Con questa fic faccio i miei migliori auguri alla grande Hymeko che compie gli anni!^^ tantissimi auguri tesoro!^^

 

Pairing Ruhana

Raiting R

 

 

Dopo Mezzanotte

di Eny

parte II

Hanamichi rimase in silenzio per qualche istante, poi, semplicemente, scoppiò a ridere. Rukawa non mosse un muscolo, come se si aspettasse una simile reazione.


-Tu?! Certo! Come no! Guarda che non sono un do'hao! In questi scherzi cretini io non ci casco!- rimbecchò.


Kaede sbuffò senza, tuttavia, ribattere.


-Chi credi ti ci abbia portato qui?-


-Ma cosa ne so!- sbottò il rossino -Stavi tornando a casa anche tu e mi hai visto steso per terra?- ipotizzò.


-Ti ho salvato io dal gatto che ti aveva aggredito, e sono sempre io quel gatto nero che hai visto.- ripetè.

Hanamichi sospirò.


-Ammettendo che tu davvero lo fossi...- non potè risparmiarsi il tono sarcastico -Perchè non mi hai aiutato quando te l'ho chiesto??-


Rukawa gli mostrò la mano a palmo aperto.


-Ero un gatto..Non avevo il pollice opponibile, e poi eri troppo pesante. Ho dovuto chiamare i miei genitori e mia zia e siamo riusciti a portarti qui.-


-Ceeeeerto! E la flebo? Non avevate il pollice opponibile, come me lo avete messo?-cantilenò diffidente


-Mio zio, lui non è uno di noi, in più è medico.-


Hanamichi sbuffò.


-Mi stai prendendo in giro?! Insomma ti aspetti veramente che io creda che tu sei un gatto?!- sbraitò cominciando ad ansimare per lo sforzo.


-Non ti agitare, o starai peggio.- lo rimproverò per poi prendere la sedia dalla scrivania e sendersi accanto a lui
-Io sono un gatto mannaro Sakuragi, io e la mia famiglia. Mio zio ha sposato la sorella di mia madre, lui non è come noi, ecco perchè ha potuto aiutarti.- spiegò sospirando, pronto a sentirsene dire di tutti i colori.


-Gatti mannari?! Io ho sentito leggende su LUPI mannari... i gatti proprio mi mancavano!- rispose sarcastico


-Non se ne è mai parlato molto perchè non si notano granchè... Siamo solo gatti molto grandi-spiegò


-Tu,Volpe, comprendi che io non ti credo...vero?- lo informò.


-Non è un problema, dato che tra poco ci sarai costretto..- disse alzandosi dalla sedia.


-E perchè mai?- Rukawa lo fissò lungamente negli occhi castani ponderando, evidentemente, il modo migliore per dargli la notizia.


-Mi dispiace Sakuragi. Non sono arrivato in tempo per fermarlo. Quando sono giunto lì, lui ti aveva già morso. E quello non era un micio normale... E quando un gatto mannaro morde un essere umano, questo si trasforma anch'egli in un gatto mannaro.-


-Mi stai dicendo che ora anche io sono un gatto?!?!?- esplose incredulo. Kaede annuì semplicemente.


-Mi dispiace...-


-Ma questo è assurdo! Quello che mi stai dicendo non ha alcun senso! Non esistono i lupi mannari, figuriamoci i gatti!! Tu sei fuori come un melone, da retta a me! Tutte le volte che sei andato a sbattere in giro devono averti fuso il cervello!-


-Fa come credi...- Kaede scosse le spalle indifferente, alzandosi e riponendo a posto la seggiola.


-Comunque- continuò l'asso dello Shohoku -non posso permetterti di uscire da qui.-


-Cosa?! E perchè mai?!- protestò vivamente Hanamichi.


-Sei pericoloso, non hai ancora sotto controllo la situazione. Inoltre ci sono delle cose che ti devo spiegare prima che tu ti trasformi.-


-Ancora con questa storia?! Ti ripeto che sei matto! Io non mi trasformerò in un gatto! E poi devo andare in ospedale! Quel dannato sacco di pulci potrebbe avermi attaccato qualche malattia!-


-Non puoi andare in ospedale, do'hao. E comunque non ti ha attaccato nulla.-


-Non puoi costringermi a restare qui!- urlò furioso.


