Note: I personaggi di questa fic non
appartengono a me bensì alle Clamp. Ci sono spoiler riguardanti i vol 7 e 8
del manga quindi chi non vuole rovinarsi la sorpresa eviti di leggere Deepest desire di Miyuki
Una sveglia suonava con insistenza dalla sua posizione sopra il comodino nel tentativo di svegliare il proprio padrone che ancora giaceva nel letto. In verità la sveglia era del tutto inutile in quanto il ragazzo era sveglio già da tempo e se ne stava a fissare il soffitto con occhi segnati da profonde occhiaie. Questo allungò con fare stanco una mano verso il comodino e spense quel fastidioso triollio acuto che gli stava trapanando i timpani colpendo il pulsante dell’orologio, facendolo addirittura finire a terra con i suoi gesti sconnessi ed appesantiti dal sonno. Poi, come uno zombie, si alzò dal letto per dirigersi barcollante verso il bagno a svolgere le solite azioni mattutine. Watanuki quasi non si riconobbe guardandosi allo specchio. Era ridotto davvero uno straccio. Erano alcuni giorni che non riusciva a chiudere occhio, anche se sarebbe stato più corretto dire che non riusciva a dormire a lungo una volta addormentatosi in quanto qualcosa (incubi a suo modesto parere) infestava i suoi sogni e lo svegliava di soprassalto ogni notte con estenuante precisione. Ogni volta che questo accadeva si sentiva confuso e frastornato e con l’opprimente sensazione di essersi dimenticato qualcosa che invece avrebbe dovuto ricordare, sensazione dovuta al fatto che non aveva alcun ricordo di ciò che aveva sognato, se mai sognava davvero qualcosa. In ogni caso non ci teneva a ricordare i propri incubi, soprattutto perché di solito riguardavano qualche spirito viscido e deforme che lo inseguiva senza tregua e cercava di divorarlo. No, preferiva davvero non pensarci. Era già abbastanza che per colpa loro non riuscisse a dormire. Andare a scuola ed a lavoro in quegli ultimi giorni era stata davvero dura per Watanuki, più e più volte aveva rischiato di addormentarsi durante le lezioni oppure mentre preparava i pranzi per Yuuko e Mokona, richiando così di bruciare il cibo nelle pentole e dover ricominciare da capo…e questo non era mai un bene. Yuuko poteva essere davvero pericolosa quando era davvero affamata. Fortunatamente quel giorno era domenica e non avrebbe dovuto alzarsi presto per preparare il bento per sé e quell’odioso di Doumeki. Era troppo stanco per farlo e non avrebbe sopportato eventuali lamentele da parte del moro riguardo la sua cucina scadente, visto poi che era sempre lui a dover sfacchinare per due. Aveva sperato di recuperare qualche ora di sonno avendo la maggior parte della mattina a sua disposizione una volta ogni tanto, visto che al negozio non doveva recarsi prima delle undici, ma le sue speranze erano state mal riposte. La sua insonnia non gli aveva dato tregua e gli era andata bene se aveva accumulato tre ore di sonno quella notte, senza doversi girare e rigirare in continuazione tra le lenzuola in cerca di una posizione che gli avrebbe permesso di riprendere a dormire. Ormai aveva provato di tutto: tisane, sonniferi che avrebbero steso un cavallo, neppure la stanchezza fisica era riuscita a farlo crollare in un sonno senza sogni…aveva addirittura provato a pensare ad Himawari convinto che la sua figura angelica ed il suo volto sorridente gli avrebbe donato una pacifica notte di riposo ma niente, era stato tutto inutile. Sperava solo che quel momento di crisi passasse in fretta o non avrebbe retto ancora per molto, sia mentalmente che fisicamente, in molti sensi. Infatti uscendo dal bagno aveva urtato in malo modo contro il mobiletto accanto alla porta, strappandogli una bassa imprecazione prima che continuasse verso l’armadio in cerca di abiti. Non era la prima volta che gli capitava di andare a sbattere contro qualcosa o inciampare negli ultimi tempi, proprio quando sembrava essere riuscito a padroneggiare così bene la sua vista deteriorata ed alterata per via dell’occhio destro che aveva perso ed ora condivideva per metà con Doumeki. La stanchezza lo disorientava e non gli permetteva di calcolare al meglio le distanze, quindi era come se fosse tornato a quando cercava ancora di gestire la sua nuova condizione…e questo lo irritava, soprattutto per il fatto che non poteva scaricare la propria frustrazione dicendo (e sapendo) che Doumeki se la stava passando male quanto lui, visto che l’unico a soffrire di insonnia era lui. Indossò gli abiti di ogni giorno, accorgendosi, per sua fortuna, in tempo di aver infilato la maglia al contrario così da porre rimedio alla svita prima di trascinarsi fuori di casa. Quasi si dimenticò le chiavi nella serratura della porta dopo averla chiuso da tanto era distratto quella mattina. La gente per strada si scostava per lasciarlo passare quando lo vedeva arrivare temendo che un tocco da parte loro lo facesse capitolare a terra privo di sensi o considerandolo semplicemente un tipo strano e sospetto, beh, più strano e sospetto del solito almeno, da evitare per paura di contrarre chissà quale strana malattia. Watanuki arrancò verso il negozio di Yuuko impiegandoci il doppio del tempo per arrivvarci ma fortunatamente non incontrò ostacoli sul suo cammino, vedisi come i soliti spiriti che attendevano in agguato dietro qualche angolo, pronti ad attaccarsi a lui come delle sanguisughe. Non era certo su come avrebbe dovuto sentirsi in quel momento trovandosi davanti il piccolo edificio: felice per essere arrivato a destinazione sano e salvo e senza troppi lividi oppure ancora più esausto al pensiero di tutti i lavori ingrati che lo avrebbero atteso una volta raggiunta la sua aguzzina. Si fece coraggio e varcò la porta d’ingresso del negozio, ripose le scarpe in un angolo e poi si diresse verso la camera principale tracinando i piedi lungo il pavimento, ogni passo più pesante del primo. Non fece in tempo ad aprire lo shoji della stanza che una palla di pelo nera lo colpì in pieno petto facendolo fine a gambe per aria. Il povero Watanuki non ebbe la forza ne il tempismo per reagire, così rimase a terra ad