NOTE: i personaggi sono nostri! Pherio e
Astre di Dhely. Pirecrate e Idrio di Kalahari. Anche se la divisione non
è così netta ci siamo suddivise i diritti d'autore in questo modo.
L'ambientazione è in una Sparta ideale (non cercate troppe coincidenze
spazio temporali, non ce ne sono troppe!) ma tutto ciò che siamo riuscite
a recuperare dei veri usi e costumi dell'antica Sparta è stato utilizzato.
Di odio. Di
amore parte
XIII
di Dhely &
Kalahari
"Da quella porta non deve uscire niente!" disse l'anziano Kakeo
ad un giovane,
il braccio alzato e il dito puntato al pesante legno dell'ingresso della
sala
comune per la cena. Il giovane si fece piccolo piccolo, e vergognoso,
abbassando lo sguardo per avere fatto una battuta al momento sbagliato e
nel
posto sbagliato.
Astre, la guancia appoggiata ad una mano, già seduto al tavolo rozzo,
guardò la
scena di sott'occhi e osservò i ragazzi di turno servire la brodaglia dal
gusto
terribile che, purtroppo, da più di un anno era costretto ad ingoiare due
volte
al giorno senza possibilità di scampo. Gli venne d'istinto di tirare
fuori la
lingua in segno di disgusto e lo stomaco gli si contorse al pensiero dei
banchetti cui era abituato in casa sua: portate da tutti gli angoli della
terra, con pesce, carne, verdura e frutta mai cucinate due volte nello
stesso
modo in cinque mesi; le posate preziose, d'argento, i calici di cristallo
di
rocca sfaccettato, i vini mesciuti con arte, il pane *bianco* e fragrante,
i
dolci di miele e mandorle e pistacchi. .
Casa sua.
Doveva trovare un modo di tornarci, e già non era facile. Inoltre
preferiva
tornarci vivo, integro, e, naturalmente, sarebbe stata cosa buona potervi
rimanere fino alla fine dei suoi giorni senza essere ammazzato dai morsi
delle
serpi, che erano ovunque, oppure da un cobra ch'avrebbe potuto trovarsi
sotto
un cuscino. Bene, cosa numero uno era riuscire a sfuggire dalle grinfie di
Kakeo. Ma come? Guardò la posata, rozza pure lei, e guardò il brodo nero
che
avevano il fegato di chiamare cibo - neanche faceva bene alla pelle - per
poi
lanciare un'occhiata che non avrebbe voluto, ma fu omicida, a Kakeo, che
stava
mangiando in silenzio, e poi a Pherio. Quest'ultimo sguardo di saetta
colse
l'altro ragazzo nella contemplazione estasiata e persa di Pirecrate; senza
accorgersene iniziò a mangiarsi le sue belle unghie.
Pherio mandò giù un boccone ma, nonostante fosse bollente, non lo sentì
per
niente perché acceso da un altro fuoco che gli rodeva ancora di più.
Tentò un
respiro profondo ma gli portò solamente altro dolore, il quale non fece
altro
che aumentare la temperatura già rovente della rabbia che gli bolliva,
bollicina dopo bollicina, dentro. Aveva dimostrato la sua amicizia a
Pirecrate,
che *sapeva*, dannazione, lo sapeva che Astre e lui potevano stare insieme
ma
nonostante tutto non si era fatto scrupoli! Tutta Sparta malignava su loro
due,
da più di un anno, possibile che Pirecrate non avesse mai udito nulla a
proposito? Che l'ombra che aveva visto sul suo viso la notte prima della
partenza fosse per Astre? Perdìo, non ci voleva pensare, non ci voleva
neppure
porre mente e si sorprese, deridendosi, che quei pensieri neanche avrebbe
dovuto averli: Astre era libero di fare quello che voleva e se lui. . se
lui
era stato così *stupido* da cadere nella sua rete l'unico con cui doveva
prendersela era se stesso. .
