NOTE: i personaggi sono nostri! Pherio e Astre di Dhely. Pirecrate e Idrio di Kalahari. Anche se la divisione non è così netta ci siamo suddivise i diritti d'autore in questo modo. L'ambientazione è in una Sparta ideale (non cercate troppe coincidenze spazio temporali, non ce ne sono troppe!) ma tutto ciò che siamo riuscite a recuperare dei veri usi e costumi dell'antica Sparta è stato utilizzato.

Di odio. Di amore 

parte XIII 

di Dhely & Kalahari


"Da quella porta non deve uscire niente!" disse l'anziano Kakeo ad un giovane, il braccio alzato e il dito puntato al pesante legno dell'ingresso della sala comune per la cena. Il giovane si fece piccolo piccolo, e vergognoso, abbassando lo sguardo per avere fatto una battuta al momento sbagliato e nel posto sbagliato.

Astre, la guancia appoggiata ad una mano, già seduto al tavolo rozzo, guardò la scena di sott'occhi e osservò i ragazzi di turno servire la brodaglia dal gusto terribile che, purtroppo, da più di un anno era costretto ad ingoiare due volte al giorno senza possibilità di scampo. Gli venne d'istinto di tirare fuori la lingua in segno di disgusto e lo stomaco gli si contorse al pensiero dei banchetti cui era abituato in casa sua: portate da tutti gli angoli della terra, con pesce, carne, verdura e frutta mai cucinate due volte nello stesso modo in cinque mesi; le posate preziose, d'argento, i calici di cristallo di rocca sfaccettato, i vini mesciuti con arte, il pane *bianco* e fragrante, i dolci di miele e mandorle e pistacchi. .

Casa sua.

Doveva trovare un modo di tornarci, e già non era facile. Inoltre preferiva tornarci vivo, integro, e, naturalmente, sarebbe stata cosa buona potervi rimanere fino alla fine dei suoi giorni senza essere ammazzato dai morsi delle serpi, che erano ovunque, oppure da un cobra ch'avrebbe potuto trovarsi sotto un cuscino. Bene, cosa numero uno era riuscire a sfuggire dalle grinfie di Kakeo. Ma come? Guardò la posata, rozza pure lei, e guardò il brodo nero che avevano il fegato di chiamare cibo - neanche faceva bene alla pelle - per poi lanciare un'occhiata che non avrebbe voluto, ma fu omicida, a Kakeo, che stava mangiando in silenzio, e poi a Pherio. Quest'ultimo sguardo di saetta colse l'altro ragazzo nella contemplazione estasiata e persa di Pirecrate; senza accorgersene iniziò a mangiarsi le sue belle unghie.


Pherio mandò giù un boccone ma, nonostante fosse bollente, non lo sentì per niente perché acceso da un altro fuoco che gli rodeva ancora di più. Tentò un respiro profondo ma gli portò solamente altro dolore, il quale non fece altro che aumentare la temperatura già rovente della rabbia che gli bolliva, bollicina dopo bollicina, dentro. Aveva dimostrato la sua amicizia a Pirecrate, che *sapeva*, dannazione, lo sapeva che Astre e lui potevano stare insieme ma nonostante tutto non si era fatto scrupoli! Tutta Sparta malignava su loro due, da più di un anno, possibile che Pirecrate non avesse mai udito nulla a proposito? Che l'ombra che aveva visto sul suo viso la notte prima della partenza fosse per Astre? Perdìo, non ci voleva pensare, non ci voleva neppure porre mente e si sorprese, deridendosi, che quei pensieri neanche avrebbe dovuto averli: Astre era libero di fare quello che voleva e se lui. . se lui era stato così *stupido* da cadere nella sua rete l'unico con cui doveva prendersela era se stesso. .

Ma perché Pirecrate non glielo era venuto a dire? Che si fosse sbagliato sul conto di quel maledetto? Che in realtà avesse fatto un doppio gioco tutto il tempo? Ma un attimo: poteva darsi che si stesse crucciando perché si sentiva in colpa verso di lui. . o dei! Sentiva il proprio cervello girare come una trottola, di qui e di lì cercando tutti i perché che poteva trovare, non riuscendo a venire a capo di tutta quella confusione che gli mordeva il cuore e le viscere. Gelosia e poi che altro? Ma gelosia per cosa? Astre non era suo, non lo era mai stato!

Ma Pirecrate . . dei, Pirecrate!