Come si permetteva quella volpe artica di tenerlo sotto sequestro!


E la storia del gatto?! Totalemente assurda!


Sperava seriamente per la vita di Rukawa che non credesse veramente alle sue stesse parole e che stava, come al solito, prendendolo in giro! Altrimenti la sua carriera di basket avrebbe dovuto continuarla in un manicomio.


-Io DEVO costringerti a stare qui, nel tuo stato non puoi andare in giro, mettila così- disse voltandosi -sei troppo debole- si giustificò.


-Avanti Rukawa! Smettila! Non crederò mai che tu sei un gatto ne tanto meno che ora IO sono un gatto!- ribadì.
Kaede sbuffò. Cominciava a stufarsi delle proteste del do'hao.


-E allora mi spieghi un paio di cose stupido do'hao?- lo provocò.


-Non chiamarmi do'hao!!!-


-Quel vicolo era molto, molto buio, vero?- cominciò avvicinandosi al letto con passo felino.
Il rosso deglutì a vuoto.


-Si.. e allora...?- pigolò, inquietato da quello sguardo così famigliare.


-Tu non potevi vedere il gatto che ti ha aggredito, giusto?- mormorò suadente piantanto le mani ai lati del volto del compagno di squadra, il quale cercò di sprofondare nei cuscini annuendo.


-E non ti sei chiesto perchè,invece, dopo che sei stato assalito e morso, i tuoi occhi sembravano voler schizzare fuori dalle orbite, e tutto d'un tratto riuscivi a vedere un gatto, nero per di più, in quella stradina dove fino a quel momento non distinguevi assolutamente nulla?- Sussurrò suadente avvicinando il proprio viso a quello di un terrorizzato rossino.


-Io... io non lo so...- balbettò incerto e confuso sentendo un pericoloso calore invaderlo con il suo acerrimo rivale a pochi centimetri da lui.


-E non ti sei mai chiesto perchè ti sentivi così male? Non è normale che per un morso e qualche graffio uno si senta scoppiare la testa e il corpo, no?-


-Io...io non...non lo so! Non so niente!-


-Io, do'hao, io lo so, e te l'ho spiegato. Ora sta a te crederci o meno. Ma mi sforzerei, fossi in te, di farlo prima di mezzanotte. Se ti ostini a non voler dar credito alle mie parole potrebbe essere uno shock non indifferente trovarsi nei panni di un gatto all'improvviso.- detto questo si alzò dal letto osservando il rossino sconvolto e scarmigliato.


-O..ok...- balbettò il giovane dagli occhi d'oro. -Mi sforzerò di crederci...cosa devi dirmi prima della mia presunta trasformazione?-


Quella storia era assurda!


Non poteva essere vera!


Eppure conosceva abbastanza bene il volpino da non ritenerlo una persona che ama molto gli scherzi, e poi gli aveva fornito degli argomenti incontestabili.


Lo aveva pensato anche lui, in quel vicolo, che era strano sentirsi così male per colpa di un gatto.


Inoltre un attimo prima non distingueva nemmeno un bidone della spazzatura e poi, all'improvviso, riusciva a vedere un distintamente un gatto totalmente nero!


E quel gatto era troppo grande e troppo forte per essere normale.


Forse, Rukawa, non gli stava mentendo...


Ma se veramente fosse stato un gatto mannaro, se veramente ora,anche lui, fosse una creatura del genere?! Come si sarebbe dovuto comportare?!


-Innanzitutto- cominciò soddisfatto Kaede sedendosi sul letto accanto a lui. -La trasformazione avverrà tutte le notti a mezzanotte precisa e svanirà all'alba.-


-Tutte le notti?!- lo interruppe bruscamente Sakuragi. Il volpino lo fulminò indispettito per l'interruzione, ma, ovviamente, l'interlocutore lo ignorò.


-Ma per i lupi mannari era solo nelle notti di luna piena!-


-Per loro è diverso- spiegò con uno sbuffo. -Loro non riescono a mantenere la loro natura umana, trasformandosi in predatori feroci, noi gatti, invece, sì. Una specie di compensazione.-


-Oh... ma quindi esistono anche i lupi mannari?- domandò curioso.


-Pochi esemplari, in Irlanda principalmente, comunque, continuando...- e lo rimproverò con gli occhi intimandogli di non interromperlo più. Lui non amava affatto parlare, e quel giorno lo aveva fatto anche troppo.