Ma perché Pirecrate non glielo era venuto a dire? Che si fosse sbagliato
sul
conto di quel maledetto? Che in realtà avesse fatto un doppio gioco tutto
il
tempo? Ma un attimo: poteva darsi che si stesse crucciando perché si
sentiva in
colpa verso di lui. . o dei! Sentiva il proprio cervello girare come una
trottola, di qui e di lì cercando tutti i perché che poteva trovare, non
riuscendo a venire a capo di tutta quella confusione che gli mordeva il
cuore e
le viscere. Gelosia e poi che altro? Ma gelosia per cosa? Astre non era
suo,
non lo era mai stato!
Ma Pirecrate . . dei, Pirecrate!
Era insieme ad Astre? Era una cosa seria? E quando si erano conosciuti? E
Pirecrate . .
"Pherio!"
"Che c'è?" rispose brusco ad un altro coetaneo, vicino a lui.
"Smettila di fissare in quel modo Pirecrate o tuo zio se ne
accorge!" disse
quello sorridendo come uno scemo e le guance di Pherio si tinsero di
porpora,
lanciando uno sguardo veloce verso il vero oggetto della sua sofferenza,
che,
naturalmente, stava fissando Pirecrate.
Tirò su la mistura nera e la lasciò ricadere nel piatto, le dita davanti
alle
labbra e lo sguardo perso davanti a sé.
"Non hai fame Pirecrate?" gli chiese Antipode, vicino a lui,
nella speranza che
potesse cedergli la porzione: quanto più si mangiava meglio era sempre e
una
porzione raramente avanzava a qualcun altro.
Pirecrate lo degnò di un'occhiata e gli cacciò il piatto più vicino in
modo che
potesse prendere dei bocconi senza che gli adulti, alle altre tavolate, se
ne
accorgessero e li punissero entrambi. Guardò la propria posata,
arricciando le
belle labbra quasi disegnate, e si lasciò scappare un sospiro ponendola
nel
piatto ed iniziando a ticchettare sul legno.
Una decina di posti più giù, dalla parte opposta del tavolo, un'altra
persona
aveva perso tutto l'appetito che avrebbe potuto avere: Antinoo. Si stava
tenendo il mento sopra le mani, i gomiti sul tavolo a fissare
melanconicamente Pirecrate, poi quell'infame di un barbaro, quell'immeritevole di un mezzo
spartano. In quel momento si rese conto che avrebbe dato tutto ciò che
aveva
pur di avere un'occhiata da Pirecrate, solo una, anche breve, pur di non
apparirgli come un fantasma, come l'aria che non si può vedere.
Artemide, Artemide...che avrebbe fatto purché Pirecrate lo volesse
accanto!
____
"Domani i bagni!" annunciò uno di quelli che da poco era
diventato Spartiato
bussando alle porte di tutti i suoi coetanei, senza aprirle, ma solo per
farsi
sentire: l'annuncio era uno di quelli grandi perché i bagni erano così
rari
che, prima di averne un altro, poteva passare anche un mese, a meno che
non si
ricorresse alle acque dell'Eurota. E tutti quelli del corridoio, ora
abbastanza
grandi da avere piccole celle separate, non avevano mai visto le terme.
Pirecrate udì l'annuncio e scosse la testa cercando di capire cosa ci
trovassero di tanto eccezionale nell'infilarsi in una vasca d'acqua calda:
erano molto meglio quelle fresche e limpide, anche se gelide, dell'Eurota,
no?
Si alzò dal proprio letto per togliersi la veste e poter dormire quando
un
brivido gli corse lungo tutto il corpo: si bloccò nell'operazione di
scioglimento dei nodi e rimase immobile, come attendendo qualcosa. La gola
gli
si serrò e sentì le proprie membra scuotersi al pensiero di essere visto
nudo.
Ma in fondo non era la prima volta: tutti gli esercizi i ragazzi li
facevano
quasi sempre nudi e . . e non c'era bisogno di . . di temere niente. Al
semplice pensiero si irrigidì ancora di più ed iniziò a tremare. Era
assurdo!
