Demoni parte
I
di Lara
LA notte scura come le ali di un corvo circondava il grande fuoco nel
mezzo delle tende di pelle dipinta.
Lo sciamano danzava.
Il ritmo ipnotico e silenzioso, il ritmico suono dei tamburi e il viso
dipinto, trasfigurato nella maschera demoniaca che faceva dello sciamano
il tramite dei loro dei, demoni oscuri, terribili esseri da placare e
adorare.
Il popolo guardava in silenzio battendo ritmicamente le mani sul terreno
freddo, in contrappunto ai tamburi.
Lo sciamano si fermò d'un tratto, e il silenzio assoluto scese nella
pianura sterminata.
I lunghi capelli bianchi come la neve si posarono sulla schiena dell'uomo
anziano e gli occhi lattei e ciechi si aprirono. Lentamente un ragazzino
magro e dinoccolato di non più di nove anni venne trascinato davanti a
lui, gli occhi vitrei e dilatati dal terrore.
La mano remante dell'anziano uomo si alzò e si posò sulla fronte del
bambino, che scivolò in ginocchio, tremando e chiudendo gli occhi.
Poi il vecchio estrasse un pugnale e lo calo' con forza verso il cuore del
ragazzino
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-NOOOO!!!!!!!!!!-
Marco si alzò di scatto dal letto sudato e ansimante, gli occhi dilatati
e terrorizzati.
La porta della sua stanza si aprì ed entrò di corsa la madre.
-Marco cosa è successo, hai lanciato un urlo tremendo!- Il ragazzo scosse
la testa e si guardò attorno. No, non era nella sconfinata pianura era
nella sua stanza, il monitor del pc acceso, la play station i suoi
fumetti. No era solo un' incubo.
Un incubo che faceva spesso da piccolo ma che erano anni che non si
ripresentava più.
-Niente mamma. Solo un incubo, non ti preoccupare scusa.-
La madre guardò il figlio, e sorrise, gli baciò la fronte ed uscì.
-Ma guarda se si possono fare certi sogni la notte del mio 17 esimo
compleanno. Ed è anche lo steso sogno che facevo da piccolo, chissà
perchèeeeauuu- Uno sbadiglio interruppe il monologo del ragazzo che si
riaddormentò.
Spazzò i dubbi in merito al suo sogno e un solo ricordo affiorò nella
sua mente prima di addormentarsi. Da piccolo era convinto che il bambino
del sogno e il suo popolo fossero reali, che esistesse davvero.
La luce lo stava svegliando, Marco emise un borbottio in merito al fatto
che era da stupidi dimenticarsi le imposte aperte e aprì gli occhi, con
la ferma intenzione di alzarsi, chiudere le imposte e tornare a letto.
Ma la paura più assoluta lo congelò.
Quello non era il suo letto, non era la sua stanza non era. Nulla che
conosceva.
Dormiva tra pellicce invece che tra lenzuola, ed al posto di pareti di
mattoni le pelli di una tenda lo circondavano. Così seduto sulle pellicce
si prese la testa tra le mani, che stesse sognando ancora lo strano popolo
delle pianure?
Si diede un pizzicotto e il dolore gli fece lacrimare un occhio.
Non era un sogno.
Non era un sogno..
Urlò.
Un ragazzo magro e vestito di pelli entrò nella tenda e lo tenne per le
spalle.
Lo scosse e lo abbracciò forte chiamandolo amico.
-Dove sono? Chi sei?- Marco sentiva la sua voce flebile e tremante. Dove
era?
Chi era quel ragazzo?
Lo fissò e notò che aveva un' occhio verde e uno azzurro. Come il
bambino del suo sogno.
Il gelo si impadronì di lui rendendolo muto.
-Non ti devi preoccupare Marco, non ti ricordi più di me? Giocavamo
sempre assieme da piccoli.. Sono il tuo amico! - I ricordi affiorarono
prepotenti nella sua mente, lui era già stato li, aveva giocato con lui,
e poi il pugnale, allora non era un sogno?!
-Ma il pugnale il vecchio tu non eri morto?- Marco fissava quegli occhi
confuso ma non più così spaventato.
Il ragazzo sorrise.
-No, non ero morto. Era solo la prova che era mia. Ora sono il nuovo
sciamano. E tu sei il mio don'ha.-
-Cosa sarei io?- Don coso li non era cosa per lui, se lo sentiva. Oggi era
il suo compleanno, voleva tornare a casa dove sua madre stava preparando
la torta al cioccolato che gli piaceva tanto. No, doveva tornare subito
prima che si preoccupasse. E di certo non gli avrebbe creduto se diceva di
essere stato in un mondo dove c'era solo un'immensa pianura.
-Don'ha è la mia metà, tu sei stato scelto dagli dei. Ogni sciamano ha
il suo don'ha che divide la vita e le scelte con lui. Le nostre strade si
sono unite e ora formano un solo sentiero.- Il ragazzo vestito di pelle
frangiata sorrideva, la pelle dorata sembrava splendere.
-Non è possibile, io non posso stare qui! Mia madre mi aspetta a casa, io
devo andare da le! Si preoccuperà immensamente e dopo chi la sente! Come
facevo a tornare indietro prima?-
Marco fissava lo sciamano dai lunghissimi capelli neri preoccupato.
Dividere la vita con lui? Ma stavano scherzando? Lui non era certo stato
scelto da niente e da nessuno! Non sapeva come era arrivato e certamente
voleva tornarsene a casa.
-Venivi qui in sogno, apparivi e sparivi come volevi tu. Ma stavolta è
diverso. Non sei qui come viaggiatore dei sogni. Gli dei hanno portato qui
anche la tua carne e non saprei come aiutarti neppure se lo volessi, mi
spiace.-
Il viso del giovane sciamano si fece triste, Marco si accorse che
aveva più o meno la sua età. Gli si stinse il cuore alla vista
dell'infelicità dipinta su quel viso e istintivamente gli accarezzò una
guancia. Ritrasse di colpo la mano non appena si rese conto del gesto che
aveva fatto.
Ma come mai sentiva prepotente il lui la voglia di consolarlo?
-Ma ci deve essere un modo, uno solo! Io non voglio stare qui!- Marco
sbattè il pugno sulle coperte di pelliccia e vide la sua pelle bianca e
lattea che contrastava con quella d'oro del giovane sciamano. Ma doveva
pur avere un nome no? Senza sapere come si accorse di saperlo. Senza ombra
di dubbio.
Questa conoscenza lo colpì come un fulmine a ciel sereno. Si senti
sommergere da quelli che ora sapeva essere ricordi e non sogni e si
accorse di piangere.
************F.B.********
-Anak!! Aspettami!- Due bambini giocavano rincorrendosi nell'erba della
pianura sconfinata.
Uno era vestito di pelli e aveva lunghi capelli neri che ricadevano in
ciocche scomposte e arruffate sulle spalle, l'altro aveva corti capelli di
miele scuro e occhi dello stesso colore delle ametiste. Vestiva un normale
paio di calzoncini e una maglietta.
Si rincorrevano e giocavano sotto il cielo dal sole rosso.
Alla fine stanchi e ansimanti si sedettero all'ombra di una tenda, ridendo
felici.
-Marco, starai sempre con me quando diventerò sciamano?-
-Si, te lo prometto. Sei il mio migliore amico e non ti lascerò!-
All'ombra violetta i due bambini si guardarono e suggellarono quella
promessa con un casto bacio.
******End F.B.*******
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