Disclaimer: i personaggi di questa fic
appartengono a Inoue e agli altri aventi diritto (e a loro continueranno
ad appartenere perchè ho riposto i miei piani di conquista ^^)
Note: mah... il precedente capitolo era tremendo questo è anche peggio ma
in senso contrario.
Melassa, cioccolatini e carie a volontà!!!!
Note2: le ultime 2 righe sono lemon ^_-
Desire parte
VII
di Naika
Me ne sto immobile in questo lungo, anonimo corridoio d'ospedale.
Sono venuto qui con la stessa ambulanza che l'ha trasportato, stavo
provando dei tiri da tre da solo in palestra quando è scoppiato il
finimondo.
E' stato un caso.
In tutta quella confusione in mezzo alle sirene, alle ambulanze, agli
studenti terrorizzati ho visto quella barella.
Il baluginio delle fiamme che ancora divoravano l'edificio scolastico si
sono riflesse sui suoi capelli come un muto richiamo.
Ho detto agli infermieri che ero un amico e mi hanno fatto salire
sull'ambulanza.
E adesso sono qui.
Che aspetto non so neppure io che cosa.
Forse un miracolo a cui non credo ma alla cui speranza mi aggrappo come un
disperato.
Vorrei essere lì con lui.
Dietro una porta uguale a tante altre, in una stanza uguale a tante altre
su questi letti metallici dalle lenzuola inamidate.
Sta combattendo da solo.
Non mi hanno permesso di entrare.
L'odore dei medicinali mi da il voltastomaco.
Odio gli ospedali ci ho passato tanto tempo da conoscerli fin troppo bene.
Odio i lamenti dei pazienti e il parlare sommesso di dottori e visitatori.
Odio il pianto dei bambini venuti a trovare un parente malato con i
genitori.
Odio i vestiti della domenica indossati per l'occasione che sono inamidati
e rigidi come le lenzuola di questi letti che sanno di candeggina e
anestetico.
Un'infermiera dal volto stanco mi passa accanto spingendo un carrello.
Non sopporto tutta questa sofferenza, non riesco a respirare qui dentro.
Eppure non posso muovermi.
Me ne sto appoggiato a questo muro bianco dinanzi a questa porta chiusa.
Dietro questa porta c'è lui.
Mi sfugge un sorriso e una lacrima.
Che strano accostamento.
Ma il mio è un sorriso carico di tristezza e forse è normale che la sua
salata manifestazione scivoli lentamente sul mio volto.
Quando ho chiesto come stava all'infermiere che controllava Hanamichi
mentre correvamo a sirene spiegate verso l'ospedale mi ha detto di non
farmi illusioni.
Troppo fumo.
Insufficienza cardiorespiratoria.
Probabilmente non passerà al notte.
Me l'ha detto così...
Come se mi stesse dicendo che fuori era quasi buio...
Che l'estate era quasi finita.
Ho allungato una mano sopraffatto dal desiderio di afferrarlo anche se era
lì a pochi centimetri da me, nell'ambulanza, come se tenendo la sua mano
potessi afferrare quella vita che stava scivolando via.
Gli hanno dato qualcosa ma è rimasto cosciente per un po' e continuava a
ripetere quel nome.... il suo nome... all'infinito...
Tra i respiri affannosi fatti nel respiratore.
Nelle lacrime silenziose che bagnavano il suo viso.
Nel dolore dei suoi gemiti che andavano mano a mano spegnendosi....
Kaede.... Kaede.... Kaede....
Ho chiamato sua madre e ho avvertito i miei genitori che sto bene e adesso
aspetto.
Non posso fare altro...
Aspettare.... e pensare.....
Ho incontrato uno dei pompieri che l'ha soccorso e venuto all'ospedale con
un'altra ambulanza perchè per andare a prendere Hanamichi si è ferito ad
un braccio.
Mi ha raccontato quello che ha visto.
Quello che Hanamichi ha fatto.
E mi ritorna nitida alla mente l'immagine di quel volto abbronzato
contorto dal dolore, le ciocche rosse sparse sul cuscino e le sue labbra
che piano scandiscono all'infinito il suo richiamo...
Desideravo quelle labbra per me.
Desideravo baciarlo, possederlo.
Desideravo il suo corpo perfetto e il suo sorriso solare.
Desiderio.
Che cosa piccola e meschina.
Rukawa era stato ricoverato qui ma suo padre l'ha fatto portare in una
clinica privata.
Chissà come sta?
Quando ho chiesto informazioni mi hanno detto che non era grave che si
sarebbe rimesso presto.
E allora sarebbe venuto a cercare Hana?
Mi chiedo se la volpe glaciale si rende conto di quello che è successo,
se sa quello che ha fatto per lui il ragazzo che chiama do'aho.
Idiota.
