Questa fic è un po' assurda. 

Era partita dall'idea di essere una Hana-Ru, ma poi, non so perchè, Sendoh ha deciso di mettersi in mezzo, ed in tal modo è diventata pure una Sen-Kosh, terreno assai spinoso e nuovo per me. Ad ogni modo, la colpa di un'eventuale frittata cosmica è solo del porcospino: mi sono lasciata impietosire dalle sue suppliche ed ho deciso di fargli fare bella figura, una volta tanto...

 


Don't stop fighting for love

di Dream


Prendo in mano l'ennesimo boccale di birra ordinato in questa serata maledetta e fisso il mio viso riflesso nel liquido ambrato. Tento un sorriso, ma risulta tirato, falso, ben diverso da quelli che sfoggio di solito. 

Io non sono un tipo che finge, o si mostra discorde rispetto a quello che è: se abitualmente conservo un'aria spensierata e serena, questo avviene perchè lo sono realmente. Sì, sono un ragazzo comunemente definito ottimista nei confronti della vita, che non vuole abbattersi di fronte alle molte prove che essa ci pone di fronte. Perchè buttarsi giù o tentare sempre di vederla dal lato sbagliato? Ho il basket, una famiglia splendida, degli amici che mi vogliono bene, e poi ho lui!

Ma stasera posso solamente affermare che...Ho avuto lui.

Svuoto d'un fiato il bicchiere, posandolo sul tavolo con un moto nervoso e stizzito.  Ora veramente non me la sento di manifestare un'allegria che non provo...Dio solo sa quanto sia difficile fingere uno stato d'animo che in realtà è diametralmente opposto al tuo, ed adesso non ho nemmeno voglia di tentarci!

Ho ammesso, certo, che non errano gli altri a considerarmi una persona ilare e fiduciosa in generale, una con cui avresti sempre voglia di uscire per divertirti. Il problema però è che molti si sono semplicemente fermati qui, forse perchè fa loro comodo ignorare il resto di me. Non è reale che io sia solo un ebete senza sentimenti che sta, stava, con Koshino solamente per portarselo a letto. Non è vero che io abbia avuto altre storie mentre ero assieme a lui, nè che mi piaceva nel frattempo Rukawa. Non è affatto giusto proclamare per ogni dove che io sia un hentai. O meglio, lo sono solo nei suoi confronti, intendiamoci.

Sono brioso e vivace, lo riconosco senza problemi, perchè dovrei farmene? 

Ma ho anch'io un cuore che soffre e geme, un orgoglio che grida, un amore che scalpita.

Tuttavia qualcuno che ha saputo andare oltre c'è, e quel qualcuno ora mi è seduto di fronte, ad ascoltare pazientemente questo fiume di acide parole, che permettono di far sfogo della sfiducia e del dolore che mi corrodono. 

Anche per lui vale quanto ho detto. Anche lui è stato approssimato. Lo hanno sempre considerato solo un idiota, un genio fallito, un insopportabile attaccabrighe, senza osservarlo davvero. 

Ed è strano che ora sia proprio Hanamichi la persona da cui vado a farmi consolare, quando anni fa mi avrebbe volentieri ammazzato di botte, accecato dall'inutile gelosia che sentiva per me, spinto da quelle voci che sbandieravano una mia presunta cotta per quello che era il suo ragazzo. Tuttavia poi ci siamo chiariti, ed è stato lui ad avermi dato una mano per farmi avanti con Koshino, così come è da me che è venuto a singhiozzare quando, finita la storia con il suo adorato Kaede, questi è partito per l'America, tre anni fa. 

Ora però sono io a subissarlo di parole, recriminazioni, delusioni, speranze e sogni infranti. Quanta frustrazione repressa traspare dalle mie frasi...

So che mi può capire, che solo lui vuole farlo, a ragione della situazione analoga alla mia che ha affrontato, ed anche del suo carattere molto maturato.

Così per ore gli ho descritto, o perlomeno tentato di farlo, l'amore imbrigliabile che mi lega al mio Hiro, e di come esso non abbia potuto evitare le incomprensioni e le liti nate fra noi, che ci hanno inevitabilmente condotto al crollo finale: il mio dolore per non aver visto contraccambiato questo sentimento con la giusta intensità, il suo carattere ostinato, chiuso, teso a non avermi mai voluto dimostrare i suoi sentimenti. Gli scatti d'ira, e le delusioni che riceveva al lavoro e che poi prontamente scaricava su di me, come questa fosse stata la cosa più naturale...E la sua insana e possessiva gelosia, il suo non volersi fidare di me, le accuse che hanno accompagnato qualsiasi mio disinteressato sguardo ad altri ragazzi, o ragazze...