Era insieme ad Astre? Era una cosa seria? E quando si erano conosciuti? E Pirecrate . .

"Pherio!"

"Che c'è?" rispose brusco ad un altro coetaneo, vicino a lui.

"Smettila di fissare in quel modo Pirecrate o tuo zio se ne accorge!" disse quello sorridendo come uno scemo e le guance di Pherio si tinsero di porpora, lanciando uno sguardo veloce verso il vero oggetto della sua sofferenza, che, naturalmente, stava fissando Pirecrate.



Tirò su la mistura nera e la lasciò ricadere nel piatto, le dita davanti alle labbra e lo sguardo perso davanti a sé.

"Non hai fame Pirecrate?" gli chiese Antipode, vicino a lui, nella speranza che potesse cedergli la porzione: quanto più si mangiava meglio era sempre e una porzione raramente avanzava a qualcun altro.

Pirecrate lo degnò di un'occhiata e gli cacciò il piatto più vicino in modo che potesse prendere dei bocconi senza che gli adulti, alle altre tavolate, se ne accorgessero e li punissero entrambi. Guardò la propria posata, arricciando le belle labbra quasi disegnate, e si lasciò scappare un sospiro ponendola nel piatto ed iniziando a ticchettare sul legno.



Una decina di posti più giù, dalla parte opposta del tavolo, un'altra persona aveva perso tutto l'appetito che avrebbe potuto avere: Antinoo. Si stava tenendo il mento sopra le mani, i gomiti sul tavolo a fissare melanconicamente Pirecrate, poi quell'infame di un barbaro, quell'immeritevole di un mezzo spartano. In quel momento si rese conto che avrebbe dato tutto ciò che aveva pur di avere un'occhiata da Pirecrate, solo una, anche breve, pur di non apparirgli come un fantasma, come l'aria che non si può vedere.

Artemide, Artemide...che avrebbe fatto purché Pirecrate lo volesse accanto!

____



"Domani i bagni!" annunciò uno di quelli che da poco era diventato Spartiato bussando alle porte di tutti i suoi coetanei, senza aprirle, ma solo per farsi sentire: l'annuncio era uno di quelli grandi perché i bagni erano così rari che, prima di averne un altro, poteva passare anche un mese, a meno che non si ricorresse alle acque dell'Eurota. E tutti quelli del corridoio, ora abbastanza grandi da avere piccole celle separate, non avevano mai visto le terme.

Pirecrate udì l'annuncio e scosse la testa cercando di capire cosa ci trovassero di tanto eccezionale nell'infilarsi in una vasca d'acqua calda: erano molto meglio quelle fresche e limpide, anche se gelide, dell'Eurota, no? Si alzò dal proprio letto per togliersi la veste e poter dormire quando un brivido gli corse lungo tutto il corpo: si bloccò nell'operazione di scioglimento dei nodi e rimase immobile, come attendendo qualcosa. La gola gli si serrò e sentì le proprie membra scuotersi al pensiero di essere visto nudo.

Ma in fondo non era la prima volta: tutti gli esercizi i ragazzi li facevano quasi sempre nudi e . . e non c'era bisogno di . . di temere niente. Al semplice pensiero si irrigidì ancora di più ed iniziò a tremare. Era assurdo! Tutto quello era assurdo: lui tremare per una bazzecola simile? Lui no, non aveva paura, lui no, non si sarebbe tirato indietro, a lui no, non era successo *niente*

Scosse il capo con forza, saltò sul letto e con un gesto secco e rabbioso si infilò la mano tra le pieghe della veste. Ancora una volta s'immobilizzò al sentire il contatto di pelle contro le parti intime; strinse i denti e cacciò via quella sensazione di disagio e disgusto iniziando a toccarsi e cercando un modo di riprendere la comunicazione col proprio corpo, una maniera per riuscire ancora ad avere fiducia nelle proprie carni, un sistema per . .

Si mise sulle ginocchia, tra le coperte del letto e si accarezzò prima con delicatezza, poi con furia ma tutto ciò che riusciva a stillare da se stesso era rabbia, rabbia e ancora rabbia: che gli inaridiva gli occhi, che gli intorpidiva i sensi. Tentò di immaginare un fragile corpo dalle ossa lunghe e la pelle candida sotto i suoi polpastrelli, labbra morbide contro le sue, un sorriso splendido e occhi chiari di azzurre acque marine ma tutto ciò che rimase fu un'immagine nella sua testa che non lasciò effetti nel corpo: il suo sesso rimaneva disteso tra le proprie mani, senza un segno di vita.

