Note: Senduccio.... Senduccio dove sei ho bisogno di te.
S: No e poi no. Mi ricordo come mi hai trattato l'altra volta.
N: Daiii non fare così stavolta faccio la brava dai^^ (angelic smile)
S: Non mi fido. >_<
Chiedo scusa alla vicepresidente Aiko (RuHana_Sempre&Solo spa) perchè
questavolta ho combinato un pasticcio.^^
Note2: mi sono resa di non averlo scritto nelle altre fic e chiedo scusa.
Credo che tutti voi sappiate il significato dei termini giapponesi che uso nelle
mie
storie ma se così non fosse:
kistune: volpe;
do'hao: idiota;
baka: stupido;
Kami sama: Dio santo (o una cosa simile^^)
Desire
parte I di
Naika
<Accidenti a mia sorella e a quelle oche delle sue amiche!>
Imprecò mentalmente Rukawa per l'ennesima volta mentre si faceva
strada
nel locale affollato alla ricerca della sorella. Non appena era entrato
la musica lo aveva assordato e gli ci erano voluti parecchi minuti per
abituarsi
alla penombra del locale.
Si guardò intorno confuso alla ricerca della capigliatura bruna della
sorella.
Dove accidenti si era cacciata.
Un bel ragazzo con un paio di pantaloni neri attillati e una camiciola
bianca
aperta sul petto muscoloso gli venne incontro sull'ingresso e gli lanciò
un'occhiata dall'alto al basso prima di sorridergli gentilmente.
"Se cerchi i camerini sono lì dietro!" gli disse alzando la
voce per farsi
sentire sopra il frastuono che usciva dalle casse del club.
Rukawa si affrettò a scuotere il capo. "Cerco il tavolo a nome Osada"
il
ragazzo parve un attimo stupito e poi annuì. "Oh capito sei un
accompagnatore
allora. E' quel tavolo la infondo. Proprio sotto il palco"
Rukawa annuì allontanandosi.
Avrebbe fatto pagare anche quella alla sua amata sorellina.
Un accompagnatore lui?
Possibile che la migliore amica della sorella doveva andare a festeggiare
l'addio al nubilato proprio in un locale simile? Quando era arrivato
davanti
all'entrata e aveva visto l'elegante scritta "Desire" sopra
l'entrata si
era sentito morire. L'aspetto intimo ed elegante del locale non
faceva
che metterlo ulteriormente a disagio. Sussultò avvertendo qualcuno che
gli
accarezzava il fondoschiena e si voltò di scatto solo per incontrare due
occhi luminosi dallo sguardo adorante di una donna sui trenta che sollevò
il bicchiere in sua direzione in segno di brindisi.
Rukawa strinse la mascella imponendosi di mantenere la calma e mettendo
a frutto tutta la sua abilità di giocatore dribblò i vari tavoli
cercando
quello indicatogli dal cameriere.
Ma proprio in un locale di spogliarellisti quella porcona doveva
organizzare
la sua festicciola? Compativa il poveretto che se la sarebbe sposata.
Si guardò attorno esasperato aveva ormai fatto il giro del locale senza
riuscire a scorgere la sorella.
Ma dove diavolo si era cacciata?!
Se almeno i suoi non avessero avuto quell'importante cena di lavoro,
sarebbero
andati loro a recuperare la pecorella perduta. E invece no! Proprio quella
sera sarebbero rientrati tardissimo e così avevano dato al fratello
maggiore
il compito di recuperare la piccola peste.
Finalmente Rukawa riuscì ad intravedere la testa bruna della sorella.
Proprio come gli avevano detto era esattamente sotto l'ampia piattaforma
su cui si esibivano i ballerini.
Per fortuna che ora era vuota.
Gli mancava solo di doversi sorbire qualche spettacolino.
Le si avvicinò a passo di marcia con un aria tutt'altro che amichevole.
"Fratellino!!" trillò la ragazza ignorando allegramente il suo
sguardo di
ammonimento e trascinandolo di viva forza su una delle sedie imbottite di
velluto rosso. "Ti presento Lucy, Anny, Ro.." E continuò
elencando il nome
delle ragazze sedute al tavolo che non appena lo avevano squadrato gli
avevano
incollato gli occhi addosso come delle ventose.
