DIES IRAE!
Fiction originale di gusto horror influenzata dai films "Blade" e
"Intervista col Vampiro".
Seriamente sconsigliata ai cardiopatici ^___^ e ai soggetti
sensibili.
Buona Lettura
Ken Hidaka
Capitolo VIII
Inferi
Il bagliore delle stelle
faticava a farsi strada tra le nubi che ricoprivano il cielo, la stessa
Luna non riusciva a mostrare il sorriso, solo le luci alle finestre
illuminavano una notte altrimenti tetra ed oscura.
Le pareti colorate delle case
erano le une accanto alle altre tanto che si poteva con un balzo saltare
da un davanzale a quello della casa opposta, mentre il groviglio di cavi,
antenne e parabole faceva pensare ad una giungla coi suoi rami e le sue
liane. In lontananza l’orologio del campanile sbilenco ricoperto sulla
sommità da impalcature segnava l’una e un quarto.
Si alzò una lieve brezza
dall’odore salmastro.
Sentiva freddo, freddo al
cuore. Si appoggiò al parapetto della terrazza e scrollò il capo
rimproverandosi di non aver potuto far nulla per salvare sua madre e sua
sorella. Troppe domande erano senza risposte. L’unica certezza sulla
quale poteva contare era che Lucia e Polly non erano state uccise da
cacciatori di vampiri. Molto faceva supporre il contrario, ma quelle
tracce che qualunque vampiro avrebbe riconosciuto come di proprietà del
nemico, erano state in realtà abilmente simulate. I pugnali d’argento
usati in quella occasione differivano dagli originali per un errore nel
marchio della effigie papale stampata sulla lama ed inoltre, ciò che
risultò immediatamente ai propri occhi e a quelli di Nick, il modo in cui
era stata uccisa Polly non poteva essere opera dei diurni. Nessun
cacciatore, anche se fanatico, si sarebbe mai sognato di violentare un
vampiro. Questo fatto aveva scosso profondamente il Consiglio dei
Patriarchi, perché portava alla conclusione che erano stati dei vampiri
ad ucciderle. Il più grave dei crimini: il fratello che uccide il
fratello. Crimine di cui si erano macchiati finora solo gli uomini. Per
sicurezza si era deciso di non far trapelare nulla su questo fatto, anzi
il consiglio decise di assecondare quello che si sarebbero aspettati gli
assassini, per poi coglierli alla sprovvista ed incastrarli. Ma in cuor
suo Lotus sapeva chi era il mandante, gli servivano solo le prove.
Quella sera era andato come di
consueto a trovare il suo amico Greg in uno dei suoi Discopab alla moda,
quando in fretta e furia Nicolaus aveva ordinato al suo subalterno di
portarlo a Venezia. Aveva udito solo frammenti del discorso fra i due, ma
abbastanza per capire che il diacono doveva incontrare il Baden in un
luogo riservato. Quella del Gran Maestro dei Diaconi era una richiesta così
inconsueta, xkè mai avrebbe dato un appuntamento a Nicolaus proprio in
mezzo al nemico, quando poteva conferire con lui liberamente in qualunque loro
luogo semplicemente in virtù del proprio grado e di quello di Nicolaus
come Esecutore?
La cosa puzzava alquanto, per
questo aveva contattato immediatamente i cacciatori. Se era un tranello
come sembrava e i loro reali nemici erano vampiri, il suo ordine e le
sacre leggi che aveva giurato di obbedire non gli avrebbero consentito di
nuocere a dei fratelli anche se deviati.
"Cosa ci fa
LUI…qui?" domandò il diacono piuttosto stupito dopo avere preso
Greg in disparte.
Il vampiro si grattò la testa:
"Era con me quando mi hai chiamato e per sicurezza, ha detto, è
voluto venire"
"Ligio al dovere…"
commentò Nicolaus osservando il mastino dedito a controllare la sicurezza
del luogo "Proprio qui doveva farmi venire…" imprecò a denti
stretti contro il Baden colpevole di avergli comunicato tramite sms un
luogo tanto sconveniente per discutere "… in mezzo ai diurni".
