DEDICHE: dedico l’intera fic a 3 persone a cui voglio molto bene: PARSY, puccia*_*,  che ha fatto il compleanno*_*; ISE, la mia tesora…^__^, eh eh… ç_ç mi manchi!!; Soffio, la mia patata adorata…*_*!!! ti voglio tanto beeeeeeneeeeeee!!!!!!

RINGRAZIAMENTI SPECIALI: a Rei, che mi ha consigliato di postarla( i pomodori a lei, i complimenti a me^____^…) e a tutta la gente che mi ha aiutato con la ninna nanna, mandandomi i testi grazie grazie grazie, senza di voi non sarei riuscita a completarla…grazie mille!!!!!!

 Ricordo che qui, tranne Hana e Ru, tutto il resto è uscito dalla testolina qui presente….-_-... se volete vedere il disegno, basta chiedermelo e ve lo mando.

Un bacione a tutti e buona lettra^^''''...!!!!

***

DO YOU LOVE CIRCUS?

di Tesla

 

 - 3 DI 6 -

 

***

La prima cosa che vedono è la sua cupola.

 

È grande, circolare, diviso in spicchi alternati rossi e bianchi.

È l'unica cosa che spunta oltre il dosso delle dune, ma mano mano che avanzano, il tendone emerge dalla sabbia del deserto come per opera di un qualche meccanismo arcano.

Grande, enorme.

Svetta contro il cielo multicolore.

È il circo.

-          Kaede è là- dice Mickey, e gli indica il tendone rosso con l'indice della piccola mano.  Sotto la luce opaca, Hana vede il feltro verde che gli decora i polsini tremare sotto il sibilo del vento. 

 

( Kaede, tra poco potrà rivedere i suoi occhi, potrà rivederlo…potrà chiamarlo Kitsune, dopo essere stato chiamato do'aho, potrà essere tutto come prima, tutto come )

 

-          Sbrighiamoci, allora- mormora Sakuragi. Prende tra le braccia il clown e affretta il passo. 

Si sta alzando il vento, nota.

Per un attimo di terrore crede di risentire quella voce lontana cantare la ninna,

 

(lancia un'occhiata in giro)

 

(ninna nanna, ninna oh)

 

(e non ci sono alberi, )

 

(questo bimbo a chi lo do)

 

(non  ci sono città in cui rifugiarsi)

 

ma è solo un'impressione della sua mente.

Nessuna voce nell'aria.

Ancora un po' di pace, almeno per il momento.

Avanzano.

 

Da vicino, il tendone del circo è immenso. Lanciando un'occhiata da ogni lato, Hana non riesce a vederne il termine.

Infinito,  fin oltre l'orizzonte.

Una distesa verticale di stoffa rossa fin dove l'occhio può arrivare.

La ferita nel tessuto tipica delle entrate da circo è sostituita da un grosso portone di ferro battuto, il telaio incassato nella sabbia. imponente.

Hanamichi ha il presentimento che l'intero tendone sia stato costruito intorno a quei battenti.

Ogni cosa, in quel mondo, è fondato su di essi.

Il ferro lucido e ghiacciato, che respinge tutto, amici e nemici.

Il ferro che riflette, ed è solo una facciata opaca, a protezione di ciò che porta dietro di sé, alle sue spalle.

Qualcosa di infinitamente fragile.

Qualcosa che anche un timido alito di vento può spaccare.

 

Non vi sono maniglie, sulla porta.

-          È  perché non puoi entrare di tua spontanea volontà- gli spiega Mickey, leggendo il suo sgomento dipinto sul volto. - Deve essere lui a decidere.

Hana sa benissimo a chi si riferisce la marionetta.

Kaede.

Kaede.

Kaede è lì dentro, a così pochi passi da lui, lo ha quasi raggiunto, è passato attraverso incubi che sono gli incubi di Rukawa, le paure, che ormai sono anche le SUE paure.

Ha visto i frutti dei rimpianti,

ha visto i figli dell'angoscia,

ha visto le tenie della disperazione.

Questo mondo è come un cancro che corrode Rukawa da dentro.

