Messo così il titolo non ha senso…
Ma invece ha un suo scopo preciso…
Un giorno ve lo dirò ^^
Intanto…
Disclaimers: e che due balle!
Lo sanno anche i criceti con la voce di Davide
Garbolino che i psg sono di Take-chan e non miei, tranne quel CAPULLO del padre
di Kaede che è solo mio (miiii, checculo! -.-)
Ammetto di essermi ispirata (per l’inizio del
capitolo) a “Dolls”, di Takeshi Kitano, uno dei film più belli che ci siano…
Dediche: alla mia piccola Lucy, che forse non ho
ringraziato abbastanza per la ficci che mi sta dedicando e per l’affetto che mi
dimostra…ti voglio bene cuccioletta!!!
Note: terza parta, segue “Bianco”, scritta per la mia
Sis Silene, e “Multiple choice”, scritta per il compleanno di Riachan!
POV di Hanamichi, abbastanza singolare (spero), ma
niente di che!
Gli asterischi separano i momenti topici.
Ah,per la fic mi serviva che in Giappone anche gli
uomini si vestissero di bianco per il matrimonio! E soprattutto, si sposano in
chiesa col kimono!
E non me ne frega nulla se non è vero!
Capito è.é?!
Spero vi piaccia…
Fatemi sapere come sempre!
Marty
Un trillo risuona nella sala.
Fingo di non sentirlo.
Hm, déjà vu.
Qualcuno prima o poi si ricorderà di essere ad un matrimonio e lo spegnerà.
Eppure il suono continua, imperterrito, penetrante.
Mi volto infastidito.
Sono in piedi davanti all’altare, aspetto che Haruko entri dal fondo e percorra la navata fin qui.
Tutti sembrano disturbati dallo squillo dell’irrispettoso oggetto, ma nessuno ha l’aria colpevole di chi viene preso con le mani nel sacco.
All’improvviso mi viene un dubbio.
Una stilla di sudore mi cola lungo l’attaccatura dei capelli.
Poi però ricordo che Yohei, i ragazzi dell’armata, mia madre, gli ex compagni di squadra sono tutti qui.
Perciò non avrebbe senso!
Chi altri ha quel n…
Non finisco neppure il pensiero e a passi veloci mi dirigo verso lo spogliatoio.
La mia vecchia borsa da basket.
La rivolto sulla panca.
Non è possibile, non dovrebbe neanche funzionare più.
Non posso crederci.
E non ci credo.
Finché non ce l’ho tra le mani.
E suona.
Suona.
Suona.
Come può un quadrato di plastica tanto piccolo fare un fracasso simile?!
Guardo il numero sul visore, tutto rigato e coperto di polvere.
Si legge a malapena.
Per fortuna ho visto un telefono pubblico all’ingresso, ci metterò solo un minuto.
Può essere che abbiano solo sbagliato numero, che il tempo l’abbia logorato e che sia come impazzito…
Esco in corridoio, con il kimono bianco ricamato di fiori di ciliegio che struscia sulla moquette rossa.
I miei geta non fanno il minimo rumore mentre mi allontano velocemente.
Tanto Haruko non era ancora pronta, sono sicuro che ho un leggero margine di tempo prima che gli invitati si agitino.
Appoggio il pocket bell sul ripiano accanto all’apparecchio, tiro fuori alcune monete dal borsellino che ho avuto l’accortezza di portare e pigio i tasti corrispondenti ai numeri che lampeggiano ancora sul visore.
Occupato.
Ma certo, idiota!
Se non interrompi la chiamata che continua a farti, non riuscirai mai a parlarci!
Spengo il marchingegno e poi seleziono la richiamata automatica.
Ecco, ora squilla.
“Pro…pronto?” la voce è roca, come se il suo proprietario non riuscisse a parlare.
Ma non ho tempo da perdere.
“Senti, amico, io devo sposarmi, non ho tempo per stupidi scherzi!
Cosa diavolo vuoi?
E soprattutto, come hai avuto questo numero?”
Sono stato molto brusco, me ne rendo conto, ma ho paura che se passa un altro minuto tutta la mia sicurezza si frantumerà e capirò che sto mentendo ad Haruko, a mia madre, a Kami…ma soprattutto a me stesso… e questo non deve accadere!
“Uno…scherzo…go…goumen…” poi, più niente.
Hanno riattaccato.
Ma siamo pazzi?!
Cosa significa questo?
