Con questa fic faccio i miei migliori auguri alla grande Hymeko che compie gli anni!^^ tantissimi auguri tesoro!^^

 

Pairing Ruhana

Raiting R

 

 

Dopo Mezzanotte

di Eny

parte I

 

 

 

I suoi passi erano stanchi e pigri.


Strisciavano leggermente sull'asfalto color pece della strada, dato che non si sforzava più di tanto nel sollevarli.


-Sono a pezzi...- borbottò Hanamichi massaggiandosi le spalle indolenzite e spalancando la bocca in uno sbadiglio.


La serata era abbastanza mite, la primavera era appena arrivata e portava con se il porfumo dei ciliegi in fiore.


Con la scusa che le giornate si allungavano e le temperature erano decisamente più elevate il Gorilla lo faceva allenare come uno schiavo.


La cosa, però, cominciava ad innervosirlo.


Akagi aveva come la pretesa che lui non avesse mai null'altro da fare se non stare lì con lui in palestra ad allenarsi.


-Stupido primate!- sbottò nervoso.
La cosa che lo mandava più in bestia è che pretendevano da lui tutto e subito. Loro la loro gavetta se l'erano fatta in pieno, lui si allenava fino a sette ore al giorno col gorilla e si sentiva dare, oltretutto, dello scansafatiche!
Lo mandava su tutte le furie!


Per lui era scontato che Hanamichi dedicasse ogni suo istante libero al basket e agli studi, non calcolava il fatto che lui aveva degli amici e che incontrarli e uscire con loro era un suo sacrosanto diritto!
Per non parlare della casa! Akagi poteva arrivare a casa e sedersi a tavola con la pappa pronta, i vestiti stirati e puliti nell'armadio e la casa riassettata e linda!


Lui rientrava e doveva cucinarsela la cena, doveva lavare i vestiti, riordinare e spolverare casa, fare le spese. Del resto lui viveva da solo ormai da tre anni.


Si stiracchiò allungandosi il più possibile sbadigliando nuovamente.


Era ormai mezzanotte passata, l'allenamento era finito, il suo allenamento, alle undici e mezzo.
Imboccò distrattamente un viale laterale, un posto buio, ma una scorciatoia per arrivare prima alla sua adorata casetta e al suo amatissimo letto. Avrebbe mangiato il giorno dopo.
-Ma che sonno....- biascicò. Ora vagamente poteva capire cosa provasse Rukawa quando si addormentava in piedi.


-Mi starà venendo una Kitsunite acuta....- Suppose stiracchiandosi nuovamente.


Un rumore tuttavia lo fece voltare di scatto.


I suoi occhi castani si socchiusero cercando di identificare qualcosa nell'oscurità che lo circondava. La via non aveva lampioni e quella era notte di luna nuova. Il cielo era costellato dalle stelle, ma benchè tante non riuscivano a rendere più visibile l'oscuro vicolo.


Sakuragi scosse le spalle con indifferenza voltandosi nuovamente a riprendere il cammino allungando il passo.
Assurdo! Lui allungava il passo per un rumorino nel vicolo?! Il mitico Tensai??


Assolutamente no!


Scuotendo la testa riprese la sua andatura placida e tranquilla determinato a non lasciarsi spaventare.
Ma nonostante i suoi buoni propositi acutizzò i sensi rendendoli più vigili.


-Dai Hana! Sarà un gatto...- cercò di tranquillizzarsi senza troppo successo. Si trovò ad accellerare nuovamente il passo e questa volta non si impose di rallentare.


Un nuovo rumore dietro le sue spalle lo fece voltare di scatto con sguardo rabbioso.


-Chi c'è?!- abbaiò cercando di nascondere l'ansia che lo invadeva.


I peli alla base del collo erano ritti e il suo cuore non seguiva propriamente un ritmo normale per battere.
Il buio e il silenzio furono la sola risposta che ottenne.


-Avanti! Vieni fuori se ne hai il coraggio!- minacciò. Attese ancora, ma nessuno sbucò fuori dall'ombra e il rossino cominciava veramente a sentirsi ridicolo.


Riprese la sua strada per l'ennesima volta con tutta l'intenzione di arrivare al più presto a casa e mettere la parola fine a quella giornataccia.