Corrode la sua anima, ed il volpino si è abbandonato a quei flutti di vento malato.

Ha messo un portone di ferro battuto per respingere ogni dolore che il mondo gli conficca in gola, ma non può fuggire da se stesso.

Hanamichi bussa.

Oltre la stoffa,

 

( possibile?)

 

sente il cupo rimbombare delle sue nocche sul metallo. Aspetta alcuni minuti, ma nessuno apre la porta.  Si mordicchia nervosamente il labbro inferiore.

Cosa vuol dire?

Perché nessuno gli apre la porta?

Perché?

E se fosse successo qualcosa a Kaede?

E se..

-          No, stiamo sbagliando noi- bisbiglia  Mickey in sovrappensiero.

-          Cosa?

-          Noi. Tu. I vestiti! Sono i tuoi vestiti che non vanno!!

-          I miei vestiti? Che diavolo centrano i miei vestiti?! 

-          Ma … non capisci cosa significhi questo tendone?  Davvero non riesci ad intuirlo?

Hanamichi cerca di riflettere, ma è troppo spaventato, ha una paura fottuta che possa essere successo qualcosa di grave a Kaede, che diavolo possono centrare gli stracci insanguinati che ha addosso?

-          L'ultima volta che hai visto Kaede, com’era?

Com’era?

Che significa “com’era”?

L'ultima volta che l'ha visto era in una camera d’ospedale, incarcerato tra un materasso e lenzuola incantate, che come la Bell’Addormentata lo tenevano prigioniero di un sonno infinito.

Il Bell’Addormentato, con la sua brava ninnananna per conciliare il sonno.

La dolce cantilena cantata dalla mamma per scacciare via gli incubi notturni.

Ma si sbagliava, no, non era così.

Forse razionalmente è vero, ma c'era stata quella visione

 

(Visione? Eppure sembrava così reale, così nitida),

 

nella camera del volpino, quando si era … spogliato.

Spogliato di ogni cosa.

Ricorda con un brivido la pelle già chiara di Kaede arrossarsi di bianco sotto lo strofinìo di mani.

Ricorda ancora secco nelle orecchie lo schiocco della mandibola tranciare la punta della lingua, il dito intinto di un rosso scarlatto che sembra cerone, ma NON è cerone, spalmato cremoso lungo la zona labiale.

Il fruscio del camicione scivolare a terra, scoprendo un corpo tremante, spolverato d’ombre.

Il raschiare dei pantaloni da clown contro la pelle umida di paura.

Un clown.

Kaede si era travestito da clown.

-          È la vita, Hanamichi. Questo è il circo della vita, la vita come Kaede l'ha sempre vista. Non sappiamo cosa troverai lì dentro, perché non sai cosa c'è DENTRO Kaede, ma non puoi certo entrare vestito in questo modo, perché sono il tuo segno distintivo che ti lega ad una condizione esistenziale che qui non esiste più. 

-          Mi stai dicendo che per entrare là dentro dovrei travestirmi da pagliaccio?- sputa rabbioso Hanamichi.

-          Sì.

-          Perché? Dimmi perché dovrei fare una cosa così stupida.

È una cosa idiota, lo sa, lo sa, e si maledice a pensarlo, ma non vuole che Kaede rimanga deluso dal suo 'salvatore'. Non vuole travestirsi da pagliaccio, vuole essere bello, per Rukawa, vuole che lui lo trovi attraente, sensuale.

Un pagliaccio non è così.

Un pagliaccio è goffo, brutto e ridicolo.

Lui non vuole, è infantile, è stupido, va bene, ma per una volta… per una volta, desidera solo essere considerato…

-          Non è forse ciò che fai nella vita reale, nel mondo da cui vieni?  Non è forse la maschera che il mondo ti impone affinché tu possa agire in esso? Non è forse come tu ti presenti, ridendo e scherzando quando non hai voglia, dipingendoti un sorriso falso sul volto per far felici gli altri? Cacci indietro il dolore, perché nessuno vuole accanto a sé qualcuno che soffre. Devi sorridere, sempre. Sorridere è il solo modo di andare avanti, anche se vorresti piangere dalla disperazione. Tu sei già un pagliaccio, Hanamichi, senza che tu te ne sia accorto. Come lo è Kaede, e come lo è l'intera umanità.