In quei giorni la tensione in Consiglio era alle stelle, la massa di
neo-vampiri randagi aveva assunto cifre ragguardevoli tanto da non essere
più trattenuta nell’anonimato. I media parlavano di un virus esploso
improvvisamente e accesi erano i dibattiti tra esperti e scienziati per
capire se si trovavano di fronte ad una epidemia, a una nuova sindrome o
ad una evoluzione della specie. La ribalta del fenomeno comprometteva la
normale esistenza di tutta la loro società. Prima o poi sarebbero
usciti allo scoperto, prima o poi…e determinante sarebbe stato il modo
di comparire sulla scena. Era questo modo che il Grey osteggiava,
lo osteggiava con una tale foga quasi si potesse tornare indietro, ma, lo
sapevano tutti, non era possibile, e ancora si ostinava come un vecchio
capo branco che si oppone a tutto ciò che è nuovo e diverso non
proponendo nulla, quasi per il gusto di opporsi. La politica del Grey
aveva preso nuovo slancio dalla notte in cui avvenne il fattaccio e
Charlotte era stata confinata in una delle proprietà della famiglia in
Irlanda, cosa formalizzata successivamente dal Consiglio dei Patriarchi in
a vita; infondo ella era di nobili origini non la si poteva
condannare alla Cenere* per il tentativo di vespertilicidio. I
vampiri di alto rango e di secolare nobiltà tendevano verso Lord Grey
sofferenti della ventata di novità apportata dalla politica del Baden, ma
al contempo erano attirati dalla prospettiva di dominare i diurni
cavalcando quell’antico e mai assopito sogno di vincere il dominio del
giorno. Era proprio questo sogno che il Gran Maestro dei Diaconi
alimentava e che ora sembrava a buon punto grazie alla vampirizzazione di
massa, da qui a breve il mondo sarebbe diventato territorio del Caos.
Erano troppo vicini alla meta per venire fermati da quel cocciuto di un
Grey. Un vampiro di così grande carisma sprecato nell’inseguimento
della vendetta. Se solo li avesse appoggiati, sarebbero stati un magnifico
trio, invincibile! Ma quello si era intestardito con lui, lo riteneva
colpevole di aver gettato fango sull’onore della sua famiglia, di aver
traviato la giovane ed immacolata nipote.
Si morse l’unghia
dell’indice mentre sedeva su una delle poltroncine di vimini.
Con movimenti felini le gambe
di Lotus lo portarono ad un angolo della terrazza, protese il volto in
alto in cerca di odori e suoni rivelatori, ma la presenza di diurni e
delle loro attività commerciali e casalinghe riempivano talmente l’aria
di informazioni che era impossibile scinderle. Nicolaus sorrise nel
vederlo muoversi così accorto. Nonostante all’apparenza fosse dimagrito
e trascurato, così nero vestito sembrava una pantera in cerca di prede.
Quanto avrebbe desiderato strappargli di dosso gli abiti e dare sfogo a
tutte le fantasie oscene che animavano i suoi sogni e di cui il confessore
era il solo oggetto dei desideri. Però quei sogni si interrompevano
sempre nel momento più bello: quand’era sopra di lui l’apice del
piacere che si apprestava a raggiungere veniva scemato dallo sguardo di
disprezzo di quegli oceani verdi che animavano il volto pallido di Lotus.
Non c’era complicità, ne affetto, ne mai ci sarebbero stati. Non voleva
questo. In fondo, lo sapeva, il confessore ce l’aveva con lui a causa
della sorella, per quel suo modo di giocare con le persone, un gioco
lecito se condiviso dalle parti in causa. Aveva accarezzato l’idea di
farseli entrambi e non aveva nascosto le sue intenzioni, l’unico errore
era il non aver tenuto conto del profondo rispetto che legava i fratelli
l’uno verso l’altra e viceversa.
