DISCLAIMER: i personaggi appartengono al sensei Takehiko Inoue.

NOTA I: Hana non dovrebbe essere tanto OOC -almeno spero- però, fisicamente è meno forte di Rukawa.

NATA II: alla fine.

DEDICHE: a Naika, Eny, Parsifal, Lucy e Marty per aver commentato ed apprezzato la mia ff ç_ç Un ringraziamento particolare a Silene per il suo aiuto e per il suo incoraggiamento O_O Mi scuso già da ora con Lucy se con questa FF non ho risposto a tutte le sue domande, ^^ magari in futuro mi occuperò anche di Sendo...

 




Detective

Gaiden

di Chikara

 


Il campanello appeso alla porta del locale risuonò, informando tutti quanti che un nuovo cliente era arrivato.
Due ragazzi entrarono squadrando attentamente chi era presente nel caffè, poi quello più basso indicò all'altro un uomo seduto al banco e insieme s'incamminarono verso di lui. Immediatamente gli occhi di tutte le donne furono catturati da quelle due figure che elegantemente attraversavano il locale in tutta la loro bellezza.
Akira Sendoh era il più grande dei due, non solo d'età ma anche fisicamente: era alto più di un metro e novanta, aveva un fisico asciutto e muscoloso, occhi scuri e profondi, un sorriso da infarto e una strana capigliatura antigravitazionale che di certo non passava inosservata.
Kaede Rukawa invece aveva uno sguardo e un'espressione freddi come pietra ma con la sua figura sinuosa, i capelli neri e lucenti e gli occhi blu simili ad un mare in tempesta, attirava ancora di più l'attenzione.
I ragazzi non s'interessarono a nessuno e si sedettero di fianco all'uomo che li stava aspettando.
"Ehilà commissario Sakuragi, come va la vita?" domandò Sendoh con il suo solito sorriso allegro.
"Se vi ho fatto venire qua, come può andare?" L'uomo non era certo in vena di scherzare.
"Su, non si faccia abbattere così, ha qui i suoi angeli custodi no!"
Il commissario sbuffò alzando gli occhi al cielo.
"Perché ci ha chiamato?" intervenne allora Rukawa "ha detto che era urgente!"
Senza parlare, Sakuragi estrasse dalla tasca interna della giacca una foto che ritraeva un ragazzo dagli occhi nocciola dolci e brillanti e dall'incredibile capigliatura rosso fuoco.
Sendoh prese in mano la foto e fischiò ammirato: "Accidenti che gran pezzo di figliolo, mi sembra di averlo visto da qualche parte!"
"E' un modello molto affermato" rispose l'uomo, abbassando lo sguardo sul bicchiere che aveva davanti.
"Sì certo come ho fatto a non pensarci subito!"
"Che gli è successo?" chiese Rukawa interessato di più al caso che al ragazzo in questione.
"Per adesso niente" rispose il commissario con un filo di voce "ma è stato minacciato di morte se sfilerà al **** la prossima settimana."
"E allora qual è il problema basta che non sfili!" replicò seccamente il ragazzo.
"Il problema è proprio questo, il ragazzo non sente ragioni e vuole farlo ad ogni costo."
"Mi dispiace ma non m'interessa. Ci ha fatto venire sostenendo che era una questione urgente e invece si tratta solo di un ragazzino viziato che non si rende conto dei suoi problemi!" così dicendo Kaede si alzò, pronto per andarsene in quello stesso momento.
Ma Sendoh non era molto d'accordo e lo trattenne per un braccio. "Ehi aspetta non puoi decidere solo tu, a me questo caso interessa!"
"Piantala! A te interessa solamente quel rossino."
"Non volete sapere nemmeno il suo nome?" Il commissario tentò la sua ultima carta.
"Non m'interessa."
"A me sì" lo contraddisse prontamente Sendoh.
"Si chiama Hanamichi, Hanamichi Sakuragi!"
Entrambi i ragazzi si fermarono sorpresi.
"Esatto, quel ragazzino viziato è mio figlio!"
E dopo quella scoperta Kaede non poté rifiutare.
"Complimenti commissario..." Sendoh sogghignò guardando ancora una volta la fotografia, prima di ricomporsi e riacquistare una parvenza di professionalità. "E non si preoccupi, con noi suo figlio sarà al sicuro."
"Mh." Fu il mugolio seccato di Rukawa.
"Vi pagherò qualunque cifra ragazzi ma proteggetelo!"

Kaede e Akira entrarono nell'agenzia dove lavorava il figlio di Sakuragi e alla reception chiesero di lui.
"Siamo stati avvertiti del vostro arrivo..." la signorina li accolse con lo sguardo leggermente imbambolato. Ma nonostante il totale black out delle sue facoltà mentali, riuscì a continuare: "Salite al terzo piano, studio undici, il signor Sakuragi sta facendo un servizio in questo momento."
I ragazzi seguirono le indicazioni della segretaria e si ritrovarono di fronte ad uno spettacolo incredibile. Almeno era quello che aveva pensato Sendoh nel vedere il rossino posare sensualmente davanti all'obiettivo, indossando un semplice paio di jeans.
"Kami Sama che corpo!" esclamò con la salivazione azzerata "per un ragazzo simile sarei disposto anche..."
Ma Kaede non lo lasciò finire. "Smettila, siamo qui per lavorare!"
Rukawa e Sendoh attesero qualche minuto poi furono avvicinati da uno sconosciuto.
"Chi vi ha fatto entrare?" domandò loro, scrutandoli con sospetto.
Sendoh mostrò con un sorriso di circostanza il tesserino che lo identificava come investigatore privato. "Siamo le guardie del corpo di Hanamichi Sakuragi."
"Oh sì certo, appena fatto con questi scatti vi mando subito Hanamichi."

Il rossino li raggiunse diversi minuti dopo e il sorriso di circostanza di Sendoh si trasformò in quello da predatore.
"Non so se tuo padre ti ha parlato di noi ma..." Akira iniziò il suo bel discorsetto di presentazione ma Sakuragi lo interruppe immediatamente.
"Sì, so chi siete ma voglio chiarire subito una cosa: non sono stato io a volervi quindi nessun impegno della mia agenda salterà per questa stupida seccatura!"
"Tranquillo siamo qui per questo, per farti lavorare serenamente senza pensare a spiacevoli inconvenienti!"
"Niente affatto" lo smentì la voce gelida e alterata del collega "siamo qui per salvarti la vita, come abbiamo promesso a tuo padre e, volente o nolente, farai tutto quello che ti diremo di fare."
Il modello sgranò i suoi bellissimi occhi dorati, diventando rosso di collera.
"Che cosa? Ma chi ti credi d'essere, io non ti conosco nemmeno, non ti ho chiesto niente e non ho chiesto niente nemmeno a mio padre, come osi dirmi certe cose?"
"Non m'interessa, adesso prendi la tua roba e vieni con noi!"
"Scordatelo devo finire il servizio pubblicitario!"
"Adesso non più."
"Andiamo Kaede fagli almeno..." Sendoh tentò di convincere Rukawa ad essere meno severo ma l'occhiata gelida del collega non lo fece nemmeno terminare.
"Ti do due minuti di tempo per prendere la tua roba poi ti porto via di qui. E per me non ha alcun'importanza che tu sia sveglio anzi..."
"Tu sei pazzo...perché poi dovrei fidarmi di voi?" domandò gridando il modello.
Kaede non disse niente, estrasse dalla tasca il cellulare e compose velocemente un numero.
"Commissario, un secondo, le passo suo figlio."
Sakuragi afferrò il telefono stizzito e discusse furiosamente con il padre per diversi minuti, poi chiuse la comunicazione e continuando a brontolare si diresse ai camerini: due minuti dopo erano nella macchina di Rukawa.
"Posso sapere almeno dove siamo diretti?" cercò di scoprire Hanamichi, ottenendo però solamente un secco no da parte dell'investigatore privato.
"Tranquillo" lo mitigò Sendoh prima che la sua collera esplodesse del tutto "è un posto sicuro dove trascorrerai la settimana che ci separa dalla sfilata!"

Viaggiarono a lungo allontanandosi dalla città finché non giunsero ad un piccolo chalet immerso nei boschi.
"Ci ha seguito nessuno?" domandò Sendoh, guardandosi in giro preoccupato.
"Sì ma sono riuscito a seminarli."
"Bene allora non c'è niente da temere."
I ragazzi, appena entrati nella piccola casa, aprirono immediatamente le finestre e accesero il fuoco in soggiorno e nella camera.
"Ma c'è un solo letto!" esclamò preoccupato il rossino.
Akira sorrise e lo rassicurò: "Io dormirò sul divano."
Il rossino allora guardò verso l'altro ragazzo.
"E quella Kitsune congelata?"
Akira scoppiò a ridere per quell'epiteto davvero azzeccato, prima di rispondere che Rukawa sarebbe tornato in città per indagare su chi potesse essere interessato a fargli del male. Sendoh vide i suoi occhi brillare di sollievo: evidentemente era proprio contento di non dover trascorrere quei giorni in compagnia di Kaede.
"Qui è tutto a posto..." La voce di Rukawa interruppe i suoi pensieri e fissandolo dritto negli occhi si raccomandò: "Sendoh non fare cazzate, capito!"
"Uffa come sei noioso!"
"Ci vediamo fra una settimana."
"Ciao! Ciao!"