Ormai non facevamo altro che litigare e trovare nuovi modi per offenderci e ferirci il più possibile. Se penso che mi ha accusato addirittura di farmela con Hanamichi! 

Lui, quando glielo confesso, non batte ciglio e si limita a sorridere beffardo. Già, chissà quante volte doveva aver insinuato a sua volta a Rukawa di fare il doppio gioco con me... 

Era trascorso un mese da che non facevamo più sesso, ormai, cosa che prima contribuiva a calmare l'atmosfera e rinsaldarci un po'. Ora ci evitavamo anche in casa, accampavamo scuse per non parlarci, per mantenere le distanze fra noi. 

Un'ora fa, ho deciso di dare il taglio finale. Ci siamo lasciati. Era da molto che mi ripetevo di farlo, ma non ne avevo mai trovato bastante coraggio. 

Adesso ci sono riuscito, ma non me ne sento orgoglioso, il mio cuore sanguina... 

"Cosa vuoi sapere da me? Vuoi che ti dia consigli su come agire, cosa fare? E' questo che vuoi, evitare di prendere tu stesso delle decisioni, trovare qualcuno che affronti la situazione per te, a cui scaricare le tue responsabilità?"

E' molto diretto. Capisco che è incazzato, ma non ne comprendo l'effettivo motivo.

"Volevo qualcuno disposto ad aiutarmi. Scusami se ho creduto che tu avresti potuto esserne interessato!"

"Akira, sinceramente, tu cosa senti per Koshino?"

"Che razza di domande idiote fai, Hana? Sei l'unico forse a sapere quanto lo ami!"

"E ti sei arreso così?"

Mi sento piccato, offeso da questa non tanto velata insinuazione, o provocazione, che mi porta ad essere pungente, per potermi difendere.

"Non dovresti essere tu a rimproverarmi di questo, quando non hai fatto nulla per trattenere il tuo Kaede!"

Mi pento subito di quest'affermazione acida, uscita d'impulso dalla mia bocca, notando l'aria triste che assumono i suoi occhi nocciola.

Cristo, ho la stessa delicatezza di un ippopotamo incimurrito che coglie un fiore! Ho sputato fuori una crudeltà bella e buona. So che ora ha una storia con un suo compagno di Università, ma so altrettanto bene che non gli è mai passata, che non è ancora riuscito a dimenticarlo, se mai questo rimpianto potrà un giorno abbandonarlo. Certi amori durano per sempre, le loro cicatrici non si rimarginano mai completamente, sono sempre pronte a sanguinare alla minima mozione. Lui si è fidato di me, facendomi oggetto delle proprie confidenze, ed io ora le sto usando proprio per fargli del male: che grande amico...

"Scusami."

"No, in fondo hai ragione. E' di questo che sempre mi rimprovero, di averlo indotto a lasciarmi, di avergli permesso di andarsene. Perchè? Orgoglio, paura, stanchezza... Non so. Ma ora me ne pento, con tutto il cuore. E, ad essere sincero, quando mai ne sono andato fiero? Tu lo sai..."

Trae dalla tasca il portafoglio. Immagino che voglia saldare il conto, ma vedo che ne estrae un foglio accuratamente ripiegato, sgualcito dalle molte volte in cui è stato riletto, e me lo porge.

"Tieni. Apri e leggilo, voglio che tu lo faccia, perchè desidero che tu non cada nel mio stesso errore."

Lo svolgo ed inizio a percorrerne le prime righe.

 

"Hana,

Molte volte mi hai ripetuto che non è l'amore ad aver bisogno di trovare una via, ma che sei tu a dover scoprire il giusto percorso che conduce ad esso."

 

Mi interrompo, comprendendo chi sia l'autore di questa lettera. Sono a disagio, non sono convinto di doverla leggere, poichè fa parte della vita privata di Sakuragi, in cui io non ho il diritto di intromettermi. Lui però intuisce il motivo della mia esitazione e mi accenna di proseguire.

 

"La strada da battere talora è larga, piana e priva di ostacoli, ma c'è anche chi si inerpica su sentieri sassosi e cosparsi di sterpi, inciampando più volte, arrendendosi pure. 

