DIES IRAE!

 

Fiction originale di gusto horror influenzata dai films "Blade" e "Intervista col Vampiro".

Seriamente sconsigliata ai cardiopatici ^___^ e ai soggetti sensibili.

Buona Lettura

Ken Hidaka

 

Capitolo II

I MASTINI

 

"Eppure non quadra..." Uriel esordì, per un quarto d'ora i presenti avevano sopportato il suo andirivieni sul tappeto rosso condito di mezze parole e frasi interrotte.

"Il fatto che ci abbiano giocati così, portandoci via Greg da sotto il naso?" in realtà Michele non aspettava una risposta, più che altro era una affermazione, la dolente constatazione di un fallimento.

"Non avevano intenzione di ucciderci, solo di salvare Greg." Uriel proseguì.

"Scusami, ma non ti seguo."

Il giovane dai capelli ricci e dalla pelle olivastra si fermò: "E' strano che non siano intervenuti prima."

Michele aggrottò l'ampia fronte.

"Insomma, perché non sono arrivati prima? Perché è stato così facile uccidere tutti quei vampiri, ma non Greg?" seguì un attimo di pausa, quasi fosse giunto ad una clamorosa soluzione "Non so voi, ma...ma sembra che abbiano voluto lasciarci fare, potevamo uccidere tutti tranne Greg"

Michele scosse la lunga chioma bionda: "Può darsi che fossero in ritardo per la festa...", ma il ragionamento di Uriel non faceva una piega anche se surreale "E poi i vampiri non uccidono altri vampiri"

"Infatti, li abbiamo uccisi noi!"

I presenti rimasero in silenzio per qualche minuto.

"Una guerra tra clan?" azzardò Dany che fino ad allora era rimasta ad ascoltare seduta sul divano accanto al giovane Padre Elia.

"Questo spiegherebbe la poca resistenza che avete incontrato." Intervenne il Padre "Però i vampiri della festa, così come Greg, appartenevano al clan del Diacono Nicolaus, che senso avrebbe lasciar uccidere loro e poi salvare quel tirapiedi?"

La porta dello studio si aprì cosicché i presenti cessarono di parlare e riservarono l'attenzione verso l'uomo in tunica nera che, passo dopo passo, entrava e contemporaneamente con un cenno della mano invitava i presenti a rimanere seduti, anziché alzarsi come esigeva l'etichetta. A poca distanza lo seguiva un altro uomo, il volto segnato da una cicatrice alla tempia variamente nascosta da una ciocca riccia, tutti gli "ammazza vampiri" imparavano a conoscerlo fin dai primi giorni di addestramento, il suo nome di battaglia era Arciere, null'altro si sapeva di lui.

L'uomo nero vestito si sedette dietro la scrivania: "Buon giorno signori."

"Eminenza..." dissero in coro i presenti, escluso Arciere che di sottecchi guardava Uriel.

"Signori, poc'anzi mi è stato riferito dell'incidente che vi ha visti protagonisti..."

"Eminenza..." si affrettò a dire Michele "Chiedo perdono per l'insuccesso: è stata una mia grave mancanza."

Michele non era tipo da tergiversare con vuote parole e nemmeno da scaricare la responsabilità a qualcun altro, se la colpa era sua, e lo era, ne avrebbe affrontato le conseguenze, a costo di venire declassato.

I due uomini che erano appena entrati si guardarono negli occhi, quasi a cercare l'approvazione l'uno dell'altro, poi quello seduto continuò:

"Mio caro ragazzo non credo proprio si tratti di un insuccesso." I presenti lo guardarono stupiti. "Credo anche sia giunto il momento di mettervi al corrente di alcune faccende...Vuoi continuare tu, Paolo?"

Arciere fece un passo in avanti, sospirò, ciò che doveva dire era talmente complesso che faceva difficoltà a trovare le parole giuste: "Quello che intende dire il nostro Vescovo è che, arrivati a questo punto, alcune cose prima taciute non possono più rimanere tali." Sospirò di nuovo "Il vostro compito era eliminare dei semplici vampiri, non quelli di rango, ecco perché LORO sono intervenuti." 

