Questa
fic è un po' assurda.
Era
partita dall'idea di essere una Hana-Ru, ma poi, non so perchè, Sendoh ha
deciso di mettersi in mezzo, ed in tal modo è diventata pure una Sen-Kosh,
terreno assai spinoso e nuovo per me. Ad ogni modo, la colpa di un'eventuale
frittata cosmica è solo del porcospino: mi sono lasciata impietosire dalle sue
suppliche ed ho deciso di fargli fare bella figura, una volta tanto...
Don't stop
fighting for love di
Dream
Prendo
in mano l'ennesimo boccale di birra ordinato in questa serata maledetta e
fisso il mio viso riflesso nel liquido ambrato. Tento un sorriso, ma
risulta tirato, falso, ben diverso da quelli che sfoggio di solito.
Io
non sono un tipo che finge, o si mostra discorde rispetto a quello che è:
se abitualmente conservo un'aria spensierata e serena, questo avviene
perchè lo sono realmente. Sì, sono un ragazzo comunemente definito
ottimista nei confronti della vita, che non vuole abbattersi di fronte
alle molte prove che essa ci pone di fronte. Perchè buttarsi giù o
tentare sempre di vederla dal lato sbagliato? Ho il basket, una famiglia
splendida, degli amici che mi vogliono bene, e poi ho lui!
Ma
stasera posso solamente affermare che...Ho avuto lui.
Svuoto
d'un fiato il bicchiere, posandolo sul tavolo con un moto nervoso e
stizzito. Ora veramente non
me la sento di manifestare un'allegria che non provo...Dio solo sa quanto
sia difficile fingere uno stato d'animo che in realtà è diametralmente
opposto al tuo, ed adesso non ho nemmeno voglia di tentarci!
Ho
ammesso, certo, che non errano gli altri a considerarmi una persona ilare
e fiduciosa in generale, una con cui avresti sempre voglia di uscire per
divertirti. Il problema però è che molti si sono semplicemente fermati
qui, forse perchè fa loro comodo ignorare il resto di me. Non è reale
che io sia solo un ebete senza sentimenti che sta, stava, con Koshino
solamente per portarselo a letto. Non è vero che io abbia avuto altre
storie mentre ero assieme a lui, nè che mi piaceva nel frattempo Rukawa.
Non è affatto giusto proclamare per ogni dove che io sia un hentai. O
meglio, lo sono solo nei suoi confronti, intendiamoci.
Sono
brioso e vivace, lo riconosco senza problemi, perchè dovrei
farmene?
Ma
ho anch'io un cuore che soffre e geme, un orgoglio che grida, un amore che
scalpita.
Tuttavia
qualcuno che ha saputo andare oltre c'è, e quel qualcuno ora mi è seduto
di fronte, ad ascoltare pazientemente questo fiume di acide parole, che
permettono di far sfogo della sfiducia e del dolore che mi
corrodono.
Anche
per lui vale quanto ho detto. Anche lui è stato approssimato. Lo hanno
sempre considerato solo un idiota, un genio fallito, un insopportabile
attaccabrighe, senza osservarlo davvero.
Ed
è strano che ora sia proprio Hanamichi la persona da cui vado a farmi
consolare, quando anni fa mi avrebbe volentieri ammazzato di botte,
accecato dall'inutile gelosia che sentiva per me, spinto da quelle voci
che sbandieravano una mia presunta cotta per quello che era il suo
ragazzo. Tuttavia poi ci siamo chiariti, ed è stato lui ad avermi dato
una mano per farmi avanti con Koshino, così come è da me che è venuto a
singhiozzare quando, finita la storia con il suo adorato Kaede, questi è
partito per l'America, tre anni fa.
Ora
però sono io a subissarlo di parole, recriminazioni, delusioni, speranze
e sogni infranti. Quanta frustrazione repressa traspare dalle mie frasi...
