Cosa potrebbe accadere se il destino
facesse incastrare in un ascensore Sakuragi e Rukawa, incontratisi lì dentro
per caso, e una partoriente che si rivela essere la madre di Sendoh?
Anche se non mi appartiene, io voglio Ru.
Il mondo può tenersi tranquillamente Hana...
Special thanks:
Alla mia mentore, N, visto che Hana stavolta è
meno idiota del solito?! ^ ___________ ^
A Voce del Silenzio, per non essere
riuscito a suggerirmi un titolo decente...
A Seshen, per aver letto questa storia, con la
stessa gioia con cui si va dal dentista...
A Hymeko, per avermi fatto capire che questa è
una yaoi inconsapevole...
A Najka, che ha voluto rischiare...
A Kaede, che si è offerto come cavia, per la
gentilezza...
Grazie
A Francesco, benvenuto in questo
mondo, piccolo...
Dentisti & imprevisti.
Miracolo d'amore
Di Elyxyz
"Aspettatemi!!!" Sakuragi accelerò con uno
scatto, per entrare nell'ascensore che si stava chiudendo.
Era già in ritardo. Maledettamente in ritardo.
E, aspettare una nuova corsa di quell'arnese,
avrebbe ulteriormente peggiorato il suo ritardo.
Prima ancora di passare tra le porte, aveva
soffiato un "Arigatoooo" a quell'anima pia che aveva allungato una pallida
mano per bloccare la chiusura delle ante.
Rivolse uno sguardo riconoscente al suo
salvatore quando, esasperato, sbottò: "Baka Kitsune, che diavolo ci fai
qui?!"
"Do'aho! Potrei farti la stessa domanda..."
"Volpe indisponente! Come osi occupare
l'ascensore del Tensai!!!"
"Ehmmmm... scusate... " -si intromise una
terza voce- "A che piano andate?"
Hanamichi registrò solo allora la presenza di
una donna, in evidente stato di gravidanza.
Simultaneamente, una risposta: "12° piano.
Studio dentistico".
Sakuragi e Rukawa tornarono a squadrarsi:
"Adesso, osi anche scroccare visite al mio dentista?!"
"Do'aho, non sapevo che fosse proprietà
privata". Rispose Rukawa, a metà strada tra l'ironico e il polemico.
"Io non ho l'esclusiva, baka!!! ma ho un
appuntamento tra 3 minuti, quindi non può toccare a te..."
"Nh. Idiota. Guarda qua: 4/7 ore 9.15.
Contento?! Sei tu 'l'abusivo', qua dentro..."
Sakuragi stava tranquillamente perdendo le
staffe.
Lui non ce l'aveva il bigliettino promemoria
da far mangiare al volpino, ma appena fossero saliti, gliele avrebbe
restituite con gli interessi. Il Tensai non sbagliava mai!!!
< Ma quanto ci mette, questo maledetto
catorcio cigolante?>- Il led luminoso scattò dal 9 al 10.-
<Mancapocomancapocomancapocomancapoco>-
continuava a ripetersi Hana.- <Perché l'11 non si accende?!>
In risposta, l'ascensore ebbe un pesante
sussulto che, improvviso, li colse impreparati.
Rukawa rovinò malamente a terra e Hana fece
solo in tempo ad attutire la caduta della signora addosso a sé, e poi giù,
contro il volpino.
Contemporaneamente, il neon d'illuminazione si
spense per qualche istante, sostituito poi dalle luci di emergenza.
Dopo pochi secondi che sembrarono un'eternità,
Hana si risollevò.
Allarmato, chiese alla signora come stesse e
l'aiutò a rialzarsi.
Rukawa era ancora sdraiato sul pavimento e il
rossino, agitato, gli si inginocchiò accanto: "Baka Kitsune... Dai! non fare
scherzi, ok?!"
Rukawa riaprì gli occhi e per un po' faticò a
mettere a fuoco. "Ti sei fatto male?!"
