Demoni parte
VII
di Lara
Anak si sentiva morire, non riusciva a muoversi, era come gelato.
Marco era svenuto.
Nel rendersi conto di quello che era successo si inginocchiò in parte al
suo don'ha e gli prese il viso tra le mani chiamandolo piano.
-Marco... Marco!-
Una lacrima improvvisa e un senso di impotenza schiacciante si
impadronirono di lui.
Non sapeva cosa fare!
Chiuse gli occhi cercando la calma che gli era necessaria per fare
qualcosa, qualunque cosa!
Si inginocchiò accanto al ragazzo e poggiò delicatamente la mano sulla
sua fronte. Marco era capacissimo di essersi ammalato e di non avergli
detto nulla per orgoglio!
Ma la fronte era fresca, sembrava che dormisse.
Solo che non riusciva a svegliarlo.
Era come se il sonno lo imprigionasse e Anak chiuse gli occhi, cercando
con la mente l'anima di Marco. Quella parte che lui chiamava anima e che
durante il sonno si straccava e vagava per il mondo dei sogni. Vide il
cordone argenteo che legava l'anima al corpo, ma Marco era troppo lontano.
Non riusciva a vedere la figura argentea che doveva essere attaccata a
quel cordone. Con il terrore che gli invadeva l'anima Anak aprì gli occhi
e decise di cercare aiuto.
Uscì dalla piccola stanza di pietra scura e si guardò attorno, vedendo
subito l'unica persona che era sicuro essere in grado di aiutarlo: la
prima dei cinque saggi.
L'anziana donna si era istintivamente voltata verso di lui e Anak si
precipitò al suo cospetto.
-Anziana, te ne prego, ho bisogno del tuo aiuto!- La vecchia gli passò la
mano sul viso, e annuì.
-Cosa ha il tuo don'ha?- Anak era sorpreso che lei avesse già capito, ma
di certo non era la prima dei cinque per nulla.
-La sua anima vaga come nel sonno, ma è lontana e non torna indietro,
anche se lo chiamo!- La vecchia annuì e si alzò dirigendosi verso la
stanza di pietra viva che custodiva Marco.
Seguita dal giovane sciamano la donna entrò e si sedette su una cesta
vicino a Marco. Prese da una tasca una grossa pietra, trasparente come
vetro ma con delle sfumature azzurrine, e sembrò che lo sguardo cieco la
fissasse. Dopo un lungo momento la donna lo guardò.
-Sta cercando la sua casa. Qui il tessuto tra i mondi è sottile come da
nessun'altra parte, e lui sta fuggendo da qualcosa che lo spaventa. Forse
dal dolore che vedo in lui, ma non può andare nel suo mondo, ne
morirebbe.
Il suo corpo è qua.- La vecchia mise la pietra nella tasca dove l'aveva
presa e sospirò. Anak stava per parlare quando sentì un urlo provenire
dalla grotta centrale.
-Lasciatemi! Devo andare!- Era la voce di Laele, piena di pianto.
Anak uscì e la vide, e si diresse verso la bimba tenuta ferma da una
don'ha.
-Laele cosa fai qui, sai che non puoi entrare!- La bambina aveva il viso
rigato di lacrime e un'espressione disperata.
-Ho sentito Marco che piangeva, sembrava avere tanta paura Anak! Fammi
andare da lui ti prego!- Lo sciamano era sconvolto, come aveva fatto
quella bambina a sapere?
Nella speranza che quello strano collegamento potesse aiutare il suo
Marco, Anak la prese per mano e la portò nella stanza.
Lì Laele si sciolse dalla stretta e si precipitò al capezzale di Marco,
immobile e pallido sulle pellicce del letto.
La bimba scoppiò a piangere disperatamente chiamandolo, gettandosi
sul petto del ragazzo e abbracciandolo.
-Marco! Non lasciarmi anche tu! Prometto che faccio la brava e non ti
faccio più arrabbiare ma non andare via come mamma e papà!-
Era tutto grigio, come se si trovasse in mezzo alla nebbia più fitta che
avesse mai visto.
Marco si sentiva stanco, triste e vuoto. Voleva solo tornare a casa e non
dover più affrontare giorno dopo giorno un mondo che non conosceva e che
lo spaventava.
Gli sembrava di sentire la voce di Anak, e si voltò, ma non vedeva nulla.
Poi nel grigiore che lo circondava prese forma la grotta, ma era come
sfuocata, senza consistenza.
e poi sull'immagine della grotta vide imprimersi una nuova immagine. La
sua stanza. Vide la madre piangere abbracciando il cuscino del suo letto,
tenendolo premuto al viso.
