Disclaimers: SONO TUTTI MIEI è___é CHIARO??? :PPPP


Demoni

parte IX

di Lara


Marco non ce la faceva più...

Si strinse nella tunica pesante e nel mantello mentre fiocchi candidi si poggiavano tutto intorno a lui e su di lui.

Stavano attraversando le montagne ed erano in viaggio da più di due mesi e al pensiero di un posto caldo e morbido dove dormire gli vennero quasi le lacrime agli occhi.

Davanti a lui cavalcava la piccola Laele, che si accoccolava sul suo petto cercando calore e riparo contro il vento.

Marco sorrise, il giorno dopo la partenza l'avevano bloccata mentre li seguiva a distanza, ma quando avevano deciso di farla tornare indietro assieme a un uomo della scorta Anak aveva avuto una visione, e la piccola aveva proseguito con loro. Il ragazzo era sicuro che la bambina se ne fosse pentita, ma era felice di averla li con loro.

Alzando lo sguardo vide poco più avanti Anak che cavalcava affiancato a Rileg , il figlio della vecchia sciamana nonché inviato diplomatico...

Scuotendo la testa riflettè sull'ultimo periodo di viaggio. Erano quasi arrivati, dovevano solo superare quel passo montano e poi il regno dei Tangle'da si sarebbe steso innanzi a loro.


Aveva avuto tutto il tempo in quei due mesi di viaggio per conoscere Rileg e i cinque uomini della loro scorta, che però se ne sarebbero andati non appena il viaggio si fosse concluso.


Una folata di vento più forte delle altre lo fece gelare.

Il pesante mantello di lana oleata e cuoio lo riparava e teneva al caldo, entro certi limiti.

Ma il vento gelido e il nevischio portavano via il poco tepore che riusciva a racimolare.

Durante quei mesi Marco si era sorpreso della forza dimostrata dalla bambina; aveva sei anni, ma era ancora molto piccola, troppo per affrontare quel viaggio aveva pensato. Invece si era visto smentire dai fatti in continuazione, era provata come tutti loro ma non si era mai lamentata e non aveva mai pianto.

Aveva detto che doveva venire con loro perchè sapeva che sarebbe stata utile, e dopo la visione anche Anak aveva detto che era vero.

Rileg aveva dovuto accettare di malavoglia quella bambina, ma sapeva che quando uno sciamano aveva una visione bisognava sempre crederci e ubbidirci.

Rileg aveva vissuto alcuni anni tra i Tangle'da e conosceva le loro usanze. C'era chi diceva che le avesse fatte sue più di quelle dei clan, e in effetti spiccava tra di loro come un corvo tra le aquile.

A Marco stava veramente antipatico, non poteva farci nulla. Il vederlo tutti i giorni e sopportare la sua aria di superiorità mal celata lo stava rodendo.

Sperava vivamente che una volta arrivati i loro contatti si sarebbero ridotti al minimo, anche se Anak gli aveva detto che non era possibile.

Sentì Laele sbadigliare e si accorse che era tardi e che avevano quasi superato il passo.

-Sonno Laele?- La bambina si accoccolò ancora più profondamente sul suo petto e annui.

-Si Marco, ma è quasi buio e tra poco ci fermeremo no? Spero in un posto dove non nevichi però.... Ho freddo.- Quella era una delle rare volte che Marco aveva sentito la bambina lamentarsi. Allora aprì il mantello e rabbrividendo lo chiuse attorno alla piccola, dividendo con lei il suo calore.

-Vedrai che tra un po' non avremo più freddo, Rileg ha detto che queste terre sono a sud, e c'è sempre molto più caldo che sulla pianura.- Laele annuì e si fece di nuovo silenziosa.

Marco vedeva Laele come un'adulta in miniatura, certe volte dimostrava una maturità ed una saggezza non comuni per un adulto, figuriamoci per una bambina!