Ripensò al fatto che presto avrebbe dovuto affrontare seriamente il gorilla e fargli capire che lui, materialmente, non era in grado di sostenere le sue pretese. Già una volta Anzai gli aveva suggerito di allentare un po', era veramente troppo e nessuno pretendeva che diventasse un fuoriclasse in pochi mesi. Lui aveva ribattutto che era già un fuoriclasse, che non si stancava di certo per qualche ora supplementare. Dopo, in disparte, lo aveva ringraziato e rassicurato sul fatto che ne avrebbe parlato presto al capitano.


I suoi pensieri furono nuovamente interrotti da un nuovo rumore, dietro di lui, nell'oscuro viotto. Stavolta non si voltò, tirando dritto allungando maggiormente il passo.


Emise un gemito strozzato e il suo cuore perse un battito quando di fronte a lui, dal nulla, spuntò un'ombra che gli tagliò la strada.


Balzò indietro col cuore in gola.


Era troppo buio. Non riusciva a distinguere bene le forme.


Lui detestava non avere il pieno controllo della situazione!


Il suo sguardo saettava da destra a sinistra e viceversa, gli occhi ridotti a due fessure nel disperato di tentativo di vedere qualcosa, qualsiasi cosa.


Cominciava seriamente a spaventarsi, sudava freddo, la sua schiena era percorsa da rivoli gelidi.
-Chi va là?- urlò con nota isterica nella voce.


-Meoww- un gatto decisamente grande comparve di fronte ai suoi occhi apparentemante dal nulla.
Hanamichi ci impiegò qualche secondo a mettere a fuoco la sagoma dell'aniomale, ma una volta fatto, tirò un rumoroso sospiro di sollievo sentendosi uno stupido.


Era solo un gatto dopotutto.


Solo uno stupido... gatto ...

 

Perchè quasto non lo tranquillizzava?

 

-Meowwwww!!!!- miagolò nuovamente il felino di fronte a lui. Per un momento la luce delle stelle si riflesse negli occhi del gatto e Hanamichi notò, non propriamente con serenità, il fatto che il gatto era molto, molto grande.


-Un..gatto...- biascicò cercando di darsi un contegno. Inspirò profondamente sospirando cercando in tutti i modi di sentirsi in qualche modo sollevato dal fatto che quello fosse un semplice gatto, perchè quello non poteva che essere un semplice gatto...


-Mi hai fatto spaventare!- ansimò tirando dritto cercando di dribblare il micio che puntava i suoi occhi inquietanti su di lui.


Ma appena si mosse il micio cominciò a soffiare minacciosamente al suo indirizzo facendolo bloccare.
-Fantastico!- sbottò. Ci mancava solo che un gatto isterico non lo lasciasse tornare a casa! Decisamente, quella, non era giornata!


-Senti! Fammi tornare a casa! Non ti rompo le scatole!- cercò di spiegare per poi scuotere la testa. Non ci poteva credere! Parlava col gatto ora! Era proprio andato.


Fece un passo, deciso ad andarsene, ma il gatto gli si parò davanti minacciandolo con gli occhi iridescenti e il suo soffiare.


Dannazione! Lui, quel gatto, manco riusciva a vederlo! Voleva solo tornarsene a casa.


Lo ignorò camminando deciso, ma il miagolio seccato lo seguì bieco.


-Ci vediamo sacco di pulci..- sbuffò seccato caricandosi meglio la cinghia della sacca sulla spalla scuotendo la testa.


Perfino col gatti litigava quel giorno!


Proprio da dimenticare...


Rimuginando sulla pessima giornata passata non si accorse che il gatto gli si era lanciato contro, almeno fino a che la zampata poderosa non. lo colpì alla schiena.


Sentì gli atrigli della bestia lacerare la stoffa della camicia e penetrare a fondo nella sua carne.


Le unghie affilate incisero quattro profondi solchi sulla schiena abbronzata di Hanamichi che si inarcò con un urlo strozzato cadendo sulle ginocchia.


La prima cosa coerente che pensò fu che quello non poteva essere un gatto.


Quelle lame affilate erano ben più grosse di quelle di un comune felino domestico.


Gemette alzandosi in piedi cercando con sguardo furioso quella dannata bestiaccia.


-Vieni fuori brutto schifosa bestiaccia!!- sbraitò brandendo la sacca per picchiare quella bestiaccia. Il violento soffiare del gatto nell'oscurità lo fece voltare con uno spasmo.La schiena bruciava da impazzire, gli sembrava di avere centinaia, migliaia di aghi che si infilzavano nell sua schiena.


Sentiva la poco rassicurante sensazione del sangue che gli incollava la camicia a pezzi alle ferite.


E il gatto lo accontentò.