"Già Hanamichi sei proprio un'idiota" mormoro tra me e me
poggiando una mano sul vetro che da sulla tua stanza.
Le tende sono tirate e non si vede all'interno ma io so che lui e lì e
questo mi basta.
Non voglio vederlo.
Non potrei sopportare di nuovo la visione di tutti quei tubi che si
infilano nella sua carne.
Spero che sua madre arrivi presto.
A lei concederanno di entrare, mi fa star male l'idea che sia da solo,
oltre questo vetro freddo come il silenzio di quella stanza dove l'hanno
rinchiuso il tempo scandito dal ronzio elettrico dei macchinari che lo
tengono in vita
.
Ti rendi conto Rukawa di che cosa ha fatto per te.
Amore.
Che cos'è l'amore me lo sono sempre chiesto.
Non credevo alle illusioni dei romanzi o alla finzione cinematografica ma
quello che ha fatto Hanamichi...
Mettere la vita di un'altro davanti alla propria.
L'uomo non è che un animale evoluto.
E il primo istinto dell'animale è sempre la sopravivenza eppure questa
cosa chiamata amore l'ha spinto ad accantonare la sua vita per quella di
un altro...
Forse l'amore non è che follia....
"Mitsui!"
Mi volto sorpreso nel sentir pronunciare il mio nome.
"Sendoh" lo saluto con un segno del capo.
Ha una borsa con da cui spunta la manica di una giacca.
"Stavo andando al piano inferiore quando ti ho intravisto" mi
spiega "ho una cugina che frequenta lo shohoku e che è rimasta
leggermente ferita. Siccome i miei zii non erano in casa sono venuto io a
prenderla" mormora quasi distrattamente.
So che cosa sta pensando.
Mi ha guardato dalla testa ai piedi e ha visto che non sono ferito.
Si starà chiedendo allora perchè sono qui o meglio.... per chi......
Il perenne sorriso sul volto del porcospino è scomparso.
Nei suoi occhi scuri c'è solo preoccupazione, preoccupazione e paura.
Lo so ti capisco.
"Qualcuno della squadra è ferito?" mi chiede e la sua voce
trema...
Non sa quello che è successo.
Non sa in che stato è il suo.... ragazzo? No non credo conoscendo Hana
non si sarebbe mai messo con Sendoh amando un altro.
Lui è il tipo che preferisce soffrire in prima persona piuttosto che fare
del male agli altri.
Proprio un do'aho.
Spetta a me dargli la notizia.
Sospiro alzandomi e passandomi una mano tra i capelli scompigliati.
Quando ho visto Akira venire a prendere Hanamichi in palestra ieri ho
desiderato con tutte le mie forze cancellare quel sorriso dal suo volto.
Avrei fatto qualsiasi cosa per ferirlo almeno un po' ma ora...
Ora darei tutto me stesso per non dirgli quello che devo.
Il porcospino si tortura nervosamente una ciocca di capelli scuri sfuggita
alla sua alta pettinatura.
Da le spalle a quella stessa porta che vegliavo in silenzio.
Forse non se ne nemmeno reso conto.
Forse non ha letto la targhetta che contraddistingue questo reparto o
forse....
Forse soltanto i suoi occhi si sono rifiutati di esaminare il luogo in cui
si trova.
"Hanmichi è lì dentro" mormorò indicando la porta.
Avrei potuto trovare un modo migliore di dirglielo ma che senso avrebbe
avuto girare all'infinito intorno all'argomento?
I fatti non cambiano.
Gli stramaledettissimi, fottuti fatti non cambiano.
E non ce niente che possiamo fare noi per cambiarli.
Lo vedo girarsi come al rallentatore verso la porta che gli ho indicato.
Lo obbligo ad affrontare la realtà che la sua mente ha negato venendo qui
senza guardarsi attorno.
La fissa per alcuni secondi come se non capisse, i suoi occhi vagano su di
essa lentamente come intontiti.
La sua mente forse ancora rifiuta.
E poi li vedo lentamente spalancarsi mentre la consapevolezza deforma il
suo viso in un grido di dolore che gli esce dalle labbra come se gli
avessero cacciato un braccio in gola per strapparglielo a forza con tutti
i polmoni.
Lo afferro per le braccia perchè temo che altrimenti cadrebbe e lo
stringo a me ascoltando i suoi singhiozzi.
Non so se sto consolando lui con questo abbraccio o se sto cercando
conforto per me stesso.
Non lo so e non mi importa.
Ascolto il suono soffocato del suo dolore contro la mia spalla mentre
ritorno a fissare questa porta chiusa dinanzi a me.
Bianca come tutte le altre.
Con una semplice targhetta metallica come tutte le altre.
E quell'insieme di lettere a sancire il suo contenuto.
Ad informazione per i dottori.
