Disclaimers: i personaggi sono di proprietà di
Masami Kurumada, io mi diverto semplicemente a deprimerli un pochino. Che
altro dire… la fic ha due finali, totalmente diversi, e al momento in cui
scriverò il secondo, vi spiegherò anche il perché…
Dolce
tristezza
di Digi
Hypnos stava seduto accanto al caminetto
acceso, intento ad osservare le fiamme che danzavano e lambivano i ceppi,
cercando di intaccarli. Da quasi due settimane lui, suo fratello e qualche
cavaliere erano rifugiati lassù, in montagna, tra la neve candida come la
pelle del suo amante, per sfuggire alla città. Una breve vacanza. Ma da
quando erano arrivati lassù, erano cominciati i problemi. In fondo, non
era colpa di nessuno dei due, era lui che si era semplicemente messo a
pensare troppo. Aveva visto Shun e Hyoga felici nella loro relazione,
appagati, tutto al contrario di lui. Si era messo in testa che Thanatos,
suo fratello, il suo migliore amico, il suo amante, il suo unico amore,
non lo amasse poi tanto. Forti dubbi si erano impossessati della sua
mente, e ora ne era assillato giorno e notte, senza riuscire a prendere
sonno. Incerto dei suoi sentimenti, gli si era negato, ed ora che Thanatos
aveva gettato la spugna con lui, Hypnos si sentiva perso in un mondo di
fredda nebbia.
Stringimi tra le tue braccia
Scalda il mio cuore
Donami certezze
Dimmi
Che mi rimarrai sempre accanto
Thanatos aveva notato che da un po’ di tempo
il fratello era strano, sempre sulle sue, pensieroso. Aveva tentato di
capire, ma non vi riusciva e Hypnos cercava sempre di tenere nascosto il suo
cuore. "Chiuso con il lucchetto e gettata via la chiave"… così si ritrovava
a pensare, a volte, osservandolo da lontano, mentre sciava da solo. E quando
gli andava vicino, Hypnos aveva sempre una scusa per non parlare. Due notti
di seguito gli si era negato, e Thanatos si limitava ad abbracciarlo
addormentato, accarezzando i capelli color del grano maturo, e piangendo
lentamente la sua solitudine. Oramai non riusciva più a fermare le lacrime,
che scorrevano da sole, come dotate di una propria volontà. Stava per
entrare in soggiorno, quando lo vide: raggomitolato sul divano vicino al
caminetto, addormentato, mentre la luce rossastra delle braci donava nuovi
riflessi ai suoi capelli. Piano gli si avvicinò per osservarlo,
contemplarlo. Gli si accucciò di fronte, scostandogli dal volto un ciuffo
ribelle. La solitudine del suo cuore lo fece di nuovo piangere e le lacrime
scorsero di nuovo libere. Chiuse gli occhi, per riprendere almeno in minima
parte il controllo di sé stesso, ma una voce lo sorprese: " Non piangere,
Thanatos.". Lui aprì di scatto gli occhi, pensando che a parlare fosse stato
il fratello, invece una mano gentile gli si posò sulla spalla, facendolo
voltare: " Shun!" "Andiamo fuori, a parlare, ti va? Gli altri sono in paese
a fare compere e mi sento un po’ solo. Mi tieni compagnia?". Thanatos si
alzò e seguì l'altro ragazzo, che lo condusse sul portico, dove una fredda
brezza invernale solleticava la pelle del loro viso. "Senti, io…" iniziò
timido Shun" … perché piangevi? Vuoi dirmelo?" "Non so… forse sarà una mia
impressione, ma … Hypnos mi sta allontanando da sé." "è vero.". Quelle
parole fecero male a Thanatos: " Scusa, non volevo. È solo che anche a me è
sembrato così. Prova a farlo parlare." "Si allontana ogni volta che ci
provo." "Allora prova tu." "Perché io?" "Perché non tu?" "è difficile." "Lo
so. A volte sembra anche troppo, vero? Ma non è così. Quando due persone si
amano, mai è troppo. So cosa stai provando. Io e Hyoga il primo passo
l'abbiamo fatto assieme, per puro caso. Io piangendo e lui quasi, ci siamo
rivelati. Se lui non vuole, o non riesce, fai tu lo sforzo. Alla fine ti
sarà ricompensato." " Grazie Shun. Sei un angelo veramente.". Thanatos
abbracciò il cavaliere per ringraziarlo, per cercare un po’ di calore ed un
po’ di forza, e non si accorse di un paio di occhi d'oro che lo fissavano
disperati.