Un altro cameriere si accostò al tavolo portando altre bevande e
prendendo
i bicchieri vuoti.
Dovevano aver bevuto parecchio a giudicare dal numero di ombrellini
allineati
sul tavolinetto di legno.
Il ragazzo biondo lanciò un'occhiata di apprezzamento a Rukawa che fece
ridere la sorella.
"Hai fatto colpo!" gli disse tirandogli una gomitata nelle
costole.
Rukawa scattò in piedi afferrando la sorella per un braccio senza tanti
complimenti.
"E' ora di andare a casa signorina. Il taxi ci sta aspettando
fuori" disse
gelido alla sorella che mise immediatamente il broncio come una bambina.
"Di già? Ma non è ancora mezzanotte! Non hanno ancora cominciato
gli spettacoli!"
protestò la ragazza ma non ebbe modo di finire la frase che nel locale la
musica cessò di colpo mentre tutta la sala piombava nel buio e solo una
piccola luce rimaneva ad illuminare il centro del palco.
Perfetto ci mancava solo quella!!!
Una serie di sospiri e gridolini eccitati si sparse per la sala mentre le
signore presenti attendevano ansiose la comparsa dello spogliarellista.
"Senti Cleo non ho intenzione di stare qui un minuto di più..."
"Sssst!!!" lo rimproverò la sorella gli occhi puntati sul palco
le gote
arrossate dall'eccitazione e dal calore del locale affollato.
Rukawa sospirò sprofondando nuovamente nella poltroncina.
<Fantastico. Veramente fantastico.>
Ponderò l'idea di andarsene ad aspettarla fuori ma il locale era
immerso
nella totale oscurità se non si considerava la zona del palco e la sola
idea di poter finire contro una di quelle donne assatanate al buio gli
metteva
i brividi. Sospirò imponendosi di aspettare la fine dello spettacolino
pietoso
che sarebbe seguito.
Il tintinniò di alcuni campanelli risuonò leggero nella sala
distogliendolo
dai suoi pensieri mentre il brusio che aveva seguito lo spegnersi delle
luci si sedava. Se adesso usciva un ragazzo vestito da odalisca che si
metteva
a fare la danza dei sette veli buio o non buio se ne sarebbe andato a
costo
di camminare sopra i tavolini. Leggero il suono di un flauto emerse
lentamente
dalla penombra scivolando sinuoso come uno spettro tra i tavoli divenuti
silenziosi. L'aria era densa di quel suono limpido e caldo mentre tutti
gli occhi erano puntati sulle piccole luci rosse che andavano accendendosi
sul palco. Dalle casse sparse per il locale giunse il suono di un tamburo.
I singoli colpi vibravano nell'aria densa rimanendo sospesi per alcuni
secondi
prima di spegnersi. Come il pulsare di un'enorme cuore. Pensò il volpino
mentre i suoi occhi si abituavano a quella semi oscurità. Al centro del
palco proprio dinanzi a loro una piccola botola si aprì sul pavimento con
un leggero suono metallico. La musica crebbe leggermente di intensità
aumentando
il ritmo mentre dal pavimento emergeva, avvolta dal vapore, una lunga
cabina
di vetro. Le ombre danzarono mentre i cinque piccoli faretti disposti a
cerchio al centro della piattaforma di legno avvolgevano con la loro aura
soffusa l'ombra slanciata di un corpo maschile immobile all'interno di
quella
gabbia cristallina. Teneva le braccia alzate i palmi aperti delle mani
appoggiati
al vetro leggermente smerigliato del cono trasparente che, se permetteva
una perfetta visione di quel corpo nudo, nascondeva però i lineamenti del
ragazzo rendendo il suo volto vago.
<L'immagine sfumata di un sogno>
E quel pensiero da dove diavolo usciva?
Si chiese Rukawa mentre non poteva fare a meno di constatare che il
ragazzo
nella capsula aveva uno splendido corpo scultoreo con un'abbronzatura
praticamente
uniforme che lo faceva sembrare una statua d'oro fuso.
