Disclaimer: i personaggi di questa fic appartengono a Inoue e agli altri aventi diritto (ce l'ho fattaaaaaa^^)
Note1: please i commenti mandateli in pvt!^^
Note2: hemm.... devo partire per un viaggio... sì ecco un viaggio..... non so quando torno (se torno)..... ciaoooooo ^^ nd. Naika_in_fuga


Desire 

parte VI

di Naika


Hanamichi camminava a passo lento verso la palestra.
Aveva deciso di parlare con Mitsui. Certo c'era il rischio che l'altro lo riempisse di botte ma su consiglio di Yohei aveva deciso di provare ugualmente. Lo avrebbe fermato dopo gli allenamenti e ci avrebbe parlato. 
Si cambiò negli spogliatoi tenendo le distanze dalla volpe che si stava cambiando a sua volta.
Sentiva quegli occhi blu fissi su di sè, strinse con forza i pugni obbligandosi a non cedere alla tentazione di avventarglisi contro e  riprendere a picchiarlo.

Ayako osservò i ragazzi effettuare l'allenamento con la fronte corrugata.
C'era una strana elettricità nell'aria.
Hanamichi era stranamente silenzioso.
Rukawa era distratto.
Mitsui lanciava occhiate ora ad uno ora all'altro con sorrisetti maliziosi.
L'unico 'normale' era Miyagi.
La manager incurvò le labbra in un abbozzo di un sorriso.
Chissà che stavano combinando quei dementi.

"Forza muovetevi!!!" tuonò Akagi minaccioso riportando una parvenza d'ordine.
L'allenamento proseguì comunque all'insegna della distrazione protraendosi più a lungo del solito finchè Akagi non si arrese al fatto che non sarebbe riuscito ad inculcare loro un po' di sale in zucca almeno per quel giorno. 
Quando il capitano li congedò i più stramazzarono a terra esausti per riprendere fiato.
Erano veramente esausti.
Hanamichi lanciò un'occhiata di soppiatto a Mitsui indeciso sul da farsi quando una voce conosciuta interruppe i suoi pensieri.

"Buonasera!"
Hanamichi si voltò sorpreso osservando l'alta sagoma di Akira negligentemente appoggiato alla porta che dava sul cortile. Il solito sorriso sul volto lo sguardo appoggiato su Hanamichi come una carezza.
Rukawa strinse spasmodicamente le mani a pugno. Che ci faceva lì quel maledetto? Un'altro giocatore dello Shohoku pensava la stessa cosa fissando astioso l'alto giocatore del Ryonan avanzare nella palestra come se fosse a casa sua e tendere una mano ad Hanamichi per alzarsi. Il rossino la prese tirandosi in piedi. "Cominciavo a preoccuparmi" gli disse dolcemente Sendoh mentre il suo sorriso diventava più caldo. Hanamichi arrossì violentemente aveva completamente scordato di avere un appuntamento con lui quella sera.
Sentì gli occhi della volpe glaciali su di sè. "Scusami" mormorò con un sorriso. "Vado a cambiarmi e arrivo" mormorò lanciando un'occhiata di sfuggita alla volpe mentre si dirigeva nello spogliatoio. I suoi occhi erano freddi, duri come due lastre di ghiaccio. Geloso? E con che diritto? Non dopo come l'aveva trattato la sera prima. O forse semplicemente lo riteneva un giocattolo di sua esclusiva proprietà? Bhe gli avrebbe dimostrato che lui era libero di fare quello che voleva.
Fece una doccia lampo e si diresse nello spogliatoio per cambiarsi quando l'oggetto dei suoi pensieri gli si parò davanti.
"Dove credi di andare?" gli chiese con voce bassa e minacciosa. "Togliti di mezzo kitsune non sono affari tuoi" gli disse altrettanto freddo.
"No"
Hanamichi allungò le braccia per scansarlo di forza ma si ritrovò senza sapere nemmeno come premuto contro la parete del bagno con la bocca di Rukawa sulla propria. Cercò di divincolarsi ma ottenne soltanto di avere il volpino ancora più stretto a se mentre gli infilava un ginocchio tra le gambe. Le sue proteste si persero nella bocca del suo aggressore che non sembrava avere nessuna intenzione di smettere di baciarlo. La lingua tracciava sentieri ipnotici nella sua bocca costringendolo a duellare per prevalere. Lentamente smise di lottare lasciandolo fare, dotate di volontà propria le braccia del rossino salirono ad accarezzargli la schiena mentre rispondeva con passione a quel bacio. Rukawa gli fece scivolare una mano sul fianco accarezzandolo con dolcezza. Il rossino mugugnò qualcosa tra le se labbra mentre le carezze del numero 11 dello Shohoku diventavano più ardite scivolando sotto l'accappatoio a cercare la pelle calda ancora umida per la doccia appena fatta. Fece scivolare una meno sul suo membro sentendolo tendersi contro di lui. Si era ripromesso di parlargli, di scusarsi per come l'aveva trattato la sera prima di  confessargli i suoi sentimenti prima che lo spettro di Sendoh o di Mitsui glielo strappassero dalle mani ma ora.... parlare era l'ultimo dei suoi pensieri. Sciolse la cintura dell'accappatoio trattenendo un gemito nell'avvertire la pelle nuda a contatto con la stoffa leggera della propria divisa. Poteva sentire chiaramente i contorni del suo corpo, la sua eccitazione contro la propria. Una mano scivolò leggera lungo i glutei sodi infilandosi tra le natiche.