Staccò le mani dalla propria pelle, di getto, respirando a fondo e maledicendo quel porco che gli aveva fatto *questo*! Come avrebbe fatto il giorno dopo a spogliarsi davanti agli altri quando la vista di se stesso davanti ad un riflesso già lo faceva sentire male?! No . . non se la sentiva . . per Minerva! Che quella notte non potesse finire mai . . che quella notte non avesse mai visto un'alba . . E con il terrore e il tremore sotto la pelle stette per tutto il tempo, fino a quell'alba maledetta, fino a quei raggi di sole nunzi di inevitabilità, ad occhi chiusi e cercando di cacciare immediatamente i flash che gli venivano nel cervello . .di Pleto che lo toccava e ..

Ruggì accoccolandosi tra le coperte.

__

"Woah!" gridò Menisco uscendo fuori dall'acqua, all'improvviso, davanti ad un altro compagno e facendogli prendere un colpo. Le vasche delle terme erano grandi, la roccia liscia e di un color ruggine sulle pareti disadorne ed alte, in contrasto con quella biancastra del pavimento, ora bagnato dagli schizzi che gli Spartiati ventenni, che si stavano dando al più pazzo e uno dei pochissimi divertimenti che si potevano trovare a Sparta: il bagno senza nessuno a controllare.

Che bellezza!

"Ecco uno dei vantaggi d'essere uomini!" esclamò qualcuno e gli altri si misero a ridere o giocando con l'acqua termale o chiacchierando tra di loro oppure godendosi semplicemente la sensazione, così aliena per loro, del liquido riscaldato contro la pelle.

Gli unici due che non risero furono Pherio e Pirecrate, addossati entrambi ai lati della piscina, immersi totalmente nell'acqua uno per un motivo l'altro per un altro, oltre che circondati dal muro dei propri pensieri o del proprio malumore. In quell'istante gli occhi del Panfilo si concentrarono sulla forma immobile e rigida del Dimano, che già aveva urlato a chiunque avesse fatto cenno di avvicinarglisi e intimato a stargli alla larga.

Domande. . era da giorni che la sua mente era assurdamente ricolma semplicemente di domande senza risposta, ora, forse, era venuto il momento di comprendere qualcosa in più, perché non poteva continuare in quel modo ad arrovellarsi.

Pherio prese il respiro e si diede la spinta per entrare sott'acqua con la testa, i capelli dorati raccolti in una treccia lunga attorno il suo capo e aguzzò lo sguardo iniziando a nuotare sott'acqua non visto, favorito dall'impurità dell'acqua di quella sorgente strana, quasi divina per le sue proprietà disinfettanti e unico mezzo per curarsi prima che venisse. .

Astre, prima che venisse Astre. Riuscì a pensarlo. Era già un passo avanti, quello, pensò provando un lieve disprezzo verso se stesso. Era ridicolo! Tutto quel. . tutto quel *dolore* per uno che non valeva nulla . .per uno come Astre.
Eppure . .

Non ci mise molto ad intravedere finalmente davanti a sè, il petto che sfiorava il fondo della vasca e la pressione dentro le orecchie; non lasciò andare l'aria e si lasciò risalire, affiorando lentamente davanti a Pirecrate. Lasciò rilassare i polmoni, l'acqua al livello della bocca e il fiato che fece uscire si trasformò in bollicine.

"Perché non me lo hai detto?" chiese, semplicemente, guardando Pirecrate che lo fissava come se fosse stato aria.

"Di chi?" gli domandò in risposta il Dimano, i capelli bagnati intorno al volto, le labbra serrate e le iridi allargate, cercando, per quanto gli fosse possibile, di aumentare la distanza tra di loro.

"Di Astre."

E, improvvisamente, gli venne in mente che forse Pirecrate poteva non centrare perché vide quello sguardo smarrirsi per un attimo, ma tornare fermo subito dopo. Come se non ne sapesse davvero niente . . non credeva Pirecrate in grado di indossare una maschera simile di menzogna. Pirecrate era uno spartano, era nobile e giusto, non era un falso persiano mentitore . . Poggiò i piedi sul fondo facendo un passo avanti ma l'altro ne fece uno indietro.

"Tra me e lui non c'è stato niente se non. . se non un qualcosa di fisico." tutto qui.

