DISCLAIMER: i personaggi appartengono al sensei Takehiko Inoue.



Detective

parte II

di Chikara

 

Rukawa aprì gli occhi, terribilmente infastidito dalla sensazione di freddo e di vuoto che aveva provato nel dormiveglia.
Si voltò lentamente verso sinistra e, come intuito, non vide nessuno accanto a sé; un lampo di stizza attraversò veloce il suo sguardo, rendendolo ancora più profondo e scuro.
"Dove diavolo ti sei cacciato Do'aho?" borbottò, indispettito, contro il cuscino ormai freddo del suo compagno; come per magia però, la porta della camera si aprì, e davanti a lui comparve il suo magnifico rossino.
Ritenendolo la causa di quel brutto risveglio, Kaede non lo salutò nemmeno e rimase a lungo imbronciato a guardarlo.
Lui detestava quando, nel dormiveglia, non sentiva il corpo ustionante del suo ragazzo premuto contro il proprio; quando spostando una mano non veniva immediatamente a contatto con la sua pelle morbida come seta, e non vedeva le sue ciocche sanguigne adagiate scompostamente sul proprio petto, nel momento in cui apriva gli occhi, completamente sveglio.
Hanamichi lo sapeva, conosceva perfettamente tutti i gusti e i vizi del suo volpacchiotto, ed ora che lo vedeva così imbronciato, con lo sguardo offeso di un bambino costretto ad alzarsi senza il dolce bacio della mamma, non poté fare a meno di scoppiare a ridere sinceramente divertito.
"Che hai da ridere stupido do'aho?" ringhiò - sempre più alterato - il ragazzo dai capelli d'onice.
"La tua espressione da volpacchiotto offeso è irresistibile, amore!"
"Vuoi farmi arrabbiare sul serio?"
"Oh no, adesso vorrei semplicemente raggiungerti su quel letto per consolarti... in qualunque modo tu desideri essere consolato."
Rukawa deglutì a vuoto mentre quelle parole rimbombavano all'infinito nella sua testa, ma se nel tempo il carattere della fredda Kitsune si era ammorbidito un po', il suo orgoglio era ancora irriducibile.
"Mh... mi è tornato sonno, ora voglio solamente dormire!" mentì spudoratamente, voltandosi dall'altra parte.
Hanamichi sorrise di nuovo a quel volpacchiotto testardo, sussurrando un "Come vuoi" prima di sparire per diversi minuti in bagno.
Kaede prestò attenzione ad ogni singolo spostamento del do'aho e quando lo sentì aprire il rubinetto della doccia artigliò il leggero lenzuolo di cotone sospirando, consapevole che fra non molto il suo angelo lo avrebbe fatto impazzire.

- Un bambino viziato resta sempre un bambino viziato, soprattutto quando s'innamora!! -

Di questo, Kaede Rukawa era fermamente convinto e se Hanamichi aveva voglia di fare l'amore con lui, nonostante il suo proposito di vendetta, non ci sarebbe stata ombra di dubbio che l'avrebbe fatto; magari non subito, ma con le sue irresistibili, crudeli e spietate tecniche di seduzione, ci sarebbe riuscito comunque.
Quando lo sentì uscire dal bagno, Kaede non poté fare a meno di pensare che il momento era arrivato: fra pochi istanti Hanamichi sarebbe stato lì, pronto ad iniziare la loro battaglia e lui... lui era già eccitato.

"Tu non puoi neanche immaginare che razza di caldo c'è la fuori!" esclamò il modello come se nulla fosse "in casa abbiamo l'aria condizionata, ma fuori... Sono andato a fare la spesa e quando sono tornato ero completamente fradicio. Credo che sia tutta colpa dell'umidità, senti l'aria che ti si appiccica addosso ed è una cappa così opprimente che ti toglie il fiato."
In mezzo a quel fiume di parole, Rukawa si domandava come faceva il suo ingenuo do'aho, a trasformarsi improvvisamente in una creatura così maledettamente sexy.
Hanamichi non stava facendo niente di particolare: parlava del tempo mentre si rivestiva
- piuttosto velocemente, oltretutto - eppure quel corpo seminudo, in parte ancora bagnato, lo faceva già impazzire.
Senza indossare la biancheria, Sakuragi s'infilò un paio di short neri elasticizzati e una canottiera bianca di cotone molto leggero e, afferrato il libro che stava leggendo in quei giorni, si lasciò cadere sul letto, distendendosi subito dopo accanto al suo ragazzo.
"Ah che bello, si sta proprio bene qui!" constatò il rossino, stiracchiandosi come un gatto, prima di mettersi prono e iniziare a leggere, con un'espressione soddisfatta dipinta in viso.
A Kaede sarebbe bastato rimanere voltato di schiena o restare con gli occhi chiusi, ma darsi anche quell'imposizione era chiedere troppo al suo autocontrollo. Così, pochi istanti dopo, il detective si era girato di nuovo verso il rossino e nonostante tenesse apparentemente gli occhi chiusi per fingere di dormire, aveva una visuale completa del suo compagno.

Lo spettacolo ebbe così inizio.

Hana sapeva perfettamente quanto Kaede adorava le sue lunghe gambe dorate, per questo le muoveva in continuazione: piegava avanti e indietro i polpacci sospesi in aria; tirava una coscia seminuda vicino al ventre; accarezzava 'distrattamente' un lembo di pelle scoperta e a stento riusciva a trattenere il profondo fremito d'eccitazione che lo sguardo nascosto di Rukawa gli suscitava.
Improvvisamente poi, il modello inarcò la schiena verso l'alto e sollevò la testa appoggiandosela ad una mano e - senza staccare gli occhi nocciola dalle pagine del libro - prese ad affondare le dita fra la massa morbida e spettinata dei propri capelli.

Quel gesto segnò, per Kaede, il punto di rottura.

Con un ringhio quasi feroce si avventò sul compagno e, scansando quella mano dorata dalla sua testa, la sostituì all'istante con la propria. Lo sguardo fintamente sorpreso del rossino gli fece perdere del tutto la ragione e, prima di sentire il suo 'terribile' ragazzo vantarsi, si piegò su di lui, strappandogli un bacio profondo e senza controllo.
Nonostante però il tempo incredibilmente lungo in cui le loro bocche erano rimaste unite, e le lingue avevano combattuto una battaglia sensualmente spietata, il tensai non si dimenticò della sua vittoria. Così, quando si separarono, sorrise malizioso e mormorò: "Ma come volpino, non volevi dormire?!"
"Il tuo continuo agitarti me lo ha impedito!" rispose cercando di dare una tonalità fredda alla sua voce.
"Oh mi dispiace, amore, se le cose stanno così vado a leggere in sala per non disturbarti più e tu..."
Ma prima ancora che Hanamichi terminasse la sua frase, Kaede prese il libro in questione e lo scaraventò senza riguardo lontano dal letto.
"Io non perdono che disturba il mio sonno!" Rukawa cominciava a stancarsi di quel gioco.
"Oh non sei disposto a perdonare nemmeno me?"
"Soprattutto te!!"
E afferrando il suo ragazzo lo tirò sopra di sé; portò una mano dietro al suo collo e l'altra a cingergli possessivamente la vita.
"Do'aho, preparati a ricevere una punizione esemplare!!"
Hana sorrise e intrecciò a sua volta le dita fra i capelli del volpino, costringendolo così ad impadronirsi delle proprie labbra. Kaede si sollevò per liberare Hana dalla fastidiosissima maglietta e riprese a baciare e leccare quel paradiso dorato che era la sua carnagione.
Succhiò la pelle del collo per poi scendere lungo la linea dei pettorali, sfiorò con le labbra la cicatrice sopra al cuore, che lui stesso gli aveva provocato, e subito dopo andò a giocare con un capezzolo.
"Mh... ah" mugolò soddisfatto il modello, cominciando a sostenersi con fatica sopra il suo compagno.
Il volpino si ubriacava con ogni gemito che usciva dalla bocca di Hanamichi e la sua eccitazione gli annebbiava sempre di più la mente.
Con un colpo deciso di reni, Rukawa invertì le posizioni e, scivolando sul torace scolpito del modello, cominciò a mordicchiargli gli addominali e a baciare ripetutamente il suo ombelico, mentre una mano si posava sull'eccitazione ancora coperta dai pantaloncini leggeri.
Hana inarcò la schiena e gridò forte, pregando il volpino di non tormentarlo più e Kaede, sorridendo, decise di accontentarlo.

Mettendosi a sedere fra le sue gambe divaricate, gli accarezzò più volte la pelle sensibile delle cosce e, con estrema lentezza, gli sfilò gli short godendosi a pieno la nudità che quel gesto gli regalava.
Il detective tornò a baciare le labbra carnose di Hanamichi, ma prima che Kaede lo sfiorasse di nuovo con le sue mani, facendogli perdere ogni controllo, il rossino lo spinse via, opponendogli resistenza con le mani sul suo petto.
Rukawa lo guardò sorpreso e notevolmente irritato, così Hanamichi si affrettò a spiegare: "Tu sei ancora tutto vestito ed io non mi diverto..."
A quelle parole Rukawa si alzò e in pochi secondi si tolse i pantaloni del pigiama e i boxer, per tornare immediatamente fra le braccia del suo amante, gemendo assieme al rossino quando le loro pelli bollenti e i ventri tesi vennero a contatto.
"Mh... decisamente molto meglio!" mugolò soddisfatto Sakuragi e le sue dita cominciarono a sfiorare la pelle candida della schiena dell'altro, per scendere poi sulla sua virilità, accarezzandola con tocchi leggeri come ali di farfalla.
"Kami Hana sì!!" gemette questa volta Rukawa.
La Kitsune inarcò la schiena verso di lui e si abbandonò di fianco al rossino per lasciare più spazio alle sue dolci mani. Hana allora si sollevò leggermente e afferrando meglio il membro dell'altro iniziò a massaggiarlo con cura, aumentando via via la velocità, mentre con la bocca avida beveva ogni suo gemito.
Pochi istanti dopo Sakuragi fu ricompensato dal caldo seme di Kaede, che, ansimante e con gli occhi socchiusi, restò a guardare Hanamichi mentre maliziosamente si leccava la mano bagnata. Bastarono pochi secondi di quello spettacolo per far riprendere completamente il detective che, costringendo il rossino a sdraiarsi di nuovo e a divaricare maggiormente le gambe, iniziò a leccare e a mordicchiare il suo inguine, spostandosi quasi immediatamente sul membro turgido.
Hana mugolò di piacere, soprattutto quando sentì la lingua del volpino scivolare verso il basso per umettare la sua fessura, ma non riuscì a trattenere un vero e proprio grido, quando si sentì completamente inghiottito dalla bocca umida e bollente di Kaede.
Rukawa pompò e succhiò finché l'altro non venne nella sua gola poi, dopo averlo svuotato completamente, si sollevò per godersi la vista sensuale del modello, che giaceva accaldato e spossato sotto di lui.
Quando lo sentì respirare più regolarmente, Kaede si piegò per l'ennesima volta sulla sua bocca rubandogli un bacio pieno di passione e, inarcando leggermente il bacino, iniziò a penetrarlo con dolcezza e uniformità, fermandosi solo quando fu completamente unito a lui. Con una mano poi, si affrettò a scostare le ciocche bagnate di sudore dal volto di Hanamichi e con l'altra andò stringere quella che l'amante teneva abbandonata sopra la sua testa.
"Tutto bene?" domandò premuroso il volpino.
Hana sorrise e con le sue lunghe gambe strinse la schiena del compagno, per fargli capire che voleva di più, e Kaede lo accontentò di nuovo.
Iniziò a spingere, colpendo immediatamente il punto sensibile dentro di lui, stimolandolo con dolce violenza, incitato anche dai profondi gemiti di piacere con cui Hanamichi deliziava le sue orecchie, finché non raggiunsero contemporaneamente l'orgasmo, improvviso e sconvolgente come sempre.



Il telefono squillò e Hanamichi fu costretto ad abbandonare i fornelli per andare a rispondere.
"Pronto."
"Passami quel delinquente!"
"Papà!" esclamò sorpreso il rossino " da dove mi chiami?"
"Dal commissariato."
"Dal commissariato?! E quando sei tornato?"
Questa volta l'uomo esitò prima di rispondere: "Da una settimana."
Nonostante il padre non lo potesse vedere, Hanamichi sgranò gli occhi per l'indignazione.
"Hai il coraggio di chiamare delinquente il mio ragazzo e tu non ti degni nemmeno di avvisarmi del tuo ritorno!! Ti rendi conto che ero in pensiero per te, non eri in vacanza!"
"Mi stai forse sgridando?" L'orgoglio smisurato dell'uomo stava cominciando a scalpitare, ma il rossino era perfettamente abituato ad affrontare situazioni simili e non era più spaventato come una volta.
"Lasciamo stare, cosa vuoi da Kaede?" Decise di cambiare tattica.
"Deve lavorare per me, passamelo!"
"Mi dispiace ma al momento non è disponibile, è sotto la doccia. Sai ha bisogno di rilassarsi e riposarsi un po' dopo tutte le ore passate a fare..."
"HANAMICHI!!" esplose l'uomo sconvolto dall'indignazione.
"Beh che c'è papà, trovi più riprovevole fare l'amore con il proprio compagno che non avvisare tuo figlio del ritorno da un lavoro molto pericoloso?!?"
"Ho dovuto sbrigare un sacco di pratiche burocratiche. Chiudere un caso in un'altra prefettura, non è immediato come farlo nella propria!"
"..." Adesso Hanamichi stava giocando con il silenzio.
"Ci sei? Tesoro sei ancora lì?... e va bene, hai ragione, avrei dovuto chiamarti ma non l' ho fatto e per questo ti chiedo scusa!"
E il rossino sorrise soddisfatto prima di tranquillizzare il padre, accettando le sue scuse.
Kaede, che nel frattempo era uscito dal bagno e lo aveva raggiunto in soggiorno, se ne stava appoggiato accanto al mobiletto del telefono con un leggero sorriso rassegnato impresso sulle labbra.
Almeno non era l'unico che si lasciava sconfiggere da quel rossino terribile!
Il ragazzo in questione lo distolse dai suoi pensieri quando gli mise davanti la cornetta del telefono e con voce leggera lo avvertì: " E' papà, vuole parlare di lavoro con te!"
"Mh." Kaede prese la cornetta e salutò il commissario.
"Comincio a credere che tu abbia ragione: mio figlio è un bambino viziato!" ammise a malincuore il signor Sakuragi "almeno dimmi che riesce ad ottenere tutto anche da te!"
Kaede guardò il suo ragazzo con dolce malizia prima di rispondere: " Non c'è davvero niente che non riuscirebbe a farmi fare."
Hanamichi rispose al volpino con un sorriso abbagliante e, senza emettere un filo di voce, mosse le labbra per ricordargli che lo amava, ripagato da Kaede con una soffice carezza sulla guancia.
Il suo sguardo però si fece improvvisamente serio e concentrato: il commissario aveva già iniziato a parlargli del nuovo caso, così il rossino baciò velocemente le dita candide della volpe e lo lasciò solo a parlare con il padre.