Tutto quello era assurdo: lui tremare per una bazzecola simile? Lui no,
non
aveva paura, lui no, non si sarebbe tirato indietro, a lui no, non era
successo
*niente*
Scosse il capo con forza, saltò sul letto e con un gesto secco e rabbioso
si
infilò la mano tra le pieghe della veste. Ancora una volta s'immobilizzò
al
sentire il contatto di pelle contro le parti intime; strinse i denti e
cacciò
via quella sensazione di disagio e disgusto iniziando a toccarsi e
cercando un
modo di riprendere la comunicazione col proprio corpo, una maniera per
riuscire
ancora ad avere fiducia nelle proprie carni, un sistema per . .
Si mise sulle ginocchia, tra le coperte del letto e si accarezzò prima
con
delicatezza, poi con furia ma tutto ciò che riusciva a stillare da se
stesso
era rabbia, rabbia e ancora rabbia: che gli inaridiva gli occhi, che gli
intorpidiva i sensi. Tentò di immaginare un fragile corpo dalle ossa
lunghe e
la pelle candida sotto i suoi polpastrelli, labbra morbide contro le sue,
un
sorriso splendido e occhi chiari di azzurre acque marine ma tutto ciò che
rimase fu un'immagine nella sua testa che non lasciò effetti nel corpo:
il suo
sesso rimaneva disteso tra le proprie mani, senza un segno di vita.
Staccò le mani dalla propria pelle, di getto, respirando a fondo e
maledicendo
quel porco che gli aveva fatto *questo*! Come avrebbe fatto il giorno dopo
a
spogliarsi davanti agli altri quando la vista di se stesso davanti ad un
riflesso già lo faceva sentire male?! No . . non se la sentiva . . per
Minerva!
Che quella notte non potesse finire mai . . che quella notte non avesse
mai
visto un'alba . . E con il terrore e il tremore sotto la pelle stette per
tutto
il tempo, fino a quell'alba maledetta, fino a quei raggi di sole nunzi di
inevitabilità, ad occhi chiusi e cercando di cacciare immediatamente i
flash
che gli venivano nel cervello . .di Pleto che lo toccava e ..
Ruggì accoccolandosi tra le coperte.
__
"Woah!" gridò Menisco uscendo fuori dall'acqua, all'improvviso,
davanti ad un
altro compagno e facendogli prendere un colpo. Le vasche delle terme erano
grandi, la roccia liscia e di un color ruggine sulle pareti disadorne ed
alte,
in contrasto con quella biancastra del pavimento, ora bagnato dagli
schizzi che
gli Spartiati ventenni, che si stavano dando al più pazzo e uno dei
pochissimi
divertimenti che si potevano trovare a Sparta: il bagno senza nessuno a
controllare.
Che bellezza!
"Ecco uno dei vantaggi d'essere uomini!" esclamò qualcuno e gli
altri si misero
a ridere o giocando con l'acqua termale o chiacchierando tra di loro
oppure
godendosi semplicemente la sensazione, così aliena per loro, del liquido
riscaldato contro la pelle.
Gli unici due che non risero furono Pherio e Pirecrate, addossati entrambi
ai
lati della piscina, immersi totalmente nell'acqua uno per un motivo
l'altro per
un altro, oltre che circondati dal muro dei propri pensieri o del proprio
malumore. In quell'istante gli occhi del Panfilo si concentrarono sulla
forma
immobile e rigida del Dimano, che già aveva urlato a chiunque avesse
fatto
cenno di avvicinarglisi e intimato a stargli alla larga.
Domande. . era da giorni che la sua mente era assurdamente ricolma
semplicemente di domande senza risposta, ora, forse, era venuto il momento
di
comprendere qualcosa in più, perché non poteva continuare in quel modo
ad
arrovellarsi.
Pherio prese il respiro e si diede la spinta per entrare sott'acqua con la
testa, i capelli dorati raccolti in una treccia lunga attorno il suo capo
e
aguzzò lo sguardo iniziando a nuotare sott'acqua non visto, favorito
dall'impurità dell'acqua di quella sorgente strana, quasi divina per le
sue
proprietà disinfettanti e unico mezzo per curarsi prima che venisse. .