Ora era buio sul serio e Rileg non accennava a voler fermare la marcia, stava andando a chiedere a quel sacco di vento dove si sarebbero fermati quando vide una piccola costruzione tra le rocce.

Dopo pochi minuti ci arrivarono e Marco si rese conto che era molto più grande di quel che pareva. Addossata ad una parete di roccia era fatta di pietra e il tetto era in ardesia. Si chiese chi mai potesse abitare li, in un posto così inospitale, ma le parole di Rileg chiarirono tutto.

-I tangle'da hanno l'abitudine di costruire queste case per i viaggiatori sulle loro terre, sono libere per chiunque le voglia usare e l'unica regola è lasciarle come le si è trovate. Dentro c'è spazio sia per noi che per i cavalli.-

Rileg apri la porta spostando la grossa sbarra e tenendo il cavallo per le redini entrò.

Marco varcò la soglia per ultimo assieme alla bambina e vide che in un angolo dell'enorme stanzone, nel punto in cui era chiaro che era stato scavato nella viva roccia, erano legati i cavalli e nell'angolo opposto di lato alla porta il fuoco era già stato acceso in un grosso e semplice camino.

Marco era da una vita che non vedeva più una costruzione di mattoni o pietra e ne fu entusiasta, anche se cercò di non darlo a vedere soprattutto a Rileg.

Marco si appoggiò con la schiena alla doppia porta e sorrise, quella notte di certo non avrebbe patito il freddo!

Laele si era già piazzata davanti al camino tendendo le mani intirizzite verso le fiamme mentre tutti stavano facendo qualcosa.

Con un sospiro Marco si ricordò che toccava a lui cucinare e prese dal mucchio la sacca che conteneva le loro scorte.

Erano al limite ed era solo grazie all'abilità di cacciatori che era naturale per gli uomini del popolo se non era mai mancata loro la carne.
Mise sul fuoco una pentola sottile e ammaccata che riempi con acqua e vi aggiunse legumi secchi, qualche radice e dei pezzetti di carne secca.

Anak osservava Marco che cucinava mentre aiutava ad accudire i cavalli dando loro le ultime scorte di avena, asciugando i mantelli lunghi e ispidi dalla neve e controllando che fossero in salute.



La cena come solito di Marco non era granchè, ma nessuno ormai commentava più la sua assoluta incapacità di cucinare qualcosa di anche solo lontanamente buono.

Marco faceva cose commestibili, nulla più.

Mentre mangiavano Rileg e Anak discutevano a voce bassa, e Marco li osservò.

Rileg aveva i capelli tagliati molto corti, corvini ma con dei fili grigi, gli occhi erano di un nocciola chiaro e una profonda cicatrice che partiva dalla tempia perdendosi poi sotto il mento rovinava l'effetto di avvenenza dato altrimenti da quel viso dai lineamenti dritti e regolari.

Aveva circa quarant'anni ed un fisico robusto e possente, e un atteggiamento di superiorità che faceva imbestialire Marco e Anak.

Aveva mostrato loro un libro e Marco si era reso conto di riuscire a leggere e capire quello che diceva ma non lo aveva detto visto che la cosa lo sorprendeva e che Rileg si pavoneggiava di saperlo fare.

Aveva poi chiesto ad Anak che gli aveva detto di non saper leggere o scrivere quella lingua, e che non sapeva spiegargli perchè lui ci riuscisse, consigliandogli però di non dirlo a nessuno.

Quello che loro sapevano e Rileg no era sempre e comunque a loro vantaggio.



La cena finì e i componenti della piccola compagnia si prepararono per andare a dormire e fare quelle piccole cose che servivano loro, chi si riparava uno strappo nel mantello, chi oliava il cuoio dei propri stivali o giocava a dadi con un amico.

Marco e Anak si misero sul loro pagliericcio tirandosi le coperte fin sopra il mento, mentre Laele che di solito dormiva con loro si era messa a giocare a dadi con i due uomini davanti al camino.

Presto si addormentarono, una notte in cui non avrebbero patito il freddo dopo molto tempo andava sfruttata fino in fondo.

