DIES IRAE!
Fiction originale di gusto horror influenzata dai films "Blade" e
"Intervista col Vampiro".
Seriamente sconsigliata ai cardiopatici ^___^ e ai soggetti
sensibili.
Buona Lettura
Ken Hidaka
Capitolo I
I CACCIATORI
Venezia, 31 dicembre dell'anno del Signore 2042.
Entrarono tutti e tre nella sala principale dell'albergo gremita di
gente.
L'addetto alla sicurezza ne aveva osservato di sfuggita gli inviti,
lasciandoli così passare senza alcun problema, il poveretto aveva il suo
bel da fare, occupato com'era con dei clienti ubriachi, non si era accorto
che i tre stranamente indossavano ancora i loro lunghi cappotti.
"20, 19, 18..." urlavano in coro gli invitati mentre Michele, Dany e Uriel, inosservati, dirigevano i propri passi verso una piccola porta in
mogano situata ad un angolo della sala.
Nessuno a sorvegliarla.
Forse non si aspettavano un attacco in un luogo affollato o forse erano
stati avvertiti?
Michele scosse il capo biondo quasi a voler scacciare il dubbio.
Non c'era tempo ne per i dubbi, ne per le incertezze: tutto doveva
essere fatto all'istante, nessuno doveva scappare e non bisognava dare
nell'occhio.
Avrebbero usato le armi, mitragliatrici compatte a pallottole
d'argento, ma anche se munite di silenziatore ci sarebbe stato comunque
rumore mescolato alle urla di quei pezzenti, forse la pioggia incessante e
gli schiamazzi provenienti dalle altre sale avrebbero coperto il chiasso
che i tre si apprestavano a fare, forse.
Aprirono la porta di mogano, oltre stava un basso e stretto corridoio
illuminato da piccole lampade da muro che saliva verso l'alto. Lo
percorsero tutto fino a giungere dinanzi ad un'altra porticina.
Chiaramente si udirono delle risa provenire al di là di essa, certamente
c'era un'altra stanza, quella nascosta, quella occupata da LORO. I tre
respirarono a fondo, tolsero la sicura alle armi e le dita affusolate e
sottili di Dany afferrarono la maniglia d'ottone pronte a far scattare la
serratura.
"In exitu Israel de Aegypto..." mormorò la donna, recitava il Salmo
CXIII. Quelle parole ebbero un effetto catartico su di loro, una litania
che li distoglieva da eventuali incertezze sull'operazione: il loro
compito era di spedire quei maledetti all'altro mondo.
L'aria si fece pesante, l'atmosfera tesa, l'odore acre del sudore dei
loro corpi si diffuse all'interno del corridoio, i muscoli erano pronti a
scattare al minimo accenno.
"Dany..." la chiamò Michele "Ora!"
La donna aprì la porta.
Si udì un boato bestiale.
Le armi sembrarono agire per conto proprio come animate da una propria
volontà, spararono all'impazzata su tutto ciò che si muoveva. Le pareti ed
il pavimento si tinsero di rosso sangue, il sangue di quei maledetti,
mentre i loro corpi, colpiti dalle preziose pallottole, si incenerivano
lasciando mucchietti di polvere sparsi sul pavimento.
Il massacro sembrò durare una vita, ma in realtà allo scoccare del
terzo minuto dopo la mezzanotte il silenzio calò in quelle stanze, a
disturbarlo solo i gemiti di uno di LORO, volontariamente risparmiato
dalla carneficina.
"Buon Anno Greg." Disse ironico Michele all'essere rannicchiato in un
angolo della stanza, un uomo sulla quarantina dal grande fisico robusto,
circa 100 kg di peso. Di sottofondo il rumore dell'acqua scrosciante che
batteva contro il vetro del lucernario, il quale faceva da soffitto
all'attico.
"Fottiti! Pezzo di m..."
Un calcio di Uriel lo colpì in pieno volto: "Tieni chiusa quella fogna
figlio di demonio!" urlò il giovane.
Michele in genere distingueva i vampiri in due categorie: quelli attivi
e quelli passivi. I primi, più pericolosi, erano coloro che desideravano
proseguire la propria esistenza di non-morti e la difendevano con le
unghie ed i canini, erano veloci, terribilmente resistenti e soprattutto
astuti. I secondi invece proseguivano la loro esistenza come amebe, erano
solo dei fastidiosi parassiti, dei pidocchi che un buon medicinale avrebbe
facilmente eliminato.
Greg apparteneva alla prima categoria, era un osso duro oltre che una
vecchia conoscenza del trio.
Le mani di Uriel afferrarono Greg per la giacca e lo alzarono da terra:
"Greg, tu sarai il messaggio per il tuo Signore".
Di tutta risposta il vampiro gli sputò in un occhio.
Uriel scosse la chioma ricciuta: "Così non va mio caro" e lo sbatté sul
muro tenendovelo "Ficcati bene in testa queste parole..." mentre il
giovane cacciatore parlava, Dany fissò alla parete il malcapitato vampiro
con dei pugnali, come se fosse un quadro.
