DEDICHE: dedico l’intera fic a 3 persone a cui voglio molto bene: PARSY, puccia*_*, che ha fatto il compleanno*_*; ISE, la mia tesora…^__^, eh eh… speravi di essere abbastanza fortunata da esserti liberata di me, eh^_^? Invece no^_^!!!; Soffio, la mia patata adorata, che ho deciso di rapire per portarmela qui… o m’imbuco io da te, mi basta la cuccia del gatto pur di starti vicina^_^! RINGRAZIAMENTI SPECIALI: a Rei, che mi ha consigliato di postarla( i pomodori a lei, i complimenti a me^____^…) e a tutta la gente che mi ha aiutato con la ninna nanna, mandandomi i testi grazie grazie grazie, senza di voi non sarei riuscita a completarla…grazie mille!!!!!! ç_ç I personaggi non sono miei… Buona lettura… sperèm^^’’’’…. *** DO YOU LOVE CIRCUS? di Tesla
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*** È nel sogno, che Hana lo vede.
Non è la prima volta, a dir la verità, lo ha fatto altre notti, in altri sonni è comparso impalpabile nei suoi sogni. Come una creatura divina, che concede ad alcuni umani la propria presenza senza soffermarsi veramente, senza lasciarsi afferrare, neanche per un soffio d'alito. Kaede è così. Kaede non sarà mai suo, nella vita vera. È per questo che lo sogna, sempre. Ogni notte. Perché per quanto Hanamichi neghi al suo corpo il desiderio di sfiorare quella carne profumata, accarezzare quei fili neri che sono i suoi capelli… non può impedire al suo cuore di desiderare l'impossibile. Non può impedirsi di amarlo, non può. Perché da quando l'ha incontrato, non è più un ragazzo, no, è un fascio carne e sangue pompato a ritmi del battito del suo cuore, è una struttura organica creata e finalizzata unicamente per amare Kaede Rukawa. Solo lui. È irrealizzabile, come sogno, e lo sa bene. Lo accetta, preferisce così. Meglio amare una persona sola, pensa, meglio AMARE. Anche se soffre, anche se è una lenta tortura. Ma AMA, e null'altro importa.
Stanotte lo ha sognato, ancora, ma era… così strano, questo sogno. Così… …inconcepibilmente irreale, intangibile. Non riesce a spiegarlo bene neanche a se stesso, è come stesse assistendo alla fine di qualcosa. E lui, come un ladro, osserva tutto nascosto nell'ombra.
C'era una stanza, e c'era Kaede.
Intorno, l'arredamento tipico di un adolescente, libri di scuola su una scrivania, un astuccio con penne aperto sopra un quaderno, un letto con sopra un pupazzo a forma di clown, semicoperto da vestiti, un armadio con un'anta aperta. Hana li vede, ma non osserva nulla di essi. I suoi occhi sono solo per Kaede. E Kaede a sua volta non guarda nulla, se non un piccolo rettangolo di carta appeso al muro. Sente vago in lontananza una mamma cantare una ninna nanna ad un bambino sull'orlo dei sogni, e sente il respiro accelerato di Kaede, come uno stantuffo, smuovere l'oscurità della stanza. La ninna nanna diventa più forte
( ninna nanna, ninna oh.…),
il respiro più breve e smorzato Qualcosa cola dal disegno, e Hana si avvicina al pezzo di carta che Kaede osserva, veloce, una rapidità che solo nei sogni può possedere… …o forse è il resto del mondo che va a rilento, …Kaede che fa un respiro lungo quanto un viaggio nell'universo, …le sue mani che si allungano verso il foglio appeso con movimenti d’eternità…
(…questo bimbo a chi lo do…)
Hana si avvicina, e vede. Il tema del disegno. Lo vede. E si porta una mano alla bocca per soffocare l'urlo che gli sale in gola. Dalla sommità del foglio cola sangue, in rivoli densi che ondeggiano lungo la consistenza liscia della carta, ne inghiottono lentamente ogni piega. Ma Hana riesce a vedere uno scorcio del soggetto… Lo vede, Dio, lo vede… Kaede. Kaede. Un Kaede dalla pelle viola ammicca nella sua direzione, con un sorriso volgare sul viso, oltre il nasone posticcio rosso; veste pantaloni azzurri da clown troppo grandi per lui, scivolano sui fianchi sorretti solo da grosse bretelle con bottoni blu alla base, che non impediscono l'intravedersi dei sottili peli neri dell'inguine. Potrebbe essere una posa molto sensuale, se non fosse tutto così… sozzo, volgare. Kaede, quello vero, quello dall'incarnato chiaro, poggia la mano a palmo aperto sul foglio, e il sangue, denso e pesante come pittura, comincia a colare sulle dita, RISALE, come fosse vivo, pensante, pulsante, lungo l'avambraccio, il gomito, i bicipiti… lentamente, senza che Hanamichi possa fare nulla, ricopre interamente Rukawa, si solidifica in una massa plastica lucida… eppur viva, perché è sangue, è fatta di sangue, e puzza di sangue, di carne squarciata e gettata sotto il sole a marcire. Poi una luce, una grande luce… Hana chiude gli occhi, li protegge con il braccio… Poi la luce scema, e riapre le palpebre arrossate. Kaede è scomparso. Non c'è più. Hana gira su stesso, cercandolo, terrorizzato. Ma a parte lui, la stanza è vuota. La sua unica compagnia è una voce che canta in lontananza la ninna nanna per il suo piccolo bimbo.