Rukawa scese dalla sua auto e andò incontro al collega che lo stava già aspettando davanti al locale.
"Finalmente!" lo accolse Sendoh un po' infastidito "sono secoli che ti aspetto!"
"Scusami."
Le labbra del porcospino si piegarono subito in un sorriso malizioso e insinuò: "Scommetto che è stato il tuo rossino a trattenerti tanto!"
"Mh, la cosa non ti riguarda" si limitò a rispondere Rukawa mentre entrava nel pub seguito dal collega.
"Ehi, questo posto è proprio carino!" esclamò stupito il porcospino "conoscendo il quartiere ero convinto che si trattasse di una topaia!"
I ragazzi non ebbero il tempo di guardarsi un po' in giro, che subito furono accolti da un giovane cameriere sorridente.
"Buona sera signori, desiderate accomodarvi al banco oppure preferite un tavolo?"
Kaede intervenne, senza lasciare al collega il tempo di fare qualche battuta irritante.
"Non siamo clienti, siamo qui per parlare con Hisashi Mitsui."
"Oh capisco, allora seguitemi, il capo sta dando una mano a Ken con i cocktail."
E così dicendo il ragazzo si mosse attraverso il locale, scortandoli fino al bar.
"Ehi capo fatti vedere!" disse il ragazzo sporgendosi di là del grande banco per individuarlo, "questi signori sono qui per parlare con te."
E, improvvisamente, apparve da sotto il mobile di legno un giovane uomo dagli occhi neri e profondi come lo spazio infinito.
I suoi corti capelli, neri e un po' arruffati, davano l'impressione d'essere morbidi come pregiato velluto e gli incorniciavano il viso appena abbronzato, dai lineamenti decisi ma perfettamente proporzionati; anche la piccola cicatrice che aveva sul mento, infatti, sembrava fatta apposta per far risaltare la bellezza di quell'angelo tenebroso. I muscoli del suo torace, certamente scolpiti da un artista maniaco della perfezione, erano messi in evidenza da una semplice maglietta di cotone scuro che portava impresso il nome del piccolo locale e le gambe, visibili solo in parte, erano fasciate, sopra i pantaloni neri, da un piccolo grembiule vinaccia: unica macchia di colore in quel mare di buio assoluto.
Sendoh, che come al solito si era preparato a salutare il cliente per primo, perse improvvisamente il controllo delle sue corde vocali e restò, completamente imbambolato, a guardare quell'affascinante creatura.
Rukawa scrutò l'amico sorpreso: di solito era lui a fare le presentazioni, e il fatto che se ne restasse zitto e immobile come un deficiente non era molto incoraggiante.
"Hisashi Mitsui?" si decise infine a rompere il silenzio Kaede.
"Sì, sono io" rispose senza esitazioni il giovane.
"Siamo stati mandati qui dal commissario Sakuragi per occuparci del tuo caso."
Gli occhi del barman ebbero un guizzo d'interesse.
"Sì certo, i due investigatori privati: Rukawa e Sendoh se non sbaglio?"
"Sono Rukawa."
E i due ragazzi si strinsero la mano con una presa decisa.
"Allora tu devi essere Sendoh!"
Mitsui rivolse ad Akira lo stesso saluto, ma questi si limitò a stringergli appena la mano e a balbettare un "Piacere" alquanto confuso.
"Prego, seguitemi nel mio studio, lì parleremo con più tranquillità."
L'ufficio di Mitsui non era molto grande, ma le poltrone in cui si accomodarono i due detective erano comunque confortevoli.
"Volete del caffè?" domandò cortesemente ai suoi ospiti e quando entrambi risposero di no, sedette a sua volta sul piccolo sofà e incominciò a parlare: "Sakuragi-san è stato molto gentile ad esaudire la mia richiesta!"
"Lo conosci personalmente?" domandò stupito Rukawa.
"Sì certo, è un vecchio amico di famiglia, quando i miei genitori mi cacciarono via da casa a sedici anni, il signor Sakuragi si preoccupò sempre che non combinassi guai troppo gravi. E' un uomo piuttosto serio e inflessibile, ma è la persona più generosa che io abbia mai incontrato, nonostante tutto."
"Perché dici nonostante tutto?" si svegliò finalmente Sendoh.
"Perché non mi ha mai odiato, anche se ho coinvolto suo figlio nella mia banda, per qualche tempo."
Per un attimo Akira si dimenticò degli occhi del moro e spostò lo sguardo sul collega, per vedere la sua reazione.
Ma sbuffò deluso, quando Rukawa restò impassibile a quella notizia.
"Conosci anche il figlio di Sakuragi?" Continuò, così, con le sue domande.
"Certo, era un mio kohai al liceo. Ultimamente però ci siamo persi di vista."
"Da quanto per l'esattezza?"
"Dalla fine della scuola. Sapete adesso fa il modello, sarà diventato uno snob con la puzza sotto il naso!"
A quelle parole Sendoh non poté fare a meno di mettersi a ridere.
"Hana uno snob?! Kami questa sì che è bella, se ti sentisse scommetto che ti riempirebbe la faccia di pugni!!"
Questa volta fu Mitsui a guardare il detective un po' sconcertato.
"Anche voi conoscete Hanamichi?!"
"Certo è il ragazzo del mio collega!"
Mitsui voltò la testa di scatto verso Rukawa con un'espressione leggermente mortificata.
"Conoscevo già il suo passato da teppista" lo tranquillizzò subito Kaede prima di continuare "adesso vogliamo arrivare al sodo, per favore!"
Mitsui non sembrò offendersi, nonostante la risposta scontrosa di Rukawa, e acconsentì a parlare subito del suo problema.
"Mio fratello è scomparso più di due settimane fa" cominciò con un leggero tremito nella voce "ovviamente i miei hanno chiamato subito la polizia ma, dopo tutto questo tempo, gli investigatori non sono arrivati a niente. I miei genitori ed io non ci parliamo da anni ormai, e non mi hanno ascoltato quando ho proposto loro di sottoporre il caso ad un professionista privato. Fortunatamente il signor Sakuragi non mi ha ignorato e mi ha assicurato anche che voi siete i migliori della città."
Stranamente Sendoh non aggiunse niente a quel commento e Kaede poté iniziare tranquillamente con le sue domande.
"Tuo fratello fa parte di qualche banda di quartiere?"
"No, no" si affrettò a rispondere Mitsui " lui non è come me! E' un ragazzino molto responsabile, non è interessato a questo genere di cose!"
"Ne sei sicuro?" insisté Rukawa.
"Sicurissimo, Noriyuki non è un teppista!"
"Ok, e tu?"
"Io cosa?"
"Hai chiuso definitivamente con il tuo passato? Conosci nessuno che, avendo ragione di vendicarsi di te, abbia rapito tuo fratello?"
"Beh all'epoca avevo molti nemici" rispose un po' incerto Mitsui "le bande erano tante, ma nei nostri scontri non c'era niente di personale. Quindi non vedo proprio perché qualcuno ce la dovrebbe avere con me!"
"E del locale, cosa mi dici" continuò incalzante Kaede "hai avuto qualche problema con la yakuza o con altri negozianti?"
"No, alla mafia non interessa un quartiere così squallido e poi il mio pub è l'unico nel raggio di centinaia di metri, a chi dovrebbe dare fastidio!"
Notando il disagio nella voce e nell'atteggiamento del barman, Sendoh intervenne per calmarlo: "Il mio collega non ti vuole accusare ad ogni costo, Mitsui, sta solo prendendo in esame tutte le possibilità e grazie alle tue risposte sta scartando quelle improbabili. Quindi sta tranquillo e rispondi sinceramente."
Akira accompagnò le sue parole con un sorriso gentile, che fece imbarazzare l'ex-teppista.
"E' quello che ho fatto finora!!" replicò piuttosto bruscamente Mitsui.
"Dei tuoi genitori cosa sai?" riprese finalmente Rukawa
"Non molto, mia madre fa la casalinga, mio padre è un semplice impiegato statale, non ho più molti contatti con loro ma sono sicuro che conducano una vita tranquilla, senza nascondere niente. Però è meglio che di questo ve ne accertiate voi."
"Mh, lo faremo" dichiarò Rukawa "anche se, come te, sono convinto che i tuoi non c'entrino niente. La polizia avrà sicuramente condotto le indagini in questa direzione e non è incompetente fino a questo punto."
Kaede aveva terminato con le sue domande e come sempre, guardò il collega per sapere se avesse avuto qualcosa d'aggiungere. Ma, ancora una volta, lo trovò assente, con gli occhi fissi nel giovane uomo di fronte a loro e la mente persa dietro chissà quali pensieri.
La cosa lo fece letteralmente infuriare.
"Bene, qui abbiamo finito" disse con tono piatto e apparentemente calmo "puoi pure tornare al tuo lavoro Mitsui."
Il barman si alzò per accompagnare i due ospiti all'uscita, ringraziandoli ancora una volta per la loro disponibilità.
Quando Sendoh uscì si rese conto che Kaede non era dietro di lui, così si appoggiò alla sua auto e aspettò alcuni istanti.
"Cosa stavi... " cercò di domandare quando lo vide arrivare ma Kaede, ora palesemente furioso, non lo fece terminare.
"Dove avevi la testa sta sera?" lo aggredì immediatamente.
"Ma che..."
"Che razza di professionista sei me lo vuoi spiegare, sei uscito da quel locale accettando l'incarico di ritrovare un ragazzo e non sai nemmeno che aspetto abbia!!"
Sendoh sgranò gli occhi, sorpreso di se stesso. " OH accidenti non gli abbiamo chiesto la foto!"
"No, amico mio" precisò Rukawa sempre più irato "TU non gliel' hai chiesta, per cosa pensi mi sia trattenuto io, per guardare il culo di Mitsui, come hai fatto tu per tutto il tempo del colloquio?!"
"Oh adesso piantala" sbottò altrettanto arrabbiato Sendoh "chi ti credi di essere per farmi una predica simile, pensi di essere tanto superiore a me perché ti sei ricordato una stupida foto?"
"No, ma non tollero che il mio socio cominci a ragionare con quello che ha nei pantaloni ogni volta che vede un bel ragazzo!!"
"Beh allora cercati un altro socio perché io sono fatto così!" dichiarò Akira prima di voltare le
spalle all'amico e andarsene.
"Fai come vuoi, razza di stupido."
Ma il mormorio di Kaede non arrivò all'altro detective, già scomparso nella notte.



La secca imprecazione e il rumore dei vestiti, sbattuti violentemente sulla poltrona accanto all'armadio, fecero destare il rossino dal suo sonno leggero.
Hanamichi aspettò finché il suo compagno non lo ebbe raggiunto sotto le coperte, dopo di che gli si avvicinò e, senza dire niente, cominciò ad accarezzargli la testa, passando ripetutamente le dita fra i suoi morbidi capelli.
Di solito Hanamichi aspettava sempre con pazienza che il suo volpino si calmasse e gli raccontasse spontaneamente cosa lo turbava, ma quella sera il ragazzo era troppo alterato.
"Che cosa è successo Kaede?"
Rukawa non rispose immediatamente e il rossino non aggiunse altro.
Dopo diversi minuti Kaede fece finalmente sentire la sua voce: "Ho litigato con Sendoh."
Al modello sembrava impossibile una novità simile, ma lasciò continuare il compagno senza interromperlo con le sue obbiezioni.
"Per tutto il tempo che abbiamo parlato con il nostro cliente, è rimasto imbambolato come un povero stupido, non è intervenuto mai se non per blandire il nervosismo di quel tipo, non gli ha rivolto nemmeno una domanda e si è pure scordato di chiedergli una foto del ragazzo che dobbiamo cercare!"
"Immagino che il vostro nuovo cliente sia un bel ragazzo!" esclamò il rossino sicuro della sua affermazione.
"Sì" rispose la Kitsune un po' impacciata da quei discorsi "almeno credo, tu lo conosci meglio di me!"
"Io?!"
"Si chiama Hisashi Mitsui."
"Mitchan è il vostro cliente!!" E quasi urlò per la sorpresa.
"E' quello che ho detto."
"Oh Kami, sono secoli che non lo vedo... ma ora non cambiamo argomento" Hanamichi si ricompose velocemente e riprese il discorso precedente "che vi siete detti di preciso tu e Akira?"
Rukawa riferì le poche parole violente che si era scambiato con l'amico e Hanamichi sospirò dispiaciuto, sollevandosi a sedere sul letto.
"A volte sai proprio essere odioso, Kitsune!" dichiarò leggermente esasperato Sakuragi.
"Ti ci metti pure tu adesso!!" il detective si stava alterando di nuovo.
"Sai benissimo che Akira è uno dei migliori, perché continui a dargli il tormento con questa storia dei ragazzi?"
"Perché un giorno ci rimetterà le penne."
"Oh andiamo Kaede" sbottò Hanamichi "smettila di trattarlo come un povero stupido, sei veramente convinto che non abbia ascoltato con attenzione la tua conversazione con Mitsui e che non abbia formulato le sue ipotesi e i suoi ragionamenti?!"
Kaede stava per rispondere ma Hana non lo lasciò parlare e continuò: "Si comportò allo stesso modo con me, ricordi, ma nel momento più critico, fu lui ad intuire che il killer si era nascosto fra i fotografi!"
"So perfettamente che è un abilissimo detective" ammise Rukawa senza problemi "ma non riesce a capire che quando confonde il lavoro con i suoi interessi personali, non è più obiettivo al cento per cento."
"Beh su questo non posso darti torto, tu stesso me lo hai dimostrato una volta!"
"Che stai dicendo?" domandò infastidito il detective.
"Quando scopristi che quel boss... quel... com'è che si chiamava? Tamada mi sembra... sì, che Tamada si era innamorato di me lo avresti voluto uccidere all'istante, prima di aver scoperto dove teneva la bambina che aveva rapito."
"Era diverso io..."
"Credi di essere perfetto, tesoro?"
"Mh."
Il mugolio imbronciato del compagno fece scoppiare a ridere Hanamichi: "Domani chiamerò Sendoh e gli assicurerò che sei molto dispiaciuto per quello che è successo."
"Sei sempre il solito impiccione!" borbottò il volpino sempre più seccato.
"Guarda che io lo faccio per te. Ma se preferisci scusarti di persona fai pure, anzi forse è pure la cosa migliore da fare!"
Hana si sdraiò di nuovo accanto al compagno e accoccolatosi al suo petto gli mormorò la buonanotte intramezzata da uno sbadiglio.
Nonostante il suo malumore, Rukawa lo strinse forte a sé e baciandogli dolcemente una tempia, gli sussurrò all'orecchio: "Buonanotte tesoro, grazie!"
E il rossino sorrise, soddisfatto.