Fisso la cornetta, come se questa potesse spiegarmi, poi sospiro rimettendola a posto.
Prendo il pocket bell e me lo rigiro tra le mani.
“Hana!” Ayako mi corre incontro.
“Senti, dovremmo ritardare la cerimonia di un paio d’ore…
I coniugi Anzai sono bloccati nel traffico, e hanno loro gli anelli e i fiori per Haruko…”
Sorrido, annuendo, ma è un sorriso che mi lascia uno strano sapore in bocca.
Sembra che davvero Kami stia cercando di fermarmi…
Ayako respira di sollievo. “Avevo paura ti arrabbiassi!” mi strizza l’occhio e torna dalla mia sposina.
Esco dalla chiesa e mi siedo sulla scalinata.
La brezza pomeridiana mi scompiglia i capelli, tanto che alcune ciocche sfuggono alla fascia bianca di cotone che me le teneva ferme.
Ma non ho voglia di rimetterle a posto.
Questo vento fresco mi ricorda quando erano delle dita fresche a correre attraverso i miei capelli.
Chino il capo, sconfitto.
Ormai ho deciso, e non torno indietro, dopotutto tu sei felice, no?
Beh, io cercherò di fare felice qualcuno che mi vuole davvero.
Mi vuole per sempre.
Ma non l’amerò mai.
Ora lo so.
E capisco che quella luce triste negli occhi della mia tenera Haruko voleva dirmi che lo sapeva anche lei.
E non le importava.
“Hanamichi!”
Mi sento chiamare e alzo lo sguardo.
Non ci credo!
Ma quello è Sendoh!
Cosa cazzo vuole?
Rovinarmi la vita un’altra volta?!
Non glielo permetto!
Mi alzo di scatto, stringendo i pugni.
Sta correndo e quando mi è di fronte non mi dà neppure il tempo di parlare.
Mi colpisce.
Uno schiaffo.
Violento.
Rabbioso.
Vendicativo.
La guancia mi brucia, ma la sua mano non sta meglio.
Deve aver fatto più male a se stesso che a me.
Ma perché?
Con gli occhi che mandano lampi sto per chiederglielo, quando vedo i suoi inumidirsi e le lacrime iniziare a scendergli copiose sulle guance.
Mi afferra i lembi del kimono e mi strattona furiosamente, gridando ad un millimetro dalla mia faccia.
“Maledetto!
Ti rendi conto di che cosa hai fatto?
L’hai ucciso!
Morto!
Non ci credo ancora…ma è così!
È morto ed è solo colpa tua!
Lui ha rifiutato me, ha rifiutato il mio amore, ha rifiutato la ricchezza e una casa, ha rifiutato una famiglia…ha rifiutato la vita, per un egoista schifoso, che se ne sta qui seduto tranquillo e pacifico mentre la persona che io amo più di me stesso sta morendo!”
Cade in ginocchio, mentre i singhiozzi lo scuotono da capo a piedi.
Inizia a colpire l’asfalto sotto di lui, ripetutamente, mentre continua a ripetere mozziconi che non capisco.
Eppure ho un brutto presentimento.
Si rialza e con i pugni stretti al petto mi si getta contro e mi tempesta di colpi, colpi che non fanno male al corpo, ma al cuore.
Sta soffrendo in un modo che mi riempie di disperazione, anche se continuo a non capire.
Mi riprendo e spingendolo via gli dico sprezzante “Non capisco cosa vuoi da me!
Hai un ragazzo, no?
Sai, quello che io amavo da morire e ti sei sbattuto sul mio letto…
Lo ricordi o l’hai già dimenticato?” e completo la commedia con un risolino pieno di scherno, dandogli le spalle.
Non posso far capire proprio a lui quanto sono stato male per questo, e quanto mi pesa ancora l’idea che non sono io quello che invecchierà con te…
Ho un orgoglio da difendere, dopotutto!
“Sì, lo ricordo.” Dice piano.
“E tu lo ricordi?”
Mi volto furente.
Se pensa di poter giocare con me, si sbaglia di grosso.
Ma i suoi occhi sono cupi mentre si fissano nei miei.
“Spero di sì” continua, lentamente, “perché il ricordo è tutto quello che ci resta.”
Il mio cuore si ferma a queste parole.
“Co-cosa significa?”
Non può essere.
“Hai capito benissimo.”
No.
Non è vero.
“I-io…ma…”
Dimmi che non è vero.
“Non c’è altro da dire” si passa una mano fra i capelli, stancamente.