Perchè diavolo Sakuragi lo fissava tanto
allarmato?!
"Nh. Sto bene, Do'aho, sto... Ahi!"
Inutile. Non c'era verso di alzarsi.
Rukawa si sollevò i pantaloni: il ginocchio
aveva una evidente contusione. Ma era la caviglia a preoccuparlo.
Nella caduta aveva assunto una posizione
innaturale. Ed era gonfia e pulsava maledettamente.
"Kitsune sta' buono. Lasciami controllare...
Mi sa che forse c'è una frattura. Come minimo, una lussazione." Diagnosticò
pensieroso il rossino.
"Nh. da quando sei tanto esperto, Do'aho?!"
"Da quando ho passato due mesi in
riabilitazione, idiota! Con 5 bambini in camera, a raccontarmi cosa avevano
e non avevano..."
Un gemito catturò la loro attenzione.
Sakuragi si girò verso la donna, che si teneva
le mani sul pancione.
"Signora, sta bene?!" urlarono all'unisono.
In risposta, la donna emise un lamento più
forte.
"Cre...credo sia ora..." sussurrò appena.
Hana sbiancò di colpo, e Ru impallidì ancor di
più, se possibile.
"No! Non può!!! Adesso suono l'allarme e vedrà
che usciremo da qui. Stia buona, si rilassi, respiri...RESPIRI!!!"
"Nh. Do'aho. Non agitarti. La spaventi! Suona
quel dannato allarme! Do'aho, SUONA!"
Sakuragi si lanciò verso l'interruttore, e vi
si aggrappò. Come un assetato al cartone del latte.
Dopo qualche istante, che parve un'eternità,
una voce seccata gracchiò: "Qualche problema?"
"Porca miseria!- esordì Hana- sì che ce l'ho!
Siamo incastrati in ascensore, ho un amico ferito e una donna che sta per
partorire e lei vuole sapere se ho un problema??? FATECI USCIRE DI QUI!!!"
"La preghiamo di attendere con calma.
Risolveremo l'inconveniente." La comunicazione fu chiusa.
Sakuragi evitò di imprecare ad alta voce, per
rispetto della donna, ma se avesse avuto tra le mani l'addetta
dell'interfono, col cavolo che si calmava!!!.
La donna cominciava a lamentarsi sempre più. E
Ru suggerì di farla stendere a terra.
Hanamichi gliela fece adagiare contro.
La donna ansimava, tra un gemito e l'altro.
"Signora, quando dovrebbe essere il
parto?"chiese Ru.
"Fra...du...due giorni...
Anf Anf Anf".
" I dolori sono appena iniziati?" incalzò Hana,
visibilmente frastornato.
"No. Da un paio d'ore. AAAAAAAAhhhhhhh, ma
speravo di di tornare a prendermi il bo... borsone qui a casa mi…mia, e poi,
poi di andare all'ospedale qui di fronte.. Non doveva su... succedere
adesso, ma fra tre ore!!! Anf Anf".
Rukawa tra sè rifletteva: <Probabilmente la
caduta ha innescato il travaglio.... Ci fosse almeno mia madre...>
"Devo chiamare mia madre". Esordì, serio.
"Ti sembra il momento di fare i capricci,
adesso?!"
"Do'aho! Mia madre è un'ostetrica! E ci
serve."
"Ah. Ok. Prendo il cellulare". Il rossino
rovistò nelle tasche ed estrasse dai pantaloni il telefono, che porse al
volpino.
"K'so! Niente campo. Siamo schermati. Nh....
chiama l'idiota di prima e dille di mandare qui mia madre e un'equipe".
Sakuragi si aggrappò con evidente insistenza
al microfono e spiegò il tutto.
L'addetta rispose che c'era un problema e che
non riuscivano a sbloccare l'ascensore con il sistema computerizzato, che
bisognava pazientare che arrivasse un esperto per farlo ripartire
manualmente.
"E ci vuole tanto??!!" sbraitò il rossino.