"Hana...?"

La voce di Sendoh pericolosamente vicina riscosse il rossino.
Si strappò di forza dall'abbraccio di Kaede fiondandosi nello spogliatoio. Indossò in fretta e furia i propri vestiti. Quando Rukawa lo raggiunse il ragazzo stava già infilando la porta che dava alla palestra dove Sendoh lo stava aspettando uno strano sguardo negli occhi castani. Rukawa gli lanciò uno sguardo di sfida che venne ricambiato con rabbia dal porcospino.
"Andiamo Hana?" mormorò Akira facendogli scivolare un braccio intorno alla vita. Hanamichi tuttavia con somma gioia di Rukawa si allontanò arrossendo.

Akira fissò Hanamichi da dietro il suo bicchiere con sguardo corrucciato.
"Che cos'è successo tra te e Rukawa?" gli chiese dolcemente. Doveva rassegnarsi lo sapeva. Hanamichi era innamorato, lo era sempre stato di quell'algido pezzo di ghiaccio. Certo Rukawa era bello però non riusciva a capire che cosa potesse trovarci in lui una persona solare e gentile come Hanamichi. Il rossino arrossì confermando i suoi sospetti. Akira sospirò cercando di nascondere la sua tristezza ma Sakuragi parve comunque coglierla perchè allungò una mano per accarezzare la sua. "Mi dispiace Akira, davvero mi dispiace tanto" mormorò scuotendo il capo tristemente prima di allontanare la mano dalla sua. Sendoh sospirò imponendosi di sorridere quanto meno per non rattristare ulteriormente Hanamichi. "Lo sapevo che lo amavi però speravo...." mormorò. "Se potessi scegliere Akira, sceglierei te" mormorò il rossino "ma al cuore non si comanda, l'amore e cieco e così via..." mormorò con un sorriso cercando di fare ironia. Anche l'asso del Ryonan abbozzò un sorriso. "Su dimmi che è successo?"
Hanamichi gli sorrise e cominciò il suo tortuoso racconto.
Era la seconda volta quel giorno che raccontava quella storia, stava diventando un'abitudine.
Sendoh rimase ad ascoltarlo in silenzio anche se le sue mani tradivano un certo nervosismo quando Hanamichi gli raccontò la scena della palestra. "Io quello lo strangolo!" esclamò balzando in piedi pronto a ritornare allo Shohoku, dove ormai probabilmente non c'era più nessuno, per dare una lezione a quel bastardo che aveva trattato così il suo.... no, non più, pensò con tristezza. Anzi forse non lo era stato mai. Si rimise a sedere con un borbottio indistinto a proposito dell'estinzione delle volpi. Hanamichi scosse il capo al termine del suo racconto "Non so più cosa pensare, prima mi ignora, poi mi salta addosso"
"Dormici sopra vedrai che domani vedrai tutto un po' più chiaramente" gli consigliò Sendoh alzandosi.
Akira lo riaccompagnò a casa fermandosi sulla soglia.
"Buona notte Hana" mormorò.
"Buona notte Akira" gli rispose Hanamichi "e grazie"
Sendoh gli sorrise dolcemente "Se non posso essere il tuo ragazzo mi accontenterò di essere tuo amico" gli disse con una scrollata di spalle "qualsiasi cosa tu abbia bisogno chiamami il mio numero ce l'hai"
Hanamichi annuì e fece per voltarsi quando avvertì una mano poggiarsi sul suo braccio.
Akira lo attirò piano a se e gli posò un bacio leggero sulle labbra prima di andarsene senza voltarsi sventolando una mano in segno di saluto.