-Per i primi tempi è fondamentale che tu cerchi di controllare i tuoi impulsi felini. Il DNA ora è molto instabile, potrebbe capitarti di avere atteggiamenti da 'gatto' anche se sei umano.- Prima che l'altro potesse domandare, il moro, lo precedette.


-Del tipo ti potrebbe capitare di inseguire una palla da basket come un gatto farebbe con un gomitolo, anche se non si noterebbe la differenza...-


-EHI!!!-


-Oppure potresti appisolarti in giro: sul banco, in terrazza...-


-Questa fase ancora non l'hai superata, nè?- Kaede lo ignorò continuando.


-Ma la cosa che devi assolutamente ricordare è che MAI e sottolineao MAI qualcuno deve vederti durante la trasformazione.- concluse guardandolo con aria severa per rimarcare il suo avvertimento.


-Perchè scusa?- domandò curioso.


-Tu non sei un gatto mannaro di natura, lo sei diventato. Il tuo DNA è stato modificato, col tempo troverà parzialmente un equilibrio, ma rimarrà sempre qualche anomalia. Se un essere umano ti vedesse durante la metamorfosi non potresti più tornare umano. Questo perchè i tuoi sensi durante il cambiamento si ampliano al massimo, il DNA è nel momento più instabile, subiresti uno shock tale da rendere permanente la tua conformazione corporea felina, senza possibilità di tornare al tuo stato originale. Non importa se sei tu stesso a mostrarti durante la mutazione e quindi ne sei consapevole, o che tu non ti accorga di nulla, per il tuo corredo genetico sarebbe un trauma irreversibile comunque, perchè, appunto, i tuoi sensi saranno ampliati al massimo e percepiranno ogni minima 'cosa' estranea. Capito do'hao?-


Hanamichi non rispose.


Lui non ci credeva a queste cose... Lui non ci voleva credere!


La sua vita sarebbe radicalmente cambiata, non avrebbe più avuto la libertà che prima aveva...
Niente sarebbe stato più lo stesso.


-Io... io non voglio essere un gatto mannaro...- confessò stringendo le coperte. -Voglio essere normale! Non c'è un modo per impedire che io...- supplicò affranto.
-No, mi dispiace.- deluse le sue speranze il moretto.


-E tu... tu come sei diventato così?- sussurrò tenendo basso lo sguardo.


-Io ci sono nato, sono sempre stato così. Per questo anche se qualcuno vedesse la mia trasformazione io potrei tornare tranquillamente umano la mattina dopo.-


-Ah...-


-Ci farai l'abitudine, non è così atroce. In fondo se non ti piace puoi sempre dormire... ti sveglieresti la mattina dopo nelle tue sembianze umane senza accorgerti di nulla...- cercò di confortarlo. Quando lo aveva visto implorare in quel vicolo si era sentito morire.


Aveva sempre visto il do'hao come forte, indistruttibile, un vulcano di vitalità. Eppure quella notte nei suoi occhi aveva letto tante cose: solitudine, paura, rimpianto, dolore.


Cose forse normali in una situazione del genere, ma Rukawa ne era rimasto affascinato, impietrito...impaurito.
Si era chiesto se fosse stato pronto a vedere la parte nascosta di Hanamichi, ma non aveva trovato risposta.
E ora, ancora, sul quel letto, lo vedeva indifeso, impaurito, spaventato.


Un tenero cucciolo da proteggere.


Il cuore gli si strinse nuovamente, incredulo di fronte a tante emozioni nate in lui.


La cosa non era migliorata quando aveva scoperto che era orfano.


Quella notte stessa. Mentre era appollaiato sul suo letto a guardare lo zio che medicava concitatamente il suo compagno.


Mai aveva visto quell'uomo così agitato.


Evidentemente quel dannato gatto lo aveva conciato non da ridere.


Il do'hao aveva urlato nell'incoscenza il suo dolore e lui aveva poggiato la sua morbida zampa nera sul suo braccio senza accorgersene, come a dargli conforto.


E si era sentito dannatamente in colpa per non essere riuscito ad intervenire prima.


Lo aveva condannato a una vita infelice.


Non era facile essere un gatto mannaro, non lo era per lui che lo era sempre stato...


Come avrebbe fatto il do'hao ad accettarlo?