Un baratro si apre
Sotto i miei piedi
Precipitandomi
Nella disperazione più nera.
Hypnos si era addormentato davanti al
caminetto, cullato dallo scoppiettio della legna. Come in un magico sogno,
aveva sentito la presenza del fratello accanto, le sue dita che gli
scostavano i capelli dalla fronte. Gli sembrava troppo bello, un sogno
appunto, e quando sentì quel calore venire meno, un brivido di disperazione
corse lungo la sua schiena. Si svegliò poco dopo, infreddolito, e ravvivò il
fuoco. Decise di farsi una bella cioccolata calda, poi cambiò idea, e decise
di farla per tutti quanti. Stava attraversando il corridoio che portava alla
cucina, quando, con la coda dell'occhio, vide qualcuno sotto il portico. Si
avvicinò alla finestra, incuriosito, e vide due persone che si
abbracciavano. Riconobbe subito i capelli argentati del fratello. Qualcosa
si spaccò dentro di lui, non riusciva a credere a ciò che vedeva. Lacrime
salirono agli occhi, ma Hypnos le ricacciò ostinatamente indietro, mentre
una voce maligna nella sua testa gli sussurrava che tutte le sue paure erano
fondate, che i dubbi erano verità, che Thanatos non lo amava. La
disperazione, la tristezza, la rabbia verso sé stesso e verso Thanatos, gli
ottenebrarono la mente, rendendolo incapace di ragionare. Correndo si
diresse alla porta sul retro, spalancandola, cadendo in ginocchio sulla
neve. Con le lacrime agli occhi, si mise a correre in direzione del bosco.
Ora che sapeva che Thanatos non lo amava, tutto gli sembrava inutile, senza
senso, privo di vita. Per la prima volta nella sua vita, desiderò
disperatamente che l'eterno sonno di cui era padrone e signore, scendesse su
di lui.
Freddo attorno a me
Freddo dentro di me
Sono morto
Nel cuore
Thanatos rimase sotto il portico ancora per un
po’, ad ammirare la neve che aveva iniziato a scendere lenta. Quando le sue
dita avevano quasi perso la sensibilità, decise di entrare. Si tolse il
pesante giaccone e lo appese al muro, per poi sedersi accanto al fuoco, per
riprendere un po’ di calore. Dopo 10 minuti entrarono nel salotto anche
Hyoga, Shiryu, Kanon e Sorrento, con pacchi pieni di cibarie. Hyoga fu
accolto dal caloroso abbraccio di Shun, mentre gli altri, toltisi le
giacche, si apprestavano a preparare la cena. Quando fu pronto, Thanatos
andò nella sua camera, per chiamare Hypnos. Quando aprì la porta non lo
trovò lì, così provò a cercare per tutto il piano superiore. Quando chiuse
la porta dell'ultima camera, una morsa di panico gli attanagliava lo
stomaco. Scese di corsa le scale e lo cercò anche nel garage, nella taverna
e nella cantina. Disperato, con il fiatone, tornò in cucina: " Non c'è… lui
non c'è! Aiutatemi!". Cadde in ginocchio accanto allo stipite della porta,
reggendosi ad esso. A quelle parole tutti si alzarono da tavola e mentre
Shun cercava di rincuorare Thanatos, gli altri rovistavano nuovamente la
casa. Shiryu tornò con in mano il pesante giaccone di Hypnos, e
all'unanimità decisero di rovistare anche i dintorni della casa. Nella mente
di Thanatos passò fugace un'orripilante pensiero: Hypnos voleva morire… non