Rukawa rimase a sfogare la sua rabbia nel campetto del parco fino a tarda ora. Pensare che quei due erano insieme gli dava una forza incredibile.
Smise soltanto quando si rese conto che era veramente tardi. Poco male l'indomani avrebbe passato la giornata dormendo e dopo gli allenamenti cascasse il mondo avrebbe parlato con Hanamichi.
Inforcò la bicicletta dirigendosi verso casa quando un baluginio rosso attrasse la sua attenzione.
Frenò osservando con più attenzione.
Quello era Hanamichi e quello accanto a lui.....
Il maledetto ladro di do'aho!!!
Vide Sendoh accompagnare il rossino alla porta di quella che doveva essere casa sua e parlare con lui brevemente.
Peccato che dalla sua posizione non potesse sentire le loro parole e nemmeno distinguere molto bene le loro figure.
Tuttavia il movimento che Sendoh fece prima di andarsene era molto chiaro.
Aveva osato....
Aveva osato baciare il suo do'aho!!!!
Maledetto, maledetto, cento volte maledetto!
Prese seriamente in considerazione l'idea di seguirlo ed investirlo con la bicicletta mentre attraversava un vicolo buio ma riuscì a trattenersi.
Sospirò pedalando verso casa.
Doveva parlare con Hanamichi a tutti i costi.
Quella storia era durata anche troppo!

Il giorno seguente Rukawa arrivò più in ritardo del solito. 
Aveva passato la notte a rigirarsi tra le coperte nel vano tentativo di dimenticare quanto aveva visto, ripassando mentalmente più e più volte quello che poteva dire ad Hanamichi.
Risultato: quella mattina era distrutto.
Il già pesante allenamento del gorilla unito al suo sfogo supplementare e alla totale mancanza di sonno lo rendevano un cadavere ambulante. Si assopì sopra il banco prima ancora dell'arrivo del professore.

"Hey Hana vieni a mangiare con noi?" lo invitò gentilmente Yohei ma il rossino scosse il capo.
"Devo finire di copiare i compiti di francese" spiegò "vi raggiungo più tardi"
Yohei annuì dirigendosi verso il giardino con il resto dell'armata Sakuragi mentre lui tornava alla sua classe dopo aver acquistato un paio di panini da mangiare scopiazzando.
Il sospiro di alcune ragazze gli fece voltare la testa.
Ormai riconosceva quei languidi sorrisi e quei gridolini di gioia ed infatti eccolo....
Più assonnato del solito che si dirigeva verso le scale che portavano alla terrazza.
Probabilmente andava a schiacciare l'ennesimo pisolino.
Quella volpe dormiva in continuazione, si chiese con un moto di gelosia che cavolo combinasse tutta la notte per essere ridotto così di giorno.

****   Aula di chimica.     Pausa pranzo.  *****

"Incredibile sei riuscito ad accenderlo" esclamò il ragazzo seduto accanto al piccolo fornelletto sul quale il compagno armeggiava. "Te l'ho detto è vecchio ma funziona ancora" gli disse l'altro soddisfatto mettendosi sopra la sua scatola per il pranzo. Un delizioso profumino si alzò poco dopo nella stanza  mentre i due golosi aspettavano che il loro pranzo finisse di cuocere.
"Ecco fatto!" esclamò soddisfatto il secondo chiudendo il gas.
Anche l'altro ragazzo si alzò seguendolo.
"Sei sicuro di aver chiuso bene il gas" gli chiese poco prima di uscire dalla stanza.
"Ma certo!" gli rispose l'altro con un sorriso soddisfatto.
"Mi sembrava di aver sentito un sibilo..." borbottò il primo studente scuotendo le spalle "mi sarò sbagliato" mormorò raggiungendo il compagno che si dirigeva verso il giardino dopo aver lanciato un'ultima occhiata alla porta dell'aula di chimica ormai chiusa.
*****

Hanamichi aveva quasi terminato di copiare le lezioni nell'aula rimasta completamente vuota. Erano pochi gli studenti che restavano in classe con quel caldo. Il sole alto già dal mattino presto aveva preannunciato una giornata afosa che non si era fatta attendere. Non tirava un filo di vento a pagarlo e il sole batteva a picco sull'edificio di cemento. Non appena la campanella aveva segnato l'inizio dell'intervallo gli studenti erano schizzati fuori dalle aule cercando refrigerio.

La scuola era praticamente deserta quando vi fu l'esplosione.

L'allarme antincendio partì immediatamente scatenando il panico tra i pochi studenti e i professori rimasti nell'edificio mentre le fiamme si propagavano a velocità impressionante. In pochi minuti il fuoco raggiunse l'impianto elettrico scatenando una serie di corto circuiti  in vari punti della scuola.
Attraverso l'impianto di areazione il fuoco si diffuse ben presto in gran parte della scuola trovando alimento nella grande quantità di carta e in quell'aria secca e calda. Ben presto giunse alla centralina provocando una seconda esplosione quando l'impianto di riscaldamento a gas della scuola saltò.
In pochi minuti l'intero edificio era avvolto dalle fiamme.
Hanamichi che era scattato in piedi alla prima esplosione era finito a terra quando la seconda aveva scosso l'edificio fin dalle fondamenta. Si era subito precipitato verso l'uscita ed era già quasi fuori quando un pensiero improvviso gli aveva gelato il sangue nelle vene.
Rukawa.