emettere lievi gemiti di dolore mentre la vista si faceva momentaneamente appannata e vacua. Avrebbe fatto meglio a darsi malato e restare a casa quel giorno, lo sapeva… “Wa-ta-nu-ki!” lo salutò Mokona allegramente, saltellando su di lui come se fosse un cuscino o un tappeto elastico incurante delle sue condizioni pietose “Finalmente sei arrivato! Mokona ha fame!” “Se la smettessi di saltarmi addosso forse riuscirei ad alzarmi ed andare in cucina a preparare il pranzo…” borbottò il ragazzo cercando di rimettersi a sedere e scacciare di dosso quello strano animale dispettoso. Sulla porta potè notare la figura di Yuuko, appoggiata allo stipite con addosso uno dei suoi soliti bizzarri abiti, che lo fissava con espressione grave e meditabonda. Watanuki si aspettava quasi una ramanzina per essere arrivato in ritardo, perché era in ritardo di ben venti minuti seppur aveva tardato per motivi più che validi, invece la donna se ne uscì con la brillante osservazione “Hai davvero un apetto orribile, lo sai?” Dietro di lei Moro e Maru iniziarono uno dei loro balli strampalati facendo eco alle parole della strega “Orribile…orribile…un aspetto orribile!” “Grazie tante! Come se non lo sapessi già!” rispose seccato il moro, tirandosi in piedi non senza barcollare un po’. La sua voce risultava stranamente piatta a discapito della lieve irritazione che si poteva percepire in essa, arrabbiarsi come suo solito ed imbarcarsi nelle solite moine esagerate che divertivano tanto Yuuko e che gli venivano naturali ogni volta che veniva punzecchiato o criticato avrebbe consumato troppa della sua già scarsa energia, quindi era fuori questione. “Suvvia Watanuki, non essere così suscettibile…” disse la donna tornando a sorridere candida “Stavo solo esprimendo la mia preoccupazione.” “Tse, preoccupazione…come no…” borbottò Watanuki entrando nella stanza, solo per inciampare pochi istanti dopo in una strana statua di pietra raffigurante un leone cinese che era sicuro di non aver visto lì il giorno prima e finire di nuovo a terra. Yuuko scosse il capo divertita. “Forse è meglio se ti siedi prima di farti del male o rischiare di rompere qualcosa che andrebbe a gravare sul tuo debito nei miei confronti.” sorrise indicando con un gesto elegante della mano uno dei cuscini posizionati attorno al basso tavolino. Watanuki prese posto dove gli era stato indicato e poi lasciò cadere la testa sulla superficie del tavolo esausto, mormorando lamentele prive di senso. Non ce la faceva più, non era in condizioni di lavorare quel giorno…non era in condizioni di fare nulla in verità. Sembrava aver raggiungo il suo limite ormai. “Watanuki…stai male? Che hai?” chiese Mokona con espressione preoccupata balzandogli sulla spalla. “No Mokona, non sta male…sembra solo molto stanco…” intervenne Yuuko prima che il ragazzo potesse rispondere per sé “C’è forse qualche problema che ti angustia e del quale mi vuoi parlare?” Watanuki sbuffò e sollevò appena il capo dal tavolo per poter fissare la sua datrice di lavoro, parlare dei propri problemi con Yuuko era sempre pericoloso e chiederle aiuto lo era ancora di più visto che non sapeva mai quale prezzo avrebbe dovuto pagare per i suoi bizzarri suggerimenti. “Solo una fastidiosa insonnia…nulla di più.” Yuuko lo fissò con uno strano sguardo, incuriosito, inarcando un sopracciglio con quel modo di fare che lasciava ad intendere interessanti risvolti dietro alla normale apparenza di quella situazione, qualcosa che non avrebbe voluto perdersi per nulla al mondo. “Insonnia, eh? Che tipo di insonnia?” “Come che tipo? Quante insonnie esistono?” gesticolò con una mano in un gesto frustrato prima di lasciarla cadere al suo fianco “Quell’insonnia che non ti lascia chiudere occhio la notte e ti fa accumulare stanchezza…con incubi che infestano le poche ore di sonno che riesci a raccimolare e ti fanno svegliare di soprassalto proprio quando ti illudi di aver trovato un po’ di pace…quel tipo di insonna!” “Oh…hai anche degli incubi? E come sono?” incalzò la strega, cercando di estrapolare altre informazioni utili dal suo racconto. “Cosa vuoi che ne sappia! Non me li ricordo e non ci tengo affatto a farlo! E poi cosa sono tutte queste domande, sono troppo stanco per subire un terzo grado!” Yuuko sorrise divertita ed appoggiò elegantemente il mento su una mano mentre continuava a studiarlo. “Sto solo cercando di capire la situazione per poterti aiutare…” “Chi ti ha detto che ho bisogno del tuo aiuto!” protestò scoccandole un’occhiata irritata. “Ah capisco…” sorrise maggiormente con fare saccente “Scommetto che preferiresti andare a chiedere aiuto a Doumeki-kun, non è vero…” “C-Cosa!? Perché mai dovrei andare proprio da quel rompiscatole di Doumeki!?” urlò scattando subito a sedere eretto con una forza ed un impeto che fino a quel momento sembravano mancargli, iniziando ad agitarsi come un’anguilla, il viso arrossato per non si sa bene quale motivo “La sua sola presenza, no, il solo sentire il suo nome mi fa venire l’orticaria…l’unica cosa che sarebbe in grado di fare è aumentare la mia dose di incubi. No, meno lo vedo meglio è!” “Se lo dici tu…” continuando a sorridere con un luccichio nello sguardo “Ma tornando ai tuoi incubi, stavi finendo di raccontarmeli…” In realtà Watanuki non gli stava raccontanto un bel niente e non era intenzionato a sbottonarsi oltre quello che già aveva fatto ma Yuuko lo aveva raggirato come al solito e le parole gli uscirono di bocca a fiumi senza che se ne rendesse conto. “Non c’è nulla da dire, semplicemente non me li ricordo. Ogni volta mi sveglio di soprassalto dopo aver dormito per poco più di un’ora con la sensazione di aver sognato qualcosa, qualcosa che per quanto mi sforzi non riesco a rammentare…e finisco poi per non chiudere più occhio, questo le notte che riesco a farlo, altrimenti non dormo proprio e resto sveglio a fissare il soffitto o a girarmi tra le lenzuola.” “Mmmhh…a quanto sembra vuole farti comprendere qualcosa a tutti i costi” mormorò Yuuko con espressione pensosa mentre si accarezzava il mento con le dita. “Eh? Chi vuole