Astre, prima che venisse Astre. Riuscì a pensarlo. Era già un passo
avanti,
quello, pensò provando un lieve disprezzo verso se stesso. Era ridicolo!
Tutto
quel. . tutto quel *dolore* per uno che non valeva nulla . .per uno come
Astre.
Eppure . .
Non ci mise molto ad intravedere finalmente davanti a sè, il petto che
sfiorava
il fondo della vasca e la pressione dentro le orecchie; non lasciò andare
l'aria e si lasciò risalire, affiorando lentamente davanti a Pirecrate.
Lasciò
rilassare i polmoni, l'acqua al livello della bocca e il fiato che fece
uscire
si trasformò in bollicine.
"Perché non me lo hai detto?" chiese, semplicemente, guardando
Pirecrate che lo
fissava come se fosse stato aria.
"Di chi?" gli domandò in risposta il Dimano, i capelli bagnati
intorno al
volto, le labbra serrate e le iridi allargate, cercando, per quanto gli
fosse
possibile, di aumentare la distanza tra di loro.
"Di Astre."
E, improvvisamente, gli venne in mente che forse Pirecrate poteva non
centrare
perché vide quello sguardo smarrirsi per un attimo, ma tornare fermo
subito
dopo. Come se non ne sapesse davvero niente . . non credeva Pirecrate in
grado
di indossare una maschera simile di menzogna. Pirecrate era uno spartano,
era
nobile e giusto, non era un falso persiano mentitore . . Poggiò i piedi
sul
fondo facendo un passo avanti ma l'altro ne fece uno indietro.
"Tra me e lui non c'è stato niente se non. . se non un qualcosa di
fisico."
tutto qui.
Tacque mentre l'espressione di Pherio assunse prima una tonalità
esterrefatta,
poi incredula ed infine *incazzata*. Come nessuno aveva mai visto
incazzato
Pherio dei Panfili.
Pherio riuscì a sbattere un paio di volte le palpebre, ma il suo cervello
non
riuscì ad obbligarlo a fare null'altro, le membra completamente invase da
un
fuoco, da un odio che aveva appena rotto le barriere del cuore egli si era
sparso, ardendo, nel corpo.
"E lo dici così?" saltò in avanti protendendo le braccia per
acchiappargli il
collo. Pirecrate alzò le sue e non appena sentì quel contatto fisico non
ci
vide più ed iniziò a lottare coi muscoli tesi, con tutte le forze che
aveva ora.
Si acchiapparono l'un l'altro e si sentì un grande tonfo nelle vasche,
quelli
che ancora non s'erano girati per guardare quei due ora erano con gli
occhi
fissi sui lottatori che se le stavano dando a pochi metri da loro. Onde
sempre
più grandi venivano da quel punto e l'unica cosa che permetteva di
distinguerli
era la pelle più scura di uno e i capelli molto più chiari dell'altro.
Nessuno
si intromise in quella lotta.
Pherio stava per bloccare il braccio di Pirecrate quando l'acqua,
rendendoglielo scivoloso, glielo fece scappare dalle mani e ricevette un
pugno
in viso; veloce come un ghepardo afferrò di nuovo l'arto trascinandolo
con sé
sotto l'acqua. Situazione di stallo. Pirecrate per liberarsi morsicò la
spalla
di Pherio, forte da portare il sangue ad uscire in piccole sfere
nell'acqua
calda, e quello lo lasciò andare; gli afferrò quei bei capelli biondi
trascinandogli il capo indietro e uscì fuori dall'acqua lui per
riprendere
aria, costringendo Pherio a tenere la testa in apnea.