Senza fermarsi a riflettere era tornato sui suoi passi di corsa. Il corridoio che dava alla sua classe e da lì alle scale che portavano alla terrazza era già pieno di fumo e i baluginii sinistri delle fiamme che scricchiolavano attraverso l'impianto elettrico attaccandosi a tende, libri e quant'altro trovassero da bruciare riempiva l'aria di rumori sinistri. Si infilò in bagno e tolta la giacca della divisa la mise sotto l'acqua corrente per inzupparla per bene mentre strappava una manica della camicia per legarsela attorno a bocca e naso. Tolse la catenina che portava al collo e sorrise accarezzando le poche lettere incise sulla medaglietta. Il suo portafortuna, l'ultimo regalo di suo padre prima di andarsene. La infilò in tasca perchè sapeva che non appena si fosse trovato fuori sarebbe divenuta bollente a contatto con la pelle e poi recuperata la giacca uscì dal bagno dopo aver aperto al massimo tutti i rubinetti dell'acqua.
Trattenne un'imprecazione quando vide le fiamme lambire le classi. Il fuoco si stava propagando ad una velocità assurda.
Doveva fare presto.
A capo chino si lanciò di corsa per il corridoio ignorando il calore e cercando di respirare meno fumo possibile.

********
Rukawa fu svegliato dal boato della prima esplosione.
Aveva le ossa a pezzi e non appena si era sdraiato sul terrazzo si era addormentato.
Si alzò guardandosi attorno confuso cercando di capire.
E poi la seconda esplosione.
Era finito a terra, aveva battuto la testa e poi solo il buio...

Fiamme.
La prima cosa che vedo quando faticosamente riapro gli occhi.
Rosse, intense brucianti.
Mi fa male la testa.
Rivoli di fumo denso salgono nell'aria tersa di questa mattina soleggiata offuscando il sole. Non riesco a respirare. La gola mi brucia, gli occhi mi lacrimano. Cerco di alzarmi ma mi accorgo con terrore che non riesco a muovermi. Ho respirato troppo fumo. Se non mi fossi fatto cogliere addormentato forse a quest'ora sarei in salvo. Invece sono bloccato qui sulla terrazza della scuola. Il mio corpo reso pesante dalla stanchezza e dall'insufficienza d'aria si rifiuta di obbedirmi. Danza davanti ai miei occhi il fumo sempre più scuro, il calore è sempre più intenso. Devo morire così? Che modo stupido di lasciare questo mondo! I miei occhi si chiudono lentamente, sto male. Mi porto faticosamente una mano davanti alla bocca proteggendola con il tessuto della divisa scolastica. Ho il respiro pesante come se avessi corso. I polmoni gridano come se invece di introdurre aria respirassi quello stesso fuoco che serpeggia attorno a me. Eppure hanno un qualcosa di affascinante. Queste fiamme rosse. Mi ricordano lui. E un po' come stare tra le sue braccia. E il fumo nero danza attorno a me come danzava lui quella notte lontana quando per la prima volta mi accorsi di desiderarlo. Quel desiderio che mi arde dentro come questo fuoco ma che ora è diventato qualcosa di più. Qualcosa di cui pensavo avrei sentito parlare soltanto mia sorella. Sorrido lievemente mentre gli occhi mi si chiudono feriti dal bagliore intenso. La testa mi fa un male cane. Avrei dovuto ringraziare mia sorella. In fondo è merito suo e di quella sua strampalatissima amica. Sono stanco. Troppo stanco. Se non passassi le notti a rigirarmi nel letto pensando al do'aho non sarei così distrutto. Sto diventando ripetitivo. I miei pensieri corrono sempre in un'unica direzione.
Ti amo Hanamichi. Mi sarebbe piaciuto dirtelo di persona. Mi sarebbe piaciuto vedere i tuoi occhi spalancarsi dalla sorpresa. Chissà se avrei scorto in quelle iridi nocciola quelle piccole pagliuzze dorate scintillare? 
O mi avresti respinto? Ti ho fatto soffrire, però se ne avessi la possibilità io potrei renderti felice. Certo tu dovresti aiutarmi, dovresti insegnarmi come si fa ma io sono Kaede Rukawa non c'è niente in cui io non riesca. Soprattutto se ci tengo. E a te, amore mio, tengo più del basket, più di questa vita che sento scivolare tra le dita.... oh mio dio....e se tu, se tu, fossi da qualche parte nell'edificio. Se anche tu stessi morendo?
No! No non voglio! Fate qualcosa qualsiasi cosa.... se esistono gli angeli in cielo.... io che non ho mai pregato... vi prego salvatelo. Lui che è così allegro, così vitale, risplendente come queste fiamme che scivolano inesorabilmente verso il mio corpo inerte, lui non deve morire. Vorrei rivederti. Vorrei sapere che sei al sicuro. Vorrei sentire la tua voce che mi grida i soliti insulti. Mi mancano le forze, la mia coscienza scivola, l'ultimo pensiero faticoso strappato a questa vita voglio... che sia..... Hana......