farmi sapere cosa? Di che stai parlando?” chiese il ragazzo con gli occhiali agitandosi. “Mmhh…” “Yuuko-san!” insistette Watanuki. La donna sospirò. “Hai mai sentito parlare di quelli che comunemente vengono chiamati ‘sogni persecutori’?” “Dici quei sogni che le persone hanno in continuazione notte dopo notte e che non sembrano avere alcun senso?” “Esatto…ma non è corretto dire che non hanno alcun significato, al contrario, contengono più verità di quelle che chiunque potrebbe mai immaginare. Quel tipo di sogni sono dei messaggi che possono essere inviati ad una persona solamente nel momento in cui le sue barriere sono completamente abbassate, ovvero quando l’individuo è profondamente addormentato.” spiegò Yuuko iniziando una delle sue solite lezioni sul mondo del soprannaturale “Alcuni di essi possono valere come visioni premonitrici, altri come semplici suggerimenti riguardanti importanti decisioni che si devono prendere, altri ancora servono a svelare fatti inconsci dei quali la persona è completamente allo scuro. La maggior parte di essi vengono accantonati come sogni privi di valore ma per chi sa interpretarli possono rivelarsi molto utili.” “Capisco ma questo cosa centra con me?” Yuuko sorrise allegramente e Watanuki rabbrividì inconsciamente, prevedendo già guai in vista. “Ma è semplicissimo! L’insonnia che stai affrontando altro non è che uno di questi sogni che sta cercando disperatamente di mettersi in contatto con te. Purtroppo le tue barriere, dopo anni passati a dover affrontare spiriti ed a cercare di tenerli lontani il più possibile da te, sono troppo serrate, anche durante il sonno, quindi non riesce a passarvi attraverso e questo genera la tua incapacità di dormire e di ricordare ciò che solitamente avresti dovuto ricordare.” “E come faccio a sbarazzarmi di questi sogni?” chiese il ragazzo prima di pensare alle conseguenze della sua richiesta affrettata, troppo desideroso di liberarsi di quel problema per tenere in cosiderazione quelli futuri. “Hai solo due possibilità: aspettare che i sogni smettano di farti visita e ti permettano così di riposare in pace oppure vedere ciò vogliono che tu veda.” “E quanto impiegano normalemte ad andarsene?” “Dipende, potrebbero metterci settimane, mesi, alcuni sono durati addirittura anni ma ciò va in base all’intensità di quello che ti si vuole mostrare.” “Cosa!? Ed io dovrei resistere per tutto questo tempo senza chiudere occhio…è improponibile Yuuko-san!” pretestò Watanuki, era ad un passo dallo svenimento ed era convinto che qualsiasi cosa lo stesse perseguitando non lo avrebbe lasciato tranquillo neppure in una simile circostanza, quella situazione doveva finire e doveva finire alla svelta. “Allora non ti resta che la seconda opzione - sorrise e battè le mani – Moro! Maru! L’ampolla per favore.” Con questo i due ragazzini corsero fuori dalla stanza per fare ritorno pochi attimi dopo reggendo tra le mani un cuscino di velluto rosso con sopra quella che sembraba una bottiglietta di collirio. Watanuki la fissò con perplessità ma soprattutto si domandò come faceva Yuuko a sapere sempre cosa serviva in ogni determinata occasione. Era come se prevedesse gli avvenimenti in anticipo, cosa che non stentava affatto a credere visto ciò a cui aveva assistito da quando aveva cominciato a lavorare da lei. Ed ormai aveva smesso di fare domande alle quali non avrebbe mai ottenuto una risposta, sensata almeno. “Yuuko-san…ti ringrazio ma i miei occhi sono in perfette condizioni…” “Baka, questo non è un semplice collirio...ti aiuterà a vedere quello che non sei riuscito a vedere finora.” Chissà perché nulla era mai quello che sembrava con Yuuko. Watanuki assottigliò lo sguardo e fissò la donna con sospetto, per fissare poi l’ampolla che conteneva il rimedio ai suoi problemi. Ma nulla con lei era gratuito quindi si domandò se poteva davvero arrischiarsi ad accettare il suo aiuto, sperava solo non fosse troppo caro il prezzo da pagare, non gli andava di tenersi quella maledetta insonnia. “Quanto mi verrà a costare il tuo aiuto?” sospirò rassegnato. Yuuko sorrise trionfante, con quell’irritante luccichio negli occhi che dava sempre l’impreossione che la strega sapesse più di quello che dava a vedere e stesse architettando qualcosa alle sue spalle. “Mhh…vediamo…voglio una torta diversa ogni giorno fino alla fine del mese!” “Siii! – esultò Mokona balzando qua e là – Mokona vuole una torta al cioccolato ed una con le fragole!” Watanuki sospirò quasi sollevato, non era un prezzo irragionnevole visto che in cucina, in un modo o nell’altro, ci doveva finire in ogni caso. “Va bene…” “Magnifico!” esclamò Yuuko congiungendo le mani con espressione estasiata al pensiero delle prelibatezze che avrebbe assaporato “Ma passiamo al problema in questione…” Maru e Moro portarono così il “collirio” a Watanuki che lo prese in mano con scetticismo e lo fissò senza sapere bene cosa fare. “Beh, che aspetti, mettilo!” lo incalzò Yuuko “Due gocce per occhio bada bene, non vorrei che finissi per vedere troppo, non sarebbe salutare” sorrise seraficamente. Watanuki deglutì. Perché Yuuko doveva sempre dire quelle cose inquietanti all’ultimo momento, maledetta donna. Alla fine, dopo alcuni attimi di contemplazione, si levò gli occhiali ed inclinò in dietro il capo, poi sollevò la boccetta e fece cadere due goccie di quel misterioso liquido in ogni occhio proprio come gli era stato detto. Sentì un lieve pizzicare nell’occhio destro, di quel blu sbiadito screziato d’oro, ma nient’altro oltre a quello. “Yuuko-san, non è che quel cose e scaduto…non mi sembra stia facendo effet…to…” ma prima che potesse finire del tutto la frase le palpebre iniziarono a farsi sempre più pesanti e nel giro di pochi secondo crollò al suolo in quello che sembrava un sonno profondo. Mokona balzò accanto al ragazzo prima di rivolgere lo sguardo sulla donna. “Yuuko…” “Non ti preoccupare Mokona, penso sia arrivato il momento che Watanuki scopra alcune verità riguardo a sé stesso…” sorrise la donna con tranquillità allungando una mano ad accarezzare i capelli del giovane.