So
che mi può capire, che solo lui vuole farlo, a ragione della situazione
analoga alla mia che ha affrontato, ed anche del suo carattere molto
maturato.
Così
per ore gli ho descritto, o perlomeno tentato di farlo, l'amore
imbrigliabile che mi lega al mio Hiro, e di come esso non abbia potuto
evitare le incomprensioni e le liti nate fra noi, che ci hanno
inevitabilmente condotto al crollo finale: il mio dolore per non aver
visto contraccambiato questo sentimento con la giusta intensità, il suo
carattere ostinato, chiuso, teso a non avermi mai voluto dimostrare i suoi
sentimenti. Gli scatti d'ira, e le delusioni che riceveva al lavoro e che
poi prontamente scaricava su di me, come questa fosse stata la cosa più
naturale...E la sua insana e possessiva gelosia, il suo non volersi fidare
di me, le accuse che hanno accompagnato qualsiasi mio disinteressato
sguardo ad altri ragazzi, o ragazze...
Ormai
non facevamo altro che litigare e trovare nuovi modi per offenderci e
ferirci il più possibile. Se penso che mi ha accusato addirittura di
farmela con Hanamichi!
Lui,
quando glielo confesso, non batte ciglio e si limita a sorridere beffardo.
Già, chissà quante volte doveva aver insinuato a sua volta a Rukawa di
fare il doppio gioco con me...
Era
trascorso un mese da che non facevamo più sesso, ormai, cosa che prima
contribuiva a calmare l'atmosfera e rinsaldarci un po'. Ora ci evitavamo
anche in casa, accampavamo scuse per non parlarci, per mantenere le
distanze fra noi.
Un'ora
fa, ho deciso di dare il taglio finale. Ci siamo lasciati. Era da molto
che mi ripetevo di farlo, ma non ne avevo mai trovato bastante
coraggio.
Adesso
ci sono riuscito, ma non me ne sento orgoglioso, il mio cuore
sanguina...
"Cosa
vuoi sapere da me? Vuoi che ti dia consigli su come agire, cosa fare? E'
questo che vuoi, evitare di prendere tu stesso delle decisioni, trovare
qualcuno che affronti la situazione per te, a cui scaricare le tue
responsabilità?"
E'
molto diretto. Capisco che è incazzato, ma non ne comprendo l'effettivo
motivo.
"Volevo
qualcuno disposto ad aiutarmi. Scusami se ho creduto che tu avresti potuto
esserne interessato!"
"Akira,
sinceramente, tu cosa senti per Koshino?"
"Che
razza di domande idiote fai, Hana? Sei l'unico forse a sapere quanto lo
ami!"
"E
ti sei arreso così?"
Mi
sento piccato, offeso da questa non tanto velata insinuazione, o
provocazione, che mi porta ad essere pungente, per potermi difendere.
"Non
dovresti essere tu a rimproverarmi di questo, quando non hai fatto nulla
per trattenere il tuo Kaede!"
Mi
pento subito di quest'affermazione acida, uscita d'impulso dalla mia
bocca, notando l'aria triste che assumono i suoi occhi nocciola.
Cristo,
ho la stessa delicatezza di un ippopotamo incimurrito che coglie un fiore!
Ho sputato fuori una crudeltà bella e buona. So che ora ha una storia con
un suo compagno di Università, ma so altrettanto bene che non gli è mai
passata, che non è ancora riuscito a dimenticarlo, se mai questo
rimpianto potrà un giorno abbandonarlo. Certi amori durano per sempre, le
loro cicatrici non si rimarginano mai completamente, sono sempre pronte a
sanguinare alla minima mozione. Lui si è fidato di me, facendomi oggetto
delle proprie confidenze, ed io ora le sto usando proprio per fargli del
male: che grande amico...
"Scusami."
"No,
in fondo hai ragione. E' di questo che sempre mi rimprovero, di averlo
indotto a lasciarmi, di avergli permesso di andarsene. Perchè? Orgoglio,
paura, stanchezza... Non so. Ma ora me ne pento, con tutto il cuore. E, ad
essere sincero, quando mai ne sono andato fiero? Tu lo sai..."