La musica cessò di colpo e le luci si spensero ma nessuno si mosse nella
sala.
Con un moto di vergogna Rukawa si accorse che al pari della sorella anche
lui stava trattenendo il fiato.
Immobile il ballerino tenne il capo chino in avanti attendendo le prime
note.
Nuovamente il suono del flauto emerse dall'oscurità attorcigliando le sue
spire attorno agli spettatori.
Un getto d'acqua scattò dal soffitto cadendo nel cono di vetro colpendo
con le sue mille dita trasparenti la schiena abbronzata del ballerino che
si flesse sotto quella gelida carezza inarcando la schiena mentre dalla
sua bocca socchiusa sfuggiva un gemito rauco che risuonò per la sala come
un urlo tanto era il silenzio che l'impregnava.
Lentamente al suono di quella musica avvolgente il ragazzo nella doccia
cominciò a muoversi e dal buio della stanza riemerse nuovamente il
battito
delle casse. Un suono profondo che faceva vibrare l'aria satura del
locale.
Lo spazio che il ragazzo aveva a disposizione nel cono di vetro non era
molto ed ogni suo elegante movimento portava una parte del suo corpo
muscoloso
a scivolare sul vetro che andava appannandosi disegnando i muscoli torniti
e imprimendoli sulla superficie imperlata d'acqua prima che questa si
offuscasse
nuovamente fornendo una nuova lavagna su cui puntualmente una parte di
quel
corpo perfetto andava incidendosi.
Si muoveva lentamente con la forza e la grazia di un albero sospinto dal
vento seguendo le poche note del flauto e l'incalzare del tamburo che
rimbombava
nella sala allo stesso ritmo accelerato dei cuori degli spettatori.
Il ragazzo fece scorrere le mani sul vetro disegnando intricati arabeschi
con le dita come un bambino che si divertisse a disegnare sulla sabbia
della
battigia. I suoi movimenti erano così naturali, così innocenti. Sembrava
perso in un mondo suo dove non esisteva che il suono di quella musica
suadente.
Rukawa fissava quella scena immobile, il respiro accelerato in perfetta
sincronia con il pulsare della cassa mentre i suoi occhi seguivano avidi
ogni movimento, ogni frammento di quella pelle abbronzata che si
strusciava
contro il vetro a volte involontariamente a volte con gesti studiati ma
sempre con lentezza e con un'eleganza pari a quella di un rettile.
E come il cobra affascinava con la sua danza le sue vittime così quel
ragazzo
teneva incollati su di se gli occhi di tutti gli spettatori.
La musica scivolava serpentina sciogliendosi nello scroscio dell'acqua e
diventandone parte integrante mentre ogni altra sensazione veniva
annullata.
Il ragazzo nella doccia respirava con le labbra socchiuse, il petto che
si alzava e abbassava per lo sforzo di quella danza elegante aggiungendo
i suoi ansiti alla musica che andava inesorabilmente crescendo mentre il
ritmo della cassa diventava furioso e insostenibile?. e poi proprio quando
stava per raggiungere il suo apice la musica cessò e l'acqua venne
chiusa.
Nella sala ripiombò il silenzio rotto solo dal respiro affrettato del
ballerino
mentre il vetro appannato lasciava scorgere appena la figura immobile del
giovane. Uno dopo l'altro i piccoli faretti rossi che ancora illuminavano
il ragazzo si spensero finché non rimase che quello che lo illuminava da
dietro, lentamente lo spogliarellista allungò il capo verso la parete di
vetro che lo separava dagli spettatori e leccò la superficie trasparente
facendo scorrere la punta della lingua sul vetro lasciando intravedere per
una frazione di secondo due occhi roventi prima che anche l'ultimo faretto
venisse spento con un click che rimbombò nella sala come uno sparo.
Le luci vennero riaccese pochi attimi più tardi, il palco ormai vuoto e
nel locale riprese a suonare la musica che l'aveva assordato quand'era
entrato.
Ma Rukawa ora non la sentiva nemmeno.