La posizione gli fece perdere quasi tutta l'aria nel costato, allora si
girò e
puntando i piedi per terra riuscì a far battere Pirecrate contro il bordo
della
piscina mozzandogli il respiro in petto; gli prese le braccia e stringendo
sui
polsi utilizzò quell'attimo per tirarle via dai capelli e per tirare
fuori
dalla vasca l'avversario di peso. Lo guardò mettersi seduto quasi
completamente, senza asciugarsi gli occhi che ardevano per l'acqua termale
saltò fuori anche lui e si prese la posizione di vantaggio. Continuarono
a
rotolarsi sul marmo, menando pugni e calci da portare lividi per
settimane,
sputarono la saliva che ad entrambi era salita nelle bocche e il sangue
per
qualche gengiva lesionata, graffiarono e si morsero.
Erano entrambi fuori di sé e, se non fosse arrivato in quel momento un
anziano,
richiamato dal fracasso, si sarebbero probabilmente uccisi a vicenda per
qualche lesione interna dopo essersi spezzati le gabbie toraciche, oppure
uno
dei due avrebbe avuto un collo spezzato e l'altro si sarebbe ucciso dopo
essersi frantumato la schiena. Come due ippopotami.
"Che succede?" gridò l'uomo avanzando pel terreno scivoloso
verso di loro, gli
altri presenti completamente muti, nessuno avendo la voglia di andare a
cercare
di separarli, correndo il rischio di farsi spezzare un braccio.
L'anziano ordinò di fermarsi all'istante ma proprio in quel momento
Pirecrate,
ignaro di tutto ciò che non fosse qualcuno che tentava di toccarlo, diede
un
calcio nel fegato a Pherio, che invece s'era un attimo fermato per sentire
chi
era arrivato. Rotolarono di nuovo, l'uomo ultrasettantenne afferrò una
spada lì
accanto e infoderata la diede tosto diagonalmente sulla schiena del Dimano,
che
si accasciò di lato perdendo per un secondo la vista dal dolore.
Pherio alzò il capo pieno di lividi, un occhio mezzo chiuso e vide il
capofamiglia degli Ilei in tutta la sua imponenza senile. Abbassò gli
occhi
conscio di essere nel torto ed ingoiò la rabbia che ancora gli bruciava
dentro.
Poi, proprio prima di chinare del tutto il capo sentì il suono di altri
passi,
leggerissimi, scontrarsi sul velo d'acqua sul pavimento ed alzò la testa
vedendo Astre, vestito d'una veste color d'autunno, corrergli incontro.
Ma non si fermò accanto a lui. Si chinò su Pirecrate steso ancora in
terra,
immobile.
Con la coda dell'occhio ebbe la forza di guardare quella veste bagnarsi a
contatto con la pietra bagnata, i piedi perfetti in ogni loro angolo o
curva,
poi la caviglia sottile ed elegante ed infine le gambe allungate scoperte
fino
al ginocchio, le spalle, il collo aristocratico e una parte del volto. I
capelli scuri a coprirglielo un po'.
Guardava Pirecrate ma non lo toccava, eppure come si vedeva che tendeva le
mani
per osservare il duro colpo inflitto!
Pherio chiuse la bocca, tornò impassibile e con un respiro recuperò
tutta la
dignità che poteva cercare di mettere assieme; guardò l'Ileo dare
direttive
agli altri giovani ma non riusciva a capire quello che stava dicendo loro.
Sentiva soltanto il flebilissimo sussurro di Astre.
"Pirecrate. . "
Pherio prese un lungo, profondo respiro. Il costato gli doleva,
infiammato, il
corpo tutto mandava segnali e fitte, ma quello che più gli bruciava era
la
furia cieca che l'aveva invaso, ciò che per un attimo l'aveva reso
schiavo. E
lui non poteva essere schiavo di una cosa così meschina come il
desiderio. Non
lui.
Strinse i denti con rabbia, questa volta era però una furia gelida,
controllata
che gli avrebbe dato la forza di combattere contro un dio, se fosse stato
necessario. Non vi era, però, alcun dio, lì, c'era solamente il corpo di
Astre
a un passo da lui, chino su Pirecrate, sentiva la sua voce, il suo
sussurro . .
ecco, solo per quello s'era lasciato andare all'ira? Lui, Pherio dei
Panfili
ardeva di gelosia per uno straniero? Astre meritava tutto quello?
No.
