DEDICHE: dedico l’intera fic a 3 persone a cui voglio molto bene: PARSY, puccia*_*,  che ha fatto il compleanno*_*; ISE, la mia tesora…^__^, eh eh… ç_ç mi manchi!!; Soffio, la mia patata adorata… la cuccia del gatto va benissimo, così ho anche il manicotto per il freddo^_^!

RINGRAZIAMENTI SPECIALI: a Rei, che mi ha consigliato di postarla( i pomodori a lei, i complimenti a me^____^…) e a tutta la gente che mi ha aiutato con la ninna nanna, mandandomi i testi grazie grazie grazie, senza di voi non sarei riuscita a completarla…grazie mille!!!!!! Finalmente entra in scena seriamente la ninna nanna…°_° paura paura!!!

 Ricordo che qui, tranne Hana e Ru, tutto il resto è uscito dalla testolina qui presente….-_-... se volete vedere il disegno, basta chiedermelo e ve lo mando.

Un bacione a tutti e buona lettra^^''''...!!!!

***

DO YOU LOVE CIRCUS?

di Tesla

 

 - 2 DI 6 -

 

***

Pigramente, Hanamichi riprende contatto con la realtà

e la prima cosa che vede è il cielo, e la prima cosa che pensa è che non possa esistere nulla del genere.

Sta sognando, non c'è altra spiegazione.

Ha lasciato un mondo dove il cielo è azzurro e costante, striato solo da nembi di nuvole globose all'orizzonte, ed emerge in un universo in cui non vi è nulla di certo, di questo ne è sicuro.

C'è molto rosa, nota. Rosa, forte, aggressivo. E poi verde, e blu, e giallo, e viola, intrisi tra loro come gessi colorati sfumati su una lavagna grande quanto l'infinito.

Respira,

e forte,

e tanto,

nella vana speranza di convincersi che tutto questo sia solo un grande sogno, che non sia ciò che vede, ciò che sente.

Eppure è Reale.

Sì, lo è.

Per qualche oscuro motivo, incomprensibilmente, non più sulla Terra, oh, di questo è certo, perché un cielo così non l'ha visto neanche durante il più sensuale dei tramonti.

Mai.

Perché non può ESISTERE un cielo così.

Si gira intorno e nota qualcosa di strano, in un blocco di nuvole sottili all'orizzonte. Sono bianche, ovattate e sottili, come linee di panna sbaffata su stoffa.

E la cosa più strana…

…la cosa più strana è che sembrano tanto un viso. 

Giocano con i pieni ed i vuoti di bianco astrale per decorare un fondo colorato d’impossibile, il cielo è il loro blocco di schizzi, e loro ridono della sanità di un ragazzo sedicenne, e

 

(possibile che sia come vedi, Hanamichi?)

 

si dispongono a formare il viso di una persona.

Abbastanza rozzo è vero, ma è pur sempre il volto di una persona. Con la bocca chiusa e gli occhi aperti a fissare un mondo piccolo piccolo sotto di sé.

Sono inquietanti, quegli occhi, sembrano osservarlo ogni minima mossa, sembrano spiarlo.

Hanamichi scuote la testa per scacciare via l'alone di quelle pupille cieche d’infinito dagli occhi.

Lancia un'occhiata in giro e vede all'orizzonte deserto sottili grumi frondosi rossi. Da quella distanza non riesce  a distinguere bene.

Gira ancora il volto, e solo ora si accorge che c'è qualcuno alle sue spalle, che è rimasto a fissarlo per tutto il tempo.

Alle sue spalle…

… Mickey.

 

Ha lasciato un pupazzo di stoffa su una sedia a casa di Rukawa, ed ora ha davanti sì un pupazzo.

Ma vivo.

Mickey lo guarda  con occhi vispi, occhi di plastica blu, e per quanto sia assurdo vedere una marionetta vivente

 

( li aveva già quei solchi ai lati della bocca quando l'ho preso in mano? Li aveva?),

 

vedere quegli occhi vivi, e piccoli, lo conforta gentilmente.

Hanno un'aria dolce, nella loro immobilità.  

Non minacciano, non giudicano.

Osservano, in silenzio.

-          Ciao- saluta Hanamichi, chiedendosi scioccamente se il pupazzo possa mai rispondergli.

Può pensare?

-          Ciao, Hanamichi.

Sì, può pensare.

Può parlare.

-          Conosci  il mio nome?

