DIES IRAE!
Fiction originale di gusto horror influenzata dai films "Blade" e
"Intervista col Vampiro".
Seriamente sconsigliata ai cardiopatici ^___^ e ai soggetti
sensibili.
Buona Lettura
Ken Hidaka
Capitolo IV
Incontro
Due occhi verdi ed un
volto sorridente accolsero il suo risveglio mentre una calda coperta di lana veniva posta
sulle membra nude.
Nicolaus si stropicciò
gli occhi e successivamente osservò il giovane, vestito di scuro, allontanarsi con
tranquillità verso la cucina.
Le calde e morbide
braccia della donna, sdraiata accanto a lui, si sciolsero dal suo collo e le labbra
posarono piccoli baci sulla guancia, cosicché la chioma castana, scossa dal movimento, si
posò sul robusto petto del vampiro.
"Perché non l'hai
portato in camera tua?" chiese il ragazzo dalla cucina.
Lentamente la donna
drizzò la schiena sistemandosi in posizione seduta, lasciò così il bel seno scoperto,
incorniciato solo dai lunghi capelli ondulati: "La mia stanza è in
disordine..." si giustificò lei.
"Potevi portarlo
nella mia, invece di farlo sopra il divano. Va bene che è grande, però non è comodo
come un letto."
"... Touche!"
Il giovane uscì dalla
cucina senza porta con una caffettiera fra le mani esibendola: "Caffè? Tea?"
"Caffè? "
domandò la donna al vampiro.
Nicolaus si limitò ad
un cenno affermativo col capo, non molto convinto, i suoi pensieri erano occupati nella
comprensione della situazione in cui si trovava.
In uno dei suoi locali
notturni Greg gli aveva presentato quella ragazza castana come una dei mastini che
l'avevano salvato. La serata aveva assunto sin da subito toni bollenti, complice un
po' di
vino e l'atteggiamento provocante di lei, alla fine non si era lasciato perdere l'occasione ed
erano finiti in quella casa.
Era a casa di lei
quindi, ma che avesse dei coinquilini, questo la donna non glielo aveva detto prima,
credeva vivesse da sola. Il ragazzo dagli occhi verdi sembrava non avercene per averli
scoperti nudi sul divano, al contrario, il suo atteggiamento complice dimostrava che era
abituato a simili situazioni.
"Il caffè sarà
pronto fra poco" disse il giovane tornando dalla cucina e sedendosi sul tappeto con
la schiena appoggiata al divano.
Ora che lo vedeva più da
vicino, Nicolaus scoprì delle fasciature bianche sotto i polsini, con tutta probabilità
anche lui era un mastino, il chierico che aveva salvato Greg da morte certa col rito di
rigenerazione.
La donna pettinò con le
dita la chioma nera dell'amico: "Sei così deperito Lotti... Quand'è che ti deciderai
a fare un buon pasto, invece di accontentarti delle briciole?"
La risposta fu una
smorfia maliziosa: "Fra poco vado al Red Heaven".
Era un discopub molto
grande sulla Riviera del Brenta, completamente gestito da vampiri, in genere frequentato
da quelli di basso rango; nel giro di poco tempo era diventato luogo di ritrovo notturno
di numerosi diurni, quindi un vero e proprio self-service.
"Come sta Gregory?" chiese il giovane all'amica.
Nicolaus si stupì nel
sentire pronunziato per intero il nome del fedele amico: "Tu devi essere
Lot."
Esordì il diacono.
La domanda sorprese il
ragazzo: "Lotus, ma per gli amici Lot... e tu, come devo chiamarti?"
"Nicolaus."
Sorrise.
Lot sgranò gli occhi,
così verdi, così limpidi: "Polly accidenti a te! Porti un diacono qua dentro e non
dici niente" rimproverò alla donna "Mi scusi..." .
Nicolaus ridacchiò
nell'udire il cambiamento di persona: "Puoi darmi tranquillamente del tu, basta che
non lo fai di fronte ad altri diaconi e che non mi chiami col diminutivo, lo
detesto..."
"Ah, non c'è
problema: Nick è il nome del nostro caposquadra." Fece la donna continuando ad
accarezzare quei capelli neri quasi fossero la pelliccia di un felino.
Quelle carezze avevano
un andamento ritmico ben preciso, dolce, un movimento che lo cullava. Lotus si rilassò.
Emise un leggero
sospiro. Pandora, che amorevolmente chiamava Polly, era la sorella desiderata e amata, la
complice con la quale ordire tranelli a scapito di diurni vogliosi, la complice che non lo
avrebbe mai tradito e con la quale condividere tutto il possibile, dal cibo agli uomini.
Sorrise.
Adesso gliela aveva
combinata grossa portandogli in casa quel diacono, portandolo nel loro nascondiglio, un
lussuoso appartamento in una villa del settecento in riva al Brenta. Nulla scappava
all'occhio indagatore di Lotus, la conosceva troppo bene: Polly aveva messo gli occhi su
quel vampiro di rango e quando si metteva in testa una cosa non c'era verso di farla
desistere. "Un diacono con un mastino... Bah! Vuole sovvertire l'ordine dei
cieli?" pensò fra sé il chierico, ma si ricredette subito. Riflettendovi meglio
comprese l'irresistibile e contorto fascino emanato da quel vampiro dai lunghi capelli
color miele. Un fascino pericoloso quanto oscuro, era il fascino di chi molto pretende e
poco è disposto a dare, era il fascino del potere e Nicolaus lo aveva, soprattutto dopo
l'ultima riunione del Consiglio.
Ad un tratto le dita fra
i capelli si moltiplicarono e le loro carezze stranamente divennero più insistenti. Lotus
sgranò ancora gli occhi ed arrossì.
"Forse è meglio
lasciarvi soli" sorrise di un sorriso spento, falso e si alzò allontanandosi,
velocemente raggiunse la porta d'entrata ed uscì fuori sebbene dovesse ancora
abbottonarsi il cappotto. Iniziò a correre.
Perché quello aveva
osato insinuare le sue dita fra i suoi capelli e partecipare così al gioco che era
soltanto suo e di Polly?
L'intento di Polly era
solo accarezzarlo, ma quello di Nicolaus sembrava cercare molto di più.
Lotus si fermò di colpo
ansimando per l'affanno.
Si appoggiò ad un
lampione.
Quelle carezze
particolari lo avevano eccitato.
"Maledetto..."
mormorò fra i denti. Lui era insofferente dell'autorità, di qualunque tipo fosse, tranne
quella di Lucia, più per motivi personali che di gerarchia.
Udì provenire da
lontano della musica, era quella del Red Heaven e lì dentro c'era il cibo che lo
attendeva. Il richiamo del sangue era così forte e lui così affamato che ricominciò a
correre verso quella direzione.
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