Sendoh arrivò a casa dei ragazzi giusto in tempo per la colazione.
Salutò il modello con un sorriso di ringraziamento e si sedette come sempre nel posto vuoto accanto a Rukawa.
Rimase un attimo in silenzio poi, voltandosi verso l'amico, disse senza problemi: "Mi dispiace molto per la foto, è stato un errore gravissimo!"
"Mh" si limitò a rispondere Kaede "non mi piace quando perdi tempo dietro ai clienti, ma sei il miglior partner che possa avere quindi cercherò di sopportare."
Hanamichi sorrise senza farsi vedere dal compagno mentre i due colleghi presero a litigare come ogni mattina, per sciocchezze senza importanza.
"Questa sera andrò a trovare il mio amico" l'interruppe infine Hanamichi "quello stronzo è sparito dalla circolazione dopo il liceo e non si è più fatto vivo, devo andare a dargli una bella lezione."
"E' un quartiere pericoloso" lo avvertì Kaede un po' contrariato.
"Ci sono praticamente cresciuto in quel quartiere, so meglio di chiunque altro come comportarmi."
"Mh fai come ti pare!"



Quando il rossino entrò nel locale di Mitsui, fermò uno dei camerieri indaffarati e chiese dell'amico.
"E' al banco" rispose velocemente il ragazzo.
Il rossino lo individuò immediatamente fra gli altri barman e sedendosi di fronte a lui esclamò: "Forse ho scelto un brutto giorno per venire a trovare un amico!"
Mitsui si voltò all'istante nel sentire quella voce conosciuta e sorridendo allungò il braccio per stringere forte la mano del vecchio amico.
"Quale onore ospitarla nel mio locale, signor Sakuragi, un modello così famoso non dovrebbe frequentare postacci simili!" scherzò il moro nel vedere l'espressione stupita dei colleghi e dei clienti.
"Effettivamente il proprietario è un pessimo elemento, nonostante l'ambiente davvero grazioso!" stette al gioco Hanamichi.
"Chi sarebbe il pessimo elemento?" finse d'infuriarsi il barman.
"Tu, chi altri!!"
"Come ti permetti, ritira subito quello che hai detto!!"
"Nemmeno per sogno Mitchan!"
"Non chiamarmi Mitchan, scimmia rossa!"
"E tu non chiamarmi scimmia rossa stupido teppista!!"
I due continuarono a guardarsi in cagnesco per diversi secondi, sotto lo sguardo allibito di chi li guardava, e poi scoppiarono a ridere quasi contemporaneamente.
"Che tristezza, non siamo più capaci di litigare come una volta!!"
"Gia, un tempo sarebbe immediatamente scoppiata una rissa furiosa."
Il rossino annuì, ricordando il tempo in cui era poco più di un ragazzino.
"Tieni, offre la casa" Mitsui stappò una bottiglia di birra e la porse all'amico senza versarla nel bicchiere "ma forse adesso sei abituato ai calici di champagne!"
"Non dire assurdità, non c'è assolutamente niente di meglio di una birra ghiacciata!"
Mitsui sorrise di nuovo, contento che il suo amico non fosse cambiato sul serio.
Il rossino si guardò in giro mentre sorseggiava la sua birra poi voltandosi di nuovo verso l'amico domandò: "E' un posto davvero accogliente Hisa, perché non mi hai mai chiamato per farmelo vedere?"
"Beh non è molto, se paragonato al tuo lavoro!"
"Capisco." L'espressione nel volto del ragazzo e il suo tono di voce denunciavano tutta la sua delusione. "Prima non mi prendevi in giro, credi veramente che il fatto di essere diventato un modello famoso mi abbia cambiato e mi abbia fatto dimenticare i vecchi amici."
Mitsui guardò sorpreso il giovane seduto davanti a lui.
"Ma tu sei cambiato!"
"Non è vero io..." gridò Hanamichi offeso per quelle parole.
Tuttavia Mitsui non lo fece terminare e sorridendo dichiarò: "Sei diventato più dolce!"
Sakuragi arrossì furiosamente a quell'affermazione e cominciò subito a protestare: "Non dire assurdità, io... io..."
"Forse è merito di quel Rukawa!" proseguì imperterrito Mitsui.
"Che c'entra Rukawa adesso?"
"Beh, mi hanno riferito che state insieme."
"Chi te l' ha detto?"
"Il suo collega, Sendoh."
"Oh Sendoh, perché non parliamo di lui allora!"
"E cosa dovremmo dire di lui?" chiese Mitsui sospettoso.
"Che c'è, perché sei arrossito, hai pensato qualcosa di particolare su quel porcospino?"
"Io non sono affatto arrossito, per quale motivo dovrei farlo?"
"Beh magari perché ti piace!"
Mitsui si sforzò di ridere per prendere in giro l'amico ma non fu molto convincente, quindi decise di utilizzare le parole: "Non mi è piaciuto proprio nessuno, era lui che non mi toglieva gli occhi di dosso!"
"Ah ma allora te ne sei accorto e non hai detto niente" saltò su il rossino sempre più divertito "devo dedurre che la cosa ti faceva piacere!"
"Non devi dedurre proprio niente" sbottò il barman seccato "E adesso sta un po' zitto che devo lavorare!!"
Hanamichi seguì il 'gentile' suggerimento del moro e smise di prenderlo in giro, ma non riuscì proprio a trattenere un sorriso divertito.


In tarda serata, la situazione nel locale si era finalmente stabilizzata, i camerieri non dovevano più rompersi le gambe per portare le ordinazioni ai clienti e, di conseguenza, i barman non dovevano muoversi come automi impazziti dietro al bancone.
"Ora ce la fai anche da solo vero Ken?" domando Mitsui al suo giovane collega.
"Certo, non ti preoccupare capo" e lanciando un'occhiata maliziosa al rossino, continuò: "Occupati pure del tuo amico!"
Ma proprio quando Mitsui e Hanamichi si sedettero in uno dei tavoli, nel locale entrarono anche Rukawa e Sendoh.
"Guarda guarda, parli del diavolo..." Sakuragi lasciò in sospeso la frase ma Hisashi lo fulminò ugualmente con i suoi profondi occhi neri.
"Salve ragazzi" li salutò il rossino facendo finta di niente "siete riusciti a parlare con qualche spotter?"
"Spotter?" domandò il barman non sapendo il significato di quella parola.
"Gli spotter sono persone che a causa del loro lavoro o semplicemente vagando come fantasmi per la città, vengono a conoscenza di molte notizie" spiegò velocemente l'amico.
"In pratica, informatori."
"Beh non proprio, gli spotter sono più fisionomisti. Come posso spiegarti... gli informatori si occupano principalmente degli eventi, loro invece riescono subito ad associare un volto, di cui non conoscono nemmeno il nome, ad un caso. Per questo sono indispensabili nel ritrovamento di persone scomparse."
"Capisco" e voltandosi verso i due detective, Mitsui domandò ansioso: "Quindi che cosa avete scoperto?"
"E' stato rapito da un tipo di nome Nakano" lo informò senza giri di parole Rukawa.
"Siamo venuti a sapere che ci sono state tre scomparse nelle ultime quattro settimane" continuò Sendoh "due ragazze di diciassette anni e un ragazzo sui diciotto, e tutti avevano a che fare con un locale. Il Red Rose."
"Anche se l'età corrisponde, mio fratello non lavorava in quel posto!" fece notare loro Mitsui.
"E' lo stesso ragionamento che ha fatto la polizia" ribatté allora Rukawa "ma essere collegati a qualcosa, non significa essere necessariamente coinvolti in prima persona. Solo una delle ragazze lavora lì, ma l'altra è comunque la figlia di un dipendente e tuo fratello fa il fattorino per un corriere, che ogni mattina consegna al locale in questione due casse di vino."
"Quindi voi pensate che sia Noriyuki il ragazzo di cui parlano?" domandò Hanamichi ansioso.
"Ci sono altissime probabilità che lo sia" dichiarò il volpino con però poco entusiasmo.
"Beh allora il caso è risolto basterò dirlo alla polizia e..."
"Non è così semplice Mitsui" lo frenò Sendoh "non abbiamo prove che dimostrino quello che abbiamo detto e oltretutto il proprietario del locale è un osso duro. Non so per quale ragione, ma ha amici potenti che occupano incarichi di riguardo nel mondo economico e politico e non sarà facile metterlo alle strette."
"Tuttavia ho già avuto a che fare con lui una volta e conosco i suoi punti deboli" intervenne Rukawa "ma abbiamo bisogno del tuo aiuto per incastrarlo... allora ci stai Mitsui?"
Gli occhi di Hisashi scintillarono determinati come quelli di una pantera.
"Contaci!"



Per discutere i dettagli del piano, i ragazzi si ritrovarono la mattina seguente: Sendoh, infatti, passò a prendere Mitsui e assieme si recarono a casa di Rukawa.
"Ben arrivati" li salutò velocemente il rossino.
"Quanta fretta! Te ne vai?" gli domandò Akira, quando lo vide indossare di corsa le scarpe.
"Sì devo andare al lavoro, e sono pure in ritardo! Ci vediamo ragazzi."
E salutando così i suoi amici uscì da casa lasciandoli sull'ingresso.
"Mh... do'aho!"
Akira guardò verso il collega e cominciò a sghignazzare.
"Come mai il rossino era in ritardo?"
Kaede sbuffò ma non raccolse la provocazione dell'altro e rivolgendosi a Mitsui disse: "Prego accomodati pure, ho appena preparato del caffè ne vuoi anche tu?"
"Sì grazie, non ho fatto colazione!" rispose Hisashi senza complimenti.
Kaede portò il caffè ai suoi ospiti e sedendosi con loro sulle poltrone della sala cominciarono finalmente a parlare di lavoro.
"Allora... il proprietario del Red Rose, Nobuatsu Nakano, è un tipo sulla cinquantina che, nonostante il successo del suo locale, è riuscito a mantenersi completamente indipendente dalla Yakuza" prese a spiegare Kaede "questo grazie alle amicizie influenti di cui ti ho parlato."
"Non riesco ad immaginare niente di più potente della mafia!" esclamò sconcertato Hisashi.
"Eppure è così, te l'assicuro" affermò Sendoh "e spero vivamente di non averci mai niente a che fare!"
"In ogni modo, Nakano non è invulnerabile" riprese a spiegare Kaede "il suo punto debole è la moglie."
"La moglie?" ripeté sorpreso il barman.
"Esattamente. Nakano è un uomo perverso e depravato ma anche particolarmente cauto. Nessuno è mai riuscito a trovare prove schiaccianti riguardo alle attività illecite che si nascondono dietro al suo locale; la moglie stessa, che da anni cerca di dimostrare l'infedeltà del marito per ottenere il divorzio, non è mai riuscita a sorprenderlo con un amante..."
"E pensa che in giro si dice che organizzi spesso festini molto 'particolari', non so se mi spiego?" aggiunse Sendoh, per far capire a Mitsui che razza di persona fosse quel Nakano.
"Pertanto dobbiamo riuscire ad avvicinare quel maiale in questo senso e ricattarlo poi con le prove che riusciremo a raccogliere" concluse Kaede.
"Ma voi credete che, ammesso di riuscire a mettere insieme le prove necessarie, Nakano ceda al ricatto solo per non concedere il divorzio alla moglie?" chiese dubbioso Mitsui.
"Beh, se prima del matrimonio avessi firmato un contratto in cui, in caso di dimostrato tradimento, avresti dovuto cedere tutti i tuoi beni alla moglie, credo che ti piegheresti anche tu al ricatto!"
Non soddisfatto però, Mitsui continuò ad esprimere le sue perplessità.
"Ma come credete di fare per attirare le attenzioni di quell'uomo se è un tipo così sospettoso?"
"Tanto per cominciare" replicò Rukawa "dobbiamo approfittare del fatto che Nakano sia fuori città per iniziare a frequentare il suo locale senza destare sospetti."
"Così nessuno potrà credere che siamo lì per lui!" Mitsui cominciava a capire il piano dei due detective.
"Esatto. Akira comincerà a frequentarlo per primo poi, quando i clienti si saranno abituati a lui, entrerai in scena tu."
"In genere non coinvolgiamo mai i clienti nelle nostre missioni" prese a parlare l'altro detective "ma in questo caso è l'unica soluzione che abbiamo. Purtroppo in passato Kaede ha già avuto a che fare con quell'uomo e Hanamichi è troppo famoso per aiutarci."
"Certo, quel tipo non si avvicinerebbe mai ad un personaggio così famoso, non vuole rischiare uno scandalo!"
"Proprio così." Fu la conferma di Sendoh.
"Ok, ma cosa dovrei fare di preciso?"
"Dovrai fingere d'essere l'amante di Akira" gli spiegò subito Kaede "ti lascerai abbordare il primo giorno che metterai piede in quel locale, ma nei giorni successivi sarai tu a dirigere il gioco, comportandoti come un amante esperto, passionale, ma distaccato."
"Pe... perché è necessario un personaggio simile?" balbetto un po' imbarazzato Mitsui.
"Lo scoprirai quando conoscerai quell'uomo."
La risposta di Rukawa non lo aiutò molto e il barman rimase a lungo in silenzio per riflettere.
"Se non te la senti possiamo sempre..."
"No!" interruppe bruscamente Sendoh "se ciò può servire a ritrovare mio fratello, sono ben lieto di aiutarvi!"