Tacque mentre l'espressione di Pherio assunse prima una tonalità esterrefatta, poi incredula ed infine *incazzata*. Come nessuno aveva mai visto incazzato Pherio dei Panfili.

Pherio riuscì a sbattere un paio di volte le palpebre, ma il suo cervello non riuscì ad obbligarlo a fare null'altro, le membra completamente invase da un fuoco, da un odio che aveva appena rotto le barriere del cuore egli si era sparso, ardendo, nel corpo.

"E lo dici così?" saltò in avanti protendendo le braccia per acchiappargli il collo. Pirecrate alzò le sue e non appena sentì quel contatto fisico non ci vide più ed iniziò a lottare coi muscoli tesi, con tutte le forze che aveva ora.
 
Si acchiapparono l'un l'altro e si sentì un grande tonfo nelle vasche, quelli che ancora non s'erano girati per guardare quei due ora erano con gli occhi fissi sui lottatori che se le stavano dando a pochi metri da loro. Onde sempre più grandi venivano da quel punto e l'unica cosa che permetteva di distinguerli era la pelle più scura di uno e i capelli molto più chiari dell'altro. Nessuno si intromise in quella lotta.

Pherio stava per bloccare il braccio di Pirecrate quando l'acqua, rendendoglielo scivoloso, glielo fece scappare dalle mani e ricevette un pugno in viso; veloce come un ghepardo afferrò di nuovo l'arto trascinandolo con sé sotto l'acqua. Situazione di stallo. Pirecrate per liberarsi morsicò la spalla di Pherio, forte da portare il sangue ad uscire in piccole sfere nell'acqua calda, e quello lo lasciò andare; gli afferrò quei bei capelli biondi trascinandogli il capo indietro e uscì fuori dall'acqua lui per riprendere aria, costringendo Pherio a tenere la testa in apnea.

La posizione gli fece perdere quasi tutta l'aria nel costato, allora si girò e puntando i piedi per terra riuscì a far battere Pirecrate contro il bordo della piscina mozzandogli il respiro in petto; gli prese le braccia e stringendo sui polsi utilizzò quell'attimo per tirarle via dai capelli e per tirare fuori dalla vasca l'avversario di peso. Lo guardò mettersi seduto quasi completamente, senza asciugarsi gli occhi che ardevano per l'acqua termale saltò fuori anche lui e si prese la posizione di vantaggio. Continuarono a rotolarsi sul marmo, menando pugni e calci da portare lividi per settimane, sputarono la saliva che ad entrambi era salita nelle bocche e il sangue per qualche gengiva lesionata, graffiarono e si morsero.

Erano entrambi fuori di sé e, se non fosse arrivato in quel momento un anziano, richiamato dal fracasso, si sarebbero probabilmente uccisi a vicenda per qualche lesione interna dopo essersi spezzati le gabbie toraciche, oppure uno dei due avrebbe avuto un collo spezzato e l'altro si sarebbe ucciso dopo essersi frantumato la schiena. Come due ippopotami.

"Che succede?" gridò l'uomo avanzando pel terreno scivoloso verso di loro, gli altri presenti completamente muti, nessuno avendo la voglia di andare a cercare di separarli, correndo il rischio di farsi spezzare un braccio.
 
L'anziano ordinò di fermarsi all'istante ma proprio in quel momento Pirecrate, ignaro di tutto ciò che non fosse qualcuno che tentava di toccarlo, diede un calcio nel fegato a Pherio, che invece s'era un attimo fermato per sentire chi era arrivato. Rotolarono di nuovo, l'uomo ultrasettantenne afferrò una spada lì accanto e infoderata la diede tosto diagonalmente sulla schiena del Dimano, che si accasciò di lato perdendo per un secondo la vista dal dolore.

Pherio alzò il capo pieno di lividi, un occhio mezzo chiuso e vide il capofamiglia degli Ilei in tutta la sua imponenza senile. Abbassò gli occhi conscio di essere nel torto ed ingoiò la rabbia che ancora gli bruciava dentro. Poi, proprio prima di chinare del tutto il capo sentì il suono di altri passi, leggerissimi, scontrarsi sul velo d'acqua sul pavimento ed alzò la testa vedendo Astre, vestito d'una veste color d'autunno, corrergli incontro.

Ma non si fermò accanto a lui. Si chinò su Pirecrate steso ancora in terra, immobile.