Il primo giorno che Hanamichi trascorse in "cattività" rimase buono a studiare le mosse del proprio nemico poi, individuati tutti i suoi punti deboli, decise di agire, e lo fece la sera del secondo giorno.
"Santo cielo ma cosa è successo qui?" esclamò Sendoh sorpreso entrando in soggiorno.
La sala era avvolta dalla penombra, illuminata solamente dal fuoco che scoppiettava rassicurante sul camino e la tovaglia, che sarebbe dovuta essere distesa sulla tavola, giaceva sul tappeto davanti al caminetto, imbandita con ogni prelibatezza che Hana aveva potuto trovare nella dispensa.
"Beh scusa se ho esagerato un po' nel preparare la cena, ma..." gli occhi del rossino si abbassarono per celare la loro tristezza e con un filo di voce continuò: "Oggi è il mio compleanno e visto che non posso festeggiarlo con i miei amici avevo pensato..."
"Di festeggiarlo con me?" chiese stupito Sendoh "Davvero un'ottima idea!"
Sakuragi batté le mani, eccitato come un bambino alla sua prima festa e trascinato Sendoh sul tappeto, iniziò a servirlo e ingozzarlo con tutto il cibo che aveva preparato, provocandolo con ogni suo gesto, sguardo o movimento.
La cena andò avanti a lungo, accompagnata dal vino che per sua fortuna aveva trovato nella dispensa e quando Sendoh era diventato piuttosto allegro: "Aspetta Akira" cinguettò il rossino con voce argentina "vado a prendere dell'altro vino!"
Sgattaiolando via dalle braccia di Sendoh, Hanamichi si rifugiò in cucina e in uno dei bicchieri, sciolse del sonnifero che aveva preso dal suo camerino quando quei due gli avevano ordinato di seguirlo. Poi tornò in soggiorno, riprendendo a ridere come un idiota per far credere a Sendoh d'essere più ubriaco di lui.
"Allora brindiamo!" propose con voce bassa e seducente, porgendo il bicchiere pieno di sonnifero al ragazzo.
"A cosa?" chiese il detective ben concentrato in altri pensieri.
"Alla nascita della nostra...amicizia"
E lo sguardo del rossino fu talmente malizioso nel pronunciare quella parola che Sendoh si ritrovò con la bocca completamente asciutta. Così svuotò in un attimo il suo bicchiere, prima di tuffarsi su quel rossino speciale.
Hanamichi per nulla preoccupato, non accennò minimamente a scansarsi e, infatti, due minuti dopo Sendoh ronfava della grossa sopra la sua spalla.
Velocemente Sakuragi spostò il corpo del ragazzo sopra di lui.
"Beh mi dispiace amico ma adesso devo proprio andare, peccato però perché mi stavi pure simpatico, magari quando tutta questa storia sarà finita andremo a prendere un caffè assieme!"
Hanamichi diede un leggero colpetto sulla spalla del detective e si precipitò in camera sua a prendere la propria roba, che ovviamente era già pronta per l'occasione. Scese ancora di corsa le scale e giunto all'ingresso, afferrò al volo le chiavi della moto nascosta nella piccola capanna accanto alla baita.
Non appena aprì la porta, il vento forte e gelido gli sferzò con violenza la faccia tuttavia non si lasciò scoraggiare. Velocemente corse verso la capanna, aprì con facilità la porta rugginosa - che la proteggeva più dagli animali che da eventuali ladri - e, proprio in quel momento, la luce si accese, facendolo sobbalzare per la sorpresa e lo spavento.
Ben presto la meraviglia si trasformò in rabbia quando si rese conto chi fosse.
"Tu!!"
"In persona" replicò Rukawa con un sorsetto di scherno stampato sulle labbra.
"Che diavolo ci fai qui?" cominciò a gridare Sakuragi, furioso nel rendersi conto che i suoi piani erano appena andati in fumo.
"Sono venuto a dare il cambio al mio collega."
"Ma perché?"
Il rossino sarebbe voluto scoppiare a piangere per la frustrazione.
"Perché ho scoperto che ti piace molto giocare a fare il seduttore e a quanto vedo ti sei già messo all'opera."
"Io non gioco a fare il seduttore, è il modo più semplice che ho per liberarmi dagli scocciatori!"
Gli occhi di Kaede scintillarono di rabbia ed era insolito per un tipo come lui, che non perdeva la testa nemmeno di fronte al killer più spietato.
Con molta poca delicatezza afferrò il braccio del rossino e iniziò a trascinarlo verso la casa, mentre questi cercava di divincolarsi e ribellarsi in tutti i modi.
"Lasciami...mi hai sentito ti ho detto di lasciarmi stupida volpe congelata!"
Il rossino, sentendosi ignorato, colpì Kaede con un calcio sul ginocchio cogliendolo del tutto impreparato, il detective però evitò il secondo colpo e bloccandolo con facilità lo schiaffeggiò come se fosse stato un ragazzino.
Hanamichi si portò una mano alla guancia offesa in stato di shock: non riusciva a credere che quello sconosciuto lo avesse colpito veramente e non reagì quando lo vide piegarsi davanti a lui per sollevarlo sulla sua spalla.
Rukawa aprì la porta dello chalet con un calcio, guardò con un'occhiata disgustata il suo amico che ronfava beato sul tappeto poi entrò per posare bruscamente il rossino sul divano.
"Ascoltami bene adesso" lo ammonì fissandolo con il suo sguardo di pietra "con me tutti i tuoi giochetti non funzioneranno. Io non sono come Sendoh, non mi bastano un sorriso e una moina per andare in estasi. La prossima volta che tenterai la fuga, ti fermerò di nuovo e allora ti legherò al letto finché non sarà il momento di andare. Sono stato abbastanza chiaro?"
Sakuragi guardava sconvolto gli occhi del volpino che erano diventati di un blu quasi innaturale tanto era intenso e profondo, e non poté fare a meno di annuire in silenzio.
"Bene." Fu la secca replica del detective che finalmente lasciò in pace il modello per dedicarsi al collega. Con calma andò nel ripostiglio, prese un secchio, lo riempì d'acqua fredda e come se fossero al mare in pieno agosto, non esitò un solo istante a tirargliela addosso.
Sendoh riemerse dal suo sonno forzato e respirò a pieni polmoni come se stesse per affogare.
"Kami che sta succedendo?" ansimò sconvolto dallo shock.
"Succede che sei il solito idiota! Ti sei fatto fregare da quel ragazzino come un principiante."
"Mi ha detto che era il suo compleanno!"
"Se ti fossi informato avresti saputo che era nato il primo aprile... ti risulta questa data oggi?"
"Mh... ho capito, non farmi la predica, lo sai che io perdo la testa quando ho a che fare con ragazzi simili!"
"E' per questo che te ne torni in città e scopri chi vuole sabotare la sfilata. Io resterò con lui."
L'ordine di Rukawa era indiscutibile.
"Ecco lo sapevo, sempre a me i lavori più noiosi!" Sendoh si alzò borbottando seccato da quell'ingiustizia.
"Muoviti!!"
"Vado, vado...ci vediamo tesoro!"
Hanamichi ebbe a malapena il coraggio di alzare una mano, restando però in silenzio mentre lo guardava andarsene.
Lo stava lasciando veramente solo con quella Kitsune surgelata per un'intera settimana?
Quel pensiero per poco non lo fece gridare come un pazzo.

La mattina Hanamichi si svegliò molto tardi e di pessimo umore, cosa che non gli capitava da moltissimo tempo e la colpa era di una sola persona, la stessa che adesso stava sorseggiando il caffè di fronte alla finestra.
"Buon giorno." Fu un brusco borbottio ma anche se era furioso con quel ragazzo non significava che doveva essere un maleducato.
"Mh!"
"Ti costa fatica pronunciare anche due parole?"
Kaede ovviamente ignorò quella provocazione e rimase in silenzio. Sakuragi sentì aumentare sempre di più la collera ma come Rukawa cercò di restare calmo.
Quando però andò in cucina e vide che per lui non c'era niente, perse definitivamente il controllo e cominciò a gridare: "Maledetta Kitsune ibernata hai preparato il caffè soltanto per te!!"
"Non sono la tua cameriera do'aho."
"Come mi hai chiamato? Ma come ti permetti?" urlò il rossino mortalmente offeso.
"Mh."
"Non m'ignorare ancora stupida volpe!"
sbraitando quelle parole, Hanamichi cercò di colpire il suo "interlocutore" ma fu tutto inutile, Kaede lo evitò molto facilmente bloccandogli i polsi davanti alla faccia.
"Se fossi in te non ci riproverei più!" La sua voce terribilmente bassa e furiosa metteva i brividi.
"Altrimenti che fai mi metti in punizione?" domandò beffardo Sakuragi per dimostrare che non aveva affatto paura di lui.
"E' una buon'idea do'aho."
"Non chiamarmi do'aho!!"
Ma per l'ennesimo volta Kaede fece finta di non sentirlo e lo trascinò al piano di sopra rinchiudendolo in una stanza che somigliava ad un grande ripostiglio.
"Ehi...che intendi fare...non avrai intenzione di lasciarmi chiuso qua dentro vero?" cominciò ad urlare il rossino sbattendo ripetutamente i pugni sulla porta.
"Che c'è do'aho hai paura delle stanze buie?"
"No stupida volpe, ho solamente paura di congelarmi e poi come ti permetti di trattarmi così?"
Hanamichi cercò di liberarsi forzando la porta ma senza risultato.
"E' così che si trattano i ragazzini viziati e do'aho come te."
"Non sono viziato tanto meno idiota, aprimi immediatamente altrimenti mi metto a gridare!"
"Fai pure tanto non ti sentirà nessuno."
"Ehi brutto psicopatico apri, si gela qua dentro e lo scherzo è bello quando dura poco!"
Il ragazzo chiuse a chiave la porta incurante degli strepiti del rossino, poi fu spinto da un moto di compassione.
"Ci sono delle coperte da qualche parte e non si tratta affatto di uno scherzo."
Rukawa scese così in soggiorno, tornando a controllare la situazione fuori dello chalet in santa pace.
Tuttavia anche se quel rossino rumoroso non c'era più la sua mente continuava a rivolgere verso di lui tutti i suoi pensieri e la cosa era davvero insolita, come del resto la reazione di poco prima: per quale motivo non lo aveva ignorato come faceva sempre? Perché le sue parole e il suo atteggiamento lo coinvolgevano tanto?
Erano tutte domande cui non sapeva dare una risposta e lui odiava questo genere di situazione, non sapere il perché delle cose lo faceva impazzire, soprattutto se riguardavano se stesso.
Il verso stridulo di un uccello distolse Kaede dai suoi pensieri e quando distrattamente guardò l'orologio per poco non gli prese un colpo: erano già le undici e mezzo! Aveva lasciato quel do'aho chiuso in ripostiglio per due ore.
Salì velocemente le scale e rimase sorpreso di sentire un assoluto silenzio, era convinto che quel ragazzo sarebbe stato in grado di gridare per tutto il tempo che fosse rimasto chiuso là dentro. Quando aprì la porta lo fece molto lentamente e con prudenza aspettandosi un suo assalto ma ancora una volta rimase sorpreso. La stanza era illuminata dal fuoco che sfrigolava vivace sul caminetto e Hanamichi se ne stava disteso di traverso in una poltrona davanti ad esso ed era completamente immerso nella lettura di un libro sottile.