Poi torna a guardarmi, ma i suoi occhi sono spenti.
“Kaede è morto.”
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“Non si sporga signor Sakuragi, è meglio che restiamo nell’ombra ancora per qualche minuto.”
Questo dottore è un incompetente.
Non ti conosce, non sa che se io ti dico ‘baka kitsune’ tu risponderai ‘do’hao’.
È matematico, ovvio, giusto.
Non esiste un’altra situazione.
Ti volto le spalle e mi appoggio al tronco dell’albero dietro cui siamo nascosti.
Mi trovo in un ospedale psichiatrico.
Sendoh mi ha mentito.
Non sei morto.
Almeno, non clinicamente.
Hai cercato di suicidarti.
Tu, Kaede Rukawa, l’uomo di ghiaccio!
Il dottore mi ha detto che ti hanno trovato in corpo una tale concentrazione di psicofarmaci che il fatto che tu non ci abbia rimesso la pelle ha del miracoloso.
Ma…c’è un ma.
Non sanno se per lo shock, oppure per il tipo di medicine che hai assunto.
Sei diventato una bambola.
Guardi senza vedere, non parli, hai un sorriso così vuoto sulle labbra che non riesco a guardarti.
Sembra che tu ti sia rinchiuso i un mondo tutto tuo, in cui non fai entrare nessuno.
Io sono l’ultima speranza.
Dato che sono stato io a spingerti a quel gesto infame, pensano che possa riportarti indietro.
Ma io ho paura.
Se tu non mi riconoscessi?
Se rivolgessi anche a me quel sorriso che è solo un’ombra di quello che ti ho visto esplodere sul volto?
Credo che anche il mio cuore si spezzerebbe.
Non m’importa più del matrimonio, del tradimento…che non c’è stato, Sendoh mi ha raccontato tutto, a denti stretti, mentre venivamo qui.
Voglio solo che tu mi dica di nuovo ‘do’hao’!
Kuso, non posso vivere in un mondo dove tu non ci sei!
Una mano stringe comprensiva la mia spalla, mentre un’altra mi tende un fazzoletto.
Non mi ero neppure accorto che avevo iniziato a piangere.
Sorrido al medico.
“Può andare ora, se vuole” mi incita.
Deve aver notato che esito, perché mi sorride e dice “coraggio, abbia fiducia nel suo amico!”
E mi spinge fuori dalla radura, allontanandosi poi per lasciarmi da solo con te.
Deglutisco.
Ha ragione, devo aver fiducia in te.
Mi avvicino.
Tu sei accovacciato sui talloni, e accarezzi un gatto che fuseggia soddisfatto.
“Ciao” dico piano.
Tu sembri non avermi sentito.
“Ehi Kaede…” riprovo.
Niente.
Mi sale il sangue alla testa.
Non ci credo!
Tu DEVI sentirmi!
Devi rispondermi!
“Dade…” odi questo soprannome, mi picchi sempre quando lo uso.
Ma questa volta…
Nessuna reazione.
Continui a sorridere all’animaletto oggetto delle tue cure.
Ti guardo, con lo yukata di raso verde che accompagna le forme del tuo corpo e mette i risalto la tua pelle pallida.
I capelli ti ricadono sul viso, ma non li sposti.
Ma io voglio vedere i tuoi occhi blu.
Così allungo una mano, portandoti le ciocche dietro l’orecchio e mi soffermo a farti lo stesso tipo di coccola che stai riservando al tuo peloso amico.
Sembri gradire, perché inarchi leggermente il collo, emettendo un suono simile alle fusa che già riempivano il cortile.
Io allora mi arrischio e deposito un bacio leggero sul lobo roseo, mentre ti sussurro “Aishiteru Kaede…perdonami, ti prego, non ti lascerò mai più…aishiteru…aishiteru…”continuo a ripetertelo,
sfiorando con le labbra tutta la porzione di collo che riesco a raggiungere.
Sento un brivido correre sulla tua pelle e mi scosto leggermente da te, specchiandomi nei tuoi occhi in cui scorgo un barlume di conoscenza.
Incoraggiato, continuo a ripeterti che ti amo, da morire, sei tutta la mia vita, sono stato un pazzo a credere di poter stare senza di te…
E intanto le lacrime hanno ripreso a scorrere, sul mio viso e sul tuo collo nel quale l’ho nascosto.
Ti sto stringendo forte.