§§§§§§§§


Il sole splendeva alto, scaldandoli.

Dopo soli tre giorni di viaggio si erano lasciati alle spalle il freddo dei monti e ora cavalcavano attraverso basse colline verdeggianti, coltivate a vite, uliveti e agrumeti.

Marco pensava non avrebbe mai più visto nulla di simile e si sentiva felice.

Quando aveva detto ad Anak che quella assomigliava alla sua terra d'origine lo aveva visto sorpreso, poi aveva cominciato a raccontare allo sciamano e alla bambina tutto quello che sapeva delle viti, del vino, dell'olio, trovandoli curiosi di sapere quel poco che conosceva.

Badava però che Rileg non sentisse le sue parole, non gli andava di parlargli e poi sembrava che quell'uomo sapesse già tutto.

Quindi non c'era scopo nel parlargli, si disse.



Il paesaggio a parte l'aspetto campestre era particolare.

Le poche case che avevano visto fino ad allora ricordavano a Marco un incrocio tra le costruzioni rinascimentali e le capanne.

Marco aveva visto i contadini nei campi guardarli sorpresi dal loro aspetto straniero ma pacifici e cordiali, e come per la lingua scritta Marco si accorse di conoscere il loro parlato.

Quella sera per la prima volta dall'inizio del viaggio si fermarono in una locanda per la notte.

Era una costruzione larga di legno e pietra, a un solo piano, di legno e pietra con un tetto spiovente coperto da lastre di ardesia.

Lasciarono i cavalli fuori, legati ad un palo ed entrarono. L'interno della locanda del piccolo villaggio era scuro e fumoso, alcuni clienti bevevano da grossi boccali attorno al fuoco acceso dove girava un grosso arrosto. La locandiera, una donna enorme e con il vestito grigio lungo e il grembiule sporco di grasso, li accolse squadrandoli.

-Desiderate?- Rileg fece un passo avanti e sorrise.

-Vogliamo delle stanze per stanotte, un pasto caldo e almeno io voglio farmi un bagno, gli altri non so.- La donna studiò per un lungo momento il gruppo con occhio critico.

-Il bambino con chi dorme?- Laele spalancò gli occhi e rispose stizzita.

-Io sono una bambina!- La donna la guardò meglio stringendo gli occhi un leggermente miopi. 

-E che ci fa una bambina sola in mezzo a tutti questi uomini?- Anak scrollò le spalle indispettito dalla curiosità della donna.

-Viene con noi.- La voce secca di Rileg fece desistere la donna, ponendo fine alla sua curiosità.

-Capisco...Vi dovrete dividere in quattro stanze, ho solo quelle. La cena è tra un paio d'ore circa e chi vuole lavarsi i bagni pubblici sono lungo la strada principale a dieci minuti di strada a piedi da qui. I cavalli li faccio mettere nella stalla da mio figlio. Seguitemi che vi faccio vedere dove sistemarvi.-

La donna si voltò sparendo dietro una grossa porta e il gruppetto la seguì.

Rileg prese una stanza solo per lui, le guardie si divisero in due stanze, Anak e Marco in una e Laele si sistemò in una stanzetta minuscola del sottotetto.

La bambina guardava estasiata quella minuscola stanza di legno e il letto, Marco si rese conto che non doveva averne mai visti. La lasciarono li mentre Rileg faceva notare che non potevano mandare una bambina ai bagni pubblici da sola.

-E cosa possiamo fare secondo te? Siamo tutti uomini nel caso ti sia sfuggito.- Anak rispose tagliente, odiava quell'aria di superiorità e di saccenza che impregnava ogni cosa facesse o dicesse quell'uomo.

-Chiedere alla locandiera se ha modo di far lavare la bimba qua, o credi di avere un'idea migliore, sciamano?- I due uomini si guardarono per un lungo attimo e Rileg sparì alla ricerca della locandiera.