*******
"Kitsune!!!" Hanamichi si guardò attorno tossendo cercando di intravedere tra le spesse maglie di quel fumo nero la sagoma del ragazzo moro. Era lì. Doveva essere lì. L'aveva visto dirigersi verso la terrazza poco prima dell'intervallo.

Dove sei? Non riesco a vederti in mezzo a questo fumo nero eppure lo so, lo sento che sei qui. Avanzo ancora stringendomi nella giacca della divisa scolastica impregnata d'acqua. Respiro un paio di volte cercando di calmarmi e di trattenere la tosse prima di tuffarmi a testa bassa in quest'inferno di calore e fumo. Dove sei maledetta volpe spelacchiata fatti trovare! Mi lacrimano gli occhi non so se per il fumo o per la disperazione, il fuoco non ha ancora invaso la terrazza ma il fumo è così denso che non riesco a vedere ad un palmo dal naso. Eppure lui è qui. So che sei qui kitsune ti prego non morire.... sto girando a vuoto da parecchi minuti in mezzo a questa melassa nera non riesco ad orientarmi, il fumo danza attorno a me confondendomi ancora di più. Potrei essere diretto verso la ringhiera o girare intorno alla porta da cui sono arrivato. Non so nemmeno se riuscirò a tornare indietro. Ma adesso non ha importanza. Adesso l'unica cosa che conta è trovarlo prima che sia tardi. Troppo tardi. "Kitsuneeee" il mio richiamo risulta rauco la mia voce debole, non credo che possa sentirmi eppure metto tutta la mia disperazione, tutto il mio amore in quel richiamo. Deve sentirmi! Il fumo vortica attorno a me, come se qualcuno avesse scostato la pesante tenda che copre il palcoscenico, lo vedo lì a pochi passi da me sdraiato a terra. Mi lancio verso di lui chinandomi al suo fianco. Respira ancora, debolmente, ma respira. Mi strappo l'altra manica della camicia e gliel'avvolgo attorno al viso perchè possa respirare meglio, mi tolgo la giacca umida e gliela getto addosso. "Rukawa?" lo chiamo piano scuotendolo. 
Ma non ottengo risposta. Provo a scuoterlo più forte. "Svegliati  maledizione" grido schiaffeggiandolo. Non credo di essere in grado di portarlo in braccio... ma la volpe non mi da risposta. Il ruggito delle fiamme mi ricorda che non abbiamo molto tempo. Sarebbe stupido morire adesso con tutta la fatica che ho fatto per arrivare fin qui.  Lo sollevo tra le braccia gettandomelo su una spalla come un pacco. "Accidenti volpaccia se pesi" borbotto tra me mentre cerco di riguadagnare con passi pesanti l'uscita. Arranco in mezzo al fumo tossendo. I polmoni mi fanno male e il corpo di Kaede mi sembra di piombo. Le ginocchia mi cedono e cado a terra con un rantolo. Non ce la faccio. Non ci riesco.... il fuoco sembra crescere senza freni, ormai probabilmente il passaggio che cerco non è altro che un ammasso di fiamme, e tutto questo fumo mi rende debole, mi appanna i sensi, cerca di avvolgermi di portami via. Non posso, non devo... il terrore mi assale mentre cerco disperatamente di rialzarmi. Ci riesco a fatica appoggiandomi al muro. La roccia è così calda che sembra doversi liquefare da un momento all'altro. Scotta, probabilmente domani avrò i palmi delle mani ustionati e non potrò giocare a basket per un bel po'... guarda a che cosa vado a pensare in un momento come questo...  Arranco faticosamente verso le scale che mi hanno portato fin qui mentre scintille incandescenti turbinano attorno a me scottandomi le braccia non più protette dalla giacca della divisa. La avvolgo meglio sul corpo del volpino svenuto perchè lui ha una pelle così bianca e delicata che si scotterebbe subito.  Questa gliela faccio pagare però. Vedrai volpaccia adorata ti farò sentire così in colpa che sarai costretto ad accudirmi! Curvo le labbra in un leggero sorriso a quel pensiero. Mi aggrappo ad esso come un naufrago ad un pezzo di legno in mezzo all'oceano per trovare la forza di andare avanti. Quasi mi metto a piangere dalla gioia quando trovo la porta che da sulle scale. I miei polmoni sono ormai allo stremo. Il corridoio è diventato una canna fumaria e il fumo denso che arriva dai piani inferiori scivola attraverso la porta aperta verso il cielo. Sento lo stomaco contrarsi alla sola idea di infilarmi lì dentro ma è l'unica via d'uscita che abbiamo.