Imploro il tuo perdono ancora una volta e tu ti irrigidisci.
Poi inizi a tremare.
Sempre più violentemente.
Alle mie ennesime parole d’amore risponde una specie di ruggito frustrato e tu con uno scatto ti allontani da me, addossandoti al muro e stringendo le ginocchia al petto mentre ti copri le orecchie con le mani.
Stai piangendo, e vedo la luce riappropriarsi del tuo sguardo.
Ma hai paura.
Stai combattendo una battaglia logorante, e io non te lo lascerò fare da solo.
Mi accuccio accanto a te e ti stringo di nuovo.
Cerchi di divincolarti, gridi, ma la tua voce si ferma contro il cotone del mio kimono e non ti lascio andare.
“Ti amo Kaede!
Torna, ti prego, torna da me!
Io muoio se non ci sei!
Muoio se sei lontano da me…
Ci sono troppe cose che dobbiamo fare e posti che dobbiamo vedere, dobbiamo litigare e fare pace…
So che puoi riuscire a tornare, fallo per me!”
La mia voce suona davvero strana, perfino a me.
Non credo di essere mai stato così disperato.
Poi, tutto si ferma.
Il tuo corpo ha smesso di tremare.
Hai smesso di gridare.
Ti guardo: sei svenuto, e sembri ancora più pallido.
Ho perso.
Non mi hai seguito.
Hai preferito un mondo fittizio a quello che avremmo potuto creare insieme.
Ti adagio su una sdraio lì vicino e ti accarezzo la guancia.
Voglio imprimermi nella mente ogni dettaglio di te, per non dimenticarmi mai com’eri l’ultima volta che ti ho visto.
Mi alzo, e metto le mani in tasca.
Ciao, Kaede.
Ti ho già fatto abbastanza male.
Andrò a dire ad Haruko che non posso sposarla, e poi partirò.
Non che allontanarmi servirà a dimenticarti, ma almeno potrete voi dimenticare me.
Ma ho fatto solo due passi che non riesco a trattenere un singhiozzo.
Tiro su col naso.
Ed è allora che ti sento.
Solo un sussurro.
Un flebile, timido sussurro.
“Do’hao…”
Torno accanto a te, e ti guardo.
Sei sudato, e respiri affannosamente.
Stringi le palpebre con forza, come se stessi avendo un incubo.
“Do’hao!” dici di nuovo, ma stavolta più forte.
Ti passo una mano sulla fronte, ti accarezzo lo zigomo, con il pollice disegno il contorno delle tue labbra…quanto ti amo, Kaede…
E tu sei svenuto, è vero, ma ti sei ripreso…
Quando aprirai i tuoi grandi occhi mi ci perderò di nuovo dentro…
Mi VEDRAI.
Mi guardo intorno.
Non c’è nessuno.
Torno a guardare te.
Il tuo respiro si è calmato, come se avessi sentito che sono qui con te.
Senza esitare ti prendo tra le braccia, con attenzione, come se fossi un tesoro prezioso…beh, lo sei.
Mi allontano velocemente, stringendoti al petto: nessuno ti separerà più da me, è una promessa, amore mio.
La nostra vita insieme comincia adesso.
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Sento un movimento accanto a me.
Sono sveglio.
Mi volto piano verso di te.
Ti stai svegliando.
The first time ever I saw your face
I thought the sun rose in your eyes
Avevo paura…
Ma appena apri gli occhi vola via.
La luce che amo è di nuovo lì.
Vedere il mio volto riflesso nei tuoi occhi pieni d’amore è più di quanto potessi desiderare.
Ma proprio quando penso che non ho bisogno di nient’altro, tu mi sorridi.
“Ciao, Hana.”
And the moon and the stars were the gifts you
gave
To the night and the empty skies my love
Ora, come descrivere il calore che mi scorre nelle vene?
La tua pelle diafana che risplende nel buio di questa stanza, mentre il mondo assume un nuovo colore, è più luminosa della luna stessa…
Accarezzo la tua guancia morbida, con reverenza, cercando di trasmetterti ciò che sento.
The first time ever I kissed your mouth
I felt the earth turn in my hand
Forse ci sono riuscito, visto che ti avvicini a me e mi accarezzi le labbra con un bacio dolcissimo che poi diventa passionale e infiammato come sempre con te…
E come sempre io non capisco più niente.
Mentre la tua lingua sfiora i miei denti per chiedermi l’accesso, e io te lo concedo, mi sento leggero, mentre nella mia testa c’è un uragano impazzito.
