DIES IRAE!

 

Fiction originale di gusto horror influenzata dai films "Blade" e "Intervista col Vampiro".

Seriamente sconsigliata ai cardiopatici ^___^ e ai soggetti sensibili.

Questo capitolo è dedicato a  Kamuichan poiché se lei non avesse scritto "Il primo morso" io non avrei scritto "Dies Irae".

Buona Lettura

Ken Hidaka

 

Capitolo V

Rosso Sangue

 

L'aria calda lo avvolse appena entrò nel locale. Era ormai mezzanotte passata ed il Red Heaven pullulava di anime danzanti al ritmo martellante della musica. Stare al Red Heaven era come partecipare al carnevale di Rio, tanti erano i centimetri di pelle messi a nudo e gli abiti luccicanti, o meglio, i piccoli stracci fatti passare per tali; tralasciando questo aspetto folcloristico, grande era la voglia di divertirsi. Una delle cose positive in quel locale era che non importava tanto l'aspetto fisico, ognuno faceva parte di quel grandissimo circo, bastava esserci, e puntualmente la serata si concludeva nel parcheggio retrostante o in una della camere del vicino albergo.

Lasciato il suo cappotto alle cure dell'avvenente guardarobiera, una vampira di ottant'anni appena, Lot si diresse con difficoltà verso il centro pista. Lì c'era più gente. Lo spazio era tale che consentiva solo di saltellare ed agitare le braccia in alto, era l'ovvia scusa per potersi sfiorare, toccare... con la complicità della vittima di turno. Il dj dall'alto della propria postazione gli fece un cenno di saluto, come risposta il vampiro dagli occhi verdi agitò energicamente le braccia provocando il sorriso dell'altro. Nulla era cambiato durante la sua assenza. Lì Lot si sentiva al sicuro, protetto come all'interno di un rifugio. Dimenticò le avances di Nicolaus e si diede alla pazza gioia flirtando con un delizioso biondino dai capelli a spazzola che aveva catturato la sua attenzione sbottonandogli d'improvviso i primi bottoni della camicia nera. La maglietta aderente evidenziava ancor di più il prestante fisico del giovane di qualche centimetro più grande del vampiro, però la cosa che attirava maggiormente l'oscuro compagno era ciò che la maglietta lasciava intravedere, fatta di lamé e qualche altra fibra sintetica. Oltre ad aderire al torace come una seconda pelle, ne evidenziava con maggiori accenti chiaroscuri il fisico scolpito ed i capezzoli turgidi, dove gli occhi di Lot si soffermarono con più piacere.

Si scambiarono qualche bacio furtivo e poi optarono per la maggiore comodità dei divanetti.

La musica era talmente alta da rendere difficile ogni tipo di conversazione, ma lì nessuno era intenzionato a dialogare. Le labbra servivano a tutt'altra attività, fin dov'era consentito in un luogo pubblico. La cosa buffa era, che mentre il biondo era tutto preso nel baciarlo e palparlo, credendo di scorgere nei movimenti del compagno l'effetto delle proprie premure, quegli stessi movimenti in realtà erano dettati dalla sua fame di sangue.

Lot si sentiva ribollire le vene dal desiderio, sentiva salirgli fin dalle viscere il desiderio di mordergli il collo, affondare i canini nella giugulare e succhiare, succhiare fino ad appagare la sua sete. Cercava e voleva risentire il profumo inebriante del sangue.

Lot staccò le labbra dal biondo: aveva fame.

"Ho voglia." Disse all'orecchio dell'altro.

Il biondo si scostò un poco "Vado in bagno a prendere una cosa" rispose.

Lot sorrise ironico: "Allora ti aspetto qui!" e sarebbero andati in albergo, nella solita stanza che usava per queste occasioni, e poi, dopo averlo finito, avrebbe gettato il suo corpo nell'acqua.

 

Saverio entrò nella toilette affollata, guardò in giro in cerca del dispenser ma vide solo quattro tizi rivolti alla parete a pisciare e altrettanti se ne stavano di fronte al grande specchio sopra i lavelli a sistemarsi maglietta e capelli, mentre altri ancora aspettavano di entrare in compagnia ai cessi. Girò ancora la testa in cerca di quella dannata scatola di plastica quando venne urtato da qualcuno.

"Scusa" disse il colpevole con un sorriso che tradiva l'intenzionalità del gesto.

Il giovane si soffermò a guardarlo, sembrava un angelo: "Figurati!" rispose non scollandogli gli occhi di dosso.

"Sei solo?" si affrettò a chiedere lo sconosciuto dai lunghi capelli color miele.

"Oggi sono proprio fortunato" si disse Saverio, quindi deglutì imbarazzato: "Veramente ci sarebbe qualcuno che mi aspetta, ma se vuoi possiamo..." e fece un cenno con gli occhi verso i cessi.

Quello coi capelli lunghi gli fece un sorriso provocante "Forse al tuo amico non dispiacerebbe... cioè insieme noi tre?".

Saverio divenne rosso in volto "Noi tre?" chiese a bassa voce visibilmente imbarazzato.

L'uomo gli sfiorò la guancia con una mano: "Perché? Non ti piacerebbe?"