Trae
dalla tasca il portafoglio. Immagino che voglia saldare il conto, ma vedo
che ne estrae un foglio accuratamente ripiegato, sgualcito dalle molte
volte in cui è stato riletto, e me lo porge.
"Tieni.
Apri e leggilo, voglio che tu lo faccia, perchè desidero che tu non cada
nel mio stesso errore."
Lo
svolgo ed inizio a percorrerne le prime righe.
"Hana,
Molte
volte mi hai ripetuto che non è l'amore ad aver bisogno di trovare una
via, ma che sei tu a dover scoprire il giusto percorso che conduce ad
esso."
Mi
interrompo, comprendendo chi sia l'autore di questa lettera. Sono a
disagio, non sono convinto di doverla leggere, poichè fa parte della vita
privata di Sakuragi, in cui io non ho il diritto di intromettermi. Lui però
intuisce il motivo della mia esitazione e mi accenna di proseguire.
"La
strada da battere talora è larga, piana e priva di ostacoli, ma c'è
anche chi si inerpica
su sentieri sassosi e cosparsi di sterpi, inciampando più volte,
arrendendosi pure.
Pare
che quest'ultima immagine ci rispecchi alla perfezione...Perchè talvolta
il sentimento solo non è sufficiente a garantire per una coppia.
Io
ho creduto di aver scoperto la giusta direzione, ma mi sono imbattuto in
un vicolo senza uscita. E nonostante ciò ora vorrei ancora poter dire che
tutte le mie strade conducono a te, dimenticando di non poter seguitare a
percorrerle.
Per
noi, Hana, l'amore è giunto di getto, ci ha colpiti, storditi, spinti
l'uno verso l'altro. Smarriti, noi ci siamo uniti, abbiamo violato i
rispettivi spazi, sconvolto le nostre esistenze, mutato le consuetudini...Ma
non è bastato.
Ero
convinto che la nostra relazione sarebbe durata in eterno: giorni a
fuggire, notti a nasconderci dagli sguardi indiscreti degli altri,
sperando che tu fossi la mia cura interiore...Respirando il fuoco che ci
bruciava, e che contribuivamo ad alimentare: non abbiamo ansimato assieme
immersi nel buio? Non abbiamo affrontato il pregiudizio della gente? Non
abbiamo conosciuto l'uno attraverso l'altro il piacere ed il dolore? Non
ci siamo donati il cuore?
Eppure...Cosa
ha spento questa fiamma che giudicavo inestinguibile? So solo che poi
hanno preso spazio dei silenzi colmi di rancore, la tua rabbia verso la
mia presunta indifferenza e incapacità di provare dei sentimenti, il mio
dolore per il tuo non volermi tentare di aiutare, frustrazione di non
riuscire più a incontrarci, ognuno arroccato sul bastione del proprio
orgoglio, sofferenza per non essere in grado di diventare come tu mi
volevi, urla, gelosia, accuse crudeli...E la rottura finale: mi hai posto
ad un bivio, hai voluto che compissi una scelta definitiva, non hai usato
comprensione, nè pietà. O te, o la mia carriera di giocatore
professionista.
Allora
mi sono definitivamente reso conto che, in questo modo, fra noi non
avrebbe mai potuto funzionare: se il tuo egoismo è talmente grande da
volere come sterile prova d'amore la rinuncia al mio sogno di vita, questo
significa che tu non tieni affatto alla mia felicità, ai miei
desideri...A me stesso insomma. Ho rifiutato molto per te, per amor tuo,
ma non puoi chiedermi di desistere anche da questo, da ciò che fino al
mio incontro con te è stata la ragione per cui ho seguitato a vivere.
Non
potrei accettare, in futuro, di dover essere sempre io quello che soffre,
che si mantiene nell'ombra, fra noi due. Non ti rendi conto che in questo
modo la nostra diverrebbe solo un simulacro di unione?