-          Sì.

-          Come?- chiede, e si sente tanto un idiota a dirlo, un vero do'aho, Rukawa ha proprio ragione.

-          Io so tante cose. Io vedo cose. Io sono ovunque.

-          Chi sei tu?

Il pagliaccio alza il braccio e gli mostra il braccialetto di carta legato al polso.

-          Io sono  Mickey.

-          Tu eri… tu eri a casa di Rukawa.

-          Sì.

-          Tu eri lì, oggi.

-          No.

-          Io… io ti ho visto.

-          A volte crediamo di vedere molte cose, Hanamichi Sakuragi. A volte crediamo di essere ciò che vogliamo. A volte, pensiamo di poter realizzare ogni nostro desiderio.

Hanamichi deglutisce a quelle parole.

-          Che vuoi dire? Non si può?

-          Non sempre.

-          Perché?

-          Perché non lo vogliamo.

-          Perché non è ciò che desideriamo veramente?

-          No, perché non lo vogliamo.

-          È qualcosa che ha a che fare con me?

-          Forse.

-          Con Rukawa?

-          Sì.

-          Chi sei tu?

-          Mickey.

-          Dico veramente.

-          Mickey. Così mi ha sempre chiamato Kaede, e così mi chiamerò per sempre.

-          Te l'ha dato lui questo nome?

-          Sì.

Pausa. Poi, la domanda che più gli preme.

-          Sai dove si trova Rukawa adesso?

-          Sì.

-          È in pericolo?

-          Sì.

-          Merda… - impreca Hanamichi a bassa voce, strofinandosi gli occhi con i palmi delle mani. 

-          Puoi condurmi là da lui, Mickey?

-          Sì, posso.

-          Allora fammi strada.

Con movenze goffe ma rapide, Mickey si gira ed incomincia a camminare.

In silenzio, Hanamichi lo segue.

 

***

 

È  strano, il mondo in cui si trova, molto più inquietante del fatto di camminare dietro una marionetta vivente.

Ci sono i pesci, innanzitutto.

Grossi pesci muniti d’ampie ali che volano in cielo, e sono tanti, alcuni solitari, altri in … stormi? Banchi?In… gruppo… tutti coperti da scaglie nere iridescenti.

-          Cosa sono quelli, Mickey?- domanda Sakuragi  a bocca aperta, sconvolto.

Non ci sono uccelli, no, solo pesci, ovunque ALZI… alzi, che strano… lo sguardo.

-          Quelle sono tutte le occasioni di parola mancate di Kaede.

-          Cosa?

-          Sono tutte le volte in cui Kaede ha preferito non rispondere, rimanere dietro la sua freddezza… ognuno di essi è il rimpianto, è il vuoto nel suo cuore che man mano si allargava, senza mai mostrare nulla. Ognuno di essi è un passo verso la solitudine che lo ha trascinato qui.

 

***

 

Passa del tempo, camminano, ed arrivano ad un ammasso di enormi statue rozze di pietra.

Hanamichi coglie le forme di alcune, una gigantessa, una sirena, alcune facce di mostri fantastici, gettate lì in circolo come palle da bocce nel deserto, corrose dalla sabbia.

Rimane un attimo fermo ad osservarle, c'è qualcosa che si schianta con tutta la visione del paesaggio generale…

Ci riflette, e finalmente le percepisce, come se il suo cervello avesse voluto cancellare quella visione prima che potesse accorgersi di ciò che è realmente vede.

Sul volto di ognuna delle statue vi è un grosso naso rosso da clown.

Enorme, lucido.

Sotto la luce pallida che il cielo emana, sembrano pulsare come sangue vivo.

-          Queste sono le sue paure- dice Hana, e non è una domanda, capisce che ognuna di quei blocchi di pietra grezza mal scolpiti è un qualcosa che terrorizza Rukawa nel profondo del cuore, perché rendono inquieto anche lui, il Tensai.

Rendono inquieto anche  lui, e sono semplice statue inanimate.

Almeno così le vede lui.

Ma per Rukawa?

Per Rukawa sarà veramente così?

Anche lui le vedrà nel suo cuore come semplici rovine di una civiltà ormai risucchiata dalla sabbia del deserto?

No, c'è di più.

Sono le ombre che scuotono le braccia nella stanza buia di un bambino per mettergli paura.

Sono gli strilli della mamma quando combini una marachella.