Senza nemmeno rendersene conto si ritrovò a trattenere il fiato.

Sendoh aveva perfettamente ragione: quel do'aho era la creatura più bella che avesse mai visto in vita sua.
Le sue gambe erano lunghe e incredibilmente sensuali; il torace, nonostante fosse nascosto dal pesante maglione di lana, era ampio e scolpito in maniera perfetta; la sua pelle doveva essere straordinariamente liscia e, grazie al colore ambrato, dava la forte impressione di emanare calore. Poi c'erano quei capelli, così assurdamente sfacciati che, chiunque li guardava provava un impulso irresistibile di affondarci le mani per assaggiarne la loro morbidezza, e infine quelle labbra carnose e provocanti che contrastavano in maniera altamente eccitante con i suoi occhi, troppo dolci e ingenui per appartenere ad una creatura così sensuale.
Un luccichio, sulle guance leggermente arrossate del do'aho, distolse Kaede dalla sua attenta analisi: Hanamichi stava piangendo.
Colpito Rukawa decise di farsi sentire.
"Che stai leggendo do'aho?"
Il rossino sollevò sorpreso lo sguardo e Kaede non ebbe più dubbi quando vide i suoi occhi gonfi di lacrime.
"Scusa io... io... non volevo..." cercò subito di giustificarsi il ragazzo "mi stavo annoiando ho visto il manoscritto e... non avrei dovuto leggerlo ma è stato più forte di me."
Un terribile presentimento strisciò viscido come un serpente lungo la schiena del detective: Hanamichi aveva scoperto il suo segreto.
"E perché stai piangendo?" La voce di Rukawa era mortalmente fredda e Hanamichi per un attimo non riuscì a parlare, le parole bloccate nella gola improvvisamente arida.
"Stai forse provando pietà?" La rabbia vibrava palese nella voce di Rukawa ma questa volta Sakuragi riuscì a rispondere, se pur con un flebile sì.
"Credi che IO possa permettere a un ragazzino viziato come TE" esplose alla fine il detective "di provare PIETA' nei miei confronti ?!"
L'espressione sinceramente stupita che invase gli occhi di Hanamichi sorprese il volpino.
"Per te?!?" chiese, infatti, il ragazzo "perché dovrei provare pietà per te? Quello che è successo a te e a tua madre è doloroso ma di sicuro non è patetico!"
"E allora per chi provi pena?"
"Per la tua famiglia, per l'uomo che ha fatto del male a tua madre e per quello che ha trasformato te in un assassino" rispose senza la minima esitazione il rossino.
"Lui mi ha permesso di non impazzire!"
"Ti ha usato per liberarsi di un nemico, ti ha cresciuto nell'odio per farti diventare la sua arma speciale... è per questo che hai ucciso anche lui."
"Nel diario mia madre parla della violenza, della mia conseguente nascita, dello scandalo e del suo suicidio, come fai a conoscere anche il resto?"
"Perché qualche anno fa tuo padre è morto in maniera misteriosa, la notizia era su tutti i giornali!"
"Non chiamarlo in quel modo!" Gli occhi di Rukawa trafissero quelli del rossino congelando, per un attimo, la sua anima.
"Scusami" e distogliendo lo sguardo si affrettò a continuare "Mio padre mi ha detto che eri il prediletto di un boss mafioso prima che anche lui morisse assassinato e ho tratto le mie conclusioni. Dopo la morte di tua madre sei stato affidato al signor Murai, il socio di suo marito, che ovviamente ti ha addestrato per diventare un killer professionista, con l'unico scopo di uccidere l'uomo che aveva violentato tua madre..."
"No" lo interruppe Rukawa "con l'unico scopo di uccidere l'uomo che avrebbe impedito loro di prendere il pieno controllo della città. L'uomo che aveva violentato mia madre era stato da sempre il rivale numero uno della famiglia Nakasuka-Murai."
Proprio per questo Kaede li aveva uccisi tutti quanti, quando scoprire la verità lo aveva reso folle e crudele.
Il detective rimase in silenzio per diversi minuti poi affermò con estrema naturalezza: "Sai che potrei ucciderti per quello che hai scoperto?!?"
"Beh, visto il tuo passato ci riusciresti sicuramente, ma dovresti faticare molto!"
"Basterebbe un solo proiettile."
"Non hai la pistola con te ed io non te la lascerò prendere tanto facilmente."
"Non avresti dovuto leggere quel diario!"
"Non avresti dovuto chiudermi in questa stanza!"
"Perché piangevi?"
La domanda colse leggermente impreparato il rossino, che dopo un attimo di smarrimento rispose: "Io non ho mai conosciuto una mamma che mi abbia voluto così bene!"
"Stupido ragazzino viziato, tuo padre ti adora!" esplose esasperato Kaede.
"Già ed io adoro lui ma... non c'è mai stato, il suo lavoro lo teneva sempre lontano, a volte anche per settimane. Tua madre è stata una donna meravigliosa e molto coraggiosa..."
"Se lo fosse stata non avrebbe dovuto uccidersi."
"Hai mai letto il suo diario?"
"No."
Hanamichi glielo porse.
"Non voglio leggerlo." Fu la lapidaria risposta del volpino.
"E invece dovresti proprio farlo."
Kaede, ovviamente, non prese il libro, così Sakuragi lo lasciò nella poltrona dopo essersi alzato.
"Fa come ti pare, io lo lascio qui."
Poi si stirò per allentare un po' i muscoli contratti dalla posizione che aveva assunto per più di due ore e con tono leggero esclamò: "Accidenti che fame, per colpa tua, maledetta Kitsune congelata, non ho fatto nemmeno colazione e ora sto letteralmente svenendo!!"
Quindi trotterellò fuori della stanza per raggiungere la cucina, lasciando Kaede immobile a fissare il quaderno ingiallito sulla poltrona.