Astre non meritava Pherio dei Panfili, e Pherio non doveva sprecare in
quel
modo neppure un fiato, dedicandolo a chi non fosse degno. Si mise ben
dritto,
il capo ritto, il mento teso, gli occhi pieni di luce.
Si guardò in giro, i ragazzi che correvano di qui e di là ad obbedire
agli
ordini dell'anziano, poi posò lo sguardo su Pirecrate, inginocchiato a
terra,
con Astre al suo fianco che gli parlava, e lui che scuoteva seccamente il
capo,
furioso.
"Lasciami in pace, persiano!"
La voce di Pirecrate era ricolma di ira, ma Pherio poté riconoscere il
dolore,
perché anch'egli lo provava. Prese un nuovo, profondo respiro.
"Astre. - vide quel paio d'occhi scuri, neri come la notte e luminosi
come solo
un plenilunio può essere, alzarsi su di lui, seguiti immediatamente da un
altro
paio, altrettanto scuri ma più profondi, un'altra sfumatura decisa a
velarne la
superficie, un fondo diverso. Pirecrate lo guardava stupefatto. - Occupati
tu
di Pirecrate dei Dimani. Da solo ci mette solitamente troppo tempo, e deve
essere in forma il prima possibile."
Null'altro, se non un'occhiata silente a Pirecrate che parve capire, o per
lo
meno si era limitato ad accettare il tono da superiore che Pherio aveva
utilizzato, come attendendo tempo e luogo migliori per cercare di farsi
spiegare cosa fosse successo. Astre fece per parlare ma Pherio lo bloccò
con un
gesto secco della mano.
Null'altro, si voltò verso l'anziano Ileo che stava ritornando a loro.
Ecco,
ora avrebbe potuto affrontare di tutto, la parte più difficile era stata
compiuta.
__
Astre uscì furioso dalle terme.
Non così sarebbe dovuto andare! Non così! Perché Pherio si era
comportato in
quel modo assurdo? Lo conosceva da più di un anno, era *certo* di poter
prevedere le sue reazioni meglio che se fosse stato nel suo corpo e invece
. .
invece!
Si diede dell'idiota. Spartani! Non erano uomini, non pensavano, loro,
erano
stupidi imbecilli che, come un loro Ares sanguinario, perdevano il lume
della
ragione e si lasciavano guardare da . . ah! Menzogne! Se Pherio si fosse
davvero lasciato guidare dai suoi istinti più bassi, dalla sua lussuria,
a
questo punto non si sarebbero mai trovati . . maledetto lui e maledetta
tutta
la sua famiglia!
Quando fosse riuscito a tornare a casa avrebbe armato un esercito solo per
radere al suolo Sparta, di quella malefica città non sarebbe rimasto più
in
piedi neppure un sasso e lui avrebbe riso e ballato sulle loro ceneri
fumanti .
. maledetto popolo di cani rognosi . .
Un ragazzo lo urtò, svoltando da una stradina.
"Perdonami! - disse voltandosi di fretta, il fiato di chi stava
correndo e il
volto acceso dalla fretta. Poi sgranò gli occhi, fermando i passi,
riconoscendo
Astre - Tu!"
Possibile che quando giravano voci che stesse succedendo qualcosa si
trovasse
sempre tra i piedi quell'Astre?! Cosa ci faceva sempre appresso a
Pirecrate? La
risposta che si diede da solo non gli piacque per nulla.
Vide il persiano fissarlo irato, poi sorridergli con quella sua solita
espressione incomprensibile.
"Antinoo. Non credo che a qualcuno serva la tua presenza, là dentro,
ora."
Disse, indicando le terme, beffandosi del tormento che aveva visto
risvegliarsi
negli occhi del ragazzo.
"Invece la tua presenza, straniero, non serve in tutta Sparta!"
Lingua lunga, il ragazzino . . Astre sorrise tra sé, pensando che, almeno
lui,
era divertente . . sì, divertente canzonarlo, divertente farlo soffrire e
renderlo furioso . . e semplice . . tanto semplice da parer quasi banale.
