascoltò il lungo gemito del compagno con attenzione, mentre si spingeva, con
forza, fino in fondo, in quello scrigno caldo e stretto, senza scorgere nella
voce dell’altro alcuna traccia di dolore.
Appuntò mentalmente di concedere un aumento ai suoi scienziati e poi dimenticò
ogni cosa, afferrandogli con decisione i fianchi sottili, cominciando a
possederlo con violenza.
Sentiva gli ansimi e i gemiti di Yugi salire sempre più alti, trasformandosi in
grida e il suo corpo schiudersi per lui, senza remore, abbandonandosi al suo
dominio.
Mai
aveva provato un tale, selvaggio, abbandono.
Il
respiro gli si spezzava in gola, affannato, intrecciandosi con i singulti
dell’amante, mescolandosi ad una voce che, con stupore, riconobbe come la
propria.
Lui
stava gemendo?
Proprio lui che, solitamente, si concedeva un lamento solo al momento
dell’orgasmo?
Tale
era il potere della creatura che singhiozzava di piacere tra le sue braccia?
Seto
portò la mano destra tra le gambe del marito cominciando a masturbarlo con
forza, strappandogli ansimi e tremiti violenti, tra i gemiti, affondando in lui
quasi con disperazione finchè il piacere non reclamò il suo tributo e venne
violentemente, dentro il compagno, con un lungo gemito di gola.
Yugi
si tese tra le sue braccia, spalancando gli occhi e le labbra quando sentì il
seme caldo dell’amante invaderlo.
La
mano di Kaiba si contrasse sul suo sesso e il ragazzino venne contro di lui,
gridando con quanto fiato aveva in gola, le mani artigliate alle sue spalle e la
testa gettata all’indietro, prima di accasciarsi, senza forze, tra le lenzuola
arruffate.
Rimasero così, immobili, per lunghissimi istanti scanditi solo dai loro respiri
affannosi, i corpi ancora strettamente allacciati, prima che Seto riuscisse a
trovare l’energia necessaria per tirarsi delicatamente indietro, uscendo dal
marito.
Yugi
emise un piccolo gemito, debole, le guance in fiamme, gli occhi chiusi e le
labbra gonfie.
Aveva
fatto l’amore con Kaiba.
Aveva
appena fatto l’amore con Kaiba!
Ed
era stato... indescrivibile.
Si
mosse, piano, con cautela, ma il suo corpo stanco non gli diede nessuna fitta di
dolore, allora socchiuse le palpebre ritrovandosi a specchiarsi negli occhi
azzurri del marito.
C’era
una luce nuova in essi.
Una
luce... dolce.
“Se...seto.” mormorò con voce che faticò a riconoscere come propria mentre un
ultima, solitaria, lacrima gli scivolava lungo la guancia.
“Shh...” soffiò Kaiba posandogli un dito sulle labbra per poi sollevare la mano
e passargliela gentilmente tra i capelli arruffati.
Yugi
si lasciò coccolare, delicatamente, teneramente, facendosi avvolgere dalla
premura del compagno, dalle sue carezze gentili e dai baci a fior di labbra,
finchè i loro respiri tornarono ad intrecciarsi e le loro bocche a cercarsi e,
prima che potesse rendersene conto, Yugi si ritrovò nuovamente stretto al marito
il corpo scosso dal piacere e le braccia allacciate alle sue spalle, per
trattenerlo contro di sé.
...
Yugi
aprì gli occhi a fatica, sentendo le palpebre pesanti e le membra indolenzite.
Per
un lungo momento fissò il soffitto bianco, confuso, chiedendosi perchè non gli
risultasse famigliare prima che i ricordi lo travolgessero come l’ondata di
rossore che gli incendiò le guance.
Si
volse piano tra le lenzuola pulite sentendosi andare a fuoco.
Quante volte avevano fatto l’amore?
Non
riusciva a ricordarlo.
Rammentava che, ad un certo punto, Kaiba l’aveva preso in braccio e l’aveva
portato nell’attigua, enorme, stanza, dove si erano dedicati ad un lungo bagno
profumato ed ad altre carezze e baci.