Durante il resto della giornata i due cercarono di evitarsi, per non rischiare di uccidersi a vicenda, e la sera Hanamichi decise di andare a letto presto.
"Visto che non so cosa fare, vado a dormire, buona notte Kitsune."
"Mh."
Il rossino scosse la testa ormai rassegnato a quella perenne risposta e salì per raggiungere la sua stanza .
Kaede restò solo in soggiorno e fissando il fuoco che danzava ipnotico sul camino ebbe modo di pensare alla strana discussione avvenuta quella mattina con Sakuragi: la sua reazione lo aveva oltre modo stupito.
Le poche persone che erano venute a conoscenza del suo passato avevano reagito nel peggiore dei modi: molti si erano impietositi per lui, cominciando a trattarlo come una povera vittima; altri si erano approfittate della sua rabbia e del suo dolore, per poi spaventarsi a morte per quello che era diventato; Hanamichi, invece, non aveva reagito in nessuno di questi modi.
In tutto il giorno non aveva mai visto un'occhiata di compatimento o di biasimo, e le lacrime che aveva versato erano state solo per il dolore e la commozione che sua madre aveva riversato in quelle poche pagine di diario. Per questo non riusciva a dimenticarsi le parole del rossino: "Hai mai letto il suo diario... e invece dovresti proprio farlo".
A lungo meditò su cosa fosse giusto fare e alla fine non riuscì a resistere alla tentazione di salire le scale ed entrare nel ripostiglio, dove lo aspettava l'ultima confessione di sua madre.
Lesse, ritrovando la più spietata verità in ogni singola parola, rivivendo il proprio dolore e la propria rabbia, tramite gli occhi della madre e infine scoprì la realtà che non aveva mai voluto sapere: sua madre non si era uccisa.
Anche se la mano che aveva portato alla bocca il veleno era stata la sua, era stata costretta a farlo perché la nobile famiglia Nakasuga non poteva tollerare lo scandalo di un divorzio. E suo marito, il capofamiglia che dopo la violenza subita non aveva voluto più nemmeno vederla, doveva assolutamente avere successori legittimi.
Kaede si rese conto delle due lacrime gemelle che gli avevano solcato le guance pallide solo quando richiuse il quaderno.
"E' morta per proteggere me" ammise Rukawa al ragazzo che nel frattempo lo aveva raggiunto sedendoglisi di fronte.
"Ha fatto l'unica cosa che una madre poteva fare" gli assicurò Hanamichi.
"Poteva scappare con me."
"Lo credi veramente?"
Il volpino non rispose.
No, non lo credeva, la famiglia Nakasuga era una delle più potenti del paese ed era una vera e propria organizzazione mafiosa. Se sua madre fosse scappata, non avrebbe fatto molta strada e gli uomini di suo marito avrebbero ucciso anche lui.
"Adesso non ti aspetterai un ringraziamento da parte mia spero, tu non c'entri assolutamente niente in questa storia!" sbottò all'improvviso il detective.
"Mh... puoi anche non ammetterlo ma è tutto merito mio se hai aperto gli occhi, stupida volpe complessata!!"
"Stronzate."
Il rossino scoppiò a ridere "Il vero do'aho qui sei tu!"
Kaede si mosse velocemente per prenderlo ma questa volta fu Hanamichi a non lasciarsi sorprendere e scattò come una molla fuori della porta. Scese velocemente le scale e Rukawa lo inseguì fino al soggiorno, poi si fermarono fissandosi dritto negli occhi per studiarsi: solo il divano a dividerli. Kaede si mosse di nuovo e lo stesso fece Hanamichi, finendo semplicemente con lo scambiarsi le posizioni.
"Prima o poi ti prenderò do'aho e allora me la pagherai!" lo minacciò convinto il volpino.
Ma nonostante le parole ostili Hanamichi non provava la minima paura, solo un'inspiegabile e travolgente eccitazione.
"Beh allora che aspetti sono qui!"
Improvvisamente il volpino balzò di là del divano afferrando l'altro per un braccio. La presa però non fu abbastanza decisa e Hanamichi riuscì a scappare salendo di nuovo le scale.
"Ehi Kitsune io sto aspettando!" lo provocò il modello e la risata fresca che accompagnò quelle parole sembrava quella sincera di un bambino.
Gli occhi di Kaede scintillarono ma il sentimento che lo agitava in quel momento non aveva niente a che vedere con la rabbia.
"Do'aho" sibilò, muovendosi lentamente come il predatore che sa di avere già in pugno la sua preda.
Quando però entrò nel ripostiglio, Hanamichi non c'era; guardò attentamente nei possibili nascondigli ma non trovò niente, si diresse allora nella camera del rossino ma anche lì non trovò nulla.
Nel momento in cui uscì di nuovo sullo stretto corridoio, accadde tutto in un attimo: il rossino piombò giù dal basso soffitto -al quale era rimasto aggrappato grazie alle grosse travi di legno- cercando di investire con il suo peso Kaede, il quale però non si lasciò prendere alla sprovvista e, schivato abilmente l'assalto a sorpresa di Hanamichi, riuscì finalmente a catturarlo imprigionandolo contro la parete.
"Maledetta Kitsune hai gli occhi anche in cima alla testa?" domandò un incredulo Sakuragi.
"Do'aho anche io so trarre delle conclusioni" lo prese in giro Rukawa continuando a tenerlo ben stretto "le uniche camere che ci sono in questo piano erano vuote, non potevi essere sparito nel nulla, quindi eri aggrappato al soffitto. Devo ammettere però che mi hai sorpreso, non pensavo che un tipo come te fosse in grado di fare simili cose!"
"Ma non sono sufficienti con te!" protestò il ragazzo mentre si divincolava per liberarsi.
"Vedo che cominci a capire do'aho...adesso veniamo alla nostra punizione."
"Hai intenzione di mandarmi a dormire su uno degli alberi qua fuori, sta volta!"
Hanamichi parlava in maniera affannata e non certo per lo sforzo fisico che aveva compiuto pochi attimi prima. Kaede lo teneva imprigionato contro la parete con il suo corpo sottile ma incredibilmente possente e il suo volto perfetto, i suoi stupefacenti occhi blu e la sua bocca erano a pochissimi centimetri da quelli del modello.

Tutto questo non poteva non sconvolgerlo.

Di lì a poco il rossino vide un guizzo di divertimento attraversare lo sguardo dell'altro e comprese che proprio in quel momento gli era venuta in mente una punizione adeguata.
"No, do'aho, mi accontenterò di lasciarti il divano!"
A quelle parole Hanamichi sgranò gli occhi, incredulo e gridò: "Te lo puoi scordare io non dormo in quel coso cigolante e bozzoloso!!"
"Perché ci dovrei dormire io?" lo interrogò un serafico volpino.
"Forse perché è colpa tua se ci troviamo quassù!"
"Se è per questo la colpa è tua, dal momento che il signorino non ha voluto rinunciare a mettersi in mostra in quella stupidissima sfilata!!"
"Sì ma io non ti ho chiesto niente, se fosse stato per me adesso sarei nel mio comodissimo letto a Kanagawa."
"Sbagliato! Adesso saresti con un buco sulla testa sotto un metro e mezzo di terra. Come fai ad essere così sciocco da non rendertene conto?"
"Baka Kitsune io me ne rendo conto eccome, ma devo fare quella sfilata ad ogni costo quindi è inutile stare a pensare al pericolo!"
"E sentiamo, perché devi farla ad ogni costo? Non mi sembra che sia di una stilista famosa, forse sarà presente qualcuno d'importante, chi è, un pezzo grosso della moda internazionale, qualche attore famoso su cui vuoi fare colpo, avanti spiegami ragazzino!"
Hanamichi cercò di non perdere la calma; era evidente che quello stronzo lo stesse provocando. "Pensa quello che ti pare!"
Il rossino si liberò della presa di Kaede e, pur di non continuare su quell'argomento, andò nell'unica camera, prese un cuscino e una coperta e scese al piano di sotto per dormire nello scomodissimo divano.
"Do'aho testardo!" sbuffò il detective prima di chiudersi nella stanza.

La mattina seguente Hana si svegliò come al solito molto presto e al contrario di Kaede preparò la colazione per entrambi. Quando Rukawa lo raggiunse, andò in cucina senza dire niente e annusò sospettosamente il caffè rimasto.
"Baka Kitsune, il sonnifero l' ho finito su Akira se è questo che ti preoccupa" lo tranquillizzò sarcasticamente Sakuragi.
Un moto di fastidio attraversò improvvisamente lo stomaco di Rukawa e quando scoprì a cosa era dovuto, non voleva assolutamente crederci: non poteva essere infastidito dal fatto che quello stupidissimo do'aho aveva chiamato il suo amico-collega per nome, era qualcosa di assurdo. Così per sfogare la sua frustrazione decise di punzecchiarlo un po': "Do'aho questo caffè è freddo."
"Scaldalo, che ti posso fare scusa?"
"Magari potevi aspettarmi."
"O magari potevo farlo per me e basta come qualcuno di mia conoscenza!!"
"Mh."
"Voglio andare a fare un giro fuori di qui!" annunciò improvvisamente il rossino.

"Scordatelo." Fu il secco ordine di Rukawa.
"Sono quattro giorni che sono chiuso qua dentro e non è mai successo niente!"
"Solo perché tu non te ne sei accorto, non significa che non sia successo niente!"
"Che...che vuoi dire?"
"Niente."
"Vuoi dire che hanno scoperto il nostro nascondiglio?"
Kaede non rispose, facendo infuriare maggiormente il suo interlocutore.
"In ogni modo non ci credo, è solo una scusa che hai inventato per intimorirmi."
Per evitare di spaventarlo davvero, Rukawa non lo contraddisse ma nascose la mano destra nella tasca dei pantaloni. Quella notte, infatti, il detective era rimasto leggermente ferito durante lo scontro che c'era stato nei pressi dello chalet.

Prima di andare a dormire, Kaede aveva notato che gli uccelli erano stranamente agitati e aveva subito intuito che c'era qualcuno nascosto nel bosco. Senza svegliare il rossino, si era assicurato che porte e finestre fossero completamente chiuse e poi era uscito attraverso l'apertura segreta che aveva fatto costruire nella dispensa.
Grazie al binocolo ad infrarossi, era riuscito ad identificare esattamente il numero e l'ubicazione esatta dei nemici. Aggirandoli alle spalle quindi, li aveva colti di sorpresa e li aveva eliminati uno ad uno senza alcuna difficoltà, a parte l'ultimo rimasto che aveva opposto resistenza, ferendolo alla mano destra con il suo coltello .
Dopo averli perquisiti con una certa ansia, il detective si tranquillizzò all'istante: i tre uomini non appartenevano ad alcun'organizzazione mafiosa; erano "liberi professionisti" ingaggiati dalla persona che voleva morto Hanamichi. Questo significava che solo loro erano a conoscenza del rifugio e poiché erano tutti morti, quel posto era ancora sicuro.