Akira cominciò a frequentare il Red Rose quella sera stessa e il suo personaggio, sensuale e malizioso, attirò subito l'attenzione dei clienti.
Quando a notte inoltrata tornò a casa dei suoi amici, rimase sorpreso nel trovarvi pure Mitsui.
"E tu che ci fai qui a quest'ora?" domando subito al diretto interessato.
"Ero ansioso di sapere qualcosa!"
"Guarda che non sono andato lì a fare domande, dovevo solo sculettare un po' e guardare con malizia qualche cliente!"
"E qualcuno si è accorto di te?"
"Che domande! Se avessi voluto, stasera mi sarei portato a letto almeno cinque tipi niente male" e così dicendo Sendoh scoppiò a ridere facendo indispettire il suo interlocutore.
"E come hai fatto con la parte che dovevi recitare?!?" lo prese in giro il rossino "il ragazzino puro e malizioso non è propriamente conforme alla tua natura hentai!"
"Ma tesoro, mi è bastato pensare a quello che avresti fatto tu in un'occasione simile e tutto è stato semplice!" replicò prontamente il porcospino facendo infuriare Hanamichi.
"Che cosa stai dicendo? Io non sono un ragazzino puro, tanto meno malizioso, diglielo tu Kaede!!"
Ma lo sguardo scettico del suo ragazzo lo fece arrabbiare ancora di più e sbraitando imprecazioni contro un volpino traditore e un porcospino hentai si chiuse in camera sbattendo forte la porta.
"Ma veramente ti sei ispirato a Hana per recitare il tuo ruolo?" domandò incredulo il barman.
"Certamente, sai lui è così..."
Lo sguardo di ghiaccio del collega bloccò all'istante le sue parole.
"Beh lo scoprirai da solo eh... adesso è meglio che vada a nanna, sono molto stanco. Hai bisogno di un passaggio?"
"N... no ho la macchina" rispose perplesso Hisashi, non riuscendo a capire quel repentino cambio d'umore.
"Allora buona notte!"
Rimasti soli, Mitsui si voltò verso il detective per chiedere spiegazioni.
"Non mi piace che qualcuno parli così del mio ragazzo!" Fu la chiara spiegazione di Rukawa.
E Mitsui comprese ogni cosa, notando a sua volta la fiamma blu che ardeva negli occhi del giovane.



Tutte le sere della settimana successiva Sendoh si recò al Red Rose, seguendo il piano che aveva ideato con Kaede e quando ebbe la certezza che gli altri avventori avevano iniziato a considerarlo un abitudinario, avvertì Mitsui che anche per lui era giunto il momento d'entrare in scena.


Hisashi si guardò per l'ultima volta allo specchio e controllò affinché l'immagine che vedeva riflessa fosse perfetta.
I jeans scuri che indossava gli fasciavano le gambe nei punti giusti; anche la camicia bianca, su misura, aveva una piega impeccabile e il colletto slacciato, che gli incorniciava il volto, faceva risaltare in maniera incredibile i lucidi capelli corvini. I due bottoni aperti, poi, lasciavano vedere un bel ciondolo d'acciaio a forma di goccia che sembrava scivolare, impudente, lungo la pelle abbronzata del petto.
L'unica cosa di cui non riusciva proprio a capire l'utilità erano gli occhiali, dalla montatura spessa e scura, che i due detective gli avevano chiesto d'indossare: anche se gli conferivano un'aria da intellettuale molto affascinante, erano in ogni caso una seccatura.
Sebbene ciò che vedeva allo specchio lo soddisfacesse, non era assolutamente entusiasta di quella situazione: detestava fingere di essere qualcuno che non era e proprio per questo temeva di non essere in grado di assolvere il suo compito. Questa per lui era la cosa peggiore e lo rendeva particolarmente nervoso; era, infatti, consapevole di avere la possibilità di salvare suo fratello, ma era terrorizzato al pensiero di non saperla sfruttare al meglio.
Sbuffò dandosi mentalmente dell'idiota: quei pensieri negativi non lo avrebbero aiutato di certo.

Quando entrò nel locale, Mitsui si guardò in giro per orientarsi e le informazioni che gli aveva dato Akira gli tornarono subito alla mente.
La prima cosa che risaltò agli occhi del giovane fu la grande pista da ballo, illuminata da un'infinità di luci colorate: aveva una forma quadrata e, agli angoli, quattro sfere di plastica trasparente custodivano al loro interno altrettanti ragazzi, che ballavano sensualmente al ritmo della musica. Ai lati della pista inoltre si dislocavano i separé, con salottini dall'aspetto molto confortevole e invitante che ospitavano i clienti stanchi di ballare. Chi poi non era interessato alla danza, ma al contrario voleva stare in intimità con il suo compagno, poteva salire le due scalinate che portavano al piccolo soppalco, che offriva un'atmosfera più soffusa e meno rumorosa.
Se Mitsui non avesse saputo a chi apparteneva quel locale lo avrebbe certamente trovato un posto piacevole.
Con passo deciso ma non frettoloso si avviò al bancone del bar e sedendosi in uno degli alti sgabelli ordinò una birra al ragazzo di fronte a lui, accendendosi subito dopo una sigaretta.
"Ciao, sei nuovo? Non ti avevo mai visto in questo locale."
Mitsui si voltò in direzione di quella voce sconosciuta e senza dire niente squadrò il tipo che si trovò davanti: non doveva avere più di diciotto anni.
"Sì, è la prima volta che metto piede qui dentro." rispose poi facendo fremere il ragazzino con la sua voce profonda.
"S... se vuoi possiamo..."
"Quanti anni hai?" lo interruppe bruscamente il moro.
"Ventuno" rispose prontamente lo sconosciuto.
"Mh... ritorna quando ne avrai compiuti venti."
E senza aggiungere altro si voltò di nuovo verso il bancone.
Nella mezz'ora successiva i ragazzi che tentarono di abbordare Mitsui furono tanti, ma il giovane riuscì a liberarsi di loro con una scusa o con un semplice "non m'interessa".

Il posto vuoto accanto a lui fu occupato per l'ennesima volta quella sera, ma appena Mitsui vide il ragazzo dai capelli a spazzola fu percorso da un brivido d'eccitazione: finalmente Sendoh era arrivato.
Senza degnarlo di uno sguardo, Akira salutò il barman e ordinò un cocktail di cui Hisashi non conosceva nemmeno l'esistenza. Si guardò in giro per vedere chi ci fosse d'interessante quella sera e poi, come se si fosse accorto solo in quel momento di Mitsui, restò a scrutarlo per diversi secondi.
"Anche tu in cerca di compagnia?" gli domandò infine con voce suadente.
"Beh sì ma finora non ho trovato niente di speciale" rispose Mitsui con un tono leggermente infastidito.
"Sei un tipo esigente! Allora non ho proprio speranze."
"Beh, dipende. Ti reputi così poco interessante?"
"Oh no al contrario, però i ragazzi troppo belli mi mettono in soggezione!"
I barman ascoltavano interessati la conversazione dei due, mentre fingevano di asciugare bicchieri perfettamente asciutti, e gli altri avventori solitari seduti al bancone facevano lo stesso, ostentando invece indifferenza di fronte ai loro cocktail.

"Accidenti quell'istrice ci sa proprio fare!" Fu il basso commento di un cameriere.
"E' appena arrivato ed ha subito catturato la sua preda, ne conosco pochi come lui!" convenne il collega che stringeva il vassoio vuoto con un po' di rabbia.

"Allora Mr. Bello-che-non-sa-parlare-con-i-belli, posso almeno sapere il tuo nome?" chiese Mitsui come da copione.
Sendoh gli regalò un sorriso accattivante e rispose: "Credo che questa sia un'informazione di cui puoi essere messo a parte... mi chiamo Hidetoshi Aoe."
Ovviamente Sendoh non si era presentato con il proprio nome ma aveva usato la sua seconda identità.
"E quanti anni hai?" continuò con le domande Mitsui, spegnendo il mozzicone di sigaretta nel posacenere accanto.
"Ne ho ventidue" continuò a fingere il detective prima di domandare a sua volta: "E tu invece, cosa mi puoi dire di te?"
"Io mi chiamo Takeshi Konno ed ho ventisei anni" mentì Mitsui sul nome e sull'età.
Sendoh non perse tempo e subito dopo le presentazioni appoggiò distrattamente la mano su quella del moretto, facendolo arrossire per l'imbarazzo.
La reazione sincera di Mitsui diede spunto ad Akira su come continuare la sua parte, così, avvicinandosi ancora di più mormorò: "Strano, di solito i ragazzi belli come te non sono timidi!"
"E' strano anche che gli adulatori continuino a lusingare le loro prede, pure dopo averle conquistate!"
Akira sorrise di nuovo, portando le dita del ragazzo alle labbra.
"Non mi stancherò mai di adularti, anche se il fiato non mi bastasse nemmeno per respirare, io continuerò a farlo."
Mitsui guardò con i suoi occhi infiniti le labbra del detective sfiorargli maliziosamente le dita e con voce bassa, carica di sottintesi gli propose: "Ti va di venire a ballare?"
"Oh sì io adoro ballare!!" rispose Akira con smisurato entusiasmo.
Mitsui e l'alto ragazzo dai capelli a spazzola, si spostarono mano nella mano verso la pista.
Prima di arrivare a destinazione però, Mitsui si fece prendere dal panico e decise di confessare il suo piccolo problema ad Akira: avvicinò così le labbra all'orecchio dell'altro e bisbigliò: "Io non ho mai ballato!"
Il detective non riuscì a trattenere una piccola risata e stringendo la mano del moretto lo rassicurò: " Non è difficile, lasciati andare, sono sicuro che sarai perfetto!"
Mitsui iniziò a muoversi senza lasciare la mano dell'altro, guardandosi intorno per apprendere un po' di 'tecniche', e qualche minuto dopo si muoveva con la stessa naturalezza di un ballerino provetto.
"E' divertente!" commentò mentre seguiva il consiglio d'Akira e si lasciava trasportare dalla musica.
"Guardare te è divertente, anzi no, è eccitante!" replicò il detective con lo sguardo ipnotizzato dai movimenti di Mitsui e, cingendogli le spalle larghe, s'impossessò impulsivamente delle sue labbra.
Ovviamente quel gesto colse di sorpresa Hisashi, che d'istinto cercò di separarsi da Sendoh, ma quando sentì la presa forte di quest'ultimo si ricordò della propria parte e, portando a sua volta le mani sopra i fianchi d'Akira, iniziò a corrispondere il bacio con altrettanta passione.
I ragazzi restarono a ballare a lungo poi, stanchi e assetati, andarono a sedersi in uno dei separé, dove prontamente un esile cameriere dagli occhi grandi e limpidi come il cielo arrivò a prendere le loro ordinazioni.
Il detective e Mitsui trascorsero lì il resto della serata, parlando a lungo per fingere di fare conoscenza, scambiandosi di frequente carezze e baci più o meno fugaci, e quando si fece tardi se n'andarono assieme tenendosi per mano.



La farsa ai danni del "povero" Nakano continuò per diversi giorni senza intoppi; ormai quasi tutti i clienti fissi conoscevano la coppia che si era creata nel locale e finalmente, dopo più di tre settimane d'attesa, l'obiettivo di Sendoh e Mitsui si fece vivo.
Quando lo videro entrare i due ragazzi erano comodamente seduti in uno dei divani, Sendoh in pratica sdraiato sul fianco destro del partner, e Hisashi nascose una risata sulla sua spalla nello scoprire che Nakano era proprio come se lo era immaginato: un tappetto calvo, con un paio di baffetti unti e la pancia flaccida come quella di un maiale.
"Immagino che qui tutti sappiano quanti soldi abbia!" commentò sarcasticamente Mitsui.
"Beh credo proprio di sì."
Fingendo di amoreggiare come sempre, i due ragazzi non lo persero di vista un attimo.
"Kami Sama, ma come cammina!" non poté fare ameno di esclamare Hisashi incredulo.
"Ti ricordi" gli spiegò allora Sendoh "Era quello di cui ti parlava Kaede... quell'aborto della natura, è l'essere più effeminato che io abbia mai conosciuto sulla faccia della terra, tanto per usare un eufemismo!"
Mitsui non disse niente, ma continuò a guardare quel viscido individuo.
Per quella sera i ragazzi decisero di comportarsi come sempre ma Hisashi non perse di vista Nakano nemmeno per un istante, studiando bene i suoi modi di fare e gli atteggiamenti nei confronti del giovane e aitante compagno ma, soprattutto, il comportamento di quest'ultimo nei suoi confronti.
E improvvisamente gli venne in mente il modo con cui attirare l'attenzione di quell'uomo.



La sera seguente Mitsui passò a prendere Sendoh come sempre, ma quando questi entrò in macchina per poco non fu preso da un infarto.
Hisashi era seduto al posto di guida e nonostante molte parti del suo corpo gli venissero precluse, quella sera il suo partner era assolutamente fantastico. I capelli erano stati acconciati in uno studiato disordine grazie al gel e i riflessi che traevano da esso li facevano sembrare ancora più neri e luminosi. Le sue cosce muscolose, leggermente in tensione a causa dei movimenti necessari alla guida, erano fasciate da un paio di pantaloni bianchissimi, abbinati ad una giacca leggera dello stesso colore, che faceva sembrare la sua pelle abbronzata una distesa vellutata d'oro fuso. La maglietta nera che indossava si appoggiava morbida sui muscoli lievemente scolpiti del petto e dell'addome, così che lasciava solamente immaginarne la forma, tranne là dove, trattenuta dalla cintura di sicurezza, si scostava a lasciarne intravedere un minuscolo - e per questo ancor più sensuale - frammento.