poteva essere! Si alzò di scatto, si vestì ed uscì, seguito dagli altri. Si
diresse verso il bosco chiamando a gran voce Hypnos, mentre gli altri si
dividevano per cercare meglio. La neve che lentamente scendeva, aveva
coperto ogni possibile traccia. Ad un tratto smise di nevicare, le nubi
lasciarono libera la falce di luna e quella poca luce permise a Thanatos di
intravedere qualcosa tra gli alberi. Mentre di nuovo correva a perdifiato,
urlando il nome di suo fratello, nella sua mente pregava: " Dio, ti prego,
fa che sia salvo! Lui non può morire! Non deve! Non deve lasciarmi!". Quasi
si lasciò prendere dalla disperazione, quando grazie ai tenui raggi lunari,
vide qualcosa di dorato brillare nel buio. Pieno di speranza si avvicinò
all'albero, e scostando la neve, riportò alla luce il viso pallido del
fratello. Un particolare attirò la sua attenzione: delle lacrime ghiacciate
scendevano dall'angolo dei suoi occhi, e terminavano con una goccia, piccola
e preziosa come un diamante. Preso dal panico e dalla disperazione, cominciò
a scavare come un forsennato, chiamando a gran voce gli amici. Quando tutta
la neve che ricopriva Hypnos fu tolta, Thanatos si levò il giaccone e vi
avvolse il fratello, che non accennava ad alcun segno di vita. Gli tastò il
polso, senza sentire nulla, poi la gola, dove percepì il flebile soffio
della vita, che si andava spegnendo. Lo prese in braccio, stringendolo a sé,
sperando di donargli calore e si mise a correre verso la baita. A metà
strada incontrò i suoi compagni, che lo aiutarono a portare in casa Hypnos,
mentre Shun ravvivò le fiamme del camino e corse in bagno a riempire la
vasca d'acqua bollente. Disteso Hypnos vicino al caminetto, cominciarono a
togliergli i vestiti ghiacciati, mentre Hyoga dava istruzioni su come
cercare di non farlo morire assiderato. A Thanatos tutte quelle voci
sembravano lontane, parole senza senso, in confronto al battito impazzito
del suo cuore e a quello sempre più flebile di Hypnos.
Non lasciarmi…
Non abbandonarmi…
Non morire…
Portando con te la mia anima!
Nel mare nero della morte, Hypnos si sentiva
quasi protetto, la disperazione attutita, quasi non sentiva più nulla,
avvolto da quel freddo che gli stava lentamente strappando la vita. Aveva
lasciato che, appoggiato a quel tronco, la neve lo ricoprisse, fino a
togliergli il respiro, fino a farlo morire. Si sentiva al sicuro, mentre le
braccia della madre Morte lo cullavano, togliendo lentamente qualsiasi
sentimento alla sua anima. Voleva solo morire, trascinato nelle nere spire
da braccia a lui sconosciute, ma che gli toglievano tutto. Si accorse che
piano stava anche perdendo l'amore che aveva provato per Thanatos, e un moto
di fastidio lo colse: quello era prezioso per lui! Ma le immagini del
fratello abbracciato ad un'altra persona, così intimamente, lo fecero
nuovamente rilassare. Le membra persero la tensione vitale, si sciolsero
anche gli ultimi legami con la vita. Solo il suo cuore ora batteva, ma
talmente lento che poco mancava al suo arresto. Ad un tratto il cuore prese
un ritmo più accelerato, e sentì un calore soffocante attorno a sé: " No!