Con la coda dell'occhio ebbe la forza di guardare quella veste bagnarsi a contatto con la pietra bagnata, i piedi perfetti in ogni loro angolo o curva, poi la caviglia sottile ed elegante ed infine le gambe allungate scoperte fino al ginocchio, le spalle, il collo aristocratico e una parte del volto. I capelli scuri a coprirglielo un po'.

Guardava Pirecrate ma non lo toccava, eppure come si vedeva che tendeva le mani per osservare il duro colpo inflitto!

Pherio chiuse la bocca, tornò impassibile e con un respiro recuperò tutta la dignità che poteva cercare di mettere assieme; guardò l'Ileo dare direttive agli altri giovani ma non riusciva a capire quello che stava dicendo loro.

Sentiva soltanto il flebilissimo sussurro di Astre.

"Pirecrate. . "

Pherio prese un lungo, profondo respiro. Il costato gli doleva, infiammato, il corpo tutto mandava segnali e fitte, ma quello che più gli bruciava era la furia cieca che l'aveva invaso, ciò che per un attimo l'aveva reso schiavo. E lui non poteva essere schiavo di una cosa così meschina come il desiderio. Non lui.

Strinse i denti con rabbia, questa volta era però una furia gelida, controllata che gli avrebbe dato la forza di combattere contro un dio, se fosse stato necessario. Non vi era, però, alcun dio, lì, c'era solamente il corpo di Astre a un passo da lui, chino su Pirecrate, sentiva la sua voce, il suo sussurro . . ecco, solo per quello s'era lasciato andare all'ira? Lui, Pherio dei Panfili ardeva di gelosia per uno straniero? Astre meritava tutto quello?

No.

Astre non meritava Pherio dei Panfili, e Pherio non doveva sprecare in quel modo neppure un fiato, dedicandolo a chi non fosse degno. Si mise ben dritto, il capo ritto, il mento teso, gli occhi pieni di luce.

Si guardò in giro, i ragazzi che correvano di qui e di là ad obbedire agli ordini dell'anziano, poi posò lo sguardo su Pirecrate, inginocchiato a terra, con Astre al suo fianco che gli parlava, e lui che scuoteva seccamente il capo, furioso.

"Lasciami in pace, persiano!"

La voce di Pirecrate era ricolma di ira, ma Pherio poté riconoscere il dolore, perché anch'egli lo provava. Prese un nuovo, profondo respiro.

"Astre. - vide quel paio d'occhi scuri, neri come la notte e luminosi come solo un plenilunio può essere, alzarsi su di lui, seguiti immediatamente da un altro paio, altrettanto scuri ma più profondi, un'altra sfumatura decisa a velarne la superficie, un fondo diverso. Pirecrate lo guardava stupefatto. - Occupati tu di Pirecrate dei Dimani. Da solo ci mette solitamente troppo tempo, e deve essere in forma il prima possibile."

Null'altro, se non un'occhiata silente a Pirecrate che parve capire, o per lo meno si era limitato ad accettare il tono da superiore che Pherio aveva utilizzato, come attendendo tempo e luogo migliori per cercare di farsi spiegare cosa fosse successo. Astre fece per parlare ma Pherio lo bloccò con un gesto secco della mano.

Null'altro, si voltò verso l'anziano Ileo che stava ritornando a loro. Ecco, ora avrebbe potuto affrontare di tutto, la parte più difficile era stata compiuta.

__

Astre uscì furioso dalle terme.

Non così sarebbe dovuto andare! Non così! Perché Pherio si era comportato in quel modo assurdo? Lo conosceva da più di un anno, era *certo* di poter prevedere le sue reazioni meglio che se fosse stato nel suo corpo e invece . . invece!

Si diede dell'idiota. Spartani! Non erano uomini, non pensavano, loro, erano stupidi imbecilli che, come un loro Ares sanguinario, perdevano il lume della ragione e si lasciavano guardare da . . ah! Menzogne! Se Pherio si fosse davvero lasciato guidare dai suoi istinti più bassi, dalla sua lussuria, a questo punto non si sarebbero mai trovati . . maledetto lui e maledetta tutta la sua famiglia!

Quando fosse riuscito a tornare a casa avrebbe armato un esercito solo per radere al suolo Sparta, di quella malefica città non sarebbe rimasto più in piedi neppure un sasso e lui avrebbe riso e ballato sulle loro ceneri fumanti . . maledetto popolo di cani rognosi . .

Un ragazzo lo urtò, svoltando da una stradina.