"Beh, che ti prende? Perché fai quella faccia?" domandò Mitsui un po' agitato sotto lo sguardo intenso di Akira.
"Se... sei" balbettò il detective con un filo di voce "Kami non ho parole, sei bellissimo stasera!"
Il barman strinse le mani sul volante e cercò in tutti i modi di non rendere visibile l'imbarazzo che era divampato, come un incendio, dentro di lui.
"Ehi guarda che siamo ancora a più di cinque chilometri dal Red Rose!" borbottò per nascondere le sue sensazioni "non c'è bisogno che fingi anche quando siamo da soli!"
Sendoh sorrise, comprendendo al volo lo stato d'animo del ragazzo, tuttavia decise ugualmente di non lasciar morire in quel modo il discorso.
"Ma guarda che non devo affatto fingere quando ti faccio un complimento" e con un tono di voce più serio continuò: " anche quando siamo al Red Rose."
Per diversi istanti gli occhi dei due ragazzi restarono incatenati ma, da fuori, l'inopportuno suono di un clacson arrivò a disturbarli e Mitsui distolse subito lo sguardo, tornando a concentrarsi sulla strada.
Quando entrarono nel locale Hisashi non poté fare a meno di guardare Sendoh a sua volta e nell'istante in cui lo fece sentì un forte spasmo all'altezza del ventre: Kami se era eccitante quel ragazzo!
Camminava di fronte a lui come se niente fosse, indossando quei jeans chiari con una vita così bassa da sfiorare l'indecenza e talmente aderenti che il materiale che li componeva non sembrava nemmeno stoffa, ma una seconda pelle. Per non parlare della camicia rosso sangue che ricadeva delicatamente sopra i suoi fianchi ma che, grazie alla strana abbottonatura a forma di drago al centro di essa, lasciava completamente scoperti il petto e la pancia piatta.
Il suo sogno ad occhi aperti fu all'improvviso fermato da uno dei clienti che si fermò a salutarli e Mitsui fu costretto a tornare bruscamente alla realtà.
Si liberarono velocemente dell'individuo e districandosi con facilità fra le altre persone raggiunsero il loro solito separé.
"Lo vedi?" domandò Mitsui guardando in giro con noncuranza.
"No, non deve... un momento..." s'interruppe all'improvviso Sendoh "eccolo, è nel soppalco lo vedi? Da quella posizione controlla tutta la sala!"
"Allora diamogli qualcosa da osservare, andiamo a ballare!" lo sorprese Mitsui con le sue parole.
Quella sera in pista, i ragazzi s'impegnarono più del solito a dare spettacolo e mentre Sendoh si strofinava sensuale al corpo solido di Mitsui quest'ultimo lo cingeva possessivo per i fianchi e lentamente gli accarezzava la schiena o il sedere.
Nessuno dei due avrebbe saputo dire con certezza se fingere in quel modo fosse infernale o un piacevole paradiso.

Mitsui cinse il collo di Akira, costringendolo ad abbassarsi per rubargli un bacio veloce ma profondo, e con voce bassa sussurrò al suo orecchio: "Vieni, torniamo al tavolo adesso."
Tenendolo per mano, Hisashi guidò il detective fino alle poltroncine e lasciandosi cadere in una di esse tirò a sé l'altro, che inevitabilmente gli finì sopra.
Senza lasciargli il tempo di parlare, Mitsui affondò una mano dietro la nuca di Akira, dove i capelli erano decisamente più morbidi e, avvicinandoselo un po' di più al volto, rapì di nuovo le sue labbra in un bacio sensuale e umido che fece fremere i corpi d'entrambi.
"Mh Hisashi!" sospirò Sendoh, invocando però il suo vero nome.
Mitsui allora lo scostò un po' da se e accarezzandogli dolcemente una guancia disse sorridendo: "Chi è questo Hisashi? Devo esserne geloso?"
Sendoh si appropriò a sua volta della bocca di Mitsui e dopo aver combattuto un eccitante lotta con le loro lingue, rispose ansimante direttamente nel suo orecchio: "Io credo proprio di sì!"
Come un fiume dagli argini rotti che irrompe e devasta la terra circostante, il sangue di Mitsui cominciò a scorrergli più veloce nelle vene confluendo in maniera quasi dolorosa al suo ventre.
Fu costretto a farsi violenza da solo per ignorare quelle parole così piene di significato, e scostandolo con decisione da sé cambiò totalmente discorso, chiedendogli: "Credi che in questo posto sia consentito ballare sui tavoli?"
Un po' spiazzato, Sendoh rispose che non lo sapeva e che non aveva mai visto nessuno fare una cosa simile da quando frequentava quel locale.
"Perfetto" replicò soddisfatto Mitsui "allora sali sul tavolo e balla per me..."
"Sarebbe completamente inutile, lui non..."
"Fai come ti dico, non è l'attenzione di Nakano che voglio attirare in questo momento!"
Sendoh guardò il ragazzo che aveva di fronte, sempre più sorpreso, tuttavia decise di fidarsi di lui e salendo agilmente sul basso tavolino incastonò i suoi occhi chiari in quelli di Mitsui e aspettò.
"Senti la musica?" Fu la domanda retorica di Mitsui "seguila e balla per farmi eccitare!"
Nemmeno Mitsui sapeva dove trovava il coraggio di dire simili cose, non era una persona timida e inesperta, questo davvero no, ma nemmeno così apertamente spudorato.
La sua mente tentava d'ingannarlo; di giustificare il suo atteggiamento mostrandogli le immagini del fratellino, continuando a ripetergli che era per lui che si comportava così, ma, anche se non era una menzogna, non era nemmeno tutta la verità. Se lo avesse fatto solo per Noriyuki sarebbe bastata una semplice spiegazione: il compagno di Nakano non ti toglie gli occhi di dosso da quando ti ha visto per la prima volta; se attiri lui attiri anche quel viscido verme.
Le parole che aveva utilizzato però, non erano state queste.
Sendoh cominciò a muoversi e, come Mitsui si era immaginato, riusciva ad essere cento volte più provocante dei ballerini nelle sfere. Le sue movenze erano fluide e morbide come la danza ipnotica di un serpente, le mani vagavano per tutto il suo corpo, accarezzandosi la pelle scoperta del ventre e quella coperta dai jeans delle cosce e, inevitabilmente, l'attenzione delle persone vicine si concentrò esclusivamente su quello spettacolo erotico.
"Mi scusi" intervenne improvvisamente la voce tremolante di un cameriere "ma questo genere di cose non è consentito nel nostro locale, potrebbe gentilmente scendere dal tavolo!"
Sendoh e Mitsui lo ignorarono del tutto.
"Mi scusi..."
Esasperato da quella patetica insistenza, il ragazzo in bianco voltò bruscamente lo sguardo verso il povero cameriere e, guardandolo come un piccolo insetto insignificante, gli ordinò di sparire con la sua profonda voce intimidatoria.
Quando il cameriere si dissolse, Mitsui portò 'distrattamente' lo sguardo verso l'alto e per un attimo i suoi occhi s'incatenarono con quelli attenti del ragazzo accanto a Nakano.
Le sue labbra s'incresparono in un lievissimo sorriso soddisfatto, spostò per un attimo lo sguardo sul suo compagno e poi tornò a guardare brevemente l'altro; dopo di che riprese ad ignorarlo completamente.
Adesso che aveva raggiunto il suo scopo, Mitsui prese per mano Sendoh e lo fece scendere dal tavolino, lo invitò a sedersi accanto a lui e abbracciandolo con dolce possessione lo baciò, violando la sua bocca con la propria lingua esigente.
Il bacio, però, s'interruppe bruscamente e avvicinandosi all'orecchio di Akira Mitsui bisbigliò: "Adesso devi solo aspettare che il ragazzino di Nakano venga a cercarti."
E senza ulteriori spiegazioni si alzò, lasciando solo e spiazzato il detective.

Sendoh non capiva più niente e l'unico pensiero che gli lampeggiava in testa come un neon che si sta per esaurire era: chi diavolo è veramente Hisashi Mitsui?
Durante quelle settimane di lavoro aveva avuto modo di stare molto tempo con lui, e non solo in quel maledetto locale. Molto spesso, quando lo riaccompagnava a casa, si fermavano a lungo a parlare nella penombra del suo salotto, e non si sarebbe mai immaginato che il giovane che aveva imparato a conoscere, nascondesse un lato di sé così terribilmente lascivo.
Hisashi si era rivelato un ragazzo forte a causa del suo passato e Akira aveva imparato ad apprezzarlo molto per come aveva superato tutti i problemi che aveva incontrato, conservando integra la sua dignità. Era un tipo disinvolto e spontaneo, ma proprio per questo s'imbarazzava un po' quando qualcuno gli faceva dei complimenti, e lui si divertiva molto a farlo arrabbiare stuzzicandolo in continuazione; adesso però, era spuntata fuori dal nulla anche la sua parte più erotica e Sendoh non era certo di potersi controllare ancora a lungo.

"Sei solo, il tuo compagno ti ha abbandonato?"
Il cuore del moro perse un battito e cominciò a sudare freddo: quello che gli aveva appena rivolto la parola, distraendolo dai suoi pensieri, era proprio il ragazzo di cui gli aveva parlato Mitsui e Nakano era con lui.

"Non so" rispose incerto Akira, rientrando subito nella propria parte "mi ha detto di aver visto un suo vecchio amico, tu cosa credi?"
"Credo che il tuo ragazzo sia uno stupido se ti ha abbandonato, chiunque sia l'amico!"
"Mi dispiace per te ma io non ho abbandonato proprio nessuno" dichiarò improvvisamente una voce alle spalle del tipo.
"Takeshi" lo chiamò Sendoh, felice di vederlo, e subito si scambiarono un bacio veloce ma profondo proprio di fronte ai due.
"Se le cose stanno così le dobbiamo proprio le nostre scuse" intervenne allora Nakano con la sua fastidiosissima voce nasale "lasci che le offra da bere signor..."
"Takeshi, Takeshi Konno" si presentò Mitsui con il suo falso nome "grazie ma adesso dobbiamo proprio andare, abbiamo una notte piena d'impegni, lei capisce..."
Il barman lasciò volutamente la frase in sospeso e guardò Akira con fare allusivo, mentre questi fingeva assoluta innocenza, giocando con il bordo del bicchiere che aveva ancora in mano.
"Vogliamo andare?" chiese così Mitsui al compagno.
"Ti seguo!"
E lanciando un'ultima micidiale occhiata di fuoco all'uomo, Mitsui scortò Akira fuori del locale.
Nakano restò a guardare il moro finché non lo vide sparire dalla porta poi, rivolgendosi ad uno dei camerieri, ordinò: "Portami un bourbon, senza ghiaccio."
Mitsui, con la sua fredda passione, lo aveva definitivamente conquistato.

Il giorno successivo, dopo qualche minuto da che i ragazzi erano entrati nel locale, Nakano si avvicinò come previsto tutto sorridente.
"Salve, ci vediamo di nuovo!"
Sendoh lo salutò a sua volta con finta sorpresa. "Oh buonasera signor..."
"Accidenti che sbadato, nella fretta l'altra volta non mi sono nemmeno presentato" esclamò ridacchiando come una ragazzina "mi chiamo Nobuatsu Nakano e se non sbaglio le devo un drink, signor Konno!"
"Accetto con molto piacere" ne approfittò all'istante Mitsui "ma vogliamo accomodarci ad uno dei tavoli? Staremo più comodi così."
"Ottima idea e che ne dice di smettere di essere così formali, infondo non siamo poi così vecchi!"
- Io non lo sono di certo brutto grassone viscido ma tu... - questo fu quello che Mitsui pensò, tuttavia Takeshi fu costretto a dire tutt'altra cosa: "Anche questa mi sembra un'ottima idea, le formalità sono solo una scocciatura fra amici!"
Nakano lo ripagò con un sorriso largo fino alle orecchie mentre accompagnava i due ragazzi ad un tavolo.
Un cameriere arrivò all'istante per prendere le ordinazioni e altrettanto velocemente portò da bere, per lasciarli poi parlare in pace. Presto al gruppetto si unì il ragazzo di Nakano e i quattro discussero allegramente per tutta la serata scambiandosi baci ed effusioni varie, come se si trovassero di fronte ad amici di vecchia data.

Per tutta la settimana successiva, i quattro si ritrovarono puntuali al Red Rose. Una di quelle sere poi, il compagno di Nakano, Daijiro, affiancò Akira quando era da solo al banco e, su consiglio dell'uomo, istaurò una conversazione di circostanza per iniziare subito dopo un'indagine più approfondita sui gusti del bel moro.
"Tu e il tuo ragazzo, fate mai cose strane?"
Akira scaricò la tensione che gli aveva attraversato tutto il corpo stringendo un po' più forte il bicchiere: finalmente era arrivato il momento decisivo.
"In che senso scusa?"
"Sto parlando del sesso" spiegò il giovanissimo Daijiro con disinvoltura.
Akira si costrinse ad arrossire quando rispose: "Oh Takeshi ha un sacco di fantasia, all'inizio alcune cose mi sembravano un po' perverse ma poi mi sono abituato e adesso lo trovo molto... eccitante."
"Perverse?" domandò interessato l'altro.
"Beh sì."
"Tipo?"
"Non so se posso dirtelo, sono cose un po' personali!"
"Andiamo, siamo amici no?"
"Ecco vedi, qualche settimana fa è arrivato un suo amico dall'America, una vecchia storia ormai finita almeno dal punto di vista sentimentale..."
"Ma non da quello fisico" continuò per lui Daijiro.
"Ti dico solo che è stato divertente farlo in tre, non lo avevo mai provato!"
"Beh ma allora perché tu e Takeshi non venite alla festa di Nobu?"
"Quale festa?" Akira finse di non sapere assolutamente niente, ma un violento brivido d'adrenalina gli attraversò la schiena, facendolo palpitare.
Tuttavia, prima che il ragazzo potesse rispondere, Nakano e Mitsui arrivarono interrompendoli.
"Stavo parlando a Hidetoshi della festa che organizzi domani" si affrettò a spiegare allora Daijiro "Sono sicuro che i nostri nuovi amici si divertirebbero un mondo, non trovi Nobu?"
"Oh ma che splendida idea!! E' una festa un po' particolare... capisci quello che ti voglio dire Takeshi caro?" bisbigliò strizzando l'occhio al giovane uomo, appoggiandogli una mano sull'avambraccio "ma voi siete sicuramente i tipi giusti per renderla indimenticabile!"
"Se lo credi veramente, non possiamo che accettare l'invito!" dichiarò Mitsui, sforzandosi di non scostare bruscamente il braccio.
"Bene allora vi aspetto alla mia villa domani sera, troverete l'indirizzo in questo biglietto da visita, vi aspetto."
"Contaci" esclamò Akira, trattenendo a stento un gesto di trionfo.
Sendoh e Mitsui lasciarono così il locale, seguiti dallo sguardo d'avvoltoio di Nakano che ghignava soddisfatto della sua conquista, inconsapevole però che il ragno era rimasto invischiato nella sua stessa ragnatela.