"Mi hai sentito malefica Kitsune io sto impazzendo chiuso qua dentro!!"
Gli strepitii del do'aho, lo riportarono bruscamente al presente
"Non ha importanza" rispose bruscamente, senza lasciarsi impietosire dallle difficoltà del rossino.
"Sì che ce ne ha, io esco."
Hanamichi tentò di prendere la sua giacca ma ovviamente Kaede glielo impedì facendo nascere un'altra furiosa discussione.
"Kami, voglio andarmene da qui, voglio uscire da questa prigione mi sento soffocare io non ti sopporto più!!"
Il rossino se n'andò urlando al piano di sopra chiudendosi dentro la stanza che fungeva da ripostiglio e Kaede non lo rivide per tutto il giorno. Quando salì per andare a dormire fu tentato di parlargli ma il suo orgoglio glielo impedì; il giorno seguente però non poté fare altrimenti, si avvicinò alla porta e bussò forte un paio di volte.
"Hai intenzione di lasciarti morire di fame do'aho?"
"A te che importa baka Kitsune?"
"Niente se non avessi fatto una promessa a tuo padre."
"La cosa non mi riguarda e in ogni caso adesso non ho fame."
"Do'aho non m'interessa se hai fame o no, voglio che tu apra questa porta."
"No."
"Cos'è, ti chiudi sempre in camera finché tuo padre non asseconda un tuo desiderio?"
"E' così che fanno i bambini viziati no!"
"Non ti porterò fuori do'aho, sai invece cosa farò? Sfonderò la porta e poi ti darò delle sonore sculacciate!"
"Accomodati pure."
Kaede riuscì ad aprire la porta con una semplice spallata ma quando entrò, tutti i suoi propositi svanirono in un istante. Gli scatoloni e i vari bauli erano stati spostati tutti da una parte e sull'ampio corridoio che si era creato, Hanamichi aveva disteso i tappeti che aveva trovato arrotolati qua e là.
E lui se ne stava lì, seminudo, con solo la testa voltata verso la porta e con lo sguardo scocciato per quell'intrusione.
"Che...che stai facendo?"
Hana trattenne a stento un sorriso: l'algida Kitsune aveva balbettato.
"Non lo vedi" rispose fingendo la più totale indifferenza "sto provando...fra poco più di due giorni ho la sfilata."
"Perché in boxer?"
"E' una sfilata di costumi da bagno, i jeans e il maglione m'impacciano. Bene, adesso che hai fatto la tua azione quotidiana da 007 puoi pure lasciarmi in pace!"
"Vieni a mangiare" disse con voce calma ma decisa Rukawa.
"Non posso mangiare cibi in scatola pieni di grassi e conservanti a cosi poco tempo di distanza dalla sfilata!"
"Hai paura d'ingrassare?"
"No, scemo! Ho paura di quello che può spuntare nella mia faccia o nel resto del corpo, anche se tu lo trovi un lavoro completamente inutile o meglio da do'aho, mi pagano per essere perfetto!"
Kaede non poté trattenersi dal lanciare un'occhiata veloce al corpo che aveva davanti e pensare che se lo pagavano in base alla perfezione, allora il do'aho doveva essere molto ricco.
"Mancano ancora ventiquattro ore, hai intenzione di non mangiare niente fino allora?" si limitò a chiedere per togliersi dalla mente i suoi ultimi pensieri.
"Più tardi preparerò del tea molto zuccherato."
Kaede parzialmente soddisfatto da quella risposta, si lasciò cadere sulla poltrona davanti al focolare.
"Mh...fa come ti pare!"
Il rossino però lo guardò stupito. "Che stai facendo?"
"Io niente perché?"
"Perché ti sei messo seduto qui?"
"Perché non dovrei?"
"Perché io voglio continuare a provare e non ci riesco se tu stai qui a guardarmi!"
"Se ti vergogni di me, come puoi farlo davanti a spettatori e fotografi?"
"Forse perché loro non mi guardano con lo stesso biasimo con cui lo fai tu!"
-Do'aho il mio non è certo biasimo- pensò istintivamente Kaede anche se al rossino rifilò il suo solito monosillabo, mandandolo completamente fuori di testa.
"KITSUNEEEE!!!" protestò Sakuragi con tutto il fiato, ma senza scomporsi minimamente, Kaede dichiarò che non si sarebbe spostato da quella poltrona.
"Kami! E poi sarei io il ragazzino viziato, sei l'essere più prepotente che abbia mai incontrato!!"
Sakuragi s'infilò solamente il maglione e uscì dalla stanza. Magari il tea lo avrebbe calmato un po'.
Una ventina di minuti dopo Hanamichi tornò più tranquillo e ignorando completamente la volpaccia malefica stravaccata sulla poltrona, si tolse il maglione e iniziò a camminare avanti e in dietro sulla passerella improvvisata.
Ovviamente Kaede non gli tolse per un attimo gli occhi di dosso e quando lo vide incominciare a tremare, si alzò per gettare nuova legna sul fuoco.
"Do'aho, adesso basta" ordinò improvvisamente il detective.
"Cosa?" Hanamichi lo guardò confuso.
"Si sta facendo sera, la temperatura si è abbassata troppo per restare seminudo. Rimettiti i vestiti."
Solo allora Hanamichi si rese conto dei brividi che percorrevano il suo corpo, così le sue guance s'imporporarono leggermente per l'imbarazzo mentre iniziava a rivestirsi senza alcun'obbiezione.
"Non me n'ero accorto grazie!" disse con un tono gentile.
"Com'è possibile stavi tremando!"
"Quando sfilo mi concentro totalmente sulla camminata."
"Non sapevo che camminare ti richiedesse uno sforzo così notevole!"
Gli occhi di Hanamichi si oscurarono all'istante di rabbia.
"E' inutile!" sbottò mentre si avviava verso la porta con tutta l'intenzione di uscire dalla stanza. Tuttavia fu bloccata da Rukawa.
"Perché te ne vai? Non hai ancora..."
"Hai risposto tu no!" lo interruppe bruscamente Hanamichi "sono troppo stupido per muovere un passo dietro l'altro e allora mi devo concentrare bene su quello che sto facendo."
"Do'aho, non fare il bambino!"
"Senti sono stanco, stressato e annoiato. Io non so perché tu ti diverta tanto ad insultarmi e denigrare continuamente il mio lavoro, sarà stupido e superficiale ma non ammazzo nessuno!"
A quelle parole furono gli occhi di Kaede ad incupirsi: "Do'aho non vado in giro ad ammazzare la gente."
"Non mi riferivo a te idiota. Era un modo di dire per sostenere che era un lavoro onesto!" Hanamichi arrossì furiosamente per la gaffe commessa e a quella visione le labbra di Kaede s'incresparono leggermente per poi esplodere in una sonora risata.
"Kami Sama quanto sei buffo, avresti dovuto vedere la faccia che hai fatto!"
"Mh...e poi sarei io il bambino!" sbuffò il rossino mentre tentava di nuovo di oltrepassare la soglia di quella stanza.
"Ehi aspetta non mi hai ancora risposto!"
"Kami quanto sei noioso! Non sono un monaco buddista, non entro in trance quando lavoro, è solo che dobbiamo sopportare di tutto mentre sfiliamo e dobbiamo mantenere sempre la solita faccia impassibile" spiegò tra l'annoiato e l'offeso.
"Tipo?"
"Tipo cosa Kitsune?" sbottò definitivamente esasperato "qualche volta potresti mettere più di due parole in una frase!"
Kaede alzò gli occhi al cielo, prima di riformulare la domanda: "Che cosa dovete sopportare? Di cosa stavamo parlando do'aho?"
"Non lo so: freddo, caldo, vestiti pruriginosi, scarpe strette, passerelle disagevoli, luci perennemente puntate negli occhi..."
"I vestiti pruriginosi" lo interruppe il volpino.
"Come?"
"Io non sopporterei i vestiti pruriginosi" ripeté il detective.
"Beh ti assicuro che anche sfilare in pieno luglio con, guanti, sciarpa e cappotto di lana non è il massimo della delizia. Comunque per quello che guadagno posso fare sicuramente qualche piccolo sforzo!"
"Come morire di fame?"
"Quando sono a casa non muoio di fame, mangio il riso e un sacco di verdure."
"Mh...fai come ti pare io scendo per la cena."
"Va bene, va bene scendo con te ma non costringermi a mangiare quello che non voglio."
"Mh."

La mattina seguente Hanamichi si svegliò stranamente di buon umore.
"A cosa è dovuto quel sorriso da idiota?" gli domandò Rukawa appena lo vide entrare in cucina.
"Oggi è l'ultimo giorno che stiamo chiusi qua dentro!"
"E se non fosse così, se ti avessimo ingannato e nessuno ci venisse a prendere fino a dopo domani?"
"Oh ma questo non è proprio possibile, mio padre mi ha promesso che tornerò in tempo per il mio lavoro" rispose il rossino assolutamente sicuro di sé.
"Mh...classico discorso da ragazzino viziato!"
"Puoi dire quello che ti pare non riuscirai a rovinarmi il buon umore!"
E Rukawa non poté ribattere poiché il do'aho aveva perfettamente ragione.
Sendoh arrivò puntuale come stabilito alle tre del pomeriggio.
"Ciao tesoro sei ancora tutto integro vedo!" scherzò Akira non appena si ritrovò di fronte il modello che gli aveva fatto perdere la testa.
Hanamichi salutò calorosamente il ragazzo, prima di rispondere alla sua domanda: "Parte della mia mente si è degenerata a forza di stare rinchiuso con quella stupidissima volpe congelata, per il resto tutto ok. Tu come stai? Mi dispiace molto per lo scherzetto che ti ho giocato!"
"Oh non ti preoccupare ti capisco perfettamente e in ogni caso è andata meglio così credimi, la noia mi avrebbe fatto sicuramente impazzire e allora tu saresti stato in pericolo."
"Beh almeno mi sarei divertito!"
Sendoh lo guardò con la faccia sconvolta da pesce lesso e Hanamichi scoppiò a ridere divertito.
"Ti piace molto prenderti gioco di me eh?"
"Andiamo stavo solo scherzando, non te la prendere Akira!"
In quel momento Kaede arrivò dal piano di sopra con la borsa e la giacca del rossino che furono consegnate al proprietario, con poca grazia.
I discorsi insulsi di quei due lo avevano a dir poco irritato
"Se avete finito con queste idiozie, possiamo pure andare."
Akira lo guardò con "leggero" sospetto mentre Hanamichi sbuffò prima di uscire da lì.