Eppure quell'Antinoo, forse, avrebbe potuto rendergli un grande servigio,
inconsapevolmente.
Si voltò verso di lui, le mani intrecciate, un'espressione piatta,
tranquilla,
immota sul volto di fronte ad un Antinoo che sentiva sempre più una
rabbia
immotivata crescergli nel petto.
"Serve, pare, nella dimora del Dimano. Ho appena ricevuto l'ordine,
ti farà
piacere sapere, di curare le ferite che ha riportato dalla campagna e
quelle,
nuove, che il Panfilo gli ha inflitto adesso."
Vide il volto liscio di Antinoo contrarsi in una smorfia terribile di odio
e
incredulità. Lo spartano scattò in avanti, i pugni sollevati, pronti per
colpire, ma ad un passo da lui riuscì a fermarsi, appena in tempo.
"Cane mentitore! Come puoi, tu, osare poggiare le mani su uno fra i
più nobili
di noi? Dovrebbero metterti a morte per questa tua audacia!"
Astre sorrise, pacato.
"Io faccio solo cosa mi è stato ordinato. Proprio voi mi avete
insegnato il
valore di obbedire a coloro che mi sono superiori."
"Chiunque sia stato a darti questo incarico non ti conosceva bene per
la serpe
che sei! - Antinoo era fuori di sé e più vedeva la assoluta tranquillità
di
Astre più la furia gli montava dentro - Cane indegno! Non osarti posar le
mani
su Pirecrate oppure io .."
Astre continuò a sorridere, questa volta però le sue labbra belle si
piegarono
un poco, torcendosi acri.
"Puoi sempre andare da Pherio a domandargli di mutare il suo ordine,
non sarò
certo io ad impedirtelo."
Pherio?! Antinoo barcollò per un attimo. Non era possibile! Eppure. .
eppure in
tutta Sparta, da almeno tre generazioni, viveva un solo Pherio . . non era
possibile! Ma Pherio e Pirecrate non erano .. a meno che Pherio non fosse
all'oscuro della relazione di Pirecrate con Astre! Sì, certo, poteva
essere
così! *Doveva* essere così . .
"Fino ad allora, Antinoo, sono spiacente di dirti che non posso far
molto altro
che obbedire. - chinò appena, delicatamente, il capo in un movimento
grazioso,
di scherno - Buona giornata."
Gli voltò le spalle con un sorriso che si ampliò a vedere la sua
confusione, e
la rabbia che cresceva sotto e il fuoco che ardeva, alto. Gelosia. Bene,
la
gelosia era una cosa buona, era un sentimento che poteva sfruttare, che
poteva
manipolare . .
Bene. Sorrise tra sé.
Nessuno poteva umiliarlo in quel modo, nessuno! Pherio avrebbe avuto, in
cambio
del suo atteggiamento, ciò che si meritava . . E Antinoo avrebbe
funzionato
alla perfezione.
__
"E' vergognoso! - Kakeo sbraitò di fronte ai due ragazzi lividi, la
pelle di
Pherio che metteva ancora più in risalto le macchie nere ed i rossori -
Vi
rendete conto che avete delle responsabilità? TU!- puntò un dito in
faccia a
Pirecrate- TU, miserabile figlio di traditore! Sangue malsano! Cosa credi,
che
essere divenuto Spartiato cancelli nelle memorie chi è stato tuo padre?
Sei
grande abbastanza da dover sapere quando e quando non combattere! E TU-
sbraitò
in faccia a Pherio, che tenne gli occhi abbassati- TU, degno figlio di un
violento! Sangue corrotto, impuro!" e non aggiunse niente altro perché
i suoi
occhi simili ad un giudice crudele e sanguinario gelarono Pherio sul
posto: non
servivano parole.
Poi alzò il braccio e diede uno schiaffo a Pirecrate, che a malapena
riuscì a
contenere un latrato, e al suo mezzo nipote. Il suono risuonò per le mura
anguste della camera.