A monito per i visitatori.
A condanna per lui che giace lì dentro in silenzio.
Terapia intensiva.
Mi hanno dato qualcosa non so cosa... ma mi annebbia i sensi e mi
impedisce di pensare.
Per ora credo che sia un bene.
Dopo la notizia al telegiornale i pensieri mi hanno quasi fatto impazzire.
La mia anima urlava e forse urlavo pure io perchè gli infermieri sono
accorsi trafelati.
Ho vomitato.
Ho vomitato per ore e ho pianto.
Ho pianto così tanto che gli occhi mi bruciavano come se mi ritrovassi di
nuovo tra quelle fiamme che me l'hanno portato via.
Poi quella roba che mi hanno iniettato ha cominciato a fare effetto e ho
smesso di soffrire ho smesso di pensare sono scivolato in un oblio fatto
di buio e silenzio.
Eppure anche qui dove non c'era nessuno dove io stesso non ero nessuno
percepivo il senso di vuoto.
E anche se la mia mente non riusciva a trovare il nome di quella cosa che
cercava..
Sebbene non riuscisse a capire perchè la cercassi... ripeteva
all'infinito... dove sei? dove sei? dove sei?
Senza ottenere risposta.
Sono passati altri due giorni.
Non mangio, mi alimentano con le flebo.
Non dormo, mi danno dei sonniferi.
Non vivo e continuano a susseguirsi i medici attorno a me.
Non capiscono che è inutile che non serve a niente.
Io sono morto.
La carcassa che avete davanti prima o poi deperirà, lasciatemi in pace.
Bussano alla porta.
Ma non rispondo.
Non ho voce.
L'infermiera di turno fa capolino nella stanza.
"Una visita per lei signor Rukawa" mormora.
Non ho voglia di vedere nessuno.
Ma la voce non esce, le mie labbra nemmeno si muovono. Resto immobile lo
sguardo fisso oltre la finestra dalle tende socchiuse.
La luce mi da fastidio.
Il calore mi da fastidio.
Perchè la mia luce e il mio calore non ci sono più.
Me le hanno portate via senza darmi il tempo di agire.
Chi ti ha dato il diritto di scegliere per me Hana?
Non sai quanto preferirei la morte a quest'agonia.
Che se ne fa il mondo di uno come me.
Il tuo sorriso valeva mille volte più della mia intera esistenza.
Mi pizzicano gli occhi.
Credevo di aver esaurito le lacrime.
"Come stai Rukawa?"
questa voce....
Mi volto lentamente osservando l'alto ragazzo moro sulla porta.
Ho chiesto a mio padre di non dire a nessuno in quale clinica mi aveva
fatto ricoverate.
Non volevo vedere nessuno.
Perchè su ognuno dei volti delle persone a me note avrei trovato tracce
di quel cambiamento che lui ha operato su tutti noi.
Però Mitsui mi ha trovato.
D'altronde suo padre fa il giornalista avrà sfruttato le sue conoscenze.
"Hn" mormorò ma persino questo monosillabo ha un suono
disperato quando esce dalle mie labbra.
Il sorriso del mio compagno di squadra si addolcisce un po'.
Mi soffermo a fissare il suo volto notando le tracce che il dolore vi ha
lasciato.
Ha le occhiaie e piccole rughe che gli increspano la pelle abbronzata.
Anche il suo sorriso sembra soltanto un'ombra di quello che gli tendeva le
labbra alcuni giorni fa.
Sembra che sia passato un secolo da quando...
Da quando il fuoco ha cancellato tutto.
Mi sfugge una lacrima e non mi preoccupo di nasconderla.
Il mio orgoglio è morto in quell'incendio insieme a tutto il resto.
"Vedo che hai saputo" mormora tristemente avanzando nella stanza
e sedendosi su una sedia vuota accanto al mio letto.
Vattene, vattene, vattene!!!!
Non voglio sentire le tue parole.
Non voglio sentire le tue accuse.
Non voglio ricordare.
Non voglio parlare di lui.
Ma la mia bocca è serrata il mio capo chino.
I capelli scuri scivolano sulla mia pelle ogni giorno più pallida come
inchiostro nero.
Come il trucco sbavato dal pianto.
Ormai anch'io non sono che questo.
I resti di un me stesso sbavato dal pianto.
"Non dobbiamo perdere le speranze" mormora Mitsui al mio fianco
in un sussurro che sembra rivolto più a se stesso che a me...
Ma che sta dicendo?
Le speranze per che cosa?
"Hanamichi potrebbe uscire dal coma in fondo i dottori non avevano
nemmeno creduto possibile che passasse la notte..." non termina la
frase perchè l'ho afferrato per il colletto della divisa scolastica con
una forza tale da rischiare di soffocarlo.