L'addetta, piccata, rispose: "Guardi che
essere maleducato con me, non la farà uscire prima, sa?!
In ogni caso, questo guasto è molto anomalo.
Di solito l'ascensore riparte sempre dopo pochi istanti. E al massimo, con
il pulsante nel nostro quadro comandi.
Invece questo è strano. Arriverà un esperto da
Tokyo nel giro di 2 ore. Ci scusiamo per i disagi provocati..." e la voce
gracchiante interruppe il dialogo.
"Due ore.. due ore.. DUE ORE.."continuava a
ripetere, sempre più esasperato, il rossino.
"Nh. Almeno non litigheremo davanti al
dentista, Do'aho".
Sakuragi aveva già scordato la storia
dell'appuntamento.
Ed ora, erano entrambi consapevoli che c'era
qualcosa di più urgente, da fare.
"Signora... è il suo primo figlio?!" le chiese
Hana.
"No. Anf Anf. sono due..."
"Ah, ho capito… allora è il terzo!"
"No. sono due. due gemelli".
Rukawa e Sakuragi si scambiarono uno sguardo
di puro sconvolgimento.
Il moretto ripuntando l'attenzione verso la
donna, momentaneamente dimenticata, sentenziò: "Bisogna controllare come
procede... là sotto..."
Sakuragi arrossì fino alla punta dei capelli.
"Bisogna proprio?!"
Ignorando la protesta del compagno, con tono
dolce e paziente, Rukawa si rivolse alla donna, che sembrava vivere quei
momenti raccolta in una concentrazione tutta sua: "Nh. Signora. Mi ascolti.
Sarebbe opportuno controllare lo stato del travaglio.
Tra poco arriverà un medico, poi ci tireranno
fuori, ma... ecco..."
La donna strinse i denti e sussurrò un: "Va
bene".
Rukawa si spostò lentamente e, con gesti
misurati e accorti, posizionò la donna conto di sé, facendole trovare una
posizione comoda, reclinandole la testa sulla sua spalla.
I capelli neri di lei, si confondevano coi
suoi.
Sussurrandole parole di incoraggiamento e
rassicurazione, le chiese di divaricare le gambe.
Poi, in tono più spiccio, ordinò al rossino di
infilare la testa sotto la gonna.
"Ma i... i... io??? Perché PROPRIO IO???"
Sakuragi imbarazzatissimo si arrampicava sugli
specchi.....
"Avanti, Do'aho!!! Che cazzo vedi?! Quant'è
dilatata?!"
"Ehm... qua... qua... qua ..."
"Che fai, la papera, adesso???"
"Kitsune, se non avessi bisogno di te, ti
prenderei a pugni!!!" Sakuragi si girò di scatto e diede una poderosa
testata alla parete metallica.
Così riacquistò lucidità.
"Kami! Sakuragi ci sei?!" lo redarguì Ru,
esasperato.
"Quasi 8... no, anzi: 10 centimetri".
Rukawa trasalì.
<Merdamerdamerdamerda>. "Do'aho vieni al mio
posto. Devo controllare".
Lentamente, soffocando un grido di dolore,
Rukawa si mosse. La donna, intanto, continuava a gemere e ad ansimare.
Una voce attirò la loro attenzione.
"Sono la dottoressa Rukawa, sono un medico. Mi
sentite?!"
"Mamma?!"
"Kaede?! Che ci fai, lì?!"
"Il dentista, mamma". come se questo spiegasse
tutto.
"Gioia mia, ascolta, devi aiutarmi. Dimmi
com'è lì la situazione. Mi fido di te, lo sai."
"Gestazione gemellare, rottura sacco
placentare. Dilatazione completa. Collo appianato al 100%. Contrazioni con
intervalli di 2 minuti scarsi."
"Ok. Ho capito. Sei da solo, lì?!"
"No. Con un amico".
"Bene. Ascoltami. E' già successo, lo sai.