Il rossino non poteva vedere quasi nulla in quell'oscurità fitta e densa.


E quel gatto lo sapeva, eccome se lo sapeva...


Sapeva anche che lui era molto silenzioso rispetto a quell'umano così rumoroso.


Lui poteva vedere, lui poteva sentire.


Sakuragi, no.


Spiccò un salto spalancando le sue fauci mordendo il braccio sinistro di Hanamichi, conficcando le unghie nell sua carne tenera di ragazzo per reggersi.


Il giovane urlò con tutto il fiato che aveva in gola scuotendo il braccio, cercando in ogni maniera di staccare il felino dal suo arto.


Ma l'unico risultato che ottenne, fu quello di sentire la carne del suo braccio strapparsi.
Mai aveva sofferto tanto.


Sentiva quelle dannate unghie farsi largo nella sua carne, i suoi aguzzi denti da predatore dilaniare la sua pelle, la saliva mischiarsi al suo sangue.


Urlò ancora accasciandosi stranamente privo di forze al suolo.


Il dolore si irradiò come un fiume in piena in tutto il suo corpo.


Per la prima volta in vita sua si ritrovò ad implorare l'aiuto di qualcuno.


Cadde al suolo, la sacca abbandonata accanto a lui, il gatto ancora ancorato al suo braccio.


Sentiva le forze scivolargli via piano.


Forse aveva reciso una vena o un'arteria e stava piano piano morendo...


Che modo stupido di morire, si disse.


Ucciso da un gatto... Ironica come faccenda.


Il felino estrasse i suoi canini dalla carne dorata, strappando ad Hanamichi un ansito spezzato di dolore.


L'adrenalina che gli scorreva in corpo si dissolse in un attimo di fronte all'amara evidenza della morte.


Era troppo avvilito perfino per spaventarsi.


Non era giusto, aveva solo sedici anni..

.
Si trovò a piangere senza accorgersene.


Non voleva morire, eppure non poteva fare nulla per impedirlo.


Totalmente impotente mentre qualle belva mascherata da gatto banchettava con il suo sangue.


Il dolore era talmente intenso che aveva perfino perso la percezione del braccio.


Per quel che sentiva, poteva essergli stato mozzato.


E in quel vicolo il buio era troppo fitto, troppo denso, i suoi occhi erano così stanchi che non riuscivano a vedere nulla di quello che stava succedendo. Dove fosse il gatto, non lo sapeva.


Cosa ne fosse del suo braccio, nemmeno.


Era paralizzato.


Non riusciva a muovere un muscolo.


Anche il suo respiro si stava riducendo a un mero rantolo esausto.


Stava per perdere i sensi, o forse stava per morire, quando un suono graffiante lo riportò indietro dall'oblio: un miagolio che più che un miagolio sembrava un ruggito iracondo si aggiunse al costante soffiare del suo aggressore.


Non poteva vedere, ma sentiva distintamente i due gatti litigare furiosamente.


Di sfuggita notò l'ombra dell'ultimo arrivato aggredire il primo ingaggiando una lotta furiosa.
Magari stavano discutendo su chi doveva papparsi quel gustoso bocconcino... pensò amaramente.


In un ultimo riurgito di voglia di salvarsi si sollevò faticosamente sul braccio destro che era sicuro di avere ancora.


Una fitta spaventosa al braccio sinistro lo rincuorò del fatto che ancora ne era in possesso.


Cercò di non urlare dal dolore per non attirare l'attenzione delle due bestie che litigavano furiosamente facendo cadere bidoni della spazzatura emettendo versi raccapriccianti.


Riuscì a strisciare allontanandosi dalle belve con enorme fatica.


Non riusciva a capire.


Era vero, era ferito e anche in modo serio, ma perchè si sentiva così debole, strano, come se il suo corpo non gli appartenesse più?


Non riusciva nemmeno a identificare se la sua incapacità di vedere fosse causata dall'oscurità della strada o da un'improvvisa cecità.


Artigliò il cemento con le unghie per spingersi ancora un po' più in là, cercando di mettere più distanza possibile tra lui e quelle due tigri in mignatura, ben sapendo che in un balzo i due avrebbero coperto abbondantemente la distanza da lui faticosamente percorsa.


Non riuscì, tuttavia, a trattenere un urlo devastante quando il suo corpo fu sconquassato da una scarica di dolore terribile che colpì ogni cellula del suo organismo.