"E' imperdonabile una cosa simile, verrete duramente puniti!"
finì, incrociando
le mani dietro la schiena e dando loro le spalle, senza più voltarsi,
uscendo a
grandi passi dalla stanza.
Affondato nei suoi pensieri, appena conscio della presenza dell'altro
anziano,
l'Ileo dalle mille cicatrici, non notò che all'ultimo momento la figura
sottile
e snella di Astre, immobile, in attesa contro una parete.
"E tu, Astre, che fai qui?"
Il ragazzo li salutò entrambi come si doveva.
"Mi hanno detto di occuparmi di Pirecrate dei Panfili, nobile Kakeo."
L'uomo si irrigidì, nervoso.
"Chi?"
Astre sollevò il capo regalandogli uno sguardo silente, da sotto quelle
lunghe
ciglia, poi sospirò scuotendo il capo. Dischiuse appena le labbra per
parlare
quando una voce sorse alle spalle dell'uomo.
"Io, nobile Kakeo. - Pherio venne avanti, gli occhi puntati in quelli
di suo
zio, senza timore né vergogna - Diedi io questo ordine ad Astre.
Pirecrate ha
riportato, dal mese, ferite non ancora chiuse, e visto che nessuno, nella
sua
dimora può prendersene cura, temo che potrebbe impiegarci troppo tempo a
guarire, oppure, peggio ancora, non guarire mai del tutto."
Kakeo s'accigliò scuro in volto.
"Sei tenero con un avversario, Pherio!"
Il ragazzo scosse il capo.
"Tu m'hai insegnato che gli spartani devono sempre essere pronti a
combattere e
ora Pirecrate non lo sarebbe. Non possiamo sacrificare un così valente
guerriero per un mio . . - tacque un attimo chiudendo gli occhi, quando li
riaprì erano duri e freddi, lucenti e saldi. Occhi terribili. - per un
mio
errore."
Astre corrugò la fronte ma il vecchio non ci fece caso, perso nei propri
pensieri.
"Errore, Pherio?"
Suo nipote si limitò a scuotere il capo. Dalla porta alle sue spalle uscì
Pirecrate in silenzio, il passo che cercava di essere saldo, le spalle
tenute
ritte solo dall'orgoglio. Sostenne l'occhiata del vecchio Panfilo e
dell'anziano Ileo, al suo fianco, senza dire una parola. Pherio non si
voltò ma
quel silenzio calato all'improvviso gli disse chiaramente che era lui
l'oggetto
della discussione che aveva interrotta. Fece per superarli, sempre in
silenzio,
quando la voce decisa di Pherio si levò alle sue spalle.
"Errore, sì. Sono io il colpevole di quel che è accaduto oggi alle
terme e
anche se, secondo le leggi, è giusto che anche Pirecrate sia punito con
me per
questa mancanza, mi sembra altrettanto corretto che io abbia la possibilità
di
tentare di sdebitarmi con lui. Mi auguro che mi sia concesso."
Pirecrate si inchiodò sul posto, voltandosi appena, i due anziani
tacquero per
lunghi istanti. Inaudito! Pherio si stava prendendo la colpa di un fatto
così
grave? Ma era impazzito?! Lui non ..
Fu l'Ileo a interrompere il silenzio, alzando una mano, pacato.
"Hai educato bene il tuo ragazzo, nobile Kakeo. Uno spartano che si
prende la
responsabilità delle sue azioni in pace è un soldato che si prenderà la
responsabilità delle sue azioni in battaglia, e sono questi guerrieri che
hanno
fatto grande il nome di Sparta fra le genti. - guardò Pherio dritto negli
occhi
- Hai la facoltà di tentare di rimediare al torto che hai inflitto al
Dimano,
giovane Pherio. E tu - si voltò verso Pirecrate - dovresti aver più cura
del
tuo corpo. Le ferite che non si dimostrano immediatamente mortali possono
fiaccare più e peggio di una pugnalata diritta al cuore, ricordalo bene!
Mi
auguro che saprai trarre profitto da questa situazione, il giovane Astre,
qui,
s'è dimostrato più d'una volta un ottimo medico."
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