La sua cuginetta era entrata nella stanza. Lei aveva solo dodici anni.


Dato che era un incrocio tra un gatto mannaro e un umano, la sua trasformazione avrebbe avuto inizio solo al compimento di tredici anni.


Aveva avuto il compito di avvertire i genitori del do'hao, ma la faccia che la piccola Sara aveva quando era entrata, non gli era piaciuta affatto.


-Scusa pa'...- il padre non l'aveva neppure guardata mentre bendava il braccio massacrato del giovane.


-Hai trovato i suoi genitori?- chiese distrattamente.


Sara ebbe tutta l'attenzione del cugino che aveva stretto la pupilla e alzato le orecchie attendendo.


-No.. no a casa non rispondeva nessuno... c'era la segreteria telefonica...- indugiò scostando i suoi lunghi capelli castani dietro l'orecchio.


-Credo che viva da solo, il messaggio nominava solo lui....- gli occhi verdi della giovane si posarono sul gatto dal pelo nero, morbido e lucente.


-Non preoccuparti Kaede...- aveva sussurrato prendendolo in braccio nonostante le proteste e i soffi minacciosi dell'enorme felino.


-Papà lo curerà, vedrai che se la caverà... Mamma, zia e zio sono in cerca dei suoi genitori, vedrai che li troveranno...- le aveva detto.


E così era stato.


Senza accorgersene si era addormentato sulla poltrona del salotto ed era stato svegliato quella stessa mattina dalla madre appena tornata.


Era tornato umano, quindi l'alba era passata da un po'.


La madre e la zia avevano raccontato che erano stati a casa di Sakuragi. Avevano trovato tante foto della sua famiglia, ma tutte risalenti a quando lui era piccolo, poi solo foto di suo padre e sue risalenti a pochi anni prima.


Poi nulla.


Non avevano trovato altro.


I genitori erano come scomparsi.


Non poteva che essere orfano.


La conferma era arrivata poco dopo dasuo padre stesso che aveva fatto una ricerca negli archivi dell'ospedale in cui lavorava insieme allo zio di Kaede.


La madre di Hanamichi era morta di cancro quando lui aveva solo otto anni. Il padre l'aveva seguita sei anni dopo per colpa di un infarto.


E ora era solo.


Quando l'aveva saputo non aveva sentito nulla se non il vuoto.


Non ci aveva potuto credere.


E neppure ora.


Si riscosse dai suoi ricordi alzandosi dal letto, allontanandosi da quella pericolosa fonte di sentimenti e sensazioni nuove per lui.


-Hai fame?- domandò passandosi una mano tra i capelli.


Il rossino scosse il capo continuando a guardare i lenzuolo candido.


-Devi mangiare, o non ti riprenderai mai...-


-Non ho fame, non ho voglia di mangiare.- ribattè cupo Hanamichi.


-Come vuoi. Io devo andare agli allenamenti. Se hai bisogno di qualcosa a momenti dovrebbero tornare mia madre con mio zio e mia cugina, ti daranno quello di cui hai bisogno.-


-Tu lo sai, vero?-


Rukawa pregò che il suo intuito si sbagliasse, che il do'hao davvero non avesse capito che lui sapeva...


-Sapere cosa, do'hao?- domandò atono.


-Se è vero quello che mi hai detto, che con te c'erano i tuoi genitori e tua zia...immagino vi sarete premurati di cercare i miei genitori per informarli quanto meno dove ero.... e immagino...- continuò con un sospiro rassegnato -che non li abbiate trovati, che abbiate cercato più a fondo... e che abbiate scoperto che sono morti vero?- Hanamichi lo guardò con quegli occhi castani che non sapevano mentire.


E che chiedevano solo di non mentire.


-Volevamo solo... non farli preoccupare...- e il rossino fece la cosa più incredibile che il volpino avesse mai potuto immaginare.


Hanamichi sorrise. Un sorriso così dolce che Kaede si sentì travolgere il cuore da un'ondata di calore e stupore.


La sua faccia era così abituata a non esprimere le proprie emozioni che, fortunatamente, non mostrò la sorpresa, piacevole sorpresa, che provava.


Rimase incantato da quell'incurvarsi innocente di labbra.


Semplicemente devastante, disarmante.


Non aveva mai visto nessuno sorridere con tanto candore.