Voleva chiamarla, dirle che stava bene, che non si doveva preoccupare. Ma
la voce non gli usciva.
Voleva a tutti i costi chiamarla, rassicurarla.
Lentamente la sua stanza prese consistenza e colore, i suoni cominciarono
a diventare più veri.
Marco vide bene in faccia la madre, sembrava molto invecchiata. Ma non era
neppure un anno che era andato via, come era possibile?
Tese la mano verso la donna ma passò attraverso il corpo.
Con angoscia Marco girò la stanza e vide che era tutto come lo aveva
lasciato.
Poi la porta si aprì ed entrò un bambino di tre anni circa che chiamò
sua madre mamma.
Marco si sentì morire.
Seguì i due fuori dalla stanza, invisibile e inconsistente, e vide quello
che aveva temuto e sperato. Il calendario era di cinque anni avanti
rispetto al giorno in cui se ne era andato. Sua madre aveva avuto un'altro
figlio...
Sentiva il cuore in pezzi ma stranamente più sereno. Lentamente il suo
mondo perse consistenza e si ritrovò di nuovo nel grigiore iniziale.
Marco era stanco, voleva solo fermarsi in quella quiete senza problemi e
lasciarsi andare.
Era felice in fondo. Anche se la madre soffriva aveva un'altro figlio e
non era più sola.
E poi che le avrebbe detto? Sopratutto se l'avesse visto conciato a quel
modo... Come farle capire e credere quello che aveva passato e visto?
Non ci avrebbe mai creduto.
Si lasciò andare alla deriva, la mente sgombra e vuota.
Sentiva piangere.
Si riscosse e cercò l'origine del suono, era sicuro fosse la voce della
piccola Laele.
Perchè piangeva?
Lui non voleva che quella bambina perdesse il sorriso, soprattutto dopo
quello che aveva saputo quel giorno...
E poi udì di nuovo la voce di Anak che lo chiamava, e anche lui sembrava
piangere.
Si sentì improvvisamente un verme. Non aveva pensato a nessuno oltre se
stesso.
Voleva tornare indietro ma non sapeva come e la paura lo invase.
Poi lentamente, mentre cercava in tutti i modi di gridare e chiamarli,
vide la stanza nella grota. Si vide steso sulle pellicce con la piccola
Laele aggrappata al collo che piangeva disperata e Anak che gli teneva la
mano col volto rigato di lacrime. La vecchia sciamana che li aveva accolti
era seduta in disparte, ma aveva un'espressione triste sul volto.
Come poteva fare a rientrare nel proprio corpo?
Lentamente si avvicinò alla bambina, cercando di toccarla, ma scivolava
oltre il suo corpo, poi alzò gli occhi e si sentì cadere.
Anak vide gli occhi di Marco aprirsi, e sentì il cuore scoppiare di
felicità.
Gli strinse la mano, vide una smorfia di dolore sul viso del ragazzo e
allentò la stretta.
-Don'ha, cosa è successo?- La voce della vecchia sciamana era decisa e
gli occhi vuoti sembravano trapassare Marco.
-Non lo so venerabile, ho sentito un grande mal di testa e sentivo tutto
girarmi attorno. Poi mi sono ritrovato in un posto grigio e ho visto la
mia casa. Volevo rimanere li ma poi ho sentito Laele e Anak che mi
chiamavano...- La bambina non aveva parlato, si limitava a stare in
braccio al ragazzo che si era seduto, ascoltando il battito del suo cuore.
-Sciamano, qualcuno ha mandato il tuo don'ha fuori dal suo corpo sperando
non tornasse.-
Marco vide gli occhi di Anak farsi lame taglienti, non lo aveva mai visto
con quello sguardo e per un attimo gli fece paura. Strinse
inconsapevolmente Laele a sè e guardò la sciamana anziana.
Anche il suo viso esprimeva una rabbia fredda e gelida, le mani magre e
nervose piegate ad artiglio. Anak si alzò lasciando la mano di Marco e si
mise davanti alla sciamana.
-Dimmi chi è e il suo sangue sarà mio. Nessuno, nessuno può fare una
cosa simile ed evitare la mia vendetta!- La voce fredda e glaciale del
giovane sciamano gelò Marco. No, Anak era più che arrabbiato , più che
furibondo...