"Perdonami! - disse voltandosi di fretta, il fiato di chi stava correndo e il volto acceso dalla fretta. Poi sgranò gli occhi, fermando i passi, riconoscendo Astre - Tu!"

Possibile che quando giravano voci che stesse succedendo qualcosa si trovasse sempre tra i piedi quell'Astre?! Cosa ci faceva sempre appresso a Pirecrate? La risposta che si diede da solo non gli piacque per nulla.

Vide il persiano fissarlo irato, poi sorridergli con quella sua solita espressione incomprensibile.

"Antinoo. Non credo che a qualcuno serva la tua presenza, là dentro, ora."

Disse, indicando le terme, beffandosi del tormento che aveva visto risvegliarsi negli occhi del ragazzo.

"Invece la tua presenza, straniero, non serve in tutta Sparta!"

Lingua lunga, il ragazzino . . Astre sorrise tra sé, pensando che, almeno lui, era divertente . . sì, divertente canzonarlo, divertente farlo soffrire e renderlo furioso . . e semplice . . tanto semplice da parer quasi banale. Eppure quell'Antinoo, forse, avrebbe potuto rendergli un grande servigio, inconsapevolmente.

Si voltò verso di lui, le mani intrecciate, un'espressione piatta, tranquilla, immota sul volto di fronte ad un Antinoo che sentiva sempre più una rabbia immotivata crescergli nel petto.

"Serve, pare, nella dimora del Dimano. Ho appena ricevuto l'ordine, ti farà piacere sapere, di curare le ferite che ha riportato dalla campagna e quelle, nuove, che il Panfilo gli ha inflitto adesso."

Vide il volto liscio di Antinoo contrarsi in una smorfia terribile di odio e incredulità. Lo spartano scattò in avanti, i pugni sollevati, pronti per colpire, ma ad un passo da lui riuscì a fermarsi, appena in tempo.

"Cane mentitore! Come puoi, tu, osare poggiare le mani su uno fra i più nobili di noi? Dovrebbero metterti a morte per questa tua audacia!"

Astre sorrise, pacato.

"Io faccio solo cosa mi è stato ordinato. Proprio voi mi avete insegnato il valore di obbedire a coloro che mi sono superiori."

"Chiunque sia stato a darti questo incarico non ti conosceva bene per la serpe che sei! - Antinoo era fuori di sé e più vedeva la assoluta tranquillità di Astre più la furia gli montava dentro - Cane indegno! Non osarti posar le mani su Pirecrate oppure io .."

Astre continuò a sorridere, questa volta però le sue labbra belle si piegarono un poco, torcendosi acri.

"Puoi sempre andare da Pherio a domandargli di mutare il suo ordine, non sarò certo io ad impedirtelo."

Pherio?! Antinoo barcollò per un attimo. Non era possibile! Eppure. . eppure in tutta Sparta, da almeno tre generazioni, viveva un solo Pherio . . non era possibile! Ma Pherio e Pirecrate non erano .. a meno che Pherio non fosse all'oscuro della relazione di Pirecrate con Astre! Sì, certo, poteva essere così! *Doveva* essere così . .

"Fino ad allora, Antinoo, sono spiacente di dirti che non posso far molto altro che obbedire. - chinò appena, delicatamente, il capo in un movimento grazioso, di scherno - Buona giornata."

Gli voltò le spalle con un sorriso che si ampliò a vedere la sua confusione, e la rabbia che cresceva sotto e il fuoco che ardeva, alto. Gelosia. Bene, la gelosia era una cosa buona, era un sentimento che poteva sfruttare, che poteva manipolare . .

Bene. Sorrise tra sé.

Nessuno poteva umiliarlo in quel modo, nessuno! Pherio avrebbe avuto, in cambio del suo atteggiamento, ciò che si meritava . . E Antinoo avrebbe funzionato alla perfezione.

__



"E' vergognoso! - Kakeo sbraitò di fronte ai due ragazzi lividi, la pelle di Pherio che metteva ancora più in risalto le macchie nere ed i rossori - Vi rendete conto che avete delle responsabilità? TU!- puntò un dito in faccia a Pirecrate- TU, miserabile figlio di traditore! Sangue malsano! Cosa credi, che essere divenuto Spartiato cancelli nelle memorie chi è stato tuo padre? Sei grande abbastanza da dover sapere quando e quando non combattere! E TU- sbraitò in faccia a Pherio, che tenne gli occhi abbassati- TU, degno figlio di un violento! Sangue corrotto, impuro!" e non aggiunse niente altro perché i suoi occhi simili ad un giudice crudele e sanguinario gelarono Pherio sul posto: non servivano parole.

