DIES IRAE!

 

Fiction originale di gusto horror influenzata dai films "Blade" e "Intervista col Vampiro".

Seriamente sconsigliata ai cardiopatici ^___^ e ai soggetti sensibili.

Buona Lettura

Ken Hidaka

 

Capitolo VIII

Inferi

 

Il bagliore delle stelle faticava a farsi strada tra le nubi che ricoprivano il cielo, la stessa Luna non riusciva a mostrare il sorriso, solo le luci alle finestre illuminavano una notte altrimenti tetra ed oscura.

Le pareti colorate delle case erano le une accanto alle altre tanto che si poteva con un balzo saltare da un davanzale a quello della casa opposta, mentre il groviglio di cavi, antenne e parabole faceva pensare ad una giungla coi suoi rami e le sue liane. In lontananza l’orologio del campanile sbilenco ricoperto sulla sommità da impalcature segnava l’una e un quarto.

Si alzò una lieve brezza dall’odore salmastro.

Sentiva freddo, freddo al cuore. Si appoggiò al parapetto della terrazza e scrollò il capo rimproverandosi di non aver potuto far nulla per salvare sua madre e sua sorella. Troppe domande erano senza risposte. L’unica certezza sulla quale poteva contare era che Lucia e Polly non erano state uccise da cacciatori di vampiri. Molto faceva supporre il contrario, ma quelle tracce che qualunque vampiro avrebbe riconosciuto come di proprietà del nemico, erano state in realtà abilmente simulate. I pugnali d’argento usati in quella occasione differivano dagli originali per un errore nel marchio della effigie papale stampata sulla lama ed inoltre, ciò che risultò immediatamente ai propri occhi e a quelli di Nick, il modo in cui era stata uccisa Polly non poteva essere opera dei diurni. Nessun cacciatore, anche se fanatico, si sarebbe mai sognato di violentare un vampiro. Questo fatto aveva scosso profondamente il Consiglio dei Patriarchi, perché portava alla conclusione che erano stati dei vampiri ad ucciderle. Il più grave dei crimini: il fratello che uccide il fratello. Crimine di cui si erano macchiati finora solo gli uomini. Per sicurezza si era deciso di non far trapelare nulla su questo fatto, anzi il consiglio decise di assecondare quello che si sarebbero aspettati gli assassini, per poi coglierli alla sprovvista ed incastrarli. Ma in cuor suo Lotus sapeva chi era il mandante, gli servivano solo le prove.

Quella sera era andato come di consueto a trovare il suo amico Greg in uno dei suoi Discopab alla moda, quando in fretta e furia Nicolaus aveva ordinato al suo subalterno di portarlo a Venezia. Aveva udito solo frammenti del discorso fra i due, ma abbastanza per capire che il diacono doveva incontrare il Baden in un luogo riservato. Quella del Gran Maestro dei Diaconi era una richiesta così inconsueta, xkè mai avrebbe dato un appuntamento a Nicolaus proprio in mezzo al nemico, quando poteva conferire con lui liberamente in qualunque loro luogo semplicemente in virtù del proprio grado e di quello di Nicolaus come Esecutore?

La cosa puzzava alquanto, per questo aveva contattato immediatamente i cacciatori. Se era un tranello come sembrava e i loro reali nemici erano vampiri, il suo ordine e le sacre leggi che aveva giurato di obbedire non gli avrebbero consentito di nuocere a dei fratelli anche se deviati.

"Cosa ci fa LUI…qui?" domandò il diacono piuttosto stupito dopo avere preso Greg in disparte.

Il vampiro si grattò la testa: "Era con me quando mi hai chiamato e per sicurezza, ha detto, è voluto venire"