Ho tutto, in questo momento, e mentre le mie mani si tuffano nei tuoi capelli d’ebano è come se il mondo intero si dischiudesse tra le mie braccia.
Like the
trembling heart of a captive bird
That was there at my command my love
Il tuo petto nudo aderisce al mio, dopo che ti ho sbottonato la camicia leggera del pigiama.
Come ti batte forte il cuore, amore mio…
E come sei dimagrito!
Ti circondo agevolmente la vita con un braccio e mi accorgo che stai tremando.
Con due dita ti sollevo il mento per guardarti in viso.
Nei tuoi occhi c’è il panico.
“Cos’hai, Kaede?” ti chiedo preoccupato.
Tu nascondi il viso nella mia spalla.
“Niente” rispondi.
“Solo che ho davvero creduto di averti perso, stavolta, e mi sono sentito morire…” torni a guardarmi.
“Hana, promettimi che stavolta è per sempre…”
Io ti sorrido, appoggiando la mia fronte alla tua.
“Ormai sono abituato ad avere una volpe per casa” ti dico baciandoti la punta del naso.
“Mi sono affezionato…
Che strano” aggiungo, fulminato da un pensiero.
“La volpe ha addomesticato il principe…” finalmente vedo la nube dissolversi e le sfumature violette dei tuoi occhi tornare ad affiorare.
Ti abbraccio forte.
Sei mio, scricciolo, solo mio.
The first time ever I lay with you
And felt your heart beat close to mine
I thought our joy would fill the earth
And would last 'till the end of time my love
La nostra pelle che ha lo stesso odore…
Il sudore che si mescola al frutto della passione che scorre inesauribile tra noi…
L’elettricità che sfrigola lungo i nostri corpi quando sono uniti in quella danza atavica e perfetta…
I nostri cuori che battono all’unisono, come fossero nati per questo…
Le ciocche nere e rosse che i primi raggi di sole si soffermano ad accarezzare, inteneriti dalla fusione perfetta in cui anneghiamo ogni volta come fosse la prima.
È incredibile quanto possa tutto mutare tra noi pur lasciandoci la sicurezza dell’eternità che sembra così vicina, ora che siamo di nuovo insieme…
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“Hana..”
Sono sdraiato supino e tu mi cingi la vita con le tue braccia pallide.
“Stavo pensando alla prima volta che ti ho visto.
Ho pensato che il sole si fosse tuffato nei tuoi occhi…
Erano così vividi e luminosi…
E che a confronto la luna e le stelle non fossero altro che brutte copie dello splendore del tuo sguardo.”
Ti interrompi, so quanto è difficile per te parlare, ma so anche che questa volta mi dirai tutto quello che senti, per non avere a pentirtene mai più.
“E la prima volta che mi hai baciato, nello spogliatoio, dopo avermi confessato che mi amavi, mi sono sentito il padrone del mondo.
È stato come avere a portata di mano qualunque cosa. Essere tutto ed avere tutto. Mi hai permesso di occupare il mio posto nell’universo, con quel bacio, mentre il mio cuore batteva come quello di un uccellino spaventato, in preda al panico per l’enormità delle sensazioni che lo stavano invadendo.”
Ti interrompo a questo punto.
Accarezzandoti pigramente una scapola, sono io a dirti cosa provo.
“Sai che cosa ho provato la prima volta che ti ho sentito dentro di me?
La prima volta che i nostri cuori e i nostri respiri si sono sincronizzati?
Ho provato una gioia immensa, tanto grande che sembrava traboccare da me, e voler riempire il mondo della sua luce soffusa.
E ho pensato che una cosa del genere sarebbe durata per sempre.”
Ti irrigidisci, ma non ho finito.
Mi sollevo appena, e guardando verso il sole che sorge ti dico ancora “Oggi, dopo quello che ci è successo, mi è stato tutto molto chiaro…” Mi chino fino alle tue labbra, e a pochi millimetri da loro ti sussurro “…Avevo ragione…”
E con l’ennesimo scambio di mute promesse, a partire da questo momento perfetto, inizia la nostra storia d’amore.
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* OWARI *
che dire…spero vi sia piaciuta?
È melassosa oltre ogni decenza vero ç_ç ?
Ma va bene, dai…ora sono pronta per la death fic!
^^
Marty_che_però_viste_le_facce_minacciose_prima_finirà_F&F_unt_Syriane_e_poi_deathfic…