Pare che quest'ultima immagine ci rispecchi alla perfezione...Perchè talvolta il sentimento solo non è sufficiente a garantire per una coppia.

Io ho creduto di aver scoperto la giusta direzione, ma mi sono imbattuto in un vicolo senza uscita. E nonostante ciò ora vorrei ancora poter dire che tutte le mie strade conducono a te, dimenticando di non poter seguitare a percorrerle.

Per noi, Hana, l'amore è giunto di getto, ci ha colpiti, storditi, spinti l'uno verso l'altro. Smarriti, noi ci siamo uniti, abbiamo violato i rispettivi spazi, sconvolto le nostre esistenze, mutato le consuetudini...Ma non è bastato.

Ero convinto che la nostra relazione sarebbe durata in eterno: giorni a fuggire, notti a nasconderci dagli sguardi indiscreti degli altri, sperando che tu fossi la mia cura interiore...Respirando il fuoco che ci bruciava, e che contribuivamo ad alimentare: non abbiamo ansimato assieme immersi nel buio? Non abbiamo affrontato il pregiudizio della gente? Non abbiamo conosciuto l'uno attraverso l'altro il piacere ed il dolore? Non ci siamo donati il cuore?

Eppure...Cosa ha spento questa fiamma che giudicavo inestinguibile? So solo che poi hanno preso spazio dei silenzi colmi di rancore, la tua rabbia verso la mia presunta indifferenza e incapacità di provare dei sentimenti, il mio dolore per il tuo non volermi tentare di aiutare, frustrazione di non riuscire più a incontrarci, ognuno arroccato sul bastione del proprio orgoglio, sofferenza per non essere in grado di diventare come tu mi volevi, urla, gelosia, accuse crudeli...E la rottura finale: mi hai posto ad un bivio, hai voluto che compissi una scelta definitiva, non hai usato comprensione, nè pietà. O te, o la mia carriera di giocatore professionista. 

Allora mi sono definitivamente reso conto che, in questo modo, fra noi non avrebbe mai potuto funzionare: se il tuo egoismo è talmente grande da volere come sterile prova d'amore la rinuncia al mio sogno di vita, questo significa che tu non tieni affatto alla mia felicità, ai miei desideri...A me stesso insomma. Ho rifiutato molto per te, per amor tuo, ma non puoi chiedermi di desistere anche da questo, da ciò che fino al mio incontro con te è stata la ragione per cui ho seguitato a vivere.

Non potrei accettare, in futuro, di dover essere sempre io quello che soffre, che si mantiene nell'ombra, fra noi due. Non ti rendi conto che in questo modo la nostra diverrebbe solo un simulacro di unione?

L'amore è fatto anche di privazioni a cose meno importanti, ma esse devono essere effettuate da parte di ambedue. Speravo lo avessi capito, ho cercato di fartelo comprendere, non ci sono riuscito. Devi maturare, Hana.

Ed ora, anche se ti amo, non riesco più a sollevarmi oltre, a superare i sacrifici a cui mi costringi, a seguitare ad inerpicarmi per questa tortuosa mulattiera che è la nostra storia. 

Trova te stesso altrove, ma non cercare più te stesso in me. Non sono in grado di fornirti risposte per ciò che vuoi sapere, nè posso darti come offerta sacrificale lo spreco di tutti gli sforzi della mia esistenza.

Mi dispiace. Speravo di aver trovato dentro di te quanto stavo cercando, ma evidentemente sbagliavo. Tuttavia quest'illusione ha rischiarato per un breve attimo il mio cammino.

Grazie per l'amore che sei riuscito nonostante tutto a palesarmi, amore che non avrei mai immaginato di ricevere, o anche solo di conoscere. Non voglio incolpare nessuno per quanto è successo, evidentemente era destino, ma ora devo andarmene. Ho mutato via, scegliendo una viottola che mi allontana da te: è posta all'ombra, non viene più raggiunta dal tuo calore, ed io seguito a percorrerla, pur sapendo che ogni metro lasciato alle spalle è un tratto infinito in più che distanzia le nostre vite.

Ormai esse sono irrimediabilmente separate, ma non dimenticherò mai l'attimo in cui siamo riusciti a farle incontrare, abbiamo intrecciato le nostre mani e camminato assieme, per un po'. Credo che sarà per sempre il mio ricordo più bello, e credo anche che non cesserò mai di rimpiangere questa mera illusione.

Addio, amore mio.

K."