"Ligio al dovere…" commentò Nicolaus osservando il mastino dedito a controllare la sicurezza del luogo "Proprio qui doveva farmi venire…" imprecò a denti stretti contro il Baden colpevole di avergli comunicato tramite sms un luogo tanto sconveniente per discutere "… in mezzo ai diurni". In quei giorni la tensione in Consiglio era alle stelle, la massa di neo-vampiri randagi aveva assunto cifre ragguardevoli tanto da non essere più trattenuta nell’anonimato. I media parlavano di un virus esploso improvvisamente e accesi erano i dibattiti tra esperti e scienziati per capire se si trovavano di fronte ad una epidemia, a una nuova sindrome o ad una evoluzione della specie. La ribalta del fenomeno comprometteva la normale esistenza di tutta la loro società. Prima o poi sarebbero usciti allo scoperto, prima o poi…e determinante sarebbe stato il modo di comparire sulla scena. Era questo modo che il Grey osteggiava, lo osteggiava con una tale foga quasi si potesse tornare indietro, ma, lo sapevano tutti, non era possibile, e ancora si ostinava come un vecchio capo branco che si oppone a tutto ciò che è nuovo e diverso non proponendo nulla, quasi per il gusto di opporsi. La politica del Grey aveva preso nuovo slancio dalla notte in cui avvenne il fattaccio e Charlotte era stata confinata in una delle proprietà della famiglia in Irlanda, cosa formalizzata successivamente dal Consiglio dei Patriarchi in a vita; infondo ella era di nobili origini non la si poteva condannare alla Cenere* per il tentativo di vespertilicidio. I vampiri di alto rango e di secolare nobiltà tendevano verso Lord Grey sofferenti della ventata di novità apportata dalla politica del Baden, ma al contempo erano attirati dalla prospettiva di dominare i diurni cavalcando quell’antico e mai assopito sogno di vincere il dominio del giorno. Era proprio questo sogno che il Gran Maestro dei Diaconi alimentava e che ora sembrava a buon punto grazie alla vampirizzazione di massa, da qui a breve il mondo sarebbe diventato territorio del Caos. Erano troppo vicini alla meta per venire fermati da quel cocciuto di un Grey. Un vampiro di così grande carisma sprecato nell’inseguimento della vendetta. Se solo li avesse appoggiati, sarebbero stati un magnifico trio, invincibile! Ma quello si era intestardito con lui, lo riteneva colpevole di aver gettato fango sull’onore della sua famiglia, di aver traviato la giovane ed immacolata nipote.

Si morse l’unghia dell’indice mentre sedeva su una delle poltroncine di vimini.

Con movimenti felini le gambe di Lotus lo portarono ad un angolo della terrazza, protese il volto in alto in cerca di odori e suoni rivelatori, ma la presenza di diurni e delle loro attività commerciali e casalinghe riempivano talmente l’aria di informazioni che era impossibile scinderle. Nicolaus sorrise nel vederlo muoversi così accorto. Nonostante all’apparenza fosse dimagrito e trascurato, così nero vestito sembrava una pantera in cerca di prede. Quanto avrebbe desiderato strappargli di dosso gli abiti e dare sfogo a tutte le fantasie oscene che animavano i suoi sogni e di cui il confessore era il solo oggetto dei desideri. Però quei sogni si interrompevano sempre nel momento più bello: quand’era sopra di lui l’apice del piacere che si apprestava a raggiungere veniva scemato dallo sguardo di disprezzo di quegli oceani verdi che animavano il volto pallido di Lotus. Non c’era complicità, ne affetto, ne mai ci sarebbero stati. Non voleva questo. In fondo, lo sapeva, il confessore ce l’aveva con lui a causa della sorella, per quel suo modo di giocare con le persone, un gioco lecito se condiviso dalle parti in causa. Aveva accarezzato l’idea di farseli entrambi e non aveva nascosto le sue intenzioni, l’unico errore era il non aver tenuto conto del profondo rispetto che legava i fratelli l’uno verso l’altra e viceversa.

Un rumore alla porta lo distolse dai suoi ragionamenti.

Entrò in fretta e furia il Baden assieme ad uno dei suoi collaboratori, l’espressione era tutt’altro che felice: "Si può sapere che ti passa per la testa?" Sbottò il vampiro.

Nicolaus alzatosi: "Dovrei chiedertelo io, perché hai scelto questo posto?"

Il Baden sgranò gli occhi: "Io?"

"Mi hai inviato l’sms che diceva…"

"TU me lo hai inviato!"

Altri rumori si avvertirono tutt’intorno, un brulicare di formiche.

I vampiri si girarono attorno cercando di vedere…

"Scappate!" urlò Lotus facendo segno di saltare sui tetti mentre lui rimaneva nella retroguardia.