"Che cosa hai detto?" chiedo paurosamente pallido.
Le mani mi tremano ma la presa non cede.
Sento per la prima volta dopo tanti giorni il leggero battito del mio
cuore.
Hisashi mi fissa stupito.
"Non... non lo sai?" balbetta cercando di allontanare le mie
mani dal suo collo. Allento un po' la presa ma non lo lascio andare.
Non voglio lasciare quest'assurda speranza che spinge nuovamente il sangue
a pulsare nelle mie vene.
Ascolto in silenzio gli occhi sbarrati la sua spiegazione.
I pompieri che mi hanno trovato hanno notato che la manica bianca che
avevo legato attorno al viso non apparteneva alla mia divisa che la giacca
bagnata non era la mia ed erano tornati indietro a controllare. E mentre
io venivo portato all'ospedale Hana veniva caricato su un'altra ambulanza,
appena in tempo. Prima che l'edificio crollasse su se stesso avevano
trovato Hanamichi e l'avevano portato all'ospedale. Le sue condizione
erano rimaste critiche per tre giorni finchè non era scivolato nel coma.
Non rischiava più la vita però i medici non sapevano neppure dire quando
e soprattutto se si sarebbe svegliato, per loro sembrava già un miracolo
che fosse vivo.
Le parole di Mitsui scivolano dentro di me sciogliendo nodi e
aggrovigliandone di nuovi.
Lascio lentamente la presa ricadendo esausto sul letto.
Hanamichi non è morto.
Però è in coma.
Devo uscire di qui.
"Devo andare da lui" non mi rendo nemmeno conto che l'ho detto a
voce alta mentre tento di alzarmi.
Mitsui mi blocca sul letto prima di suonare il campanello che richiamerà
gli infermieri.
"Non puoi andartene in queste condizioni!" dice indicandomi la
flebo che ancora mi penzola dal braccio.
Allungo una mano e ignorando il dolore la strappo.
"Andiamo!" dico cercando di alzarmi.
Le gambe tuttavia non sembrano voler collaborare con me.
Hisashi mi afferra prima che cada mentre l'infermiera che l'aveva fatto
entrare accorre a vedere che succede.
Mi costringono a letto nonostante tutte le mie proteste.
Alla fine mi arrendo seppure a malincuore.
Non mi resta che guarire dunque per andare da lui il prima possibile...
Do'aho aspettami sto arrivando....
Nei giorni successivi divento un paziente modello, ben presto prendo
a mangiare senza l'aiuto della flebo.
Non ho mai mangiato così tanto nemmeno quand'ero sano ma per uscire di
qui farei qualsiasi cosa!!
Infondo il mio era un male più psicologico che fisico, il mio rifiuto
alla vita aveva debilitato anche il corpo ma ora...
Ora nessuno deve frapporsi tra me e la guarigione perchè devo andare da
lui!!
Mistui è venuto di nuovo a trovarmi in questi giorni.
Dato che io non posso andare dal do'aho è lui che fa la spola tra i due
ospedali raccontandomi di lui.
Mi ha anche chiarito il malinteso in cui ero caduto.
Lo studente morto era un certo Koshio Turagi del terzo anno, sembra che
stesse schiacciando un sonnellino in un'aula vuota proprio accanto a
quella di chimica e che sia morto sul colpo quando la seconda esplosione
ha fatto crollare parte del soffitto. Mi dispiace per lui però non ho
potuto fare a meno di ringraziare il Signore che non fosse Hana.
L'incendio non ha fatto altre vittime anche se ci sono stati numerosi
feriti e qualcuno tra questi abbia dovuto passare qualche giorno in
ospedale.
Mio padre ha sollevato un vespaio a causa della mancanza di misure di
sicurezza nell'edificio scolastico, la famiglia di Turagi e anche la madre
di Hanamichi con l'aiuto di mio padre, che fa l'avvocato, hanno fatto
causa e Seji Rukawa, come me, non è abituato a perdere.
Quei soldi serviranno a pagare le spese mediche di Hanamichi anche se mia
madre dopo aver saputo quello che è successo ha parlato a lungo con la
signora Sakuragi e conoscendo la determinazione della donna che mi ha
messo al mondo sono sicuro che la mamma del mio do'aho non dovrà tirare
fuori uno yen. La sorpresa più grande me l'ha fatta mia sorella. Sembra
che in una delle sue ultime visite abbia incrociato Mitsui che non è
riuscito a tenere la bocca chiusa così la mia cara sorellina è andata a
trovare il do'aho all'ospedale pubblico. Ora i dottori permettono a
parenti ed amici di fargli visita dato che non rischia più la vita e
sembra che la mia sorellina si sia sbizzarrita a raccontargli tutte le
marachelle che ho combinato da piccolo.