Si era eccitato, si era talmente eccitato a guardare quel ragazzo fare la
doccia che aveva dovuto mordersi le labbra per trattenere i gemiti.
Il fatto che nella sala fosse esploso un boato di acclamazioni non lo
toccava
minimamente.
Il suo corpo gridava.
Gridava di desiderio per un altro ragazzo.
Scattò in piedi come una molla.
Furioso, per i suoi pensieri violenti, per la frustrazione che provava il
suo corpo.
"Ti aspetto fuori fra dieci minuti" disse alla sorella e senza
nemmeno salutare
si diresse verso l'uscita del locale. Il suo sguardo gelido così freddo
che nessuno osò mettersi tra lui e la porta.
Una volta fuori l'aria fredda l'aiutò a calmarsi anche se l'immagine di
quel corpo sinuoso illuminato dalle luci rosse del locale proprio non
voleva
abbandonare la sua mente.
Rosse come il sangue che gli pulsava in fretta nelle vene.
Rosse come i riflessi che traevano su quella pelle dorata.
Rosse come i riflessi di fuoco che l'acqua catturava sui capelli bagnati.
Sussultò spalancando gli occhi.
Rossi.
I capelli di quel ballerino era rossi.
Rossi come quelli...
NO.
Che andava a pensare.
Figuriamoci se Mister 50 rifiuti poteva essere in grado di uno spettacolo
simile.
Gli venne da ridere, e accantonò il pensiero in fretta guardando
impaziente
l'orologio.
Ma quanto ci metteva sua sorella.
"Kitsune che ci fai in un posto come questo?" Rukawa si voltò
di scatto
sentendosi gelare il sangue nelle vene.
Quella voce.
Quella voce calda.
"Sa.. sakuragi?" non poté fare a meno di balbettare
voltandosi per ritrovarsi
davanti proprio lui.
Hanamichi in una semplice camicia marrone e un paio di jeans sdruciti.
I capelli ancora umidi.
Rukawa era così pallido che non si accorse del gesto spasmodico con cui
il rossino aveva stretto i pugni.
No.
Non poteva essere vero.
"Che faccia sembra che tu abbia visto un fantasma" lo schernì
il rossino
sfoderando un sorriso divertito.
Peggio.
Molto peggio.
<Ho desiderato fare l'amore con te.>
Ma Rukawa si riprese in fretta mormorando un "Hn" come
risposta.
"Sto aspettando mia sorella, tu piuttosto che ci fai qui." Gli
chiese buttando
lì la domanda come se non gliene importasse assolutamente niente ma
trattenendo
il fiato in attesa della sua risposta.
"Sto aspettando mio cugino, lavora qui" gli disse il rossino con
una scrollata
di spalle.
Rukawa quasi sorrise.
Ma certo che stupido che era stato.
Figuriamoci se lui poteva desiderare un Do'hao come Hanamichi.
Sicuramente anche il cugino aveva dei capelli rosso fiamma come i suoi.
Sicuramente era lui il ballerino che si era esibito quella sera.
"Bhe ti saluto volpe, vado a vedere se è uscito" disse
incamminandosi verso
un vicolo laterale che probabilmente dava sull'uscita dei camerini.
Per un secondo ebbe l'impeto di seguirlo per rivedere l'oggetto del suo
turbamento ma l'uscita della sorella dalla porta principale lo fece
desistere
dal suo intento.
Era rimasto sorpreso nel trovare la volpe davanti alla porta del locale.
Anzi gli era quasi venuto un colpo.
Per fortuna che aspettava la sorella fuori e non dentro.
"Ciao ragazzi noi andiamo!" salutò il ragazzo sorridente
aprendo la porta
di ferro che dava nel vicolo.
"Hey non venite a bere qualcosa con noi?" gli chiese un bel
ragazzo biondo
che ancora si stava rivestendo con un sorriso malizioso.
"E' tardi Joe ci vediamo domani." Il ragazzo sospirò
platealmente prima
di spostare lo sguardo su Hanamichi che era immobile accanto alla porta
"Ci mancherai tanto, sicuro di non voler il mio numero di
telefono?" gli
disse con un sorriso a trentadue denti.