Fermatevi! Lasciatemi morire! Voglio lasciare la sofferenza! Lasciate che
torni nei Campi Elisi! Lasciate che il mio destino abbia il suo corso! VI
PREGO!". La Morte tornò di nuovo a prenderlo, a fargli rallentare il cuore,
a tirare le sue membra nel gelido ristoratore. Non riconobbe quella Morte,
era oscura, diversa da quella che suo fratello e il suo signore
padroneggiavano. Forse non sarebbe tornato nei Campi Elisi… poco importava,
ciò che contava realmente era morire, non dover più piangere sangue
nell'anima, non essere costretto a vedere i capelli e gli occhi d'argento
che più di una volta si erano rivolti a lui sorridenti, timorosi, tristi,
beffardi, felici. No, non contava più nulla, oramai. Si sentì avvolgere da
due braccia muscolose, che lo strattonavano, mentre la voce del fratello
giungeva da lontano: " Non abbandonarmi! Non fare così! Non lasciarmi! Sei
la mia vita! Ti prego, non fare qualcosa cui neppure io potrei riparare!".
Riparare? Ah, ora ricordava, Thanatos una volta gli aveva spiegato che
quando un dio perde la sua volontà di vivere, neppure lui lo avrebbe potuto
salvare. La morte degli dei è oscura… padrona solo di sé stessa, più forte
della morte degli umani, più potente. Ma ora a Hypnos questo non importava,
guardando come da lontano i ricordi con suo fratello, si volse verso
l'immensa voragine alle sue spalle. Un passo ancora, un solo passo, un
semplice passo, e tutta la sua sofferenza sarebbe finita. Quel caldo
soffocante era tornato. Insistente lo stringeva, un cosmo color argento lo
richiamava a sé, ma Hypnos voleva solo cadere nell'immensa voragine nera.
Voleva la morte eterna di pace, destinata solamente agli dei. Una voce,
disperata e lontana, giunse al suo orecchio: " Non lasciarmi! Come farei a
vivere! TI AMOOOOOO!". Hypnos sentì lacrime di felicità solcargli il volto,
si voltò verso i ricordi, verso la fonte del cosmo. Un sorriso gli
increspava le labbra: era felice, ma era triste: " Fratello, è troppo tardi,
lo sai anche tu. Mi sono spinto troppo in là. Sono felice che ti sia accorto
di amarmi, perché anche io ti amo, lo sai. Ma è tardi, troppo.". Hypnos
tornò a voltarsi verso la voragine, e fece quel passo che lo separava dalla
fine. Ma un cosmo, anzi, un'unione di più cosmi, lo spingeva indietro,
facevano allontanare da lui la voragine nera della salvezza. Perse la
nozione dello spazio attorno a lui, tutto diventò oscuro, mentre Hypnos non
sapeva che stava accadendo.
L'amore ti ha riportato in vita
Ma ho paura
Che nuovamente mi lasci
Per non tornare mai più…
Thanatos era immerso nell'acqua con suo
fratello, abbracciato disperatamente a lui, mentre Shun e Hyoga erano lì con
loro. Gli altri erano in salotto, consci di non poter far altro per salvare
Hypnos. Thanatos stava piangendo, sangue, che tingeva l'acqua di un rosso
chiaro, Shun li osservava abbracciato a Hyoga, con le lacrime agli occhi,
così come il suo amante, che lo stava stringendo disperatamente. Tutti
avevano sentito il cosmo di Hypnos indebolirsi fino a spegnersi
definitivamente, e ora vedere Thanatos ancora unito al fratello amato, con
le labbra su quelle pallide e prive di vita. Lo vedevano disperato che
scuoteva il corpo privo di vita, implorandolo di tornare da lui, urlandogli
di amarlo, ma il pallore mortale di Hypnos non accennava a diminuire. Shun
si staccò da Hyoga e si avvicinò al dio dai capelli d'argento, e lo sfiorò.
Lui si voltò, il volto ancora rigato di lacrime rosse, mentre usciva dalla
vasca, portando con sé il fratello, asciugandolo con cura, togliendosi gli
indumenti bagnati. Attraversò la sala, mentre Shiryu, Kanon e Sorrento lo
guardavano con gli occhi lucidi, tentando di nascondere il dolore. Thanatos
andò nella sua camera, depose Hypnos sulla morbida trapunta ed accese il
caminetto, che tanto piaceva al fratello. Si sedette accanto a lui,
desiderando seguirlo nel mondo della Morte, desiderando la morte destinata
solo agli dei. Le lacrime continuavano a scorrere libere, sporcando di
sangue la pelle di entrambi. Thanatos si chinò sul fratello per baciarlo
lievemente sulle labbra, e staccatosi notò un flebile movimento delle dita.