Un rumore alla porta lo
distolse dai suoi ragionamenti.
Entrò in fretta e furia il
Baden assieme ad uno dei suoi collaboratori, l’espressione era
tutt’altro che felice: "Si può sapere che ti passa per la
testa?" Sbottò il vampiro.
Nicolaus alzatosi: "Dovrei
chiedertelo io, perché hai scelto questo posto?"
Il Baden sgranò gli occhi:
"Io?"
"Mi hai inviato l’sms
che diceva…"
"TU me lo hai
inviato!"
Altri rumori si avvertirono
tutt’intorno, un brulicare di formiche.
I vampiri si girarono attorno
cercando di vedere…
"Scappate!" urlò
Lotus facendo segno di saltare sui tetti mentre lui rimaneva nella
retroguardia.
Il Baden si accasciò sul
pavimento. Troppo tardi. Nicolaus fece per sorreggerlo ma questi si
sciolse in polvere…una pallottola d’argento dritta al cuore. Greg
prese di forza il padrone e lo spinse in avanti verso i tetti, poi ci fu
in ingarbugliarsi di ombre che lottavano fra loro. Lotus sempre in
retroguardia creò diverse barriere per fermare le pallottole, mentre Greg,
Nicolaus e gli altri sopravvissuti proseguivano con la fuga. I fuggiaschi
però dovettero arrestare la corsa di fronte ad un nuovo gruppo di ombre
al quale ne sopraggiunse un altro che invece di unirsi al precedente vi si
scagliò contro.
"Fratelli…" disse
Lotus che nel frattempo li aveva raggiunti "Sono fratelli
quelli"
Nicolaus lo guardò
sconcertato.
"Non rimanete qui!"
urlò il confessore "E’ la sua vita che vogliono."
Visto che il diacono non
accennava a muoversi tant’era sconvolto dalla rivelazione appena udita,
Lotus preso di forza il braccio della preda lo fissò negli occhi:
"Scappa!" ed i piedi del vampiro ricominciarono la corsa fra i
tetti.
Dopo un po’ il gruppo di
fuggitivi si fermò su un terrazzino a riprendere fiato, sembrava
tranquillo.
"Dov’è Lot?"
chiese il diacono non vedendolo tra di loro.
"Sarà rimasto
indietro…" fu l’ipotesi di Greg.
"Indietro?" ma fra i
tetti non lo vide al che preso dall’agitazione ritornò sui propri passi
a cercarlo. Era stato assalito da una strana angoscia che gli spezzava il
fiato.
Non anche lui.
E Greg appresso "Capo?!
Torna indietro!"
Le barriere sarebbero servite
solo a rallentarli un poco, il resto lo stavano facendo i veri cacciatori
intervenuti tempestivamente contro gli assalitori e gli assalitori erano
senza ombra di dubbio vampiri. Incappato su di un tetto particolarmente
accidentato Lot affannato si fermò, rischiava di scivolare sulle tegole
ricoperte di muschio e finire di sotto in un battito di ciglia. Attorno
nessun segno di vita, Nicolaus quindi doveva essere già lontano, poteva
stare tranquillo almeno lui era salvo, ora doveva solo sperare che i
cacciatori riuscissero a catturare uno degli assalitori ed il gioco era
fatto, conosceva ottimi metodi per far sputare la verità.
"Lot!"
Il confessore si girò di
scatto trovandosi di fronte il diacono.
Rabbrividì. Non era
scappato? Non era al sicuro? Che cosa ci faceva qui?
"Incosciente!" gli
urlò tirandogli un rovescio in viso tant’era furioso "Porta quel
tuo culo lontano da qui!" continuò e per essere più convincente gli
prese il bavero della giacca e lo spinse, spinta che fece perdere
l’equilibrio al diacono. Le suole di cuoio delle scarpe lo fecero
scivolare sul muschio delle tegole fino alla grondaia dove si arrestò
miracolosamente nonostante lo scricchiolio ne facesse presagire un
eventuale cedimento. Fermatosi Nicolaus si tastò la guancia offesa, lo
aveva colpito con forza: "Non senza di te" disse deciso
fissandolo negli occhi.
