Demoni

parte XIII

di Lara


Il cavallo galoppava a rotta di collo per le vie lastricate e umide di pioggia della città, rischiarate dal brillio rossastro di fiaccole poste agli angoli ed agli incroci.
I pochi abitanti in giro a quell'ora si scansavano in fretta davanti a quel cavaliere apparentemente pazzo e selvaggio che non badava ai passanti.

Vedevano solo un fuoco talmente devastante nello sguardo selvaggio di quell'uomo da far sentire loro un brivido di gelido terrore.

Anak era quel cavaliere pazzo di rabbia e dolore, era un mese che cercava vanamente Marco in lungo e in largo per quelle odiose terre, trovando solo false piste e cupi presagi.
Accecato di rabbia dopo l'ennesimo insuccesso non badava a nulla, solo voleva prendere per il collo quel falso informatore e darlo in pasto ad un demone.

Avrebbe scelto l'agonia peggiore e lo avrebbe guardato morire....

§*§*§*

Laele non si era mai sentita così stanca... Sapeva che quella “consapevolezza” che ogni tanto si faceva viva in lei si preparava a uscire e a fare quello per cui era nata, ma ne aveva paura...
Sapeva benissimo di non essere mai stata una bambina normale, ma questo pensiero non la consolava di certo.
Sola, nel mezzo dell'enorme letto candido e pieno di pizzi e merletti, con una semplice camiciola addosso, si strinse al petto il cuscino piangendo lacrime adulte, amare e silenziose.
Si sentiva strana, male quasi...
Ma era un dolore che veniva da dentro, che la straziava, ma non un gemito le usciva dalle labbra.
La voce dentro di lei, che assomigliava molto a quella della sua mamma morta, la consolò dicendole che sarebbero rinate a nuova vita, le parlava di cose che non capiva, parlandole di profezie che non conosceva e di cose sconosciute e mai viste...

Si strinse singhiozzando piano nelle coperte, soffocando il rumore delle sue lacrime, sentendo uno strano torpore che le invadeva l'anima, cullandola e dandole la dolce sensazione dell'abbraccio caldo di una madre.

§*§*§*

L'alba era arrivata e Anak aveva fatto ritorno all'appartamento lasciando il cavallo schiumante e stremato agli stallieri attoniti.
A passi lunghi e stanchi aprì la porta dell'appartamente e si bloccò fissando una giovane donna bellissima.
-L...Laele?- La giovane donna sorrise e annuì.
-Si Anak, stanotte il mio vero aspetto si è rivelato. Ti piaccio?- Con aria civettuola Laele ruotò su se stessa mettendosi in mostra, coperta solo dalla camicia da notte.
Anak si sentiva a dir poco sconvolto.
A tentoni raggiunse una poltrona e vi si lasciò cadere con sguardo assente e perso, scioccato da quello che vedeva.
-Credo tu mi debba spiegare qualcosina Laele, non trovi?- La ragazza annuì e con aria seria e lontana si sedette accanto allo sciamano, sul bracciolo purpureo della poltrona.
-Vedi, tu meglio di me sai cosa sono i figli degli Dei, e ti assicuro che ne hai una davanti.-
Anak fissò Laele e lentamente annuì assorbendo il colpo, aveva davanti a lui una figlia degli dei, nata dal seme di un demone e di una donna... Ma perchè aveva aspettato tutto quel tempo per palesarsi?
Glielo chiese con aria interrogativa.
-Perchè non era giunto il momento ancora. Come sai c'è un momento per ogni cosa, tanto più se il momento è sinodale per lo sviluppo della storia del popolo è d'obbligo sceglierlo attentamente...- Anak alzò un sopraccilio sorpreso e quesi scocciato.
-La smetti di parlarmi come un libro di profezie e rispondi alle mie domande per favore?- Laele arrossì leggermente e tossicchiò.
-E' più forte di me, scusa! Intendevo dire che non potevo farlo prima perchè non era il momento, dovevo aspettare che alcuni eventi chiave si sviluppassero, certe cose dovevano accadere... Mi spiace Anak.- Lo sciamano si prese il capo tra le mani, respirando profondamente.
Ora... Ora forse avrebbe ritrovato Marco, finalmente. Non osava immaginare quello che doveva avergli fatto Rileg.

Appena tornato, quel giorno di solo un mese prima ma che gli pareva tanto lontano, era entrato nella stanza dove Rileg aveva piegato al suo volere Marco e si era sentito male.
Aveva visto la scena, il residuo empatico era talmente potente da fargli vedere tutto...
Aveva avuto la febbre per due giorni prima di riprendersi dagli incubi che lo avevano assalito.