"Joe giù le zampe!" lo rimproverò Il ragazzo moro chiudendo la
porta con
un sospiro e scatenando la risata argentina del cameriere.
"Ts, quello non capisce il significato della parola proprietà
privata" disse
ad Hanamichi che era arrossito.
Era così trasparente, la sua innocenza aveva una sensualità che aveva
fatto
impazzire le clienti del locale. E non solo loro. Sendoh si fermò a
fissarlo
prima di chinare il capo a sfiorare le labbra con le sue.
"Siamo in mezzo ad una strada!" protestò Hanamichi
allontanandolo.
L'altro ragazzo rise "Ma dai chi vuoi che ci conosca qui" gli
disse sorridente
"Ti sbagli Rukawa è proprio davanti all'entrata" commentò
Hanamichi.
"Rukawa, davvero? Non sapevo che gli piacessero questo genere di
spettacoli!!"
disse sorpreso.
"Ma che dici! E' venuto a prendere sua sorella" protestò il
rossino avvampando.
"E tu che cosa gli hai detto?" gli chiese curioso.
"Che volevi che gli dicessi, ho inventato una balla. Gli ho detto che
stavo
aspettando mio cugino che lavorava qui"
L'altro rise "Sono diventato tuo cugino adesso? Bhe però è un
peccato, ci
avrei fatto un pensierino sulla volpe!" disse allegramente scuotendo
le
ampie spalle.
"Hentai!" lo rimproverò Hanamichi cupo.
"Sei geloso?" gli chiese Akira allungando una mano per
sfiorargli il viso.
"Non dire idiozie!" scattò e Sendoh sospirò
"Peccato" mormorò con una luce
triste negli occhi castani.
"Stupido" mormorò il rossino avvicinandoglisi e affondando il
capo nella
sua spalla. Akira lo strinse dolcemente a sè godendosi quel corpo caldo
contro il suo prima di allontanarsi. "Dai ti accompagno a casa è
tardi".
Il taxi li lasciò dinanzi alla porta di casa e Rukawa aprì il
cancelletto
facendo entrare la sorella leggermente brilla. "Buona notte
fratellino"
lo salutò la ragazza coprendo uno sbadiglio con la mano candida prima di
salire nella sua camera. Rukawa si diresse invece verso il bagno.
Aveva bisogno di una doccia.
Una doccia fredda.
Si liberò in fretta dei vestiti e si infilò sotto il getto. L'acqua
gelida
gli strappò un gemito che gli fece ritornare alla mente le scene viste
nel
locale. Il suono di quella musica calda i movimenti sinuosi di
quell'essere
perfetto. Chiuse gli occhi facendo scorrere le mani sul proprio corpo.
Era più forte di lui.
Non riusciva a smettere di pensarci.
Immaginò quelle mani abbronzate scivolare sulla sua pelle chiara come
erano
scivolate sulla superficie vitrea del box doccia. Il respiro gli si fece
nuovamente affannoso e dovette appoggiarsi alla parete per rimanere in
piedi
mentre il piacere di quella visione mescolata al tocco della sua mano lo
facevano tremare. Gli sfuggì un lamento dalle labbra e la sua mano
cominciò
a muoversi più in fretta mentre il rombo del suo sangue nelle orecchie si
amalgamava al ricordo del battito furioso delle casse.
L'immagine di quella lingua che leccava il vetro in un unico movimento
verticale.
Come se scivolasse lungo il suo membro...
Venne con un grido accasciandosi sul pavimento della doccia, il respiro
affannoso, il petto che si alzava e abbassava velocemente.
"Kami sama..." non sapeva se l'aveva soltanto pensato o se
l'aveva detto
davvero ma non aveva importanza.
Era venuto sotto il getto gelido della doccia.
Era venuto pensando ad un altro ragazzo.
Si alzò lentamente e chiuse il getto d'acqua stancamente, uscendo dalla
doccia e avvolgendosi nell'accappatoio candido. Lasciò i vestiti sparsi
sul pavimento e si diresse alla propria camera da letto. Si stese sulle
lenzuola con l'accappatoio ancora addosso i capelli bagnati che
inumidivano
il cuscino.