Il viaggio fu lungo e noioso, Kaede era concentrato nella guida e in ogni caso non sarebbe stato un interlocutore molto divertente e Akira aveva inspiegabilmente smesso di scherzare con lui. Così Hanamichi decise di sistemarsi meglio nel sedile posteriore e dormire finché non fossero arrivati.
La voce di Sendoh che lo avvisava di essere giunti a destinazione, lo richiamò dal suo sonno leggero e il rossino aprì gli occhi un po' confuso, non sapendo dove si trovava.
"Siamo nell'autorimessa di un hotel, casa tua non è sicura al momento" lo informò subito Sendoh.
Hana annuì con l'espressione ancora un po' assonnata e Akira scoppiò inevitabilmente a ridere.
"Kami Sama quanto sei carino!"
"Grazie."
L'alto ragazzo dalla strana pettinatura si ricompose all'istante quando vide arrivare il suo collega. "Allora?"
"Tutto ok, possiamo andare."
I ragazzi scortarono il rossino fino alla camera che avevano prenotato, quando entrarono chiusero tutte le tende, controllarono ogni angolo e infine diedero a Hanamichi il permesso di muoversi come voleva. Dopo qualche minuto decisero di ordinare la cena e attesero tutti quanti in silenzio.
"Erano secoli che non mangiavo qualcosa di decente!" esclamò Sakuragi particolarmente soddisfatto "adesso un bel bagno caldo!"
Il modello rimase immerso nell'acqua bollente finché il suo corpo non si fu completamente rilassato, poi si avvolse in un morbido accappatoio profumato e uscì facendo prendere un mezzo infarto a Sendoh.
"Hai...hai già fatto?"
"Sì, adesso è tutto vostro...io me ne vado a dormire, domani devo svegliarmi in perfetta forma."
Quando i ragazzi rimasero di nuovo soli, tornarono a parlare delle indagini che Akira aveva svolto in quei giorni.
"E non sei riuscito a capire il motivo per cui la famiglia Kazuhara vuole sabotare la sfilata?" domandò Kaede pensieroso.
"Nessuno sa niente" replicò il collega "del resto, a chi potrebbe venire in mente di collegare una sfilata di moda ad una banda di mafiosi?!"
"Mh...staremo a vedere, l'importante è conoscere da chi dobbiamo proteggere Hanamichi."
Sendoh sorrise maliziosamente.
"Hanamichi? Accidenti quel rossino deve essere proprio strepitoso se ha sciolto il ghiaccio di un freezer come te!"
"Smettila idiota, non sono come te io! Non mi faccio mai coinvolgere dai clienti."
"Come vuoi, allora non ti dispiacerà se adesso io vado a controllare com'è la situazione sotto le sue coperte!"
"Tsé"
"Ok."
Il classico rumore metallico di una pistola che viene caricata, fece però desistere il povero Akira, che non riuscì a fare nemmeno due passi verso la camera del rossino.
"Sai adesso che mi ci fai pensare credo che il divano sia molto più comodo, allora mi fai un po' di posto, amico mio."

La mattina dopo, i ragazzi scortarono Hanamichi al ****, Sendoh andò a controllare il percorso che dovevano fare per arrivare ai camerini e quando vide che era tutto sicuro, comunicò il via libera con il microfono e l'auricolare che lui e Kaede indossavano.
Akira e Rukawa restarono alquanto turbati dalla confusione che regnava dietro le quinte della sfilata. Metà dello spazio a disposizione era occupato da lunghi appendiabiti e i vestiaristi si agitavano fra essi controllando che gli abiti fossero appesi nel giusto ordine di uscita; il regista della sfilata continuava a sbraitare ordini ai tecnici del suono e a quelli delle luci; mentre i parrucchieri e gli addetti al trucco correvano dietro a tutti i modelli per dare loro il tocco finale.
"E noi dobbiamo proteggerti in un casino simile?" domandò incredulo Akira, mentre continuava a guardarsi in giro.
"Beh benvenuti nel vero mondo delle sfilate!" esclamò il rossino sorridendo per la sorpresa delle sue guardie del corpo.
"Separiamoci" si limitò a dire Kaede cercando di districarsi fra la folla indaffarata.
Akira si staccò da loro senza dire niente mentre il volpino restò al fianco di Hanamichi.
"Sembra un'altra persona adesso! Mi riferisco a Sendoh" costatò il rossino guardando Akira allontanarsi con passo sicuro verso l'uscita.
"E' un professionista, uno dei migliori."
"Non avevo il minimo dubbio."
I ragazzi si fissarono per qualche istante, prima che Hana fosse rapito dalla mandria impazzita di truccatori e parrucchieri.
Dopo alcuni minuti il modello fu lasciato libero.
"Beh anche questa come tortura non è male!" costatò il detective che aveva assistito a tutta quanta la preparazione.
"Mia nonna diceva sempre che chi bello vuole apparire qualche pena deve patire" replicò Sakuragi prima di continuare: "E poi te l' ho detto Kitsune è il mio lavoro...pregò?"
Hanamichi si voltò sorpreso verso l'uomo che gli si era avvicinato.
"La signora Mori mi ha chiesto di portarle quest'integratore, n'avrà bisogno per la sfilata."
Il rossino prese la bottiglietta che l'uomo gli porgeva ma prima ancora che Kaede pronunciasse una sola sillaba, si voltò di scatto colpendo lo sconosciuto in pieno stomaco con un calcio, completando l'opera con una bella ginocchiata sul basso ventre.
L'uomo cadde a terra boccheggiando per il dolore.
"Allora signor cameriere sconosciuto vuole assaggiare prima lei?"
Sakuragi avvicinò la bottiglia alla bocca dell'uomo e inevitabilmente questi voltò la testa dall'altra parte, confermandogli così che il liquido fosse avvelenato.
"Che ne facciamo di lui?" domandò al detective.
Kaede lo legò molto forte con un filo di nailon e lo chiuse a chiave in uno sgabuzzino.
"Alla fine lo consegneremo a tuo padre."
"Ok."
"Chi ti ha insegnato quelle mosse?"
"Da ragazzino ero un teppista."
"Cosa?"
"Se non ci credi chiedilo a mio padre, sono sicuro che non si ricordi nemmeno lui il numero delle volte che mi ha fatto trascorrere la notte in cella."
Improvvisamente un ronzio d'elettricità statica s'intromise nella loro conversazione e Sendoh comunicò qualcosa al suo collega.
"Portalo qui." Fu la secca risposta di Rukawa.
Qualche minuto dopo Akira arrivò trascinando un uomo privo di conoscenza.
"Quest'ibecille si voleva spacciare per un critico d'alta moda e aveva lasciato sul risvolto della giacca la spilla della sua famiglia!"
"I Kazuhara non sono dei geni del crimine ma non dobbiamo comunque sottovalutarli, possono avvalersi di collaboratori molto esperti."
I ragazzi sistemarono l'individuo con l'altro nello sgabuzzino e tornarono subito ad essere guardinghi.
"Mi domando come mai la stilista non si è fatta viva" chiese Sendoh un po' preoccupato.
"E' nella cassaforte!" rispose tranquillamente il rossino.
"Cosa?"
"Si è fatta chiudere nel caveau con la sua creazione di punta."
"E perché scusa?" lo interrogò ancora Akira "aveva paura che qualche fantasma penetrasse il muro d'acciaio e gliela rubasse?"
"No, aveva semplicemente paura di morire. E' rimasta nascosta per tutta la settimana ma avete visto anche voi la confusione che regna in questo posto, così ieri sera si è fatta chiudere là dentro e ci rimarrà finché non starà per cominciare la sfilata."
"E' coinvolta anche lei?" domandò Akira leggermente stupito.
"Certo."
"Hanamichi tu sai cosa cercano questi tipi, vero?"
"Sì"
"E perché non lo hai detto?"
"Perché per contratto non posso rivelare niente dei vestiti con cui sfilerò, se lo avessi fatto avrei dovuto pagare una penale salatissima e sarei stato licenziato."
"Tu sei matto" sbottò Kaede esasperato "tieni più al tuo stupido lavoro che alla tua vita!"
"No, ma tengo molto alla vita di un amico. Se fosse andato tutto secondo i nostri piani nessuno sarebbe stato in pericolo ma non abbiamo fatto i conti con la nostra brava talpa aziendale!"
"Di che parli?" chiese Sendoh.
"Beh fra pochi attimi la cassaforte si aprirà e il mistero sarà svelato."
Quando ciò avvenne, tutti gli addetti ai lavori ad eccezione di Hanamichi e delle sue guardie del corpo, furono fatti sgombrare dalla stanza e questo per espresso volere della signorina Mori.
La prima ad uscire ovviamente fu la giovane stilista che appena vide il rossino gli saltò in braccio come una bambina.
"Kami Sama Hana, stai bene per fortuna!" costatò sollevata la giovane donna.
"Sì e tu, tutto bene?"
"Sì certo, ma se rimanevo chiusa ancora un altro minuto sarei impazzita!"
"Beh Atsuko stiamo per fare una cosa folle."
"Dunque sei sicuro!"
"Sì"
"Bene allora entra nella cassaforte e cambiati" lo incoraggiò Atsuko "Io ho una sfilata da presentare!"
"In bocca al lupo."
"Crepi."
"Io non ci sto capendo niente" li interruppe Sendoh "questo è un normalissimo costume da bagno e poi perché adesso devi rinchiuderti nella cassaforte?"
"Deve indossare il motivo per cui i Kazuhara lo vogliono morto." Il collega rispose per Hanamichi.
"Esatto." Si limitò a confermare il rossino.
"Akira sta con la signorina Mori e continua a controllare la sala, io entro con lui."
"Ok...venga signorina dovrei farle un paio di domande."
"Certo..." ma poi la ragazza si fermò e si voltò indietro "ah dimenticavo la cassaforte si aprirà automaticamente fra trenta minuti, per allora la sfilata sarà quasi finita e dovrai entrare in scena tu."
"Ok." Hanamichi annuì e salutò la donna con un gesto d'incoraggiamento.
Il modello e Rukawa entrarono nella stanza blindata richiudendosi la pesante porta alle spalle.
In un appendiabiti c'erano attaccati un costume dalla fantasia strana e una specie di vestaglia di seta bianca.
"E' quello?" domandò Kaede indicando l'abito con la testa.
"Mh...mh, sai come si chiama questo capo? L'antidoto" continuò senza aspettare la risposta di Rukawa.
Il ragazzo rimase in silenzio e il rossino proseguì con le spiegazioni.
"Hai sentito, pochi giorni fa, la notizia di quell'arma chimica molto potente di cui si è impossessata la yakuzza?"
"Sì...vai avanti."
"L'arma è stata ideata da un mio carissimo amico. Un'organizzazione mafiosa di cui non conoscevo nemmeno il nome, prima delle indagini di Sendoh, lo aveva rapito proprio per questo motivo. Con la vendita del veleno ai terroristi e dell'antidoto a qualche governo, sarebbe diventata molto potente ma durante le trattative, Hideo è riuscito a scappare, portandosi dietro le due formule."
"E adesso dov'è il tuo amico?"
"Atsuko ed io lo abbiamo aiutato a scappare, adesso è al sicuro in un paesino sperduto della Cina. Finché non ci siamo mossi, la mafia non è riuscita a collegare Hideo con me ed Atsuko
-suoi vecchi amici d'infanzia- ma quando lei ha ideato il costume con la stampa dell'antidoto non siamo stati prudenti. Non abbiamo pensato che ci potesse essere qualche spia industriale e non so come, la notizia è giunta fino ai Kazuhara, forse qualche azienda concorrente alla nostra è controllata dalla yakuza!"
"Perché non siete andati ad un giornale?
"E' stato Hideo a sconsigliarcelo: dopo la sua fuga e dopo che la notizia dell'arma era stata resa pubblica, la mafia avrebbe controllato costantemente ogni mezzo di comunicazione. La sfilata sarebbe stata insospettabile. Se ci penso mi sembra d'impazzire, poteva filare tutto meravigliosamente liscio e invece per colpa di un infido vermiciattolo..."
"E' vero quel tuo amico ha avuto un'ottima idea" mormorò Kaede mentre continuava a riflettere sulle informazioni appena ricevute.
"Per cosa?" domandò leggermente alterato il rossino.
"Per la sfilata."
"Hideo ha avuto a malapena il tempo di passarci le formule e stringerci la mano, prima di salire in aereo. Il genio sono io ovviamente!" dichiarò a gran voce per mettere bene in chiaro le cose con quello stupido volpino.
"Tu? Non farmi ridere."
"Ehi cosa vuoi insinuare?"
"Che oltre ad essere do'aho sei pure bugiardo" lo provocò Rukawa con una "leggera" punta di divertimento.
Il rossino stava per partire alla carica ma si fermò.
"Ringrazia il cielo che ho una sfilata fra quindici minuti e non posso fare a botte con te. A proposito io devo cambiarmi!"
"E allora?" chiese il volpino fingendo di non capire la richiesta dell'altro.
"Mi devo spogliare."
Rukawa continuò a restare in silenzio limitandosi a sollevare un sopracciglio.
"Ti vuoi girare dall'altra parte!" sbottò con le guance in fiamme per la vergogna.
"Perché?" il detective si stava decisamente divertendo a prendere in giro quel do'aho così ingenuo "Credi che m'imbarazzi la vista di un uomo nudo?"
"No, no... non lo so" balbettò sempre più rosso "ma mi da fastidio essere guardato quando sono nudo, quindi adesso voltati!"
Kaede sbuffò ma fu costretto a fare come il rossino chiedeva.