Mani grandi e callose accarezzavano il suo corpo con una delicatezza della quale nessuno le avrebbe credute capaci. Baci caldi e umidi venivano disseminati sulla sua pelle da labbra altrettanto calde ed invitanti. Una figura scura, dal volto indistinto ma senza dubbio un ragazzo, giaceva sopra di lui stimolandolo in punti che non aveva mai pensato potessero essere così sensibili.Gemeva e fremeva ad ogni tocco, inarcandosi contro quel corpo solido per avere di più. Watanuki non capiva cosa stava succedendo Non capiva dove finivano i suoi pensieri e dove iniziavano quelli del ragazzo steso su quello che poteva solo immaginare come un letto. Percepiva le sue sensazioni, i suoi sentimenti. Sentiva la sua eccitazione, il suo desiderio e tutto l’amore che provava per il suo compagno e che questo provava per lui. Ne stava uscendo inebriato e ad essere sinceri era anche un po’ geloso. Aveva sempre desiderato avere qualcuno di così importante nella propria vita, qualcuno che lo trattasse come qualcosa di prezioso e rendesse più serena e luminosa la sua esistenza. Invece lui era sempre stato solo.Da quando i suoi genitori erano morti anni prima non aveva avuto più nessuno con sé, nessun altro parente, nessun amico, tutti lo evitavano perché era strano e succedevano cose strane attorno a lui…era stato così anche quando i suoi genitori erano ancora vi, aveva sempre avuto solo loro al proprio fianco, nessun altro.. Ma quel ragazzo sembrava avere trovato la ragione della propria esistenza, per questo lo invidiava. All’imrpovviso una mano scese fino al suo inguine e dita lunghe si avvolsero attorno alla sua virilità iniziando a massaggiarla e donandogli ancora più piacere. Nuovi gemiti riempirono la stanza mentre il ragazzo si stringeva al compagno e cercava di incitarlo a continuare. “A-Ah…non smettere…” Watanuki conosceva quella voce. Era la sua. Capì allora che era lui quel ragazzo steso sul letto ed in quel momento tale consapevolezza non lo sconvolse più di tanto. Era come se ci fossero due Watanuki presenti: quello che viveva in prima persona quella dolce tortura e quello che assisteva a tutto ciò attraverso i suoi occhi e percepiva in modo attutito ma non per questo meno chiaro le sue sensazioni…a nessuno dei due sembrava dispiacere quello che gli stava accadendo. La figura senza volto continuò il suo lavoro e lo preparò con cura ad accoglierlo, poi, lentamente, lo penetrò unendo intimamente i loro corpi e le loro anime. ‘Watanuki’ provò dolore ma anche immensa gioia a quell’unione e si aggrappò alle sue spalle, nasconendo il viso contro il suo collo. Iniziò a muovere il bacino ed assecondare le sue spinte, dapprima lente e poi sempre più profonde e decise. Non riusciva più a controllarsi, attorno a lui il mondo aveva perso di significato, esistevano solo loro. “Kimihiro…” fu una voce profonda sussurrata contro il suo orecchio, una voce piena di passione e calore. Era tanto che qualcuno non lo chiamava più per nome…e questo gli causò una fitta di nostalgia…voleva essere chiamato così…voleva che quella voce pronunciasse ancora il suo nome.
Poi il sogno finì e tutto ebbe termine. Lentamente aprì gli occhi e si guardò attorno. “Spero tu abbia fatto dei bei sogni Watanuki…ben svegliato.” “Yuuko-san…” Watanuki si sentiva confuso ma stranamente riposato, una sensazione che gli era mancata terribilmente in quell’interminabile settimana…ma cosa decisamente più importante: ricordava alla perfezione il sogno che aveva vissuto, ad essere sinceri lo ricordava con troppa chiarezza per i suoi gusti. Infatti una piccola parte di lui sembrava risentire ancora dei suoi influssi. Il ragazzo divenne rosso per l’imbarazzo e si mise di colpo a sedere con espressione tra lo scandalizzato e l’incredulo. “Quel…quel…quel…” “Che succede Watanuki? Hai forse sognato qualcosa di spiacevole?” chiese la donna con un sorriso malizioso. “No...si! Argh…- si mise le mani nei capelli scuotendo il capo in auto-negazione – Che fine ha fatto la mia dolce Himawari-chaan~…avrebbe dovuto esserci lei in quel sogno, non un…un…” Un ragazzo! Aveva sognato di fare l’amore con un altro ragazzo. Ci doveva essere qualcosa di profondamente sbagliato in quel sogno, dovevano avergli inviato il sogno sbagliato, non c’era alcun dubbio, perché lui non era g…ga…non aveva simile tendenze ecco! Per niente! Infatti non aveva provato nulla di piacevole da tutto quello…non aveva provato un bel niente! “Un cosa Watanuki? Dai, racconta tutto alla tua cara Yuuko…” sorrise avvicinandosi a lui con fare curioso ed espressione da gatto. “S-Scordatelo...non sono fatti tuoi!” sbraitò Watanuki infervorendosi e diventando ancora più rosso al pensieri di condividere simili informazioni con la strega “Tra l’altro il sogno è completamente sbagliato, nulla di quello che ha mostrato si avvicina lontanamente alla realtà…è tutta una falsa!” “Impossibile. Quei sogni sono la verità…la verità su quello che si è, sul proprio futuro, sulle proprie possibilità…non sbagliano mai…a sbagliare è solamente chi li interpreta o chi cerca di negare l’evidenza…” Come te, sembrò aggiungere con lo sguardo Yuuko, che fissava Watanuki con espressione seria. Quest’ultimo sbiancò per poi arrossire di nuovo. “No…no…non voglio, non lo accetto! Perché la mia vita non può essere normale per una volta…chiedo troppo!? Himawari-chan!” piagnucolò iniziando a prendere a testate il tavolo che aveva difronte. “Che esagerato, non puoi aver visto qualcosa di così terribile.” sbuffò Yuuko gettando oltre le spalle una ciocca di capelli mentre Mokona cercava di infilare un cuscino tra il mobile e la testa del ragazzo, per evitare seri danni. “Invece si! La mia vita è finita!” “Strano…dai versi che facevi mentre dormivi non mi era sembrato un sogno così spiacevole.” Watanuki arrossì furiosamente e prese il cuscino offerto da Mokona per nascore la testa sotto di esso. “Yuuko-saaaaan…ti odioooooooooo……..” Yuuko si tappò le orecchie per attutire le sue urla. “Watanuki, puoi negare ciò che hai visto quanto vuoi ma questo non cambia i fatti…dovrai affrontare la realtà prima o poi, non puoi sfuggirle in eterno e prima lo fai meglio è per tutti…” “Noooooo…non vogliooooo…” Yuuko sospirò e scosse il capo prima di alzarsi ed avvicinarsi ad una finestra e guardare fuori. “Come vuoi…ma lascia che ti dica una cosa, sembravi essere davvero felice in quel momento…perciò non vedo che cosa ci sia di sbagliato nell’essere felici…”