"Allora sei tranquillo?" domandò Sendoh, al ragazzo seduto in auto con lui.
Erano appena giunti all'enorme villa di Nakano e il gioco si stava per concludere.
"Sì, non ti preoccupare, non sbaglierò" rispose con convinzione Mitsui.
"Bene allora non ci resta che iniziare l'ultimo round, mi raccomando gli occhiali!"
"Certo!"
Subito dopo aver agganciato il loro uomo, Kaede aveva spiegato a Mitsui che gli occhiali, che era stato costretto ad indossare sin dal primo giorno, erano in realtà un gioiello dell'alta tecnologia. Nella spessa montatura di plastica nera era stata nascosta una microcamera in grado di inviare, ad una fonte distante non più di un chilometro, immagini ad intervalli regolari di due secondi.
Il compito di Hisashi, quindi, era quello di disporre gli occhiali nella posizione migliore per le riprese e sollevare il piccolo cappuccio nero che nascondeva la piccolissima telecamera e attivava automaticamente i dieci minuti di autonomia dell'apparecchio.

L'abitazione dove Nakano li aveva invitati era sfacciatamente grande e ricca, nell'immenso salone si stava svolgendo un normalissimo party nel pieno della legalità: luci soffuse, musica, qualche drink e niente di più; per gli invitati speciali però, era allestita tutt'altra festa al piano di sopra.
I presenti erano esclusivamente uomini, l'alcool scorreva a fiumi assieme a droghe d'ogni genere e i divani, sparsi qua e là, erano occupati da due o più persone impegnate nei più sfacciati giochi erotici.
Hisashi procedeva con passo sicuro, fingendo una disinvoltura che non provava, e si sforzava di respirare molto lentamente, per non rimettere tutto quello che aveva mangiato a cena.
"Kami Sama!" esclamò in un soffio all'orecchio di Sendoh "ma tu riesci a capire come sono messi quelli?"
Il ragazzo dai capelli a spazzola non riuscì a trattenere un sorriso: Mitsui aveva fatto a botte con decine e decine di persone, tanto da meritare il soprannome di 'Anima Ardente', ma s'imbarazzava come un ragazzino delle medie, di fronte ad uno spettacolo così perverso.

Una voce, proveniente da una porta laterale, li salutò con un caloroso benvenuto: era ovviamente Nakano.
"Oh finalmente! I miei due ospiti più attesi sono arrivati, spero che non ci siano stati problemi a raggiungere la mia umile dimora?"
"Le indicazioni erano chiarissime" lo rassicurò subito Hisashi.
"Bene, venite, riscaldiamoci subito con qualcosa di forte."
Senza chiedere che cosa avessero preferito, Nakano preparò un intruglio di liquori, chiamandolo il suo cocktail speciale, e lo offrì ai ragazzi.
"Perché non raggiungiamo subito Daijiro" propose poi con una certa impazienza "era ansioso di vedervi!"
"Magari, mi piacerebbe molto" rispose Akira fingendo lo stesso entusiasmo.
E quando Nakano si voltò, per guidarli lungo i corridoi labirintici, i due ragazzi si affettarono a vuotare il contenuto dei bicchieri nel primo vaso che incontrarono.
Al termine del loro breve spostamento l'uomo introdusse i due giovani in una stanza e Hisashi non riuscì a trattenere un ansimo quando, entrando, vide il ragazzino completamente nudo steso nel letto, sotto le attente cure di tre ragazzi davvero molto aitanti.
"Finalmente Akira, non ti dispiace vero se ho iniziato senza di te?" domandò Daijiro fra un gemito di piacere e l'altro.
Nakano scoppiò a ridere poi, rivolto ai suoi ospiti, chiese: "Allora vogliamo unirci anche noi?"
Hisashi, simulando un profondo interesse, guardò il vecchio e con un sorriso da perfetto maniaco dichiarò: "Con molto piacere!"
Senza alcun indugio, iniziò così a spogliarsi e con noncuranza appoggiò gli occhiali sul tavolo; Nakano lo seguì a ruota, mentre Akira, decisamente più esitante come da copione, era ancora completamente vestito quando i due erano già sul punto di immergersi nella festa. "Andiamo tesoro, che stai aspettando, non vuoi divertirti assieme a noi?" lo richiamò ad un tratto il suo 'ragazzo'; Akira allora decise di assecondarlo, movendo un passo, un altro e un altro ancora, ma quando fu vicino al letto, scappò via mormorando: "Io, non ci riesco, scusatemi!"
Nakano, ormai completamente andato per le attenzioni che uno degli sconosciuti prestava al suo corpo flaccido, ebbe a malapena la forza di girare la testa per vedere quello che stava succedendo.
"Anche se non sembra è così ingenuo" spiegò allora Mitsui "lo riporto indietro in un attimo."
"Sì certo, ma torna presto campione!!" E abbagliato dal piacere, l'uomo non si preoccupò oltre di quella seccatura.

Hisashi, ovviamente, non aveva la minima intenzione di tornare in quel bordello, gli occhiali erano stati sapientemente disposti sopra il tavolo accanto al letto e per i dieci minuti successivi avrebbero ripreso tutto quello che il ricco e perverso signor Nakano avrebbe fatto.
Tirò così un lungo sospiro di sollievo quando, salito in macchina, si rese conto che le immagini arrivavano chiare e inequivocabili al computer che Sendoh teneva aperto davanti a sé.
"Ottimo lavoro Hisashi!!" si congratulò con lui il detective.
Mitsui però, non lo ringraziò del complimento ricevuto, al contrario fece una smorfia disgustata ed esclamò: "Che schifo! Non voglio vedere niente di quello che stanno facendo!"
Akira sorrise, abbuiò lo schermo e attesero in silenzio; la batteria della telecamera si esaurì come previsto dieci minuti dopo e i due ragazzi furono liberi di allontanarsi dal raggio d'azione degli occhiali e andarsene.

Quando arrivarono a casa di Rukawa, il detective e Hanamichi li aspettavano in piedi, ansiosi di scoprire l'esito della missione.
"Allora, com'è andata, ci siete riusciti?" domandò il rossino tutto d'un fiato senza salutarli nemmeno.
Sendoh sorrise per rassicurare l'amico e dando un leggero colpetto sul portatile rispose: "E' tutto qua dentro!"
"Mn!" Nonostante fosse solo un monosillabo, era evidente il sollievo del volpino, che si mosse subito per visionare il materiale.
"Oh Kami Sama" esclamò Sakuragi incredulo.
"Non guardare ragazzino" lo prese in giro Mitsui " potresti fare brutti sogni questa notte!"
"Ha parlato l'uomo vissuto!" sbottò allora il modello "per aver appoggiato un paio d'occhiali su un tavolo, credi d'essere diventato James Bond?"
"E' stato meglio di James Bond!" intervenne in difesa dell'altro Sendoh "senza di lui, ancora sarei in quel locale a cercare un modo per attirare l'attenzione di Nakano!"
"Dici sul serio?" domandò incredulo Hanamichi.
"Certo, io ero rimasto concentrato su quel maiale e non mi ero accorto che il suo compagno era molto più vulnerabile, a Mitsui invece non è sfuggito ed ecco il risultato."
E Sendoh indicò i fotogrammi che uscivano veloci dalla stampante laser.
"Bene" si intromise a quel punto Kaede "domani andremo a parlare con il signor Nakano e gli formuleremo le nostre richieste, per adesso è tutto. Hana vuoi mostrare a Mitsui la stanza degli ospiti?"
"Certo!"
"Non ce n'è bisogno, posso tornare a casa non è molto tardi!" protestò educatamente Mitsui.
"Non è semplice ospitalità la mia" gli spiegò Kaede "da questo momento puoi diventare un facile bersaglio di Nakano, quindi sarebbe opportuno che tu restassi nascosto qui per un po' di tempo, almeno finché non sarà conclusa questa storia!"
"Capisco, non voglio mettere a rischio l'esito della missione" acconsentì subito il giovane "allora grazie dell'ospitalità!"
"Figurati" rispose gentilmente Hanamichi "adesso seguimi, ti mostro la stanza degli ospiti."


Quando la mattina seguente Mitsui entrò in cucina vi trovò solamente Hanamichi, seduto al tavolo intento a leggere il giornale davanti ad una tazza di cereali e latte.
"Fai ancora colazione con quella roba per bambini!" lo prese in giro il ragazzo.
"Beh che c'è di strano, sono buoni!" replicò senza scomporsi troppo il rossino "comunque, il caffè è ancora caldo, se non ricordo male fai colazione solo con quello, tu!"
"Sì, solo una tazza di caffè nero e bollente."
Hisashi si servì la bevanda calda e si sedette accanto al vecchio amico. "Gli altri dormono ancora?"
"No, sono già andati a parlare con Nakano."
Mitsui si mosse ansioso sulla sedia.
"Sta tranquillo, andrà tutto bene" lo calmò Hanamichi intuendo il suo stato d'animo "quei due insieme sono imbattibili. Sono sicuro che tuo fratello sarà qui prima del tramonto!"
"Lo spero proprio."
"Non temere, piuttosto" cambiò improvvisamente discorso Hanamichi "non hai niente da dirmi?"
Mitsui guardò perplesso l'amico e domandò: "Riguardo a cosa?"
"Come riguardo a cosa! Riguardo a Sendoh no, sta notte sei rimasto a parlare con lui fino a tardi!"
"Mi controlli?!"
"Certo che no, sono semplicemente andato in bagno e vi ho sentito, tutto qui! Non sfuggire alla mia domanda!"
"Da quando sei diventato così ficcanaso, non sono affari tuoi!"
"Ti piace vero? Quando fai di tutto per evitare un discorso significa che l'argomento t'imbarazza e se t'imbarazza allora sei cotto!!" Hanamichi terminò il suo ragionamento con un sorriso di trionfo stampato sulle labbra.
"E anche se fosse" sbottò esasperato Mitsui " la cosa ti crea qualche problema?"
"Ma sei scemo!" gridò indignato il rossino "ti sembra la faccia di uno che ha dei problemi la mia! Quello che mi hai detto non può farmi altro che piacere. Non vedo l'ora che arrivi il momento in cui lo confesserai anche al diretto interessato!"
"Perché?"
"Beh Akira è una persona straordinaria, e si merita proprio un po' di felicità!" dichiarò il modello con una naturalezza tale da spiazzare l'amico.

Rukawa e Sendoh arrivarono al lussuoso appartamento dei signori Nakano poco dopo l'ora di colazione. Appena entrarono un muscoloso portiere dalla faccia minacciosa lì fermò chiedendo loro di presentarsi.
"Mi dispiace amico mio, non abbiamo un appuntamento" confessò con tranquillità Sendoh "ma dì al tuo padrone che Hidetoshi Aoe vuole vederlo e che se non accetterà di parlare con lui... beh allora digli che si rivolgerà direttamente alla sua signora!"
Il portiere guardò con sospetto i due detective per qualche altro secondo poi si decise a sollevare la cornetta del citofono. Riferì il messaggio del ragazzo con i capelli a spazzola e dopo un attimo di silenzio ringraziò Nakano, riappendendo.
"Potete passare" li informò a quel punto il portiere.
"Bene, vedo che il signor Nakano è tutto sommato una persona sveglia!"
E senza aggiungere altro, Sendoh raggiunse Rukawa all'ascensore.
Stranamente quando la porta di casa si aprì ad accoglierli arrivò una bella donna sulla cinquantina, con tutta probabilità la moglie di quel maiale.
"Buongiorno accomodatevi pure" li salutò cortesemente la donna "mio marito vi aspetta nella biblioteca."
Nakano attendeva il ragazzino con tranquillità, convinto di poter mangiarsi quel bocconcino fastidioso in un attimo, però quando vide entrare Rukawa il suo volto sbiancò e la sua fronte cominciò a sudare copiosamente.
Rukawa attese che la donna richiudesse la porta dietro di sé e fissando il suo sguardo gelido negli occhi porcini dell'altro disse: "Per me è molto umiliante sapere che l'unico atto di pietà compiuto quando ero un assassino abbia riguardato un viscido verme come te. Anche se allora eri un inutile essere patetico e tremante che poco contava nelle decisioni della mia famiglia, avrei dovuto ammazzarti come ho fatto con il resto di loro!"
"Ru... Rukawa!" balbettò incredulo e spaventato l'uomo, poi in un impeto di rabbia e disperazione cominciò a gridare: "Maledetto, vuoi rovinarmi, vuoi i miei soldi, tu e i tuoi amici... do... dove è l'altro, il superuomo. Quel bastardo!"
"Adesso calmati!" rispose sempre più glaciale il detective "sta zitto e ascoltami bene! Conosco perfettamente le persone come te, per paura di morire farebbero qualunque cosa ma poi quando si sentono di nuovo al sicuro, diventano incredibilmente fastidiosi con le loro manie di vendetta. Per questo abbiamo preso le nostre precauzioni."
Kaede prese dalla busta le foto che aveva stampato e le lasciò cadere distrattamente sul tavolo, facendo prendere un mezzo infarto al diretto interessato.
"Sono un capolavoro vero?" lo prese in giro Sendoh.
"Co... cosa volete da me?" domandò sfinito Nakano, con gli occhi ingorgati di lacrime.
"Una cosa molto semplice" e mostrandogli un'altra fotografia continuò: "Voglio che tu liberi questo ragazzo. Se lo farai, il microfilm originale resterà nascosto nel luogo sicuro dove si trova in questo momento, in caso contrario mi basta una telefonata e tutto il paese, compreso tua moglie, verrà a sapere dei tuoi piacevoli passatempi."
Nakano non tentò nemmeno d'ingannare il giovane di fronte a lui e non trovò nemmeno il modo di temporeggiare, senza dire niente alzò la cornetta e compose velocemente un numero.
"Sì sono io" parlò al suo interlocutore con voce stridula, trattenendo a stento i singhiozzi "sarò lì fra un paio d'ore circa, preparami l'ultimo arrivato. Sì, ubbidisci senza discussioni!"
"Il ragazzo non si trova in questa città" si rivolse poi ai presenti, quando interruppe la comunicazione "seguitemi con la vostra auto."