Eccitato, si scostò di scatto, timoroso di soffocarlo. Hypnos aprì
lentamente gli occhi, come se si fosse appena svegliato da un lungo sonno.
Il gelo della morte attanagliava ancora le sue membra, cosa che indusse
Thanatos a credere che tutto fosse una visione. Hypnos, un po’ scontento
della reazione del fratello, si tirò a sedere, chiedendo una coperta.
Thanatos gliela porse, e solo quando capì che il fratello era realmente
vivo, gli saltò al collo, sommerso dalla gioia: " Sei tornato! Sei tornato!
Sei tornato!". Non faceva che ripetere quelle parole, come se fossero una
cantilena, una nenia. Hypnos gli accarezzò i capelli, mentre delle calde
lacrime di felicità correvano lungo il suo collo nudo. Trascinando il
fratello disteso, Thanatos cominciò a baciarlo, coccolandolo, riservandogli
quelle piccole attenzioni che, si era accorto, raramente gli aveva concesso.
Con la voce rotta dai singhiozzi, chiese: " Perché… perché?" "Perché l'ho
fatto?" Thanatos annuì con il capo" Perché credevo che tu non mi amassi più.
Ti avevo visto abbracciato a qualcuno sotto il portico, e ho creduto che tu
mi stessi tradendo. Ma ora so che non è così. So che mi ami, l'ho sentito
nella valle oscura nella quale mi ero volontariamente avventurato." "Io…
sono morto con te, Hypnos… ho desiderato la tua stessa morte, quanto ti ho
sentito così freddo contro di me… non farlo mai più, non abbandonarmi
ancora… Promettilo, Hypnos. Fallo.". Le labbra di Hypnos si incresparono in
un lieve sorriso, mentre con voce solenne, pronunciava un: " Te lo giuro",
poco prima di baciare le labbra rosate del fratello.
* Owari *
Allora, mi sembra anche che sia arrivato il
momento di spiegarvi tutto. Il secondo finale, molto più triste e tragico
del primo, non aveva bisogno di essere scritto, IO non sentivo la necessità
di deprimermi da sola (cosa che mi riesce mooooolto facilmente), ma grazie a
quella piantagrane di Anna, ora è scritto, e solo per fare un favore a lei!
Cosa non si fa per le amiche… va beh, sorbitevi la deprimente fine
ispiratami da Anna…
Thanatos si chinò sul fratello, baciandolo
sulla fronte, lasciando le lacrime di sangue scendere anche sul viso di
Hypnos. Rimase abbracciato a lui, nella vana speranza che il fratello
aprisse gli occhi, gli parlasse, lo confortasse. Gli accarezzava i capelli
biondi, mentre Shun osservava la scena da uno spiraglio della porta. Lacrime
copiose scendevano dai suoi occhi verdi, mentre entrava nella camera che
divideva con Hyoga. Thanatos continuava a volere la stessa sorte del
fratello, voleva compiere il suo stesso cammino, cadere nella stessa
voragine nera, così prese in braccio il corpo inerte di Hypnos e nel cuore
della notte, con indosso un semplice paio di jeans, se ne andò nel bosco,
ripercorrendo a piedi nudi la stessa strada che aveva corso con il fratello
in braccio. Allora aveva ancora qualche speranza di poterlo salvare, di
poterlo riavere indietro. Fragili speranze che si erano infrante quando il
cosmo di Hypnos gli aveva detto addio. Ma non per sempre. Arrivò sotto lo
stesso albero dove aveva trovato il suo amante, si sedette sulla neve gelida
con Hypnos, addosso al tronco incrostato di resina ambrata, e mentre un lupo
dal bianco manto li osservava pacifico, chiuse gli occhi, attendendo che la
madre Morte, di cui non era più padrone, venisse ad accoglierlo tra le sue
braccia.