-          Non voglio esserlo- mormora Hanamichi stringendo i pugni, gli occhi chiusi.

-          Devi. Almeno esteriormente, per ingannare gli altri intorno a te. Devi. Lo devi fare, se vuoi entrare lì dentro.

 

Sull'altro fianco del tendone, c'è un grosso baule.

Hanamichi lo apre.

Dentro vi trova larghi pantaloni da clown rosso scuro, sottili bretelle gialle e un'enorme cravatta blu elettrico. Un paio di scarpone gialle.  Due tubetti di cerone bianco e rosso. Almeno lui, pensa con una smorfia,  non dovrà mozzarsi la lingua.

Si spoglia in un angolo, di nascosto

 

(Ma potrà mai scappar da quegli enormi occhi che in cielo lo fissano, lo guardano, lo osservano, senza mai lasciarlo, senza mai dargli un attimo di sollievo, occhi vacui fatti di nuvola),

 

si veste, no, traveste. Si trucca.

Ora è pronto ad entrare.

Bussa forte, e ancora, oltre le tende, sente il rimbombare sordo del lupo cattivo che va a mangiare la nonnina malata.

In silenzio, la porta si apre, senza smuovere un singolo granello di sabbia, come se porta e deserto fossero le immagini di due mondi diversi incastrati.

Niente.

Nessun pavimento.

Nessuna parete.

Nero.

Buio.

Come assenza di materia, come una finestra su un buco nero che aspetta carne sacrificale per attivarsi.

In fondo, molto più in basso, Hanamichi intravede un puntino luminoso, ed intuisce che forse il tendone è come la base di un imbuto rovesciato, come una Gerusalemme che sovrasta l’Inferno.

Ora Hana non si sente più il lupo cattivo, si è incarnato in una novella Alice pronta a seguire il bian Coniglio nel paese delle Meraviglie.

È la prova, verso un'ignota luce.

Come un pozzo senza fine, senza fondo.

Il pozzo della prova.

C'è chi salta nella grande oscurità per curiosità.

C'è chi salta per coraggio.

C'è chi salta per disperazione.

E chi salta per amore.

Hanamichi ha paura, si sente oscenamente indifeso e goffo con quei vestiti, non crede neanche di essere in grado di combattere degnamente se dovesse risultare essere necessario.

Ma salta lo stesso.

Perché in fondo al pozzo, c'è l'unica ragione per cui ancora vive.

Dentro al pozzo nero della prova, si getta tanta gente.

Chi per curiosità, chi per coraggio, chi per disperazione, chi per amore.

Hanamichi crede sia il sentimento profondo che prova per Rukawa a dargli la forza di lanciarsi.

Ma si sbaglia. Non solo.

C'è anche un'altra energia.

Questa cosa si chiama speranza.

 

Non mollare proprio ora, Kaede.

 

***

 

 

Hanamichi è immobile.

È buffo, perché vede  le pareti del pozzo scorrere, risalire, ad una velocità impressionante, vede lo spostamento d'aria, l'oscurità delle mura nere che pian piano si avvicinano, si restringono, verso una piccola punta di luce, la prigione di Kaede.

Ogni cosa scorre, accanto a lui e Mickey.

Ma nessuna di queste li tocca.

Non un velo dei loro abiti si smuove, non una ciocca di capelli. È come essere entrati in un ascensore di vetro senza giunture,  senza cavi, come una grossa bolla di sapone solida, indistruttibile.

E rapidamente il cerchio di luce diventa delle dimensioni di una monetina,

di un canestro,

sempre di più,

sempre di più,

si avvicina con la rapidità di un razzo sparato verso la luna,

eccolo,

è grande quanto una stanza,

e sempre di più,

sempre di più,

come una sonda che attraversa un universo chiamato paura profonda,

è grande quanto una casa,

ed ecco, il terreno si avvicina…

 

Hana fa un passo avanti, ed entra nel tendone.