Spero che quando si sveglierà non se le ricordi. Ma è un modo come un
altro per stargli vicino e poi oggi, finalmente, lo vedrò. Sì
perchè oggi mi dimettono e io sono qui che fremo d'impazienza anche se
sul volto porto la stessa maschera d'indifferenza.
Mitsui è immobile davanti alla porta della sua camera. Siamo venuti qui
in taxi, abbiamo percorso i lunghi corridoi dell'ospedale in silenzio
mentre sentivo il nervosismo crescere dentro di me.
E adesso che sono dinanzi a questa porta non riesco a muovermi.
"Forza lui ti aspetta" mi mormora Mistui prima di allontanarsi
di qualche passo.
Allungo una mano pallida registrando quasi distrattamente il tremore che
la scuote.
La poggio sulla maniglia metallica e l'abbasso lentamente.
All'interno la stanza e bianca e silenziosa.
Ci sono vasi di fiori appoggiati al davanzale ed alcuni sui comodini.
Fiori colorati che danno un tocco di allegria a questa stanza sterile.
Il suono leggero della brezza che entra dalla finestra semi aperta copre
il ronzio dei macchinari accanto al suo letto.
Un plaid leggero ricamato e appoggiato sulle lenzuola bianche.
Hanno fatto veramente di tutto per farlo sentire a suo agio.
Mi avvicino lentamente al letto in silenzio gli occhi posati sulla sua
figura.
E' così pallido...
Il suo viso è rilassato nel profondo sonno in cui giace ma c'è qualcosa
nei suoi lineamenti che denota un'ansia, un dolore...
Forse lo sto solo immaginando...
Il medico mi ha assicurato che non sta soffrendo ora però...
Nei suoi lineamenti c'è una strana tensione...
Forse anche lui mi sta cercando.
Forse nel buio della sua incoscienza anche la sua mente gli sussurra
quella domanda: dove sei? dove sei? dove sei?
Mi avvicino al letto e con delicatezza prendo la sua mano tra le mie.
"Sono qui" mormoro piano poggiando sulla pelle morbida un bacio
delicato.
"Sono qui amore mio"
"Mitsui?"
Il tiratore da tre punti si voltò salutando Sendoh con un sorriso.
"Sei qui anche oggi?" gli chiese Akira con un sorriso sul bel
volto.
"Ho accompagnato Rukawa da lui" gli spiegò l'ex teppista.
Sendoh annuì gravemente sedendosi su una delle poltroncine della sala
d'attesa imitato da Mitsui. "Non ci sono stati miglioramenti?"
chiese speranzoso ma in risposta ottenne solo un segno negativo del capo.
Akira sospirò e Mitsui gli sorrise incoraggiante posando una mano sulla
sua "Vedrai che Rukawa lo riporterà indietro, il volpino non è uno
che ama perdere". Il porcospino rise dolcemente stringendo la mano
dell'altro prima di alzarsi. "Che ne dici di andare a bere qualcosa
non credo che quei due abbiamo bisogno di noi" propose e Mitsui si
alzò a sua volta stiracchiandosi "Mi sembra un'ottima idea"
Vago in queste tenebre dense da tanto di quel tempo che i ricordi della
mia vita non sono che lievi ombre effimere che sfumano e si dissolvono
come fumo tra le mie dita ogni volta che provo ad afferrarle. In questo
luogo silenzioso non esiste nulla e non ho bisogno di nulla. Un tempo
dovevo respirare, ridere, mangiare, allenarmi... qui nulla di tutto questo
ha significato. Qui c'è solo questa quiete statica, il tempo ha fermato
le sue lancette io posso rimanere immobile. Eppure... mi manca qualcosa...
non so cosa... non lo ricordo più... se riuscissi ad afferrare queste
ombre sfuggenti forse capirei... ma sono stanco. Quest'abisso senza fine
che mi circonda annebbia e confonde i miei sensi. Non sto male però c'è
questa sottile sensazione di disagio che non mi abbandona... c'è qualcosa
d'importante, di vitale che ho dimenticato, c'è una porta nascosta tra
queste tenebre che mi riporterà alla luce se solo riuscissi a
ricordare....
dove sei?
La mia mente formula questo pensiero liberamente seguendo pensieri che non
riesco ad afferrare.
Che cosa cerco?
dove sei?
Perchè lo cerco?
dove sei?
Ho bisogno di te.
Ho disperatamente bisogno di te.
Aiutami.
Aiutami a trovare quella porta che mi ricondurrà tra le tue braccia.
"Sono qui"
questa voce....
la sua voce, per quanto tempo lo cercata in questo silenzio.
"Sono qui amore mio"
quanto dolcezza nelle sue parole.
Le ho inseguite invano per così tanto tempo...
Calore.
Da quanto tempo non avvertivo questa sensazione.
Dolore.
Paura.