Io ti guiderò, finché non arriverà qualcuno a tirarvi fuori di lì. Controlla
i battiti e il respiro della madre. Sai come si fa".
Il rossino, interdetto, osservava paralizzato
il volpino armeggiare sulla donna e riferire cifre e calcoli al citofono.
Poi la comunicazione fu interrotta.
"Mamma?! Mammaaaaa?!"
L'interfono dell'ascensore era momentaneamente
fuori uso.
"Ma porcaputt...." una lancinante fitta alla
caviglia lo obbligò a riaccasciarsi al suolo.
"Sakuragi, ascolta. Io devo rimanere
seduto. Ti dirò cosa fare. Chiaro?!"
Il rossino annuì, mentre cedeva il posto al
moretto, nel sostenere la donna.
Se la accoccolò contro. Mentre lei, docile, si
lasciava guidare, in uno stato di totale stordimento.
"Signora, mi ascolti- riprese Ru, mentre Hana
lo fissava serio- I primi dolori di schiena sono iniziati 5 o 6 ore fa,
vero?!"
L'altra annuì, impercettibilmente.
"Ok. E' tutto apposto. Se non usciamo in
tempo, la assisteremo noi.
E adesso respiri. Si concentri solo sul
respiro. E non spinga! Ho già assistito a diversi parti. La aiuteremo. Si
fidi di me."
Hana lo strattonò per un braccio: "Kitsune,
scherzi?!"
"No. Do'aho. I miei mi hanno trascinato un
mare di volte in sala parto. Per cercare di inculcarmi un non so ché del
concetto del dono della vita o cazzate su quanto sia un evento miracoloso
una vita che nasce. Non si sono ancora rassegnati che io NON farò il
ginecologo, come loro.
Io sono un giocatore di basket. Punto.
Stop."
Hana aveva gli occhi fuori dalle orbite e Ru
sorrise tra sé "Do'aho, ti cadono gli occhi..."
"Davvero?!"
"Davvero, cosa?!"
Sei stato in sala parto???"
"Nh. Quello è poco! Sono cresciuto tra manuali
di ginecologia e guide di puericultura. E da piccolo facevo slalom
palleggiando tra le gestanti in fila per i controlli, nell'ambulatorio a
casa mia.
Sai quanto stressa una donna incinta???"
"No. Ma adesso so perché odi le donne..."
"Uaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhh " un urlo li
ridestò dai loro pensieri.
"Le contrazioni sono più frequenti. Controlla
là sotto".
Hana non perse tempo e riemerse dai vestiti
concitato: "Vedo la testa!!!"
In risposta, il volpino richiamò la donna:
"Signora, non spinga. La prego. Respiri lenti e profondi... pro-fon-di.
Ecco. Così. Brava. Continui".
La donna sembrava respirare in modo
superficiale, e questo non sfuggì al volpino.
"Kaede, ci sei?!"
"Mamma!!!"
"Ascolta. L'interfono ha problemi. Non so fin
quanto riuscirò a parlarti... Intanto, dimmi come sta."
Ru le fece un veloce ragguaglio e le chiese
del respiro.
"E' solo nervosa. Deve rilassarsi per avere un
respiro diaframmatico. Deve ossigenare di più. Falla distrarre, falla
chiacchierare. Deve solo calmarsi e..." bzzzz una nuova interruzione.
Il volpino fece appoggiare la donna a sé, in
modo che il suo torace la potesse sostenere, e le offrì le mani, a cui essa
si aggrappò.
Aveva la fronte madida di sudore e Hana gliela
deterse con delicatezza, aspettando istruzioni dal moretto.
Ma Rukawa, anziché rivolgersi a lui, chiese
alla partoriente: "Nh. Ci racconti, signora. Ci parli di lei... E' il primo
parto, questo?"
<Fa' che dica di 'sì', di sì! Il primo è
sempre più lungo... e noi abbiamo bisogno di tempo...>
"No." rispose lei.