Il condizionatore ronzava ma lui aveva comunque caldo.
Era un'estate terribilmente afosa.
Bastava fare due passi all'aperto per sudare.
Forse era per quello che i capelli del rossino erano umidi.
Perché si era messo a pensare a lui?
Non riusciva a togliersi dalla mente quelle ciocche di fiamma.
E se fosse stato davvero lui?
No, ma cosa andava a pensare.
Però adesso che ci ripensava era arrivato proprio dalla parte dei
camerini.
Se stava cercando suo cugino perché non si era direttamente infilato nel
vicolo invece di andare fino all'entrata solo per poi tornare indietro?
Certo Hanamichi aveva un bel fisico, asciutto e muscoloso. Se n'era
accorto
durante gli allenamenti. Ma era troppo grezzo per muoversi in quella
maniera
elegante.
No, no e poi no.
Il volto di Hanamichi si sovrappose a quello di quel statuario corpo nudo,
l'immaginò che danzava sotto la doccia per lui.
Lo immagino nel suo letto sotto di lui...
"Basta!" tuonò alzandosi di scatto e infilatosi i boxer gettò
l'accappatoio
su una poltroncina prima di infilarsi sotto le lenzuola e imporsi di
dormire.
Il suono fastidioso della sveglia fece mugugnare il rossino che emerse
sbuffando
dal groviglio di lenzuola che era il suo letto alzandosi con uno
sbadiglio.
Si alzò stiracchiandosi prima di infilarsi in bagno sotto il getto di una
rigenerante doccia fredda. Aveva tutti i muscoli intorpiditi. Finì di
lavarsi
e indossata la divisa scolastica scese le scale due a due giungendo in
cucina.
Mise due tost nel microonde mentre accendeva il fornelletto su cui
scaldare
il bollitore. Quando il te fu pronto lo versò in una tazza e la mise su
un vassoio, presi i toast e ve li pose accanto sollevando poi il tutto e
dirigendosi in equilibrio precario verso la stanza della madre. Bussò con
un piede prima di abbassare la maniglia con il gomito ed entrare nella
stanza.
La donna a letto gli sorrise debolmente. "Ti ho portato la colazione
mamma"
le disse allegramente Hanamichi deponendo il suo prezioso carico sul
comodino
vicino al letto facendo attenzione a non rovesciare le confezioni con le
medicine. "Grazie" mormorò la donna dai ricci capelli rossi
sollevandosi
lentamente e appoggiando la schiena ai cuscini. "Ormai potrei anche
prepararmela
da sola mi stai viziando" lo rimproverò ricevendo in cambio un
sorriso tranquillo.
"Il medico ha detto che devi riposare ancora un paio di giorni per
essere
completamente in forma e ricordati di prendere le medicine" la donna
annuì
con un sorriso "Sì capo" disse scoppiando in una calda risata e
Hanamichi
la ricompensò scoccandole un bacio in fronte. "Io vado a scuola, tu
non
affaticarti troppo ok?" La signora Sakuragi annuì e il ragazzo si
diresse
di corsa verso l'uscio.
Doveva sbrigarsi se non voleva fare tardi.
"Ciao Hanamichi!"
"Ciao Yohei" lo salutò di rimando il rossino con un sorriso
radioso.
"Come sta tua madre si è ripresa dall'influenza?"
Hanamichi annuì "Il dottore dice che fra un paio di giorni sarà di
nuovo
in perfetta forma. Tutto merito del riposo e delle medicine" Yohei
annuì.
"Per fortuna che Sendoh ti ha trovato quel lavoro" gli disse
scrutandolo
attentamente in viso. Come sempre quando si toccava quell'argomento
Hanamichi
arrossì violentemente. Quando sua madre si era ammalata due settimane
prima
era stata una vera tragedia per la famiglia Sakuragi che aveva in lei
l'unica
fonte di sostentamento nonostante i lavoretti che Hanamichi faceva il
sabato
e la domenica. Per di più il medico le aveva riscontrato un brutta forma
di infezione polmonare ed era stato necessario ricoverarla in ospedale.