"Sporca puttanella!" sbraitò il non-morto "Che cazzo fai?! Non sono
mica Cristo!"
"Noooo Greg, sei solo un martire..." iniziò la biondina.
"...Martire di una giusta causa." Concluse Uriel, il quale mollò la
presa lasciando che il vampiro penzolasse alla parete.
"Cosa vuoi dire?" chiese Greg ridacchiando.
Le labbra sottili di Dany abbozzarono un sorriso: " Vedi, alla feccia
come te riserviamo un trattamento diverso..." la donna estrasse dalla
manica del cappotto scuro, sotto gli occhi cerulei del nemico, un pugnale
d'argento "...Il Decano Nicolaus troverà il tuo corpo rinsecchito!" e
dicendo questo assestò un colpo di taglio alla gola del vampiro.
Le luci provenienti dai lampadari rimasti ancora integri si spensero e
calò improvvisa l'oscurità.
"Merda!" esclamò Michele aprendo il fuoco alla rinfusa verso il centro
della sala, questo permise agli altri due cacciatori di indossare gli
occhiali all'infrarosso, ma ben presto si esaurirono i caricatori delle
mitragliatrici.
"Sono in tre!" avvertì Dany che vedeva distintamente quelle ombre
muoversi sul fondo rosso, mentre Michele, senza occhiali, scorgeva
nell'oscurità sei freddi luccichii fluorescenti, gli occhi felini dei
vampiri.
"Da dove sono entrati?" pensò Michele. Il comando della missione era
suo e si era accertato personalmente, onde evitare complicazioni come
questa, che non ci fossero superstiti all'infuori di Greg mentre i
compagni gli facevano la festa.
Un colpo inaspettato allo stomaco, forse un calcio, sferrato con
inumana potenza, lo colse di sorpresa e lo spedì contro una parete. In suo
aiuto intervenne Uriel che spostò l'attenzione del nemico verso di sé, in
tal modo permise anche a lui di indossare gli speciali occhiali senza i
quali era pressoché cieco. Ebbe così inizio un vero scontro tra i tre
cacciatori e i tre vampiri.
Durante il combattimento, mentre i duellanti erano impegnati fra di
loro, dalla parete scese come un ragno un quarto vampiro che arrestò la
propria corsa ai piedi del malcapitato simile.
"Per le porte dell'Inferno..." il sussurro uscì dalle labbra sottili
appena il vampiro vide Greg sanguinare, d'istinto allungò il candido
braccio verso i pugnali che lo tenevano appeso, li tolse uno ad uno e fece
atterrare con delicatezza quel pesante corpo sopra le proprie spalle.
Caricatolo si allontanò così com'era arrivato, fu allora che gli altri
suoi fratelli di sangue cessarono di combattere contro i cacciatori e si
diressero verso l'uscita dalla quale erano entrati.
"Dannazione!" urlò Michele durante l'inseguimento, aveva commesso
l'errore di non controllare le scale d'emergenza poste all'esterno
dell'edificio e la cui porta era segnalata da una luce bianca su sfondo
verde.
Le scale in acciaio erano prive di copertura e perciò rese scivolose
dall'acqua.
Dany fece un ruzzolone per due rampe di fila, era tutta fradicia e
ansimante: "La caviglia..." e le parole accompagnarono il movimento delle
mani verso il piede dolorante.
Gli inseguiti avevano preso strade diverse. Uno si era arrampicato su
un palazzo adiacente, gli altri tre erano giunti a terra e diverse voci
divertite si udirono provenire dalla calle. Michele tolse gli occhiali, la
calle era illuminata a giorno a causa della ricorrenza festiva e popolata
di gente che non si era lasciata scoraggiare dal maltempo. Due volti
pallidi risero beffardi nonostante Michele fosse a poco più di un
pianerottolo da loro, sapevano che non li avrebbero inseguiti tra quella
miriade di ombrelli. Ma dov'era il quarto, quello che di sottecchi aveva
liberato Greg?
Eccolo, a pochi metri di distanza dal pianerottolo risistemarsi il
ferito sulle spalle.
Michele non seppe per quale motivo, ma ad un tratto quell'essere
ansimante alzò il capo verso l'alto, verso di lui e due occhi verde
smeraldo, lucenti, lo fissarono, mentre l'acqua bagnava i capelli nero
pece e le gocce di pioggia scivolavano lungo i lineamenti delicati del
volto bianco.
Michele accelerò la corsa, non se li sarebbe lasciati scappare.
Giunto alla fine dell'ultima rampa di scale la corsa subì un clamoroso
arresto, gli parve di scontrarsi con un muro invisibile e cadde.
Si udirono distintamente delle risa che si persero presto fra la
folla.
Uriel si bloccò dietro di lui: "Quei maledetti avevano un loro chierico
dietro..."
"Maledizione!" esclamò colmo di rabbia il comandante e batté il pugno
sul selciato bagnato.
Uriel recitò qualcosa sottovoce, poi fece un segno in aria.
"Una barriera....Quei bastardi, ecco perché ridevano."
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Continua....
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