( lo darò all'uomo nero...)
Ed è allora che si sveglia sudato nel suo letto.
***
Ora è in ospedale, e Dio del cielo, non vorrebbe mai esserci venuto, non avrebbe mai… Dio, non avrebbe mai voluto vedere quello spettacolo… Kaede… …il suo Kaede… ...dorme in un letto d’ospedale. Dorme? O è morto? Hana non lo sa, sa solo che sotto le luci al neon della camera, l'incarnato della volpe è spaventosamente pallido e livido, sembra uno straccio sciacquato malamente con della candeggina e steso su un ripiano a forma d'uomo. Non c'è colore sulle guance. Non c'è nulla. I macchinari accanto al letto continuano ad emettere piccoli TI a ritmo costante. Ad Hanamichi, sembrano una marcia funebre del nuovo millennio. Quei TI… TI… TI… dietro l'altro, senza fine. Ha voglia di urlare. Ha voglia di squarciarsi le unghie contro il muro a forza di pugni. Ma non può. Perché Kaede è lì, steso su un letto, in coma… …ed allora solo Kaede esiste, e null'altro importa. Hana non c'è più. Hana, ora, il vero Hana, si allontana piano piano dal suo corpo di carne in cerca dell'amato. Sospira. Allunga una mano e scosta dagli occhi del volpino una ciocca di capelli neri. Desidera da tanto farlo, ed ha sempre immaginato di farlo a letto, stretti in un abbraccio, Rukawa in vena di coccole tra le sue braccia, i loro respiri mischiati in un tenero fare l'amore… e allora sì, lui avrebbe allungato le dita e avrebbe scostato quella ciocca di capelli dagli occhi del suo ragazzo, l'avrebbe baciata, come un pegno d'amore, e poi avrebbe baciato il suo Kaede, per la fiducia concessagli. Perché per un amante, anche una sola linea di capelli è come un tesoro che sfiora la pelle. È come il Santo Graal che dona la vita. Ed ora… Kaede. Dorme. Dorme, e forse non si sveglierà mai più. Forse. Forse non ritornerà più da lui, forse non calpesterà più il parquet della palestra come un pellegrino arrivato in Terra Santa. Forse. E nulla più. Tutto ciò in cui Hana e gli altri possono riporre speranze. Forse. Hanamichi si accuccia in un angolo e scoppia a piangere in silenzio.
Raggiunge gli altri, Yohei, Ayako, Akagi, stretti in corridoio. Vede i loro occhi aprirsi di stupore, forse non si è asciugato bene i solchi delle lacrime, forse hanno lasciato un alone rosato ai suoi occhi, inconfondibile. Non importa, alza il mento e le mostra con coraggio, non vuole vergognarsi per ciò che prova, perché il ragazzo che ama è in un mondo di ombre. Piangere è una minima cosa. Piangere è una breve pausa prima dell'attesa. - Come sta?- domanda Yohei. Hana non risponde, chiude brevemente gli occhi e scuote la testa lentamente. Ancora nulla, significa quel gesto, ancora nulla. Ayako stira un sorriso forzato sul viso. - Senti, Hanamichi, - dice, e lui la guarda, - la signora Rukawa ha chiesto se qualcuno ha voglia di aiutarla a portare qui la roba di Kaede. Io vado… vuoi venire anche tu? Akagi lo guarda, e lo guarda anche Yohei, ma Hana no, lancia solo un'ultima occhiata alla stanza di Kaede e pensa: non mi mollare proprio adesso, campione. Poi fa segno di sì con la testa ad Ayako, ed insieme vanno a cercare la madre del volpino. Akagi e Mito si siedono lungo il muro. Aspettano.