-Non lo dubito, avete fatto bene.- lo rincuorò.


In condizioni normali quei due si sarebbero scannati a prima vista.


Invece ora si erano parlati come due vecchi compagni, come se fossero amici.


Si guardarono negli occhi ancora per qualche istante, poi, quanlcuno, bussò alla porta della camera da letto facendo sobbalzare il rossino.


-Kaede sono Sara! Mi fai entrare?- la voce della cuginetta scosse dallo stato di incanto in cui il gatto nero si trovava, dandole il consenso per entrare.


-Permesso...- la ragazzina entrò timorosa nella stanza.


I unghi capelli castani erano imbrigliati i una treccia e i sottili occhi verdi risaltavano sull'incarnato pallido del viso ovale e delicato.


Per essere una dodicenne dimostrava più dei suoi anni: era alta e snella, ben proporzionata. Una giovane donna in fiore.


Sorrise gentile al cugino che ricambiò con un cenno del capo, poi, la sua attenzione si spostò sull'ospite.


-Ciao!- lo salutò avvicinandosi e porgendogli una mano. Il rossino, ancora frastornato le strinse la mano attento a non strapparsi la flebo di sangue che lo nutriva.


-Mi chiamo Sara, sono la cugina di Rukawa.-


-Hanamichi, Hanamichi Sakuragi...piacere.- si presentò imbarazzato.


-Mi dispiace per quello che è successo stanotte. Ti assicuro che Kaede ha fatto il possibile, ma quando è arrivato era troppo tardi. Ma vedrai, ci farai l'abitudine!- lo consolò. -Non credo sia poi così male!- sorrise premurosa.


-Non credi...? Tu non sei un gatto?- domandò confuso.


-Io? No, non ancora! Mio padre è umano, mia madre un gatto... Io mi trasformerò a partire dai tredici anni... tra poco meno di un anno quindi!- spiegò raggiante.


-Sembri entusiasta...- notò quasi dispiaciuto il rossino.


Tutti sembravano accettare il fatto di essere gatti, Sara addirittura ne era contenta.


Solo lui sembrava terrorizzato all'idea, solo lui sembrava trovare tragica la situazione.


-Lo sono! E lo sarai anche tu, credimi!- Rukawa guardò la piccola rincuorare il rossino meglio di quanto avrebbe potuto fare lui.


Hanamichi era attento ad ogni sua parola trovandol, evidentemente rassicurante.


Lui era inutile lì.


Silente uscì dalla camera senza nemmeno salutare, convinto che la sua presenza fosse di troppo.


I due ragazzi guardarono la porta dietro cui la volpe era sparita, l'uno incuriosito e un po' deluso, l'altra rattristata.


-Come posso essere contento?- domandò mesto.


-Essere un gatto non è affatto male! Te lo garantisco! Vedo sempre mia madre, i miei zii e Kaede trasformarsi ed è una forza! Puoi fare un sacco di cose!-


-Tipo?-


-Tipo vedere di notte, essere silenzioso come un'ombra, andare in giro scrutando e vedendo cose che gli altri non vedono, arrampicarti sopra altissimi palazzi e guardare il panorama da lassù, intrufolarsi nella casa dei proprio nemici e far loro dei dispetti!- elencò con gli occhi brillanti. -E poi è utile.... di notte accadono tante cose brutte nei vicoli... Se sei una gatto mannaro puoi aiutare chi è in difficoltà.... Credo tu abbia sperimentato bene quanto possono far male i nostri artigli...-


-E anche quanto sono pericolosi i vostri denti...- sussurrò. Sara tacque.


-E' per questo che Kaede e noi vogliamo aiutarti. Per evitare che tu diventi così.-


-Io non andrò in giro a mordere la gente!- sbraitò furioso.


-Perchè sai che cosa ti aspetta, che cosa accade se lo fai!- ribadì la piccola. -Tanti che si trasformano in gatti... non sanno nulla di quello che li riguarda. Vittime di sbandati si ritrovano ad essere bestie senza sapere nemmeno come. Nessuno insegna loro come comportarsi, nessuno li informa dei rischi. Abbandonati in quelle condizioni tanti restano gatti per sempre perchè vengono scoperti, e perdono la testa. Non sanno cosa fare, da chi andare, non sanno nulla! Il gatto che ti ha assalito probabilmente era nelle stesse condizioni. Non sto giustificando chi ti ha aggredito, non sarebbe giusto farlo. Ma pensa cosa sarebbe successo se Kaede non ti avesse trovato... Ti saresti ripreso e una notte ti saresti ritrovato gatto senza sapere come.- Hanamichi annuì dandole ragione.