La cosa si faceva molto eccitante.

"Beh! Glielo possiamo sempre chiedere." Disse Saverio ormai convinto e si ritrovò le labbra dello sconosciuto accanto alle proprie.

 

Lot attendeva silenzioso l'arrivo del biondo compagno, quando lo vide sopraggiungere da lontano gli parve che fosse in compagnia, ma di chi?

Ben presto l'altra figura ebbe contorni ben definiti e, tra la sorpresa ed il disgusto, li accolse.

Gli occhi verdi di Lot erano due oceani, due oceani limpidi dai quali si poteva scorgere i pensieri del loro proprietario, era così palese che non gradiva la sua intrusione nei propri affari, ma avrebbe ceduto, di questo Nicolaus ne era certo.

Il biondino provvide a illustrare la novità allo stupefatto Lot che, di tanto in tanto, lanciava un'occhiataccia nella direzione del terzo incomodo.

"Se vuoi farti pure lui per me sta bene..." disse Lot a Saverio e in maniera che anche Nicolaus lo udisse "Ma sia ben chiara una cosa: io lo faccio solo con te".

In verità Lotus non voleva il diacono, avrebbe voluto opporsi, aveva anche pensato di piantare lì tutti e due e di trovarsi un altro partner per la serata, ma i morsi della fame erano così acuti che alla fine aveva dovuto accettare. Non era abituato a dividere il cibo con persone diverse da sua sorella Polly, in più Nicolaus si era inserito così a forza in quella faccenda che il tutto gli sembrava disgustoso. In fin dei conti non poco tempo prima quel diacono era tra le lenzuola con Polly, ed ora voleva farsi pure lui: non glielo avrebbe permesso!

Giacevano tutti e tre nel letto con Lot avvinghiato a Saverio e strategicamente sdraiato in modo tale che solo il giovane dai capelli a spazzola fosse su di lui, mentre Nicolaus aderiva completamente alla schiena del biondino.

La pelle di Lot era così bianca e liscia, come porcellana, mai si sarebbe immaginato che un semplice confessore fosse un amante così focoso, avrebbe desiderato stare al posto di quel diurno per saggiare appieno quel giovane corpo ma il regista del menage non era lui, doveva accontentarsi di affondare il pene fra le natiche del biondino e dare il ritmo alla monta, mentre quello godeva dell'altro. Ciò che irritava il suo orgoglio era che Lot sembrava insensibile alle sue continue carezze, ai baci sulle dita affusolate, che però, e di questo ne soffriva, affondavano le unghie nella carne altrui.

Le pupille verdi si ridussero ad una linea verticale: il momento era giunto, affondò i canini aguzzi nella giugulare dell'amante succhiando con foga il sangue che ne usciva a fiotti. Nel vedere la scena il diacono si eccitò di più e, afferrate con forza le natiche del biondino, montò con maggiore vigore e si apprestò a mordere anch'egli il collo della vittima, che, ignara, gemeva schiacciata dal piacere che riceveva da lui e da quello che dava a Lot sotto di sé.

L'acqua calda della doccia gli picchiettava piacevolmente la pelle e nello scendere toglieva via con sé le macchie di sangue che gli lordavano il corpo. Prese violentemente il flacone di doccia-schiuma, ne versò il contenuto e se lo passò sul corpo sfregando energicamente.

Si sentiva sporco. Quanto detestava quell'essere! Quanto detestava Nicolaus.

Non c'entrava il rango, quando una persona era ignobile, lo era dentro fino nell'animo, il rango era un qualcosa per gli altri, una stupida copertura sociale. Quanto lo detestava, quant'era turpe.

Uscito dalla doccia si rivestì velocemente, aveva fretta di andarsene e non vederlo mai più.

"Perché mi gira la testa?" gli chiese il diacono appena Lot ritornò nella camera da letto.

"E' il veleno che c'è nelle mie unghie, serve per non far sentire il dolore al cibo mentre lo si mangia, a te farà l'effetto di un sonnifero"

"Veleno..." borbottò Nicolaus non volendo addormentarsi.

"Alzati!" ordinò ad un tratto Lot, non era indirizzato a lui, ma verso il cadavere di Saverio che giaceva sul pavimento.

Il corpo iniziò a muoversi e lentamente si alzò, le sue pupille erano di una tinta color ghiaccio, fredde.

"Uno...uno zombie" pronunziò a fatica l'altro sul letto.

"Vestiti." Ordinò ancora Lot allo zombie, che si mise all'opera.

"Com'è possibile..." Nicolaus resisteva straordinariamente al veleno "I confessori non fanno zombie"

Il vampiro dagli occhi verdi rimase per un attimo stupito, poi corse ai ripari sviando l'attenzione del diacono verso di sé:

"Apri bene le orecchie Nicolaus..."e nel dirlo si avvicinò a quello sdraiato in modo che lo vedesse meglio "Questa è la prima ed ultima volta che mi fai uno scherzo del genere."

Il destinatario delle parole si accorse delle sguardo severo che lo fissava, uno sguardo non propriamente di rimprovero, ne di odio, bensì di disprezzo,  e gradatamente l'immagine sparì sotto le palpebre.

(continua...)






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