Dog Eat Dog

parte XVIII

di Hyoga & Snatch



 


-Ehy sbirro, mi lanci il pacchetto?-
Leroy sporge le braccia oltre le sbarre, agitando le dita lamentevole.
Mead gli mette in mano una sigaretta, poi gli avvicina l'accendino.
Non può fare a meno di pensare al suo collega Reynolds. Era difficile che i detenuti fumassero se c'era in turno lui.
Leroy tira, un tiro forte. Leroy sa consumare una sigaretta con due tiri, è un vanto.
Lascia la mano a penzolare nel vuoto, il corpo scompostamente appoggiato al metallo.
-Accendi la radio? Non è neanche mezzanotte.-
Di nuovo, senza dire nulla Mead fa quello che l'altro gli chiede. Non ha voglia di mettersi a discutere. Non sopporterebbe il cicaleccio strafottente del negretto di turno. Non dopo aver raccolto da terra il corpo del suo collega crivellato di colpi solo il giorno prima.
Voleva bene a Lex Reynolds. A modo suo, perché volere bene a uno come Lex non era facile, ma gliene voleva. Era una persona integra, schietta, leale. Una persona che non aveva paura.
E questa era una gran cosa, in un mondo di codardi opportunisti.
Gente così, idealisti duri e puri, non durano. E Mead ha sempre saputo che Reynolds non sarebbe durato abbastanza da appendere il distintivo al chiodo.
E forse non gli sarebbe neppure interessato farlo. Gente così nasce per essere un'istituzione, non per vestirne i panni per la durata del turno.
-Sweet home Alabama…-
-Sta un po' zitto, Cristo.- grugnisce ruvidamente il poliziotto, poi accende la radio per coprire i vocalizzi dell'altro.
-… Nel pomeriggio di ieri è stato ucciso un pregiudicato che aveva sequestrato un agente di polizia. Durante l'operazione, che si è svolta con l'appoggio del gruppo cinofilo, hanno purtroppo perso la vita l’ostaggio e un altro agente…-
Leroy fa un lungo tiro. Un terzo di sigaretta. La nuvola che ne esce sfiora Mead.
Immobile, l'altro non alza neppure gli occhi su di lui. Sembra perso in considerazioni lontane, che hanno poco o nulla a che fare con quella cella sporca e con quella scrivania consumata dagli anni.
La radio continua ad emettere il suo gracchiante resoconto, una fila di eventi e dati. Che non hanno nessun senso, a meno che tu non li abbia vissuti di persona, a meno che tu non ti ci sia trovato, a veder morire il tuo collega abbattuto come una bestia rabbiosa.
E pensa alla massaia che ascolta l'autoradio andando a fare la spesa, al benzinaio che la sente in sottofondo, a tutti quelli che ascoltano il resoconto con l'indifferenza di chi non c'era.
To protect and to serve. E' per quelli che in ultima analisi Reynolds ci ha lasciato le penne. Per quelli e per un'idea superiore di ordine e bene. Per rassicurare la brava massaia, il solerte benzinaio, il buon prete e chi più ne ha più ne metta.
Il pregiudicato è stato ammazzato e tutti sono contenti. E pazienza se nell'operazione hanno tritato anche un poliziotto, tanto quello è perfettamente sostituibile, l'Accademia ne sforna migliaia ogni anno.
Fanculo, come Reynolds non ne sfornerà più. E' questa la tragedia.
-… Sembra che il pregiudicato avesse tenuto segregato l'agente che l'aveva inseguito durante la sua fuga dall'ospedale, dove era stato ricoverato in seguito ad una caduta accidentale...-
-Stronzate.- dice Leroy, e butta il mozzicone nel piccolo cimitero di suoi simili.
Tutte stronzate. Persino Sedgwick ne aveva dette, propinando l'ufficiale versione. Sonny ha fatto la cazzata, ha tenuto lo sbirro vivo. Preghiera al fratello. Amen. Pensiamo ad altro.
Aveva avuto l'acido retrogusto di una versione edulcorata per il grande pubblico.
Per Leroy, il piccolo Leroy, a cui non racconti la verità ma la bella parabola educativa.
Ed erano tutte stronzate. La verità non la sapeva nessuno. Magari neanche Sonny… Che tanto è crepato.
-Ma tu lo conoscevi quello lì?- domanda a Mead, che ha lo sguardo sbirro-perso-in-profondi-pensieri. Agli sbirri piace averlo.
-Sì, lo conoscevo.- risponde l’altro senza neppure voltarsi verso il suo interlocutore.
Quante implicazioni in quella semplice affermazione. Troppe, per elencarle ad un Leroy qualsiasi.
-Ma dio che merda.- conclude Leroy, e dondolandosi guarda per terra cercando quale tra le sue sigarette è il cadavere che sta schiacciando tra decine di cadaverini schiacciati.
-Una maledetta merda, sì.- soggiunge il poliziotto. Si versa una tazza di caffè, ne porge una al ragazzo. Poi si siede a bere cupo.
Appoggia i piedi sul piano della scrivania - una dannata abitudine - poi li riabbassa. Reynolds non li avrebbe mai messi così.
Leroy guarda la bevanda nera. Annusa: amara. Perché poi gli piace?
Chissenefrega, ha sete.
La butta giù.