È lo sguardo perfido del professore quando ti consegna il compito in classe bagnato di un nuovo inchiostro rosso.

Sono il terrore di un canestro mancato che può far perdere una partita.

Sono il terrore di non poter più giocare a basket.

Sono le paure nel cuore di un ragazzo.

 

Sono le paure di una vita  intera.

 

***

 

-          Ecco la città!- esclama Mickey indicandogli una costruzione a forma di grosso cubo, distante trecento metri da loro.

-          Kaede si trova lì?

-          No, ma è molto vicino dal posto in cui è ora. Manca poco, ormai.

 

( ninna nanna, ninna oh)

 

-          Quanta strada…

-          Sta zitto!

 

( questo bimbo a chi lo do)

 

Hanamichi ammutolisce.

-          L'hai sentita anche tu?- domanda spaventato Mickey, e Hana fa segno di sì con la testa, ed è terrorizzato anche lui.  Perché  se  quella voce che canta nel vento è in grado di impaurire una marionetta vivente, è in grado di uccidere anche lui.

 

( lo darò all'uomo nero)

 

-          Verso la città, ora !! CORRI!- urla Mickey, e Hana scatta, la mente vuota da ogni pensiero, il cuore gonfio dal terrore.

 

( che lo tiene un anno intero )

 

É dopo pochi istanti che lancia un'occhiata indietro e vede la sagoma di Mickey che corre goffamente, molto più indietro.

Ora è una sagoma, perché ha iniziato ad alzarsi la sabbia in aria, spinta da mulinelli di vento incorporeo.

-          MICKEEEEYYYYYY! - urla, e il clown gli fa segno di continuare a correre.

-          VATTENE SENZA DI ME! RIFUGIATI NELLA CITTÀ!

Hana lancia un'occhiata alle proprie spalle, verso le costruzioni a forma di grossi cubi, poi di nuovo a Mickey.

 

( lo darò all'uomo bianco)

 

I mulinelli diventano più alti e rabbiosi, graffiano la pelle esposta come grossolana carta vetrata. Linee scarlatte e sottili si aprono lungo gli avambracci e sulle guance di Sakuragi.

 

( che lo tiene un anno santo)

 

Fanculo la città!, pensa Hanamichi. Prende un grosso respiro e corre come un pazzo verso Mickey.

 

( lo darò all'uomo rosso)

 

I mulinelli crescono.

Hana raggiunge Mickey.

-          Idiota, scappa! Scappa!!!

-          NO!

-          Hanamichi, morirai!

-          No!

-          Io non posso morire, ma tu sì, tu puoi morire qui.

 

( che lo tiene lì nel fosso )

 

-          HANAMICHI, CORRI!!

-          Cosa accade? Cosa accade alla fine del canto?!?

Mickey trema e sbarra gli occhi.

-          La tempesta- sussurra.

 

( lo darò all'uomo verde)

 

-          Hanamichi, devi andartene, scappa lontano da qui, ormai è finita!!!

-          Finita? Che vuol dire che è finita?!?

 

( che lo tiene via dalla serpe )

 

E poi è improvviso, è stridente, e sovrasta ogni cosa,

il rombo dei mulinelli di sabbia,

il vento che fischia,

il battito del suo cuore,

ogni cosa.

Sovrasta tutto.

Un urlo disumano, fortissimo, disperato, ferito, carico di dolore.

Hanamichi si tappa le orecchie e lancia uno sguardo verso il cielo: le nuvole che formavano il viso si sono distorte, e la linea sottile della bocca si è storta a formare una grossa O di un urlo.

Volta lo sguardo verso la città, e in quello stesso istante qualcosa di enorme, grande quanto una montagna, esplode dalla terra ai piedi della costruzione.

Per un attimo, Hana lo scambia per un  verme gigantesco, ma non lo è.

È come un tornado carico di vita propria, è un tornado-lombrico, che striscia sulle rovine della città ormai in rovine, rapido, demolisce, inghiotte, distrugge.

Hanamichi smette di respirare.

-          Agli alberi!- urla Mickey.

-          Che?

-          Gli alberi, laggiù!!!! Dobbiamo raggiungere gli alberi!!!!

-          Gli alberi non gli faranno nulla!- bisbiglia, e lo sa, non gli faranno nulla, non lo bloccheranno, e lui finirà come la città intera, grande, e spazzata via, ridotta in macerie, morta.