L'amore
è fatto anche di privazioni a cose meno importanti, ma esse devono essere
effettuate da parte di ambedue. Speravo lo avessi capito, ho cercato di
fartelo comprendere, non ci sono riuscito. Devi maturare, Hana.
Ed
ora, anche se ti amo, non riesco più a sollevarmi oltre, a superare i
sacrifici a cui mi costringi, a seguitare ad inerpicarmi per questa
tortuosa mulattiera che è la nostra storia.
Trova
te stesso altrove, ma non cercare più te stesso in me. Non sono in grado
di fornirti risposte per ciò che vuoi sapere, nè posso darti come
offerta sacrificale lo spreco di tutti gli sforzi della mia esistenza.
Mi
dispiace. Speravo di aver trovato dentro di te quanto stavo cercando, ma
evidentemente sbagliavo. Tuttavia quest'illusione ha rischiarato per un
breve attimo il mio cammino.
Grazie
per l'amore che sei riuscito nonostante
tutto a palesarmi, amore che non avrei mai immaginato di ricevere, o anche
solo di conoscere. Non voglio incolpare nessuno per quanto è successo,
evidentemente era destino, ma ora devo andarmene. Ho mutato via,
scegliendo una viottola che mi allontana da te: è posta all'ombra, non
viene più raggiunta dal tuo calore, ed io seguito a percorrerla, pur
sapendo che ogni metro lasciato alle spalle è un tratto infinito in più
che distanzia le nostre vite.
Ormai
esse sono irrimediabilmente separate, ma non dimenticherò mai l'attimo in
cui siamo riusciti a farle incontrare, abbiamo intrecciato le nostre mani
e camminato assieme, per un po'. Credo che sarà per sempre il mio ricordo
più bello, e credo anche che non cesserò mai di rimpiangere questa mera
illusione.
Addio,
amore mio.
K."
Non
ho il coraggio di sollevare il viso dal foglio e fissare i suoi occhi.
Adesso
capisco come mai sia cambiato tanto, in questi ultimi tre anni, e da dove
abbia tratto il coraggio e gli stimoli sufficienti atti a migliorarsi. Ho
ben chiari di fronte a me i motivi che lo hanno spinto a mutarsi,
rimodellare il suo carattere, abbattere le sue spavalde convinzioni ed
iniziare a ricostruirsi con umiltà, senza arroganza.
Ora
è maturo, responsabile, sicuro di sè, ma ben alto è stato il prezzo che
ha dovuto pagare per abbassarsi ed accettare di intraprendere questa
crescita interiore, per capire che le parole del suo amore non erano
proprio prive di fondamento: posso percepire in lui la rabbia della colpa,
del rammarico.
Di
fronte alla sofferenza che, lo so, deve aver provato, non mi sento più in
grado di lamentarmi, cercare compassione, sputare accuse o
recriminazioni.
Fino
ad ora ho sempre incolpato solo Hiroaki per la nostra relazione che andava
a rotoli, ma questa semplice lettera mi ha fatto capire che in verità
siamo stati in due a deciderne le direzioni: sì, forse lui si è mostrato
talora ingiusto, sospettoso. Ma io ho mai cercato di giustificarlo, mai
provato ad aiutarlo, mai tentato di parlargli di me, di lui, di noi,
mettendo da parte la mia puerile convinzione di essere una vittima? Del
resto, non posso certo dirmi esente da colpe...Se solo ripenso alle mille
occasioni in cui il mio orribile carattere, che non ho nemmeno tentato di
frenare, ha preso il suo sopravvento sull'amore, sul buon senso,
inducendomi volutamente a ferirlo! Per vendetta, o soddisfazione
personale...
Accetterei
ora di smarrire questo legame come Hanamichi ha perduto il suo, e di
torturarmi per tutta la vita a causa di questo? No, di fronte a questa
oscura e desolante prospettiva, sento che farei di tutto pur di evitare la
mia morte interna.