Chiuse gli occhi in un disperato tentativo di far svanire la sensazione dei bulbi che schizzavano fuori dalle orbite. Li sentiva pulsare e per un momento temette veramente che esplodessero.


Si accasciò al suolo in preda alle convulsioni più terribili che avesse mai avuto in vita sua.


In quel momento non pensava ad altro se non a sperare che tutto quello finisse al più presto.


In un modo o in un altro.


Aprì gli occhi rantolando disperato distinguendo di fronte a se l'immagine regale di un gatto nero dagli occhi viola che lo guardava con sguardo fiero anche se sembrava leggermente preoccupato.


Non si chiese il perchè riuscisse a vederlo.


Non si chiese chi fosse quel felino.


-A...aiu...to..- annaspò in un rigurgito di voce allungando la mano sana che comunque, notò, era macchiata di sangue.


-Ti...prego...- non gli importava di star implorando un gatto di salvarlo. E quel micio lo guardava con la testa inclinata, con uno sguardo strano nelle iridi, quasi provasse dispiacere per lui.


Quello, comprese, non era certo il gatto che l'aveva aggredito, era molto probabilmente il felino che lo aveva 'salvato'.


Vomitò nuovamente sangue sentendo lo stomaco contorcersi e la gola bruciare.


La mano protesa verso lo strano animale si afflosciò esausta sull'asfalto.


Sopraffatto dal tremendo dolore che lo affliggeva i suoi occhi cominciarono ad appannarsi.


Hanamichi smise di dimenarsi dal dolore rimanendo immobile sull'asflato scuro di una strada buia che così tante volte aveva imboccato, ma che proprio quella sera si era rivelata fatale dopo mezzanotte.

*******************************************************************

Aprì gli occhi lentamente. Più per istinto che per altro.


La prima cosa che pensò appena la sua mente aveva ripreso a lavorare fu:' sono vivo'.


Era ancora confuso e i ricordi erano ancora poco chiari nella sua mente.


Era stanco...


Chiuse esausto gli occhi ma la prima coa che vide fu un gatto.


Un gatto che lui aveva già conosciuto.


Il miagolio furioso e gli artigli che si infilzavano nella sua carne. Sbarrò gli occhi ansimando terrorizzato incontrando l'asettico soffitto bianco di una stanza.


Un nuovo tremito gli sconvolse il corpo.


-Calmati...- si impose portando la mano destra alla fronte notanto, solo in quel momento, la flebo di sangue attaccata al suo braccio.


Sussultò sconvolto girandosi di scatto osservando sorpreso il sacchetto di liquido rosso pieno a metà appeso accanto al letto su cui si trovava.


-Ma cosa...- biscicò non comprendendo cosa ci facesse in quel posto.


Cercò di tirarsi a sedere ancora frastornato, ma il dolore lancinante alla schiena e, soprattutto, al braccio sinistro lo fecero ricadere pesantemente sul materasso.


Cosa era successo?


Dove si trovava?


Perchè era in quello stato?


Quando la sua mente formulò l'ultima delle domande il terrificante frastuono del miagolio furioso e degli artigli nella propria carne, piombarono nuovamente nei suoi ricordi, facendogli recuperare la memoria sull'accaduto.


-...I gatti...- ansimò rammentando. Sollevò incredulo le braccia osservandosi le mani e l'arto sinistro abbondantemente fasciato.


-Sono vivo...- constatò incredulo.


Forte di questa certezza si guardò intorno per capire dove diamine fosse finito.


Notò un poster con un giocatore di basket accando alla finestra che aveva le tende tirate.


Decisamente non è un ospedale questo... constatò guardandosi in giro vedendo una scrivania, un armadio piuttosto ampio.


Non era nemmeno camera sua, e neppure quella di Yohei...


Ma dove diavolo era?!??!


Cercò di muoversi quando vide che sul comodino c'era un bigliatto con sopra un bicchiere d'acqua.


La sua gola secco trovò quest'ultimo molto invitante e, dimentico della lettera, arraffò il bicchiere attento a non strapparsi via la flebo, e finalmente soddisfò la sua arsura.


Prese poi curioso il promemoria e la prima cosa che notò era la calligrafia elegante con cui era scritta.


<Nell'assurdo caso in cui tu riuscissi a muoverti,....> cominciò a leggere a mente inarcando un sopracciglio di fronte alle parole schiette del fantomatico soccorritore.


<...cosa di cui non dubito visto il soggetto,...> non sapeva se quello fosse esattamente un complimento...