Il Baden si accasciò sul pavimento. Troppo tardi. Nicolaus fece per sorreggerlo ma questi si sciolse in polvere…una pallottola d’argento dritta al cuore. Greg prese di forza il padrone e lo spinse in avanti verso i tetti, poi ci fu in ingarbugliarsi di ombre che lottavano fra loro. Lotus sempre in retroguardia creò diverse barriere per fermare le pallottole, mentre Greg, Nicolaus e gli altri sopravvissuti proseguivano con la fuga. I fuggiaschi però dovettero arrestare la corsa di fronte ad un nuovo gruppo di ombre al quale ne sopraggiunse un altro che invece di unirsi al precedente vi si scagliò contro.

"Fratelli…" disse Lotus che nel frattempo li aveva raggiunti "Sono fratelli quelli"

Nicolaus lo guardò sconcertato.

"Non rimanete qui!" urlò il confessore "E’ la sua vita che vogliono."

Visto che il diacono non accennava a muoversi tant’era sconvolto dalla rivelazione appena udita, Lotus preso di forza il braccio della preda lo fissò negli occhi: "Scappa!" ed i piedi del vampiro ricominciarono la corsa fra i tetti.

Dopo un po’ il gruppo di fuggitivi si fermò su un terrazzino a riprendere fiato, sembrava tranquillo.

"Dov’è Lot?" chiese il diacono non vedendolo tra di loro.

"Sarà rimasto indietro…" fu l’ipotesi di Greg.

"Indietro?" ma fra i tetti non lo vide al che preso dall’agitazione ritornò sui propri passi a cercarlo. Era stato assalito da una strana angoscia che gli spezzava il fiato.

Non anche lui.

E Greg appresso "Capo?! Torna indietro!"

 

Le barriere sarebbero servite solo a rallentarli un poco, il resto lo stavano facendo i veri cacciatori intervenuti tempestivamente contro gli assalitori e gli assalitori erano senza ombra di dubbio vampiri. Incappato su di un tetto particolarmente accidentato Lot affannato si fermò, rischiava di scivolare sulle tegole ricoperte di muschio e finire di sotto in un battito di ciglia. Attorno nessun segno di vita, Nicolaus quindi doveva essere già lontano, poteva stare tranquillo almeno lui era salvo, ora doveva solo sperare che i cacciatori riuscissero a catturare uno degli assalitori ed il gioco era fatto, conosceva ottimi metodi per far sputare la verità.

"Lot!"

Il confessore si girò di scatto trovandosi di fronte il diacono.

Rabbrividì. Non era scappato? Non era al sicuro? Che cosa ci faceva qui?

"Incosciente!" gli urlò tirandogli un rovescio in viso tant’era furioso "Porta quel tuo culo lontano da qui!" continuò e per essere più convincente gli prese il bavero della giacca e lo spinse, spinta che fece perdere l’equilibrio al diacono. Le suole di cuoio delle scarpe lo fecero scivolare sul muschio delle tegole fino alla grondaia dove si arrestò miracolosamente nonostante lo scricchiolio ne facesse presagire un eventuale cedimento. Fermatosi Nicolaus si tastò la guancia offesa, lo aveva colpito con forza: "Non senza di te" disse deciso fissandolo negli occhi.

Lotus sgranò le pupille verticali incredulo.

Che cosa voleva da lui?

Il diacono allungò il braccio e gli porse la mano: "Non senza di te" ripeté.

L’altro vampiro lo guardò sempre più stupito, ma quegli occhi freddi, grigi erano convinti.

"Sei impazzito o ti da di volte il cerve…" non finì la frase che perso all’improvviso l’equilibrio cadde in avanti investendo pure il diacono e la grondaia non riuscì a reggere il peso di entrambi, cedette facendoli cadere rovinosamente nel vuoto.

Si udì il rumore sordo di uno strappo.

Nicolaus si sentì afferrato ai polsi, mentre le gambe penzolavano, alzò il capo e trovò sopra di lui quello di Lotus cui una smorfia di dolore increspava di rughe la faccia. Alcune gocce di sangue bagnarono la guancia del diacono, Lot doveva essere ferito alla spalla.

"Lot…" sussurrò

Il confessore era appeso per una gamba ai fili degli stendibiancheria che attraversavano da parte a parte il piccolo cortile ed erano legati da un balcone a quello opposto, questo aveva evitato loro di fare un volo di quattro piani.

A Lot gli si inumidirono gli occhi: "Vivi" e dolcemente fece scivolare le mani di Nicolaus dalle proprie per permettergli di atterrare sul selciato. Il vampiro una volta a terra trovò ad attenderlo Greg che aveva assistito impotente all’intera scena.