-Non lo so per certo, ma tu non puoi fare nulla, io sono il capo del
consiglio dei saggi! Tu fai paura Anak, non per quello che sei ma per
quello che sarai, la tua enorme potenzialità. E il modo più veloce di
toglierti di mezzo è uccidere il tuo don'ha, visto che tu hai il potere e
le conoscenze per difenderti. Ma so cosa fare.- Anak guardò la donna che
in quel momento sembrava ammantata di un'aura di regalità, come se quel
gesto gli costasse l'anima abbassò il capo accettando il volere
dell'anziana sciamana.
Ma Marco non sembrava della stessa opinione.
-State parlando di me, di qualcuno che vuole morto me! Credo di avere
tutto il diritto di sapere che cosa volete fare! E di sapere chi è
'sto stronzo!- Marco si sentiva infuriato, possibile che lui non contasse
proprio nulla?
La sciamana alzò lo sguardo bianco su di lui, il viso atteggiato a
durezza.
-Ho deciso di mettere il tuo sciamano e te nella posizione in cui nuocervi
sarà più dificile, finchè non troverò con sicurezza il colpevole.-
Anak guardava in silenzio la donna, anche se l'espressione truce del viso
faceva chiaramente intendere che non era entusiasta nè di dover
rinunciare alla vendetta personale nè di quello che stava per dire la
Sciamana.
-Anak, tu sarai primo sciamano nel rito del ritorno dell'estate. E poi
seguirete mio figlio nelle terre del lontano sud, oltre i monti. Mio
figlio va presso quel popolo per mediare la pace, prima che i Tangle'da ci
invadano, prendendosi le nostre terre. Tu studierai la loro magia Anak, e
consiglierai mio figlio nelle questioni diplomatiche. Così ho deciso.-
Anak, il volto scuro come una nube temporalesca annuì.
-Sia come tu ordini e desideri Sciamana, prima del consiglio dei cinque
saggi.- La donna si voltò verso Marco che era furibondo, non per il
viaggio ma per essere costretto da queste decisioni a partecipare al rito.
Sapeva che l'anziana saggia aspettava che lui confermasse a parole la sua
ubbidienza all'ordine. Ma le parole proprio non gli uscivano. Aveva
promesso ad Anak che, se si fossero trovati costretti dagli eventi,
avrebbe accettato senza costringerlo ad imporgli la sua volontà ma tutto
il suo essere urlava di rifiutare quell'assurda imposizione, e lo stesso
la ragione gli diceva che non aveva via di scampo. La sciamana aspettava
impaziente e Anak lo supplicava con gli occhi di accettare senza storie.
-Io.. sono ai tuoi ordini.. Sciamana.- La donna annuì e appoggiò una
mano sulla spalla del ragazzo biondo.
-Capisco quello che provi, l'ho visto nel tuo cuore. Ma è l'unico modo
per proteggerti che ho. Sei più importante di quello che credi, gli
spiriti mi hanno mostrato grandi e strane cose per voi.- Con quelle parole
la donna se ne andò, lasciando Anak, Marco e Laele soli.
-Marco, vuol dire che te ne andrai lontano?- Laele guardava il ragazzo
biondo con le lacrime agli occhi.
-Mi spiace piccola, ma non dipende da me. Ogni tanto mi sento come una
bambola sai? Una bambola che non può muoversi con le sue gambe...- La
voce di Marco era piena di amarezza ma non di rabbia.
-Mi spiace, io non volevo che accadesse Marco, essere scelti per il rito
mi rende felice per l'onore, ma so quello che provi. Mi spiace.-
-Cosa vuoi saperne tu Anak! Sono bloccato qui, non potrò mai tornarmene a
casa mia, ma tanto ormai mia madre ha un'altro figlio, e in più mi tocca
fare da puttana... No, non credo tu ti renda condo! Se venissi dal mio
mondo si, ma non ne sai nulla di casa mia, nulla.- Anak non aveva mai
visto il suo don'ha così.
Gli occhi violetti vuoti, neppure la rabbia che di solito c'era in questi
momenti brillava in quelle profondità spente e tristi, sembrava che
avesse perso la sua più grande battaglia.
Sembrava non avesse più la forza di reagire neppure con la rabbia.
Laele non capiva molto del discorso dei due ragazzi più grandi di lei,
due persone che erano importanti come il loro capo clan ma che per lei
erano semplicemente amici e fratelli. Lentamente accarezzò la guancia
glabra e liscia di Marco per poi abbracciarlo.
