Cosa potrebbe accadere se il destino facesse incastrare in un ascensore Sakuragi e Rukawa, incontratisi lì dentro per caso, e una partoriente che si rivela essere la madre di Sendoh?

Anche se non mi appartiene, io voglio Ru. Il mondo può tenersi tranquillamente Hana...

Special thanks:

Alla mia mentore, N, visto che Hana stavolta è meno idiota del solito?! ^ ___________ ^

A Voce del Silenzio, per non essere riuscito a suggerirmi un titolo decente...

A Seshen, per aver letto questa storia, con la stessa gioia con cui si va dal dentista...

A Hymeko, per avermi fatto capire che questa è una yaoi inconsapevole...

A Najka, che ha voluto rischiare...

A Kaede, che si è offerto come cavia, per la gentilezza...

Grazie

A Francesco,  benvenuto in questo mondo, piccolo...

 


Dentisti & imprevisti.

Miracolo d'amore

Di Elyxyz

 

"Aspettatemi!!!" Sakuragi accelerò con uno scatto, per entrare nell'ascensore che si stava chiudendo.

Era già in ritardo. Maledettamente in ritardo.

E, aspettare una nuova corsa di quell'arnese, avrebbe ulteriormente peggiorato il suo ritardo.

Prima ancora di passare tra le porte, aveva soffiato un "Arigatoooo" a quell'anima pia che aveva allungato una pallida mano per bloccare la chiusura delle ante.

Rivolse uno sguardo riconoscente al suo salvatore quando, esasperato, sbottò: "Baka Kitsune, che diavolo ci fai qui?!"

"Do'aho! Potrei farti la stessa domanda..."

"Volpe indisponente! Come osi occupare l'ascensore del Tensai!!!"

"Ehmmmm... scusate... " -si intromise una terza voce- "A che piano andate?"

Hanamichi registrò solo allora la presenza di una donna, in evidente stato di gravidanza.

Simultaneamente, una risposta: "12° piano. Studio dentistico".

Sakuragi e Rukawa tornarono a squadrarsi: "Adesso, osi anche scroccare visite al mio dentista?!"

"Do'aho, non sapevo che fosse proprietà privata". Rispose Rukawa, a metà strada tra l'ironico e il polemico.

"Io non ho l'esclusiva, baka!!! ma ho un appuntamento tra 3 minuti, quindi non può toccare a te..."

"Nh. Idiota. Guarda qua: 4/7 ore 9.15. Contento?! Sei tu 'l'abusivo', qua dentro..."

Sakuragi stava tranquillamente perdendo le staffe.

Lui non ce l'aveva il bigliettino promemoria da far mangiare al volpino, ma appena fossero saliti, gliele avrebbe restituite con gli interessi. Il Tensai non sbagliava mai!!!

< Ma quanto ci mette, questo maledetto catorcio cigolante?>- Il led luminoso scattò dal 9 al 10.-

<Mancapocomancapocomancapocomancapoco>- continuava a ripetersi Hana.- <Perché l'11 non si accende?!>

In risposta, l'ascensore ebbe un pesante sussulto che, improvviso, li colse impreparati.

Rukawa rovinò malamente a terra e Hana fece solo in tempo ad attutire la caduta della signora addosso a sé, e poi giù, contro il volpino.

Contemporaneamente, il neon d'illuminazione si spense per qualche istante, sostituito poi dalle luci di emergenza.

Dopo pochi secondi che sembrarono un'eternità, Hana si risollevò.

Allarmato, chiese alla signora come stesse e l'aiutò a rialzarsi.

Rukawa era ancora sdraiato sul pavimento e il rossino, agitato, gli si inginocchiò accanto: "Baka Kitsune... Dai! non fare scherzi, ok?!"

Rukawa riaprì gli occhi e per un po' faticò a mettere a fuoco. "Ti sei fatto male?!"

Perchè diavolo Sakuragi lo fissava tanto allarmato?!

"Nh. Sto bene, Do'aho, sto... Ahi!"

Inutile. Non c'era verso di alzarsi.

Rukawa si sollevò i pantaloni: il ginocchio aveva una evidente contusione. Ma era la caviglia a preoccuparlo.

Nella caduta aveva assunto una posizione innaturale. Ed era gonfia e pulsava maledettamente.

"Kitsune sta' buono. Lasciami controllare... Mi sa che forse c'è una frattura. Come minimo, una lussazione." Diagnosticò pensieroso il rossino.

"Nh. da quando sei tanto esperto, Do'aho?!"