Cosa..?

Cosa diavolo…

Si guarda stordito intorno.

Cos'è successo?

Stava precipitando giù dal pozzo e …

Guarda il soffitto, ma niente oscurità, solo stoffa a spicchi rossi e bianchi.

Guarda dietro di sé.

La porta di ferro lentamente si va a chiudere, vomitando via sabbia del deserto di un'altra dimensione.

 

Come è possibile?

Lui è sicuro, sì, è sicuro, non può essere stato un sogno, non può, lui…

… era nel pozzo…

Possibile sia stato solo un sogno ad occhi aperti ?

Davvero… davvero possibile?

Si è gettato nel vuoto, attraversando anni luce d’oscurità, ma il suo viaggio è durato che un singolo secondo, ed è come se non si fosse mai gettato, come se non si fosse mai offerto in sacrificio al grande buco nero che ingloba tutto.

Come se non avesse mai saltato per amore.

Ma l'ha fatto, ha saltato, mille metri o un singolo battito di ciglia, ha saltato.

La speranza l'ha sorretto fino a qui.

 

Sakuragi si guarda intorno

Lui e Mickey sono all'entrata del circo, intorno a loro, lungo i fianchi del piccolo tendone

 

( Piccolo? Come può essere così piccolo, se da fuori era immenso, infinito?)

 

vede le gradinate per il pubblico, pulite, senza un filo fuori posto.

Nell'aria aleggia un odore vago di popcorn e zucchero filato, e ad Hana ricordano tanto le nuvole che in cielo formano il viso di un uomo, e allora pensa che anche lì, in un soffitto senza cielo, quegli occhi vacui fatti di nebbie hanno trovato un valido sostituto, un inviato speciale.  Non ti guarda fisso negli occhi, ma aleggia intorno a te, ti circonda con il suo abbraccio di atomi, senza via di fuga.

 

Ma tutti quei pensieri scappano via, quando al centro della pista, Sakuragi vede Rukawa.

È ancora vestito da clown, come la sera in cui l'ha visto per l'ultima volta, come il Kaede viola del disegno. È seduto a gambe incrociate, polsi sulle ginocchia, come un indiano Sioux in un vecchio film western, i capelli flosci sul viso. I suoi occhi sono vacui, vuoti, fissi in un punto perso a terra.

Dondola leggermente la schiena avanti ed indietro, borbottando qualcosa d’incomprensibile a denti stretti.

In silenzio, senza parole, Hanamichi si avvicina titubante, s’inginocchia davanti a lui.

È come lo ricorda, bellissimo come sempre, anche ora, con i capelli uniti a ciocche dal sudore e il cerone secco sul viso. Sì, anche ora, ora, che i suoi occhi rimangono immobili a terra, una vaga espressione pensante sparsa sui suoi lineamenti.

-          Kaede?- bisbiglia Hana in un soffio, sull'orlo delle lacrime, accarezzandogli il viso.

Disperazione, disperazione nel suo cuore.

Perché forse è Kaede è in un posto dove lui non può più raggiungerlo.

Dopo il suo viaggio, ancora una volta, è arrivato troppo tardi.

-          Kaede, ti prego… - mormora, la voce rotta da un singulto.

Troppo tardi, ancora troppo tardi…

E poi…

-          Hana?

Solo un soffio.

Hana spalanca gli occhi, afferra tra le mani il volto di Kaede, ma i suoi occhi sono ancora vacui a terra, la schiena continua a dondolare sotto il ritmo di una cantilena nascosta.

Ma non si è sbagliato, Kaede ha parlato.

-          Hana, sei tu?

-          Sì, sì, Kaede, sono io Volpaccia!-ride Sakuragi felice, stringendogli più forte il viso.

-          Hana, loro sono andati via…

-          Loro chi?

-          Loro, la gente del circo… 

-          Cosa…

-          Erano bravi sai, mi hanno accolto e mi hanno insegnato, e loro erano bravi, lo sai…

-         

-          …e io cercavo di imparare, lo giuro, Hana, lo giuro, ho TENTATO, ma non ci riuscivo, non riuscivo…

-          Kaede…

-          Sai io non ero mai andato al circo, lo vedevo solo in tivù da piccolo, e c'era sempre il giocoliere, e l'equilibrista, il contorsionista…

Hana lo ascolta in silenzio.