A queste ultime parole i cacciatori ammutolirono. 

Una reazione più che comprensibile visto e considerato che, sin dal reclutamento, era stato insegnato loro che i vampiri erano il male, la gramigna da estirpare ad ogni costo, mentre quelle parole sottintendevano qualcosa di più.

"Per spiegarvi comincerò dall'inizio..." proseguì Arciere "Come sapete la guerra tra noi ed i vampiri ebbe inizio sin dall'alto medioevo, quando noi ci accorgemmo della LORO esistenza, vale a dire che LORO sono sempre esistiti accanto a noi. Solo che...solo che era un periodo di fervore religioso, per cui ogni cosa la si giustificava in base alla religione. Una giustificazione che è rimasta tale per secoli fino ai giorni nostri..." l'uomo deglutì quasi fosse giunto alla rivelazione "Insomma, vi sto dicendo che non sono figli del demonio come vi è stato insegnato, non sono dei non-morti, anzi, il loro cuore funziona benissimo, il fatto è che loro vivono come noi, ma hanno un'esistenza diversa".

Quelle parole sconvolsero i cacciatori: tutto ciò in cui avevano creduto, tutto ciò che era stato loro insegnato andò in fumo in pochi secondi. Fu come un terremoto sotto i piedi.

"Vuoi dire che sono degli esseri umani?" esclamò Uriel d'impulso.

"Diciamo che sono una variante che ci aiuta a rimanere di un certo numero su questa terra".

"Non capisco..." la voce del giovane ricciuto tremò dall'emozione.

Il dialogo si strinse ai soli Arciere e Uriel, relegando gli altri al ruolo di spettatori.

"Esistono cacciatori e prede. Le prede sono in numero maggiore rispetto ai cacciatori, ma nel corso del tempo le prede sviluppano delle capacità che permettono loro di difendersi dai cacciatori. I cacciatori sono i vampiri, mentre noi siamo le prede..."

"Perché...Perché allora non ci hanno uccisi? Perché non ce l'avevate detto prima? Perché..."

"Perché ci sono degli accordi di caccia!" lo zittì l'uomo, come un padre di fronte alle capricciose insistenze del figlio.

Un brusio si levò nello studio.

"Da circa due secoli ..." intervenne il vescovo che si alzò "...c'è un canale aperto tra la nostra società e la loro, grazie al quale abbiamo potuto ottenere un'esistenza parallela di entrambe, senza eccessivi traumi. Abbiamo concordato dei codici di comportamento tra le nostre squadre di ammazza vampiri e le loro squadre di mastini. Uno di questi prevede che i vampiri di rango non vengano uccisi, come loro in cambio non devono nutrirsi dei dirigenti della nostra società."

"Perché tacere..." un filo di voce uscì dalle labbra di Michele.

Paolo sbuffò: "Perché pochi devono rimanere a conoscenza di questo canale, ne va della sua vita. La sua esistenza è del tutto ignorata dal loro Consiglio dei Dodici Diaconi ed è protetta da quello dei Patriarchi. I mastini non sono degli anti-ammazza vampiri come sembra, ma hanno la funzione di tutelare gli accordi"

"Aspettate!" urlò Michele per l'esasperazione di fronte a queste continue rivelazioni "Gli avete avvertiti e non ci avete detto nulla!" l'uomo si sentiva tradito dalle persone verso le quali aveva cieca fiducia.

"Non ce n'era il tempo: il vecchio gruppo si era da poco congedato quando è capitata l'emergenza. Quindi siete subentrati voi immediatamente."

L'atmosfera si fece pesante.

"Cos'altro...cos'altro vi siete dimenticati di dirci?" insistette il comandante dei cacciatori con gli occhi umidi e le gote rosse dalla collera che a stento tentava di placare dentro l'animo.

Il vescovo camminò sul soffice tappeto fino a raggiungere il centro della stanza: " In verità, figlioli, gli accordi che così gelosamente teniamo nascosti da tempo sono messi in pericolo dal rinnovato Consiglio dei Diaconi..."






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