Marco finì di portare nella stanza il loro bagaglio e si buttò sul letto.
Era semplicemente un materasso duro e pieno di nodi ma gli sembrava un letto da re dopo quei mesi di viaggio.

Si stiracchiò guardando Anak che si scaldava le mani al braciere messo in un angolo e chiuse gli occhi.

Sentì il materasso piegarsi sotto il peso dello sciamano e lo guardò in viso.

-Il tuo mondo è molto più simile a tutto questo che al modo di vivere del popolo, vero? Case di pietra, strade di terra battuta e ciottoli.. Non tende e pianura infinita.- Una nota triste pervadeva quelle parole e Marco allungò una mano sfiorando la spalla di Anak.

-Si, il mio mondo aveva case e costruzioni alte anche più di dieci volte questa e ti mentirei dicendo che non mi mancano. Ma anche il tuo mondo è bello...-

Anak annuì e sfiorò i segni sbiaditi sul viso di Marco, ora azzurrini e non più blu.

Le dita continuarono il loro percorso sfiorando le lebbra e scendendo lungo la gola, per fermarsi all'allacciatura della tunica.

-Anak, chissà come sono questi bagni pubblici... Io credo di averne molto bisogno sai? In fondo sono due mesi che non mi faccio un bagno decente!- Lo sciamano rise.

-Non ho ma visto una persona che si lavasse spesso come te!- Marco evitò di dirgli che una volta si lavava anche due volte al giorno, non gli piaceva sentire Anak che rideva di lui.

-Non mi piace puzzare, tutto qua Anak...- Lo sciamano sprofondò il viso nel collo del ragazzo respirando rumorosamente.

-A me piace il tuo odore...- Marco sorrise allontanando lo sciamano.

-La mia puzza vorrai dire! Andiamo o no??- Marco si alzò quasi rovesciando Anak, che era semidisteso su di lui, prese una sacca con del vestiario di ricambio e si avviò seguito dallo sciamano che aveva un'espressione sconsolata. Aveva in mente altre cose , non certo fare un bagno in quel momento!

Uscirono dalla locanda camminando per la via centrale. Il villaggio era abbastanza grande, c'era un mercato lungo i lati della strada e merci colorate facevano capolino dai banchi e dalle tende. Mercanti di spezie e profumi, contadini con la loro verdura e alcuni animali esposti, stoffe colorate e più o meno pregiate...

Anak si sentiva schiacciato da tutto quel rumore. Lui non vi era abituato e si sentiva come chiuso in una gabbia fatta di persone.

Vide che Marco si sentiva a proprio agio e che guardava con curiosità le merci, ma scivolando tra la gente e non continuando a sbattere contro le persone come faceva lui. Sospirò rassegnato e quando trovarono i bagni pubblici si sentì molto meglio.

Entrarono e pagarono qualche moneta al padrone del posto per poi avviarsi in una stanza dove lasciarono le loro cose. Marco si bloccò e guardò un ragazzino che gironzolava nei pressi e lo chiamò.

-Hai voglia di guardare la nostra roba? Mezza moneta adesso e una moneta se quando torniamo c'è ancora tutto.- Il bambino annuì e si intascò subito la monetina sedendosi praticamente sopra la loro roba.

Anak non avrebbe mai pensato che qualcuno potesse rubare, ma ragionando si accorse che il suo don'ha in questo ambito la sapeva molto più lunga di lui.

Di certo non lo avrebbe mai ammesso, ma ne prese atto.



I bagni pubblici erano alimentati da una sorgente termale, non erano troppo affollati e il vapore che si alzava nella stanza grande e chiusa rendeva difficile vedere bene rendendo tutto indistinto.

Marco ringraziò silenziosamente per quello visto che la gente continuava a guardarlo incuriosito dai disegni che gli costellavano il corpo. Velocemente si immerse nell'acqua calda per sottrarsi agli sguardi curiosi e si beò della carezza calda e avvolgente dell'acqua leggermente odorosa di zolfo.