Il mio corpo, il mio corpo che si risveglia e con esso il terrore del
ricordo...
Il fuoco...
Una luce flebile filtra tra queste tenebre.
Ma non so se è mia amica.
Ora temo quella luce, che cosa troverò al di là?
Voglio davvero lasciare questo limbo ovattato per l'insicurezza e il
dolore che mi aspettano?
Allungo una mano verso di essa... ma sono troppo debole, non ce la faccio,
non ci arrivo.... e non so più se voglio arrivarci...
Perdonami...
Io ho paura...
Io non riesco a venire da te...
Io....
Una mano afferra la mia, la sua presa è salda, decisa, calda.
"Sono qui e ci sarò sempre"
stringo le sue dita afferrandomi a lui e a questa sua promessa, mi tira
verso quella luce accecante ma non arretro anche quando ferisce i miei
occhi, dilania il mio essere.
Fa male.
Ma la sua presa è così dolce, la sua voce così caria d'amore.
No.
Non ho più paura.
Rukawa accarezzò con dolcezza la fronte di Hanamichi scostandogli una
ciocca ramata dalla fronte e quando scosto le dita candide trovò su di sè
uno sguardo dorato carico di confusione.
"Scusami per il ritardo amore" sussurrò la voce resa tremula
dalle lacrime che riesco a malapena a trattenere.
Epilogo.
Oggi finalmente lo dimettono.
Tutta la squadra si è riunita qui aspettando con ansia di poter andare a
festeggiare la fine di questa brutta avventura. Io avrei in mente un'altro
modo per festeggiare ma per quello ci sarà tempo stasera. E' venuto anche
Akira ma la sua presenza non mi infastidisce più, sarà perchè in questo
mese di riabilitazione io e il do'aho siamo stati sempre insieme seppur
con la costante, e aggiungerei fastidiosa, presenza di medici e
infermiere, sarà perchè noto gli sguardi che corrono tra il porcospino e
Mitsui. Chissà se si rendono conto di quello in cui si stanno
invischiando. Probabilmente no ma se ne accorgeranno. Io e il do'aho
potremmo anche dar loro una spintarella.
Sorrido tra me mentre li osservo dalla finestra della camera di Hanamichi
che sta finendo di riporre le sue cose. Alla fine mi ha spiegato il perchè
di quella sua strana dichiarazione sul tetto della palestra. E Hisashi ha
aggiunto i pezzi mancanti del puzzle quando sono andato a chiedere
spiegazioni. A differenza del mio dolce do'aho io ho sentito subito puzza
di bruciato. Deve avere la mandibola ancora dolorante per il pugno che gli
ho tirato. Comunque le fotografie sono andate perse nell'incendio e Mitsui
ha capito che quello che ci lega non è qualcosa in cui può frapporsi.
Non c'è riuscito il destino figuriamoci se potrebbe lui! "Allora do'aho
ci sei?" gli chiedo voltandomi verso di lui, si guarda intorno
controllando di non aver dimenticato niente mentre sua madre piega
ordinatamente gli ultimi vestiti per riporli nella valigia. "Baka
kistune non offendere il genio!!" protesta scaldandosi subito. Ha
ancora le guance un po' infossate ed è dimagrito ma la sua pelle ha
riacquistato un bel colorito e i suoi occhi sono luminosi come non mai.
Non resisto alla tentazione di scoccargli una bacio a fior di labbra prima
di afferrarlo per il polso. Hanamichi arrossisce come un peperone mentre
sua madre finge di non aver visto niente. "Mi raccomando non fate
troppo tardi stasera!!" ci rammenta mentre Hanamichi la saluta dalla
porta prima di venir strattonato per le scale.
Prima andremo a festeggiare, prima ce ne andremo a casa.
Casa mia.
E stata la madre stessa di Hanamichi ad darmi le sue cose perchè possa
fermarsi per il week end a casa mia.
Abbiamo fatto un lungo discorso io e lei mentre Hanamichi riposava dopo
una seduta di riabilitazione.
Mi ha detto chiaro e tondo che se mi metto di nuovo in una situazione tale
da far correre ad Hana un'altro rischio come quello che ha corso per me, o
se mi azzardo a farlo soffrire, mi spella vivo.
E' una donna veramente eccezionale d'altronde e la mamma di Hanamichi.
Arriviamo nell'atrio dove gli altri ci aspettano salutando calorosamente
il mio do'aho.
Me ne sto tranquillamente in silenzio seguendo questa massa festante che
si sposta verso l'uscita mentre faccio scorrere lo sguardo sulla figura
slanciata del mio ragazzo.
Mio padre se n'è tornato a Kyoto, mia sorella e mia madre sono partite
per le terme dove resteranno tutta la settimana.
Stasera non mi scappi.