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Quelle parole diedero molto da pensare a Watanuki per tutto il tempo che impiegò a preparare il pranzo a Yuuko e Mokona. Sapeva di essere un tipo impulsivo e dalle reazioni esagerate ma in quella situazione più che mai credeva di averne ogni diritto. Quello che aveva visto non era ciò che avrebbe voluto vedere, lo aveva sconvolto profondamente. Non voleva aggiungere l’ennesima stranezza alla sua vita come quella di essere attratto da altri ragazzi, voleva essere normale, avere una vita normale con una ragazza normale come Himawari-chan. Era troppo da chiedere? Ma quell’ultima osservazione di Yuuko lo aveva fatto tornare lentamente sui suoi passi: se si era felici che importanza aveva la normalità? Un fatto anomalo in più nella sua vita non avrebbe fatto la differenza. Così ammise, seppur con certe riserve, di essersi sentito sereno ed in pace con sé stesso durante quel sogno. Al di là delle sensazioni fisiche, sentirsi amati in quel modo così totale e travolgente, sentirsi al sicuro e protetti dal suo immaginario compagno lo aveva riempito di gioia, quindi si, non c’era davvero nulla di male nell’essere felici, anche se non nel modo che si avrebbe sperato. Certo, non era detto che alla fine avrebbe trovato la felicità con un altro ragazzo…magari avrebbe trovato una ragazza che gli sarebbe piaciuta di più, però, stranamente, l’immagine di Himawari, fino a quel momento così brillante ed insistente nella sua mente, non aveva più la stessa attrattiva di prima. In ogni caso decise di smettere di pensare a certe cose e di lasciare che i fatti si evolvessero spontaneamente, non aveva senso fasciarsi la testa prima del danno. Yuuko, spinta da un improvviso moto di bontà d’animo, gli aveva concesso il resto della giornata libero, perciò decise di approfittarne per tornare a casa e sperare finalmente di poter riposare come si deve. Nel passare davanti al tempio della famiglia di Doumeki si domandò per un istante che cosa stesse facendo l’altro ragazzo e quasi qualcuno gli avesse letto nella mente sentì una voce famigliare chiamarlo dalle sue spalle. “Watanuki” Il ragazzo dagli occhi azzurri era già pronto a scattare, aveva già la risposta pronta sulla lingua, ormai abituato a far notare all’amico che il suo nome non era “Ohi” …ma le parole non gli uscirono di bocca. Doumeki, infatti, lo aveva chiamato per nome…e Watanuki non aveva memoria di un precedente simile. In oltre la sua voce sembrava strana, diversa dal solito ed il tutto combinato gli procurò un brivido freddo lungo la schiena. Lentamente si voltò ad affrontare il giovane arciere e rimase di sasso nel vedere l’espressione che Doumeki aveva sul volto. Il ragazzo dagli occhi dorati, solitamente così calmo ed impassibile, in quel momento sembrava un’altra persona. La sua espressione era sempre controllata ma allo stesso tempo era segnata da qualcosa di molto simile alla rabbia, il suo sguardo aveva assunto un taglio duro ed altrettando furioso. Da quando lo conosceva non gli era mai capitato di vederlo in quelle condizioni o di sentirsi in qualche modo minacciato da lui ma era così che si sentiva in quel momento e la cosa non gli piaceva per niente. “D-Doumeki…che sorpresa…” balbettò nervosamente. “Chi era?” Watanuki lo fissò perplesso, non capendo il senso di quelle sue improvvise parole. “Come scusa?” “Chi era?” ripetè avvicinandosi a lui di qualche passo con aria determinata. “Non capisco di cosa stai parlando” indietreggiando allo stesso ritmo dell’avanzata dell’altro ragazzo fino a quando il muro di confine del tempio non arrestò la sua fuga “Che diavolo ti prende oggi, si può sapere!?” Doumeki lo raggiunse in fretta, intrappolandolo con il proprio corpo ma senza toccarlo, posando una mano a lato della sua testa. I suoi occhi dorati caddero su di lui con un’intensità tale da metterlo a disagio, le sue iridi sembravano ardere di un fuoco al quale non riusciva a dare un nome. Watanuki stava sudando freddo. Prima che potesse aprire bocca e domandare per l’ennesima volta cosa stava succedendo, Doumeki si scostò da lui e lo afferrò saldamente per un braccio, iniziando a trascinarlo all’interno del tempio. “O-Ohi, Doumeki…dove mi stai portando?” protestò “Ehi, rispondimi quando ti parlo idiota. Non ignorarmi!” Ma Doumeki non disse nulla, si limitò a trascinare il recalcitante ragazzo verso il piccolo magazzino che aveva utilizzato per consultare gli antichi testi di suo nonno, quella volta che stava cercando un modo per rompere la maledizione fatta dal ragno sull’occhio di Watanuki. Una volta dentro chiuse la porta alle loro spalle e come poco prima non gli diede il tempo per parlare; lo spinse bruscamente contro la parete più vicina e serrò le sue labbra con le proprie. Watanuki impiegò alcuni istanti per registrare il fatto, poi sbiancò per arrossire furiosamente poco dopo. Doumeki lo stava baciando. Quella frase vorticò più e più volte nella sua mente. Che diavolo gli era preso a quel cretino per baciarlo a quel modo, per di più a tradimento!? Come se non bastasse quello era il suo primo bacio! Non era così che doveva avvenire, aveva sempre immaginato qualcosa di più romantico per il suo primo bacio e quello zoticone aveva rovinato tutto! Spinto da un moto di rabbia cercò di ribellarsi e di spingerlo via ma Doumeki, con tutti gli anni di allenamenti