"Da quando ho passato due mesi in riabilitazione, idiota! Con 5 bambini in camera, a raccontarmi cosa avevano e non avevano..."

Un gemito catturò la loro attenzione.

Sakuragi si girò verso la donna, che si teneva le mani sul pancione.

"Signora, sta bene?!" urlarono all'unisono.

In risposta, la donna emise un lamento più forte.

"Cre...credo sia ora..." sussurrò appena.

Hana sbiancò di colpo, e Ru impallidì ancor di più, se possibile.

"No! Non può!!! Adesso suono l'allarme e vedrà che usciremo da qui. Stia buona, si rilassi, respiri...RESPIRI!!!"

"Nh. Do'aho. Non agitarti. La spaventi! Suona quel dannato allarme! Do'aho, SUONA!"

Sakuragi si lanciò verso l'interruttore, e vi si aggrappò. Come un assetato al cartone del latte.

Dopo qualche istante, che parve un'eternità, una voce seccata gracchiò: "Qualche problema?"

"Porca miseria!- esordì Hana- sì che ce l'ho! Siamo incastrati in ascensore, ho un amico ferito e una donna che sta per partorire e lei vuole sapere se ho un problema??? FATECI USCIRE DI QUI!!!"

"La preghiamo di attendere con calma. Risolveremo l'inconveniente." La comunicazione fu chiusa.

Sakuragi evitò di imprecare ad alta voce, per rispetto della donna, ma se avesse avuto tra le mani l'addetta dell'interfono, col cavolo che si calmava!!!.

La donna cominciava a lamentarsi sempre più. E Ru suggerì di farla stendere a terra.

Hanamichi gliela fece adagiare contro.

La donna ansimava, tra un gemito e l'altro.

"Signora, quando dovrebbe essere il parto?"chiese Ru.

"Fra...du...due giorni... Anf Anf Anf".

" I dolori sono appena iniziati?" incalzò Hana, visibilmente frastornato.

"No. Da un paio d'ore. AAAAAAAAhhhhhhh, ma speravo di di tornare a prendermi il bo... borsone qui a casa mi…mia, e poi, poi di andare all'ospedale qui di fronte.. Non doveva su... succedere adesso, ma fra tre ore!!! Anf Anf".

Rukawa tra sè rifletteva: <Probabilmente la caduta ha innescato il travaglio.... Ci fosse almeno mia madre...>

"Devo chiamare mia madre". Esordì, serio.

"Ti sembra il momento di fare i capricci, adesso?!"

"Do'aho! Mia madre è un'ostetrica! E ci serve."

"Ah. Ok. Prendo il cellulare". Il rossino rovistò nelle tasche ed estrasse dai pantaloni il telefono, che porse al volpino.

"K'so! Niente campo. Siamo schermati. Nh.... chiama l'idiota di prima e dille di mandare qui mia madre e un'equipe".

Sakuragi si aggrappò con evidente insistenza al microfono e spiegò il tutto.

L'addetta rispose che c'era un problema e che non riuscivano a sbloccare l'ascensore con il sistema computerizzato, che bisognava pazientare che arrivasse un esperto per farlo ripartire manualmente.

"E ci vuole tanto??!!" sbraitò il rossino.

L'addetta, piccata, rispose: "Guardi che essere maleducato con me, non la farà uscire prima, sa?!

In ogni caso, questo guasto è molto anomalo. Di solito l'ascensore riparte sempre dopo pochi istanti. E al massimo, con il pulsante nel nostro quadro comandi.

Invece questo è strano. Arriverà un esperto da Tokyo nel giro di 2 ore. Ci scusiamo per i disagi provocati..." e la voce gracchiante interruppe il dialogo.

"Due ore.. due ore.. DUE ORE.."continuava a ripetere, sempre più esasperato, il rossino.

"Nh. Almeno non litigheremo davanti al dentista, Do'aho".

Sakuragi aveva già scordato la storia dell'appuntamento.

Ed ora, erano entrambi consapevoli che c'era qualcosa di più urgente, da fare.

"Signora... è il suo primo figlio?!" le chiese Hana.

"No. Anf Anf. sono due..."

"Ah, ho capito… allora è il terzo!"

"No. sono due. due gemelli".

Rukawa e Sakuragi si scambiarono uno sguardo di puro sconvolgimento.

Il moretto ripuntando l'attenzione verso la donna, momentaneamente dimenticata, sentenziò: "Bisogna controllare come procede... là sotto..."