Si sedette su un gradino sommerso di pietra e appoggiandosi alla parete chiuse gli occhi.

Immerso nell'acqua calda fino al collo si rilassò completamente dopo molto tempo.

Marco prese un grosso respiro e si immerse completamente guardato da Anak che si sentiva leggermente a disagio.

Con forza si strofinò il viso sott'acqua sperando di pulirlo definitivamente dal colore.

Quando non potè più trattenere il fiato riemerse e si stiracchiò.

Si accorse che più di una persona lo stava guardando e si sentì arrossire.

Non era certo così particolare da essere fissato a quel modo!

Si voltò ostentatamente e vide Anak che si guardava attorno a disagio.

-Cosa c'è che non va?- La voce di Marco attirò l'attenzione dello sciamano, che gli sorrise.

-Non sono abituato a stare al chiuso e alla folla vociante... Il popolo è molto più silenzioso! Neanche al raduno c'è tutto questo caos!-

Marco gli sorrise mettendogli una mano sulla spalla.

-Non ti preoccupare, vedrai che ci farai l'abitudine!-

I due ragazzi dopo poco uscirono e Marco notò con somma soddisfazione che i segni che aveva sul corpo erano quasi scomparsi, erano appena visibili. 
Nello specchio sporco che era appeso nella stanza dove avevano lasciato la loro roba vide che il viso era praticamente pulito e sorrise. Si districò i capelli umidi con le dita e diede al bambino che lo fissava la moneta promessa dopo aver dato un'occhiata ai bagagli, assicurandosi che ci fosse ancora tutto.

Mise una tunica pulita di stoffa bianca grezza e i pantaloni di cuoio che erano tipici del Clan e si diresse con lo sciamano alla locanda.



Si sentiva rinato, era una vita che non riusciva a lavarsi come si deve e sentirsi sporco non era mai stata la sua sensazione preferita.

Mangiarono tutti assieme nella sala comune della locanda parlando tra di loro, raccontandosi le impressioni sul villaggio, scambiandosi commenti e pareri.

-Domani una delegazione dell'imperatore dei Tangle'da verrà a incontrarci per poi scortarci fino alla capitale.- Relig disse questa frase con una naturalezza impressionante, mentre otto paia d'occhi lo fissarono contemporaneamente, tra lo stizzito e l'arrabbiato.

Una guardia sbattè il pugno sul tavolo e lo guardò.

-Perchè non ce lo hai detto prima?- Relig sorrise, un movimento che però non raggiunse gli occhi.

-Non credevo che avesse particolare importanza, e con l'arrivo della delegazione voi cinque potete tornare a casa, non ne siete lieti?- I cinque uomini della scorta si guardarono, e annuirono anche se non erano molto convinti della piega che aveva preso la situazione. Avevano detto loro che la delegazione li avrebbe raggiunti molto più avanti, perchè quel cambio di programma?
Anak ne era insospettito, cosa combinava Rileg?

Decise che lo avrebbe scoperto. Non gli piacevano i giochetti politici che quell'uomo aveva già cominciato a tessere, e detestava essere allo scuro di decisioni più o meno fondamentali.

-Come mai ne parli solamente ora Rileg?- La voce di Marco diede parola ai suoi pensieri.

L'uomo sfregiato si voltò verso il ragazzo biondo, e lo sciamano notò un lampo di... Rabbia? Ma non solo, per un attimo aveva visto l'anima di quell'uomo e non gli piaceva. Solo che l'attimo era stato troppo breve e non aveva potuto decifrare molto. Era abile a mascherarsi, non per nulla era il figlio di una delle più potenti sciamane della storia del popolo.

-Perchè non ho dato peso al fatto che un cambiamento così piccolo nel programma potesse dare atto a simili scontentezze don'ha. Chiedo venia.- Un sorriso stiracchiato quasi raggiunse lo sguardo dell'uomo che sembrava brillare come braci sotto la cenere.