La malattia era facilmente curabile ma i medicinali erano terribilmente
costosi. Hanamichi non aveva altri parenti in vita e nonostante l'aiuto
delle famiglie dei suoi amici, che non navigavano certo nell'oro, erano
riusciti a racimolare solo un terzo della somma necessaria. E poi Sendoh
gli aveva detto che nel locale dove lavoravano avevano bisogno di
qualcuno.
Però l'amico si era categoricamente rifiutato di dirgli per che cosa. Gli
aveva assicurato che non era niente di illegale e Yohei aveva smesso di
fargli domande ma non riusciva trattenere la curiosità. Che lavoro poteva
avergli trovato il porcospino per riuscire a far racimolare ad Hanamichi
tanto denaro in così poco tempo. E poi da quando gli aveva trovato quel
lavoro Hanamichi e Sendoh si vedevano sempre più spesso. Yohei aveva
saputo
che i due si erano trovati nello stesso luogo di villeggiatura l'estate
precedente e che lì avevano rafforzato la loro amicizia. Sendoh era anche
spesso uscito con l'armata Sakuragi nonostante abitasse abbastanza
distante
dal loro quartiere. Eppure per quanto la compagnia di Sendoh fosse
piacevole
Yohei aveva cominciato a notare gli sguardi che questo lanciava all'amico.
Con il passare del tempo era stato chiaro che per Sendoh Hanamichi era
molto
più importante di un semplice amico e da quando due settimane prima era
successa la disgrazia gli sembrava che anche Hanamichi avesse cambiato
atteggiamento
nei confronti del porcospino. Era diventato più affettuoso anche se ogni
volta che gli chiedeva qualcosa cambiava irrimediabilmente discorso.
"Hai
fatto matematica mi sono dimenticato di finire gli esercizi" gli
chiese
Hanamichi cambiando argomento e facendo sorridere tra sé Yohei, anche
stavolta
non sarebbe riuscito a ottenere una parola di più da lui. "Sì, dopo
te li
faccio copiare"
"Grazie sei un'amico!" disse allegramente il rossino.
Hanamichi saltò infilando un perfetto slam dunk.
"Stai migliorando" si congratulò Myagi e Hanamichi rise
soddisfatto "il
Tensai non migliora è così di natura!" disse ridendo.
"Do'hao" commento una voce conosciuta alle sue spalle e
Hanamichi si voltò
verso di lui furioso.
"Che cosa hai detto stupida kistune!!" ruggì lanciandosi contro
l'interpellato.
"Solo la verità."
Com'era prevedibile i due vennero alle mani.
"Non sarebbe il caso di separarli" propose Mistui restando
tuttavia immobile
ad osservare con un sorriso divertito i due darsele di santa ragione.
"L'unica
soluzione sarebbe rinchiuderli" borbottò Akagi afferrandoli entrambi
per
la collottola e riportando l'ordine nella palestra. L'allenamento proseguì
senza altri ulteriori intoppi anche se il gioco di Rukawa risultava
stranamente
distratto. Comunque perfetto, ma distratto. Come se ogni canestro gli
venisse
automatico mentre tuttavia pensava ad altro e quando tutti si diressero
verso le docce rimase in palestra per continuare ad allenarsi. Non appena
la porta alle spalle dell'ultimo giocatore si chiuse tuttavia Rukawa smise
di palleggiare e rimase a fissare il canestro distrattamente.
Doveva andare a cambiarsi.
La verità era che aveva paura di vedere Hanamichi sotto la doccia.
Aveva passato una notte insonne rotolandosi nel letto mentre immagini del
rossino nudo popolavano i suoi sogni costringendolo a svegliarsi più
volte
in preda all'eccitazione.
Non gli era mai successa una cosa simile.
Che gli stesse accadendo con Hanamichi poi gli metteva i brividi.
Non era riuscito a trattenersi dall'insultarlo prima al solo scopo di
irritarlo.
Voleva farlo arrabbiare.