-Io ti voglio bene, sai? Grazie di essere tornato, avevo paura te ne
andassi come la mamma e il papà.- Marco si era quasi dimenticato di avere
Laele in braccio, ma a quelle parole sorrise.
-No Laele, io non me ne andrò mai più.- Ma in quella frase c'era una
nota di amarezza vasta come l'oceano. Eppure il ragzzo aveva trovato la
forza di sorridere dicendole. Per quella bambina che aveva pianto per lui,
e che lo aveva chiamato.
-Io adesso vado, la mamma mi starà cercando. Posso tornare a trovarvi?-
Anak prese in braccio la bambina e le sorrise divertito.
-Si piccola, ma non troppo spesso o gli altri sciamani si arrabbieranno,
va bene?-
-Si!- La bimba affondò il viso nella spalla del ragazzo e si lasciò
portare in braccio fino all'uscita della caverna. Le piaceva il profumo di
Anak, sapeva di cielo limpido e di erba.
Marco era seduto sulle pellicce fissando un punto inesistente nell'aria
quando Anak ritornò nella stanza di pietra. Lentamente, come se non
dovesse spaventare un animale selvatico, si sedette alle sue spalle e
cominciò a massaggiargli la schiena, depositando piccoli baci sul collo
sottile e candido sotto i disegni blu.
Seduto alle spalle del suo don'ha, lo fece appoggiare al suo petto,
continuando a depositare picoli e lievi baci sul collo e stringendolo a sè.
-Avevo paura di perderti Marco. Una paura folle.- Marco appoggiò la testa
buttata all'indietro sulla spalla dello sciamano e chiuse gli occhi.
-Ma sono tornato no? Mi hai chiamato anche tu assieme alla piccola Laele...-
Anak aveva appoggiato la schiena alla parete di pietra liscia e Marco si
era venuto a trovare semisdraiato, appoggiato completamente allo sciamano
e seduto tra le sue gambe. Le braccia di Anak lo circondavano, e per una
volta si lasciò completamente andare. Si sentiva protetto e al sicuro.
-Sei tornato, è vero... Ma cosa hai visto? Mi sembra tu abbia perso la
tua voglia di lottare...- Anak sentì un lungo tremito scuotere il corpo
del suo don'ha e lo abbracciò più stretto.
-Io ho visto la mia casa. Mia madre che piangeva abbracciando il cuscino
del mio letto...E ho visto il nuovo figlio di mia madre. Là nel mio mondo
sono passati cinque anni e lei si è rifatta una vita. Ne sono felice ma
sono anche triste.
Mi sembra di non avere più una casa... Una volta quella era la mia meta:
tornare a casa un giorno e riabbracciare mia madre. Ma ora a che
servirebbe se non a renderla più triste?- Una grossa lacrima scese dagli
occhi chiusi di Marco e Anak la asciugò con un bacio.
-Tu hai una casa Marco. Come tutti noi del popolo la tua casa stà nelle
persone del clan. La piccola Laele, sua madre, Brenn... siamo tutti la tua
casa e la tua famiglia ora. E anche io sono la tua casa e la tua
famiglia...- Marco annuì con la testa, piano, assimilando quelle parole.
-Io.. Io lo so, ma non è la stessa cosa ora. Magari col tempo diventerete
la mia vera e unica famiglia. Ma ora come ora mi manca il mio mondo, gli
amici che avevo là, tante cose Anak...- Il giovane sciamano annuì e
dolcemente seguì con la mano la linea del volto del ragazzo biondo,
scendendo poi al collo e al petto. Disegnando linee sulle linee che gli
decoravano il corpo.
Poi scese a stuzzicare piano i capezzoli e un leggero gemito di piacere
uscì dalle labbra di Marco.
Anak si spostò facendo sdraiare Marco e cominciò a baciarlo.
Le loro lingue si incontravano duellando, in maniera sempre più violenta.
Le mani di Anak accarezzavano possessive il corpo efebico sotto di lui,
assaporandone la pelle morbida e vellutata, la consistenza dei muscoli e
il sapore dolce che solo Marco aveva.
Marco si dimenò sotto il peso di Anak finchè con un colpo di reni non
invertì le posizioni, cominciò a spogliare lo sciamano e a baciarne ogni
centimetro di pelle bronzea. Lentamente scese sul corpo ora completamente
nudo dello sciamano fino a trovare il sesso turgido del ragazzo.
Cominciò ad assaporalo con movimenti lenti e profondi che fecero gemere
di piacere Anak, che non si era mai sentito tanto felice. Le mani di Marco
giocavano con i suoi testicoli mentre le sue labbra si facevano più
audaci e giocose.