Ricordava la sensazione indescrivibile dell’acqua calda che gli lambiva il corpo
quando Kaiba lo aveva fatto sedere su di se, affondando dentro di lui, in
profondità, arrivando a riempirlo completamente. Ricordava le sue grida quando
l’amante aveva cominciato a muoversi e la sensazione di precipitare che aveva
provato quando Seto era venuto dentro di lui, per l’ennesima volta, bollente più
dell’acqua che li avvolgeva, strappandogli un orgasmo tanto intenso da fargli
perdere i sensi.
Seto
lo aveva asciugato con cura e riportato nel letto, in cui, un invisibile
cameriera si era premurata di cambiare le lenzuola, prima del loro ritorno.
Yugi
arrossì fino alle orecchie chiedendosi se la domestica li avesse sentiti.
Probabilmente sì, non avevano nemmeno chiuso la porta.
Pregò
disperatamente di non avere mai risposta certa a quel suo interrogativo mentre
ricordava come le coltri fresche e profumate avevano avvolto il suo corpo stanco
e accaldato lasciandolo completamente inerme alle carezze dell’amante e al bacio
di Morfeo che l’aveva accompagnato nel mondo dei sogni.
Era
spostato con Seto Kaiba.
Aveva
fatto l’amore con lui.
E...
si sentiva stupidamente, incredibilmente, felice.
Si
girò tra le lenzuola chiedendosi con che coraggio lo avrebbe guardato in faccia
ma dovette corrugare la fronte, non trovandolo accanto a se.
Uno
sguardo all’orologio lo rassicurò: erano quasi le due del pomeriggio!
Seto
doveva essersi alzato già da un po’ e lui, stanco com’era, non se n’era nemmeno
accorto.
Stava
per alzarsi a sua volta quando qualcosa attirò la sua attenzione.
Sopra
il cuscino del compagno brillava lucente il puzzle del Millennio, sotto di esso
un semplice biglietto bianco con poche parole vergate nella calligrafia chiara e
precisa del marito: “Parto per un viaggio d’affari, torno tra tre giorni”.
...
Seto
osservava con occhi distratti la pista scivolare sotto le ruote del suo jet
privato che stava lentamente acquistando la velocità necessaria per il decollo.
Teneva una tazza di caffè nero nella mano destra e la sinistra negligentemente
abbandonata sulla tastiera del suo pc portatile, la mente altrove.
Quanti sinonimi esistevano per la parola “codardo”?
Non
ne aveva mai usato nessuno riferito a se stesso, almeno fino a quel giorno.
E
invece, soltanto qualche ora prima, si era svegliato nel suo grande letto
matrimoniale, un braccio piegato sotto il cuscino e l’altro a stringere il corpo
sottile del suo sposo contro di se.
Per
un momento si era crogiolato nel morbido torpore che li avvolgeva, almeno finchè
Yugi non aveva mormorato il suo nome, nel sonno, prima di strofinare
delicatamente la guancia contro la sua spalla, un sorriso lieve ad incurvagli le
belle labbra.
Allora Seto aveva abbassato lo sguardo su di lui osservando i piccoli segni
rossi con cui aveva marchiato la sua pelle chiara e l’espressione serenamente
esausta sul suo volto delicato.
Era
così candidamente fiducioso il modo in cui Yugi si era accoccolato al suo
fianco, alla ricerca del suo calore.
Così
sensualmente innocente quel suo corpo sottile, nudo, rannicchiato contro il suo.
Così
dolcemente fragile l’espressione sul suo volto.
Com’era già accaduto al White Dragon, dopo la passione, dopo il desiderio,
sopraggiungeva inaspettata ed imperativa una nuova necessità: proteggerlo.
Proteggere quel micetto troppo malizioso da tutto e da tutti, se stesso
compreso.
Perchè l’aveva sposato?
L’idea iniziale era quella di portarselo a letto, naturalmente.
Kaiba
non sarebbe stato così ipocrita da negare.
Far
fallire la Trik era stato facile, aveva un piede nella fossa già da anni lui si
era limitato ad accelerare l’inevitabile.