Mickey lo guarda per un attimo, incurante di tutto.

-          Ti sei già arreso, non è così? - domanda, e Hana rimane fermo immobile, tremante. 

-          E a Kaede non pensi? Sei venuto qui per lui, non è così? Sei venuto qui per salvarlo, non è vero?

Sì, è vero.

E lui è un idiota.

Non è tempo di avere paura.

Non ora.

Afferra Mickey e corre come un forsennato verso il gruppo di alberi non lontani da lì.

Il tornado-verme si allunga sinuoso  nel deserto, lento ed enorme.

Terrificante.

Si muove.

Verso di loro.

Avanza.

Hana e Mickey raggiungono gli alberi.

Ma… sono veramente alberi? Non sono coperti da corteccia ruvida, non vi sono foglie attaccate.

Sono come grosse vene pulsanti sangue, GRONDANO sangue, tingendo un planetario di stelle sulla sabbia ai loro piedi.

Il tanfo di rancido sconvolge lo stomaco di Hana, caccia indietro un conato a forza.

Il tornado avanza.

I mulinelli, sempre più rabbiosi.

Manca così poco tempo, tra pochi secondi arriverà da loro, tra pochi secondi li ridurrà in macerie, pensa a…

KAEDE, PENSA A KAEDE.

E ci pensa, si aggrappa all'immagine del volpino con tutte le sue forze, con tutta l'energia dei suoi sentimenti.

Lancia un'occhiata a Mickey come per dire:’ e ora?'.

Non vi sono funi per legarsi, ed hanno un'aria molto fragile.

Non reggeranno mai la furia del tornado.

Lentamente, il verme di vento si avvicina.

Che fare, che fare?

-          Aggrappati ai rami più forte che puoi!!- urla il clown, e Hana lo fa, alza Mickey e lo incastra tra il tronco dell'albero e il proprio petto, afferra due grosse vene pulsanti e chiude gli occhi.

Stringe i pugni più forte che può, e gli viene da ridere, perché sotto la corteccia di pelle, il sangue dell'albero pompa rapidissimo, può quasi sentire il battito del cuore che smuove tutto…

 

(TUTUMTUTUMTUTUMTUTUMTUTUMTUTUMTUTUMTUTUMTUTUMTUTUMTUTUM)

 

… e poi non sente più quella barriera sottile sotto le dita.  

Apre gli occhi terrorizzato, perché lo sente,

il tornado dietro di sé,

ormai è a pochi metri da loro,

gli scompiglia i capelli corti furiosamente.

Non ha più le mani.

Vede i bicipiti, vede gli avambracci, vede i polsi, ma non ci sono più le mani, inglobate, fuse, dentro il ramo pulsante.

Una sottile filigrana rossa cola lungo le braccia, risale, e sente che sta urlando,

lui,

 Hanamichi sta urlando,

ma da molto lontano, con voce ovattata.

Poi il tornado incombe, un frastuono tremendo.

Poi crolla nell'ombra e non sente più nulla.

 

*** 

 

Gli pizzicano gli occhi, e li strofina da sopra le palpebre chiuse. Ha i muscoli doloranti, il corpo gli brucia in più punti.

Dov'è?

Chi è?

Apre lentamente gli occhi e si guarda intorno.

Per un attimo, un folle attimo, aveva creduto di trovarsi nella camera di Kaede.

Non è così.

È nel deserto, il deserto di un mondo che Kaede ha costruito.

Non è stato un sogno.

Mickey è accanto a lui e lo guarda.

Entrambi sono ricoperti di sangue, il sangue dell'albero. L'albero che li ha protetti.

-          Cosa ci ha salvato? A cosa ci siamo ancorati?- gli domanda tremante, gli occhi sbarrati, increduli.

Mickey lo guarda e sorride, un sorriso appena accennato.

-          Sono i suoi sentimenti. I sentimenti che ha sempre cercato di reprimere nel suo cuore perché non aveva abbastanza coraggio da affrontarli. Questi sono i suoi sentimenti per te.

E allora Hana si abbraccia le gambe e scoppia a piangere.

 

***

 

^____^ fine di questo capitolino^____________^!!!!!  Che ne pensate?

Per i commenti, a tesla_vampire@mns.com ... ^_^ grazie!!!

Un bacione a tutti, ciauz^___^!!!!!!


Fictions Vai all'Archivio Fan Fictions Vai all'Archivio Original Fictions Original Fictions