<Etteppareva?!>
"Ho già un fi...figlio-riprese lei- ha 17
anni. E' un gran bra... bravo ragazzo.... se... sempre allegro. Anf Anf e
so... sorridente.
AAAAaaahhhh pratica tanto spo... sport. Anf
Anf. E' il capitano de...della sua squadra... fre...frequenta il Ryonan...
si si chiama AAAAAAAAkiraaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhh....."
"Sendoh?????!!!!!" un grido, all'unisono.
"S-sì. Lo conoscete?!"
<Non ci posso credere...
... la mamma del porcospino!!!> fu il pensiero
di entrambi i giocatori dello Shohoku, che si scambiarono uno sguardo
sconvolto.
Rukawa portò la sua attenzione alla futura
mamma.
I lunghi capelli neri, gli occhi blu, come il
play del Ryonan. Come il suo nemico.
Teneva in braccio la madre del suo peggior
rivale!
... che strani scherzi fa, a volte, il
destino...
Nel frattempo, Hana rimuginava tra sé: <Chissà
se nascono già coi capelli a punta???>
Un movimento lo richiamò.
"Ru, qui si sta muovendo!" Urlò Sakuragi,
allarmato.
"Kami, no!" pregava intanto il volpino.
<Ma non è concesso procrastinare
l'inevitabile> fu il pensiero che attraversò la sua mente.
"Ok. Sendoh-san.
Stia bene attenta. Quando sente la contrazione
arrivare, me lo dica, ok?!"
"E...eccccooooooo.... AAAAAAaaaaaaaaahhhhhhh..."
"Sta… sta uscendo la testa, vedo i capelli!!!"
squittì euforico il rossino.
Ru si concentrò, maledicendosi mentalmente per
non esser mai stato attento durante tutte le innumerevoli spiegazioni sulle
fasi del parto.
"Signora, spinga! SPINGA!!!"
Per alcuni istanti, i due giocatori dello
Shohoku trattennero il respiro, in spasmodica, trepidante attesa.
"Ru. La testa è uscita! E' fuori! E' fuori!!!"
"Sendoh-san, si fermi, non spinga più. Mi
raccomando."
"Do'aho, aiuta, se necessario a far uscire le
spalle, quando te lo dirò".
"Ok. Kitsune. Sono tutto orecchi".
"Signora, ancora una, e poi è finita.
Forzaaaaaaa!!!"
"Dai, Do'aho!"
Hanamichi cercò di raccogliere i brandelli di
autocontrollo e concentrazione che gli erano rimasti, per non venir
sopraffatto dall'agitazione.
"Ru, è uscito! Ce l'ho in mano!!!E' un
maschietto!.... Bleah... ma che è 'sta roba?!"
"La placenta, Do'aho, non svenire..."
"Il Tensai non sviene, Baka Kitsune. Che devo
fare?"
"Dobbiamo tagliargli il cordone ombelicale. Ma
non ho niente..."
"Tadaaan!!! - sorrise furbescamente il rossino
estraendo un piccolo taglierino tascabile- come pensi che possa incidere il
mio banco, altrimenti?!"
"Do'aho- sbuffò Ru- per una volta le tue idee
idiote servono!"
Con un gesto secco, fece recidere il cordone e
fermarono in un attimo il flusso sanguigno, con i lacci delle scarpe.
"Perché non piange?!" urlò istericamente la
donna, in uno stato di frustrata attesa.
"Hana, passamelo".
Sakuragi glielo porse con delicatezza, ma Ru,
senza tante cerimonie, acchiappò il piccolo per i piedi, lo tenne a
penzoloni e gli diede un sonoro ceffone sul sederino.
Per un lungo, interminabile secondo, ci fu il
silenzio più assoluto.
Poi... un timido gorgoglio e un vagito. E
infine un strillo, di quelli che perforano i timpani.
"Senti! Strilla come un'aquila!!!"
Risero di gusto, momentaneamente dimentichi di
tutto.
Poi lo avvolsero nella maglietta bordeaux che
Hana si era sfilato e lo adagiarono nelle braccia della madre.