Io
non voglio lasciar andare Kosh... Ma comunque preferirei buttare tutto
all'aria, pur di non cercare di riavvicinarmi a lui e scoprire se in
qualche modo si possono ricucire le trame del nostro rapporto?
Per
cosa, per chi?
Solo
ora mi rendo conto, prendo coscienza del fatto che nell'amore siano
necessari dei sacrifici, delle rinunce, delle sconfitte, se si vuole
proseguire. E non posso pretenderle solo da lui, così come lui non deve
aspettarsele solo da me.
Ripenso
al suo volto in lacrime, quando, giocando a fare la parte del duro, l'ho
lasciato. E so di dovergliele asciugare io, il solo che le ha provocate.
No,
Hiro! Io ti amo, e lo so che mi ami. Ora ti farò capire, come anche io ho
compreso, che non bisogna cessare di combattere per questo amore. Che anzi
esso è l'unica cosa per la quale valga la pena porre sè stessi in
secondo piano.
Sei
stato uno sciocco, ed io ti ho imitato. Quanto siamo infantili! E'
veramente tempo di maturare, di non giocare più alla coppia, ma di
esserlo sul serio.
Mi
alzo, preso dalla fretta, dal panico, dalla smania: ho paura, non
accetterei di arrivare troppo tardi, devo assolutamente ricostruire,
riparare.
"Hana,
io devo andare! Ti ringrazio, credo di sapere che cosa fare."
Lui
mi sorride, calmo e comprensivo: "Vai, vedrai che non tutto è
perduto. So quanto c'era fra voi, non può essersi dissolto in così breve
tempo..."
Mi
allontano in fretta verso l'uscita, ma, prima di varcarne la soglia,
rivedo lo sgurdo triste di Sakuragi e non posso evitare di voltarmi nella
sua direzione: "E tu?"
"Io
cosa?" Replica, sulla difensiva.
"Che
hai intenzione di fare? Vuoi farlo attendere ancora, o ti decidi a
dimostrargli di aver finalmente accettato e compreso cosa voleva farti
capire?"
"Ma
che cazzo dici? Pensi forse che sia disposto ad aver ancora a che fare con
me? Credi che mi abbia aspettato? E' tutto finito, ormai..."
Ma
dalle sue smentite immagino che abbia voluto molte altre volte tentare
qualcosa in esatta contraddizione alle sue effettive idee, e che non abbia
però trovato il coraggio di farlo...
Ritorno
indietro e lo afferro per la maglia: "Ficcati in questa testa da
idiota che dei rischi bisogna correrli, per amore. Che non bisogna mai
cessare di lottare, per amore. E' necessario pagare e battersi per la
felicità! Se non dimostri di poterne essere degno, essa ti si rifiuterà
per sempre! Datti una mossa, do'aho, non voglio vederti fare oltre il
salice piangente!"
Lo
sfido ancora per un breve istante con occhi fiammeggianti, ma ora decido
di andarmene. Sinceramente non ho tempo adesso di fargli da coscienza,
ricambiandogli il favore da lui datomi poco fa, con la concessione di
leggere quella lettera, e capire quindi ciò che deve essere l'essenza di
una relazione, e che sempre mi è sfuggito: non è solo l'amore ad andare
condiviso, ma anche le sofferenze, i silenzi, i problemi, i rancori. E'
infantilismo pretendere che tutto sempre vada bene: gli ostacoli ci
saranno sempre, ma un sentimento saldo e maturo offre anche il pregio di
poterli affrontare assieme, condividendone il peso su due spalle...
Bisogna
aver care le doti di chi si vuole al proprio fianco, ma anche accettarne
ed amarne i difetti, provando in due a superarli, senza arrendersi, senza
abbandonare.