che aveva sulle spalle, era decisamente più forte di lui. Infatti gli afferrò le braccia e senza il minimo sforzo le bloccò alla parete con le proprie mani, il tutto senza interrompere il loro contatto. Un po’ alla volta Watanuki sembrò calmarsi, capendo che resistere era del tutto inutile. Sentì una lingua farsi strada nella propria bocca ed arrossì di vergogna nel sentire un gemito di evidente piacere sfuggire alle sue labbra. Si arrabbiò con sé stesso e con il suo corpo traditore per il modo in cui stava rispondendo alle stimolazioni di Doumeki. A lui non piaceva affatto quello che gli stava facendo, anzi voleva che smettesse all’istante! Dopo minuti che sembravano interminabili Doumeki si allontanò, la sua espressione impeccabile come sempre ad eccezione di quella rabbia che era già presente da prima…l’esatto contrario di quella di Watanuki, che era un sussegguirsi di emozioni inafferrabili. Il suo respiro era affannato mentre studiava il moro da dietro le lenti dei suoi occhiali, provò più volte ad aprire bocca per esprimere la sua indignazione ma nulla uscì da essa. “Chi era…dimmelo.” disse Doumeki con voce decisa, sembrava essere fissato su quelle due parole…e Watanuki ancora non capiva che cosa volesse da lui. “Di chi stai parlando…?” ansimò. “Chi era il ragazzo che ti sei portato a letto?” La voce di Doumeki assunse una intonazione ancora più bassa e tagliente nel pronunciare quelle parole. I suoi occhi scintillarono in modo quasi innaturale e Watanuki non potè fare altro che fissarlo a bocca aperta, sconvolto, prima di infervorirsi indignato. “C-Cosa!? Io non ho fatto un bel niente! Come osi insinuare certe cose!” sbraitò cercando di divincolarsi dalla sua presa che però non cedette, anzi si fece ancora più ferrea. Dalla gola di Doumeki fuoriscì un ringhio feroce. “Bugiardo. Ti ho visto. Ho visto come ti toccava, come ti baciava, come lo supplicavi di continuare.” Allora Watanuki capì ed arrossì come mai prima d’ora. “H-Hai visto…? Come…?” “Attraverso questo” disse coprendosi l’occhio destro dal color oro screziato di blu “Ho visto tutto.” “D-Doumeki…non è come pensi tu…” cercò di giustificarsi ma non riuscì a continuare perché di nuovo due labbra morbide sigillarono le sue. Con gesti decisi sfilò la camicia dai pantaloni e la aprì facendo saltare via qualche bottone, poi iniziò la sua esplorazione. Watanuki gemette e si inarcò inconsciamente verso quella mano che gli stava accarezzando il petto. Era grande e ruvida per via dei calli causati dal maneggiare in continuazione arco e freccie ma non per questo rendeva meno piacevole il contatto con la sua pelle candida. Tutto ciò causò a Watanuki una strana sensazione di deja-vu, sensazione che non si seppe spiegare. Quasi non si accorse di aver cominciato a rispondere a quelle stimolazioni. Le sue labbra iniziarono a muoversi contro quelle di Doumeki e la sua lingua, timidamente, andò incontro a quella curiosa ed insistente dell’altro ragazzo. Una parte di lui gli stava facendo notare quanto fosse sbagliato quello che stava facendo e quanto andasse contro alla sua morale, l’altra parte non sembrava curarsi delle conseguenze ed apprezzava quello che gli veniva fatto. All’improvviso quella mano si infilò all’interno dei suoi pantaloni, che non ricordava fossero stati slacciati, ed afferrò la sua virilità semi-eretta iniziando a massaggiarla. Questo fece tornare bruscamente in sé Watanuki che cominciò ad opporsi. Doumeki si stava spingendo troppo in là e per quanto il suo corpo bramasse quei tocchi in un modo che faticava a comprendere, non voleva che continunuasse. Doumeki non era il Doumeki che conosceva in quel momento e questo lo rendeva nervoso ed insicuro. “D-Doumeki…smettila…per favore…” mormorò con voce spezzata dal suo respiro irregolare scostando il viso di lato per interrompere il bacio, le braccia erano ancora immobilizzate al muro dalla presa della mano del moro, che teneva serrati i suoi polsi. “No. Non smetto. – sussurrò fissandolo dritto negli occhi con espressione seria - Non accetto che qualcuno ti abbia toccato prima di me.” con questo fece scivolare le labbra lungo il suo collo, prendendo ogni tanto tra i denti la pelle candida per disseminare piccoli morsi “Dovevi essere mio. Il tuo primo bacio, la tua prima volta, tutto doveva essere con me, non con un altro.” si strinse a lui possessivamente facendo entrare in pieno contatto i loro corpi “Per questo non lo perdonerò mai. Tu sei mio Kimihiro…” Watanuki rabbrividì. Quel nome. Quella voce. Aveva già sentito quella voce pronunciare il suo nome…nel sogno. Sbarrò gli occhi sconvolto. Yuuko aveva detto il vero. Quei sogni mostravano la realtà, gli avevano mostrato ciò che realmente desiderava ed un frammento del suo futuro. La sua mente, però, si ribellò con tutte le sue forze a quella rivelazione. Non era Doumeki quello che voleva, no. Perché tra tutti i ragazzi esistenti al mondo il destino aveva scelto proprio lui come…argh, non poteva dirlo. Yuuko avrebbe liquidato la cosa con una semplice parola: Hitsuzen. Ma lui no, non poteva accettarlo con tale facilità. Doumeki era sempre stato la fonte della sua irritazione, ogni volta che lo vedeva la sua pelle formicolava e non poteva evitare di lanciargli contro parole dure e colme d’odio…anche se sapeva di non averlo mai odiato veramente. Però non aveva neppure provato per lui sensazioni positive, come era successo con Himawari-chan. Non sapeva cosa fare, cosa credere, era confuso. Così gli tornò alla mente il ‘Watanuki’ della sua visione, di come si sentisse felice tra le braccia del suo ‘Doumeki’, di come si sentisse protetto ed al sicuro…ed in effetti il SUO Doumeki non aveva mai fallito nel proteggerlo. Era sempre stato presente durante i suoi lavori più pericolosi, anche quando lo insultava e gli diceva di non aver bisogno di lui non lo aveva mai lasciato. Probabilmente avrebbe fatto un brutta