A quella vista, le si riempirono gli occhi di
lacrime.
Ma la sua bocca… la sua bocca si piegò in un
sorriso dolcissimo, indescrivibile.
<Questa donna stremata è raggiante> fu il loro
pensiero.
I tre stavano momentaneamente riprendendo le
forze...
"Kaede, ci sei?!"
"Mamma?? E' nato! Il primo è nato!!!"
"Controllagli il profilo biofisico: movimenti,
tono muscolare, liquido amniotico, il battito e il respiro. Com'è il
colorito?"
"Tutto ok, mamma. Ma sono passate due ore....
fra quanto usciremo?"
"Il tecnico sta provvedendo. Ma non riescono a
trovare il guasto. Come sta il 2° gemello?"
"Hana, controlla!"
"Ru, vedo la testa... i capelli!" strillò il
rossino, sovrastando gli ansiti della donna.
"Mamma, arriva il secondo. Procedura
standard?!"
"Sì, ma chiedi alla signora di non mollare,
capito?!"
"Forza, su! Sendoh-san deve collaborare. So
che è stanca, ma c'è un altro piccolo Sendoh che vuole conoscerla, ok?!"
La donna annuì debolmente, palesemente
provata.
Sakuragi la incoraggiò: "Spinga!"
E Kaede le offrì di nuovo le mani, a cui lei
si aggrappò per sostenersi e farsi forza.
"Sta uscendo! Ho la testa tra le mani!!!"
-pigolò Hana.-
"Aspetti, signora, che ruoto un po' il
piccolo, ecco...Forza! Una sola, promesso. Questa è l'ultima! Dai!!!" Mentre
Sakuragi la incitava, Ru la rassicurava e la lodava per l'impegno,
sussurrandole parole dolci e rasserenanti all'orecchio.
In un ultimo grido, il secondo gemellino vide
la luce.
"Maschio anche questo!!!" decretò il rossino,
poi, reso esperto dalla recente esperienza, recise e legò il cordone, scansò
la seconda placenta a terra e prese a sculacciare il piccolo per liberare i
polmoni dal liquido amniotico.
Un secondo vagito riempì l'aria.
Rukawa si sfilò la sua maglietta blue navy e
Hana vi avvolse il piccolo, che fu adagiato sulla madre, accanto al
fratellino.
"Ka... bzzzz... Kaede...
bzzzz"
"Mamma?"
"Kaede, tutto bene?"
"Sì. La madre e i gemelli stanno bene. Ho
controllato."
"Kaede, fra 10 minuti sarete fuori. Il tecnico
ha trovato il guasto".
Tutti, nell'angusto ascensore, fecero un
sospiro di sollievo.
"Ragazzi- sussurrò la donna stremata- non so
come avrei fatto senza di voi.. siete piovuti dal cielo... non so come
ringraziarvi".
"Tutto è bene, quel che finisce bene" rispose
imbarazzato Sakuragi.
"Nh. Io direi che è anche merito di una carie
e di un appuntamento sbagliato..." concluse il volpino.
E i tre si misero a ridere.
In quel momento, l'ascensore si rimise in moto
e, salito di qualche metro, spalancò le proprie porte.
Un'equipe medica visitò la puerpera e i
neonati, che furono trasportati in ospedale.
Anche Sakuragi seguì Rukawa, che doveva far
vedere la sua caviglia dolorante.
"Kitsune...sai una cosa?"
"Nh?!"
"Il mio prossimo dentista avrà lo studio al
piano terra!"
"Anche il mio, Do'aho, anche il mio..."
Casa Sendoh. Una settimana dopo.
Rukawa e Sakuragi, con un mazzo di rose
arancioni e uno di bianche, stavano suonando il campanello.
L'asso del Ryonan andò ad aprire e una
maschera multiespressione lo trasfigurò.
Ma alla fine prevalse l'immancabile sorriso a
48 denti.