Spero
che lui lo abbia inteso, come io ho fatto, e che trovi la risolutezza
bastante per attuare quanto mi aspetto da lui, e quanto Rukawa, ne sono
sicuro, spera ancora che faccia.
"Svegliati,
razza di ghiro in letargo! Ti vuoi muovere?" Mi intima una voce non
molto gentile, spalancando le persiane.
Sbadiglio
rumorosamente e mi tiro le coperte sul viso, per riparami dalla luce che
entra dalla finestra or ora aperta.
"Ma
cosa c'è...E' domenica, è l'alba...Si può sapere che ti piglia?"
"Sono
le undici e mezza..."
"Appunto!
Non comprendi le mie esigenze! Ho sonno, devo forse ricordarti che
stanotte non mi hai fatto dormire?"
Il
mio ragazzo, con la delicatezza che lo contraddistingue, mi catapulta giù
dal letto e, mentre io tento di districarmi da questo confuso groviglio di
coperte e lenzuola, lo sento informarmi: "E' arrivata una lettera per
te dagli Stati Uniti!"
Sono
immediatamente sveglio e la mia testa emerge da questo cumulo di coltri.
"Dov'è?"
Il
mio Hiroaki assume una delle sue tipiche espressioni diaboliche che attua
quando è sul procinto di costringermi a ore di sesso sfrenato e
micidiale. Oddio...Costringermi...
"Te
la darò, ma prima voglio qualcosa in cambio...Ho una mezza idea su come
potremo trascorrere questa giornata..." Sul suo viso appare un
sorrisetto sadico e dolce al tempo steso, mentre il suo tono di voce si fa
pericolosamente basso...
Sono
ipnotizzato da quello sguardo ardente e non posso muovere nemmeno un
muscolo, mentre osservo rapito i suoi muscoli tesi sotto la canotta
aderente e sottile. Si china su di me, che sono ancora appollaiato a terra
come l'ultimo dei deficienti, e mi getta disteso, adagiandosi sopra il mio
petto. Lentamente prende a mordermi il collo ed io, totalmente andato,
confesso di dimenticare completamente la posta, mentre con una spinta
inverto le posizioni e divoro le labbra di questo dolcissimo demonio.
Se
penso che ho rischiato di perderlo! Se rifletto sul rischio che ho
corso...Per causa della mia vigliaccheria, del mio preferir volgere le
spalle alle difficoltà, piuttosto che ammettere di aver bisogno di lui
per superarle...
Ma
come ho potuto immaginare di poter vivere senza di lui?
Gli
accarezzo delicatamente il fianco, mentre si stringe a me, ormai appagato
e desideroso solamente di coccole e calore.
Il
suo volto ora ha preso di nuovo l'espressione imbronciata ed assorta che
lo contraddistingue di fronte agli altri, ma essa ormai non fa che
suscitarmi tenerezza, da quando una notte mi ha confidato, riluttante e
timoroso di venire da me deriso, che è un suo modo per celare le proprie
emozioni, e non dimostrarsi debole, indifeso...
Ho
scoperto molte cose di lui, in questo ultimo mese, così come gliene ho
rivelate diverse su di me. La paura che abbiamo sentito, il timore che
abbiamo provato per la sensazione che tutto fosse ormai irrimediabilmente
finito, ci ha rinsaldati, e ci siamo giurati che mai più tenteremo di
distruggerci, poichè dobbiamo solo proteggerci...
Osservo
la busta, e riconosco l'inconfondibile calligrafia di Hanamichi
nell'indirizzo.
Mi
sembra ieri, dacchè ero andato a salutarlo all'aereoporto, mentre si
preparava a raggiungere ed affrontare la sua volpe. Era assai preoccupato,
ma io non nutrivo affatto dubbi su come lo scontro che tanto temeva si
sarebbe invece, lo scommettevo, trasferito su un campo assai più...'stimolante'!
Mi
aveva raccontato quel giorno che, nella stessa notte della nostra
conversazione, non era riuscito a dormire, ed alle quattro di mattina
aveva telefonato a lui, poichè voleva cessare di torturarsi. A Kaede. A
Los Angeles.