fine in molte occasioni se non ci fosse stato lui al suo fianco. Doumeki era il tipo di ragazzo che le donne avrebbero considerato “l’uomo perfetto” e per il quale si sarebbero fatte in quattro: serio, disciplinato, intelligente, forte, pronto a sacrificarsi per le persone che amava…di poche parole forse ma in quel momento non si era trattenuto per far comprendere a Watanuki i suoi pensieri e la sua… …gelosia. Doumeki era geloso del suo misterioso ed immaginario amante. Una rivelazione più sconvolgente dell’altra. Aveva detto di volerlo, di volere che fosse suo…questo significava che il moro provava qualcosa per lui, no? E da come aveva parlato sembrava essere anche piuttosto possessivo, quindi doveva tenere davvero molto a lui. Il problema era: quanto teneva lui a Doumeki? Cosa provava per lui? Non lo sapeva bene, stava succedendo tutto troppo velocemente e non aveva tempo per riflettere a fondo sui suoi sentimenti. Però sapeva che Doumeki era una persona importante per lui, per quanto potesse declamare il contrario nelle sue uscite isteriche; ne avevano passate troppe assieme ed il pensiero di non averlo più al proprio fianco lo faceva stare male. In più il suo corpo sembrava desiderarlo intensamente… Magari non avrebbe funzionato tra loro, chissà, però era intenzionato a cogliere l’attimo e vedere come si sarebbero evolute le cose. “Dou…a-ah…non è come pensi...” disse cercando di fermare i tocchi sempre più audaci del moro che lo stavano distraendo un po’ troppo e lui non era ancora riuscito spiegarsi “Non è successo nulla...non c’è stato nessuno, ah…era solo un sogno, una visione…c-chiedilo a Yuuko…lei era presente…- lacrime di frustrazione cominciarono ad annebbiargli la vista nel vedere i suoi tentativi di farsi ascoltare andare a vuoto - ti prego, basta…non così, non voglio che avvenga così…ti prego Doumeki…Shizuka…” L’arciere, nel sentire pronunciare il suo nome in una supplica, non potè far altro che fermarsi e spostare lo sguardo sul viso del compagno. Non aveva perso nulla della sua intensità ma la fronte leggermente corrugata lasciava ad intendere che stesse valutando le sue parole, cercando di capire se poteva ritenerle affidabili o meno. “Dici il vero?” “Si” rispose Watanuki senza la minima esitazione, sospirando sollevato per essere stato ascoltato. “Quindi sei mio?” Il ragazzo dagli occhi blu arrossì, prima di ammettere con voce esitante: “…s-si…” Doumeki lo fissò a lungo, poi la sua espressione si rilassò e face un cenno d’assenso col capo; la rabbia e la gelosia erano sparita ed il ragazzo sembrava essere tornato quello di sempre. “Bene” Con questo scostò Watanuki dal muro e lo sollevò da terra come se fosse senza peso, poi lo stese a terra al centro della stanza e si sdraiò sopra di lui, riprendendo a baciarlo ma questa volta in modo meno irruento. Watanuki aveva le mani libere adesso, così le sollevò e le avvolse attorno al collo dell’altro, stringendolo a sé e rispondendo al bacio con fare impacciato. Non aveva mai fatto cose simili prima quindi non sapeva bene come comportarsi ma decise di fidarsi del proprio istinto e lasciarsi trasportare dalla passione. Gemette nel sentire le mani di Doumeki accarezzare il suo petto ed andare a sfiorare i suoi capezzoli, torcendoli poi tra le dita fino a quando non si inturgidirono. Inarcò il corpo in spasmi di piacere e fece entrare in contatto i loro bacini, sfregando così le loro virilità ancora intrappolate tra i vestiti. Questo ricordò a Watanuki che l’unico ad essere praticamente nudo era lui, quindi strinse tra le dita il tessuto dell’abito che l’altro ragazzo era solito indossare mentre lavorava al tempio e cominciò a strattonarlo, cercando di esprimere il proprio desiderio di avere la sua pelle a contatto con la propria. Doumeki allora si scostò da lui quel tanto che bastava per slacciare la cintura del suo yukata e sfilarselo poi dalle spalle, prima di unire i loro corpi con maggiore intimità e cominciare a baciargli il collo. Le sue mani scesero e tornarono a lavorare sui suoi pantaloni. Questa volta il ragazzo dagli occhi blu non fece alcuna resistenza, con imbarazzo cercò di aiutare il compagno permettendogli così di denudarlo del tutto, cosa che poi si appresò a fare anche con sé stesso. Ciò che provò Watanuki in quel momento fu qualcosa di indescrivibile, la sensazione dei loro corpi pelle contro pelle generò uno strano formicolio che gli mandò in tilt i sensi. Sgranò gli occhi quando le loro erezioni entrarono in diretto contatto, senza più barriere tra di esse, sentì il volto accalorarsi e nascose il viso contro la spalla di Doumeki in un improvviso moto di imbarazzo. “Rilassati Kimihiro…” sussurrò Doumeki contro il suo orecchio facendolo rabbrividire mentre gli accarezzava i fianchi e le cosce. Un poco alla volta lo convinse ad aprire le gambe così da potervisi sistemare in mezzo. “D-Doumeki…” balbettò con una certa apprensione e nervosismo. “Shizuka” lo corresse. “S-Shizuka...” Il giovane arciere emise un basso mormorio di apprezzamento nel sentire il suo nome uscire da quelle labbra. Prese il lobo del suo orecchio tra i denti ed iniziò a mordicchiarlo dolcemente, distraendolo dalla mano che stava risalendo verso il suo interno coscia fino a raggiungere i suoi glutei e la sua apertura che sfiorò gentilmente con le dita. Watanuki a quel tocco sussultò e si irrigidì, stringendo la presa che aveva sulla schiena del compagno. “Rilassati” disse Doumeki scostandosi per poterlo fissare direttamente negli occhi. Watanuki fu invaso da una sensazione di calore nell’incontrare quelle iridi dorate, che gli trasmetteva tutto l’affetto che l’altro provava per lui e lo rassicurarono che non avrebbe fatto mai nulla che potesse metterlo a disagio. Allora si rilassò di nuovo. Doumeki lo baciò con dolcezza e lentamente continuò a sfiorargli l’apertura, facendolo così abituare all’idea di ciò che sarebbe avvenuto