Voleva le sue mani sul proprio corpo anche a costo di sentirle tramite i
pugni.
Sospirò imponendosi di non essere ridicolo e gettata la palla nel cesto
insieme alle altre si diresse con passo deciso verso gli spogliatoi.
Non era da lui comportarsi così.
Quando entrò nella sala docce tuttavia rimase senza fiato. Hanamichi
coperto
solo da un asciugamano stretto in vita si stava dirigendo proprio verso
di lui per andare in spogliatoio e per la prima volta il volpino notò la
forza che emanava quel corpo scultoreo. E poi Mitsui lanciò contro
Hanamichi
la propria spugna opportunamente impregnata di acqua gelida colpendo il
rossino in piena schiena.
Rukawa lo vide inarcarsi al contatto con quella superficie fredda.
Vide gli occhi del rossino allargarsi per la sorpresa.
I suoi capezzoli inturgidirsi.
Le sue labbra carnose socchiudersi.
Come una scena al rallentatore mente di Rukawa registrò ognuno di quei
piccoli particolari mentre dalle labbra del rossino sfuggiva un gemito
roco
di sorpresa.
"Mistui cretino è fredda" gridò il rossino furioso senza
accorgersi dello
sguardo sgranato della sua nemesi e del suo pallore mortale, voltandosi
invece verso l'ex teppista dopo aver recuperato l'arma e lanciandogliela
contro. Il ragazzo moro tuttavia schivò con facilità il siluro ridendo.
"Hai una pessima mira e in partita si vede subito!" lo sfotté.
"Prova a ripeterlo!" ruggì il ragazzo lanciandosi contro di
lui.
"Finitela!" gridò Akagi "Ma guarda te con chi mi tocca
avere a che fare"
disse sospirando
"Filate a cambiarvi ho promesso all'allenatore che avrei chiuso la
palestra
presto stasera."
Hanamichi si avviò borbottando verso lo spogliatoio ritrovandosi dinanzi
un Rukawa immobile e inebetito.
"Hey volpino che hai da fissare?" gli chiese furioso
aspettandosi un qualche
commento pungente che con gran stupore di tutti non arrivò. "Hey
Terra chiama
Volpe. Volpe se ci sei batti un colpo!" lo prese in giro il rossino
sventolandogli
una mano dinanzi agli occhi blu. Rukawa si riscosse di scatto rendendosi
conto che tutti gli occhi erano rivolti su di lui.
Senza una parola si voltò di scatto prese la sua borsa e uscì senza
nemmeno
cambiarsi. Andandosene con la divisa ancora dosso.
"Hey Baka kitsune ti sei dimenticato di cambiarti!!!" gli gridò
dietro Hanamichi
ma il volpino aveva già inforcato la bicicletta e senza nemmeno voltarsi
era partito a razzo.
Non poteva cambiarsi.
E tanto meno poteva farsi una doccia perché se si fosse spogliato tutti
si sarebbero resi conto del suo stato.
Imprecò tra sé accelerando il ritmo furioso delle pedalate ignorando lo
sguardo sconvolto di chi lo vedeva passare per strada con addosso
solo
la leggera divisa da basket.
Doveva assolutamente venire a capo di quella faccenda.
Doveva assolutamente sapere se era Hanmichi il ragazzo che aveva visto
danzare.
Che cosa avrebbe fatto in seguito non lo sapeva.
Se ne sarebbe preoccupato dopo.
H: >///////< Ma.. ma. ma..
N: Sììììì ^^ C'è qualcosa che non va?
H: Non vorrai mica farmi fare lo spogliarellista adesso?
N: Perché no, il fisico ce l'hai vero Tem ^^ Sbav... Sbav....
S: a me piace questa fic ^____^
N: Almeno uno che non si lamenta.
R: Senti?
N: Oh Ru, dimmi?
R: Rivoglio i poteri da vampiro.
N: O_o Perché??
R: Devo disintegrare una certa scrittrice.è_é
N: -_- era meglio se mi prendevo il mese di ferie...
Vai all'Archivio Fan Fictions |
Vai all'Archivio Original
Fictions |
|