Era stato fortunato che la volpe lo avesse aiutato.


-Io credo che mio cugino si senta molto in colpa per quello che ti è successo...-


-Chi? La volpe?- domandò sarcastico -Non ci credo! Per me ci gode!- mormorò poco convinto.


-Non credo proprio! Era veramente preoccupato per te...Credo di non aver mai visto mio cugino così ansioso in vita mia! Che resti tra noi, se scopre che ho parlato mi sbrana, ha passato tutta la notte a vegliarti e a rimuginare su cosa dirti... In più era nervosissimo, si vedeva che rea arrabbiato per non essere intervenuto prima. Ti ha sentito urlare ed è corso subito a soccorrerti..ma era molto lontano dal vicolo in cui ti trovavi e non ha fatto in tempo ad impedire che tu venissi morso. Kaede non credo se lo perdonerà mai...-


-Perchè è la solita volpe deficente!- sbottò. -Non crederà davvero di essere così fenomenale da determinare le mie sorti! Quello scemo non centra nulla! Sempre il solito egocentrico!- sbuffò -Sai di chi è la colpa? Del gorilla! Così impara a tenermi fino alle undici e mezzo in palestra! O se solo potessi glielo rinfaccerei a vita! Lo fare sentire un verme! Lo costringerei a implorare il mio perdono in ginocchio! E poi lo obbligherei a lasciarmi il comando della squadra! Il grande Tensai è il più adatto a comandare la squadra!- Sara lo guardava a bocca aperta mentre quello strano rossino si pavoneggiava in maniera quasi imbarazzante.


Poi scoppiò a ridere.


-Ha proprio ragione mio cugino quando dice che sei un do'hao!- lo prese in giro alzandosi e dirigendosi verso la porta.


-Ehi! Io sono un genio!!- protestò il ragazzo.


-Certo! Certo! Su! Ora ti porto qualcosa da mangiare, non puoi restare senza forze sul più bello! Anche i gatti hanno bisogno di cibo!- detto questo uscì alla camera.


Hanamichi sorrise dolcemente lasciandosi cadere sui cuscini e guardando fuori dalla finestra.


Forse avevano ragione: essere un gatto non sarebbe stato poi così terribile.


Dopo aver fatto un abbondante pranzo conobbe i genitori del volpino e gli zii.


Erano veramente persone squisite.


Sakuragi notò l'estrema somiglianza tra il gelido compagno e la madre: stesso sguardo, stessa espressione.
L'altezza l'aveva sicuramente presa dal padre.


Tutti si premurarono di rassicurarlo sulla sua attuale situazione, gli promisero che gli sarebbero stati vicini e che lo avrebbero aiutato ad abituarsi e a cavarsela, non l'avrebbero abbandonato.


Dopo aver ringraziato tutti loro, soprattutto lo zio del volpino che l'aveva curato, decisero che era meglio lasciarlor iposare in vista di quella notte.


Diversamente dalle sue aspettative, si addormentò quasi subito, venendo svegliato diverse ore più tardi dalla stessa volpe.


-Ehi... Ehi do'hao, sveglia.- Il rossino mugugnò infastidito.


-Do'hao alzati!- lo rimproverò.


-Avanti Kaede! Un po' di tatto!- lo riprese bonari ala madre. -Hanamichi, è ora di alzarsi! Su piccolo è quasi mezzanotte!-


Il rossino riemerse lentamente dal sonno impiegando qualche istante a riconoscere la stanza in cui si trovava.


Si accorse quasi subito che la flebo gli era stata tolta e che si sentiva molto meglio.


Si mise a sedere sul letto notando tutta la famiglia Rukawa, volpino compreso.


Era notte fonda, la stanza era buia, anche se lui riusciva a vedere benissimo.


Quasi a leggergli nel pensiero Kaede spiegò:
-Certe caratteristiche feline rimangono anche quando sei umano, tipo, appunto, la vista notturna. Ora alzati, è quasi mezzanotte.- lo informò gelido restando appoggiato al muro della propria stanza con le braccia conserte al petto.