Il suono lancinante dell'allarme si è ormai interrotto da tempo quando è saltata la centralina elettrica e allora cosa sono queste sirene che sento?
Non avrò mica le visioni in un momento del genere ci mancherebbe soltanto questo. Ma certo i pompieri!
Ce la possiamo fare. Ce la dobbiamo fare. Il tensai non si arrende facilmente. Rincuorato da quel suono che preannuncia l'arrivo dei soccorsi comincio a scendere le scale lentamente tenendo saldamente il corpo del mio compagno sulle spalle. Mi blocco sull'ultimo scalino. Il corridoio è totalmente avvolto dalle fiamme. Non riuscirò mai ad arrivare alle scale che danno al pian terreno e da lì alla salvezza. Avverto uno scricchiolio sinistro e pezzi di muro cadono rumorosamente mentre il fuoco li avvolge ghermendoli. Che cosa posso fare ora? Forse... forse se corressi riuscirei a giungere in fondo al corridoio. Lì ci sono i bagni e se è servito a qualcosa lasciare l'acqua aperta forse troveremo riparo per riprendere fiato. Osservo il corridoio tremando. E' un suicidio. Senza contare il fatto che potremmo essere colpiti da qualcuno dei pezzi di cemento che cadono ad intervalli quasi regolari dal soffitto, non ho la forza di correre. Forse se non avessi Kaede sulle spalle potrei... scuoto la testa con forza allontanando quel pensiero dettato dal puro spirito di sopravvivenza.  La mia vita non varrebbe comunque la pena d'essere vissuta senza di lui. Infilo una mano nella tasca dei pantaloni e ne estraggo la medaglietta dorata. La rigirò un attimo tra le dita e poi la infilo nella tasca dei pantaloni del volpino. Mia madre mi dice sempre che è il mio portafortuna. Che lo spirito di mio padre veglia su di me. Bhe papà... ti prego proteggi questa stupida kitsune perchè ho intenzione di fare una pazzia e sarebbe stupido che io buttassi la mia vita senza riuscire a salvare la sua ti pare? Sorrido dolcemente tra me facendo scivolare il corpo svenuto tra le mie braccia. Lo tengo con delicatezza come fosse una porcellana pregiata. Chinò il volto e gli sfioro le labbra dolcemente. "Vedi di non morire Kaede o non te lo perdonerò mai hai capito?" gli sussurrò dolcemente. "Ti amo" mormorò prima di prendere fiato e lanciarmi tra le fiamme. Corro tenendolo stretto a me, facendogli scudo con il mio corpo, corro disperatamente mentre sento il cuore che mi pulsa in petto come un mantice e i polmoni che bruciano alla ricerca di aria che non troveranno. Lacrime bollenti scivolano lungo il volto ustionato, gli occhi mi bruciano così tanto che riesco a malapena a distinguere le sagome ma non mi fermo. Non mi devo fermare.
Sento delle voci... sì sento delle voci. Devono essere i pompieri. Sono arrivati fino alle scale in qualche modo.
Se riuscissi ad arrivare fin lì.... se questo cuore che mi sta esplodendo in petto reggesse... il mio passo è pesante, sto rallentando pericolosamente, le fiamme mi lambiscono le gambe e le braccia. Non ce la faccio.... sono stanco troppo stanco.... Un scricchiolio e un pezzo di intonaco che precipita. Mi colpisce alla spalla con violenza. Cado ma non mollo la presa.
La disperazione mi da una forza inaudita. Lo tengo stretto a me mentre sulla mia schiena scintille cadono bruciandomi la pelle. Eppure sono così vicino, così vicino alla salvezza!!
Le voci.... le voci giungono sempre più lontane... se ne stanno andando...
non ho la forza di arrivare alla fine di questo corridoio.
Le fiamme mi divorano la carne ma stranamente non avverto dolore, non sento niente. Forse dovrei preoccuparmene... forse.... Con quel poco di respiro che mi resta, con l'ultimo brandello di disperazione mi alzò e lo sollevò su di me. Con lo stesso gesto con cui tante volte o scaraventato lontano un teppista che volevo ferire ora lancio il corpo della persona che amo nella speranza di salvarlo.