*******
Hanamichi sbadigliò mentre camminava a fianco della volpe diretto verso
casa.
"Sei stanco?" gli chiese dolcemente Rukawa facendogli scivolare
un braccio intorno alla vita e attirandolo più vicino. Hanamichi poggiò
una mano su quella dell'altro ragazzo con un sorriso solare. "Il
Tensai non è mai stanco" sentenziò lasciandosi sfuggire però
un'altro sbadiglio. "Siamo quasi arrivati" gli disse notando con
soddisfazione un sopracciglio alzarsi sorpreso. "Veramente casa mia
è a parecchi isolati da qui" Il volpino non rispose regalandogli
tuttavia un sorriso malizioso che gli tolse il fiato.
"Ka... Kaede?" balbettò Hanamichi senza capire mentre la sua
nemesi si fermava dinanzi al cancello di una piccola villetta armeggiando
con le chiavi. "Su entra" lo invitò Rukawa. Hanamichi varcò la
soglia guardandosi attorno curioso. La porta si richiuse alle sue spalle e
il volpino lo precedette in cucina muovendosi nella semi oscurità della
casa con la tranquillità di chi conosce un determinato luogo nei minimi
particolari.
Accese la luce e aprì il frigorifero prendendone del succo di frutta che
versò in due bicchieri. Hanamichi lo fissava dalla soglia della cucina
ancora confuso. "E' casa tua?" chiese ricevendo un "do'aho"
appena sospirato da parte del ragazzo moro. "Certo che è casa
mia" gli disse invitandolo a sedersi in salotto e porgendogli il
bicchiere pieno di liquido fresco.
Hanamici lo prese titubante sorseggiandolo lentamente. Rukawa si sedette
poco distante da lui sul divano lasciando il suo bicchiere sul piccolo
tavolinetto di cristallo davanti a loro restando a fissare il Suo ragazzo.
Hanamichi arrossì sotto quello sguardo avvolgente, la mano gli tremò e
alcune gocce della bevanda scivolarono lungo il mento provocando
l'inevitabile "Do'aho" da parte del ragazzo moro. "Se tu la
smettessi di fissarmi così" borbottò Hanamichi arrossendo
violentemente mentre allungava una mano per pulirsi il volto. Ma un'altra
mano dalla pelle candida afferrò il suo polso allontanandola prima che
giungesse al viso. "Così come?" gli sussurrò dolcemente
chinando il volto per avvicinarsi a lui e fissarlo negli occhi. Hanamichi
trattenne il fiato quando sentì il respiro caldo dell'altro scivolargli
sulle guance. Si sentiva improvvisamente le labbra secche. Ci fece passare
sopra la lingua socchiudendole in un gesto inconsapevolmente sensuale che
attirò l'attenzione dei due zaffiri fissi su di lui. "Mi rendi le
cose difficili sai?" mormorò Rukawa facendogli scivolare una mano
tra le morbide ciocche rosse attirandolo a se prima di chinare il volto su
di lui.
Hanamichi rimase immobile ma a differenza di quello che si era aspettato
il volpino non lo baciò. Poggio le labbra poco più sotto la sua bocca
accarezzandogli il mento con baci delicati mentre con la lingua
raccoglieva le gocce di succo che gli erano scivolate sul volto, ne seguì
il tracciato lentamente allungando le mani per stringere a se il ragazzo
dai capelli rossi. Rukawa gli sfilò il bicchiere dalle mani poggiandolo
sul pavimento.
Una volta libere le braccia di Hanamichi circondarono la vita del numero
undici dello Shohoku stringendosi a lui. Rukawa scivolò con la bocca
lungo il collo e la gola risalendo poi per prendere tra le labbra il lobo
dell'orecchio. "Hana.." lo chiamò dolcemente soffiandogli sulla
pelle calda bagnata dalle sue attenzioni. Hanamichi rabbrividì
lasciandosi sfuggire un gemito. Kaede si staccò da lui appoggiando la
propria fronte alla sua per fissarlo negli occhi. Non avrebbe
commesso di nuovo l'errore di lasciar prendere il sopravvento al
desiderio. "Mi dispiace" gli sussurrò dolcemente allontanando
il volto dal suo e accarezzandogli con dolcezza una guancia.
Hanamichi lo fissò confuso. "Per quello che ti ho detto in palestra
Hana, non lo pensavo davvero, non ti ho mai considerato un
giocattolo" Hanamichi gli sorrise dolcemente. "Lo so"
mormorò affondando il capo nella sua spalla.
Se n'era accorto durante quel mese in ospedale. Il cambiamento in Rukawa
era stato sconvolgente. Ogni volta che si voltava da qualche parte se lo
ritrovava accanto. Silenzioso come sempre ma con mille piccole attenzioni
nei suoi confronti. Quando aveva scoperto che Hanamichi amava le
margherite aveva riempito la sua stanza di ogni tipo, specie e colore di
quel fiore.