Sakuragi arrossì fino alla punta dei capelli. "Bisogna proprio?!"

Ignorando la protesta del compagno, con tono dolce e paziente, Rukawa si rivolse alla donna, che sembrava vivere quei momenti raccolta in una concentrazione tutta sua: "Nh. Signora. Mi ascolti. Sarebbe opportuno controllare lo stato del travaglio.

Tra poco arriverà un medico, poi ci tireranno fuori, ma... ecco..."

La donna strinse i denti e sussurrò un: "Va bene".

Rukawa si spostò lentamente e, con gesti misurati e accorti, posizionò la donna conto di sé, facendole trovare una posizione comoda, reclinandole la testa sulla sua spalla.

I capelli neri di lei, si confondevano coi suoi.

Sussurrandole parole di incoraggiamento e rassicurazione, le chiese di divaricare le gambe.

Poi, in tono più spiccio, ordinò al rossino di infilare la testa sotto la gonna.

"Ma i... i... io??? Perché PROPRIO IO???"

Sakuragi imbarazzatissimo si arrampicava sugli specchi.....

"Avanti, Do'aho!!! Che cazzo vedi?! Quant'è dilatata?!"

"Ehm... qua... qua... qua ..."

"Che fai, la papera, adesso???"

"Kitsune, se non avessi bisogno di te, ti prenderei a pugni!!!" Sakuragi si girò di scatto e diede una poderosa testata alla parete metallica.

Così riacquistò lucidità.

"Kami! Sakuragi ci sei?!" lo redarguì Ru, esasperato.

"Quasi 8... no, anzi: 10 centimetri".

Rukawa trasalì.

<Merdamerdamerdamerda>. "Do'aho vieni al mio posto. Devo controllare".

Lentamente, soffocando un grido di dolore, Rukawa si mosse. La donna, intanto, continuava a gemere e ad ansimare.

Una voce attirò la loro attenzione.

"Sono la dottoressa Rukawa, sono un medico. Mi sentite?!"

"Mamma?!"

"Kaede?! Che ci fai, lì?!"

"Il dentista, mamma". come se questo spiegasse tutto.

"Gioia mia, ascolta, devi aiutarmi. Dimmi com'è lì la situazione. Mi fido di te, lo sai."

"Gestazione gemellare, rottura sacco placentare. Dilatazione completa. Collo appianato al 100%. Contrazioni con intervalli di 2 minuti scarsi."

"Ok. Ho capito. Sei da solo, lì?!"

"No. Con un amico".

"Bene. Ascoltami. E' già successo, lo sai. Io ti guiderò, finché non arriverà qualcuno a tirarvi fuori di lì. Controlla i battiti e il respiro della madre. Sai come si fa".

Il rossino, interdetto, osservava paralizzato il volpino armeggiare sulla donna e riferire cifre e calcoli al citofono.

Poi la comunicazione fu interrotta.

"Mamma?! Mammaaaaa?!"

L'interfono dell'ascensore era momentaneamente fuori uso.

"Ma porcaputt...." una lancinante fitta alla caviglia lo obbligò a riaccasciarsi al suolo.

"Sakuragi, ascolta. Io devo rimanere seduto. Ti dirò cosa fare. Chiaro?!"

Il rossino annuì, mentre cedeva il posto al moretto, nel sostenere la donna.

Se la accoccolò contro. Mentre lei, docile, si lasciava guidare, in uno stato di totale stordimento.

"Signora, mi ascolti- riprese Ru, mentre Hana lo fissava serio- I primi dolori di schiena sono iniziati 5 o 6 ore fa, vero?!"

L'altra annuì, impercettibilmente.

"Ok. E' tutto apposto. Se non usciamo in tempo, la assisteremo noi.

E adesso respiri. Si concentri solo sul respiro. E non spinga! Ho già assistito a diversi parti. La aiuteremo. Si fidi di me."

Hana lo strattonò per un braccio: "Kitsune, scherzi?!"

"No. Do'aho. I miei mi hanno trascinato un mare di volte in sala parto. Per cercare di inculcarmi un non so ché del concetto del dono della vita o cazzate su quanto sia un evento miracoloso una vita che nasce. Non si sono ancora rassegnati che io NON farò il ginecologo, come loro.

Io sono un giocatore di basket. Punto. Stop."

Hana aveva gli occhi fuori dalle orbite e Ru sorrise tra sé "Do'aho, ti cadono gli occhi..."

"Davvero?!"

"Davvero, cosa?!"

Sei stato in sala parto???"