Dopo poco meno di due ore di viaggio, le auto si fermarono davanti ad un enorme fabbricato di legno ai piedi del Fuji-san.
Nakano fu accolto immediatamente da uno dei suoi sottoposti, che gli corse incontro per avvertirlo che il ragazzo era pronto.
"Bene." Fu la brusca risposta del capo.
Tuttavia il seguace di Nakano non era ancora molto convinto della sua scelta, così non trattenne le proprie perplessità: "E' sicuro di quello che sta facendo signore? Il ragazzo ha da poco iniziato il trattamento, non è ancora pronto per essere venduto!"
"Non ti preoccupare Hamazzaki" cambiò tattica l'uomo "E' proprio quello che mi hanno chiesto questi signori, un cucciolo d'addomesticare a modo loro!"
"Se le cose stanno così allora non ci sono problemi" si tranquillizzò Hamazzaki "vado a prenderlo immediatamente!"
"Va caro, sbrigati!"
"E' un vero piacere fare affari con te" esclamò Sendoh, quando furono di nuovo soli.
L'uomo guardò con un profondo odio il giovane di fronte a sé ma non disse niente: gli occhi di Rukawa lo terrorizzavano davvero troppo.
Il fedele luogotenente di Nakano tornò pochi minuti dopo, accompagnato da un gorilla che sosteneva il ragazzino con la stessa facilità con cui una bimba tiene in braccio la sua bambola.
"Lo abbiamo sedato per il viaggio" spiegò subito Hamazzaki "resterà addormentato per sei ore poi avrà bisogno della sua dose giornaliera di morfina. Vi consiglio di non dimenticarvene, se entra in crisi d'astinenza non sarà un bello spettacolo!"
"La ringraziamo del consiglio" continuò quell'assurda commedia Akira "venga lo posi pure in macchina!"
"Se... sei soddisfatto adesso. Mi lascerai in pace!" balbettò Nakano a bassa voce.
"Sì sono soddisfatto ma ti consiglio di dimenticarti all'istante di questa storia, se proverai in qualsiasi modo a vendicarti sei un uomo finito! Ricordatelo bene."
Nakano, tremolante come una foglia battuta dai venti, distolse lo sguardo da quello di Rukawa e sussurrò: "Non... non temere, non voglio avere più niente a che fare con te!"
"Perfetto, siamo in due allora. Addio."
Così dicendo, raggiunse il collega in macchina e se ne andò.

"Quei bastardi lo hanno drogato!" sbottò ad un tratto Sendoh senza controllo "è solo un ragazzino di diciotto anni!"
"Di sicuro non sarà il più piccolo che c'era là dentro!"
"Mi viene il voltastomaco al pensiero di andarmene via così!"
"Mh"
Era terribilmente mortificante, per il loro senso del dovere, fuggire via da quella prigione di ragazzi e ragazze innocenti, accontentandosi di salvare solo uno di loro, ma se avessero sferrato un attacco generale avrebbero provocato direttamente l'organizzazione che stava alle spalle di Nakano. Un'azione simile era del tutto impensabile poiché, anche se avessero vinto quella battaglia, la guerra che avrebbero dovuto affrontare dopo sarebbe stata molto più grande di loro, e avrebbe scomodato le più alte cariche del mondo politico e malavitoso.



I detective arrivarono a casa quando il cielo cominciava a tingersi d'arancio.
Mitsui andò loro incontro e per poco non scoppiò a piangere quando vide il fratellino mortalmente pallido, dimagrito e soprattutto privo di conoscenza.
"Che gli hanno fatto quei bastardi!" gridò con tutta la rabbia che sentiva nascere dentro.
"Non urlare, Mitsui ti prego, nessuno deve sapere che è qui!" cercò di calmarlo Sendoh.
"Io voglio vederlo, voglio parlare con lui è..."
"Adesso non puoi." Lo fermò Sendoh mentre cercava di raggiungere la camera degli ospiti, dove Hanamichi e Kaede avevano portato Noriyuki.
"Perché?"
"E' sotto sedativi."
"Quando si risveglierà?"
"Fra qualche ora, ma nemmeno allora potrai parlare con lui, mi dispiace!"
"Sendoh, cazzo, spiegami quello che gli hanno fatto."
"Lo hanno tenuto sotto controllo per tutto questo tempo con la morfina, ormai è assuefatto."
Mitsui sgranò gli occhi e si lasciò cadere incredulo sul divano.
"No, Noriyuki, perché?"
Le lacrime che aveva tentato in tutti i modi di trattenere esplosero all'improvviso, gonfiando gli occhi neri del giovane uomo, tuttavia lo sconforto non durò a lungo e con tutta la calma che riuscì a recuperare disse: "Dobbiamo portarlo subito all'ospedale, dobbiamo farlo curare al più presto."
Sendoh si sedette accanto a lui e sospirò lentamente, quella sarebbe stata la parte più difficile da fargli capire.
"Non possiamo!"
Mitsui s'infuriò all'istante.
"Mi prendi in giro, mio fratello è stato intossicato con quella merda e tu mi vieni a dire che non posso curarlo!!"
"Non ho detto questo, ti ho detto che non possiamo portarlo in ospedale."
"E' la stessa identica cosa, come pensi che possa guarire senza l'aiuto di persone competenti!"
"Hanamichi, lo aiuterà."
"Hanamichi è un modello, SOLO un maledettissimo modello, mi spieghi come può aiutarlo!"
"Ti prego calmati Mitsui. Hana è in grado di aiutarlo; suo padre lo costrinse a fare volontariato per due anni in un centro per disadattati e di casi simili ne ha visti a centinaia!"
"Lui è mio fratello, Akira, non è un caso!"
Le lacrime erano del tutto sparite ma i suoi occhi luccicavano ugualmente d'ira.
"Dimmi perché non dovrei portarlo in ospedale!" ordinò Mitsui con una voce terribilmente bassa.
"Perché il dottore sarebbe obbligato a chiamare la polizia e allora tutto quello che abbiamo fatto d'illegale sarebbe scoperto. Abbiamo salvato tuo fratello, Hisashi, ma abbiamo infranto molte leggi per farlo!"
A quelle parole Mitsui si zittì di colpo e ingoiò, come un boccone avvelenato, la risposta che aveva già pronta per Akira. Prima l'euforia di rivedere il fratello, poi la preoccupazione per il suo stato, gli avevano fatto dimenticare com'erano riusciti a salvare Noriyuki; e se lui poteva sacrificare la sua vita, per salvare quella del fratellino, non aveva nessun diritto di essere così egoista da pretendere lo stesso anche dagli altri.

Hanamichi uscì in quell'istante dalla stanza di Noriyuki.
"Sta ancora dormendo" informò tutti quanti con tono grave "per il momento è tranquillo, Mitsui, ma devi prendere velocemente una decisione. Fra qualche ora tuo fratello starà malissimo."
Hisashi sollevò la testa, sorpreso. "Vuoi... vuoi dire che qualunque cosa io decida non mi fermerete?"
"No, non lo faremo" rispose Sendoh per Sakuragi.
Il ragazzo dai lisci capelli corvini si agitò più volte sulla poltrona stropicciandosi furiosamente le mani.
"Cosa... sì insomma" domandò confuso all'amico "come intendi comportarti con lui, se decidessi di non portarlo all'ospedale?"
"Ti assicuro che so quello che faccio, perché so quello che mi aspetta" disse con sicurezza Hanamichi "l'unico problema è la sofferenza!"
"Sofferenza?"
"Esatto. Se porterai tuo fratello in ospedale i medici gli somministreranno del naltrexone, una sostanza antagonista della morfina che lo disintossicherà e gli farà passare le prime ore di crisi sotto narcosi, evitandogli così tutti i sintomi che l'astinenza da oppiacei provoca. Ma se lo affiderai a me... beh io non posso procurarmi un farmaco simile e tuo fratello dovrà farcela con le sue sole forze!"
"E quali sono questi sintomi?" domandò preoccupato Mitsui.
"Alcuni sono soggettivi, come forti dolori all'addome o alle ossa, altri però sono comuni a tutti e sono terribili: febbre, vomito, incontinenza, sudorazione, tremore, insufficienza respiratoria e molti altri."
Dopo quell'orrendo elenco scese il silenzio nel piccolo salotto.
"Io non..." Mitsui iniziò a parlare ma Hanamichi lo interruppe subito: "Prenditi ancora qualche minuto per decidere, io ti lascio tranquillo."
Prima di andare il rossino rivolse un'occhiata espressiva a Sendoh, il quale si affettò a rispondere: "Ti raggiungo subito Hanamichi, un attimo solo."
E il modello li lasciò soli.
"Qui sarà terribile Akira!" mormorò Mitsui con un filo di voce.
Sendoh aprì la bocca per provare l'ultimo tentativo di persuasione, ma quando vide l'espressione distrutta e combattuta del ragazzo la richiuse subito senza aggiungere niente; tutto quello che avrebbe potuto dire sarebbe stato assurdo e crudele.
Lentamente Sendoh portò una mano sulla guancia morbida e abbronzata di Hisashi e costringendolo a guardarlo negli occhi, gli confessò: "Qualunque cosa sceglierai, io non potrò mai odiarti!"
E avvicinandosi piano al suo volto, gli sfiorò le labbra martoriate dai denti con le proprie, regalandogli così un tenero bacio pieno di significato.
Il detective si alzò subito dopo senza aspettare la reazione di Mitsui e in silenzio raggiunse i suoi amici in cucina.


Hisashi si alzò a sua volta e si spostò sul terrazzo che si affacciava sulla città. Una brezza piacevole proveniente dal mare arrivò ad accarezzargli il volto e il resto del corpo, ma quel refrigerio inaspettato non alleviò minimamente il suo dolore e la sua angoscia.
Doveva decidere e doveva farlo al più presto.
Ma la scelta era davvero troppo difficile poiché, in ultima analisi, si trattava di scegliere fra suo fratello e l'uomo che aveva scoperto d'amare.
Che cosa era più giusto fare: evitare a Noriyuki atroci sofferenze, condannando però se stesso e le persone che lo avevano aiutato o anteporre la sua libertà e quella degli altri alle pene del fratello?
A Mitsui non restò altro da fare che pregare il cielo affinché lo aiutasse a scegliere la strada giusta.

Hanamichi si avvicinò all'amico con la massima discrezione e posandogli una mano sulla spalla sussurrò: "Non c'è più tempo Hisashi, cosa hai deciso di fare?"
Il moro si voltò e lo guardò nei suoi begli occhi dorati.
"Spero..." si interruppe per un istante, prima di continuare "spero che un giorno riuscirà a perdonarmi. Ti prego Hanamichi salvalo tu."
E il rossino abbracciò di slancio l'amico e lo ringraziò per la decisione che aveva preso.



I giorni che seguirono quel momento furono un vero inferno.
Hanamichi si era chiuso a chiave nella camera degli ospiti con Noriyuki e, permettendo solo a Kaede di aiutarlo, seguiva giorno e notte i tormenti del ragazzino, senza sosta e senza riposo. Alleviava le sue sofferenze con le medicine che si era potuto procurare; gli detergeva costantemente il sudore; lo rinfrescava quando sentiva troppo caldo; lo copriva quando il suo corpo era squassato dai brividi; lo teneva immobile quando il suo sistema nervoso lo faceva muovere involontariamente e lo calmava quando gridava con le poche forze che gli erano rimaste di voler morire.
Mitsui perse più di una volta la testa, sentendo i rumori violenti, i gemiti e gli urli di dolore che provenivano dalla stanza del fratello ma, in ogni istante, Sendoh era pronto per riportarlo alla ragione, molto spesso usando anche la forza.

Sakuragi uscì dalla sua volontaria prigione dopo settantadue ore d'angoscia.
Era pallido come uno spettro e profonde occhiaie causate dalla stanchezza gli contornavano gli occhi spenti e sfiniti, tuttavia il suo sorriso ebbe la capacità di scaldare i cuori dei due ragazzi.
"Il peggio è passato Hisashi" dichiarò con sicurezza il rossino "tuo fratello è un ragazzo forte, si riprenderà molto presto!"
Mitsui guardò il suo vecchio amico ma non riuscì a trovare le parole adatte per esprimere la sua gratitudine, Hanamichi però comprese e si limitò a rispondere a quel muto ringraziamento con un sorriso.
"Adesso vai a riposarti, Hana! Se la tua manager ti vedesse in quest'istante ci ucciderebbe tutti, per averti ridotto in questo stato!" scherzò Sendoh sollevando leggermente il mento del rossino per analizzare meglio il suo bel viso, sciupato dalla stanchezza.
"Non dire sciocchezze porcospino, il tensai dei modelli sarebbe in grado di fare una sfilata anche in questo momento!"
"Sì, sì come no, tensai, adesso però vai a riposarti!" continuò Sendoh preoccupato.
"Va bene" si arrese facilmente il rossino "però quando torna Kaede svegliatemi ok?"
"Dove è andato?" domando sorpreso Mitsui, che non si era accorto della sua mancanza.
"E' andato a procurarsi del metadone."
"Perché del metadone?"
"Fa sempre parte della terapia intensiva che ho seguito, nei prossimi giorni dovrò somministrarglielo a dosi sempre più piccole finché la dipendenza da Morfina non sparirà del tutto."
"Ma il Metadone non è un'altra droga?" obbiettò preoccupato Mitsui.
"Sì, ma in questo caso è indispensabile per placare il bisogno di morfina che il corpo di tuo fratello ancora ha. Lo usano anche in alcuni ospedali Mitsui, fidati!"
"E per quanto tempo n'avrà bisogno?"
"Una ventina di giorni non più!"
"Adesso basta Mitsui, lascialo andare a riposare, non vedi che è distrutto!" lo rimproverò Sendoh per la sua mancanza di fiducia.
"Sì Hana scusami, sono un ingrato" si accusò dispiaciuto il moro " è solo che..."
"E' normale Hisashi, sei solo preoccupato per tuo fratello" lo interruppe il rossino "ora però, puoi andare da lui, è molto stanco e avrà poca forza per parlare, ma vedrai sarà felicissimo di vederti."
Gli occhi di Mitsui riacquistarono improvvisamente vigore.
"Posso andare anche subito?" domandò incredulo al rossino.
"Sì certo."
E senza aspettare un secondo di più si precipitò nella stanza del piccolo Noriyuki.