Lotus sgranò le pupille
verticali incredulo.
Che cosa voleva da lui?
Il diacono allungò il braccio
e gli porse la mano: "Non senza di te" ripeté.
L’altro vampiro lo guardò
sempre più stupito, ma quegli occhi freddi, grigi erano convinti.
"Sei impazzito o ti da di
volte il cerve…" non finì la frase che perso all’improvviso
l’equilibrio cadde in avanti investendo pure il diacono e la grondaia
non riuscì a reggere il peso di entrambi, cedette facendoli cadere
rovinosamente nel vuoto.
Si udì il rumore sordo di uno
strappo.
Nicolaus si sentì afferrato ai
polsi, mentre le gambe penzolavano, alzò il capo e trovò sopra di lui
quello di Lotus cui una smorfia di dolore increspava di rughe la faccia.
Alcune gocce di sangue bagnarono la guancia del diacono, Lot doveva essere
ferito alla spalla.
"Lot…" sussurrò
Il confessore era appeso per
una gamba ai fili degli stendibiancheria che attraversavano da parte a
parte il piccolo cortile ed erano legati da un balcone a quello opposto,
questo aveva evitato loro di fare un volo di quattro piani.
A Lot gli si inumidirono gli
occhi: "Vivi" e dolcemente fece scivolare le mani di Nicolaus
dalle proprie per permettergli di atterrare sul selciato. Il vampiro una
volta a terra trovò ad attenderlo Greg che aveva assistito impotente
all’intera scena.
"Non posso lasciarlo lì"
balbettò il diacono sapendo che non poteva far nulla.
Greg lo tirò via di peso e lo
fece uscire dalla piccola corte in tutta fretta, piangeva mentre si
allontanavano, aveva perso un grande amico.
Un intenso odore di incenso gli
entrò nelle narici. Quanto lo detestava, gli ricordava i funerali.
Sbatté le palpebre per qualche
istante.
Non era morto.
"Ciao nonno…" gli
si affacciò un sacerdote dai capelli brizzolati e con gli occhi verdi.
Aveva ancora la bocca
impastata, non riusciva a rispondergli.
"Si è svegliato?"
domandò una donna più distante, ma non riusciva a vederla. Quello le
rispose con un cenno del capo e sempre sorridente si rivolse a lui:
"Nonno, sono due giorni che dormi come un sasso, ci hai
spaventati."
La porta cigolò due volte e
dei passi si avvicinarono, comparve il volto di Paolo visibilmente
angosciato: "Stai bene?"
Grugnì.
Il sacerdote scoppiò a ridere
:"Sempre lo stesso"
"C’è poco da
ridere" Lot lo disse con difficoltà e cercò aggrappandosi ad un
braccio di alzarsi.
"Ehi! Ehi! Calmati ti è
sempre entrata una pallottola d’argento là dentro." Intervenne il
sacerdote a sorreggergli il busto e a sistemare i cuscini per farlo stare
seduto.
"Chi è l’idiota che mi
ha sparato?"
"E’ stato un errore,
volevamo sparare a quell’altro che era con te."
"Ma che siete scemi!"
si agitò sul letto "Quello era Nicolaus."
"Nicolaus?" dissero
in coro i presenti.
Il sacerdote si fece il segno
della croce.
Lot sbuffò "Lo sapete in
che guaio mi avete messo?"
Paolo deglutì aveva afferrato
l’importanza della situazione: "Possiamo trovare un’altra
soluzione."