"Nh. Quello è poco! Sono cresciuto tra manuali di ginecologia e guide di puericultura. E da piccolo facevo slalom palleggiando tra le gestanti in fila per i controlli, nell'ambulatorio a casa mia.

Sai quanto stressa una donna incinta???"

"No. Ma adesso so perché odi le donne..."

"Uaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhh " un urlo li ridestò dai loro pensieri.

"Le contrazioni sono più frequenti. Controlla là sotto".

Hana non perse tempo e riemerse dai vestiti concitato: "Vedo la testa!!!"

In risposta, il volpino richiamò la donna: "Signora, non spinga. La prego. Respiri lenti e profondi... pro-fon-di. Ecco. Così. Brava. Continui".

La donna sembrava respirare in modo superficiale, e questo non sfuggì al volpino.

"Kaede, ci sei?!"

"Mamma!!!"

"Ascolta. L'interfono ha problemi. Non so fin quanto riuscirò a parlarti... Intanto, dimmi come sta."

Ru le fece un veloce ragguaglio e le chiese del respiro.

"E' solo nervosa. Deve rilassarsi per avere un respiro diaframmatico. Deve ossigenare di più. Falla distrarre, falla chiacchierare. Deve solo calmarsi e..." bzzzz una nuova interruzione.

Il volpino fece appoggiare la donna a sé, in modo che il suo torace la potesse sostenere, e le offrì le mani, a cui essa si aggrappò.

Aveva la fronte madida di sudore e Hana gliela deterse con delicatezza, aspettando istruzioni dal moretto.

Ma Rukawa, anziché rivolgersi a lui, chiese alla partoriente: "Nh. Ci racconti, signora. Ci parli di lei... E' il primo parto, questo?"

<Fa' che dica di 'sì', di sì! Il primo è sempre più lungo... e noi abbiamo bisogno di tempo...>

"No." rispose lei.

<Etteppareva?!>

"Ho già un fi...figlio-riprese lei- ha 17 anni. E' un gran bra... bravo ragazzo.... se... sempre allegro. Anf Anf e so... sorridente.

AAAAaaahhhh pratica tanto spo... sport. Anf Anf. E' il capitano de...della sua squadra... fre...frequenta il Ryonan... si si chiama AAAAAAAAkiraaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhh....."

"Sendoh?????!!!!!" un grido, all'unisono.

"S-sì. Lo conoscete?!"

<Non ci posso credere...

... la mamma del porcospino!!!> fu il pensiero di entrambi i giocatori dello Shohoku, che si scambiarono uno sguardo sconvolto.

Rukawa portò la sua attenzione alla futura mamma.

I lunghi capelli neri, gli occhi blu, come il play del Ryonan. Come il suo nemico.

Teneva in braccio la madre del suo peggior rivale!

... che strani scherzi fa, a volte, il destino...

Nel frattempo, Hana rimuginava tra sé: <Chissà se nascono già coi capelli a punta???>

Un movimento lo richiamò.

"Ru, qui si sta muovendo!" Urlò Sakuragi, allarmato.

"Kami, no!" pregava intanto il volpino.

<Ma non è concesso procrastinare l'inevitabile> fu il pensiero che attraversò la sua mente.

"Ok. Sendoh-san. Stia bene attenta. Quando sente la contrazione arrivare, me lo dica, ok?!"

"E...eccccooooooo.... AAAAAAaaaaaaaaahhhhhhh..."

"Sta… sta uscendo la testa, vedo i capelli!!!" squittì euforico il rossino.

Ru si concentrò, maledicendosi mentalmente per non esser mai stato attento durante tutte le innumerevoli spiegazioni sulle fasi del parto.

"Signora, spinga! SPINGA!!!"

Per alcuni istanti, i due giocatori dello Shohoku trattennero il respiro, in spasmodica, trepidante attesa.

"Ru. La testa è uscita! E' fuori! E' fuori!!!"

"Sendoh-san, si fermi, non spinga più. Mi raccomando."

"Do'aho, aiuta, se necessario a far uscire le spalle, quando te lo dirò".

"Ok. Kitsune. Sono tutto orecchi".

"Signora, ancora una, e poi è finita. Forzaaaaaaa!!!"

"Dai, Do'aho!"

Hanamichi cercò di raccogliere i brandelli di autocontrollo e concentrazione che gli erano rimasti, per non venir sopraffatto dall'agitazione. 

"Ru, è uscito! Ce l'ho in mano!!!E' un maschietto!.... Bleah... ma che è 'sta roba?!"