*******
L'infermiere coprì il ragazzo dai capelli corvini con una coperta leggera mentre uno dei suoi colleghi gli porgeva un respiratore da porre sul volto candido. Il ragazzo si agitò mormorando qualcosa, stava riprendendo coscienza...

Il mio respiro è affannoso ma riesco finalmente a mettere aria nei polmoni. Apro lentamente gli occhi e vedo un'infermiere chino su di me. Tiene un respiratore sul mio viso. Cerco di muovermi ma lui mi tiene fermo sulla barella. "Non muoverti adesso ti portiamo all'ospedale". Annuisco lentamente in segno che ho capito. Sento il suono lancinante delle sirene dei pompieri e di quello delle ambulanze attorno a me. Come ho fatto a salvarmi? L'ultima cosa che ricordo sono le fiamme attorno a me sulla terrazza e quella stanchezza incredibile... Forse i pompieri mi hanno trovato e mi hanno portato in salvo. Mi sforzo di aprire gli occhi e lancio uno sguardo alla scuola che arde ancora. La terrazza come tutto il resto dell'edificio è un inferno di fuoco e fumo. E poi noto i pompieri al lavoro. Le loro scale sono troppo corte non arrivano alla terrazza! Ma come... mi agito di nuovo in preda ad una strana sensazione di terrore che mi serpeggia nello stomaco. I barellieri mi caricano sull'ambulanza e quando la riadagiano non proprio delicatamente all'interno del veicolo qualcosa mi cade di tasca tintinnando. 
L'infermiere che mi tiene ancora il respiratore raccoglie un piccolo ciondolo che non avevo mai visto "A mio figlio Hanamichi" legge con un sorriso porgendomelo. "E' un regalo di tuo padre?" mi chiede con un sorriso gentile. Spalancò gli occhi mentre il gelo s'impossessa del mio corpo accaldato. D'un tratto avverto il peso di qualcosa di umido sulla mia pelle e noto che la giacca che ho sulle spalle non è la mia. Anzi nonostante l'odore di bruciato posso avvertire ancora il Suo profumo. Schizzò a sedere guardandomi intorno in preda all'angoscia allontanando con il braccio l'infermiere che mi fissa stupito. Respiro a fatica senza la bombola d'ossigeno ma devo sapere... "Hana!" grido "Dov'è? Dov'è Hanamichi!!!" L'infermiere mi afferra per le spalle constringendomi a sdraiarmi. "Sta calmo non agitarti" mi dice severo ma io continuo a divincolarmi nella sua morsa "Hana.." gemo sconvolto ma l'infermiere scuote il capo "Non c'era nessuno con te quando i pompieri ti hanno portato alla mia ambulanza." Mi spiega obbligandomi a sdraiarmi. Non faccio resistenza, non posso, non ne ho più la forza. Mi sento svuotato. Non c'era nessuno.... nessuno...... L'infermiere mi inietta qualcosa nel braccio e sento la mia coscienza scivolare via per la seconda volta in questo dannato giorno.

Mi sento trasportare. Qualcuno mi tiene tra le braccia. Ho caldo, ho tanto caldo e non riesco a respirare. Hana... apro gli occhi debolmente ma la luce me li ferisce crudele, eppure ho intravisto... sì.... ciocche rosse, rosse come il fuoco che ruggisce attorno a noi. Hana mi sta portando in braccio? I l suo respiro è pesante... il suo passo faticoso. Mormora qualcosa... che sta facendo? Mi infila qualcosa in tasca... "Ti amo" l'avverto chiaramente come se fosse giunto direttamente alla mia anima e non attraverso il mio udito. La sua voce è roca e faticosa e c'è una nota così triste... non fare stupidaggini Hanamichi... non mi piace il tono della tua voce, non mi piace quel tuo ti amo che sembra tanto un addio. Comincia a correre... corre tra le fiamme, sento la mia coscienza scivolare di nuovo ma questa volta mi ci aggrappo con tutte le mie forze. Mi sento debole. Terribilmente debole. 
Maledizione! Uno scricchiolio, un tonfo un lamento. Si piega su di me proteggendomi. Sento i suoi gemiti. Lotto disperatamente per liberarmi dalle maglie di questa stanchezza che mi trascina lontano. Mi solleva... e qualcosa di caldo scivola sul mio volto... caldo e umido... ho già provato questa sensazione... lacrime.....

