Dolore e lacrime

parte III

di Linras


 

E’ passata una settimana da quando mi hanno catturato, una settimana passata in una cella di Azkaban, al buio, completamente solo. Non sono stati gentili: mi hanno relegato in una cella sotterranea, con una minuscola finestra a livello del terreno, ovviamente munita di solide sbarre. Il sole illumina l’interno della prigione soltanto per poche ore al giorno, per il resto vivo nell’oscurità. Tanto non c’è molto da vedere qui: solo una branda con un materasso scomodissimo e sudice coperte e nient’altro. Mi hanno dato degli altri abiti, un paio di jeans e una maglietta nera, e mi portano da mangiare due volte al giorno. Fuori dalla mia cella posso avvertire la presenza di un dissennatore, che però non mi provoca lo stesso effetto che ha avuto su Harry: forse dopo aver vissuto per 15 anni al fianco di mio padre ho imparato a sopportare qualsiasi genere di paura. Inoltre non credo di avere così tanti ricordi felici che possano essermi sottratti da quel mostro. In realtà ciò che mi tormenta di più sono proprio i miei pensieri: non potendo fare nulla mi ritrovo a pensare alla mia condizione e al mio futuro. Non ho niente della mia vecchia vita che vorrei salvare: non ho mai avuto una vera famiglia, i miei genitori si sono sempre fregati di me, mia madre troppo impegnata a sforzarsi di essere la perfetta moglie di un prestigioso mago e mio padre invece con l’unica preoccupazione di servire degnamente Voldemort e preservare l’onore della casata Malfoy; le altre persone che ho conosciuto negli anni erano più desiderosi del mio appoggio e del consenso della mia famiglia piuttosto che della mia amicizia, vedevano in me soltanto il tramite per avvicinarsi a mio padre, come Tiger e Goyle;sono stato costretto a diventare un mangiamorte; inoltre io stesso ho tenuto un comportamento che odio e che non rispetta assolutamente il mio reale pensiero e grazie a questo mi sono attirato l’odio perfino della persona che amo. Mi sembra che questa prigionia sia la giusta punizione per il mio passato anche se l’idea che passerò tutto il resto della mia vita in questa cella mi terrorizza. L’unico conforto è che molto probabilmente diventerò pazzo in fretta come la maggior parte delle persone che si trovano qui. E forse nella mia pazzia sarò tormentato da quegli occhi verdi di cui mi sono innamorato e che continuo a rivedere mentre si velano di delusione. Speravi davvero che io non seguissi le orme di mio padre? Pensavi che io fossi diverso da lui? O forse era solo la delusione per non avermi sconfitto te in prima persona?

Scuoto la testa mentre sento i carcerieri aprire la mia cella: oggi ci sarà il processo. Penso che mi divertirò ad ascoltare le accuse che avranno inventato su di me. Ormai mi hanno già condannato, anche se non so se la mia punizione sarà l’ergastolo oppure il bacio di un dissennatore; il processo è solo un altro modo per umiliarmi. Ma io non glielo permetterò: avete sfidato Draco Malfoy e io non sono solito perdere le sfide!

 

Abbiamo raggiunto l’aula del processo tramite una passaporta e adesso sono proprio fuori la stanza, aspettando che mi convochino. Ecco, la porta si apre e io entro. Per un attimo rimango accecato dalla luce: dopo una settimana al buio non sono più abituato a questa luminosità. Poi, man mano che mi torna la vista, riesco a scorgere la vasta sala: davanti a me, per aria, vi sono innumerevoli panche gremite di gente: posso riconoscere alcune personalità di spicco tra i maghi e lontani conoscenti, i professori e qualche alunno di Hogwarts e il prima fila Silente con Potter e i suoi amici. Non si vogliono perdere lo spettacolo! Non posso fare a meno di notare che invece sono assenti mio padre e i suoi compagni: in fondo me l’aspettavo. Ho deluso le sue aspettative e non merito neppure la sua considerazione. Alla mia sinistra si trova il banco della giuria, presieduta dal ministro della magia. Al centro della stanza una singola sedia. Mi avvicino lentamente e mi siedo poggiando le braccia sui braccioli: subito delle catene mi immobilizzano i polsi: hanno forse paura che scappi?! Focalizzo il mio sguardo sul ministro che ha cominciato a parlare e non posso fare a meno di sorridere sinistramente per quello che sento.

“Draco Malfoy, sei oggi in questa sala per essere processato…

Ma dai?! Pensavo che ci fosse una festa!

“…per i tuoi innumerevoli crimini…”

Devo averli fatti mentre dormivo perché io non mi sono mai accorto di nulla! Che sia sonnambulo?

“Come mangiamorte sei accusato di essere un assassino, un traditore dello stato, un seguace di…”

“Quali sono le prove contro di me?”

Interrompo il discorso del ministro perché mi sono stufato di sentire queste ridicole accuse. Alle mie parole sento gli sguardi stupiti della folla bruciarmi la pelle.

“Il tatuaggio sul tuo polso.”

“Mi sembra un po’ poco per condannarmi.”

Il mio tono è sarcastico. Un mormorio si diffonde per tutta la sala; mi volto lanciando a queste persone, venute qui solo per divertirsi alle mie spalle, uno sguardo di fuoco. Li sto minacciando apertamente e non riesco a trattenere un sorriso di trionfo quando mi accorgo che molte persone sono impallidite e che il silenzio è ritornato nella sala. Solo Silente sembra non essere intimorito, anzi sorride tristemente. Deve aver capito anche lui che l’esito del processo è già stato deciso. Riporto il mio sguardo sul ministro: è talmente bianco che mi stupisco che non sia svenuto di paura. Pure riesce a pronunciare stentatamente:

“E’ sufficiente, sporco bastardo.”

Questo è troppo! Scatto in avanti, dimentico di essere incatenato alla sedia: le catene si stringono ai miei polsi facendoli sanguinare ma io non riesco nemmeno a percepire il dolore, tanta è la rabbia.

Il ministro indietreggia, visibilmente spaventato, prima di lasciarsi cadere esausto sulla sedia. Uno della giuria si alza e comunica il verdetto.

“Sei condannato a passare il resto della tua vita ad Azkaban.”

Le catene mi lasciano libero e la porta dietro di me si apre, lasciando intravedere degli auror pronti a riportarmi in prigione. Mi alzo e mi rivolgo direttamente alla giuria.

“Avete sbagliato a non uccidermi perché non avrò pace finché non mi sarò vendicato di tutti voi. Riuscirò a uscire da quella prigione e allora rimpiangerete amaramente questo giorno. Capito, Granger?”

Poi mi volto ed esco dalla sala con la consapevolezza che, nonostante tutto, il vincitore oggi sono io!