Poi era cominciata la sua caccia disperata e inconcludente a quell'essere spregevole per ucciderlo e riprendersi la persona che amava.

-Dimmi che devo fare per riprendermi Marco e uccidere quell'essere schifoso... Laele, mi devi aiutare!- La nota disperata nella voce del giovane sciamano mosse a compassione la figlia degli Dei che lentamente gli prese il capo tra le mani e lo accarezzò come si fa con un bambino per calmarlo.
-Si, avrai il mio aiuto, ma tutto ha un costo, sei disposto ad accettarlo?-

§*§*§*§*


Marco stava raggomitolato in un angolo del grande divano, pallido e smunto, ad oservare Rileg che febbrilmente mescolava essenze e strane polveri in una specie di grossa tazza decorata da strani simboli che rilucevano al buio.

Era passato un mese, un mese in cui Marco aveva desiderato morire come non mai.

Non si era mai reso conto del livello di crudeltà che un essere umano poteva usare su di un'altro essere umano, e ora lo stava provando sulla sua pelle.
Si mose leggermete e un leggero gemito di dolore gli sfuggì dalle labbra pallide e segnate da morsi fino ad essere quasi irriconoscibili.
Aveva il costato costellato di lividi grossi e dolorosi, in vari stadi di colorazione, il corpo segnato da tagli e abrasioni, i polsi escoriati doloramente fin quasi alla viva carne....

Se avesse avuto il coraggio di guardarsi in uno specchio non si sarebbe riconosciuto in quell'essere pallido e segnato dallo sguardo vitreo e spento.

Rileg con uno sguardo di febbrile soddisfazione guardò il liquido ribollire e lo imprigionò con un incantesimo in una sfera di vetro magico.

Marco si sentiva come se fosse lui quel liquido, imprigionato in una gabbia trasparente da cui era impossibile scappare.

-Devo ammettere che creare pozioni ed alchimie mi appassiona, ma il vero potere è ancora lontano, anche se non più così tanto. Sarò più presto di quanto possa credere re di tutte le terre conosciute e questo grazie a te, al tuo sangue e al potere che posso prendere da te. Non ne sei felice? Contribuisci anche tu alla mia ascesa al potere!- Una risata profonda e fredda riempì la stanza scura facendo tremare Marco che non rispose all'uomo che troneggiava sopra di lui.
Terrorizato, Marco si strise più che poteva cercando di scomparire, ma la camicia bianca, suo unico indumento, brillava al buio di quella stanza facendolo senire ancora più vulnerabile.
Una mano enorme e forte si precipitò ad afferrare il collo sottile del ragazzo, stringendo lentamente.
-Rispondimi, non ne sei felice?- Marcò sentiva il respiro che si assottigliava e fu tentato di non reagire, di lasciare che la sua ultima scintilla di vita fuggisse via a quel modo, ma il ricordo di un volto sereno e deciso lo sorresse fino a che con una lacrima rispose nel modo che gli avrebbe salvato la vita, almeno per un po.
-Io.. Non ne sono felice e mai lo sarò!- Con una risata l'uomo lasciò la presa e afferrò i polsi escoriati strappando un grido al ragazzo che vide letteralmente le stelle per il dolore.
-Mi piaci, anche ora sai essere mordace, penso che sarai una buona distrazione per molto tempo ancora....- Con un movimento veloce Rileg afferrò il mento di Marco e lo baciò violentemente, liberandolo dalla camicia e lasciando che il corpo costellato di lividi e ferite brillasse di dolore.

§*§*§

-No... Non può essere!- Laele ave fatto vedere quelle scene ad Anak, che ora distrutto dal dolore e dalla rabbia sbatteva i pugni contro la parete di pietra dell'appartamento.
-Invece è così Anak, ed ora è compito tuo andarlo a riprendere, tu hai visto dove sono, ora vai da loro e io sarò li quando arriverai... Non posso darti di più ora come ora. Solo ricordati il prezzo.- Senza una parola Laele si voltò e passò scomparendo attraverso un muro.

Le immagini di Marco ridotto in quello stato si accavallavano nella mente dello sciamano mentre il sonno magico che Laele aveva invocato su di lui lo imprigionava donandogli il riposo di cui aveva bisogno ma al quale non si voleva abbandonare.
Solo un pensiero angosciante lo ccompagnò nel sonno magico, perchè? Cosa poteva fare da solo? Marco lo avrebbe mai perdonato?

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Fine capitolo corto corterrimo ^^;
Sapete come mi sento, quindi baciate le manine se ho scritto almeno questo -_-''
Bene, ditemi che ne pensate mi raccomando! ^*^
O perdo completamente la voglia di scrivere .... çç_çç



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