Il confessore scosse la testa:
"Cazzo! Non posso tornare come se nulla fosse." chiuse le mani a
pugno. Nella sua mente balenarono i progetti in fase di realizzo, progetti
che finora aveva diretto egli stesso sotto la protezione dei Patriarchi,
ma dopo la sua morte chi l’avrebbe potuto sostituire? Chi si sarebbe
assunto l’onere di ambasciatore del Consiglio dei Patriarchi tra i
cacciatori dopo la sua morte? Il ruolo di Lucia era stato affidato a
Caterina, una delle figlie di suo zio Lorenzo, ma chi poteva sostituire
lui che idealmente costituiva un ponte tra le due razze? L’unica persona
che gli veniva in mente era Scarlet, una delle sue nipoti, ma era ancora
troppo giovane, troppo inesperta, troppo vulnerabile. Forse Nick poteva
farlo per un certo periodo.
Scese giù dal letto.
"E’ evidente che non
posso tornare a casa vivo…" fu interrotto dai rimproveri dei
presenti "Sssss…non fate le galline, zitti! Non c’è altra
soluzione o tutto ciò per cui abbiamo lavoravo finirà in bolle di sapone
e la morte di mia madre e di vostra zia non sarà servita niente. Ho un
piano, però prima di procedere devo sapere se siete riusciti a catturare
uno dei vampiri che ci ha assalito"
" In soffitta"
rispose il sacerdote.
"Bene allora portami da
lui, il resto ve lo dirò dopo."
Una macchina scura, di grossa
cilindrata arrivò in piena notte a gran velocità di fronte ad uno dei
Discopab di Greg, in una zona che i cacciatori sapevano controllata dai
vampiri. I buttafuori e quelli che erano per strada si misero allerta.
L’auto si fermò bruscamente, come bruscamente si spalancò una delle
porte posteriori e venne scaraventato fuori un corpo, poi sgommò e così
com’era venuta se ne andò via. I buttafuori raggiunsero il corpo
agonizzante riverso sull’asfalto, era tutto sporco di sangue. Uno dei
due si rialzò tremante e corse dentro a chiamare aiuto.
Ci fu uno scompiglio generale,
in cucina venne liberato il tavolo da lavoro ed il corpo ci fu sdraiato
sopra.
Greg piombò letteralmente
nella stanza e raggiunto il capezzale del moribondo gli scostò i capelli
insudiciati di sangue e sudore, un movimento inutile, in quel volto
sanguinolento trasfigurato dal dolore riconobbe quegli occhi ed i suoi
cominciarono ad inumidirsi. Arrivarono in cucina anche altri vampiri
portati lì da Nicolaus.
"Greg spostati, facci
vedere" erano sacerdoti "Per le vette dell’inferno, perde
molto sangue" e l’altro "E’ spacciato…" ed il primo
"Almeno tentiamo…Fate portare sangue, ce ne serve molto! Greg
scansati lasciaci lavorare!" ma lui non accennava a togliersi di
mezzo.
"Greg?" il diacono lo
richiamò vedendo l’amico piagnucolare e tenere fra le braccia il capo
del moribondo.
Il vampiro si voltò e urlò di
rabbia "L’hanno sventrato! Quei maledetti l’hanno
sventrato!"
Un tuffo al cuore. Il
diacono si precipitò immediatamente al capezzale e scansò via Greg da lì.
"L’hanno sventrato"
mormorò ancora l’altro "L’hanno sventrato".
Prese il volto del vampiro fra
le mani, tremava e tremava lui: quei bellissimi occhi verdi dei quali si
era innamorato ora lo guardavano spenti.
Non anche lui!
Fu come se mille aghi gli si
fossero conficcati dentro il cuore.
Non anche lui!
"Nick…Nick…"sussurrò
il confessore col poco fiato rimastogli, moribondo com’era lo aveva
scambiato per il suo caposquadra "Nick…è stato…Grey …è stato
Grey a far uccidere mia madre e Polly…e Baden…" gli occhi si
chiusero.
"Lot…rispondi! Lot!"