"Non posso lasciarlo lì" balbettò il diacono sapendo che non poteva far nulla.

Greg lo tirò via di peso e lo fece uscire dalla piccola corte in tutta fretta, piangeva mentre si allontanavano, aveva perso un grande amico.

 

Un intenso odore di incenso gli entrò nelle narici. Quanto lo detestava, gli ricordava i funerali.

Sbatté le palpebre per qualche istante.

Non era morto.

"Ciao nonno…" gli si affacciò un sacerdote dai capelli brizzolati e con gli occhi verdi.

Aveva ancora la bocca impastata, non riusciva a rispondergli.

"Si è svegliato?" domandò una donna più distante, ma non riusciva a vederla. Quello le rispose con un cenno del capo e sempre sorridente si rivolse a lui: "Nonno, sono due giorni che dormi come un sasso, ci hai spaventati."

La porta cigolò due volte e dei passi si avvicinarono, comparve il volto di Paolo visibilmente angosciato: "Stai bene?"

Grugnì.

Il sacerdote scoppiò a ridere :"Sempre lo stesso"

"C’è poco da ridere" Lot lo disse con difficoltà e cercò aggrappandosi ad un braccio di alzarsi.

"Ehi! Ehi! Calmati ti è sempre entrata una pallottola d’argento là dentro." Intervenne il sacerdote a sorreggergli il busto e a sistemare i cuscini per farlo stare seduto.

"Chi è l’idiota che mi ha sparato?"

"E’ stato un errore, volevamo sparare a quell’altro che era con te."

"Ma che siete scemi!" si agitò sul letto "Quello era Nicolaus."

"Nicolaus?" dissero in coro i presenti.

Il sacerdote si fece il segno della croce.

Lot sbuffò "Lo sapete in che guaio mi avete messo?"

Paolo deglutì aveva afferrato l’importanza della situazione: "Possiamo trovare un’altra soluzione."

Il confessore scosse la testa: "Cazzo! Non posso tornare come se nulla fosse." chiuse le mani a pugno. Nella sua mente balenarono i progetti in fase di realizzo, progetti che finora aveva diretto egli stesso sotto la protezione dei Patriarchi, ma dopo la sua morte chi l’avrebbe potuto sostituire? Chi si sarebbe assunto l’onere di ambasciatore del Consiglio dei Patriarchi tra i cacciatori dopo la sua morte? Il ruolo di Lucia era stato affidato a Caterina, una delle figlie di suo zio Lorenzo, ma chi poteva sostituire lui che idealmente costituiva un ponte tra le due razze? L’unica persona che gli veniva in mente era Scarlet, una delle sue nipoti, ma era ancora troppo giovane, troppo inesperta, troppo vulnerabile. Forse Nick poteva farlo per un certo periodo.

Scese giù dal letto.

"E’ evidente che non posso tornare a casa vivo…" fu interrotto dai rimproveri dei presenti "Sssss…non fate le galline, zitti! Non c’è altra soluzione o tutto ciò per cui abbiamo lavoravo finirà in bolle di sapone e la morte di mia madre e di vostra zia non sarà servita niente. Ho un piano, però prima di procedere devo sapere se siete riusciti a catturare uno dei vampiri che ci ha assalito"

" In soffitta" rispose il sacerdote.

"Bene allora portami da lui, il resto ve lo dirò dopo."

 

 

Una macchina scura, di grossa cilindrata arrivò in piena notte a gran velocità di fronte ad uno dei Discopab di Greg, in una zona che i cacciatori sapevano controllata dai vampiri. I buttafuori e quelli che erano per strada si misero allerta. L’auto si fermò bruscamente, come bruscamente si spalancò una delle porte posteriori e venne scaraventato fuori un corpo, poi sgommò e così com’era venuta se ne andò via. I buttafuori raggiunsero il corpo agonizzante riverso sull’asfalto, era tutto sporco di sangue. Uno dei due si rialzò tremante e corse dentro a chiamare aiuto.

Ci fu uno scompiglio generale, in cucina venne liberato il tavolo da lavoro ed il corpo ci fu sdraiato sopra.

Greg piombò letteralmente nella stanza e raggiunto il capezzale del moribondo gli scostò i capelli insudiciati di sangue e sudore, un movimento inutile, in quel volto sanguinolento trasfigurato dal dolore riconobbe quegli occhi ed i suoi cominciarono ad inumidirsi. Arrivarono in cucina anche altri vampiri portati lì da Nicolaus.