Gli
aveva chiesto di permettergli di dimostrargli quanto avesse infine capito,
come fosse mutato, confessandogli di non averlo mai dimenticato, di amarlo
ancora disperatamente, senza speranza, e di voler riunire le loro vite,
che in realtà non si erano mai separate...
Dalla
relazione che mi aveva fatto, immagino avesse riversato sul suo
interlocutore un marasma indistinto di parole e concetti, immerso nel
timore e nell'emozione.
Quindi,
quando poi finalmente si era deciso a tacere, il silenzio per lui apparso
gelido e che io piuttosto definirei stupefatto ed incredulo che ne era
seguito, era stato interrotto solamente da tre parole.
"Vieni
da me."
Stava
morendo di paura, quell'idiota, immaginando chissà quali improbabili
situazioni: il suo Kaede assieme ad un altro...La possibilità che ora lo
detestasse solamente...Timore di eventuali derisioni per quello stupido ed
ancorato sentimento che forse, sue testuali parole, Rukawa era ormai
riuscito a svellere da sè...
Ora
apro la lettera: sono proprio curioso di sapere cosa hanno combinato quei
due, se sono riusciti a ricreare ciò che avevano lasciato andare
all'aria, se finalmente il loro amore si sia rivelato più forte di tutto
il resto.
Osservo
Hiro e non posso fare a meno di augurarmi che siano riusciti a ritrovarsi
e riescano finalmente a godere della felicità che meritano, che tutto sia
andato a concludersi per il meglio, come è avvenuto fra noi.
Mi
cade una foto fra le mani, ed io la rimiro con un sorrisetto soddisfatto
dipinto sulle labbra.
Sullo
sfondo di un campetto da basket all'aperto sono ritratti due giovani con
due sfere arancioni in mano e le divise di giocatori dell'NBA.
Uno,
dalla chioma sfacciatamente rosso fuoco, sta ridendo e facendo con la mano
il segno della vittoria, mentre da dietro abbraccia gelosamente il
compagno, incrociando le braccia sul suo petto. Non ricordo più da quanto
non rivedevo quest'espressione totalmente felice sul volto del mio
migliore amico.
La
mano di questa testa rossa ha pure tracciato con un pennarello un fumetto
sulla superficie traslucida dello scatto, che parte dalle sue labbra e con
cui dichiara: "Sono un genio!"
L'altro
ragazzo è bello, veramente molto bello, infinitamente più di quanto
ricordassi. Tutto questo però non perchè sia mutato in modo rilevante
d'aspetto, che anzi appare sempre il medesimo, ma per un sorriso lieve che
curva delicatamente le sue labbra e per l'espressione felicemente luminosa
del suo viso, che pare emanare una gioia profonda, discreta, ma limpida e
pura. Non ho mai visto Kaede Rukawa così appagato, tanto completo. Ora
posso dire che è finalmente realizzato, che ha perduto l'espressione
tormentata di chi ha in odio la sua vita ed è in perenne ricerca di
qualcosa. Ora, mentre sta intrecciando le sue mani in quelle dell'altro,
con un gesto amorevolmente possessivo.
Ed
io sono realmente contento per lui, il mio più acerrimo rivale. Chissà
che un giorno non decida di fare un salto in America per constatare i suoi
effettivi miglioramenti, e punzecchiare un po' questa coppia che sembra
così affiatata... Con Hiro, ovviamente!
Ah,
quasi dimenticavo di dirvi che un'altra calligrafia, più sottile e
delicata, ha tracciato una nuova nuvoletta sulla fotografia, che stavolta
parte dalla bocca del giovane dai capelli corvini.
Volete
proprio sapere cosa ha scritto Kaede? Mi deludete, insomma! E' davvero
necessario specificare che il suo fumetto riporta l'affermazione: "Do'aho."
?
Fine.
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