I personaggi di TB appartengono alle Clamp e a
tutti gli aventi diritto ecc. ecc.
Destiny di
Subaru
Oggi è una di quelle fredde giornate di inverno, quelle in cui ti sembra
di essere un semplice oggetto mosso da invisibili e taglienti fili che ti
incatenano al destino. La strada è deserta, e il vento che mi attanaglia
col suo gelo, che funge da cornice, sta ricordandomi l’inesorabile
tristezza della mia esistenza… e non solo della mia.
Quante di queste giornate ho dovuto affrontare nella mia solitudine,
mentre la mia mente e il mio cuore non riuscivano a liberarsi dalla
prigionia dell’unica causa del mio dolore : Seishiro.
Quante cose avrei voluto domandarti in questi lunghi otto anni, domande
innocenti di quel ragazzino che tu hai distrutto insieme alla vita della
sorella, di quel ragazzino che per te avrebbe rinunciato a tutto il resto,
di quel ragazzino che, nonostante tutto, continua ancora oggi ad amarti.
Ma mi chiedo se esiste ancora quella parte di me, quella disposta ad
aiutare gli altri a discapito dei propri desideri e che piangeva senza
autocontrollo quando non riusciva ad aiutare il suo prossimo.
Probabilmente no.
Tuttavia non è questo ciò che fa sussultare la mia anima… il mio
timore è che nonostante tutto il male che quell’uomo mi ha portato, io
non posso farne a meno. E’ logico che questo farà soffrire le persone
che mi amano, forse anche Hokuto che da lassù veglia su di me vorrebbe
dirmi che sto sbagliando; ma io non sento, non voglio sentire, non mi
interessa sentire…
Continuo a camminare lungo il freddo marciapiede guidato e trasportato da
miei ricordi; delle poche persone che mi passano accanto non mi resta
impresso niente, come se tutto attorno a me non mi sfiorasse nemmeno,
forse è meglio così: se permettessi al mondo di inghiottirmi nella sua
routine finirei per vivere nella menzogna. E’ vero forse non soffrirei,
ma potrei parlare di vita?
Ad un tratto i miei pensieri vengono cancellati da una voce famigliare,
una voce davanti alla quale non posso assolutamente mostrare la mia vera
faccia : Kamui. Un ragazzo che ha affrontato una sorte così simile alla
mia, di cui probabilmente, solo io posso comprendere il dolore.
- Subaru,ti ho cercato dappertutto! Ero preoccupato per te!- esordisce lui
quasi in lacrime.
- Mi dispiace di averti fatto preoccupare Kamui, farò in modo che non
succeda più- cerco di rassicurarlo con uno dei miei “falsi” sorrisi e
gli appoggio la mano sulla spalla – Andiamo a casa?- lui mi risponde con
un cenno della testa, annuendo.
Mentre ci incamminiamo verso il Clamp penso a quanto sono meschino e falso
a prendere in giro Kamui e persino me stesso, ma allo stesso tempo mi
compiaccio della mia bravura nel mentire sul mio stato d’animo e
sui miei sentimenti.
Arrivati a destinazione l’amara scena sorprende entrambi: i draghi della
terra hanno scovato il nostro nascondiglio e l’hanno completamente raso
al suolo.
Mente guardo quell’atroce situazione, mi ritornano alla mente le
medesime domande: se Seishiro sa sempre dove mi trovo perché ci hanno
stanato solo adesso? Non bastava che i draghi seguissero le indicazioni
del Sakurazukamori? E se lui non avesse mai parlato loro di noi?
I miei pensieri vengono però interrotti da un gesto sconsiderato di Kamui,
che si è avventato su Fuma implorandolo di smetterla.