 

 

Non ho il coraggio di sollevare il viso dal foglio e fissare i suoi occhi.

Adesso capisco come mai sia cambiato tanto, in questi ultimi tre anni, e da dove abbia tratto il coraggio e gli stimoli sufficienti atti a migliorarsi. Ho ben chiari di fronte a me i motivi che lo hanno spinto a mutarsi, rimodellare il suo carattere, abbattere le sue spavalde convinzioni ed iniziare a ricostruirsi con umiltà, senza arroganza. 

Ora è maturo, responsabile, sicuro di sè, ma ben alto è stato il prezzo che ha dovuto pagare per abbassarsi ed accettare di intraprendere questa crescita interiore, per capire che le parole del suo amore non erano proprio prive di fondamento: posso percepire in lui la rabbia della colpa, del rammarico.

Di fronte alla sofferenza che, lo so, deve aver provato, non mi sento più in grado di lamentarmi, cercare compassione, sputare accuse o recriminazioni. 

Fino ad ora ho sempre incolpato solo Hiroaki per la nostra relazione che andava a rotoli, ma questa semplice lettera mi ha fatto capire che in verità siamo stati in due a deciderne le direzioni: sì, forse lui si è mostrato talora ingiusto, sospettoso. Ma io ho mai cercato di giustificarlo, mai provato ad aiutarlo, mai tentato di parlargli di me, di lui, di noi, mettendo da parte la mia puerile convinzione di essere una vittima? Del resto, non posso certo dirmi esente da colpe...Se solo ripenso alle mille occasioni in cui il mio orribile carattere, che non ho nemmeno tentato di frenare, ha preso il suo sopravvento sull'amore, sul buon senso, inducendomi volutamente a ferirlo! Per vendetta, o soddisfazione personale...

Accetterei ora di smarrire questo legame come Hanamichi ha perduto il suo, e di torturarmi per tutta la vita a causa di questo? No, di fronte a questa oscura e desolante prospettiva, sento che farei di tutto pur di evitare la mia morte interna.

Io non voglio lasciar andare Kosh... Ma comunque preferirei buttare tutto all'aria, pur di non cercare di riavvicinarmi a lui e scoprire se in qualche modo si possono ricucire le trame del nostro rapporto? 

Per cosa, per chi? 

Solo ora mi rendo conto, prendo coscienza del fatto che nell'amore siano necessari dei sacrifici, delle rinunce, delle sconfitte, se si vuole proseguire. E non posso pretenderle solo da lui, così come lui non deve aspettarsele solo da me.

Ripenso al suo volto in lacrime, quando, giocando a fare la parte del duro, l'ho lasciato. E so di dovergliele asciugare io, il solo che le ha provocate.

No, Hiro! Io ti amo, e lo so che mi ami. Ora ti farò capire, come anche io ho compreso, che non bisogna cessare di combattere per questo amore. Che anzi esso è l'unica cosa per la quale valga la pena porre sè stessi in secondo piano.

Sei stato uno sciocco, ed io ti ho imitato. Quanto siamo infantili! E' veramente tempo di maturare, di non giocare più alla coppia, ma di esserlo sul serio.

Mi alzo, preso dalla fretta, dal panico, dalla smania: ho paura, non accetterei di arrivare troppo tardi, devo assolutamente ricostruire, riparare. 

"Hana, io devo andare! Ti ringrazio, credo di sapere che cosa fare."

Lui mi sorride, calmo e comprensivo: "Vai, vedrai che non tutto è perduto. So quanto c'era fra voi, non può essersi dissolto in così breve tempo..."

Mi allontano in fretta verso l'uscita, ma, prima di varcarne la soglia, rivedo lo sgurdo triste di Sakuragi e non posso evitare di voltarmi nella sua direzione: "E tu?"

"Io cosa?" Replica, sulla difensiva.

"Che hai intenzione di fare? Vuoi farlo attendere ancora, o ti decidi a dimostrargli di aver finalmente accettato e compreso cosa voleva farti capire?"

"Ma che cazzo dici? Pensi forse che sia disposto ad aver ancora a che fare con me? Credi che mi abbia aspettato? E' tutto finito, ormai..."

Ma dalle sue smentite immagino che abbia voluto molte altre volte tentare qualcosa in esatta contraddizione alle sue effettive idee, e che non abbia però trovato il coraggio di farlo... 