"Greg spostati, facci vedere" erano sacerdoti "Per le vette dell’inferno, perde molto sangue" e l’altro "E’ spacciato…" ed il primo "Almeno tentiamo…Fate portare sangue, ce ne serve molto! Greg scansati lasciaci lavorare!" ma lui non accennava a togliersi di mezzo.

"Greg?" il diacono lo richiamò vedendo l’amico piagnucolare e tenere fra le braccia il capo del moribondo.

Il vampiro si voltò e urlò di rabbia "L’hanno sventrato! Quei maledetti l’hanno sventrato!"

Un tuffo al cuore. Il diacono si precipitò immediatamente al capezzale e scansò via Greg da lì.

"L’hanno sventrato" mormorò ancora l’altro "L’hanno sventrato".

Prese il volto del vampiro fra le mani, tremava e tremava lui: quei bellissimi occhi verdi dei quali si era innamorato ora lo guardavano spenti.

Non anche lui!

Fu come se mille aghi gli si fossero conficcati dentro il cuore.

Non anche lui!

"Nick…Nick…"sussurrò il confessore col poco fiato rimastogli, moribondo com’era lo aveva scambiato per il suo caposquadra "Nick…è stato…Grey …è stato Grey a far uccidere mia madre e Polly…e Baden…" gli occhi si chiusero.

"Lot…rispondi! Lot!"

"Non ti può sentire è svenuto" gli disse uno dei sacerdoti che lo vide profondamente scosso "Forse c’è una speranza, ora allontanatevi e lasciateci fare." Così dicendo fece cenno di lasciare la stanza.

Il diacono abbandonò la cucina seguito da Greg, un nodo in gola gli bloccava la parola.

 

 

"Nicolaus…" lo chiamò il sacerdote uscito dalla camera "Le sue condizioni ora sono stabili, ha una fibra molto dura e una gran voglia di vivere…"

Ma c’era sempre il lato opposto della medaglia: "Pero?"

Il vampiro scosse la testa "Non sappiamo se si rimetterà del tutto …ci sono buone possibilità, ha attivato la rigenerazione spontaneamente e ce la sta facendo, è un buon segno, dobbiamo sperare che si risvegli. Una volta sveglio sarà fuori pericolo."

"Ha perso così tanto sangue…" osservò il diacono "Potrebbero esserci delle conseguenze, non è vero?" aveva vissuto così a lungo che ormai certe cose le capiva al volo.

"Non lo possiamo sapere con certezza. Ci sono stati altri casi in cui un vampiro in fin di vita poi si è rialzato, ma erano tutti vampiri di alto rango, patriarchi o maestri…Odio dare false speranze, ma renditi conto che lui è solo un confessore."

"Capisco" si passò la mano fra i capelli biondi "Grazie per il tuo aiuto."

"Nicolaus…" il sacerdote lo prese per le spalle "…con tutto il rispetto parlando non ti conviene insistere nel tenere questo confessore qui a casa tua, si leverebbero troppe voci a screditarti e tu non ne hai bisogno, tra breve eleggeranno il nuovo Gran Maestro dei Diaconi e se non giochi bene le tue carte Lord Grey potrebbe soffiarti il posto."

Appena possibile Nicolaus aveva fatto trasportare Lotus dal Discopab alla propria villa invece che a quella dei mastini, poco più distante, come ci si sarebbe aspettati. Questo atteggiamento aveva destato numerose perplessità.

"Ti ringrazio del consiglio, ma non posso. Se non fosse stato per Lotus, io a quest’ora sarei già morto e se non fossi tornato indietro…" era in collera con sé stesso "Gli devo sia la mia vita che quella dei miei collaboratori."

"Lui non ha fatto altro che il suo dovere…" tentò ancora il sacerdote, ma vedendolo impassibile alle sue parole continuò "Immagino non ci sia maniera di farti desistere."

Il diacono annuì.

"Sappi che i mastini lo reclameranno…"

"Ed io dirò loro che non è trasportabile"

Gli era così legato?

"Ci ho provato…Abbi cura di lui. E soprattutto di te." Si congedò.