Kaede tornò a sera inoltrata con quello che Hanamichi gli aveva chiesto.
"Finalmente Kaede" lo accolse impaziente il compagno "Hai avuto molte difficoltà?"
"Ho dovuto sfruttare un paio di conoscenze, come sta il ragazzino?"
"Bene, da poco ha cominciato ad agitarsi ma è riuscito ugualmente a prendere sonno."
"Lo sveglierai ora?"
"Sì certo, ma gli dirò che è un semplice sciroppo per ricostituire le vitamine del suo corpo."
Quando Hana entrò nella stanza di Noriyuki trovò Mitsui, ancora seduto accanto al letto.
"Allora ti senti più tranquillo adesso?" domando il rossino a voce molto bassa.
"Sì certo, Hana io non ho parole davvero..."
"Shh non importa, ti sei fidato di me e hai protetto i ragazzi, è il minimo che avessi potuto fare."
Hisashi rimase in silenzio per alcuni istanti poi abbassando gli occhi vide la bottiglietta di vetro.
"E' la cosa che hai chiesto a Kaede?"
"Sì, adesso devo darla a Noriyuki, ma non gli dirò la verità, altrimenti sarebbe il primo a rifiutarla!"
"E' un buon segno vero?"
"E' un ottimo segno Hisashi. Non trattare mai tuo fratello come un ex-tossico, lui non si è ridotto così per libera scelta ma è stato drogato con la forza. E ti posso assicurare che in futuro riuscirà a malapena a sopportare la vista di una sigaretta!"
Hanamichi somministrò la piccola dose di metadone al ragazzino poi, dando la buonanotte ad entrambi i fratelli, uscì dalla camera.
"Allora come stai piccolo!" gli domandò il barman scostando una ciocca di capelli corvini dalla fronte calda.
"Una meraviglia!" esclamò il ragazzo sorridendo "solo nei miei desideri più proibiti sognavo di essere curato così amorevolmente dal modello più bello del Paese!"
Mitsui rise a sua volta scompigliando i capelli leggermente mossi del fratello: "Che scemo che sei, se lo avessi conosciuto una decina d'anni fa non ti saresti fatto mettere nemmeno un cerotto da quella scimmia rossa!"
"Io non credo proprio!"
"Ehi non ti sarai mica innamorato di Hana vero?" domandò scherzando il giovane "guarda che Rukawa è il suo fidanzato e da quanto ho capito è un tipo terribilmente geloso!"
Noriyuki sospirò fingendo disperazione ma poi dichiarò con un tono leggermente malizioso: "Lo sarei anche io se il mio fidanzato fosse Hanamichi Sakuragi!"
"Scemo, adesso riposa!"
"Mh... notte fratellone."
"Buonanotte, piccolo."

Quando uscì dalla camera del fratello trovò il resto della casa completamente buio, tuttavia le luci della città rendevano visibile un'ombra sul balcone; Mitsui decise di raggiungerla.
"Non vai a dormire come gli altri?" gli domandò all'improvviso, facendo sussultare leggermente Sendoh per la sorpresa.
"No, la brezza che viene dal mare è molto più piacevole di qualche ora di sonno."
Hisashi si portò accanto al detective e rimase in silenzio ad osservare le luci sfavillanti della città. Stranamente non si sentiva per niente imbarazzato.
Quando era con Akira, poteva accadere qualsiasi cosa, ma lui si sentiva in ogni caso bene.
"Beh che c'è?" domandò nel momento in cui Sendoh voltò la testa per guardare lui, con la stessa intensità con cui aveva guardato il panorama notturno.
"Niente, non c'è assolutamente niente" bisbigliò Akira fissando il suo sguardo in quello di Mitsui "voglio solo perdermi in un cielo buio più infinito."
Nel sentire quelle parole Hisashi distolse subito lo sguardo.
"Sei uno sciocco" commentò con un leggero sorriso ad increspargli le labbra, "quando imparerai che simili commenti mi mettono in imbarazzo!"
Ma, senza dare ad Akira il tempo di reagire, lo afferrò per la maglia di cotone e lo tirò a sé, appropriandosi avidamente della sua bocca.
Sendoh si riprese all'istante dalla sorpresa e cingendogli con forza la vita, fece in modo che i loro bacini venissero in profondo contatto.
Hisashi si staccò improvvisamente dalle labbra di Sendoh, per gemere liberamente il suo piacere, ma portando le mani fra gli strani capelli del detective, affondò di nuovo nella sua bocca dolcissima, desiderando ardentemente che quel bacio non avesse mai fine.

"Ti amo" gli dichiarò diretto e deciso Akira, quando furono costretti a separarsi di nuovo.

"Ti amo anche io" confessò a sua volta Mitsui e - finalmente - le sue labbra perfette furono modellate da un sorriso vero.

Una domenica mattina di qualche settimana dopo, Mitsui e Sendoh si stavano godendo in po' di meritato riposo a casa del detective.

Nel momento in cui Hisashi aveva messo piede per la prima volta in quell'appartamento, una domanda gli era nata spontanea: "Ti sei trasferito qui da poco?"
E quando Sendoh gli aveva risposto che erano anni che viveva lì, per poco non gli era preso un colpo.
Il grande appartamento era, infatti, quasi completamente privo di mobili; solo un grande letto nella sua camera e una scrivania, piena di strani macchinari, in un'altra stanza. Tutto il resto, eccezion fatta per alcuni scatoloni, era completamente vuoto.
"Ma come fai a vivere in una casa simile?" gli aveva domandato allora il barman.
"Non ci vivo, infatti, mi limito semplicemente a dormirci e a lavorarci con Ru!"
"E dove trascorri il resto del tuo tempo libero?"
"Sicuro di volerlo sapere!?!" aveva chiesto Sendoh con un tono dubbioso facendo innervosire all'istante Mitsui che bruscamente, gli aveva risposto: "No, non m'interessa minimamente!"

Mitsui sbuffò al ricordo di quella frase infelice e voltandosi verso Sendoh si fermò ad osservarlo mentre dormiva pacifico come un bambino.
I capelli castano scuro, privi del gel, ricadevano a ciocche scomposte sul suo volto candido e poiché Mitsui voleva essere libero di guardare quel viso bellissimo senza alcun ostacolo, avvicinò lentamente una mano e gliele scostò. Bastò però quel semplice tocco per far tremare le palpebre del detective e un istante dopo i suoi occhi assonnati erano aperti, fissi sul ragazzo meraviglioso accanto a lui.
"Buongiorno" lo salutò Mitsui con un leggero sorriso.
"Giorno!" rispose Sendoh tutto soddisfatto, attirandolo subito dopo sopra di sé per farsi regalare il bacio del risveglio.
Le loro bocche combaciarono alla perfezione e le lingue s'incontrarono a metà strada muovendosi per alcuni istanti alla pari, finché il bel moro dalla pelle dorata non decise di volere di più. Costringendo il compagno ad inclinare la testa per fargli più spazio, Mitsui sprofondò il muscolo caldo ed umido nella bocca dell'altro e lentamente cominciò ad esplorare ogni millimetro di quell'antro accogliente e afrodisiaco.
Si separarono diversi minuti dopo senza fiato, Hisashi, tuttavia, non si allontanò molto e cominciando ad assaporare la pelle candida del ragazzo sotto di lui giunse con le labbra all'orecchio di Sendoh. Prese il morbido lobo fra i denti tirandolo leggermente e Akira mugolò, portando d'istinto le mani dietro la forte schiena di Mitsui per accarezzarlo a sua volta.
Hisashi giocò a lungo con quella parte del corpo di Sendoh, finché non decise di cambiare e di muoversi lentamente verso il basso.
Baciò uno zigomo, leccò più volte la linea della mascella, scendendo subito dopo sul collo candido e, fermandosi sopra la calda arteria pulsante, cominciò a succhiare con forza facendo gridare sempre più forte il detective.
Soddisfatto del succhiotto che gli aveva lasciato sulla pelle, Mitsui rimase ad osservarlo per alcuni secondi, proprio come avrebbe fatto un pittore con l'opera più bella della sua vita; riprendendo subito dopo la folle corsa verso il basso.
Seguendo la linea delle clavicole, il barman arrivò al suo petto già ansimante e aiutandosi anche con i polpastrelli, iniziò a stuzzicarne i capezzoli. Disegnò cerchi concentrici attorno ad essi, sfiorando appena la pelle sensibile, e solo quando li sentì inturgidirsi per l'eccitazione cominciò a succhiarne uno pizzicando forte l'altro.
"Aah... Hisashi!"
Dalla bocca di Sendoh uscì un vero e proprio grido e inarcando la schiena cercò di avvicinarsi ancora di più alle labbra del suo amante.
Assecondando le suppliche del detective, Hisashi riprese a muoversi verso il basso, portandosi seduto fra le gambe dischiuse di Akira.

Solo allora Mitsui si fermò a godersi lo spettacolo meraviglioso che gli offriva quel corpo eccitato, guardandolo mentre ansimava pesantemente per le sensazioni che stava provando e mentre rabbrividiva nel ricordo delle sue ardenti carezze.
Non riuscendo a trattenersi oltre, afferrò Akira per le gambe leggermente piegate e trascinandolo più vicino a sé, lo portò a sbattere contro il proprio bacino nudo.
Gemettero forte per la scarica di piacere che quel movimento brusco aveva procurato ad entrambi e Sendoh s'inarcò di nuovo, per offrire inconsciamente il suo corpo all'amante.
Hisashi non lo deluse, dolcemente accarezzò le labbra di Akira con due dita e questi le accolse immediatamente all'interno della sua bocca per cospargerle di saliva. Mitsui intanto si era completamente abbassato su di lui e aveva preso a stuzzicare con perfida malizia il suo inguine, ignorando completamente l'erezione pulsante.
Sendoh per vendicarsi di quella tortura, morse con poca gentilezza le dita che ancora aveva in bocca e l'amante sorrise, comprendendo il bisogno del suo ragazzo. Per farsi perdonare, la sua bocca scese qualche centimetro più in basso e cominciò a deporre umidi baci sulla stretta fessura.
"Oh Kami Hisa!!" continuò a gridare Akira agitando la testa sul cuscino, soprattutto quando la lingua bollente di Mitsui lo penetrò per un istante, uscendo subito dopo da lui.
"Io... nh... io mi domando, perché ti permetto di farmi certe cose?" domandò tutto d'un fiato il detective e Mitsui sollevò la testa prima di rispondere sensualmente: "Perché ti piace e perché ti permetto di fare lo stesso con me!"
"Non resisto più!"
"Va bene, non ti torturerò più, anche se è molto divertente!"
"Aspetta di essere tu sotmff..."
Mitsui non lo lasciò terminare e appropriandosi per l'ennesima volta delle sue labbra, lo penetrò gentilmente con le dita bagnate.
Sendoh si staccò da Mitsui per gemere forte e sollevando violentemente il bacino lo invitò a riprendere l'attività precedentemente interrotta.
Così, mentre le dita lavoravano per ammorbidire e allargare quello stretto anello di muscoli, la bocca del barman scese ad occuparsi finalmente della sua virilità tesa. Leccò più e più volte le vene pulsanti dell'asta, scese a lambire i testicoli ricolmi di sperma e tornò sulla punta resa lucida da piccole perle opalescenti e infine, proprio mentre inseriva un terzo dito all'interno della fessura di Akira, lo prese completamente in bocca, cominciando da subito a suggere con dolce violenza.
Il detective si aggrappò forte alle lenzuola per sostenere in qualche modo il folle piacere che Mitsui gli stava facendo provare e per poco non maledì il nome del compagno, quando si separò bruscamente da lui senza concedergli il giusto appagamento.
"Adesso basta!" esplose Sendoh sconvolto dalla frustrazione e, afferrando il compagno per le spalle, lo scaraventò letteralmente sul letto portandosi sopra di lui.
"Mi sono stancato di giocare, amore!"
E scendendo con un colpo deciso s'impalò da solo sul membro altrettanto eccitato di Mitsui.
"Mhh... Ahh... sei... sei pazzo?!" singhiozzò Mitsui, sconvolto da quel piacere troppo intenso e improvviso.
"Non arrivavi mai, per forza sono impazzito!" mormorò lievemente Sendoh intento a controllare il dolore "adesso sbrigati, fatti perdonare!"
Mitsui sorrise e sollevando una mano la portò sulla guancia arrossata di Akira.
"Lascia fare a me!" lo rassicurò con dolcezza Hisashi che, sollevandosi lentissimamente, fece stendere di nuovo in posizione supina il compagno.
Si mosse piano, con estrema attenzione, per assicurarsi che Akira stesse veramente bene e solo quando lo sentì sospirare completamente rilassato, aumentò un po' l'intensità delle spinte, cercando la giusta angolazione del bacino per regalargli il piacere che si era ampiamente meritato.
Capì d'averla trovata, quando Sendoh spalancò gli occhi e gridò forte il suo nome; allora Mitsui, lasciò libera tutta la propria passione e affondò senza ritegno nel corpo dell'amante, profondamente eccitato dai suoi gemiti, dalle sue cosce che gli stringevano i fianchi ma soprattutto dalla sua espressione completamente persa nella soddisfazione.
Raggiunsero l'orgasmo quasi contemporaneamente, gridando forte ognuno il nome dell'altro, prima di ricadere sfiniti nel letto completamente disfatto.

Solo diversi minuti dopo Akira riacquistò l'uso della parola.
"Non pensavo che tu potessi essere così stronzo a letto!" esclamò il detective leggermente imbronciato.
"Ancora non sai molte cose di me!" lo prese in giro Mitsui "comunque spero di essermi fatto perdonare... dopo!"
"Mh... sì direi di sì, ma io sono un uomo esigente!" dichiarò portandosi improvvisamente sopra di lui.
"E cosa dovrei fare ancora, per farmi perdonare?"
"Lascia che te lo dimostri. Per prima cosa dovre..."

TUM TUM TUM

Le parole seducenti del detective, mormorate con soffi leggeri a pochi millimetri dall'orecchio del compagno, furono bruscamente interrotte da un bussare violento.
"Chi cazzo è che rompe a quest'ora della domenica?" chiese inferocito il porcospino.
La domanda ottenne subito una risposta.
"Muoviti Sendoh, porta il culo fuori del letto e vienimi ad aprire!!"
Hisashi ed Akira si guardarono negli occhi sorpresi e all'unisono esclamarono: "Il commissario Sakuragi?!"
"Allora ti vuoi sbrigare" l'uomo continuava imperterrito a colpire la porta "Rukawa mi ha detto di venire da te, quindi apri subito questa stupida porta!"
E a quelle parole Sendoh si lasciò cadere di colpo sul letto, sotto lo sguardo perplesso del suo ragazzo.
"Ma che sta succedendo?" domandò infine Mitsui.

"Niente" rispose Sendoh mentre s'infilava, rassegnato, i pantaloni "quella maledetta volpe, finalmente, ha trovato il modo di vendicarsi!!"

OWARI





Note di Silene (posso?)
Io non c'entro nulla con la stesura di questa fic.
Ma, gentilmente, Chikara mi ha dato la possibilità di determinare alcune caratteristiche di Mitsui. Spero che, leggendo la fic, si intuisca almeno un po' che è il mio personaggio di SD preferito ^_^.
Grazie ancora Chikara (_ _)

Figurati, grazie a te per i preziosissimi consigli ^__^