"Ho fatto" annunciò Sakuragi dopo diversi minuti.
"Era ora! Sei più lento di una ragazza" lo provocò ancora la Kitsune e la sua gola si asciugò all'istante quando lo vide, anche se la sua maschera d'impassibilità non s'intaccò minimamente.
"Pensi che qualcuno possa decifrare la formula che è stampata in quel misero pezzo di stoffa?"
Il detective era palesemente scettico.
"Ma nel costume c'è stampata la formula del veleno, quella dell'antidoto è qui dietro."
Hanamichi si voltò e nella stoffa candida che copriva la sua ampia schiena, erano impressi in nero e molto chiaramente i simboli della formula.
"Mh decisamente più evidente" convenne Rukawa "Ma così dovrai dare le spalle al pubblico!"
"E allora?"
"Do'aho, non vedresti un possibile pericolo."
"E qual è il problema? Sarai tu i miei occhi!"
A quelle parole Kaede sussultò: gli stava affidando la sua vita, non era la prima volta che faceva un lavoro simile, perché quelle parole gli risultavano così tremendamente importanti?

La cassaforte si aprì puntualmente trenta minuti dopo e fuori ad attenderli trovarono solamente Akira.
"Wow Hana sei uno schianto!" commentò immancabilmente il porcospino.
"Grazie Akira."
"Sei stato informato?" tagliò corto Kaede.
"Certo."
"Allora andiamo."
I due detective iniziarono a comunicare fra di loro a bassa voce.
"Cercheranno di sparare a Hanamichi prima che si volti su quella passerella" dichiarò con sicurezza Sendoh.
"Abbiamo pochi secondi per individuare il killer e neutralizzarlo senza diffondere il panico."
"Ce la faremo Kaede!"
"Mh."
Quando arrivò nel retroscena, il modello fu assalito di nuovo da una folla d'addetti ai lavori, che gli chiedevano dove fosse sparito e controllavano che tutto fosse a posto.
"Fatti guardare Hana, sei uno splendore come sempre, sei pronto?" domandò un po' incerta l'amica.
"Sì" la tranquillizzò il ragazzo.
"Allora vai."
"Aspetta mi è venuta un'idea" improvvisamente Akira bloccò il rossino e guardando la stilita ordinò: "non farlo uscire finché non ho raggiunto il tecnico delle luci."
Poi continuò rivolto solo al collega: "E' per forza fra i fotografi Ru, il pubblico è passato al metal detector non può nascondere una pistola e abbiamo fatto andare nell'altra stanza gli addetti ai lavori, restano solo loro."
"Ha nascosto la pistola nella macchina fotografica" intuì all'istante Kaede "sbrigati, disorientali con le luci appena Hanamichi entra, ci penso io ad individuarlo."
Mori vide Sendoh parlare con l'uomo delle luci e allora lasciò entrare l'amico.
La passerella si abbuiò completamente proprio mentre il modello usciva e tutti i riflettori furono direzionati contro i giornalisti. Qualche secondo dopo le luci furono di nuovo su di lui e per un istante riuscì a vedere Rukawa allontanarsi con un uomo.
Il rossino restò impassibile nella sua posizione finché la presentatrice non ebbe terminato la vivace descrizione dell'abito, poi si mosse fluido ed elegante come un angelo. La vestaglia di seta bianca, infatti, svolazzava attorno a lui creando un'aura magica che lasciò tutti quanti incantati, al termine della passerella, il rossino si voltò di schiena spalancando le braccia come se volesse spiccare il volo. Lasciò che i fotografi scattassero le loro fotografie e infine tornò indietro, voltandosi solo una volta prima di sparire di nuovo nel buio.
Quando le luci si riaccesero il palco era completamente vuoto, il silenzio restò assoluto per alcuni istanti ma poi l'applauso esplose fragoroso. A quel punto i modelli uscirono tutti assieme disponendosi ai lati della passerella lasciando così lo spazio necessario alla stilista e a Hanamichi di sfilare a braccetto fino alla fine per raccogliere le acclamazioni del pubblico.
Kaede nel frattempo aveva raggiunto Akira, che molto più tranquillo si gustava tutta quella bellezza.
"E' finita finalmente!" esclamò il ragazzo con il suo sorriso a sessantaquattro denti "ma come hai fatto ad identificare così velocemente il killer?"
"Era l'unico fotografo ad avere una macchina senza flash!"
Akira si mise a ridere. "Che idioti!!"
"Mh...io vado" si limitò a replicare l'amico.
"Ma come, non vieni al party organizzato nella sala dell'hotel?"
"Non m'interessa."
"Il rossino ci rimarrà male!" cercò di provocarlo.
"Non dire stupidaggini."
"Fai come vuoi, ci vediamo bello."
Sakuragi si cambiò velocemente per raggiungere i ragazzi e appena vide Akira gli corse in contro abbracciandolo forte.
"Grazie, grazie, grazie, siete stati incredibili!!"
"Wow se ogni volta mi ringrazi così ti salverò molto più spesso!"
"Ma quella Kitsune congelata dove è sparita?" gli domandò guardandosi in giro.
"Se n'è andata."
"Come se n'è andata?!"
Akira sollevò le spalle prima di continuare: "Ha detto che avevamo finito e che il party non gli interessava."
Come previsto, Sendoh lesse a chiare lettere la delusione passare attraverso gli occhi del rossino, ma tutto passò in un lampo.
"Beh meglio così!" esclamò Hanamichi fingendo indifferenza "ci divertiremo di più alla festa senza quel sorbetto avariato, però sbrighiamoci ci stanno aspettando tutti quanti."