Poi alzò il braccio e diede uno schiaffo a Pirecrate, che a malapena riuscì a contenere un latrato, e al suo mezzo nipote. Il suono risuonò per le mura anguste della camera.

"E' imperdonabile una cosa simile, verrete duramente puniti!" finì, incrociando le mani dietro la schiena e dando loro le spalle, senza più voltarsi, uscendo a grandi passi dalla stanza.

Affondato nei suoi pensieri, appena conscio della presenza dell'altro anziano, l'Ileo dalle mille cicatrici, non notò che all'ultimo momento la figura sottile e snella di Astre, immobile, in attesa contro una parete.

"E tu, Astre, che fai qui?"

Il ragazzo li salutò entrambi come si doveva.

"Mi hanno detto di occuparmi di Pirecrate dei Panfili, nobile Kakeo."

L'uomo si irrigidì, nervoso.

"Chi?"

Astre sollevò il capo regalandogli uno sguardo silente, da sotto quelle lunghe ciglia, poi sospirò scuotendo il capo. Dischiuse appena le labbra per parlare quando una voce sorse alle spalle dell'uomo.

"Io, nobile Kakeo. - Pherio venne avanti, gli occhi puntati in quelli di suo zio, senza timore né vergogna - Diedi io questo ordine ad Astre. Pirecrate ha riportato, dal mese, ferite non ancora chiuse, e visto che nessuno, nella sua dimora può prendersene cura, temo che potrebbe impiegarci troppo tempo a guarire, oppure, peggio ancora, non guarire mai del tutto."

Kakeo s'accigliò scuro in volto.

"Sei tenero con un avversario, Pherio!"

Il ragazzo scosse il capo.

"Tu m'hai insegnato che gli spartani devono sempre essere pronti a combattere e ora Pirecrate non lo sarebbe. Non possiamo sacrificare un così valente guerriero per un mio . . - tacque un attimo chiudendo gli occhi, quando li riaprì erano duri e freddi, lucenti e saldi. Occhi terribili. - per un mio errore."

Astre corrugò la fronte ma il vecchio non ci fece caso, perso nei propri pensieri.

"Errore, Pherio?"

Suo nipote si limitò a scuotere il capo. Dalla porta alle sue spalle uscì Pirecrate in silenzio, il passo che cercava di essere saldo, le spalle tenute ritte solo dall'orgoglio. Sostenne l'occhiata del vecchio Panfilo e dell'anziano Ileo, al suo fianco, senza dire una parola. Pherio non si voltò ma quel silenzio calato all'improvviso gli disse chiaramente che era lui l'oggetto della discussione che aveva interrotta. Fece per superarli, sempre in silenzio, quando la voce decisa di Pherio si levò alle sue spalle.

"Errore, sì. Sono io il colpevole di quel che è accaduto oggi alle terme e anche se, secondo le leggi, è giusto che anche Pirecrate sia punito con me per questa mancanza, mi sembra altrettanto corretto che io abbia la possibilità di tentare di sdebitarmi con lui. Mi auguro che mi sia concesso."

Pirecrate si inchiodò sul posto, voltandosi appena, i due anziani tacquero per lunghi istanti. Inaudito! Pherio si stava prendendo la colpa di un fatto così grave? Ma era impazzito?! Lui non ..

Fu l'Ileo a interrompere il silenzio, alzando una mano, pacato.

"Hai educato bene il tuo ragazzo, nobile Kakeo. Uno spartano che si prende la responsabilità delle sue azioni in pace è un soldato che si prenderà la responsabilità delle sue azioni in battaglia, e sono questi guerrieri che hanno fatto grande il nome di Sparta fra le genti. - guardò Pherio dritto negli occhi - Hai la  facoltà di tentare di rimediare al torto che hai inflitto al Dimano, giovane Pherio. E tu - si voltò verso Pirecrate - dovresti aver più cura del tuo corpo. Le ferite che non si dimostrano immediatamente mortali possono fiaccare più e peggio di una pugnalata diritta al cuore, ricordalo bene! Mi auguro che saprai trarre profitto da questa situazione, il giovane Astre, qui, s'è dimostrato più d'una volta un ottimo medico."



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