E
poi?
Cos’era successo?
L’idea di base era andare da Yugi e porgli le sue condizioni, il ragazzino
sarebbe diventato il suo schiavo in cambio della salvezza della propria casa e
degli interessi della sua famiglia.
Conosceva abbastanza Yugi Muto da sapere che avrebbe funzionato a meraviglia.
Ma
come gli era venuto in mente di sposarlo?
In
un, non ben precisato momento, aveva pensato che, se qualche giornalista avesse
scoperto il suo ricatto, l’immagine della Kaiba Corporation ne sarebbe stata
lesa e allora gli era venuto naturale pensare che se avesse costretto l’altro a
sposarlo, non solo l’avrebbe legato mani e piedi a se, non solo l’avrebbe
costretto a vivere in casa sua, sempre a portata di mano nel qual caso gli
venisse voglia di farselo ma soprattutto avrebbe protetto l’immagine della
ditta.
Nessuno avrebbe avuto niente da ridire.
Era
perfetto.
Solo
che... gli era venuta in mente un po’ troppo in fretta l’idea del matrimonio e
l’aveva accettata con altrettanta, allarmante, rapidità.
Davvero non c’erano altri modi?
I
giornalisti, sempre che li avessero davvero scoperti, si potevano comprare.
E, la
Kaiba Corporation, era passata indenne oltre scandali decisamente peggiori di
quello.
Il
suo patrigno fabbricava armi, perdiana!
Perchè lui doveva preoccuparsi di un piccolo ricatto sessuale?
Certo
così era tutto più semplice.
Così
nessuno si sarebbe potuto intromettere.
Così
Yugi sarebbe stato soltanto, indissolubilmente, suo.
Già... suo.
Forse
proprio lì stava il problema.
A lui
non importava di niente e di nessuno.
Non
gliene era mai importato e pensava che avrebbe vissuto così, tranquillamente,
fino alla fine dei suoi giorni.
Poteva avere chiunque desiderasse per il sesso e aveva Mokuba per l’affetto, non
gli serviva nessun altro.
Ne
era stato davvero convinto finchè Yugi non gli aveva spezzato l’anima
costringendolo a ricomporla pezzo dopo pezzo.
Si
chiese distrattamente se fosse successo allora, se, nel mandarla in frantumi con
le proprie mani, Yugi avesse lasciato la propria impronta, su di essa,
indelebile.
Si
era detto che era mera attrazione fisica, poi che si trattava di semplice
interesse per l’unico che era stato in grado di batterlo e ora... ora l’aveva
sposato, aveva fatto l’amore con lui ed era scappato.
Lui,
Seto Kaiaba, che mai e poi mai si era tirato indietro di fronte agli ostacoli
della vita, e questa non era certo stata generosa con lui, era fuggito di fronte
ad un ragazzino teneramente addormentato tra le sue braccia.
Perchè?
Seto
emise uno sbuffo, seccato dai suoi stessi pensieri, sorseggiando il caffè.
Ormai
non aveva senso pensarci.
Aveva
un incontro d’affari su cui concentrarsi e delle disposizioni da dare a Mokuba.
Che
cosa avrebbero pensato i giornalisti se avessero saputo che lo sposo era partito
dopo la prima notte di nozze?
La
notizia doveva essere tenuta segreta e Yugi costretto in casa.
A chi
avesse chiesto loro notizie andava risposto che si stavano godendo la luna di
miele, tra le lenzuola.
Per
un momento Seto provò l’impellente impulso di chiamare, con l’interfono, il
pilota e ordinargli di spegnere i motori poi scosse il capo con forza e
concentrò lo sguardo sul monitor del pc.
Aveva
solo bisogno di un po’ di tempo da frapporre tra se e l’inebriante calore del
suo sposo.
Solo
qualche giorno per ritrovare il proprio usuale sangue freddo e riprendere in
mano le redini della sua vita e di quel suo cuore che, solo poche ore prima,
aveva mancato un battito, osservando Yugi accoccolato contro di lui.
continua...
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