Anak si sentiva al limite, e prima di venire rovesciò il compagno sulle
pellicce baciandolo con foga e desiderio, si impadronì delle labbra
morbide di Marco mordendole e succhiandole, mentre le sue mani vagavano
sul corpo del ragazzo dandogli piacere.
Le dita dello sciamano incontrarono i capezzoli inturgiditi e cominciarono
a stuzzicarli, sia lentamente che con foga, strappando gemiti soffocati
dalle labbra di Marco che si muoveva in preda al piacere sotto di lui.
Anak sentiva di non poter aspettare oltre e si posizionò tra le gambe del
ragazzo, entrando in lui improvvisamente e con forza, strappandogli un
grido rauco di dolore che si trasformò subito in piacere non appena
cominciò a muoversi. Le mani di Anak si muovevano sul sesso teso e quasi
doloroso del ragazzo biondo mentre le sue spinte si facevano via via più
veloci e profonde, fino a che non si sciolsero entrambi nello stesso
momento. Marco si sentì invadere dal succo del compagno mentre le mani di
Anak venivano invase dal suo.
Anak baciò Marco con dolcezza e uscì da lui, andando a lavarsi in un
catino d'acqua li accanto per poi tornare e abbracciare il suo don'ha.
-Sei stupendo Marco...- Il ragazzò si voltò nell'abbraccio fino a
fissare il suo sguardo negli occhi bicolore dello sciamano.
-Se lo dici tu... Comunque a te cosa costa fare un po' più piano??- Marco
lo guardava in tralice e Anak arrossì.
-Mi spiace, la prossima volta me lo ricorderò!- Marco ridacchiò e affondò
il viso nell'incavo della sua spalla.
-Anak, quando sarà questo rito?-
Lo sciamano si riscosse e cominciò a accarezzare i capelli biondi
di Marco.
-Tra dieci giorni. E siccome siamo stati scelti li dovremo passare in
isolamento nella caverna.- Marco si staccò dall'abbraccio e guardò in
viso Anak.
-E tu cosa aspettavi a dirmelo? Come al solito sono l'ultimo a sapere le
cose!-
-Ultimo? No, stavolta gli ultimi a saperlo saranno quelli del nostro
clan.- Marco sorrise e scosse la testa divertito.
-Sai che soddisfazione... E chi sarà l'altro sciamano se lo sai?- Anak
fissò Marco, non se ne era reso conto?
-Sarà la sciamana anziana, il capo dei cinque... Non te ne eri accorto?-
Marco sgranò gli occhi e ammutolì.
-E allora scusa il suo don'ha quanti anni ha?- Anak non capiva quello che
intendeva Marco.
-L'età della sciamana, quanti ne dovrebbe avere scusa?- Marco arrossì.
-Ma ecco... Non è troppo vecchio per...- Anak scoppiò a ridere e Marco
gli diede un pugno nello stomaco.
-Smettila di ridere e spiegati razza di cretino!- Lo sciamano si calmò e
si asciugò le lacrime che gli erano scese dal gran ridere.
-Hai ragione, credo di non avertelo mai detto. Gli sciamani invecchiano, i
don'ha no. Restano uguali fino alla morte.- Marco ammutolì. Voleva dire
che sarebbe rimasto con l'aspetto di un ragazzo diciassettenne fino alla
morte?
-Io quindi rimarrò così e tu invecchierai normalmente?- Anak scosse la
testa.
-No, io invecchierò più lentamente, e quando avrò l'aspetto della
sciamana anziana avrò almeno trecento anni e sarò vicino alla morte. Ma
fino a che la morte non sarà vicina non sembrerò un vecchio, non ti
preoccupare!- Marco si senti mancare, Trecento anni? Ma erano tutti pazzi?
-Tu stai scherzando, non si può vivere tutto quel tempo!- Anak vide la
paura e l'angoscia negli occhi violetti del ragazzo e gli accarezzò il
viso.
-La gente comune non può, ma chi è scelto dagli spiriti ha una vita
straordinariamente lunga per poter servire meglio gli dei. Non ti
preoccupare.- Marco si prese la testa tra le mani e rise istericamente.
Non era possibile, trecento anni! Erano troppi, troppi! Anak lo abbracciò
stretto finchè le lacrime non presero il posto delle risa innaturali e lo
tenne tra le sue braccia finchè non si fu addormentato col viso rigato di
lacrime.
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