"Non ti può sentire è
svenuto" gli disse uno dei sacerdoti che lo vide profondamente scosso
"Forse c’è una speranza, ora allontanatevi e lasciateci
fare." Così dicendo fece cenno di lasciare la stanza.
Il diacono abbandonò la cucina
seguito da Greg, un nodo in gola gli bloccava la parola.
"Nicolaus…" lo
chiamò il sacerdote uscito dalla camera "Le sue condizioni ora sono
stabili, ha una fibra molto dura e una gran voglia di vivere…"
Ma c’era sempre il lato
opposto della medaglia: "Pero?"
Il vampiro scosse la testa
"Non sappiamo se si rimetterà del tutto …ci sono buone possibilità,
ha attivato la rigenerazione spontaneamente e ce la sta facendo, è un
buon segno, dobbiamo sperare che si risvegli. Una volta sveglio sarà
fuori pericolo."
"Ha perso così tanto
sangue…" osservò il diacono "Potrebbero esserci delle
conseguenze, non è vero?" aveva vissuto così a lungo che ormai
certe cose le capiva al volo.
"Non lo possiamo sapere
con certezza. Ci sono stati altri casi in cui un vampiro in fin di vita
poi si è rialzato, ma erano tutti vampiri di alto rango, patriarchi o
maestri…Odio dare false speranze, ma renditi conto che lui è solo un
confessore."
"Capisco" si passò
la mano fra i capelli biondi "Grazie per il tuo aiuto."
"Nicolaus…" il
sacerdote lo prese per le spalle "…con tutto il rispetto parlando
non ti conviene insistere nel tenere questo confessore qui a casa tua, si
leverebbero troppe voci a screditarti e tu non ne hai bisogno, tra breve
eleggeranno il nuovo Gran Maestro dei Diaconi e se non giochi bene le tue
carte Lord Grey potrebbe soffiarti il posto."
Appena possibile Nicolaus aveva
fatto trasportare Lotus dal Discopab alla propria villa invece che a
quella dei mastini, poco più distante, come ci si sarebbe aspettati.
Questo atteggiamento aveva destato numerose perplessità.
"Ti ringrazio del
consiglio, ma non posso. Se non fosse stato per Lotus, io a quest’ora
sarei già morto e se non fossi tornato indietro…" era in collera
con sé stesso "Gli devo sia la mia vita che quella dei miei
collaboratori."
"Lui non ha fatto altro
che il suo dovere…" tentò ancora il sacerdote, ma vedendolo
impassibile alle sue parole continuò "Immagino non ci sia maniera di
farti desistere."
Il diacono annuì.
"Sappi che i mastini lo
reclameranno…"
"Ed io dirò loro che non
è trasportabile"
Gli era così legato?
"Ci ho provato…Abbi cura
di lui. E soprattutto di te." Si congedò.
Rimase solo nel corridoio. La
luce argentea delle luna si faceva spazio nell’oscurità. Da lontano il
rumore confuso di voci, quelle dei suoi vampiri che lo aspettavano in uno
dei salotti dello stesso piano.
Il senso di colpa gli rodeva il
fegato, più volte aveva rivisto nella propria mente la scena in cui Lotus,
ferito, cadeva sopra di lui e quella parola Vivi gli risuonava nel
cervello in maniera ossessiva. Si appoggiò alla porta e col proprio peso
la scostò entrando nella stanza.
Delle grosse tende di velluto
blu scendevano dal baldacchino coprendo fino al pavimento il letto di
legno scuro, a fianco una vecchia sedia a dondolo, quella che sua madre
usava mentre leggeva per farlo addormentare.
Quanti ricordi
Vi si sedette sopra.
Era la sua camera da bambino,
camera cui nulla era stato cambiato, era la stanza in cui si soffermava a
riflettere , a leggere, era la stanza della spensieratezza, della sua
innocenza perduta, nessuno tranne lui poteva entrarci.