-          Io ho TENTATO, lo giuro, ma le clavette mi cadevano, e avevo terrore del filo, e i miei muscoli erano contratti e facevano male, Hana, quanto ho pianto, mi sembrava di essere a pezzi…

Silenzio.

-          Ma in televisione alla fine arrivava il clown, Hana. Era il momento dei bambini, il pezzo delle risate. Ma io non ho mai riso, Hana, LUI mi fa paura. Mi terrorizza.

-          Lui chi, Kaede?

-          Sono andati tutti via. Mi hanno lasciato solo perché non sono bravo. Mi hanno abbandonato perché non valgo nulla.

-          Questo non è vero, Kaede!!!- ringhia Sakuragi.

Questo non può essere il volpino di cui si è innamorato, pensa Hanamichi. Il Rukawa che conosce è forte, sicuro di sé, della propria bravura.

Questo che ha trovato è solo un involucro vuoto tremante.

No, non è vero.

Questo è il vero Kaede.

Questo è il ragazzo che ha bisogno d'amore.

Questo è ciò che protegge gelosamente il grosso portone di ferro.

Lo abbraccia.

-          Andrà tutto bene, Kaede- gli bisbiglia nell'orecchio.

Rukawa lancia un guaito di dolore e lo ricaccia indietro, si alza in piedi goffamente nel suo vestito da clown ed indietreggia fino alla porta di ferro, vi allinea la schiena contro.

-          No, non è vero- mormora a denti stetti, gli occhi sempre vacui, ma sbarrati. Scatta indietro e sbatte la nuca contro il metallo, con forza. Nessuna smorfia di dolore sul viso. I suoi occhi, Dio, i suoi occhi…

-          KAEDE!

-          Non è vero non è vero non è vero non è vero- borbotta incantato, e la sua schiena dondola come l'albero di una nave, la testa sbatte ancora contro la porta, e ancora, e ancora. Lacrime silenziose scivolano sulle guance tinte di bianco, sbaffando leggermente il trucco.

E ancora:

-          …Non sono bravo, non sono degno, non lo sono, non lo merito, no no no no no…

E ancora, la testa sbatte altre volte contro il ferro. Hanamichi lo afferra per le spalle e lo getta a terra, con rabbia.

-          NON È VERO, LO CAPISCI QUESTO?!? LO SAI MEGLIO DI ME CHE STAI SPARANDO UN MUCCHIO DI STRONZATE!!!

-          No no no no no no no no…

-          SÌ, INVECE! LO HAI CAPITO RUKAWA? SÌ!

-          Non è vero, non è…- e scoppia a piangere.

E non il pianto di un sedicenne, ma è quello di un bambino di pochi anni caduto dalla bici, il ginocchio sbucciato, in attesa della madre.

Ed ora, sotto le pallide luci del circo, raggomitolato in lacrime sul pavimento, Hana capisce che l'anima di Kaede ha subito una sbucciatura larga e profonda.

È in attesa di una madre che non verrà mai a baciargli la sua ferita con un sorriso.

È solo.

Tremendamente,

spaventosamente,

solo.

Sakuragi lo prende tra le braccia e lo coccola, gli accarezza i capelli con una smorfia dolce sul viso. Andrà tutto bene, ha detto, e ora ci crede veramente. Sì, ci crede, perché ha ritrovato Kaede, il suo motivo di vita, e lo stringe tra le braccia, e null'altro importa.

-          Kaede, dobbiamo tornare a casa.

-          Non si può…

Lancia un urlo agghiacciante quando Hanamichi fa per levargli il nasone da clown, se lo protegge con le mani a coppa. I suoi occhi sono spalancati in una maniera impressionante, le pupille ridotte a crune sottili. Il blu delle iridi gli allaga gli occhi come mare in tempesta.