*** Hanamichi non è mai entrato in camera di Rukawa, ma sa già cosa troverà: un letto con sopra un pupazzo coperto da vestiti, una scrivania con sopra libri, l'armadio con l'anta aperta. Riesce a focalizzare bene la scena, perché anche se non è mai entrato, l'ha già vista, quella camera. È nel suo sogno, che ha visto tutto. Quando la signora Rukawa li fa entrare, Hanamichi si ritrova davanti lo spettacolo che esattamente si aspettava. Il bambolotto a forma di clown sommerso da felpe e un paio di jeans, un libro di scuola e un astuccio aperto sul quaderno sopra la scrivania, sì tutto come ricordava. La madre di Ru sta estraendo alcuni panni dall'armadio, ma non l'ha sentito aprirlo, quindi l'anta doveva essere già aperta. Tutto come nel suo sogno. E allora cerca ciò che vuole, quello che … …lo vede, piccolo come una pagina di quaderno, perfettamente lindo, odora di carta vergine intrisa di colori di varia natura. È lì davanti a lui. Anche lui, presente. Anche lui, come nel suo sogno. Il Kaede dalla pelle viola, coperto dal suo vestito da clown volgare. Il viso bianco di cerone, le labbra dipinte di rosso lacca, storte in una smorfia lasciva. Gli si blocca l'aria nei polmoni, inghiotte un bolo d’aria inconsistente. Non è possibile, non è … non è possibile. Il Kaede viola. Ed oltre, sullo sfondo, un cielo tinto di sfumature irreali e contrastanti, dal rosa, all'azzurro, al verde, al giallo. Sulla linea dell'orizzonte, vede linee a grappolo rosse che assomigliano ad alberi… alberi rossi? Alberi di sangue? Cosa, cosa vuol dire, cosa… Allunga le dita e sfiora la superficie del disegno, è ruvido sotto i polpastrelli, untuoso… quasi… colloso. Succede solo per un attimo, non è neanche sicuro possa accadere… …ma in quell'attimo… sì, in quell'attimo accade. I suoi polpastrelli. I suoi polpastrelli vengono risucchiati oltre. OLTRE la superficie del foglio, nel mondo del Kaede malizioso dalla pelle viola. Gli sembra quasi di sentire la stessa aria diversa, più calda, più umida appiccicosa. Ma è la sensazione di un momento, e ritira le falangi da disegno… e sì, deve essere stata solo un illusione, un sogno ad occhi aperti. Nota che la base dei polpastrelli è sporca di tempera, la vernice sul disegno non deve essere completamente asciutta. Si pulisce distrattamente le dita sul retro dei jeans. Ayako e la madre di Rukawa sono ancora indaffarate con l'armadio, la donna più grande passa dei vestiti alla ragazza, che li piega per bene in una pila ordinata. Hanamichi accorre in suo aiuto, e la signora Rukawa gli fa piegare le felpe buttate sul letto. Piano piano, con pazienza, lo fa, ed altrettanto piano emerge dal mare di stoffa il pupazzo a forma di clown. Hanamichi ne rimane un po' stordito alla vista, lo prende, lo osserva. È abbastanza grande, lungo sui cinquanta centimetri, con una parrucca riccia arancio, nasone rosso e trucco pesante da pagliaccio. Indossa una tuta intera rossa a pon pon arancio e decorazioni di feltro verde intorno ai polsini e colletto. Sul polso sinistro è legato un braccialetto di carta plastificata con su scritto MICKEY. Ad Hanamichi, nonostante tutto, esce uno sbuffo divertito, quella volpaccia non si smentisce mai. Poggia nuovamente il pupazzo sul letto e finisce di piegare le ultime felpe. Poi infilano il pigiama e il cambio di Kaede in alcuni sacchetti di plastica e tornano in ospedale.
È solo quando è seduto in sala d'attesa che Hanamichi nota una cosa strana. Quando aveva toccato il disegno, si era sporcato le dita con la pittura ancora fresca, e aveva pensato che la vernice del quadro non si fosse ancora seccata. Ma di una cosa era sicuro: non era stata usata alcuna vernice in quel disegno, le uniche cose visibili erano le linee compatte e farinose dei pastelli a matita sulla carta. Nient'altro. Sì, di questo era sicuro. Nient'altro. Niente vernice.
***
È una pazzia farla, lo sa bene, ma non può fare altrimenti. È da quando è entrato in camera di Kaede questo pomeriggio, anzi, forse da questa mattina stessa, quando si è risvegliato dal suo sonno/incubo, che ci medita su. Ha deciso, e sa già cosa fare. Deve farlo. Deve.