"La placenta, Do'aho, non svenire..."

"Il Tensai non sviene, Baka Kitsune. Che devo fare?"

"Dobbiamo tagliargli il cordone ombelicale. Ma non ho niente..."

"Tadaaan!!! - sorrise furbescamente il rossino estraendo un piccolo taglierino tascabile- come pensi che possa incidere il mio banco, altrimenti?!"

"Do'aho- sbuffò Ru- per una volta le tue idee idiote servono!"

Con un gesto secco, fece recidere il cordone e fermarono in un attimo il flusso sanguigno, con i lacci delle scarpe.

"Perché non piange?!" urlò istericamente la donna, in uno stato di frustrata attesa.

"Hana, passamelo".

Sakuragi glielo porse con delicatezza, ma Ru, senza tante cerimonie, acchiappò il piccolo per i piedi, lo tenne a penzoloni e gli diede un sonoro ceffone sul sederino.

Per un lungo, interminabile secondo, ci fu il silenzio più assoluto.

Poi... un timido gorgoglio e un vagito. E infine un strillo, di quelli che perforano i timpani.

"Senti! Strilla come un'aquila!!!"

Risero di gusto, momentaneamente dimentichi di tutto.

Poi lo avvolsero nella maglietta bordeaux che Hana si era sfilato e lo adagiarono nelle braccia della madre.

A quella vista, le si riempirono gli occhi di lacrime.

Ma la sua bocca… la sua bocca si piegò in un sorriso dolcissimo, indescrivibile.

<Questa donna stremata è raggiante> fu il loro pensiero.

I tre stavano momentaneamente riprendendo le forze...

"Kaede, ci sei?!"

"Mamma?? E' nato! Il primo è nato!!!"

"Controllagli il profilo biofisico: movimenti, tono muscolare, liquido amniotico, il battito e il respiro. Com'è il colorito?"

"Tutto ok, mamma. Ma sono passate due ore.... fra quanto usciremo?"

"Il tecnico sta provvedendo. Ma non riescono a trovare il guasto. Come sta il 2° gemello?"

"Hana, controlla!"

"Ru, vedo la testa... i capelli!" strillò il rossino, sovrastando gli ansiti della donna.

"Mamma, arriva il secondo. Procedura standard?!"

"Sì, ma chiedi alla signora di non mollare, capito?!"

"Forza, su! Sendoh-san deve collaborare. So che è stanca, ma c'è un altro piccolo Sendoh che vuole conoscerla, ok?!"

La donna annuì debolmente, palesemente provata.

Sakuragi la incoraggiò: "Spinga!"

E Kaede le offrì di nuovo le mani, a cui lei si aggrappò per sostenersi e farsi forza.

"Sta uscendo! Ho la testa tra le mani!!!" -pigolò Hana.-

"Aspetti, signora, che ruoto un po' il piccolo, ecco...Forza! Una sola, promesso. Questa è l'ultima! Dai!!!" Mentre Sakuragi la incitava, Ru la rassicurava e la lodava per l'impegno, sussurrandole parole dolci e rasserenanti all'orecchio.

In un ultimo grido, il secondo gemellino vide la luce.

"Maschio anche questo!!!" decretò il rossino, poi, reso esperto dalla recente esperienza, recise e legò il cordone, scansò la seconda placenta a terra e prese a sculacciare il piccolo per liberare i polmoni dal liquido amniotico.

Un secondo vagito riempì l'aria.

Rukawa si sfilò la sua maglietta blue navy e Hana vi avvolse il piccolo, che fu adagiato sulla madre, accanto al fratellino.

"Ka... bzzzz... Kaede... bzzzz"

"Mamma?"

"Kaede, tutto bene?"

"Sì. La madre e i gemelli stanno bene. Ho controllato."

"Kaede, fra 10 minuti sarete fuori. Il tecnico ha trovato il guasto".

Tutti, nell'angusto ascensore, fecero un sospiro di sollievo.

"Ragazzi- sussurrò la donna stremata- non so come avrei fatto senza di voi.. siete piovuti dal cielo... non so come ringraziarvi".

"Tutto è bene, quel che finisce bene" rispose imbarazzato Sakuragi.

"Nh. Io direi che è anche merito di una carie e di un appuntamento sbagliato..." concluse il volpino.

E i tre si misero a ridere.

In quel momento, l'ascensore si rimise in moto e, salito di qualche metro, spalancò le proprie porte.

Un'equipe medica visitò la puerpera e i neonati, che furono trasportati in ospedale.