Ritorno indietro e lo afferro per la maglia: "Ficcati in questa testa da idiota che dei rischi bisogna correrli, per amore. Che non bisogna mai cessare di lottare, per amore. E' necessario pagare e battersi per la felicità! Se non dimostri di poterne essere degno, essa ti si rifiuterà per sempre! Datti una mossa, do'aho, non voglio vederti fare oltre il salice piangente!"

Lo sfido ancora per un breve istante con occhi fiammeggianti, ma ora decido di andarmene. Sinceramente non ho tempo adesso di fargli da coscienza, ricambiandogli il favore da lui datomi poco fa, con la concessione di leggere quella lettera, e capire quindi ciò che deve essere l'essenza di una relazione, e che sempre mi è sfuggito: non è solo l'amore ad andare condiviso, ma anche le sofferenze, i silenzi, i problemi, i rancori. E' infantilismo pretendere che tutto sempre vada bene: gli ostacoli ci saranno sempre, ma un sentimento saldo e maturo offre anche il pregio di poterli affrontare assieme, condividendone il peso su due spalle...

Bisogna aver care le doti di chi si vuole al proprio fianco, ma anche accettarne ed amarne i difetti, provando in due a superarli, senza arrendersi, senza abbandonare.

Spero che lui lo abbia inteso, come io ho fatto, e che trovi la risolutezza bastante per attuare quanto mi aspetto da lui, e quanto Rukawa, ne sono sicuro, spera ancora che faccia.

 

 

"Svegliati, razza di ghiro in letargo! Ti vuoi muovere?" Mi intima una voce non molto gentile, spalancando le persiane.

Sbadiglio rumorosamente e mi tiro le coperte sul viso, per riparami dalla luce che entra dalla finestra or ora aperta.

"Ma cosa c'è...E' domenica, è l'alba...Si può sapere che ti piglia?"

"Sono le undici e mezza..."

"Appunto! Non comprendi le mie esigenze! Ho sonno, devo forse ricordarti che stanotte non mi hai fatto dormire?"

Il mio ragazzo, con la delicatezza che lo contraddistingue, mi catapulta giù dal letto e, mentre io tento di districarmi da questo confuso groviglio di coperte e lenzuola, lo sento informarmi: "E' arrivata una lettera per te dagli Stati Uniti!"

Sono immediatamente sveglio e la mia testa emerge da questo cumulo di coltri. "Dov'è?"

Il mio Hiroaki assume una delle sue tipiche espressioni diaboliche che attua quando è sul procinto di costringermi a ore di sesso sfrenato e micidiale. Oddio...Costringermi...

"Te la darò, ma prima voglio qualcosa in cambio...Ho una mezza idea su come potremo trascorrere questa giornata..." Sul suo viso appare un sorrisetto sadico e dolce al tempo steso, mentre il suo tono di voce si fa pericolosamente basso...

Sono ipnotizzato da quello sguardo ardente e non posso muovere nemmeno un muscolo, mentre osservo rapito i suoi muscoli tesi sotto la canotta aderente e sottile. Si china su di me, che sono ancora appollaiato a terra come l'ultimo dei deficienti, e mi getta disteso, adagiandosi sopra il mio petto. Lentamente prende a mordermi il collo ed io, totalmente andato, confesso di dimenticare completamente la posta, mentre con una spinta inverto le posizioni e divoro le labbra di questo dolcissimo demonio.

Se penso che ho rischiato di perderlo! Se rifletto sul rischio che ho corso...Per causa della mia vigliaccheria, del mio preferir volgere le spalle alle difficoltà, piuttosto che ammettere di aver bisogno di lui per superarle...

Ma come ho potuto immaginare di poter vivere senza di lui?

 

Gli accarezzo delicatamente il fianco, mentre si stringe a me, ormai appagato e desideroso solamente di coccole e calore. 

Il suo volto ora ha preso di nuovo l'espressione imbronciata ed assorta che lo contraddistingue di fronte agli altri, ma essa ormai non fa che suscitarmi tenerezza, da quando una notte mi ha confidato, riluttante e timoroso di venire da me deriso, che è un suo modo per celare le proprie emozioni, e non dimostrarsi debole, indifeso...

Ho scoperto molte cose di lui, in questo ultimo mese, così come gliene ho rivelate diverse su di me. La paura che abbiamo sentito, il timore che abbiamo provato per la sensazione che tutto fosse ormai irrimediabilmente finito, ci ha rinsaldati, e ci siamo giurati che mai più tenteremo di distruggerci, poichè dobbiamo solo proteggerci...