"C'è tua madre, Sendoh?!" chiese Hana.
"Oh, beh, certo! Entrate, adesso sta..."
"Akira-a, chi è?!"
"Sakuragi e Rukawa, mamma. Sono venuti a
trovarti."
"Accompagnali di qua. Non credo che si
scandalizzeranno, per così poco..."
Ru e Hana arrossirono fino alla punta dei
capelli, ripensando a certi particolari della settimana prima.
Entrati in camera, videro la donna seduta
sulla sedia a dondolo, intenta ad allattare i piccoli.
La dolcezza di una madre che allatta un
figlio è qualcosa che non ha parole.
"Benvenuti!" li accolse con un sorriso
gentile, solare.
<Materno> fu il pensiero di entrambi.
Una donna, con in braccio suo figlio, ha
qualcosa di divino.
"Le abbiamo portato dei fiori" esordì Hana.
"Nh. già".
"Siete stati gentilissimi a venire... volete
tenerli in braccio?"
"Davvero... possiamo?" chiese incredulo
il rossino.
"Do'aho, tu è meglio di no. Ricordo bene, che
lo tenevi a penzoloni come un sacco di patate..."
"Teme Kitsune! Non è vero. Sono stato
bravissssssssimo..."
"Confermo!" rispose ridendo la donna.
"Concedo" concluse Ru, con finta sufficienza.
"Akira, tieni! Dai il primo a Kaede e poi
questo ad Hana".
Il playmaker del Ryonan sorrise divertito,
intuendo il pensiero materno.
Hanamichi, preso in braccio il bambino, si
sedette sul letto, iniziando a convincere il neonato di quanto fosse stato
fortunato ad incontrare il Tensai... e malgrado le chiacchiere, il piccolo
si addormentò.
"Do'aho- lo redarguì il volpino- potresti
creargli blocchi psicologici... stai zitto, mentecatto".
Messo in braccio alla Kitsune, il primo
gemellino si mosse agitato e nervoso.
Subito dopo iniziò a strillare.
"Ma ce l'hai con me?!" lo apostrofò Ru.
La signora Sendoh e suo figlio scoppiarono a
ridere. Kaede li guardò stranito.
Per aiutarlo a comprendere, Akira decretò:
"Non credo che Hanamichi gradisca rimanere in braccio a te... Forse ricorda
bene la sculacciata che gli hai dato!"
"Hanamichi?!" risposero Ru e Hana all'unisono.
"Già. Vi presento Hanamichi e Kaede Sendoh"
proclamò Akira.
Il Tensai, appresa la notizia, divenne tutto
gongolante e continuava a ripetere che il piccolo sarebbe stato 'geniale'
come lui, per difendersi da certi porcospini...
Rukawa, anche se in modo meno plateale, era
molto onorato di quella scelta.
Un'ora dopo, si congedarono, con la promessa
di ritornare.
Mentre facevano ritorno a casa, Hana diede
voce alle sue riflessioni: "Ma ti pensi, Kitsune, che miracolo può fare
l'incontro di un ovulo e di uno spermatozoo?"
"No, Do'aho. Non sono due gameti a produrre il
miracolo. Ma l'amore di due persone...
Era questo, che i miei hanno cercato
d'insegnarmi. Ma l'ho capito solo in quell'ascensore".
"Adesso, dimmi che ti togli dai piedi, e che
farai il medico! Già mi vedo orde di barbare fuori dalla tua porta..."
"No, Do'aho. Non ti libererai di me. E cerca
di non venire dal dentista, oggi. Ok?!"
"Kitsune, un consiglio. USA LE SCALE".
"Do'aho". Un sorriso. un saluto.
"Baka Kitsune". Un sorriso. una risposta.
Quando un neonato ti afferra un dito
con la sua manina, e si aggrappa a te,
ti ha irrimediabilmente legato a sé
per tutta la vita.
OWARI
Vai all'Archivio Fan Fictions |
Vai all'Archivio Original
Fictions |
|