Anche Sakuragi seguì Rukawa, che doveva far vedere la sua caviglia dolorante.

"Kitsune...sai una cosa?"

"Nh?!"

"Il mio prossimo dentista avrà lo studio al piano terra!"

"Anche il mio, Do'aho, anche il mio..."

 

 

Casa Sendoh. Una settimana dopo.

Rukawa e Sakuragi, con un mazzo di rose arancioni e uno di bianche, stavano suonando il campanello.

L'asso del Ryonan andò ad aprire e una maschera multiespressione lo trasfigurò.

Ma alla fine prevalse l'immancabile sorriso a 48 denti.

"C'è tua madre, Sendoh?!" chiese Hana.

"Oh, beh, certo! Entrate, adesso sta..."

"Akira-a, chi è?!"

"Sakuragi e Rukawa, mamma. Sono venuti a trovarti."

"Accompagnali di qua. Non credo che si scandalizzeranno, per così poco..."

Ru e Hana arrossirono fino alla punta dei capelli, ripensando a certi particolari della settimana prima.

Entrati in camera, videro la donna seduta sulla sedia a dondolo, intenta ad allattare i piccoli.

La dolcezza di una madre che allatta un figlio è qualcosa che non ha parole. 

"Benvenuti!" li accolse con un sorriso gentile, solare.

<Materno> fu il pensiero di entrambi.

Una donna, con in braccio suo figlio, ha qualcosa di divino.

"Le abbiamo portato dei fiori" esordì Hana.

"Nh. già".

"Siete stati gentilissimi a venire... volete tenerli in braccio?"

"Davvero... possiamo?" chiese incredulo il rossino.

"Do'aho, tu è meglio di no. Ricordo bene, che lo tenevi a penzoloni come un sacco di patate..."

"Teme Kitsune! Non è vero. Sono stato bravissssssssimo..."

"Confermo!" rispose ridendo la donna.

"Concedo" concluse Ru, con finta sufficienza.

"Akira, tieni! Dai il primo a Kaede e poi questo ad Hana".

Il playmaker del Ryonan sorrise divertito, intuendo il pensiero materno.

Hanamichi, preso in braccio il bambino, si sedette sul letto, iniziando a convincere il neonato di quanto fosse stato fortunato ad incontrare il Tensai... e malgrado le chiacchiere, il piccolo si addormentò.

"Do'aho- lo redarguì il volpino- potresti creargli blocchi psicologici... stai zitto, mentecatto".

Messo in braccio alla Kitsune, il primo gemellino si mosse agitato e nervoso.

Subito dopo iniziò a strillare.

"Ma ce l'hai con me?!" lo apostrofò Ru.

La signora Sendoh e suo figlio scoppiarono a ridere. Kaede li guardò stranito.

Per aiutarlo a comprendere, Akira decretò: "Non credo che Hanamichi gradisca rimanere in braccio a te... Forse ricorda bene la sculacciata che gli hai dato!"

"Hanamichi?!" risposero Ru e Hana all'unisono.

"Già. Vi presento Hanamichi e Kaede Sendoh" proclamò Akira.

Il Tensai, appresa la notizia, divenne tutto gongolante e continuava a ripetere che il piccolo sarebbe stato 'geniale' come lui, per difendersi da certi porcospini...

Rukawa, anche se in modo meno plateale, era molto onorato di quella scelta.

Un'ora dopo, si congedarono, con la promessa di ritornare.

Mentre facevano ritorno a casa, Hana diede voce alle sue riflessioni: "Ma ti pensi, Kitsune, che miracolo può fare l'incontro di un ovulo e di uno spermatozoo?"

"No, Do'aho. Non sono due gameti a produrre il miracolo. Ma l'amore di due persone...

Era questo, che i miei hanno cercato d'insegnarmi. Ma l'ho capito solo in quell'ascensore".

"Adesso, dimmi che ti togli dai piedi, e che farai il medico! Già mi vedo orde di barbare fuori dalla tua porta..."

"No, Do'aho. Non ti libererai di me. E cerca di non venire dal dentista, oggi. Ok?!"

"Kitsune, un consiglio. USA LE SCALE".

"Do'aho". Un sorriso. un saluto.

"Baka Kitsune". Un sorriso. una risposta.

 

 

Quando un neonato ti afferra un dito

con la sua manina, e si aggrappa a te,

ti ha irrimediabilmente legato a sé

per tutta la vita. 

 OWARI                                         

 

 

 

 


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