Il giorno dopo ovviamente la polizia fece irruzione nello studio d'Atsuko Mori per chiedere spiegazioni e il commissario Sakuragi non rimase molto sorpreso di trovare lì anche suo figlio.
"Papà, Atsuko non c'entra niente, vi spiegherò tutto io."
"Bene allora seguimi alla centrale."
Occorsero diversi minuti per spiegare tutta la situazione e alla fine, il commissario riusciva a stento a trattenere un profondo fremito di paura.
"Ma tesoro perché non hai affidato tutto a me, perché hai voluto rischiare la vita così apertamente?"
"Papà, dovevo proteggere Hideo! Lui è l'unico vero testimone di questa brutta storia, se la polizia avesse scoperto l'esistenza di un antidoto e il nome della famiglia coinvolta, quei criminali avrebbero fatto di tutto per scovarlo e ucciderlo. In questa maniera si sono concentrati sulla formula che aveva dato a me e lui ha avuto tutto il tempo di scappare."
"Sei stato un folle!" gridò esasperato l'uomo.
Hanamichi abbassò lo sguardo dispiaciuto.
"Perdonami papà io..."
Ma il commissario non lo fece finire e concedendogli uno dei suoi rari sorrisi, terminò il proprio discorso: "Ma sono molto fiero di te!"
Senza falsi problemi strinse a se il figlio e lentamente cominciò ad accarezzargli le morbide ciocche carminio, simili a quelle della sua povera moglie.
"Questo significa che non sei più un ragazzino!"
Hanamichi si strinse al petto enorme dell'uomo come sempre accadeva quando era fra le sue braccia e non riuscì a trattenere un sorriso dispettoso.
"Papà ho dovuto rischiare la vita per dimostrarti che un ragazzo a ventitré anni non è più un bambino?"
"Sciocchezze tu per me sarai sempre un bambino anche quando avrai quarant'anni!"
"Ma papà!" Hanamichi scosse la testa, rassegnato: quello che aveva detto due secondi prima non contava più?
"E' così" ribadì l'uomo con decisione e il figlio sbuffò scoppiando subito dopo a ridere.
"Anche tu resterai sempre il mio imbattibile papà!"

Il campanello della porta suonò, destandolo dal suo sonno.
Kaede aprì gli occhi infastidito: non sopportava nella maniera più assoluta essere disturbato mentre dormiva, anche se erano appena le nove e mezzo di sera.
Borbottando un'imprecazione mentre si tirava su dal divano, andò a vedere chi diavolo fosse lo scocciatore, senza preoccuparsi di indossare niente a parte i pantaloni della tuta sbiaditi e larghi che già portava.
Il suo cuore perse letteralmente un battito quando vide chi era attraverso lo spioncino.
Era certo che non lo avrebbe più rivisto.
Aprì la porta indossando la sua maschera e restò impassibile ad osservarlo arrossire imbarazzato.
"Do'aho!" la sua espressione parlava molto chiaramente e voleva sapere che accidenti ci faceva lì.
"Io ecco...te ne sei andato senza aspettarmi ed io...sì insomma...avrei voluto ringraziarti e...scusarmi...anche...per come mi sono comportato...è tutto...scusa il disturbo."
Il rossino stava per voltarsi e andarsene quando Kaede lo bloccò per un polso, lo tirò dentro chiudendo alle sue spalle la porta e sbattendocelo contro, lo imprigionò con il suo corpo e con le mani vicino al volto.
"Non saresti dovuto venire do'aho..."
Hanamichi non si reggeva più in piedi: quella voce era troppo profonda e sensuale; quegli occhi troppo travolgenti; si sentiva soffocare e non riusciva a capire più niente. Così quando le labbra di Kaede andarono a coprire le sue, mozzandogli definitivamente il fiato nei polmoni, lui non poté fare altro che allacciare le braccia al collo di quella Kitsune prepotente e assecondarlo ancora una volta.
"Adesso non posso più lasciarti andare" affermò Kaede fissando i suoi occhi di ghiaccio in quelli di Hanamichi, mentre entrambe le mani gli accarezzavano le ciocche d'oro rosso.
Sakuragi affondò il volto nella sua spalla.
"Non ho intenzione di andare da nessun'altra parte!" mormorò con un filo di voce.
Kaede lo guardò a lungo soddisfatto, prima di prenderlo per mano e guidarlo nella sua camera.
Entrambi caddero sul grande letto matrimoniale: Hana sotto il volpino con le gambe saldamente allacciate alla sua vita; Kaede sopra il rossino con la lingua affondata nella sua dolcissima bocca vellutata.
Si baciarono a lungo senza un attimo di tregua.
Ansimanti si separarono perdendosi per attimi eterni l'uno nello sguardo ardente dell'altro, poi Kaede fece sollevare le braccia di Sakuragi per potergli sfilare facilmente il maglione.
Dopo di ché fu il caos di baci, morsi, carezze ardenti e tocchi a malapena accennati che facevano gridare senza controllo Hanamichi e morire di passione Rukawa.
"Ti prego Kaede...non posso più aspettare!" gemette all'improvviso senza controllo il rossino.
E il volpino scivolò via dalla stretta di Hanamichi, trattenendo un ansito, quando le loro virilità strette ancora nei pantaloni, vennero a contatto. Si sollevò in piedi per togliersi velocemente la tuta e i boxer, poi, piegandosi sull'amante fece lo stesso con lui, denudando quelle gambe abbronzate che lo facevano impazzire.
Restando a guardare la loro perfetta bellezza, desiderò sopra ogni altra cosa sentirle di nuovo strette attorno a sé, così, senza smettere di fissarlo, le prese entrambe e le riallacciò dietro la sua schiena, in un gesto talmente sensuale che fece gemere il rossino.
Kaede tornò in un lampo sopra di lui, affondò entrambe le mani fra la massa soffice dei suoi capelli rubino e cominciò a baciargli avidamente il collo, marchiandolo con il segno del suo possesso.
Due dita scesero poi verso il basso, per occuparsi di quella fessura che Hana gli offriva in una maniera sfacciatamente innocente e il rossino ansimò forte, nel sentirsi penetrare da quelle dita umide.
Kaede sollevò il capo dal suo petto per guardarlo, incredulo.
"Sei vergine?!" domandò con la voce incrinata dell'emozione.
Sakuragi voltò il capo di lato per impedire a Rukawa di vedere il suo imbarazzo, ma il detective lo costrinse con dolcezza a voltarsi di nuovo verso di lui. E quando vide quel meraviglioso, inaspettato sorriso, Hanamichi non riuscì a trattenere le lacrime.
"Sarai solo mio!" sussurrò Rukawa sulle labbra dell'altro.
"Ti amo Kaede, ti amo da impazzire!" confessò Hanamichi tutto d'un fiato.
Il volpino asciugò le lacrime del ragazzo con baci lievi e delicati, riprendendo a spingere con le dita dentro di lui per prepararlo al meglio e quando lo sentì gemere e spingere forte verso la propria mano, decise di dargli di più.
"Sei pronto piccolo?"
"Sì ti prego!!"
E il volpino rapì di nuovo la sua bocca mentre affondava lentamente dentro di lui.
Hanamichi inarcò violentemente la schiena, il dolore che stava provando era molto forte ma il pensiero d'avere Kaede dentro di sé, lo inebriava e lo sconvolgeva a tal punto, d'anestetizzare qualsiasi tipo di sofferenza. Poi la mano di Kaede intrufolatasi fra i loro corpi, cominciò ad accarezzare il suo membro sensibile, trasformando quel piacere mentale in qualcosa di terribilmente fisico.
Sakuragi riuscì così a rilassarsi completamente e la virilità di Kaede arrivò inesorabilmente nel punto più profondo di lui, facendolo gridare forte per il piacere. Le spinte che seguirono poi, furono tanto sconvolgenti da provocargli un totale black out dei sensi.

Quando il rossino riaprì gli occhi, diversi minuti dopo, ansimava ancora pesantemente, le sue ciocche sudate erano appiccicate alla fronte e le sue guance sembravano prendere fuoco da un momento all'altro.
Kaede restò a guardarlo estasiato, prima di scostargli i capelli per depositare un bacio in quella pelle caldissima.
"Come ti senti?" gli domandò con un tono di voce tanto dolce da sorprendere il rossino.
"Bene."
"Veramente?"
"Sì e tu?"
Rukawa scoppiò a ridere per quella domanda così ingenua e affondando la testa sulla spalla del rossino gli cinse possessivamente la vita.
"Non sono mai stato così bene!" lo rassicurò qualche istante dopo, con il sorriso ancora stampato sulle labbra.
"Veramente?"
"Sì."
E attirandolo maggiormente a sé, baciò Hanamichi con dolcezza, per confermare con quel gesto le sue parole.


OWARI




L'idea della formula stampata in un costume mi è venuta in mente ripensando ad un episodio di City Hunter ma la storia è diversa, almeno spero, è una vita che non lo leggo^^!!

Un bacio grande Chikara.