-          Kaede, che diavolo…

-          Non si PUÒ, lo capisci?!? Non si può!!!! Non si può!!!

-          Ed invece sì che si può, cazzo, Kaede!- urla Hanamichi furioso.

-          NO NO NO NO NO…

Sakuragi blocca il volpino sotto di sè con il peso del proprio corpo, con una mano gli afferra il mento, in modo che lo guardi fisso negli occhi.

Sorridendo rassicurante, si sfila il nasone che indossa lui a sua volta.

Kaede ammutolisce.

È come se fosse testimone di un miracolo. I suoi occhi sono grandi, e blu, e spalancati. Ora è tranquillo, immobile.

Hanamichi si alza in piedi, e si scioglie la cravatta. La lascia cadere a terra.

-          Non sei vincolato all'immagine che gli altri vogliono da te, Kaede.

Inizia a sbottonare le grosse bretelle gialle.

-          Non sei tu che vivi in funzione dei voleri dell'umanità, ma è l'umanità che vive secondo i voleri dei singoli. Capisci cosa vuol dire questo Kaede?

I pantaloni da clown si arrotolano ai suoi piedi in un fruscio. Li scalcia via insieme alle scarpe, le guance rosse dall'imbarazzo.

-          Vuol dire che non importa chi sei, o cosa fai, o cosa pensi, o in cosa credi. Non importa, perché sei libero, e non saranno certo un paio di vestiti da clown o il giudizio della gente a decidere CHI DEVI ESSERE TU. Tu sei Kaede e basta. Non va bene come sei fatto alla gente? Bene, andassero a fanculo uno appresso all'altro, con un masso legato al collo.  Al diavolo, tutti quanti. Finché non ferisci o uccidi nessuno, puoi essere qualunque cosa vuoi.  Tu cosa vuoi essere, Kaede?

-          Voglio essere amato- singhiozza  Kaede.

-          E lo sei- bisbiglia Hana dolcemente.

-          No. Non è vero.

-          Perché credi sia così?

-          Perché non lo merito! Perché sono un ragazzo banale ed infimo. Sono una pessima persona.

Hanamichi sospira con un sorrisetto amaro tinto sulle labbra.

-          Chi non lo è, Kaede? Chi ? No, non è certo scoprire quanto putrido possa essere l'animo umano ad impedirci di amarlo comunque.

-          Non merito di essere amato. Non ne sono degno.

-          Credimi, non saranno certo le tue parole ad impedire agli altri di provare dell'affetto per te. E non sono altro che le tue imperfezioni a renderti così degno di amore. C'è così tanta gente che ti vuole bene, Kaede, e tu neanche te ne rendi conto…

E neanche quanto amore possano provare per te, pensa amaro.

Kaede si alza in piedi, titubante.

Con il dorso della mano si asciuga i segni delle lacrime, strappando via parte del cerone. Hana riesce ad intravedere finalmente il colorito delle sue guance.

Sorride, il cuore caldo.

Con mani tremanti, Kaede si toglie il nasone rosso, si sgancia il papillon, si toglie le scarpe. Dopo una piccola esitazione, si toglie i pantaloni.

Alza lo sguardo e fissa il volto di Hanamichi, imbarazzato.

Mickey, fino a quel momento nascosto in un angolo ad osservarli,  porge loro due grossi plaid puliti.  Rukawa vede la marionetta vivente e bisbiglia:

-          Mickey.

Mickey lo guarda e sorride, e lo aiuta a coprirsi.

Hanamichi sorride, rosso dall'imbarazzo, ma felice.

Ma ora?

Ora cosa devono fare?

Come possono scappare da quel mondo di incubo?

È in quel momento che il vento si alza, trascinando con sé parole di una ninna nanna lontana.

 

 

 

^________^ fine del capitolo!!!!!me ne erano usciti due corti e alla fine ho deciso di unirli… finisce meglio, no^___^? MUAHAHAHAHAHAHAHAHAA… ( rigurgito di crudeltà vampirica…^^’’’’)

ç_ç che ne pensate?

Per eventuali  commenti, mandate a tesla_vampire@mns.com ... ^_^ grazie!!!


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