Rimase solo nel corridoio. La luce argentea delle luna si faceva spazio nell’oscurità. Da lontano il rumore confuso di voci, quelle dei suoi vampiri che lo aspettavano in uno dei salotti dello stesso piano.

Il senso di colpa gli rodeva il fegato, più volte aveva rivisto nella propria mente la scena in cui Lotus, ferito, cadeva sopra di lui e quella parola Vivi gli risuonava nel cervello in maniera ossessiva. Si appoggiò alla porta e col proprio peso la scostò entrando nella stanza.

Delle grosse tende di velluto blu scendevano dal baldacchino coprendo fino al pavimento il letto di legno scuro, a fianco una vecchia sedia a dondolo, quella che sua madre usava mentre leggeva per farlo addormentare.

Quanti ricordi

Vi si sedette sopra.

Era la sua camera da bambino, camera cui nulla era stato cambiato, era la stanza in cui si soffermava a riflettere , a leggere, era la stanza della spensieratezza, della sua innocenza perduta, nessuno tranne lui poteva entrarci.

Scostò una parte della tenda legando il drappo ad un lato del grande letto. Lotus giaceva nudo e immobile tra le lenzuola ricamate, una flebo di sangue gli era stata applicata al braccio destro ed il colore scuro del liquido era in contrasto col pallore della sua pelle che sfiorava il ciano. Allungò le dita e gli sfiorò la mano sinistra, era fredda.

L’alito della morte spirava su quel letto.

Una lacrima calda gli scese lungo il viso: "Perdonami…" e strinse quella mano con forza, giocò con quelle bellissime dita affusolate, ne baciò il palmo "Perdonami…mi sono sbagliato su tutto. Ho pensato male di te e Polly. Quando ti ho visto con Caraway ho creduto che tu e lei faceste le spie per conto di Lucia." Singhiozzò "Perdonami…solo ora mi rendo conto che a voi non importava nulla dei giochi di potere." Strinse quella mano tra le proprie "Ti prego Lot svegliati. Ho già perso tua sorella, non voglio perdere anche te…" e si allungò su letto sdraiandosi accanto al confessore, gli scompigliò i capelli, gli accarezzò dolcemente le guance e fissò quelle labbra sottili prive di vita aspettando che emettessero un suono "Demoni non portatemelo via proprio ora…" e appoggiò le proprie su quelle schiudendole in un casto bacio e poggiato il capo sul guanciale aspettò.

 

 

Gli insetti gironzolavano rumorosi attorno alle lampade da giardino che illuminavano il percorso e l’edificio in stile Vittoriano. Le automobili parcheggiarono lungo il viale alberato e Lord Grey scese da uno di quei mezzi con i suoi numerosi accompagnatori fino a raggiungere la soglia. Il volto era tirato, dopo la morte del Baden e quella mancata di Nicolaus si era ben coperto le spalle.

Nick appostato di nascosto sul tetto lo vide entrare.

Non si erano accorti di nulla. Tutto procedeva secondo il piano.

I mastini nascosti in giardino attendevano il suo segnale.

Passarono alcuni minuti e all’interno della villa si scatenò il putiferio. Rumori di vetri infranti, mobilio scagliato ovunque, spari, urla disumane uscirono dalle mura dell’edificio.

Gli prudevano le mani, bramava di entrare in azione , anche i suoi collaboratori erano impazienti, si presentava l’occasione di prendere due piccioni con una fava, ma la sua sensibilità lo avvertiva che era ancora troppo presto.

Finalmente la resa dei conti…

Pensò a Lucia, a Polly, a come erano state uccise, all’agonia che avevano dovuto affrontare le persone che amava prima di spirare. Non esistevano condanne esemplari per un simile delitto. Forse anche Lotus tra breve le avrebbe raggiunte.

Speriamo di no.

Ormai lo considerava una sorta di fratello minore, un amico che nonostante la consistente differenza di età tra lui e sua madre non si era opposto alla loro relazione e aveva voluto bene anche a Polly.

Il numero dei presenti all’interno della villa sembrava drasticamente diminuito, avvertiva chiaramente la massiccia presenza di cacciatori, mentre i vampiri si riducevano a poche unità tra cui Lord Grey, anche gli strabilianti poteri di cui disponeva quel vampiro di rango non avevano potuto contrastare quell’attacco.

Fece un cenno ai mastini, era ora di entrare in azione.