Scostò una parte della tenda
legando il drappo ad un lato del grande letto. Lotus giaceva nudo e
immobile tra le lenzuola ricamate, una flebo di sangue gli era stata
applicata al braccio destro ed il colore scuro del liquido era in
contrasto col pallore della sua pelle che sfiorava il ciano. Allungò le
dita e gli sfiorò la mano sinistra, era fredda.
L’alito della morte spirava
su quel letto.
Una lacrima calda gli scese
lungo il viso: "Perdonami…" e strinse quella mano con forza,
giocò con quelle bellissime dita affusolate, ne baciò il palmo
"Perdonami…mi sono sbagliato su tutto. Ho pensato male di te e
Polly. Quando ti ho visto con Caraway ho creduto che tu e lei faceste le
spie per conto di Lucia." Singhiozzò "Perdonami…solo ora mi
rendo conto che a voi non importava nulla dei giochi di potere."
Strinse quella mano tra le proprie "Ti prego Lot svegliati. Ho già
perso tua sorella, non voglio perdere anche te…" e si allungò su
letto sdraiandosi accanto al confessore, gli scompigliò i capelli, gli
accarezzò dolcemente le guance e fissò quelle labbra sottili prive di
vita aspettando che emettessero un suono "Demoni non portatemelo via
proprio ora…" e appoggiò le proprie su quelle schiudendole in un
casto bacio e poggiato il capo sul guanciale aspettò.
Gli insetti gironzolavano
rumorosi attorno alle lampade da giardino che illuminavano il percorso e
l’edificio in stile Vittoriano. Le automobili parcheggiarono lungo il
viale alberato e Lord Grey scese da uno di quei mezzi con i suoi numerosi
accompagnatori fino a raggiungere la soglia. Il volto era tirato, dopo la
morte del Baden e quella mancata di Nicolaus si era ben coperto le spalle.
Nick appostato di nascosto sul
tetto lo vide entrare.
Non si erano accorti di nulla.
Tutto procedeva secondo il piano.
I mastini nascosti in giardino
attendevano il suo segnale.
Passarono alcuni minuti e
all’interno della villa si scatenò il putiferio. Rumori di vetri
infranti, mobilio scagliato ovunque, spari, urla disumane uscirono dalle
mura dell’edificio.
Gli prudevano le mani, bramava
di entrare in azione , anche i suoi collaboratori erano impazienti, si
presentava l’occasione di prendere due piccioni con una fava, ma la sua
sensibilità lo avvertiva che era ancora troppo presto.
Finalmente la resa dei
conti…
Pensò a Lucia, a Polly, a come
erano state uccise, all’agonia che avevano dovuto affrontare le persone
che amava prima di spirare. Non esistevano condanne esemplari per un
simile delitto. Forse anche Lotus tra breve le avrebbe raggiunte.
Speriamo di no.
Ormai lo considerava una sorta
di fratello minore, un amico che nonostante la consistente differenza di
età tra lui e sua madre non si era opposto alla loro relazione e aveva
voluto bene anche a Polly.
Il numero dei presenti
all’interno della villa sembrava drasticamente diminuito, avvertiva
chiaramente la massiccia presenza di cacciatori, mentre i vampiri si
riducevano a poche unità tra cui Lord Grey, anche gli strabilianti poteri
di cui disponeva quel vampiro di rango non avevano potuto contrastare
quell’attacco.
Fece un cenno ai mastini, era
ora di entrare in azione.
Le stanze erano tutte
sottosopra con vetri e specchi rotti, tavoli rovesciati, tende strappate e
abiti abbandonati dai corpi oscuri ormai tramutati in cenere, qua e là
delle barriere spirituali edificate egregiamente, non era difficile
immaginare come avevano intrappolato i presenti. Ora era il loro turno,
bisognava concludere il piano. Sorpresero alcuni cacciatori rimasti a far
da palo e vi si avventarono contro con una velocità sovrumana
dilaniandoli senza pietà nel silenzio uno dopo l’altro fino a scovarne
il capo. La porta era scardinata, i cacciatori avevano intrappolato il
Grey in una stanza dalle pareti vellutate di verde ed arabeschi dorati
illuminata ad intermittenza da quel che restava del lampadario di vetro.