Non so quanto tempo è passato quando mi sveglio. Sono in una camera d'ospedale. Lo so perchè riconosco l'odore di farmaci e il senso di oppressione. Ho fatto sogni strani sotto l'effetto delle medicine o forse ho semplicemente ricordato? Dov'è Hana? Quello è il primo pensiero che mi attraversa la mente. Ora ne sono sicuro, lui è venuto  a prendermi, lui mi ha salvato, ma dov'è adesso? Perché mi sento così inquieto? Nonostante tutto mi sento abbastanza bene da tirarmi a sedere. Non ho più il respiratore ma dal mio braccio parte un piccolo tubicino trasparente che arriva ad una flebo. Chissà per quanto tempo sono rimasto privo di coscienza. Premo un piccolo pulsante accanto al letto e poco dopo un'infermiera fa capolino nella stanza. "Buongiorno!" mi saluta allegramente avvicinandosi al letto e prendendo la mia cartella per controllare la mia scheda. "Dove sono?" le chiedo. Non è la cosa che vorrei sapere. Non me ne frega un fico secco di dove sono, voglio sapere dov'è lui, ma prima ho bisogno di fare mente locale. Lei mi sorride di nuovo in modo un po' stupido. Mi ricorda un po' quelle galline del mio fans club. "Questo e Sant'Paul Hospital" mi spiega con l'ennesimo sorriso. Corrugo la fronte. Mio padre mi ha fatto trasferire in una clinica privata a quanto pare. Mi guardo meglio intorno. In effetti la stanza era troppo ampia e luminosa per trattarsi di un ospedale pubblico. 
Dritto davanti a me c'è un tavolino con un televisore, una pianta nell'angolo della stanza e un elegante armadio bianco.  L'infermiera mi spiega che mi trovo qui da tre giorni ma che ho dormito per la maggior parte del tempo. Sembra che abbia avuto anche la febbre ma ormai sono guarito. L'ascolto distrattamente prima di interromperla "Dov'è Hanamichi?". Lei mi guarda confusa evidentemente sono stato troppo diretto e la poverina non ha la più pallida idea di chi sia questo Hanamichi, ma mi sono stufato delle sue chiacchiere. Le chiedo se sa di altri studenti feriti ma lei scuote le spalle consigliandomi di guardare il telegiornale perchè non ha seguito la vicenda. La congedo con stizza e allungo la mano per prendere il telecomando..  le mie dita incontrarono qualcosa di metallico. Prendo delicatamente la catenina tra le dita facendomela dondolare davanti agli occhi. <A mio figlio Hanamichi> portava la data di due anni prima.
Probabilmente un regalo di compleanno. La stringo con forza nella mano portandomela al petto. Dove sei Hana? L'infermiere che mi ha soccorso ha detto che non c'era nessun altro.. però i pompieri possono aver portato Hanamichi ad un'altra ambulanza. O forse non era ferito.

Sempre stringendo il pendaglio accendo il televisore. Premo un paio di pulsanti a caso girando i vari canali finchè un frammento di conversazione non attira la mia attenzione. "....uragi, il ragazzo morto nell'incendio scoppiato all'istituto Shohoku tre giorni fa." Il giornalista stava in piedi dinanzi alla telecamera alle sue spalle una modesta abitazione di periferia  che doveva essere la casa della vittima. Ho sentito solo l'ultimo pezzo del cognome del ragazzo ma è bastato per farmi trattenere il fiato. ...uragi.... come... Sakuragi? NO! Scuoto con forza il capo allontanando quel pensiero così doloroso da essere insopportabile. "Sembra che la famiglia della vittima abbia intenzione di fare causa...."

Rukawa non riusciva ad ascolte le parole del giornalista, strinse con più forza la catenina tra le mani.

Non hai fatto una cosa così stupida vero Hana? Dimmi che non sei morto per salvarmi Hanamichi perchè quant'è vero che mi chiamo Kaede Rukawa non ti perdonerò mai.

"Ecco la sorella della vittima..." disse il giornalista con l'entusiasmo di un avvoltoio che si fionda sulla preda avvicinandosi ad una ragazza giovane e in lacrime che stava rientrando in casa. Il telecomando scivolò tra le dita di Rukawa cadendo a terra e la tv si spense. Ma il ragazzo non se ne accorse. Rimase immobile a fissare il televisore ormai spento con gli occhi spalancati, l'ultimo battito cardiaco bloccato a metà.

Rossi.

I capelli di quella ragazza erano rossi....



Continua....

H:O_O non ci posso credere.... l'ha fatto di nuovo!!!! Mi ha fatto morire un 'altra volta!!!!! ç_ç
R: e non ha ancora scritto la lemon!!! è_é
S: ç_ç Hanaaaaaaaaa!!! Il MIO povero Hana!!!!
R: MIO! è_é
M: no, no ragazzi vi sbagliate.... lui è mio!!!

S: grrr....
R: grrr....
M: grrr....

H: Naikaaaaaaaa!!!!!

"Qui risponde la segreteria telefonica di Naika, al momento non sono raggiungibile ma lasciate un messaggio dopo il bip e forse verrete richiamati ^^"



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