È notte fonda, e la casa dei Rukawa è vuota e silenziosa davanti a lui. Non c'è nessuno dentro, questo lo sa. Niente gli impedisce di avanzare. Si stringe addosso il giubbotto pesante - fa freddo questa sera - e lancia occhiate vaghe intorno. Nessuno in vista. È tardi, sì, e la gente a notte inoltrata non va in giro per le strade ad osservare le case dei vicini, no, stanno stravaccati sul divano, davanti alla tv, o dormono nei loro letti, e raccontano la favola della buonanotte al proprio bambino per aiutarlo a dormire. O cantano loro la ninna nanna… …per dormire… Dormire… Dormire per sempre… Come Kaede. Hana reprime un singulto, e sì, fa freddo, dannatamente freddo, e sotto la luce del lampione vede il suo respiro condensarsi in timide e pallide nuvole d'aria, piccine, nuvolette bambine… e Hana si chiede se anche loro non debbano tornare a casa, dove una mamma nuvola li aspetta per cantare loro una nenia per farli dormire. Forse lui l'ha sempre ascoltata, ma non se n'è mai accorto. Forse è il vento che fa frusciare le foglie tra i rami di notte, la loro piccola cantilena notturna. Forse è la canzone dello spazio, forse è l'aurora boreale a cantarla, forse è la vita stessa… …l'universo… … e dormono… …dormono… …come Kaede stesso. Come Kaede.
Scavalca il muro del cortile e avanza. La porta principale è chiusa a chiave, ritenta con l'entrata posteriore, ed indovina, come aveva sperato. Nello shock del momento, la madre di Rukawa deve aver dimenticato di chiudere questa porta. Nuovamente, Hanamichi, avanza.
È buio, tutto buio, è il silenzio è come un lento soffiare tra le stanze della casa, vento impalpabile che circola rapido in ogni angolo, in ogni istante. Ovunque. Cammina nell'oscurità, non può permettersi che qualcuno noti luci dal salone, non se l'incidente di Kaede è stato reso noto. Ma è stato veramente un incidente? Cosa è successo ? La madre ha trovato Kaede svenuto sul pavimento, già in coma, ma il suo stato fisico era perfetto. .. Nessuna emorragia interna, nessun ictus… è come se Kaede avesse deciso che il troppo storpia, signori e signori, lascio le danze appena iniziate, ho altre feste a cui partecipare… si, lì aveva mollati tutti come fessi ad aspettarlo, ah!, e si faceva aspettare, come le grandi dive di una Hollywood che ormai vive solo nei sogni di pochi fan. Kaede dorme. Dorme. Si è addormentato, cullato da questa immensa madre che è l'universo. Ninna nanna, Kaede, dormi. Dormi.
Hanamichi avanza bocconi nel buio, tastando i mobili, urtando contro spigoli, e fanno male, ma non sarà certo questo a fermarlo, no, non per il suo volpino, non per Kaede. L'oscurità amplifica lo spazio, ed è solo dopo una vita intera che arriva in camera di Rukawa. Buio, completamente buio, dalla poca luce che striscia dalle persiane, riconosce la sagoma del letto. A tentoni, sposta il pagliaccio di pezza su una sedia, torna a letto, si toglie le scarpe ed affonda il viso nel cuscino che odora così tanto del ragazzo che ama. Pochi istanti dopo, dorme.