Le stanze erano tutte sottosopra con vetri e specchi rotti, tavoli rovesciati, tende strappate e abiti abbandonati dai corpi oscuri ormai tramutati in cenere, qua e là delle barriere spirituali edificate egregiamente, non era difficile immaginare come avevano intrappolato i presenti. Ora era il loro turno, bisognava concludere il piano. Sorpresero alcuni cacciatori rimasti a far da palo e vi si avventarono contro con una velocità sovrumana dilaniandoli senza pietà nel silenzio uno dopo l’altro fino a scovarne il capo. La porta era scardinata, i cacciatori avevano intrappolato il Grey in una stanza dalle pareti vellutate di verde ed arabeschi dorati illuminata ad intermittenza da quel che restava del lampadario di vetro.

Nick ed i mastini attesero nascosti il compiersi degli eventi.

Un urlo di dolore riempì l’etere. Il segnale. I mastini piombarono nella stanza cogliendo i presenti alla sprovvista, incapaci quindi di una immediata reazione vennero tutti spediti al creatore con facilità e senza resistenza, per ultimo cadde Pedro sotto gli artigli affilati di Nick. Prima di stringere ulteriormente la carotide gli sussurrò all’orecchio: "Puoi morire contento, hai fatto un buon lavoro!" e il cacciatore non ebbe più modo di respirare, il corpo cadde sul pavimento producendo un tonfo sordo attutito dal parque. Poi Nick volse l’attenzione alla parete di fianco attirato da strani mugolii, era il Grey appeso alla maniera in cui i vampiri venivano giustiziati in modo esemplare dai cacciatori, doveva soffrire parecchio.

"Non sei ancora morto?" gli domandò non aspettandosi risposta.

Quello appeso sgranò gli occhi, tentò di dire qualcosa, ma le forze così come il suo sangue lo abbandonarono trasformandone il volto in cuoio raggrinzito.

"Siamo arrivati troppo tardi, ma siamo riusciti a vendicarlo."

Questa sarebbe stata la versione ufficiale.

 

Bussarono alla porta.

"Entra pure" disse Nicolaus che si dondolava sulla sedia.

Greg entrò, portava con sé un vassoio con del cibo : "Non è il massimo" lo appoggiò sul comodino.

"Ahaaa…me ne stavo dimenticando" sorrise il diacono, era molto stanco.

A Greg gli si alzò un sopracciglio: "Un po’ troppo spesso, dovresti andare a caccia…"

L’altro sorrise ancora : "Non ho il coraggio di lasciarlo mentre è ancora in queste condizioni. Voglio esserci quando si sveglierà"

Greg notò il diacono stringere la mano inerte di Lot: "Cosa gli stavi raccontando?"

"Beh, sono tre notti che continuo a parlargli e ho quasi finito il repertorio" rise "Comunque gli stavo raccontando di come ho conosciuto Lucia."

"Perché proprio di Lucia?" lo guardò crucciato.

Forse sa qualcosa

"Lui…ti ha mai parlato di sua madre?"

Greg ci pensò un poco "A dire il vero l’unico parente di cui mi abbia parlato era sua sorella Polly, non credo ne abbia altri."

"E Nick? Nick Sander non è suo padre?"

"Ma scherzi?! Se hanno più o meno la stessa età. Nick è il padre di Polly."

"Quindi Lot e Polly hanno la stessa madre" e riaffiorarono i ricordi del ballo in maschera dove Lucia lo aveva aggredito verbalmente dopo il fattaccio di Charlotte. Il modo in cui lei si era preoccupata per Lot e poi quello estremamente familiare di Lorenzo facevano supporre che il confessore facesse parte della famiglia Alius.

"Mi vuoi dire cosa ti passa per la testa?"

Il diacono sbuffò per l’insistenza: "A quanto pare il nostro confessore ha qualche parentela con i piani alti dei Patriarchi"

"Dici?! Con Lucia?"

Lui annuì stringendo ancora la mano di Lot, poi, ad un tratto balzò sulla sedia col cuore in gola: "Greg vedi quello che vedo io?" urlò in preda all’emozione.

Il vampiro si sporse in avanti e scoppiò in lacrime: "Si, si è mosso!"

"Presto!…Chiama Cornelius, digli di venire qui!"

(continua…)

 

* Condanna della Cenere: condanna che prevede l'esposizione del vampiro alla luce del sole con conseguente trasformazione del corpo in cenere, da qui il nome.

 




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