Disclaimer: SD non mio ma di Inoue, e io non guadagno come al solito nulla.
Avvertenze: Do per scontato che, anche questa volta, ho scritto questa fic SOLO su ispirazione, ma che non è assolutamente mia intenzione rendere QUEL gesto "affascinante"; se per caso ho dato questa impressione, mi scuso sinceramente.
Deep
Depression parte
II
di Eshty
[A scuola]
- Hana, che hai fatto alla mano? -
- Nulla Yohei, mi sono tagliato mentre preparavo la cena -
- Ahahah, che idiota! - ribatte Noma, ridendo insieme agli altri. Gli do una testata, ma non mi fa sentire bene, per niente. Forse dovrei parlarne con loro, sono i miei amici, magari un giorno lo farò. Ma non voglio preoccuparli, non voglio leggere nei loro occhi la pietà. Piuttosto, è meglio passare per scemo, per quello sempre gentile, simpatico e allegro. Farmi deridere ogni maledetto giorno.
Ma la pietà... oh no, la pietà no.
[In palestra]
- Sakuragi, sei in ritardo come al solito! Tu, che sei quello più indietro di tutti! - mi urla il Gori, appena metto piede in palestra. Perché continuo a venire agli allenamenti? Non lo so nemmeno io...
- Ma il grande Tensai del basket non ha bisogno di allenarsi! Ahahah! - indosso la mia maschera e lascio che Akagi mi tiri un pugno in testa. Mentalmente lo ringrazio, perché per quell'attimo sono stato meglio, il dolore fisico ha attenuato quello dentro di me.
Ci alleniamo, mi impegno al massimo, mettendoci tutto me stesso. Ma non basta, anche questo non basta. Sbaglio e loro mi insultano. Sbaglio e loro mi disprezzano. Sbaglio e loro pensano che io non valga nulla... Forse hanno ragione, anzi hanno certamente ragione.
Io, il ragazzo spazzatura... Io, che vengo su dal nulla... Io, che ho ucciso mia madre... Io, che non sono riuscito a salvare mio padre... Io, che sono stato il disonore della mia famiglia... Io, che sono stato respinto per 50 volte... Io... chi sono io?
- Scimmia rossa, non ti distrarre! - mi urla Mitsui, passandomi velocemente vicino e lanciando un
perfetto tiro da tre punti. Ci provassi io, sbaglierei. Anche se mi impegnassi. E poi, anche se ci riuscissi, che senso avrebbe? Io non ho possibilità nel mondo del basket, ci sono tanti altri più bravi di me. Rukawa ad esempio.
- Do'aho - ecco, appunto. Stavo dicendo?
- Teme baka kitsune... -
- Schiappa -
Quella parola, che mi rivolge almeno venti volte al giorno, in questo momento è stata capace di farmi vacillare.
Schiappa.
Schiappa.
Schiappa.
Mi gira per la mente, rimbalzando da una parte all'altra, risvegliando l'eco di tristi ricordi.
Dovrei insultarlo, mi ha offeso. Dovrei reagire, proclamandomi il tensai. Dovrei picchiarlo. Ma non voglio fargli male, sono stanco di fare a botte con lui solo perché i suoi pugni servono a ME, solo perché così posso sentire meno il peso che mi porto nel petto.
E' che non voglio che si preoccupino per me, mi spiacerebbe. Preferisco continuino a sfottermi, ma non che provino compassione nei miei confronti.
Però non me la sento, non ho voglia di ribattere, e loro si accorgono che c'è qualcosa di strano.
- Che c'è Sakuragi? Ti senti male? -
Oh Megane kun, non preoccuparti per me, ti prego. Non ne vale la pena. IO non ne valgo la pena. Sono solo quello che sono: uno scarto, un idiota. Non mi guardare con quegli occhi, io non ho bisogno di te, io non ho bisogno di nessuno. Io sono solo e lo rimarrò per sempre.
- No, sto benissimo, grazie -
Scrollo la testa e mi dirigo verso gli spogliatoi, emettendo solo un flebile sospiro. Cosa dovrei fare? Io... io non voglio soffrire ancora, sono stanco.
Stanco di tutto.
Ma non posso nemmeno mostrarmi per quello che sono in realtà, loro non mi accetterebbero o mi compatirebbero o forse riderebbero di me e io non lo sopporterei, no... non ce la farei ancora...
Mi faccio una doccia, fortunatamente il Gori ha capito che non era giornata. E lascio che il dolore mi avvolga e si concretizzi in calde lacrime salate, che si mischiano e si uniscono con l'acqua... solo che non scivolano sul mio corpo per poi disperdersi ai miei piedi, no, loro rimangono in me, loro mi tormentano... sento che sto per impazzire...
Mi accascio nella doccia e inizio a piangere disperatamente, non riesco a trattenermi.
Piango tanto forte che mi sento male.
Piango tanto forte che non sento la porta aprirsi.
Piango tanto forte che mi accorgo di avere vicino qualcuno solo quando questi mi abbraccia.
Alzo gli occhi.
Mitsui.
- Hanamichi, cos'hai? -
Oh come vorrei potermi fidare di te, dei tuoi occhi. Ma non è colpa tua, no, è colpa mia, solo mia.
Io non mi posso più fidare di nessuno, solo di me stesso.
E ti sorrido; è un sorriso triste il mio ora, lo so, ma non mi chiedere altro, per favore...
E non so se è Mitchy ad avere delle doti telepatiche oppure se ho espresso ad alta voce il mio pensiero, ma lui si limita ad abbracciarmi.
Passano attimi, forse minuti, ma il calore di quel gesto riscalda un po' il mio cuore ormai gelido. Poi mi alzo, mi asciugo e corro a vestirmi.
E scappo.
Via da lui.
Via da loro.
Via da tutti.
Solo.
[A casa di Hanamichi]
Non faccio in tempo a chiudermi la porta alle spalle che rinizio a piangere. Mi inginocchio, picchio i pugni per terra e lascio che tutto il mio dolore esploda, disintegri la maschera da bullo deficiente che mi sono costruito.
Basta! Non ne posso più!
Sento il mio cuore andare in frantumi, la mia anima è morta tanto tempo fa. La speranza... la speranza che qualcosa possa cambiare... è questo che mi trattiene da... dal compiere quell'ultimo gesto.
Ma quale speranza? In cosa? In CHI? Io sono solo, maledettamente solo!
Arranco fino in cucina, con il corpo ancora scosso dai singhiozzi. Prendo un coltello dal cassetto, lo stesso con cui papà tagliava la torta quando era il mio compleanno, e lascio che la lama assorba la frustrazione e l'impotenza che provo...
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