-Comunque pare che la situazione sia questa. Domani ci separeremo e la missione affidataci dal nostro popolo entrerà nel vivo.-

Marco stava per dire ad Anak che non era da lui battere in ritirata a quel modo ma uno sguardo dello sciamano lo bloccò.




Finirono tutti di mangiare, Laele si era addormentata sulla panca e Anak la prese in braccio per portarla a dormire seguito da Marco.

Una volta nella loro stanza Anak la sigillò con un incantesimo che impediva di sentire e vedere quello che accadeva all'interno.

-Qui c'è qualcosa che non mi quadra Anak, e poi non mi piace come mi ha detto don'ha stasera quel tipo. Sembrava un insulto!- Marco era appoggiato alla porta con le braccia incrociate sul petto.

-Marco, se gli diamo addosso non scopriremo mai cosa sta tramando, perchè qualcosa c'è. Dobbiamo far finta di pendere dalle sue labbra o quasi, dobbiamo essere sicuri che pensi che siamo dei cretini, soprattutto te. Stasera per un attimo ho potuto leggere nella sua anima e ho visto rabbia legata a te. Stai attento...- Con quelle parole Anak prese il volto di Marco tra le mani e lo baciò.




Adorava il sapore delle sue labbra, e gli era mancato. Con movimenti lenti Anak passò le mani su ogni centimetro del corpo del suo don'ha, spogliandolo.

Ben presto la tunica venne sfilata e le labbra di Anak torturavano dolcemente il collo bianco di Marco gettato all'indietro. Anak sentì Marco scivolare leggermente e gli passò un braccio attorno alla vita stringendolo a sé. Un passo dopo l'altro lo guidò al letto dove si stesero, continuando quel gioco di carezze e piccoli baci.

Marco gemete quando la bocca di Anak si chiuse attorno al suo sesso donandogli un piacere accecante. Stinse tra le dita le lunghe e seriche ciocche d'ebano dello sciamano mentre perdeva ogni contatto con la realtà che non fosse l'antro bollente che lo racchiudeva dandogli piacere.



 
-Anak... - Lo sciamano guardò gli occhi brillanti di Marco e lasciò quel dolce frutto per baciarlo con passione, divorando quella bocca che lo chiamava e invocava, entrando e accarezzando con la lingua quella caverna accogliente che giocava con lui.

Le sue mani iniziarono a giocare con i capezzoli, torturandoli e accarezzandoli.

Anak sentì le gambe di Marco avvolgere i suoi fianchi e si staccò, ammirandolo.

Bianco e perfetto, la sua voglia svettante e lucida di passione, le braccia tese verso di lui e le gambe lunghe e ben modellate che si stringevano attorno a lui in un muto invito.

Un invito che Anak era ben lieto di accettare...

Con mosse lente prese a baciargli l'ombelico facendovi guizzare la lingua e ascoltando i gemiti sommessi di Marco che si mordeva le labbra per non gridare.

Dolcemente, senza fretta, entrò in lui, trattenendosi il più possibile dal prendere completamente quel dolce anfratto rendendolo parte di sé.

Lottò con se steso per prolungare allo spasimo il piacere ma quando sentì la voce quasi implorante di Marco che lo chiamava sciolse tutti i suoi freni e sprofondò nel piacere con mosse violente. Marco gli veniva incontro spingendosi verso di lui chiamandolo come in una cantilena, mentre le mani di Anak avvolgevano il suo sesso imprimendogli lo stesso ritmo delle spinte.

Entro breve il piacere crebbe fino a pendere forma ed uscire da loro.





Anak guardava il vuoto mentre Marco dormiva acciambellato contro il suo fianco. Mille interrogativi gli affollavano la mente e nessuno di loro aveva una risposta, o almeno non una risposta che lui sapesse riconoscere come tale.

Presto sarebbero giunti al cuore dell'impero Tangle'da e al loro imperatore.

In preda a pensieri inquieti finalmente il sonno si impadronì dello sciamano, donandogli l'oblio.


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