di lì a poco, poi, con altrettanta delicatezza inserì in primo dito nello stretto passaggio. Watanuki mosse il bacino infastidito a quell’intrusione, più per un senso di disagio che per un vero e proprio fastidio. Doumeki fece di tutto per distrarlo mentre muoveva quel dito. Scese a baciargli il petto ed i capezzoli, prendendoli tra i denti e giocherellandoci un po’, strappandogli gemiti di piacere. Quando lo ritenne pronto inserirì un secondo dito. Intanto era sceso con la bocca verso il basso, si soffermò a stuzzicare l’ombelico con la lingua prima di scendere ancora e leccare la punta della sua virilità. Watanuki si morse un labbro in preda alla passione per trattenere i suoi versi sconnessi, con le dita andò a stringere le ciocche scure del compagno tirandole fino quasi a fargli male quando quest’ultimo prese completamente in bocca il suo sesso ed iniziò a succhiarlo. Nello stesso istante Doumeki inserì un terzo dito nel suo corpo. Watanuki si inarcò dal pavimento, contorcendosi sotto di lui cercando di aumentare quelle stimolazioni che lo stavano facendo impazzire. Si sentiva sul baratro di un precipizio, pronto a cadere giù…e non sapeva se Doumeki stava cercando di spingerlo di sotto o meno. Sembrava però che il ragazzo non avesse intenzione di soddisfarlo così velocemente. Quando lo sentì vicino al raggiungere l’orgasmo si staccò da lui, interrompendo ogni stimolazione. Watanuki si sentì vuoto e perso sensa quel contatto ed afferrò Doumeki saldamente supplicandolo di non lasciarlo e di continuare. “Non ti preoccupare…non ti lascio…sei mio” e detto questo si posizionò di nuovo tra le sue gambe e tornò a baciarlo, premette leggermente la punta del suo sesso contro l’anello muscolare e con tutta la delicatezza di cui fu capace lo violò. Il ragazzo sotto di lui gemette di dolore e conficcò le unghie nella sua schiena per dare sfogo alle sue sensazioni ma Doumeki rimase impassibile e mantenne la sua calma. Si fermò per dargli tempo di abituarsi. “Rilassati.” E quando sentì Watanuki rilassarsi riprese a spingere dentro di lui fino a quando non lo fu completamente. Quest’ultimo continuò a tenersi stretto a Doumeki come se fosse la sua ancora di salvezza, ansimando con respiro irregolare ed il viso bagnato da alcune lacrime che erano sfuggite al suo controllo. Doumeki baciò via quelle lacrime mentre gli accarezzava i fianchi e poi la virilità per distrarlo dal momentaneo dolore. Un po’ alla volta quella sensazione di disagio lasciò il posto ad uno strano senso di completezza. Con fare esitante mosse un poco il bacino contro quello di Doumeki e fu attraversato da un brivido di piacere. Il giovane arciere prese quel gesto come il segno che poteva continuare, così iniziò a muoversi dentro e fuori dal suo corpo, per prima cosa con un ritmo lento e profondo, gustandosi ogni sensazione che ne scaturiva, poi con sempre maggior impeto. Watanuki si ritrovò ad urlare frasi sconnesse ed a stringere le gambe attorno alla sua vita per rendere più facile la penetrazione ed assecondarla. Non si era mai sentito così vivo da quando era nato. Era come se per tutta la sua vita avesse girato senza una meta e solo in quel momento avesse finalmente trovato il senso della propria esistenza, il luogo dove avrebbe potuto stare e sentirsi sempre al sicuro…e quel luogo era le braccia di Doumeki. In preda a quel tumulto interiore ed a tutte le sensazioni che il compagno gli stava facendo provare, non resistette a lungo e dopo minuti di quella stimolazione si tese come una corda di violino e si svuotò nella mano di Doumeki che stava massaggiando la sua virilità a ritmo con le sue spinte. Pochi attimi dopo raggiunse anche lui il proprio piacere svuotandosi all’interno del compagno, per poi crollare soddisfatto su di lui. I due ragazzi rimasero immobili a lungo cercando di calmare il battito frenetico dei loro cuori ed il loro respiro. Doumeki non si sarebbe mai separato da lui ma sapeva che doveva farlo, altrimenti il suo peso avrebbe infastidito Watanuki, così quando ebbe abbastanza forza per farlo, si sollevò, scivolò lentamente fuori dal suo stretto passaggio e gli si sdraiò accanto, mettendosi così a fissarlo. Watanuki rabbrividì nel venire invaso di nuovo da quella sensazione di vuoto che aveva provato prima, perciò rotolò di fianco e si andò a rannicchiare contro il moro, che gli passò subito un braccio attorno alla vita. Sospirò soddisfatto. Nessuno dei due osò parlare, forse per non rovinare quel’atmosfera di pace che li circondava o per paura che le parole avrebbero reso più reale quello che era appena accaduto tra loro e uno dei due avesse qualche ripensamento. Alla fine fu Doumeki ad infrangere il silenzio. “Davvero non c’è stato nessun altro?” chiese con voce calma continuando ad accarezzargli la schiena. Watanuki ci mise un po’ a registrare le sue parole, perso in quel mondo di beatitudine, ma poi scattò come una molla con le poche forze che aveva racimolato. Si scostò e lo fulminò con lo sguardo. “Cos…ehi! Mi stai forse dicendo che non ti fidi!? Si da il caso che quello fosse pure il mio primo bacio!” ammise con un certo imbarazzo ma sostenendo il suo sguardo senza vacillare. Doumeki inarcò un sopracciglio e le labbra si piegarono in un lieve sorriso. “Ah si?” “Si!” “Hn…bene” e soddisfatto lo strinse maggiormente a sé nascondendo il viso tra i suoi capelli ed immergendosi nel suo profumo. Watanuki borbottò alcune proteste senza senso ma non si ribellò all’abbraccio come avrebbe fatto di solito quando arrabbiato. Era troppo stanco per farlo e tutte le ore di sonno arretrato che aveva sulle spalle cominciarono a farsi sentire…infatti, lentamente, senza accorgersene sprofondò in un sonno intenso e pacifico, convinto che questa volta nulla avrebbe disturbato il suo riposo. In fondo il messaggio era arrivato forte e chiaro, no?
~Fine~
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