<ti proibisco TASSATIVAMENTE di uscire da questa stanza. Non toglierti la flebo, hai bisogno di tutto il sangue che c'è nel sacchetto. Se devi andare in bagno la porta è sulla sinistra (dalla parte del braccio fasciato....)...> ma lo prendeva per imbecille?!?!?!


< In ogni caso, sei vivo e quasi vegeto se non l'avessi notato...> questo tizio aveva decisamente dei modi di fare irritanti...


<Comunque, dato che non mi fido assultamente di te....> Mica era un ladro!!!


< e che se ti si dice di non fare una cosa, tu, automaticamente, la fai,...> ma questo qui lo conosceva, per caso???


< Ti ho chiuso in camera a chiave...> COSA?!?!!?


<vedi di non demolirmi la stanza> per ripicca lo avrebbe volentieri fatto!!!


< ricordati che ti hanno quasi sbranato... fossi in te non cercherei di sfasciare qualcosa per ripicca...>

ma...ma...ma gli leggeva nella mente sto carciofo!!! <..o 'sta volta ci resti secco...e io non ho voglia di trovarmi un cadavere in camera...mi farebbe alquanto schifo...> eccerto! Povero! Potrebbe schizzarsi il muro e la moquette di sangue!! < per non parlare del fatto che mi schizzeresti di sangue i muri e il pavimento e poi mi toccherebbe pulire...> Quel tizio, chiunque fosse, lo conosceva troppo bene per i suoi gusti! Ma chi cavolo era?!?!?


< Aspetta buono buono che torni, così ti do' anche qualcosa da mangiare, non dovrei impiegarci molto.> Basta?!

Tutto qui?! Non gli diceva neppure chi era, quell'infame!! A parte trattarlo come un criminale scemo non aveva fatto altro!


Le sue imprecazioni a mezza voce furono interrotte dal suono di una chiave che entrava nella toppa della porta.


Trattenne il respiro mentre il suo cuore accellerava i battiti. Con enorme sforzo si tirò a sedere osservando con angoscia crescente la maniglia della porta muoversi abbassandosi.


La porta si aprì lentamente rivelando la sagoma filiforme del suo salvatore.


Hanamichi rimase pietrificato. Spalancò la bocca aprendola e chiudendola cercando di dire qualcosa, qualsiasi cosa!


Ovviamente facendo solo la figura del pesce.


-Ti sei svegliato.- constatò il ragazzo chiudendo la porta.


-Ru...RUKAWA?!?!?!?- urlò incredulo davanti alla figura del volpino, il quale alzò indifferente un sopracciglio.


-Complimenti per l'arguzia!- lo sfottè ironiacamente.


-Ma...ma tu...tu che ci fai qui?!?! E io!!! Io cosa ci faccio qui!?!?- sbraitò traumatizzato dalla scoperta.


La volpe lo osservò per qualche istante scuotendo poi la testa rassegnato.


-Con un enorme, mastodontico sforzo, la seconda domanda potrebbe pure risultare sensata...- rispose incrociando le braccia alabastrine al petto, spostando il peso dal piede sinistro a quello destro.


-Per la prima... sei un do'hao! Io ci vivo qui! E' casa mia, sai?-


-Era una domanda retorica, volpino deficente!- sbraitò -Cosa divolo ci faccio a casa tua!?-


Rukawa allora si comportò in un modo veramente insolito per lui: abbassò lo sguardo passandosi imbarazzato una mano tra i capelli.


-Mi hai chiesto aiuto, io ti ho aiutato.- rispose pacatamente pronto a dare tutte le spiegazioni necessarie.


-Io non ti ho chiesto proprio nulla!- rimbeccò aggrottando le sopracciglia cercando di ricordare ogni dettaglio di quello accaduto nel vicolo.


Ricordava di aver chiesto aiuto... ma era sicuro che in quel vicolo a parte lui e i due gat.. ehi! Lui aveva chiesto aiuto al gatto!! Quel gatto nero.


-L'hai fatto invece.- insistette con voce tranquilla.


Non si arrabbiava per lo scetticismo del rossino, il che era strano, pensò Hanamichi. Come se lui sapesse qualcosa che comprendeva non fosse facile da accettare.


-Io ho chiesto aiuto ad un gatto... un gatto nero! Stavo male! Non sapevo quello che dicevo! Non c'era nessun'altro nel vicolo! Sono sicuro!-


-Io...io ero quel gatto.- confessò in un soffio.

 

continua....

 

Ancora auguri Hymeko!^^

 


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