Osservo la busta, e riconosco l'inconfondibile calligrafia di Hanamichi nell'indirizzo.

 

Mi sembra ieri, dacchè ero andato a salutarlo all'aereoporto, mentre si preparava a raggiungere ed affrontare la sua volpe. Era assai preoccupato, ma io non nutrivo affatto dubbi su come lo scontro che tanto temeva si sarebbe invece, lo scommettevo, trasferito su un campo assai più...'stimolante'!

Mi aveva raccontato quel giorno che, nella stessa notte della nostra conversazione, non era riuscito a dormire, ed alle quattro di mattina aveva telefonato a lui, poichè voleva cessare di torturarsi. A Kaede. A Los Angeles.

Gli aveva chiesto di permettergli di dimostrargli quanto avesse infine capito, come fosse mutato, confessandogli di non averlo mai dimenticato, di amarlo ancora disperatamente, senza speranza, e di voler riunire le loro vite, che in realtà non si erano mai separate...

Dalla relazione che mi aveva fatto, immagino avesse riversato sul suo interlocutore un marasma indistinto di parole e concetti, immerso nel timore e nell'emozione.

Quindi, quando poi finalmente si era deciso a tacere, il silenzio per lui apparso gelido e che io piuttosto definirei stupefatto ed incredulo che ne era seguito, era stato interrotto solamente da tre parole.

"Vieni da me."

Stava morendo di paura, quell'idiota, immaginando chissà quali improbabili situazioni: il suo Kaede assieme ad un altro...La possibilità che ora lo detestasse solamente...Timore di eventuali derisioni per quello stupido ed ancorato sentimento che forse, sue testuali parole, Rukawa era ormai riuscito a svellere da sè...

 

 

Ora apro la lettera: sono proprio curioso di sapere cosa hanno combinato quei due, se sono riusciti a ricreare ciò che avevano lasciato andare all'aria, se finalmente il loro amore si sia rivelato più forte di tutto il resto.

Osservo Hiro e non posso fare a meno di augurarmi che siano riusciti a ritrovarsi e riescano finalmente a godere della felicità che meritano, che tutto sia andato a concludersi per il meglio, come è avvenuto fra noi.

Mi cade una foto fra le mani, ed io la rimiro con un sorrisetto soddisfatto dipinto sulle labbra. 

Sullo sfondo di un campetto da basket all'aperto sono ritratti due giovani con due sfere arancioni in mano e le divise di giocatori dell'NBA. 

Uno, dalla chioma sfacciatamente rosso fuoco, sta ridendo e facendo con la mano il segno della vittoria, mentre da dietro abbraccia gelosamente il compagno, incrociando le braccia sul suo petto. Non ricordo più da quanto non rivedevo quest'espressione totalmente felice sul volto del mio migliore amico.

La mano di questa testa rossa ha pure tracciato con un pennarello un fumetto sulla superficie traslucida dello scatto, che parte dalle sue labbra e con cui dichiara: "Sono un genio!"

L'altro ragazzo è bello, veramente molto bello, infinitamente più di quanto ricordassi. Tutto questo però non perchè sia mutato in modo rilevante d'aspetto, che anzi appare sempre il medesimo, ma per un sorriso lieve che curva delicatamente le sue labbra e per l'espressione felicemente luminosa del suo viso, che pare emanare una gioia profonda, discreta, ma limpida e pura. Non ho mai visto Kaede Rukawa così appagato, tanto completo. Ora posso dire che è finalmente realizzato, che ha perduto l'espressione tormentata di chi ha in odio la sua vita ed è in perenne ricerca di qualcosa. Ora, mentre sta intrecciando le sue mani in quelle dell'altro, con un gesto amorevolmente possessivo.

Ed io sono realmente contento per lui, il mio più acerrimo rivale. Chissà che un giorno non decida di fare un salto in America per constatare i suoi effettivi miglioramenti, e punzecchiare un po' questa coppia che sembra così affiatata... Con Hiro, ovviamente!

Ah, quasi dimenticavo di dirvi che un'altra calligrafia, più sottile e delicata, ha tracciato una nuova nuvoletta sulla fotografia, che stavolta parte dalla bocca del giovane dai capelli corvini.

Volete proprio sapere cosa ha scritto Kaede? Mi deludete, insomma! E' davvero necessario specificare che il suo fumetto riporta l'affermazione: "Do'aho." ? 

Fine.





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