La mattina dopo, Sorrento andò a chiamare
Thanatos per la colazione. Poco prima di bussare alla porta della camera, si
trattenne, pensando che forse Thanatos voleva starsene da solo, ma poi si
decise a chiamarlo, credendo che un po’ di compagnia lo avrebbe risollevato,
almeno in parte. Aprì la porta, pronto a dargli il buongiorno, ma quando si
accorse che sia Hypnos che Thanatos mancavano, si precipitò giù dalle scale
fino in cucina, temendo il peggio, avvertendo tutti della scomparsa. Subito
i ragazzi si alzarono da tavola ed indossati il pesanti giacconi sulle
leggere felpe, uscirono per cercare i fratelli. Anche Shun era con loro,
temendo per la vita di Thanatos. Aveva visto chiaramente la volontà di
morire nei suoi occhi, quando era rimasto abbracciato al fratello. Aveva
visto l'ultima scintilla di speranza spegnersi nei suoi occhi, e quando ad
una persona manca la speranza manca tutto. Il ragazzo dagli occhi verdi si
ricordò la direzione da cui Thanatos era arrivato la sera prima, con in
braccio il fratello e cominciò a battere quella pista. Vedendo un paio di
gambe spuntare da dietro un cespuglio, si diresse in quella direzione,
sperando con tutto il suo cuore che il peggio non fosse accaduto. Lì un
singulto che fu quasi un urlo di disperazione, fece ricominciare le lacrime:
addosso al tronco, Thanatos stringeva a sé Hypnos, quasi avesse paura di
perdersi nella valle dove era diretto, con il volto ancora incrostato da
lacrime rosse. Shun gli s'inginocchiò accanto, passando una mano guantata
sul viso dei due giovani, osservando quei due corpi divenuti ormai statue di
ghiaccio. Hyoga lo raggiunse poco dopo, percorrendo le sue tracce, e a
quella vista non poté fare a meno di lasciare scorrere libere le lacrime sul
suo volto. Prese gentilmente Shun per un braccio, facendolo alzare, e con la
morte nel cuore racchiuse i due amanti in una bara di ghiaccio, lasciandoli
lassù, dove l'estate e il caldo non sarebbero mai arrivati, dove i due
fratelli avrebbero potuto riposare in pace ed allontanandosi, il loro ultimo
pensiero di triste dolcezza fu rivolto ai due amanti infelici in vita, ma
che finalmente avrebbero trascorso la morte assieme nella pace eterna.
* Owari *
Sono riuscita a finire questa fic in meno di
una settimana, e in meno di cinque minuti sono riuscita a farmi piangere da
sola… Anna, questa me la paghi, lo giuro!
H: Noto con GRAN PIACERE che io e mio fratello
stiamo diventando le tue vittime preferite…
D: Suvvia Hypnos, non vorrai mica prendertela
per così poco, vero?
H: Nooo, certo che no! Mi hai fatto morire, mi
hai spedito nell'Ade e nemmeno nei Campi Elisi, hai depresso mio fratello
fino a portarlo al suicidio, ci hai fatto litigare… magari non
necessariamente in quest'ordine, ma… Figurati se ce l'ho con te!
D: Me… meno male! Credevo che tu e Thanatos
voleste farmi fuori!
T: Chi, NOI? Ma figurati? Ti va una tazza di
caffè al cianuro, cara?
D: Sì, grazie, mag…. Thanatos! Avevi appena
detto che non volevate farmi fuori!
T: Fratellino, che ti dicevo, questa è
talmente scema che non si accorge nemmeno quando uno fa dell'ironia…
facciamola fuori e basta!
H: Devo darti ragione… sei pronta, maledetta?
D: Fermi lì tutti e due! Vi ho in pugno! Se
ben ricordate siete dentro anche in altre due mie fic, ve lo ricordate?
Posso fare di voi ciò che voglio!
T: Ma se tu muori prima…
D: AIUTOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!
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