-O...ok...- Si alzò ancora incerto sulle gambe non sapendo cosa fare.


-Stai tranquillo, non farà male... sentirai solo un po' di formicolio la prima volta!- lo rassicurò il padre della volpe.


-Va bene...- assentì sentendosi a disagio. Lo fissavano tutti e regnava un silenzio piuttosto pesante.


Non sapeva come comportarsi e per di più cominciava seriamente a preoccuparsi.


Stava per diventare un gatto!


E avrebbe continuato a diventarlo per tutte le notte della sua vita!


A meno che qualcuno lo scoprisse e lo costringesse alle sembianze feline fino alla fine dei suoi giorni!


Non era più tanto sicuro di voler assistere alla propria trasformazione!


Avrebbe voluto tornare a dormire e svegliarsi il giorno dopo senza accorgersi di nulla.


-Rilassati, non c'è alcun bisogno di avere paura.- lo incoraggio Sara.


-Ma... ma voi due resterete qui? Non c'è il rischio che io non...- balbettò riferendosi alla ragazzina e a suo padre.


-Oh no, non ti preoccupare! Sara è un gatto mannaro dormiente e mio marito si è comunque legato a me che sono un gatto, non c'è alcun pericolo, non temere, sei al sicuro.-


Poi tornò il silenzio.


Hanamichi era agitato, mancavano pochi minuti alla fatidica mezzanotte e lui non poteva non sentirsi nervoso.
E quel dannato volpino non lo aiutava minimante! Se ne stava appoggiato a quel muro tranquillo e beato mentre lui era lì a rodersi il fegato!


Se quello stupido si sentiva così in colpa poteva anche fare qualcosa!!


La madre del giovane tirò una gomitata al figlio intimandogli di andare a rassicurare il compagno di squadra.


La volpe la guardo gelido per poi sbuffare e lasciare il suo comodo supporto per avvicinarsi al rossino che lo guardò truce.


Kaede lo ignorò poggiandogli una mano sulla spalla.


-Andrà tutto bene, vedrai.-


Hanamichi ringhiò.


-Certo che per essere uno che si sente in colpa lo mascheri proprio bene! Non mi stai aiutando affatto!- lo accusò in un sibilo.


-Hn...-


-Avanti Kae!! Cerca di sforzarti un po' di più!!- lo incitò lo zio. Hanamichi si godette pienamente la scena, ora il volpino sarebeb stato costretto a dirgli qualcosa di carino!


Il moro sbuffò roteando gli occhi.


-Sta tranquillo, non ti succederà nulla di male, vedi di starmi dietro, non combinare guai.- elencò.


-Eh bhe! Ora si che va decisamente meglio!- commentò sarcastico il padre.


-Kae sei incorreggibile!- lo ammonì la cugina.


-Ho allevato un ghiacciolo, non un figlio!-


-Ah non guardate me! Io sono lo zio acquisito! Sono innocente!-


-Io lo trovo carino!- commentò la zia.


-Ma come carino! Quel povero ragazzo è un cucciolo spaventato e mio figlio lo tratta con lo stesso tatto con cui parlerebbe a un armadio!-


-Io non sono un cucciolo spaventato!-


-Infatti sei un do'hao...-


-Kitsuneeeee!!!-


-Come fai a chiamare cucciolo uno alto due metri??- chiese indignata Sara.


-Per me rimane sempre un cucciolotto indifeso!-

-Ma veramente io...-


-Guarda che il 'cucciolotto indifeso' fa a botte tutti i giorni con nostro figlio, io direi che è tutto fuorchè indifeso!-


-Gurdate che è la volpe che inizia!-


-Do'hao!-


-La smetti di offendere sacco di pulci???-


-Io li trovo comunque carini insieme!- commentò la zia.


-La smettete di parlare come se non ci fossi??- dissero in coro i due giocatori scatenando l'ilarità dei parenti del moro.


Il pesante silenzio e la tensione erano ormai un lontano ricordo.


Il gruppetto continuò a scherzare fino a che il pendolo della sala da pranzo non cominciò a battere i dodici rintocchi della mezzanotte.


Hanamichi si voltò istintivamente verso il compagno di squadra che lo guardò intensamente negli occhi dantogli supporto morale.


La mezzanotte era infine arrivata.

 

continua

 

 

 

 

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