Devo intervenire per aiutarlo, devo proteggerlo, ma come tento di muovermi
verso di lui, mi rendo conto che una mano, che risveglia in me sensazioni
che credevo di aver scordato, mi trattiene per il braccio. Mi giro di
scatto senza riuscir ad impedire ai miei sentimenti di trapelare dal mio
volto: - Seishiro…- dico con tutto il disprezzo e l’astio che riesco a
fingere nei suoi confronti, - Kamui e Fuma non sono un tuo problema
ora…- dice, mentre si forma quell’odiosa espressione in grado di
rovinare persino il suo splendido volto; poi, continua quasi per prendermi
in giro: - Allora, come sta il mio amato Subaru?-
Mai delle parole erano riuscite a ferirmi, ma non le sue… Tento in tutti
i modi di non piangere, non posso dargli una tale soddisfazione, ma le
lacrime cominciano a riempirmi gli occhi e a bagnarmi le guance. Nemmeno
quando Fuma mi levò l’occhio piansi, nemmeno quel dolore riuscì a
toccare il mio cuore, ma la sua voce, così tagliente, mi lacera e mi
distrugge da dentro.
Ma qualcosa non va: Seishiro muta la sua espressione e mi cinge le spalle
con le braccia; le mie gambe non reggono più il peso dell’atmosfera
creatasi e così cedo in ginocchio davanti a lui che, dolcemente, mi
sorregge e si inginocchia insieme a me.
Per la prima volta in tutta la mia vita sento un innato bisogno di
piangere, di urlare, di ascoltare la voce del mio cuore, che per otto anni
ho messo a tacere. Mi spingo contro di lui e lo abbraccio con tutta la
forza della disperazione, mentre lui mi stringe con fermezza e mi scalda
l’anima con due semplici parole: - Mi dispiace.- In quell’attimo
il mio cuore, già cagionevole di salute, cede per la troppa emozione ed
io svengo tra le braccia dell’uomo che ha saputo dare un senso alla mia
vita.
Il risveglio è sempre il momento più duro della giornata, ma oggi
nell’aria c’è un qualcosa che mi fa desiderare di alzarmi e andare
finalmente per la mia strada; mi chiedo semplicemente se sono i ricordi
che scorrono nei miei pensieri, troppo simili a sogni per essere veri,
oppure il meraviglioso odore che arriva da quella che sembra essere la
cucina.
Mi rendo conto con stupore che l’appartamento dove mi trovo non mi è
particolarmente famigliare, al contrario della figura che sta muovendosi
verso di me proprio come nei miei più reconditi sogni: - Bentornato
Subaru-kun, come al solito mi fai stare in pensiero.-
- Subaru-kun…- dico – erano secoli che non mi sentivo più chiamare
così da te.-
Non ne so il motivo, ma qualcosa nella mia coscienza mi dice che devo dare
una seconda possibilità a quell’uomo, e che le sue parole sono,
nonostante i precedenti, veritiere.
Ad un tratto mi rendo conto di aver perso i sensi durante una delle
nostre cruenti battaglie, quelle dalle quali non sai se uscirai vivo
oppure no; così mi alzo di scatto e domando con gli occhi sgranati dalla
preoccupazione: - Kamui, cosa gli è successo?- Seishiro sorride con
l’aria di un bambino innocente e posandomi un dito sulle labbra mi
rassicura: - Lo scontro è finito come al solito, nessun vincitore e
nessun vinto. Ma mi sorprende vedere quanto ancora ti preoccupi per gli
altri!-
- E’ mio compito preoccuparmi di Kamui, sono un drago del cielo!-
rispondo piuttosto irritato mentre mi rendo conto di quanto Seishiro mi
conosce bene.
- No, ti sbagli, oggi tu non sei un drago del cielo e io non sono un drago
della terra…- dice lui con voce che mi fa rabbrividire per la sua
sensualità.
- Ma che stai…- non mi lascia nemmeno il tempo di ribattere serrandomi
le labbra con un bacio, e io gli rispondo mettendoci tutto l’impeto
respinto per così tanto tempo. Poi mi accarezza lentamente le tempie,
come faceva quando ero ragazzo per consolarmi da un mio fallimento; mi
passa le mani nei capelli, e senza rendermene conto, ciò che è
cominciato con un semplice ed innocente bacio si trasforma in un’intensa
passione.