*** Buio, oscurità. Apre gli occhi ed intorno a lui non c'è che nero, e nero, come caverne oscure nelle viscere della terra, si stringe addosso la giacca, sfrega le mani tra loro in cerca di un po' di calore. Ma nulla, non serva a niente, il freddo c'è, ed è graffiante, si spande liscio e oleoso contro la sua pelle come venisse dal suo corpo stesso, non dal mondo esterno. Deglutisce un paio di volte, la gola secca, il corpo scosso da brividi. Si alza, incerto sulle gambe, da qualche parte quel volpino dovrà pure avere una coperta, no? Dovrà pure… Un rumore. Un respiro. Era… era un respiro, quello alle sue spalle? Stringe le mani in due grossi pugni, con forza, nocche bianche sfigurate, strette, così tanto da intagliare piccole mezzelune rosee sul palmo della mano. Si gira. Kaede è lì, oltre il letto, appoggiato al muro. Kaede in carne ed ossa, con il camicione bianco dell'ospedale. Hanamichi trattiene il respiro. No. Non è possibile. Non può essere. Cerca di muoversi ma non può, i piedi sono come blocchi di pietra scaturita dal mare, il corpo un globo rigido ed inanimato. Smette di pensare, solo gli occhi sono vivi. Solo gli occhi, fissi su Kaede. Rukawa non lo degna di uno sguardo, sembra quasi non si sia accorto della presenza del rossino nella stanza. Sposta le mani dietro la schiena e si slaccia il camicione. Con una scrollata, lo lascia cadere a terra, ed ora è nudo, intriso solo d’oscurità. Alza lo sguardo, e vede Hanamichi. Sakuragi arrossisce violentemente sotto quell'occhiata, sa bene che ciò che prova, l'eccitazione che sente contro il cavallo dei jeans, è la stessa che gli sfigura il volto. Ma non può smettere di guardare, non può, la pelle di Kaede riluce di vita propria, Kaede è la vita stessa. Alza il braccio e mostra ad Hanamichi cosa tiene in mano: è un grosso nasone rosso da clown, se lo infila senza dire una parola. Ed è buffo, eccitante e buffo, vedere Kaede Rukawa vestito solo che d'ombre e un nasone posticcio, ma Hanamichi non riesce a ridere, Hanamichi non ha la minima intenzione di ridere, perché oltre l'eccitazione tremenda, oltre l'elemento buffo, c'è il terrore che avvolge tutto… mischia, ogni cosa, impregna di sé ogni oggetto che tocca, e dopo non c'è più eccitazione, divertimento o paura, no, c'è solo quel senso di grottesco che invade tutto. Quella strana sensazione allo stomaco, riflessa negli occhi di Kaede, che sembra piangere lacrime invisibili su guance smunte dalla disperazione. Rukawa alza le mani, e se le strofina contro il viso, e là dove toccano, lasciano bianche impronte sulla pelle, e Kaede strofina ancora, e poco dopo non è più visibile il candore iniziale, reale, del viso del volpino, non è più possibile intravedere il suo pallore lunare simile ad una spolverata di zucchero a velo. La sua faccia è bianca di vernice e lucida. È solo un attimo, e Rukawa serra i denti con un piccolo schiocco di mandibole, è un rumore strano, rimbombante, come i rami secchi che tante volte hanno spezzato contro il ginocchio in piano autunno, rincorrendosi con Yohei e gli altri. Un piccolo rivolo di sangue rosso cola oltre le labbra del moro, e Kaede v’intinge le dita, e se le passa lungo l'area labiale, con calma, con cura, tingendolo di un rosso molto simile a cerone da circo. Sottili lacrime affiorano agli occhi blu, sbavandogli leggermente il trucco. Con altrettanta lentezza, indossa dei pantaloni larghissimi, li aggancia con due bretelle lente oltre le spalle, s’infila due scarpe da clown, di un blu elettrico. Con dita tremanti, si allaccia un grosso papillon rosso fuoco alla gola, in tinta con il sangue che gli macchia le labbra. Quando le mani di Kaede si abbassano dalla nuca, Hanamichi capisce che è arrivata la fine. - Addio- bisbiglia Rukawa, ed è solo un soffio, accompagnato dalla voce del mondo intero. In quell'istante stesso, il corpo di Hanamichi si scioglie dalle catene, e si getta contro Kaede. Per un attimo sembra quasi che le sue braccia si chiudano intorno a carne viva, fredda, ma pulsante. Ma è solo un attimo. Poi colpisce con forza il muro.
Andato. È andato via per sempre, gli ha dato il suo ultimo saluto, lo sa, perché quello sguardo, la disperazione nella voce, esistono solo in un cuore che non ha più speranze. Addio, gli ha detto. Ma lui non vuole che sia un addio. Vuole ancora il suo Kaede indietro, vuole ancora i suoi occhi blu che lo fissano mentre litigano, vuole ancora vedere le sottili goccioline di sudore scivolare lungo quella pelle candida, vuole ancora vedere i muscoli delle sue gambe scattare… …vuole ancora sentire come riesce a cambiare l'atmosfera con la sua semplice presenza. Vuole ancora amare.
No, non si arrenderà. Crede di sapere esattamente dove si trovi Kaede ora. Lo sa, e sarà anche dove andrà lui stesso. Si avvicina al disegno appeso alla parete, dove un Kaede viola sorride mellifluo, oscenamente. Appoggia entrambi i palmi contro la carta ruvida. Subito un forte bruciore, poi luce accecante. Poi, null'altro.
***
^_^ih ih… fine di questo capitolo!!
°___° mamma mia, voi pensate che io il disegno ce l’ho appeso veramente in camera-_-… è di un angosciante pauroso… vabbè, ç_ç io ho postato, che ne pensate? Per i commenti, a tesla_vampire@mns.com ... ç_ç grazie!!! Un bacione enorme a tutti!!!!!!!!!!
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