Gli aveva portato un lettore cd portatile e una collezione di dischi da
far invidia a un megastore. Finiti gli allenamenti lo andava sempre a
trovare e spesso si fermava oltre l'orario di visita, le infermiere
chiudevano sempre un occhio per quello splendido ragazzo dalla pelle
alabastrina. Anzi aspettavano le visite del volpino quasi con la stessa
ansia con cui le spettava lui. A volte veniva accompagnato da Mitsui e
dagli altri ragazzi della squadra, da loro aveva saputo che gli studenti
dello Shohoku erano stati divisi tra le varie scuole di Kanagawa. Loro si
erano trasferiti in blocco al Ryonan dato che era la scuola più vicina
aveva specificato un po' troppo in fretta Mitsui facendo sorridere
leggermente il volpino. Kaede lo strinse dolcemente a se riportandolo al
presente. Uno splendido presente. "C'è una cosa che devo dirti"
mormorò allontanandolo dolcemente da se senza tuttavia liberarlo
dal suo abbraccio. Hanamichi trattenne il fiato aspettando mentre mille
preoccupazioni si disegnavano sul suo volto, mille dubbi che l'avevano
attanagliato di tanto in tanto in quel mese. E se quella di Rukawa era
solo pietà? O senso di colpa? Ma come era avvenuto anche in ospedale
Rukawa gli sorrise, un sorriso dolcissimo che gli illuminò lo sguardo
azzurro sciogliendo le sue paure. In quello sguardo non c'era menzogna.
"Ti amo do'aho"
"Anch'io ti amo baka kistune"
Mi muovo tra le lenzuola rannicchiandomi contro di lui. Il volpino mi
cinge la vita con un braccio posandomi un bacio sulla fronte con dolcezza.
"Buon pomeriggio" mi sussurra dolcemente all'orecchio facendomi
arrossire. Lancio un'occhiata all'orologio, sono le quattro. Ho dormito
davvero tantissimo. La colpa però non è mia, è lui che mi ha tenuto
sveglio stanotte. La bocca del volpino si posa delicatamente su uno zigomo
per scivolare poi sulle labbra. Allaccio le braccia attorno al suo collo
rispondendo al bacio con passione.
Ben presto mi ritrovo con il corpo del volpino sul mio. Siamo ancora nudi
e il contatto con la sua pelle mi toglie il fiato. Scivola verso il basso
con la bocca accarezzandomi il petto con la lingua. Mi sfugge inevitabile
un gemito e inarco la schiena sotto di lui. Sussulto quando sento la sua
bocca scivolare tra le mie gambe. "Ka... Kaed.." il resto del
suo nome si perde in un grido quando mi avvolge con la bocca. Artiglio le
lenzuola mentre la volpe comincia ad andare su e giù con lentezza
esasperante. Una delle sue mani sale ad incontrare la mia intrecciando le
sue dita alle mie. Amo questo suo modo di fare l'amore. Mi piace il fatto
che mi cerchi che mi coccoli anche mentre mi fa impazzire di piacere. E
non mi accorgo che lo sto supplicando finchè lui non si stacca da me per
baciarmi le labbra con le sue
"Fai un sacco di rumore" mi mormora con un sorriso malizioso così
caldo che basterebbe solo quello per farmi venire se non fosse che la sua
mano che scivola sulla mia schiena e lentamente inesorabilmente verso il
basso mi strappa una violenta ondata di piacere che mi spinge a chiudere
gli occhi precludendomi la splendida visone degli occhi del mio amante
carichi di passione. Accarezza con delicatezza le cicatrici che mi
ha lasciato il fuoco. La prima volta che le ha viste è impallidito. Avevo
sempre tenuto la schiena fasciata ma ieri sera quando mi ha spogliato non
c'erano garze a nasconderle. Le accarezza come ha fatto ieri sera con
dolcezza quasi con riverenza segno indelebile dell'amore che gli porto.
Ansimo quando infila le dita dentro di me. Mi inarco offrendogli il mio
corpo, la mia anima e il mio cuore. E dolcemente lui mi prende infilandosi
piano dentro di me e strappandomi un gemito di dolore. Mi bacia infilando
una mano tra i nostri corpi per finire quello che la sua bocca aveva
iniziato e il mondo scivola via. Resta solo questo calore che ci avvolge,
il suo corpo dentro il mio, il suo respiro affannoso che mi accarezza
l'orecchio chiamando il mio nome. E io chiamo il suo mentre vengo con lui.
Fineeeeeeeeeeee.
Naika si guarda attorno.
Yu-huuuu c'è qualcuno?
Oh siete tutti morti di diabete?
Dai non fate così ç_ç
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