Non ho più il controllo né sulla mia mente, né sul mio corpo; le
mie mani, le stesse che tante volte mi sono servite per sostenere gli
altri, stavolta pensano solamente a soddisfare il mio egoistico desiderio
di conoscenza e si muovono in una maniera sconosciuta. Imito i movimenti
dell’uomo che ora è sopra di me, che mi sta sbottonando la camicia di
uno dei suoi pigiami di seta, quelli che usa da sempre: mi sembra che il
tempo si sia congelato, che la mia Hokuto possa tornare da un momento
all’altro rovinando, come era solita fare, questo meraviglioso
momento… Intanto le nostre camicie sono finite sulla moquette blu
oltremare della camera; e Seishiro continua a torturarmi dolcemente, mi
bacia e mi accarezza come nemmeno la mia mente aveva osato immaginare. E
io, ormai, gli sono completamente succube, in questo momento non oserei
negargli nulla e, anzi, in un angolino della mia mente si fa strada la
speranza che potrei finalmente realizzare il mio desiderio ed essere suo,
completamente suo, non solo col cuore, ma anche con il corpo.
Ansima il mio nome, una sorta di lamento che mi eccita a tal punto da
perdere completamente la nozione di me stesso; mi rendo conto di essere un
egoista, forse non merito tale fortuna, ma desidero che questo
infinito attimo duri per sempre… Ci siamo liberati anche delle ultime
costrizioni, che iniziavano ad ostacolarci, e comincia in questo modo
l’inizio della nostra fine: ora nemmeno volendo potremmo fermarci,
nessuno dei due vuole fermarsi, e finalmente, dopo tanta lontananza,
torniamo ad essere una persona sola; e non ci chiamiamo Sakurazuka e
Sumeragi, ma semplicemente Seishiro e Subaru. Fuori dalla porta non c’è
nessuno, l’intero universo è popolato dal nulla, ci siamo solo io e
l’uomo che mi è accanto:- Ti amo Subaru e ti amerò qualunque cosa ci
accada…- mi sussurra all’orecchio sinistro con appena un filo di voce,
- Anche per me è sempre stato così, Seishiro.- gli rispondo arrossendo.
Allora si separa da me dandomi un tenerissimo bacio sulla fronte, e
sfiniti, ci addormentiamo l’uno tra le braccia dell’altro.
Un sonno piuttosto breve, poiché dopo un po’ comincio a sentire i primi
morsi della fame, mi volto verso di lui e resto incantato nell’osservare
il suo respiro regolare e nell’accarezzare la sua morbidissima pelle:
“ Non mi va di svegliarlo” penso tra me e me; così mi alzo e dopo
essermi ricomposto, mi fiondo in cucina per mangiarmi i meravigliosi
okonomiyaki che mi piacciono allo spasimo. Penso a come il mio Seishiro
non sia cambiato per niente, come sia ancora in grado di risvegliare in me
tutte le sfumature del mio essere, comprese quelle che tento ogni volta di
nascondere con l’ausilio della mia maschera di indifferenza.
Sento dietro di me dei rumori che mi fanno intendere che l’oggetto dei
miei pensieri si è svegliato: lo accolgo con un sorriso e gli sfioro le
labbra con le mie. Quando lo guardo adesso, non vedo più l’assassino
della mia adorata sorella, bensì l’uomo che amo e al quale mi sono
donato per la mia prima volta. Anche lui ha voglia come me di dimenticare
il passato e di guardare semplicemente al futuro, al nostro futuro, ma mi
chiedo se sarà veramente possibile sopportare tutte le conseguenze che ne
deriveranno. Credo però che non ce ne importerà: abbiamo fatto finta di
vivere per così tanto tempo che è giunto il momento di pensare solo a
noi stessi, ma non come due entità separate, ma come due amanti che non
possono vivere se non si nutrono l’uno dell’altro; e sarà così perchè
noi vogliamo così, il destino è solo un concetto a cui la gente si
aggrappa per giustificare le sofferenze della vita quotidiana. Se non
facessero così passerebbero il proprio tempo a piangersi addosso, mentre
questa scusa dà loro la forza di superare la realtà di ogni giorno senza
avere il timore di commettere degli errori; anche io ho vissuto
nell’illusione della sofferenza di ogni giorno… Ma non ho voglia di
pensare agli altri, non adesso che Seishiro mi sta abbracciando e io
sono finalmente riuscito a riordinare le mie emozioni grazie a questo
splendido amore, che noi abbiamo deciso di coronare perdonandoci a
vicenda, ma soprattutto, perdonando noi stessi.
Vai all'Archivio Fan Fictions |
Vai all'Archivio Original
Fictions |
|