Nick ed i mastini attesero
nascosti il compiersi degli eventi.
Un urlo di dolore riempì
l’etere. Il segnale. I mastini piombarono nella stanza cogliendo i
presenti alla sprovvista, incapaci quindi di una immediata reazione
vennero tutti spediti al creatore con facilità e senza resistenza, per
ultimo cadde Pedro sotto gli artigli affilati di Nick. Prima di stringere
ulteriormente la carotide gli sussurrò all’orecchio: "Puoi morire
contento, hai fatto un buon lavoro!" e il cacciatore non ebbe più
modo di respirare, il corpo cadde sul pavimento producendo un tonfo sordo
attutito dal parque. Poi Nick volse l’attenzione alla parete di fianco
attirato da strani mugolii, era il Grey appeso alla maniera in cui i
vampiri venivano giustiziati in modo esemplare dai cacciatori, doveva
soffrire parecchio.
"Non sei ancora
morto?" gli domandò non aspettandosi risposta.
Quello appeso sgranò gli
occhi, tentò di dire qualcosa, ma le forze così come il suo sangue lo
abbandonarono trasformandone il volto in cuoio raggrinzito.
"Siamo arrivati troppo
tardi, ma siamo riusciti a vendicarlo."
Questa sarebbe stata la
versione ufficiale.
Bussarono alla porta.
"Entra pure" disse
Nicolaus che si dondolava sulla sedia.
Greg entrò, portava con sé un
vassoio con del cibo : "Non è il massimo" lo appoggiò sul
comodino.
"Ahaaa…me ne stavo
dimenticando" sorrise il diacono, era molto stanco.
A Greg gli si alzò un
sopracciglio: "Un po’ troppo spesso, dovresti andare a
caccia…"
L’altro sorrise ancora :
"Non ho il coraggio di lasciarlo mentre è ancora in queste
condizioni. Voglio esserci quando si sveglierà"
Greg notò il diacono stringere
la mano inerte di Lot: "Cosa gli stavi raccontando?"
"Beh, sono tre notti che
continuo a parlargli e ho quasi finito il repertorio" rise
"Comunque gli stavo raccontando di come ho conosciuto Lucia."
"Perché proprio di
Lucia?" lo guardò crucciato.
Forse sa qualcosa
"Lui…ti ha mai parlato
di sua madre?"
Greg ci pensò un poco "A
dire il vero l’unico parente di cui mi abbia parlato era sua sorella
Polly, non credo ne abbia altri."
"E Nick? Nick Sander non
è suo padre?"
"Ma scherzi?! Se hanno più
o meno la stessa età. Nick è il padre di Polly."
"Quindi Lot e Polly hanno
la stessa madre" e riaffiorarono i ricordi del ballo in maschera dove
Lucia lo aveva aggredito verbalmente dopo il fattaccio di Charlotte. Il
modo in cui lei si era preoccupata per Lot e poi quello estremamente
familiare di Lorenzo facevano supporre che il confessore facesse parte
della famiglia Alius.
"Mi vuoi dire cosa ti
passa per la testa?"
Il diacono sbuffò per
l’insistenza: "A quanto pare il nostro confessore ha qualche
parentela con i piani alti dei Patriarchi"
"Dici?! Con Lucia?"
Lui annuì stringendo ancora la
mano di Lot, poi, ad un tratto balzò sulla sedia col cuore in gola:
"Greg vedi quello che vedo io?" urlò in preda all’emozione.
Il vampiro si sporse in avanti
e scoppiò in lacrime: "Si, si è mosso!"
"Presto!…Chiama
Cornelius, digli di venire qui!"
(continua…)
*
Condanna della Cenere: condanna che prevede l'esposizione del
vampiro alla luce del sole con conseguente trasformazione del corpo in
cenere, da qui il nome.
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